Federazione [email protected] Italiana Cinema d’Essai [email protected] wwww.spettacoloveneto.it Associazione Generale Italiana dello Spettacolo Fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, 2011 Sezione Alice nella città INTERPRETI: Jamie Bell, Andy Serkis, Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frost, Gad Elmaleh, SCENEGGIATURA: Steven Moffat, Edgar Wright, Joe Cornish MUSICHE: John Williams MONTAGGIO: Michael Kahn, Jabez Olssen DISTRIBUZIONE: WARNER BROS. PICTURES ITALIA NAZIONALITA’: Belgio, Nuova Zelanda, USA, 2011 DURATA: 107 min. di Steven Spielberg PRESENTAZIONE E CRITICA Il film racconta la storia del giovane e curioso reporter Tintin e del suo fedele cane Milou che scoprono il modellino di una nave che nasconde un segreto esplosivo. Coinvolto in un mistero vecchio di secoli, Tintin si ritrova al centro dell'interesse di Ivan Ivanovitch Sakharine un diabolico cattivo convinto che abbia rubato un tesoro inestimabile legato a un perfido pirata, Red Rackham. Ma con l'aiuto del suo cane Milou, dell'arguto e irascibile Capitan Haddock e dei detectives pasticcioni Thompson & Thomson, Tintin si ritroverà a viaggiare in mezzo mondo, a dover superare in astuzia e in velocità i suoi nemici in un inseguimento mozzafiato alla ricerca dell'Unicorno, una nave naufragata che forse nasconde la chiave di una immensa fortuna... e un'antica maledizione. Dal fondo degli oceani ai deserti del Nord Africa, Tintin e i suoi amici vengono trascinati in un crescendo turbinoso di emozioni e pericoli, dimostrando che quando metti in gioco tutto non ci sono limiti a quello che puoi fare. (http://filmup.leonardo.it) Steven Spielberg è in gran forma. Lo si capisce subito, sin dai bellissimi titoli di testa di LE AVVENTURE DI TINTIN: IL SEGRETO DELL’UNICORNO, una sequenza di disegni animati che ricorda molto quella già adoperata nell’ottimo Prova a prendermi. Come se il regista si fosse tolto di dosso quello strato di polvere accumulato nell’aver esplorato per la quarta volta le avventure del suo archeologo con la fedora. Il suo TINTIN parte al galoppo e convince immediatamente gli spettatori meno aperti verso questa nuova operazione cinematografica: ci vogliono una manciata di secondi per accettare o dimenticare che il film sia stato realizzato in motion-capture. Ogni dubbio viene spazzato via: se da una parte la pellicola onora le storie fumettistiche di Hergé (che ancora oggi continuano a vendere milioni di copie nelle regioni francofone), dall’altra questo TINTIN ha la freschezza - e a tratti la genialità – di alcuni lungometraggi Pixar che hanno fatto breccia nei cuori. Ma il protagonista di questa storia non è un supereroe, piuttosto un giovane coraggioso e guidato dalla sua voglia di esplorare, di fare domande e di non voltarsi mai indietro. Un alterego del regista in altre parole, un uomo che non smetterà mai di mettersi in gioco e di vincere tutte le sue sfide grazie alla sua arma segreta: quella di inseguire le sue passioni. TINTIN non è un semplice disegno generato al computer, sotto tutti quei Pixel ci sono carne e sangue e batte un cuore, quello dei suoi protagonisti. Ed è arrivato il momento di dare un Oscar a Andy Serkis, pionere del mo-cap che nei panni di Haddock ci regala un personaggio imbattibile in spessore e comicità fisica (sono tutte sue le gag alla Jacques Tati). L’altro protagonista è lo spettacolo, orchestrato dalle musiche avvincenti di John Williams (sebbene non ci siano più i suoi temi da fischiettare come si faceva una volta), e messo in scena come un gioco al rilancio (la sequenza dell’inseguimento in sidecar ne è ________________________________________________________________________________ di Steven Spielberg l’esempio perfetto). La miscela spielberghiana funziona nel solito meccanismo del suo cinema: azione, avventura, spettacolo e una dose extra di commedia, perché nel suo mondo si cresce, si affrontano le paure, ma si rimane sempre come dei ragazzini. Questo avvincente “Segreto dell’Unicorno” – molto probabilmente il primo di una saga sviluppata insieme a Peter Jackson – è uno spettacolo promosso a pieni voti. Un’avventura ambientata in giro per il mondo, sull’acqua, nel deserto, tra le nuvole, dove ovviamente non mancano le esplosioni. Come è successo a Cameron, anche Spielberg alza il tiro dell’immaginazione grazie alle nuove tecnologie, facendo del cielo il suo limite. Ecco perché, semplicemente, TINTIN non può fallire. (www.film.it) "Ho sempre considerato il 3D come l'ultima delle mie preoccupazioni, come un semplice strumento, un accessorio. Il fulcro del film era la storia con i suoi personaggi. Personaggi che esistono da 80 anni. Ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per celebrare, attraverso un film ambizioso, le avventure di Tintin. Sono 28 anni che ho in mente questo progetto. Ho letto il mio primo albo di Tintin 28 anni fa e ho impiegato tutto questo tempo cercando una buona sceneggiatura e aspettando una giusta tecnologia digitale, una nuova forma di animazione che potesse riavvicinare Tintin alle intenzioni del suo grandissimo illustratore. Solamente così sarei riuscito a fare un film conforme al linguaggio artistico dei disegni di Hergé". "Se avessi fatto un film in live-action" - ha continuato il regista, con l'entusiasmo di un ragazzino - "avrei tradito una rappresentazione grafica indissolubilmente legata agli anni '30. Invece, grazie al performance capture, credo di aver gettato le basi per un genere cinematografico sostanzialmente nuovo. In fondo, se ci pensate, i personaggi di TINTIN non sono umani. Somigliano agli umani, ma hanno un'unica espressione, indelebile, indimenticabile e imprescindibile. Dare loro una presunta complessità sarebbe un delitto". A causa - o per colpa - del performance capture, gli attori de LE AVVENTURE DI TINTIN - IL SEGRETO DELL'UNICORNO - sono stati costretti a lavorare senza scenografie e con addosso delle speciali tute dotate di sensori . Forse non ci sarebbero riusciti senza i validi consigli di Spielberg. "Il mio lavoro è stato semplicemente quello di creare per loro un'ambientazione, in modo che fossero a conoscenza dell'esatto luogo in cui si trovavano di volta in volta. Infatti lavoravamo in un contesto molto astratto, un ampio spazio bianco dove non c'era nulla: nessuna città, nessun deserto... in realtà al posto del deserto c'erano dei materassi su cui camminare e in cui sprofondare come se si trattasse di vere e proprie dune. Per fortuna siamo riusciti a ricreare ogni singola ambientazione in una maniera che divertiva molto gli attori e li metteva anche alla prova, spingendoli quotidianamente a lavorare con la loro immaginazione. Ognuno di noi, insomma, doveva arrivare sul set pronto per dare libero sfogo alla fantasia, creando luoghi di ogni genere". […] Dal momento che il maestro Steven Spielberg è un grande narratore, gli abbiamo domandato di creare una storia per Tintin, un personaggio che non ha una biografia. Non ha voluto. "Non inventerei mai un passato per un personaggio come TINTIN" - si è giustificato - "perché Hergé era stato attentissimo a renderlo un work-aholic, una persona così determinata a trovare una buona storia e a portare a termine ogni incarico che gli è stato assegnato, risolvendo addirittura nuovi misteri, da non avere il tempo per possedere un passato: i suoi migliori amici sono il Capitano Haddock e il suo cane Milou, che sono ancorati al suo presente e lo accompagnano nelle sue esplorazioni". (www.comingsoon.it) ________________________________________________________________________________