Cap.1 etica delle virtù e vita buona Una delle tendenze più significative nell’ambito della bioetica e quella denominata “etica delle virtù”che privilegia l’interrogativo che genere di persona devo diventare? VIRTÙ: per MacIntyre la virtù è l’eccellenza delle pratiche che devono essere intese come attività umane cooperative nelle quali si realizzano beni smisurati a quelle attività secondo regole e criteri. Per poter conseguire la virtù bisogna accostarsi all’idea di vita buona. L’esercizio delle virtù che MacIntyre estende alle qualità interne e alle pratiche è un aspetto fondamentale della vita buona. Pertanto non ci può essere frattura tra morale personale e vita pubblica, visto che il bene comune non è l’aggregazione di beni privati e né rappresenta le preferenze individuali. Nella virtù si realizza il bene dell’uomo, che definisce la comunità rendendola buona. Da qui nasce l’esigenza di concepire la realizzazione personale come autorealizzazione morale. Essere una persona giusta significa essere dotato di valore intrinseco non riconducibile alle azioni buone, l’autorealizzazione connessa ad uno stile di vita morale è inerente a quello stile di vita, la quale si può conseguire indifferentemente da fonti morali. La vita buona è sia personale che comunitaria dal momento che i beni umani si possono si possono realizzare con la collaborazione fra persone capaci di una condotta personale buona. SECOLO DEI LUMI MacIntyre all’epoca moderna oppone un’alternativa che si richiama alla tradizione aristotelica delle virtù:” l’io ha perso i confini tradizionali che gli erano stati forniti da un’identità sociale e da una visone della vita come processo orientato verso un fine prestabilito”. Con l’epoca moderna si ha una rottura della_________ a seguito del progetto illuministico; il quale fonda l’etica sulla razionalità e sull’individualismo, ma tale progetto era fallito e alla morale mancò una base logica o giustificazione condivisa. MacIntyre sostiene che il progetto illuministico era caratterizzato: dal contrasto di argomenti perché partiva da premesse riguardanti la concezione umana per ciascun pensatore - Dalla conseguente deduzione di regole e precetti Quindi con l’illuminismo si era affievolito lo schema classico tripartito incentrato sulla natura umana, sulla sua possibile trasformazione (Atto) ed educazione (virtù) Con il cristianesimo tale struttura viene riferita a Dio, ma tale impostazione viene messa in discussione dal calvinismo e giansenismo, a causa di una diversa visione della ragione che a causa del peccato originale non è più in grado di fornire una comprensione autentica del fine ultimo dell’uomo. Con l’abbandono di uno schema della trazione classico-aristotelica e del cristianesimo incentrato sull’idea della natura umana essenziale, non resta che una visione della natura umana spontanea. Concezione aristotelica: I negatori della visione della natura spontanea hanno dato per scontato che nessun argomento morale contenesse concetti funzionali mentre la concezione aristotelica ne implica uno ovvero: il concetto di uomo contrassegnato da una natura essenziale o da uno scopo intrinseco, essere uomo nella tradizione aristotelica equivale ad essere uomo buono significa ricoprire un’insieme di ruoli ciascuno dei quali ha il proprio fine. Solo quando si concepisce l’uomo come individuo che trascende e precede tutti i ruoli il termine uomo cesse di essere un concetto funzionale. Concezione moderna: il processo si emancipazione perseguito dalla modernità ha comportato una separazione tra sfera etica e quella socio-politica sulla base di una concezione dell’uomo inteso come individuo. Venuti meno i legami con la tradizione classica e cristiana, la fondazione razionale dell’etica si basa su surrogati. L’io è una concezione individualista, la virtù deòla prudenza non può essere separata dall’intelligenza prateica. Concezione contemporanea: Entrambi i tentativi dovevano fallire e da qui nasce la crisi dell’epoca contemporanea, perché ha continuata l’errata linea ella modernità. Il secolo dei lumi ha portato alla separazione tra fatto e valore, e tra scienza ed etica. Questo è un altro modo per prendere le distanze dalla concezione aristotelica la quale sostiene che l’agire umano deve essere riferito ai quei beni che costituiscono il fine dell’azione umana. L’epoca contemporanea fa appello alle emozioni ed ai desideri più che all’argomentazione razionale. MacIntyre ritiene insostenibile la separazione tra fatto e valore, nonostante l’epoca contemporanea la ritenga scontata e su di essa i politici, maneger e burocratici governano le rispettive sfere di competenza. MacIntyre sostiene che bisogna partire dalle virtù per capire la funzione l’autorità delle regole quindi o si parte da Aristotele o da Nietzsche. VIRTÙ NELLA TRADIZIONE CALSSICA: nell’età eroica la virtù e l’eccellenza delle pratiche e consiste nelle qualità che sostengono l’uomo libero nel proprio ruolo e che si manifestano nelle azioni richieste da quel ruolo quindi la virtù e quella qualità eccellente che consente all’individuo di espletare il proprio ruolo sociale, quindi esiste un nesso tra virtù e struttura sociale infatti l’identità dell’uomo e il suo riconoscimento derivano dalle virtù e dal ruolo assunto nell’ordinamento sociale in cui appartiene. L’identità richiede senso di responsabilità verso gli individui che sono membri della stessa comunità, quindi la virtù e parte di una tradizione in cui si è inseriti. Qui vi è l’assenza di contrasto tra libertà di scelta e valori nella società quindi è connesso ciò che è richiesto dal ruolo sociale e la stessa condizione umana contrassegnata dalla fragilità dovuta al destino e alla morte, essere virtuosi significa accettare questa condizione e ciò è in sintonia con il proverbio greco che suggerisce di non chiamare felice nessuno prima della sua morte. Etica eroica è realista e l’io è una creazione sociale comunitaria. È Aristotele che ispira MacIntyre, per Aristotele la virtù è un ambito che consente all’uomo di raggiungere il telos intrinseco specificamente umano, perciò il concetto di vita buona precede quello di virtù. Inoltre Aristotele sottolinea la connessione tra polis e virtù, e la polis viene considerata l’unica forma socio-politica in cui le virtù possono incarnarsi e esercitarsi in modo autentico e compiuto. Le virtù sono disposizioni acquisite non solo ad agire ma anche ad essere ecco perché l’importanza dell’educazione, agire virtuosamente significa seguire la propria retta inclinazione plasmata dalla coltivazione delle virtù. L’educazione morale e un’educazione sentimentale. La virtù presuppone una distinzione tra ciò che è ritenuto bene in una determinata situazione e ciò che è bene per l’uomo, compiere il bene è lo scopo delle virtù. Le virtù sono intellegibili nell’ambito della polis perché l’uomo è animale politico, quindi vi è un rapporto tra virtù e legge basato sul progetto finalizzato al conseguimento di un bene condiviso e riconosciuto da chi vi partecipa. Quindi trasgredire le leggi significa porsi al di fuori della comunità e subire la giusta punizione. La relazione virtù-legge è fondata sulla giustizia ovvero dare a ciascuno il suo. Dinanzi a situazioni eccezionali bisogna agire in base alla giusta legge, riferendosi al giusto mezzo. Ruolo essenziale della virtù della prudenza fondamentale per plasmare il carattere, per Aristotele è impossibile che sia saggio chi è buono. La connessione tra le virtù spiega la presenza di un sistema complesso per poter giudicare la bontà di un uomo buono. Inoltre fondamentale è la virtù dell’amicizia per vivere nella polis. Cap. 3. Per una medicina umanistica nell’età della tecnica Egelhardt sostiene che non è sufficiente applicare il principio di beneficità e rispettare quello di autonomia, ma occorre coniugarli con il temine giustizia in modo da creare una struttura triangolare i cui vertici sono costituiti da medico, paziente e società. Tale impostazione viene condivisa da Gracia il quale vi aggiunge il principio di maleficità che appartiene al livello del pubblico invece la beneficità a quello del privato. Tra i 2 livelli sussiste un ordine gerarchico: il livello pubblico è superiore in urgenza perché gli obblighi pubblici sono prioritari rispetto ai privati e quello e superiore a livello gerarchico. Ciò influisce nel rapporto medico-paziente la cui finalità non è solo quella di non nuocere e di non discriminare le persone, ma inoltre fare tutto il bene possibile in quella situazione. In riferimento ad Adorno si può distinguere: - Un’etica minima basata sul rispetto dei principi di non maleficità e di giustizia - Un’etica massima che attui i principi di beneficità ed autonomia Nel paternalismo era importante fare il bene del paziente è ciò era tipico della tradizione medica, che giustificavano il paziente perché lo consideravano affetto da malattia psico-fisica e fragile dal punto di vista etico. La tradizione classica afferma che il dolore e la sofferenza si ripercuotono sia sul piano psico-organico anche nella formulazione di decisione etiche. Quindi il malato va considerato come un essere bisognoso non solo di aiuto fisico ma anche etico. Il paternalismo rifiuta di accettare o acconsentire a scelte, desideri e atti di un’altra persona per il bene della persona stessa. Il paternalismo rappresenta un miscuglio di beneficità e potere connesso ad un status sociale. L’etica moderna ha contribuito a formulare i diritti umani ed è legata al principio di autonomia e al ruolo del soggetto, il quale ha il diritto di pronunciarsi sulle questioni relative alla sua vita e salute sulla base di un’adeguate informazione dove poter esprimere il consenso informato. Esiste un nesso tra paternalismo e consenso: tanto più è esteso l’influsso del consenso minore è l’esigenza di assecondare le scelte delle persone in possesso di sufficienti informazioni e di adeguata capacità invocando il bene del paziente. Esistono delle divergenze riguardo al principio di autonomia tra la bioetica nord-americana che enfatizza le scelte o le azioni autonome, e la tradizione europea continentale che concentra l’attenzione sulle persone autonome. Autonomia intesa come capacità di prendere decisioni con conoscenza di causa e senza coercezioni Per Kant l’autonomia implica il carattere auto legislatore della ragion pratica Ai pazienti più del rispetto per la loro autonomia e dell’informazione sulla loro malattia interessa incontrare un medico nel quale riporre fiducia. Lain afferma di non fomentare nel paziente un’esasperata rivendicazione dei diritti affinchè il rapporto con il medico non degeneri in conflitti. Lain e Gracia interpretano la formula del libro della Epidemie: fare del bene o non arrecare danni secondo un’ermeneutica consolidata, a condizione che essa sia connessa al pre-requisito del consenso informato. I tal modo è possibile attuare l’imperativo del primum non nocere a beneficio del paziente. Tra il principio di beneficità e quello di autonomia e fondamentale introdurre un temine costituito dalla giustizia che è quello di virtù pubblica per eccellenza. Alla luce di tali prospettive importante è l’approccio di Lain che impostato la sua ricerca nella prospettiva della Humanidades medicas (antropologia medica). Egli ha potuto dimostrare come anche le malattie organiche possano essere studiate antropologicamente. La svolta antropologica in medicina ha costituito un’autentica rivoluzione perché ha consentito di esaminare la malattia coniugando gli apporti delle così dette 2 culture: quella scientifico-tecnologica e quella umanistica. Nell’antropologia medica di Lain la speranza ovvero la fiducia di essere esauditi in ciò che si spera costituisce la virtù fondamentale in connessione alla virtù dell’amicizia. Lain nella 3 fase della sua evoluzione intellettuale ha dedicato suggestive riflessioni al rapporto medicopaziente, come emerge dal libro degli anni 60 la relazione medico-paziente è incentrata sull’assistenza primaria rilegando sullo sfondo i problemi relativi a quella ospedaliera. Lain ha elaborato un’antropologia medica intesa come conoscenza scientifica dell’uomo in quanto soggetto sano, passibile di malattia, infermo guaribile e mortale. In opposizione al “principalismo” Drane evidenzia il ruolo fondamentale delle virtù e delle attitudini. Inoltre egli delinea il rapporto medico-paziente assegnando alle diverse dimensioni le virtù: a) Alla competenza tecnico-professionale del medico corrisponde la virtù di benevolenza. Il medico risponde alle richieste di cura del paziente, e quest’ultimo corrisponde con la collaborazione terapeutica. Pur essendo importante l’aspetto cognitivo, una diagnosi non può limitarsi al momento di oggettivazione poiché implica la conoscenza integrale del paziente inteso come persona con la quale istaurare una relazione interpersonale. b) Alla dimensione comunicativa corrisponde la virtù della sincerità. Drane afferma che l’atto medico raggiunge il suo naturale compimento solo nella comunicazione tra medico e paziente. La comunicazione umana richiede una disponibilità di tempo da parte del medico. c) Al momento volitivo-decisionale corrisponde la virtù del rispetto. Un’ autentica comunicazione tra medico-paziente è alla base per assumere decisioni cliniche consapevoli, se la comunicazione tra medico-paziente è una comunicazione tra 2 persone essa si configura come un’impresa morale nel senso che entrambi devono poter prendere decisioni libere. Accompagnare e assistere il paziente significa attuare la virtù del rispetto. Drane sostiene che la promozione del bene del paziente implica che il medico prenda in considerazione e rispetti ciò che il paziente creda sia il suo bene , il medico deve sorreggere il paziente e cooperare con lui nell’iter decisionale. d) Alla dimensione affettiva corrisponde la virtù dell’amicizia medica. La malattia fa sentire soli, il mio dolore non può essere comunicato e perciò la malattia mi costringe a vivere nell’isolamento, e perciò la dimensione affettiva nella relazione medico-paziente rappresenta un componente essenziale, il paziente necessita un rapporto amichevole con cui condividere la sofferenza e per questo è fondamentale la virtù dell’amicizia medica che è caratterizzata dall’empatia. e) Ai risvolti sociali del rapporto medico-paziante corrisponde la virtù della giustizia,è un compito davvero difficile organizzare le risorse disponibili in modo tale che ognuno riceva ciò che gli è dovuto. Al medico infine non può mancare una sensibilità religiosa, per cercare di aiutare il paziente in quelle situazioni in cui si pone le domande sul significato della sofferenza e malattia , e sul senso stesso della vita e della morte. Il medico che ha una sensibilità per il paziente nella globalità dei suoi bisogni può essere la persona più adatta per accompagnarlo nel processo del morire e solo se avrà sviluppato un’autentica religiosità sarà in grado di riconoscere ed affrontare i bisogni religiosi dei suoi pazienti. L’etica narrativa svolge un ruolo primario soprattutto nell’assistenza primaria es. medico di famiglia che è preventivo-educativa. Lain ritiene che la malattia umana come un “modo dolorosamente anomalo della realizzazione della vita dell’uomo nella misura in cui questi è determinato o condizionato da un’alterazione patologica del corpo o da qualche particolarità dell’ambiente sociale”, da questa imposizione Lain delinea una metafisica dell’infermità. La malattia è indice di relativa instabilità e di precarietà dell’assistenza. Lain per definire il significato della malattia riprende l’affermazione di Von Weizsäcker che , ne intravedeva il sospirare della creatività dell’homo sapiens: unì’alterazione perturbatrice della sua struttura e illuminatrice del suo destino. Per esaminare i problemi etnici in medicina è necessario prendere in considerazione la storia clinica del paziente che tiene in considerazione i fattori psico-socio-economici, in modo da poter inserire i problemi etnici come parte integrante di quelli medici. Il soggetto in quanto soggetto attivo è anche spettatore ed interprete della sua malattia e di qui la necessità del dialogo interpersonale. L’organizzazione mondiale della sanità definisce la salute uno stato di benessere fisico, mentale e sociale, e nell’assenza di affezioni o malattie, Lain ritiene questa concezione di salute utopica ed egli la definisce come un’ abitudine psico-organica al servizio della vita e libertà della persona, la salute dell’uomo non è solo la sua perfezione ma costituisce una condizione favorevole per poterla raggiungere. Grecia definisce la salute come la capacità di possesso e appropriazione del corpo ovvero cultura del corpo, sano è chi è capace di appropriarsi e coltivare pienamente il proprio corpo. Quindi non si tratta solamente di lottare contro la malattia e di conseguire il benessere fisico, ma bensì di coltivare il corpo umano ponendolo al servizio della libertà personale quindi la salute è un mezzo. La relazione medico-paziente per Lain si tratta di un intercambio d’essere. L’indole del rapporto medicopaziente consiste nell’amicizia medica , la relazione amichevole comporta benevolenza cioè volere il bene dell’amico, beneficità ovvero fare effettivamente il bene e confidenza ovvero comunicare all’amico ciò che una persona ha di più intimo, la confidenza è caratterizzata dal pudore. L’amicizia è comunicazione amorevole tra 2 persone mediante la quale per il reciproco bene di entrambi si realizza e si perfeziona la natura umana, l’amicizia si basa sulla realtà personale strutturalmente aperta all’altro considerato pari come persona, si realizza in un vincolo duale avente come soggetto una quasidiade. Nell’amicizia del paziente verso il medico la benevolenza ispira fiducia, in virtù della quale egli confida e spera nell’aiuto del medico per poter riacquistare la salute. E importante inoltre attuare il principio di beneficità nel rapporto del paziente nei confronti del medico. Per il medico la salute del malato è da perseguire, spesso per ragioni psicologico-socio-culturali il medico ha una posizione di predominanza funzionale rispetto al paziente, ciò nonostante vi deve essere un’uguaglianza che viene scaturita dalla relazione amichevole. L’amicizia medica che comporta fiducia e confidenza nel paziente deve inoltre fuggire dagli eccessi: a- Da parte del medico verso il guadagno che trasforma il rapporto in una amabilità tecnica b- Da parte del paziente in direzione di un’eccessiva consapevolezza e rivendicazione dei propri diritti a tal punto da considerare il medico un venditore di tecniche diagnostico-terapeutiche L’amicizia come ritiene Aristotele è la virtù per eccellenza a tal punto da renderla la cosa più necessaria nella vita. Il medico perfetto deve coniugare le virtù etiche con quelle dianoetiche. CAP. 4 educazione sessuale e prevenzione all’Aids È noto che le cause della trasmissione dell’infezione dell’HIV/ AIDS è riconducibile sia a rapporti omosessuali che eterosessuali. La sessualità non si risolve in una funzione fisiologica o fisica bensì è essenzialmente un atto che si incarna e vive nella libertà della persona. La sessualità implica l’apertura ad un altro essere umano fin nei risvolti e dimensioni più intime, non casualmente la sfera sessuale è salvaguardata e tutelata dai diritti alla privacy, si tratta di un diritto che non può essere violato da nessuno. La sfera sessuale implica il carattere dell’intimità in cui ci si confida e si nutre reciproca fiducia e rispetto. In secondo luogo la sessuale presenta un’enorme trascendenza morale ed umana perché veicola la trasmissione della vita indipendentemente dalla questione se ciò costituisca il suo fine primario dell’atto sessuale. Per una corretta metodologia dell’educazione sessuale, e fondamentale chiarire che non si tratta di una disciplina specifica poiché rientra nella formazione integrale degli alunni. Uno degli esponenti del permissivismo Reich enfatizza il diritto alla sessualità al di là di ogni costrizione ed autoritarismo allo scopo di appagare gli istinti essendo l’uomo dotato di libertà incondizionata, quindi un individuo felice non ha bisogno di una morale inibitrice. Invece l’antropologia personalistica considera l’uomo come realtà unica ed irripetibile come fine in sé e diritto sussistente a cui si deve rispetto perché incarnazione del valore. L’uomo in quanto persona è libero e responsabile dei propri atti dinanzi a se stesso, degli altri simili e dinanzi a Dio. Di fronte ad un pluralismo è auspicabile perseguire tra gli educatori un accordo generale su alcuni aspetti comuni e basilari che riguardano: a) L’esame delle nozioni biologico-scientifiche e genetico-fisiologiche: Freud ritiene che siamo lontani dal sapere abbastanza dei processi biologici nei quali risiede la sessualità, la sfera sessuale è un fenomeno complesso dipendente da fattori ambientali, psicologiche e socio-antropologiche, per quanto riguarda la genetica è possibile individuare alcune indicazioni fuorvianti sia a livello teorico che sul paino-storico comportamentale, es. la parità dei sessi b) L’educazione sessuale non può prescindere dall’informazione che richiede un’adeguata preparazione da parte di che la propone. Si tratta di mettere in grado l’adolescente di prefigurare una risposta ai suoi problemi intimi. L’educazione sessuale ha il compito di promuovere la maturazione umana ed intellettuale, l’autonomia di giudizio e la libertà, a riguardo è importante il compito della scuola affinchè genitori e docenti insieme e solidali riconoscano le rispettive responsabilità nei confronti dei figli- alunni. In questo contesto è fondamentale puntare alla normalità intesa come il susseguirsi di eventi formativi alla luce di atti educativi responsabili. L’eccesso ed il difetto rappresentano gli estremi da un lato bisogna ad es. controllare gli impulsi e dall’altro non si dovrebbe una castità senza alcuna finalità che la giustifichi, insomma la normalità è equilibrio, uso che non sconfina sull’abuso. c) Fondamentale è svolgere un’azione de-condizionata e liberatrice sugli stereotipi e pregiudizi tipici di una certa mentalità sottomessa da mass media, si tratta di porre una mano ad una necessaria pars destruens per poi innescare il processo informativo-educativo-valorativo proposto con onestà e verità, ovviamente tenendo conto dello stadio di sviluppo degli adolescenti e le situazioni sociali e psicologiche. È un errore ridurre la sessualità alla componente genitale, la sessualità costituisce la vita integrale della persona umana, alla luce di ciò si può parlare di un individuo ad un tempo sessuale e sessuato il che significa rispettivamente: l’appetito erotico dell’altro sesso con cui si attua la riproduzione e le attività vitali sono virili o femminili, per questo si può osservare che l’oggetto sessuale è più ricco del corpo obiettivo. d) La sessualità deve essere vissuta nel contesto dell’amore, il fine dell’amore non è l’erotismo bensì l’amore quale dono totale dell’altro, con l’amore l’uomo diventa veramente e pienamente umano in quanto sublima l’unione personale fino a prefigurare orizzonti più vasti. Una corretta informazione e prevenzione rappresentano l’unico rimedio efficace contro l’Aids dal punto di vista etico non esiste nessun compromesso tra difesa e libertà sessuale che favorisca il perseguire il sesso sicuro affinchè possa essere più libero. Il tema più dibattuto riguarda l’efficacia dell’uso del preservativo onde prevenire l’Aids, su tale problematica si confrontano 2 posizioni: quella cattolica che insiste sull’astinenza e castità quale frutto di una scelta libera e responsabile dove salvaguardare se stessi dalla relazione con gli altri mediante il sacrificio in vista di un bene più grande. L’altra posizione sostiene il sesso libero ma sicuro. Ma c’è una terza via accettata da entrambe le impostazioni che viene definita medicoepidemologica, secondo questa posizione in presenza di relazioni extra-familiari e di rapporti omosessuali le istituzioni non possono escludere la questione dl’informazione che ha nell’uso del preservativo il mezzo più efficace. Esso viene considerato come strumento tecnologico finalizzato al soddisfacimento della sessualità libera e sicura, la visione dell’etica cattolica si distacca da ciò sia per la parziale affidabilità sia perché esso viene considerato un mezzo contraccettivo, però alcuni farmaci contraccettivi vengono considerati leciti in quanto mezzi terapeutici necessari per curare malattie dell’organismo. Però tale affermazione non si può estendere al preservativo perché esso: non costituisce una terapia, né rappresenta l’unica alternativa perché si può ricorrere all’astinenza e castità, il preservativo per l’etica cattolica non costituisce un atto buono o neutro ma è immorale perché implica finalità contraccettive. L’unico modo per prevenire l’Aids è quello dell’educazione in famiglia e nella scuola. Perciò è imprescindibile educare la volontà ed inoculare il senso morale nell’adolescente senza trascurare una corretta informazione affinchè si possa impostare una strategia globale contro l’Aids. CAP 5 cristianesimo ed etica ambientale Un presidente americano dichiarò che la salvaguardia ambientale costituisce l’equivalente morale della guerra, di qui l’importanza di delineare un’etica ambientale intesa come l’insieme dei principi che regolano i rapporti tra uomo e il mondo naturale il quale comprende l’intero ecosistema.. Quali le cause della crisi ambientale?! Alcuni accusano la tradizione ebraico-cristiana incentrata sull’antropocentrismo che avrebbe portato allo sfruttamento delle risorse naturali, altri invece ritengono che sia il rapporto mercantilistico alle nostre interazioni con la natura. La questione ecologica può essere ricondotta a 2 correnti: 1) Coloro che rifiutano ogni domino dell’uomo sulla natura attuano una rivoluzione copernicana sfociata nell’elaborazione di una nuova etica che attribuisca valore morale agli oggetti naturali 2) Altri ritengono che un approccio così radicale sia impossibile, se si applicassero i principi etici che tengono conto della posizione dell’uomo nel mondo e li estenderebbero fino ad includere il rispetto per le altre specie non umane e i nostri doveri nei confronti delle generazioni future. Questa tendenza può essere suddivisa in diversi in dirizzi a seconda che si consideri gli oggetti naturali come dotati di valore intrinseco oppure si assegni loro una funzione strumentale.. in tal caso si possono individuare impostazioni che privilegiano i principi orientati verso il bisogno e la natura viene considerata come un bene da preservare, e i principi orientati verso l’ideale che identificano nella natura l’espressione di simboli irrinunciabili per la vita umana. Le etiche ambientali che pongono in luce il valore della natura affermano l’importanza sia dei diritti dell’ambiente che del rispetto della vita. La possibilità di espandere l’attribuzione del valore morale alle specie umane ed agli oggetti naturali ha suscitato vivaci dispute: - Kant stabiliva i confini del rispetto morale il quale attiene sempre e soltanto alle persone , le cose possono far nascere in noi la propensione e se sono animali persino l’amore o anche la paura come il mare, un vulcano o una bestia feroce, ma giammai il rispetto. - Leopold egli contrappone alla formula kantiana di agire sempre considerando l’uomo come fine e mai come mezzo, la tesi dell’interconnessone di tutti i viventi, sulla base dl principio secondo il quale è giusto ciò che preserva integrità, stabilità e bellezza della comunità bioetica, altrimenti ci troviamo di fronte all’ingiustizia - Negli ultimi vent’anni un contributo all’etica ambientale è il fatto che numerosi filosofi si stanno occupando si ciò, senza trascurare i diritti della specie non umane sulla nostra responsabilità verso le generazioni future in modo che possano derivare importante conseguenze per affrontare le problematiche connesse alla sfida ambientale da momento che tutto ciò che è venuto è già qui presso di noi perché dipende da noi. Da un saggio di White emerge che la tradizione ebraico-cristiana è stata considerata responsabile anche della crisi ecologica, in questo saggio si parte dall’idea che l’ecologia umana è influenzata dalle credenze riguardo alla nostra natura e al nostro destino, ovvero dalla religione, e il cristianesimo viene considerato la religione più antropocentrica. L’uomo è stato posto al vertice del creato, ed è stato posto al suo servizio e sotto la sua signoria, da qui un dualismo etico e una legittimazione dello sfruttamento della natura in nome della scienza e della tecnica, le quali rappresentano la razionalizzazione di tale concezione cristiana. White rifiuta le conquiste scientifico-tecnologiche della modernità grazie al cristianesimo che ha contribuito al disincanto della natura rivendicandone l’autonomia ed innescando il processo di secolarizzazione. . un’inclinazione verso la sacralizzazione della natura ha fatto si che White trascurasse gli aspetti imprevedibili e catastrofici della natura., perciò è inconcepibile ritenere un errore ecologico la posizione dell’uomo, che ha sempre agito sulla natura la quale se sarebbe stata sempre vergine ed intatta sarebbe stata una guida ambigua ed incerta per l’uomo la lotta e l’esistenza ritiene che se seguissimo la logica della saggezza naturale dovremmo accettare il fatalismo che porterebbe a sostenere che l’uomo sarebbe l nemico numero uno dell’ecologia a tal punto di preferire il corso dei fatti naturali. Secondo White il cristianesimo ha separato l’uomo dalla natura mettendo in discussione il suo rispetto e tutela, la concezione biblica il deserto come luogo selvatico e terra maledetta ha finito per inculcare l’idea che l’ambiente è privo di valore, ciò induce a a dubitare che il cristianesimo sia il principale imputato del disordine ambientale, il quale deriva da cause sico-economico-tecnologiche incentrate sulla logica del profitto. Per il cristianesimo l’uomo è pellegrino in questo mondo che a sua volta è contingente e destinato ad una drammatica fine, ciò ha influito su un approccio favorevole all’etica ambientale. Le sante scritture e la storia del cristianesimo hanno indotto White a privilegiare la concezione democratica di San francesco, ma ciò non viene condiviso sullo sfondo storico-culturale dei Puritani che professano una forma estrema di calvinismo attribuendo importanza al peccato originale e alla natura caduta considerata una continua minaccia per l’uomo. I Puritani compirono il viaggio nel deserto per sfuggire dalle persecuzioni religiose animati dalla speranza di costruire una migliore comunità oltre oceano, ma questa idea fu sostituita dalla ricerca dell’agiatezza e della prosperità materiale attraverso cui si scorge i segni della salvezza, in realtà non cercarono la richezza individuale ma puntarono ad una nuova qualità di vita alla quale sostituirono alla forma lockiana della vita, libertà e proprietà quella della vita, libertà e ricerca della felicità. Tale atteggiamento portò allo sfruttamento delle risorse ambientali, la nuova visione della natura intesa panteisticamente e coniugata con principi democratici emerge dall’affermazione di Emerson “nei boschi ritorniamo alla ragione e alla fede, lì sento che nulla può capitarmi nella vita, nessuna disgrazia, nessuna calamità che la natura non possa riparare. Diventare un globo oculare trasparente, io non sono nulla, vedo tutto, le correnti dell’essere universale circolano attraverso di me, io sono una parte o un frammento di Dio. Il pastoralismo e romanticismo rifiuta gli aspetti deleteri della società tecnologico-industriale in nome del ritorno delle natura che fu divinizzata in connessione con il fenomeno chiamato deismo per il quale Dio è immanente della natura. La concezione dell’uomo quale signore e dominante della natura è insostenibile , la quale nega anche la legittimità dell’etica ambientale in nome dell’dominio dell’uomo su tutto il mondo inanimato ed animato, sicchè la terra e tutte le sue componenti non umane esistono e sono disponibili per il solo vantaggio dell’uomo e per servire ai suoi interessi. A tale attitudine che considera la natura come uno schiavo su cui usare violenza e non come un partner di cui aver cura si contrappone al biocentrismo. Condiviso dalle religioni orientali esso annovera attitudini forti e deboli pervenendo alla drastica posizione dell’ecologia profonda che sottolinea l’impossibilità di tracciare alcuna linea di demarcazione sul campo dell’esistenza, nella realtà non c’è nessuna divisione tra regno umano e non umano. Affinchè per noi esiste una distinzione tra l’uno e l’altro non riusciamo ad avere una conoscenza ecologica profonda. Passmore fautore di un’attitudine umanistica-conservazionista, ritiene che pur ammettendo che tutto ciò che esiste sia al servizio dell’uomo, non consegue il permesso di distruggere senza motivo le risorse naturali verso le quali l’uomo deve ispirarsi all’idea del dominio responsabile. Persino la preservazione della natura e delle specie selvagge può essere difesa come argomenti utilitaristici, cioè sulla base di interessi comuni agli uomini e alle specie non umane. La vera questione riguarda la secolarizzazione ddell’idea di dominio e il suo esercizio irresponsabile Cap 6 etica dell’ambiente e generazioni future Si può incidere sulle generazioni future per quanto riguarda: a) Numero delle persone che esisteranno sull’ipotesi di una guerra termonucleare b) La loro identità c) Il genere di vita per gli effetti es. nelle società radioattive Ciò pone il problema delle nostre responsabilità verso i posteriori. Jonas formula delle critiche all’idea tradizionale dei diritti e doveri la quale viene considerata inadatta per fondare una teoria delle responsabilità verso le generazioni future. Jonas afferma:” agisci in modo che gli effetti della tua azione siano compatibili con la permanenza della vita umana”. Il tema viene esaminato senza fare riferimento alle generazioni immediatamente prossime e dalle dinamiche riguardanti la giustizia intergenerazionale sia a livello spaziale che temporale. Concetto di generazione: è costituita da individui coetanei, non solo per quanto riguarda l’età biologia ma anche quella vitale, come una società condivisa, contrassegnata da un’identica vocazione, missione e destino. Uno dei fattori decisivi del mutamento storico-sociale è costituito dalla contemporaneità di generazioni non coetanee nel teatro storico in una determinata epoca. Lo scopo del saggio è l’esame critico delle principale teorie etiche che negano la nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future. Con differenti argomentazioni si nega il fatto che sussistano obblighi morali nei confronti delle generazioni non immediatamente future. Il ruolo dell’ecconommia per uno sviluòpo sostenibile è fondamentale come emerge di rapporti di : - Meadows davanti alla finitezza e non rinnovabilità delle risorse naturali fu tracciato di muoversi nell’orizzonte ideologico del capitalismo dei paesi occidentali i quali avevano risolto il problema della scarsità e suggerivano di imporre delle restrizioni allo sviluppo dei paesi economici sottosviluppati. - A tale rilievi ha tentato di ovviare il rapporto Brundtland il quale ha fatto ricorso al concetto di sviluppo sostenibile ritenuto l’unico in grado di soddisfare i bisogni del presidente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i loro bisogni sulla base dei principi di sostenibilità e non sfruttamento del prossimo. Lo sviluppo sostenibile rappresenta un obiettivo globale poichè fornisce una struttura di base per l’integrazione tra le politiche ambientali e le strategie di sviluppo e costituisce uno dei principali strumenti di programmazione per superare il circolo vizioso tra degrado ambientale- sottosviluppoconsumi eccessivi e far si che la crescita diventi uno sviluppo effettivo per i paesi del terzo mondo. Tale nozione di sostenibilità è stata giudicata ambigua, utopica poichè non sono omogenei, né conciliabili il punto di vista soggettivo riguardo ai bisogni degli esseri umani senza rispetto perle generazioni future, e quello oggettivo in riferimento alle risorse sfruttate per cui lo sviluppo è tale se rispetta i ritmi di rinnovamento delle risorse naturali. La domanda che ci si pone è se la sostenibilità richiede necessariamente uno sviluppo orientato verso una crescita economica sia pur graduale e costante? Il rapporto Brundtland prefigura una nuova era di crescita economica per riconoscendo che esistono limiti invalicabili sebbene lo sviluppo non abbia limiti fissi per quanto riguarda la popolazione e lo sfruttamento delle risolse al di là dei quali ci sia il disastro ecologico. Inoltre la dove lo sviluppo economico ha portato ad un miglioramento del tenore di vita ciò è stato a volte realizzato in modi dannosi nel lungo periodo, perciò spera che i politici faranno in modo che le economie si sviluppo restino collegate alle radici ecologiche Tali tesi sono sostenute da due argomentazioni: 1) La povertà stessa inquina l’ambiente 2) Lo sviluppo economico è essenziale per diminuire la grande povertà che si sta aggravando in gran parte dei paesi in via di sviluppo A ciò si è obiettato che ad inquinare nono sono i poveri ma i ricchi del primo mondo, inoltre per vincere la miseria lo sviluppo economico potrebbe rivelarsi inefficace specie se si basasse sul così detto gocciolamento dei benefici derivanti dall’espansione economica complessiva sui paesi più poveri. A ciò e stato contrapposto l’idea di uno sviluppo sostenibile considerato come ricerca di opportunità di sussistenza entro i mezzi offerti dall’ambiente naturale. Una delle questioni cruciali poste dalle teorie dello sviluppo sostenibile riguarda la distinzione tra l’esigenza di aumentare lo standard di vita e la necessità di elevare la qualità di vita. Per determinare quest’ultima per Apel riferirsi alla comunità ideale della comunicazione mentre per lo standard di vita si deve ricercare un consenso sulla base delle condizioni democratiche di formazione del consenso. L’etica della comunicazione assume un valore emancipativo, infatti le regole dell’argomentazione tra cui veracità, giustezza ed uguaglianza di tutti i partecipanti oltre ad una portata logico-linguistica assume una valenza etico-normativa in quanto prescrivono di risolvere gli eventuali conflitti di interesse mediante un dialogo. Il senso dell’argomentazione morale implica il fatto che tutti i bisogni degli uomini devono trasformarsi in richieste della comunità che si possono armonizzare con i bisogni di tutti gli altri. , quindi il principio dell’etica della comunicazione al tempo stesso rappresenta il fondamento di un’etica della formazione democratica della volontà mediante accordo. La norma fondamentale obbliga tutti colo che attraverso il processo di socializzazione hanno conseguito la competenza comunicativa a ricercare in ogni occasione che investa gli interessi degli altri un accordo allo scopo di una solidale formazione del volere. Di qui il ruolo dell’etica della responsabilità che per Apel che non è solo a posteriori ma anche a priori , è un pre-requisito trascendentale della comunicazione e dell’interazione reciproca., per Apel non è possibile sostituire la questione ecologica con quella della giustizia sociale . La Provvidenza o l’astuzia della ragione costituiscono un valido antidoto contro possibili effetti negativi delle nostre azioni sulle generazioni future abbandonarsi alla provvidenza è l’invito espresso nel Vangelo di Matteo 6,34, tale argomentazione sarà ripresa da Agostino che introdusse il concetto di futuro della specie umana e da Bacone che affermava che l’uomo deve perseguire obiettivi giusti e lasciare il futuro alla Provvidenza., pur attribuendo un ruolo centrale alle nostre responsabilità nei confronti delle generazioni future anche Kant si affida ad una saggezza superiore o provvidenza quale agente del progresso storico. La versione più vecchi di questo argomento più che richiamarsi alla provvidenza fa leva sulla astuzia della ragione (Hegel) o su una mano invisibile (Smith) per affermare che indipendentemente dalle nostre relazioni intenzionali, inter-individuali e con la stessa natura nel medio-lungo periodo si verificheranno effetti in ultima analisi positivi per il futuro.. Nonostante le buone intenzioni degli uomini essi finiranno per compiere delle scelte errate mentre gli avidi ed i violenti potrebbero essere incoscienti motori del progresso.