CITES/Animali - Corpo Forestale dello Stato

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Il Forestale n. 73 60 pagine
8-05-2013
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CITES / Animali
SULLE TRACCE DEL
CRIMINE AMBIENTALE
Un museo nel Bioparco di Roma, per mostrare come l’uomo
riesca a danneggiare l’ambiente
di Valeria Intilla
musei, strumenti essenziali per l’attività
educativa-istruttiva, negli ultimi anni,
hanno subito delle trasformazioni e da
semplici luoghi in cui venivano depositati
manufatti, si sono trasformati in strutture interattive dove è possibile apprendere e interagire
con la cultura. Il museo è diventato un viaggio
alla scoperta del mondo e non semplicemente
un modo di trasmettere conoscenze, al cui interno gli oggetti esposti possono essere
considerati dei veri e propri strumenti per esplorare il significato dell’avventura umana e per
pensare al futuro, in termini di previsione, prevenzione, verifica, cambiamento, ma soprattutto
progettazione e innovazione. In questo caso
particolare gli oggetti dovrebbero portarci a
riflettere sui danni che giornalmente vengono
perpetrati alla natura e indirettamente a tutti noi.
È proprio con questo nuovo spirito che si è
deciso di avviare un Museo permanente del
crimine ambientale, nell’ambito di uno scena-
I
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rio completamente particolare, quello che in
passato, dai cittadini romani, era conosciuto
come il Giardino Zoologico di Roma all’interno di Villa Borghese.
Il progetto è stato presentato presso la Sala
degli Elefanti, nel Bioparco di Roma, il giorno
18 gennaio 2013, alla presenza di Federico
Coccia, neopresidente della Fondazione Bioparco e di Cesare Patrone, Capo del Corpo
forestale dello Stato. Insieme a loro anche il
Direttore generale del Bioparco, Tullio Scotti e
del responsabile del Servizio CITES del Corpo
forestale dello Stato, Ciro Lungo.
L’allestimento e la cura del museo sarà data a
professionisti, a tecnici qualificati ed esperti
specialisti del settore dello spettacolo e del
cinema. Si potranno ammirare luci, audio e
sistemi di video proiezione che saranno configurati con impianti a tecnologia avanzata e con
gestione computerizzata.
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Vi saranno vari percorsi didattici, dedicati agli
animali in via di estinzione, alla tematica del
commercio illegale di fauna e flora, ai reati in
danno agli animali e al bracconaggio.
“È un valore aggiunto – sottolinea il Presidente
della fondazione – I bambini e gli adulti che visitano il Parco potranno conoscere anche un’altra realtà
legata al mondo animale, ovvero quella negativa dei crimini che vengono commessi dall’uomo nei loro
confronti”.
“Fa parte del nostro dna – afferma il Capo del
Corpo forestale – Il nostro compito è proteggere gli
animali, ma anche educare le persone, a cominciare dai
più giovani, al rispetto della natura, mostrando in questo caso gli scempi compiuti contro gli animali, solo a
fini di lucro, attraverso il commercio illegale. I controlli in Italia ci sono e funzionano; ma la repressione di
un reato ambientale è sempre legata a una funzione
anche educativa”.
È questa la novità: collocare un Museo del
Crimine Ambientale all’interno di un Bioparco.
Ed è questo che lo rende unico nel suo genere,
una novità in Europa, presente solo in un paio
di casi in America con uno o due Musei,
l’Ecomuseo diventerà un luogo dove è possibile vivere un’esperienza particolare. Così come si
possono ammirare le bellezze di un’animale
vivo, conoscere le sue abitudini, osservare i suoi
atteggiamenti, altrettanto si può scoprire come
l’uomo possa far del male a quegli animali semplicemente per ricavare del denaro. I bambini,
maggiori usufruitori del Parco, e gli adulti, che
li accompagneranno si renderanno conto che
esiste un altro mondo, quello del crimine
ambientale e avranno modo di riflettere sugli
atti illeciti commessi nei confronti degli animali
e più in generale sui danni all’ambiente. Ma non
solo, il grande pubblico scoprirà anche che
molte volte l’ignoranza e l’inconsapevolezza
possono favorire il commercio illegale e molte
volte sono gli stessi turisti che, senza accorgersene, diventano complici del traffico di animali
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e piante. Infatti la tentazione di tornare a casa
con un ricordo “vivo” o “morto”, strappato al
suo ambiente, per molte persone è forte. Senza
rendersi conto che è un triplice danno: all’animale, all’ambiente di origine, ma molte volte
anche all’ambiente di destinazione. E ci si rende
conto di essere incappati in un reato solo quando si è fermati alla dogana e viene sequestrato
il “prezioso bottino”, e viene comminata una
sanzione.
Quindi l’Ecomuseo partendo da reati sul commercio di fauna e flora in via di estinzione,
vuole mostrare tutti i reati ambientali, non
tanto con l’obiettivo di pura e semplice conoscenza ma soprattutto per inviare un
messaggio forte e preciso, oltre che sensibilizzare grandi e piccini.
“I reperti non possono essere tenuti in magazzino - ha
continuato Federico Coccia - tutti devono sapere
dell’esistenza di questa cruda realtà”
“Quello degli animali rappresenta il terzo traffico illegale al mondo” – spiega il Capo del Corpo
forestale Cesare Patrone –.
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Tutti i reperti che verranno messi in mostra provengono
dai magazzini della Forestale e sono il risultato di anni
di lavoro: avorio, conchiglie, carapaci di tartarughe,
pelli di leopardo e di serpente, coralli e farmaci della
medicina tradizionale cinese, prodotti realizzati con
parti di animali protetti e tutelati dalla Convenzione
Internazionale di Washington (CITES) che regola il
commercio delle specie protette. Tutti derivano dalle
numerose operazioni nazionali e internazionali di polizia giudiziaria effettuate dai nuclei della CITES
dislocati su tutto il territorio italiano.”
Si stima che il Corpo forestale dello Stato
abbia 71 mila reperti, confiscati in Italia dal
1992 (anno di entrata in vigore della
Convenzione di Washington). Se si fa una
media si può calcolare che sono stati confiscati 5.000 reperti l’anno, di cui 1.500 sono
animali confiscati vivi.
Dopo la droga e le armi, il commercio illegale di
fauna e di flora è il terzo mercato clandestino al
mondo per numero di persone coinvolte e fatturato: si calcola un movimento di circa 260
miliardi di euro.
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A causa dell’uomo ogni anno 100
specie di animali si estinguono:
milioni di esemplari vivi vengono
continuamente prelevati dall’ambiente naturale per essere destinati
al mercato degli animali da compagnia o a quello delle piante
ornamentali, oltre all’enorme
commercio di pellame, pellicce,
legno e manufatti lavorati.
“Il progetto di un Museo del Crimine
Ambientale costituisce un’occasione
unica – ha dichiarato Patrone – che
offrirà ai cittadini tutte le informazioni
necessarie per comprendere l’importanza
della conservazione e della tutela della
biodiversità planetaria e nazionale.
Grazie alla preziosa e competente collaborazione del Presidente del Bioparco, questa
iniziativa, troverà una concreta realizzazione”.
“I danni provocati all’ambiente e alla biodiversità dalle
organizzazioni criminali sono di dimensioni incredibili
sottolinea il Presidente della Fondazione
Bioparco di Roma, Federico Coccia – per questo
l’educazione del pubblico e, in particolare delle giovani
generazioni, è fondamentale. La mostra sarà uno strumento di sensibilizzazione molto importante in questa
direzione”.
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