“LA NUOVA SCOMUNICA DELL `IMPERATORE PROF

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“LA NUOVA SCOMUNICA
DELL’IMPERATORE”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
La nuova scomunica dell’imperatore
Indice
1
FEDERICO II DI NUOVO FUORI DALLA COMMUNIO CHRISTI ----------------------------------------------- 3
2
LA CRISTIANITÀ DIVISA E LO SCAMBIO DI ACCUSE TRA IL PAPA E L’IMPERATORE ----------- 7
3
L’ACUIRSI DELLO SCONTRO TRA PAPATO E IMPERO E LA CRISTIANITÀ SMARRITA --------- 11
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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La nuova scomunica dell’imperatore
1 Federico II di nuovo fuori dalla communio
Christi
Il 9 marzo 1239, Gregorio IX avverte il re di Navarra, il duca di Borgogna, i conti di Bar, di
Montfort e di Vendôme dell’imminente scomunica dell’imperatore, e li rassicura della volontà di
non rinviare il passaggio estivo programmato.1 Gli atleti di Cristo sono increduli e preoccupati
perché Federico II ha promesso pieno appoggio logistico, e perché si dovrebbero recare proprio nei
territori del sovrano di Gerusalemme che ha firmato la pace con il defunto al-Kâmil. I pellegrini
sono confusi: alcuni baroni si radunano a Lione, e pronti alla partenza, secondo l’invito giunto
dall’Oltremare, si lamentano per l’attesa,2 mentre Tibaldo I denuncia con asprezza la commutazione
del voto per Costantinopoli di altri 2.000 cavalieri francesi, su richiesta dell’imperatore Baldovino
II.3 Alla morte di Giovanni di Brienne, avvenuta nel luglio 1237,4 infatti, Giovanni Vatatzés, aveva
attaccato in forze Costantinopoli e aveva costretto l’imperatore latino a recarsi in tutta fretta a Roma
per sollecitare gli aiuti promessi, sebbene il papa avesse invitato re Bela di Ungheria, il duca di
Borgogna e il conte di Macon a un pronto intervento, si fosse congratulato con il re dei Bulgari per
la volontà di ritornare all’osservanza cattolica e di attaccare il nemico niceno,5 e avesse pregato il re
di Francia di indirizzare i suoi uomini in Romània piuttosto che in Terra santa.6 Nel viaggio europeo
Baldovino II aveva ricevuto da re Enrico III 500 marchi di argento,7 e da re Luigi IX la contea di
1
RPR, I, 906.
Matthei Parisiensis, III, 617.
3
AA. ECC., 488-489; Annales Erfhordenses fratrum praedicatorum, 96-97.
4
Dopo aver preso l’abito francescano, cfr.: Riccardo di San Germano, 162; BBTS, 178-180; Matthei Parisiensis,
III, 390; (1239) AA. ECC., 489; (1240) Andrea Dandolo, 298.
5
AA. ECC., 457-458.
6
30 ottobre 1237, cfr.: Les registres de Grégoire IX, II, 804.
7
Ivi, 486-487.
2
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Namur,8 in cambio della vendita della corona di spine del Cristo, trattenuta dai Veneziani, come
pegno per i debiti contratti dai baroni dell’impero latino. Il sovrano francese sarebbe stato così
ansioso di concludere le trattative per l’acquisto della sacra reliquia, da accordare subito l’invio dei
cavalieri richiesti, dopo aver richiesto, persino, l’intervento di Federico II per piegare la riottosità
mostrata dai Veneti.9 Gregorio IX aveva trascorso tutto l’anno (1238) alla ricerca di consensi per la
spedizione di Costantinopoli: aveva invitato il duca Pietro di Borgogna a tener pronti i 1.500
cavalieri e i 6.000 fanti raccolti, i conti di Cefalonia e di Zante a fornire un aiuto concreto,10
l’arcivescovo di Reims a utilizzare la decima raccolta dal conte Enrico di Bar,11 l’arcivescovo di
Tiro a scomunicare i frati cavalieri dell’Ospedale se avessero continuato a sostenere l’imperatore di
Nicea,12 lo stesso imperatore Federico II ad allestire i porti pugliesi.13 Il papa aveva convinto pure
Bela di Ungheria a prendere la croce contro gli scismatici greci e gli spergiuri bulgari,14 aveva
chiesto alla regina Bianca di sostenere l’onore dell’impero latino,15 aveva ribadito a Riccardo di
Cornovaglia l’invito a condurre la spedizione a Costantinopoli al posto di Tibaldo di Champagne,16
aveva ordinato a Luigi IX di destinare la decima raccolta in Francia alla crociata nell’Egeo17 - dove
una flotta veneziana vinceva quella greca -,18 e aveva convinto il doge Tiepolo a fornire il trasporto
8
Occupata indebitamente dal conte di Vienne durante la prigionia del conte di Fiandra, cfr.: Chronicon
Hanoniense, 455; Sigeberti Gemblacensis chronica, in MGH-SS, VI, 441.
9
La corona di spine prima era stata ceduta ad Alberto Mauroceno, podestà di Costantinopoli, dai baroni
dell’Impero come garanzia per i debiti contratti, e da lui inviata nella chiesa di San Marco a Venezia attraverso Nicola
Quirino, cfr.: Historia susceptionis Coronee Spine, in Exuviae sacrae constantinopolitanae, 45-56; Vincentii
Bellovanensis memoriale omnium temporum, 161; Ex Girardi de Fracheto chronicon, in MGH-SS, XXVI, 588; (1238)
Andrea Dandolo, 297; Matthei Parisiensis, III, 75-76. Un monaco ritiene che sia venduta da re Giovanni o i suoi figli
(Ludovico e Giovanni) ai Pisani per diecimila libbre e rivenduta a Luigi IX per ventimila libbre, cfr.: Cronica
monasterii S. Bertini…, 842.
10
Gennaio 1238, cfr.: AA. ECC., 461-462.
11
6 gennaio 1238, cfr.: RPR, I, 891.
12
13 marzo 1238, cfr.: CGH, 523-524.
13
17 marzo 1238, cfr.: RPR, I, 893.
14
8 agosto 1238, cfr.: AA. ECC., 462-464.
15
20 luglio 1238, cfr.: RPR, I, 900.
16
AA. ECC., 465.
17
24 novembre 1238, cfr.: RPR, I, 903.
18
AA. ECC., 467. Dodici galee sono inviate a Goffredo de Villehardouin, e dieci a Baldovino II, cfr.: Ex Philippi
Mousket historia regum francorum, 809.
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degli uomini per il successivo passaggio primaverile, a coprire le spese e ad ospitare i cavalieri del
conte Colomanno della Dalmazia.19 Tutto gli sforzi del Papato, però, si vanificano nella primavera
del 1239, quando il nuovo conflitto tra Federico II e Gregorio IX turba i preparativi approntati.
L’amicizia che lega il sovrano normanno-svevo ai basileis della Romania è decennale e l’Adriatico
è insicuro dopo la ribellione di Venezia, cosicché Baldovino II deve, nel luglio successivo,
incamminarsi per Costantinopoli, attraversando l’Ungheria e la Sclavonia soltanto con Umberto V
di Beaujeu, Tommaso di Marly20 e qualche migliaio di uomini senza il duca di Borgogna, i conti di
Macon e di Cornovaglia.21
Federico II, per il bene della Terra santa e della Romània, cerca di ricomporre la frattura e si
discolpa di fronte ai cardinali dalle accuse mosse dal papa,22 ma il dado è tratto dal tempo della
vittoria di Cortenuova, come ha giustamente notato E. Kantorowicz, e la Domenica delle Palme del
1239 riceve l’attesa lettera di scomunica:23 il Giovedi santo il suo nome è letto tra gli esclusi dalla
communio Christi,24 e il sabato di Pasqua la sentenza è confermata da un sinodo romano.25 In
un’enciclica aperta a tutti i fedeli, tra i quali gli arcivescovi di Rouen e di Reims, il papa annuncia il
bando dell’imperatore dalla cristianità, l’interdetto lanciato nelle terre dove risiede, lo scioglimento
dei sudditi dal giuramento di vassallaggio e la scomunica per tutti quei crociati che gli presteranno
aiuto o servizio, perché l’imperatore ha favorito la sedizione romana dei Frangipane contro la
chiesa, ha impedito la legazione del cardinale di Palestrina ad Avignone,26 ha tenuto vacanti le
19
26 novembre 1238, cfr.: RPR, I, 903.
Documents inédits concernant l’Orient latin et les croisades, in Revue de l’Orient latin, VII/1900, n. e. Bruxelles
1964, 20-21; Riley Smith, Breve storia delle crociate, 212. Errata la data del 1240, cfr.: Kantorowicz, Federico II
imperatore, 558.
21
Ex Philippi Mousket historia regum francorum, 817; Annales Erphordenses, 33; Annales Admuntentes, 596;
(1238) Matthei Parisiensis, III, 517-518.
22
Parma, 10 marzo 1239, cfr.: HB, 5/1, 282-284.
23
Ivi, 286-289; RPR, I, 907; Kantorowicz, Federico II imperatore, 467.
24
Riccardo di San Germano, 168; Matthei Parisiensis, III, 533-536.
25
Sacrosanta Concilia ad regiam meditionem exacta, a cura di P. Labbé, XI/1, Parigi MDCLXXI, 413-414. Il 25
maggio il papa ribadisce la scomunica, cfr.: BBTS, 102.
26
Per corroborare la fede dei suoi cittadini.
20
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cattedre vescovili del regno siciliano, ha estorto denaro ai sudditi e ha impoverito il regno siciliano
con le collette annuali, ha ostacolato il servizio in Terra santa e in Romània non apprestando i porti
del regno, ha occupato le terre della chiesa a Ferrara e in Sardegna, ha trattenuto il nipote del re di
Tunisi giunto in Italia per ricevere il battesimo, ha imprigionato Pietro il Saraceno nobile cittadino
romano e ambasciatore inglese, ha sequestrato i beni dei Templari e degli Ospedalieri senza averli
mai restituiti, ha lasciato predicare la religione di Maometto a Lucera.27 A ciò si aggiunge la
riprovevole condotta morale, arrogante e blasfema dell’imperatore che accuserebbe Mosé, Cristo e
Maometto di essere tre prestigiatori, e continuerebbe a tenere da poligamo rapporti sessuali con le
concubine musulmane.28 L’imperatore ribatte, come di consueto, altrettanto puntualmente ai capi
d’imputazione, perché i Romani sono stati sempre sollecitati ad accogliere il papa,29 mentre
Avignone appartiene all’impero il cui onore è stato perseguito grazie anche al sacrificio del regno
siciliano; i porti dell’Italia meridionale sono sempre stati a disposizione e il nipote del re di Tunisi è
stato ben accolto alla corte siciliana. I beni degli Ordini secolari, poi, sono stati tutti restituiti,30 e il
regno di Sardegna è stato creato dopo una regolare unione matrimoniale, per tralasciare i noti casi
dei Saraceni di Lucera e di Pietro il Saraceno, già giustificati.31
27
Laterano, 7 aprile 1239, cfr.: HB, 5/1, 290-294; RPR, I, 908; Epistulae, I, 637-640. Federico è accusato di inviare
anche i nobili sospetti ribelli a combattere in Lombardia o in Palestina, cfr.: Kantorowicz, Federico II imperatore, 478.
28
Matthei Parisiensis, III, 520-521.
29
Foggia, 27 marzo 1235, cfr.: HB, 4/1, 535-536.
30
Nel luglio 1238 Federico II aveva ordinato al maestro camerario degli Abruzzi di inventariare i beni
dell’Ospedale in Sicilia, cfr.: CGH, 533.
31
Treviso, 20 aprile 1239, cfr.: HB, 4/1, 536-538.
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2 La cristianità divisa e lo scambio di accuse tra il
papa e l’imperatore
La cristianità ancora una volta si divide: in Germania, il vescovo di Magonza si rifiuta di
pubblicare la scomunica in quanto tutore e procuratore di Corrado IV;32 in Champagne, il crociato
Tibaldo denuncia con asprezza la follia collettiva che ha preso uomini santi e miti, proprio
nell’imminenza della partenza crociata. La nobiltà è corrotta, il cuore è confuso, valenti uomini
sono ingiustamente allontanati da Cristo, la Terra santa è privata della pietà necessaria al successo
dell’impresa che pur deve essere tentata. Dalla Spagna, il re di Castiglia Ferdinando III,33 invia il
figlio Federico in Italia34 per mediare una pace tra il papa e l’imperatore e recuperare le terre
spettanti dall’eredità della moglie (cugina dell’imperatore), ma la mediazione fallisce, pur ottenendo
dal sovrano normanno-svevo ringraziamenti per gli aiuti forniti,35 mentre una nuova missione
affidata all’abate Guglielmo di Sahagùn36 ottiene la stessa gratitudine e le stesse istruzioni sui beni
richiesti, inviate nella risposta del settembre precedente.37
L’imperatore, ormai cosciente che il rapporto con la chiesa si è consumato da tempo, invita
Riccardo di Cornovaglia a ribellarsi a un papa che è stato così ingrato da convincere il valoroso
Giovanni di Brienne a invadere il regno siciliano,38 critica i Romani per non aver fermato la follia
del pontefice,39 e inveisce contro i cardinali accusati di essere divenuti principi di una chiesa
32
Annales Wormatienses, 45.
Re di Castiglia, di Toledo, di Leon, di Galizia e di Cordoba, sposo della beata Beatrice di Svevia (1219), figlia di
Filippo di Svevia e di Irene l’Angelo.
34
Federico di Castiglia si reca alla corte imperiale di Foggia nell’aprile 1240 (Riccardo di San Germano, 174) e vi
resterà fino al 1245.
35
Agosto 1239, cfr.: HB, 5/1, 370-371.
36
Burgos, 4 dicembre 1239, cfr.: Epistulae, I, 659-661; HB, 5/1, 545-546.
37
Maggio 1240, cfr.: HB, 5/2, 991, 1047
38
20 aprile 1239, cfr.: HB, 5/1, 295-307.
39
Ivi, 307-308. Matthei Parisiensis, III, 546-548.
33
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corrotta.40 La guerra delle cancellerie riparte con rinnovato vigore e con una maggiore invettiva.
Gregorio IX riprende le accuse lanciate dieci anni prima per dimostrare la colpevolezza di un
sovrano che, evidentemente, ha mentito quando ha richiesto il perdono: Federico II è la bestia
dell’Apocalisse che si erge dal mare, con i piedi di orso e la bocca di leone,41 è l’impostore delle
Sacre scritture, che dimentica di aver fatto morire diversi crociati a Brindisi, di aver firmato un patto
con il sultano che ha lasciato indifesa la Terra santa, di aver attaccato la casa del Tempio e del
patriarca, di aver comandato al luogotenente Rinaldo l’invasione del Territorium Sancti Petri, di
aver provocato con intenzionalità lo scontro con le città della Lega, ignorando l’arbitrato della
chiesa.42
La
descrizione
dell’anticristo,
prestito
della
visione
gioachimita
è
sintomo
dell’irrecuperabilità di un rapporto tra i due massimi rappresentanti della cristianità e diventa
un’immagine ricorrente nelle encicliche successive,43 perché fa da contro-altare a quella
dell’imperatore degli ultimi tempi, nella ferma credenza dell’imminente giorno del giudizio e
dell’avverarsi del regno dei Cieli.44 Nella curia imperiale si usa lo stesso modello biblico e al buon
pastore è contrapposto un papa in preda alla cupidigia, fuori di senno, lontano dalla pace e dedito
alla lussuria, crudele al punto da allontanare da Gerusalemme Federico II, l’atteso re dei re, «il
principe romano, consolatore della sua prigionia e liberatore del suo annientamento». Così si
rivolge l’imperatore al papa: «Tu, però, nemico, Erode senza Dio, tu hai paura di andare [a
Gerusalemme,] tu, pietra dello scandalo e scoglio dell’offesa, hai confuso anche i sentieri del mare e
della terra, affinché non possa questo Cesare, luce mirabile del mondo e specchio senza crepe,
40
Ivi, 548-555.
«E vidi dal mare una bestia che saliva, con dieci corna e sette teste e sulle sue corna dieci diademi e sulle sue
teste un nome di bestemmia. E la bestia che vidi era simile a un leopardo e i suoi piedi come di un orso e la sua bocca
come bocca di leone», cfr.: Apocalisse, 13.1-2.
42
Epistulae, I, 645-654.
43 ‘
Ascendit de mari bestia’ (1239), ‘Convenerunt in unum’ (1240), ‘Aspidis ova recuperant’ (1245), ‘Iuxta
vaticinium Isaie’ (1245), cfr.: R. Rusconi, Profezia e profeti alla fine del Medioevo, Roma 1999, 106-107.
44
Apocalisse di san Giovanni, a cura di E. Lupieri, Mondadori, 2000, 55.
41
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correre in aiuto della Terra di Dio al modo dei Cesari».45 Anche il trovatore Guglielmo Figueira dà
un ritratto duplice dell’imperatore, prima della scomunica, «cupido e avaro e tale che non ha affatto
vergogna o timore di alcun misfatto che possa dire o commettere», dopo, uomo che «sa ben fare ciò
che bisogna e conviene, ed è tanto sapiente di arti e di astronomia che prima vede e conosce ciò che
avverrà».46 La Cristianità è confusa anche perché da una parte muore il grande mediatore Ermanno
di Salza, l’artefice del programma papale-imperiale della renovatio fidei e dela reformatio imperii,
il maestro dell’Ordine teutonico che aveva dedicato tutta la vita al servizio della chiesa e
dell’impero,47 dall’altra è deposto dall’ufficio di Ministro generale dell’Ordine dei frati minori,
l’ultimo uomo in grado di mediare una pace onorevole, frate Elia da Cortona, perché si rifiuta di
lasciare l’incarico nel capitolo generale del 15 maggio 1239, convocato su richiesta del papa per
preservare l’Ordine di san Francesco dalla tentazione di parteggiare per l’eretico sovrano.48 Il primo
ministro provinciale della Terra santa, accusato di malversazione e lusso per la costruzione del
Tempio di Assisi, si rifugia nel dicembre seguente alla corte dell’imperatore a Pisa,49 dove riceve
scomunica la per aver assolto proprio chi aveva scomunicato il papa e per aver denunciato
l’avarizia, l’irriconoscenza, l’ingordigia di denaro e di potere di una chiesa che ha ingannato la
cristianità nella raccolta della decima per la Terra santa.50 Questo virulento e scandaloso conflitto
tra papato e impero è vissuto come la prova dell’imminente fine del mondo dai cronisti
dell’Occidente cristiano che registrano una spaventosa eclissi solare, il 3 giugno 1239: dura dalle
quindici ai vespri, oscura la terra e colora il cielo di sangue vermiglio, come previsto
45
Kantorowicz, Federico II imperatore, 498-499; HB, 5/1, 308-312. Sarebbe eletto anche un antipapa, di nome
Germano, cfr.: Matthei Parisiensis, III, 627-628.
46
Poesie, II, 142-151; Musca, Saggezza e follia di Federico II, 122-128.
47
Pacifico, I Teutonici tra Papato e Impero…, 126-127.
48
Gli succede Alberto da Pisa che fa approvare le costituzione dell’Ordine, cfr.: BBTS, 102.
49
Riccardo di San Germano, 173; Salimbene de Adam, I, 232-235, 240.
50
Matthei Parisiensis, III, 627-628.
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nell’Apocalisse all’apertura del sesto sigillo.51 Secondo alcuni monaci, il sole sarebbe la chiesa e
l’eclissi, l’attacco di Federico II contro di essa,52 e Salimbene nota come a Lucca tutti si
confessino.53 Circolano pure strani oracula versificati che l’imperatore, appassionato di arte
divinatoria, avrebbe spedito al papa, interpretando la fuga di alcuni uccelli dalla città eterna, e la
comparsa dei loro nidi in altre città: «Roma a lungo vacilla, condotta da durature follie, crolla e
cessa di essere al centro della terra. Le profezie lo prevedono, lo dicono gli uomini e i voli degli
uccelli: sarò il maglio senza limiti dell’intero mondo». A ciò il papa avrebbe risposto: «Le profezie
tacciano, né mostrano cose vere, né il volo degli uccelli dice qualcosa; è invece proprio del soglio
più alto conoscere il destino di Dio. Osservando gli scritti, i libri sacri insegnano, i misteri
affermano, che per te la vita sarà breve ma la pena perenne». 54 Il tema è ripreso da Gregorio IX in
una lettera all’arcivescovo Riccardo di Canterbury, dove accusa lo Svevo di vantarsi di essere il
preambolo dell’anticristo, di negare la potestas legandi et solvendi conferita a San Pietro e ai suoi
successori da Cristo, di definire il Signore un impostore.55
51
Riccardo di San Germano, 168; Chronicon Parmense, 12; Chronicon Estense, 16; Andrea Dandolo, 297; Annales
Senenses, in MGH-SS, XIX, 229; Chronicon Mutinense Ihoannis de Bazano, 14; Matthaei De Griffonibus Memoriale,
9; Annales S. Stefani Frisigenses, 56; Annales S. Rudberti, 787; Caffaro, 93-94; Annales Neresheimenses, 24. «E vidi
quando aprì il sesto sigillo, e un sismo grande vi fu e il sole fu nero, come sacco di pelo, e la luna tutta fu come sangue e
le stesse del cielo caddero sulla terra, come un fico getta giù i suoi frutti più immaturi, scosso da un vento grande», cfr.:
Apocalisse, 6.12-13.
52
Ex Mathei Parisiensis historia anglorum, 411-412.
53
Salimbene de Adam, I, 240. Un eclissi di luna è annotata nel maggio e un terremoto nel settembre, cfr.: Annales
Colmarienses minores, in MGH-SS, XVII, 189. Appare anche una stella cometa l’anno successivo, cfr.: Riccardo di San
Germano, 174; Chronicon Estense, 17.
54
Ex Gaufredi de Collone Cronico, in MGH-SS, XXVI, 618; Matthei Parisiensis, III, 551; Ex annalibus
Waverleiesensibus, 462; Chronica Pontificum et Imperatorum Mantuana, in MGH-SS, XXIV, 219.
55
20 giugno 1239, cfr.: RPR, I, 911; Matthei Parisiensis, III, 590-608; (21 giugno) HB, 5/1, 327-340; Kantorowicz,
Federico II imperatore, 492-493.
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3 L’acuirsi dello scontro tra papato e impero e la
Cristianità smarrita
Nel frattempo, il papa cerca di minare le basi del potere federiciano nell’Impero e in Sicilia:
nell’estate, mette sotto la sua protezione Ravenna, scomunicando il nobile Ezzelino da Romano per
le libertà della chiesa usurpate nella Marca Trevisana,56 e provoca la rivolta di Treviso grazie
all’intervento di Alberico da Romano e di Ezzelino da Camino contro il podestà imperiale.57 In
Germania, Gregorio IX chiede al re di Boemia, ai duchi di Baviera e di Austria di eleggere un
nuovo re dei Romani,58 e rifiuta la mediazione in extremis dei cardinali, richiesta dall’imperatore
per ricercare una pace ormai irraggiungibile;59 nel Mediterraneo, invece, incarica Genovesi e
Veneziani di invadere il regno siciliano, e ordina al patriarca Leonardo di Grado di proteggere beni
e persone di tutti i partecipanti a questa spedizione militare come se fossero dei pellegrini.
A distanza di dieci anni, Gregorio IX progetta nuovamente di riprendere l’antico feudo della
chiesa attraverso una nuova crociata che si aggiunge alle altre di Gerusalemme, di Costantinopoli e
di Valencia proprio nel momento in cui è necessario rinnovare la pace in Terra santa con il nuovo
sultano. Per il papa, qualsiasi campagna militare utile alla costruzione di un regno di pace può
essere considerata una crociata, anche quella contro un imperatore che ha ingannato la cristianità
nel presentarsi come sovrano pacifico quando è la personificazione dell’anticristo, pronto a ledere i
diritti della chiesa apostolica nei regni cristiani. Come Federico II combatte i Lombardi perché si
ribellano all’Ordine di Dio e chiede con la colletta ai sudditi siciliani il finanziamento di un’impresa
a cui partecipano tutti i principi della terra per riformare la pace, così Gregorio IX lotta contro
56
Epistulae, I, 654, 658.
Riccardo di San Germano, 170. La rivolta avviene nel maggio 1239, a cui partecipano Biacquino e Guecellone
(Ezzelino) da Camino, cfr.: Varanini, Istituzioni, società e politica nel Veneto, 284.
58
Ivi, 344-345.
59
Luglio 1239, cfr.: HB, 5/1, 348-350.
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La nuova scomunica dell’imperatore
l’eretico imperatore che non riconosce l’autorità della chiesa e chiede a tutti i fedeli di partecipare a
una dura campagna che è finanziata con la raccolta della decima. Il papa deve proteggere il suo
gregge da chi disconosce il giudizio della chiesa, si allontana dalla sua luce e cade nel buio delle
tenebre fino a perdere la fede nell’errore dell’eresia e dell’apostasia. L’imperatore deve piegare gli
alleati del papato per dimostrare ancora una volta di essere la mano destra di Dio, di meritare il suo
favore e di ottenere le scuse da chi non sa riconoscere un chiaro progetto divino. In questa lotta
titanica, salta la pace nell’Oriente e nell’Occidente cristiano ed è messa a rischio la stessa pace tra
Cristiani e Musulmani. Tutte le relazioni attive nello spazio euro-mediterraneo tra cristianità e islam
sono compromesse in questa corsa verso la guerra da parte dei massimi rappresentanti di due
istituzioni che, invece, dovrebbero collaborare in armonia nel perseguire lo stesso compito. Sono a
rischio le relazioni commerciali, gli accordi diplomatici e la sicurezza della navigazione, ma i
Veneziani sono così preoccupati della nascente signoria del luogotenente imperiale Ezzelino da
Romano, che preferiscono lasciare sul piatto i cospicui benefici acquisiti con il favore imperiale in
Tunisia, in Egitto, in Turchia e in Sicilia. Il doge preferisce ribellarsi a Federico II e allearsi con il
papa e i rivali Genovesi che pure avevano compreso quanto era costato l’aiuto ai rivoltosi Ibelin in
Oriente, nella speranza di una rapida vittoria che potrebbe incrementare anche i possedimenti della
patriziato lagunare in Sicilia e in Oltremare oltre che in Italia. Jacopo Tiepolo così decide di
troncare la stabile alleanza con l’imperatore e di favorire i ribelli delle città lombarde che affidano
l’istituto podestarile a famiglie originarie delle città aderenti alla Lega, sempre più specializzate
nell’esercizio di questo ufficio, scelte per garantire la necessaria continuità nella politica estera
cittadina contro i fedeli dell’impero.
L’imperatore, re di Sicilia e di Gerusalemme non può più recarsi nel suo regno di Oltremare
per incontrare il nuovo sultano, né può far concentrare i pellegrini nei porti del suo regno siciliano
che è oggetto della crociata dei Veneziani e dei Genovesi organizzata dal papato. Se prima la lotta
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con le città lombarde aveva costretto Federico II a richiedere più volte il rinvio della partenza dei
crociati, ora il duro scontro con la chiesa gli impedisce di recarsi in Oriente e lo convince a inviare,
in sua vece, un autorevole rappresentante, il cognato Riccardo di Cornovaglia, per non
compromettere la sua autorità messa in discussione dalla chiesa. Gregorio IX, infatti, dopo aver
contribuito a pacificarli ora vuole destabilizzare i regni di Cipro e di Gerusalemme grazie all’azione
del patriarca Geroldo, al quale rinnova la legazione perché si è sempre distinto come un tenace
avversario del sovrano normanno-svevo. Ma il papa non si lascia sfuggire l’organizzazione della
crociata in Palestina che affida al conte di Champagne e di Navarra, già pronto a partire per
Costantinopoli dove la chiesa vorrebbe indirizzare proprio il principe inglese scelto dall’imperatore.
La cristianità assiste smarrita al nuovo scontro tra papato e impero e si divide come l’Ordine
dei frati minori che deve assistere alla destituzione del suo ministro generale perché si è lasciato
sedurre dal subdolo sovrano normanno-svevo e dalle accuse da lui lanciate contro la sete di potere
della chiesa, ormai lontana dall’esperienza della povertà evangelica. Chi aiuta l’imperatore è
scomunicato come chi osserva il rito greco perché entrambi alimentano uno scisma non più
tollerabile nella comunità dei fedeli, tanto più che da ogni parte si colgono i segni dell’imminente
fine dei tempi: la crociata in Sicilia deve spazzare via la fonte del potere della dinastia normannosveva e liberare i suoi sudditi oppressi. Ma tutta l’Europa brucia per gli scontri tra sovrani cattolici
che non si curano di garantire la pace di Dio, presi come sono da un’ambiziosa politica territoriale e
dinastica: la Navarra, la Provenza, il Poitou, l’Aquitania, la Fiandra sono un teatro di rivolte, di
scontri, di lotte di successione tanto che la guerra dei Lombardi potrebbe essere annoverata come
una tra le tante fratture interne alla cristianità, se non fosse per il profondo solco che scava tra il
papato e l’impero. L’alleanza della Lega vittoriosa sul Barbarossa è riproposta da Gregorio IX con
il chiaro obiettivo di deporre Federico II, di riprendere il controllo del regno di Sicilia e di
Sardegna, d’impedire l’unione del feudo della chiesa all’impero, di gestire in autonomia il clero
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siciliano senza alcuna intromissione del potere secolare. Le profezie non hanno mentito perché dopo
la stagione di pace, ecco che è giunto l’anticristo, quello stesso sovrano che si era presentato come
re Salomone e imperatore degli ultimi tempi e che ora ha gettato la maschera dell’agnello indossata
per ingannare i più puri di cuore. Il clima messianico alimenta questa visione e spinge il papato a
non abbandonare quelle crociate programmate per l’Occidente e l’Oriente cristiano, dove militano i
diversi cavalieri ungheresi, francesi, iberici, inglesi, ma non quelli tedeschi e italici bloccati nella
guerra lombarda nella Penisola e nella guerra di corsa genovese e veneziane nel Mediterraneo. La
crociata per la Terra santa continua a essere predicata ma rischia di generare confusione e
disaffezione perché la chiesa combatte proprio l’uomo che aveva posto fine alla stagione delle
crociate e intende cancellarne il nome dalla storia dell’umanità.
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La nuova scomunica dell’imperatore
Bibliografia
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Apocalisse di Giovanni, a cura di E. Lupieri, Milano 2000
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Kantorowicz E., Kaiser Friedrich der Zweite: Ergänzungsband, Berlin 1931; trad. it. di G.
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franc. di A. Kohn, Paris 1987; trad. fr. di A. Boureau, Paris 2000
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Ex Mathei Parisiensis Cronicis maioribus, in MGH-SS, XXVIII
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Annales Colmarienses minores [AA. 1211-1300], ed. Ph. Jaffé, in XVII. Alsatia, a cura di G.
H. Pertz, Hannover, 1861 (aa. 1211-1250, pp. 189/190)
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Ex Philippi Mousket historia regum francorum [AA.-1243], ed. Ad. Tobler, in XXVI,
Hannover 1964 (aa. 1214-1243, pp. 761/821)
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