Rendiconti
Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL
Memorie di Scienze Fisiche e Naturali
125° (2007), Vol. XXXI, P. II, t. I, pp. 71-73
CESARE PATRONE *
Indirizzo di saluto
Scorrendo l’elenco dei partecipanti all’incontro – colgo l’occasione per salutare Padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento, il Ministro dell’Ambiente
Pecorario Scanio e la Sottosegretario Laura Marchetti; il Senatore Follini e il Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Realacci; il Sindaco di
Assisi Ricci – vedo che nella scelta dei relatori e degli interventi si è prediletto un
approccio a più dimensioni, in piena coerenza con la trasversalità che impone l’educazione all’ambiente, che richiede la strutturazione di nuove forme di rapporti
tra individui, società e fenomenologia naturale, nuove conoscenze e nuovi saperi,
per agire in modo efficace e per frenare i danni che con grave costanza vengono
compiuti contro gli spazi in cui viviamo e dai quali dipendiamo così strettamente.
Ringrazio per l’invito rivolto al Corpo Forestale dello Stato a partecipare all’incontro e a portare il suo contributo e la sua esperienza come forza di polizia specializzata nella prevenzione e nel contrasto dei crimini ambientali.
Chi ancora associa l’azione di polizia con lo scatto delle manette, leggerà come
una forzatura la nostra presenza in un convegno dedicato all’educazione. Ma così
non è, anzi.
Non lo è perché, lo ripeto, il Corpo Forestale è una forza di polizia specializzata nella tutela del territorio e del paesaggio. Questo vuol dire che conosce in
modo approfondito i punti di rottura dell’equilibrio uomo-ambiente, che sono alla
base della nostra discussione, e che rendono necessaria la promozione dell’educazione ambientale, per correggere azioni e stili di vita incompatibili con la complessità e la fragilità dei nostri ecosistemi.
Il secondo aspetto, quello su cui mi voglio soffermare maggiormente, è che
l’associazione “corpo di polizia-azione repressiva”, ha fatto il suo tempo: prevenire
i reati è quanto si richiede oggi ai moderni tutori dell’ordine.
* Capo del corpo Forestale dello Stato. Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Roma - E-mail: [email protected]
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Intervenire sulla scena di un crimine, nel nostro caso ambientale, e individuare
i colpevoli, è solo una parte della nostra missione. Il successo pieno è “leggere” le
tendenze dei fenomeni delittuosi e mettere in atto tutte le strategie per impedire
che vengano compiuti.
Ma si può fare ancora di più e mirare gli interventi non solo alla prevenzione
diretta dei reati, ma anche a quella indiretta, con la costruzione e la promozione di
modelli che sostengano comportamenti più responsabili e motivati nei confronti
della società e dell’ambiente.
È questo il caso dell’educazione ambientale, che rappresenta un eccellente
strumento per rendere concreto il concetto di “polizia di prossimità”, e uno dei
mezzi che abbiamo a disposizione per produrre quel profondo cambiamento culturale, dei modi di vivere e di pensare, in grado di ripristinare l’alleanza con l’ambiente. Comportamenti, azioni e pensieri, che oggi, purtroppo non sono ancora
patrimonio diffuso e condiviso, soprattutto in occidente.
Lo sforzo richiesto per raggiungere un simile obiettivo è decisamente gravoso
anche perché prevede il superamento dell’antropocentrismo – dove l’uomo è visto
come il padrone della terra e il dominatore dell’ambiente – e il passaggio a una
visione biocentrica dove l’uomo è saldamente legato alla natura ed è parte della stessa.
Insomma, un passaggio epocale che richiede di guardare alla terra come a un
organismo armonico, in sospeso tra continuità e trasformazione, integralmente
interconnesso; un sistema dominato dal principio di complessità, con aspetti fisici e
biotici che lottano per raggiungere equilibri spesso conflittuali. Un sistema che
necessita di modelli di cultura e di sviluppo più consapevoli e ecologicamente più
compatibili di quello consumistico.
In questa grande complessità, il compito di un corpo di polizia, che si trovi a
dover tutelare l’ambiente unicamente con i mezzi e gli strumenti consueti, senza
poter affiancare alle attività di controllo iniziative di partecipazione ed educazione dei
cittadini per renderli partecipi e responsabili della sicurezza dello spazio in cui vivono
e dell’aria che respirano, ha il sapore di una sfida difficile da portare a termine.
Per questo il Corpo Forestale già dal 1982 si è aperto educazione e alla divulgazione ambientale costituendo una struttura ad hoc, l’Agenzia Ecologica e Forestale, per avvicinare sempre più cittadini all’utilizzo sostenibile delle risorse.
L’Agenzia Ecologica è una struttura centrale attiva nel campo della formazione
e della divulgazione naturalistica che da poco tempo è stata potenziata con l’inserimento nella rete degli Uffici per la Biodiversità, un network strategico per la conservazione dell’ambiente, presente su tutto il territorio nazionale, che sovrintende al
controllo e alla gestione di 130 Riserve Naturali dello Stato, la spina dorsale verde
d’Italia.
1. Presenza capillare sul territorio;
2. Ricchezza di ambienti biodiversi – quindi rappresentativi della complessità dell’ambiente;
3. Personale profondo conoscitore delle realtà in cui opera e fortemente motivato
e sensibile alla divulgazione,
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sono alcuni tra gli elementi che hanno concorso alla costituzione della nuova entità
per la didattica e la formazione.
Nel solo anno scolastico 2004-2005 oltre 150.000 alunni, cittadini di domani,
sono stati coinvolti nelle attività educative del Corpo Forestale. Per circa il 10% si
è trattato allievi della scuola d’infanzia; per il 41% delle elementari; per il 34%
delle scuole medie; per il 15% delle superiori.
Nel complesso sono stati interessati oltre 3.000 istituti, tra i quali anche alcune
università.
Da una recente indagine conoscitiva sono emersi anche i temi di educazione
ambientale che sono stati richiesti e/o proposti, e in ogni caso trattati con maggior
frequenza dal personale del Corpo Forestale nello scorso anno scolastico. Conservazione della biodiversità vegetale e lotta agli incendi boschivi, hanno riscosso
entrambi il 21% delle preferenze. Seguono protezione della fauna (12%), conservazione della biodiversità animale (14%), lotta all’inquinamento e sicurezza nei
boschi (11%), sicurezza in montagna (6%).
Il piano formativo della Forestale, già molto ricco di proposte, grazie al
recente potenziamento della struttura si arricchirà ulteriormente, e le attività didattiche, avviate in molte parti della penisola diventeranno capillari e fortemente contestualizzate grazie alla vocazione territoriale degli Uffici per la Biodiversità.
Saranno proposti a breve degli ambiti divulgativi e didattico-educativi dedicati a
progetti di conservazione che fino a oggi hanno interessato soprattutto il mondo
scientifico, come quelli dedicati all’orso marsicano (a Castel di Sangro in Abruzzo);
agli insetti del legno morto (Bosco Fontana in Veneto); alle zone umide del Parco
del Circeo nel Lazio.
Questi ambiti specialistici, in apparenza distanti dai grandi temi dello sviluppo
sostenibile, rappresentano importanti occasioni per avvicinare sempre più persone
ad aspetti specifici dei territori in cui vivono, e alle azioni positive e propositive che
enti come la Forestale promuovono per sostenere l’ambiente.
Continueranno ad essere trattate le tematiche trasversali che costituiscono tanta
parte dell’attività della Forestale, pensiamo al contrasto degli incendi boschivi, la
sicurezza nei boschi, il monitoraggio ambientale, la sicurezza in montagna.
Se per millenni il rapporto uomo-ambiente è stato un rapporto naturale e
senza filtri, uno scambio osmotico e diretto, oggi, non possiamo più dire lo stesso.
Il nuovo cordone ombelicale, il nuovo tramite di mediazione tra uomo e territorio,
è rappresentato oggi dalla cultura, da un approccio alto e consapevole, quello
stesso proposto dall’educazione ambientale.
Vi ringrazio per l’attenzione.