NUMERO SETTE
OTTOBRE
2007
la rivista di ambiente dell’associazione Zygena
Sfogliamento
benvenuto autunno
LE SEZIONI
ARTE
Gli artisti hanno sempre trovato ispirazione osservando la natura,
in tutte le epoche, cominciando dai primi tentativi che
rappresentavano animali e caccia ed arrivando alle più alte espressioni delle
emozioni e della bellezza insita nelle forme naturali.
Natura ispiratrice per l'arte, arte nella natura, bellezza, perfezione, emozione:
guardare l'ambiente con gli occhi dell'artista è davvero un bel modo per osservarlo
BIZZARRIE
Il mondo naturale è una fonte continua di simpatiche curiosità,
bizzarrie e notizie che sembrano incredibili.
Perchè questa sezione?
Perchè l'amore per l'ambiente passa anche per la capacità di saper scoprire gli
aspetti comici della difficile convivenza tra gli esseri umani e le altre forme
viventi.
NATURA
Botanica, zoologia, etologia, ma anche turismo sostenibile,
tradizioni, biodiversità..
La natura ha infiniti aspetti da approfondire, per capire un po' meglio le forme
viventi che ci circondano, noi stessi compresi, in quanto parte di un unico
ecosistema complesso e affascinante.
LA REDAZIONE
“Sfogliamento” è il periodico mensile dell’associazione
di ricerca, consulenza e comunicazione ambientale
“Zygena onlus”.
registrazione Tribunale di Terni n.04/07 del 26/3/07
Direttore Responsabile:
Fabrizio Manzione
Redattori:
Nicoletta Bettini
Simona Capogrosso
Francesco Donati
Fabrizio Fulco
Gisella Paccoi
Alessia Vespa
redazione: via del Cassero 5 - Terni
[email protected]
sommario
Numero Sette - Ottobre 2007
ARTE
IL GUFO CHE AVEVA PAURA DEL BUIO 12
ANIMALI DA PALCO
17
UN GATTO DI DUEMILA ANNI
21
PETER PAN PUÒ FARE LE FUSA
21
IMPRONTE DI GATTO
22
IN QUESTO NUMERO
BIZZARRIE
Benvenuto, autunno. Lo
accogliamo, anche se in questi giorni, mentre stiamo
componendo il numero, le
temperature restano alte
(25°C alle 19 di sera, tanto
per fare un esempio...).
Situazione naturale o effetto
del cambiamento del clima?
Che il clima risenta di tutte le
attività umane, ormai, non ci
sono più dubbi. Lo ha confermato anche la Conferenza
Nazionale sul Clima, che si è
svolta alla FAO a metà settembre.
Noi c’eravamo. Potremmo
raccontarvi tutto quello che
si è detto, ma sinceramente ci
sono sembrate parole, che è
importante siano state dette...
ma sempre e comunque
parole. Ben più importanti,
invece, ci sembrano i due
documenti conclusivi.
Di uno riportiamo la versione integrale, l’altro lo potrete
scaricare dal sito.
Malgrado la proverbiale
“malinconia autunnale”,
vogliamo essere ottimisti, e
credere che non resteranno
solo parole, scritte ma
comunque parole.
UN PESCIOLINO FUORI DALLE
La redazione
“SUE ACQUE”
6
SAPORI D’AUTUNNO, GIOIE E DOLORI
8
LA SCIENZA IN BIANCO E NERO:
I CIPRINIDI
10
IL CORBEZZOLO E LA SUA FARFALLA
25
NATURA
I DUE ORFANELLI
5
QUELLE ESPERTE LO SCELGONO...
PICCOLO
11
ANDROMEDA E PEGASO
13
ANIMALI COL PALCO
19
MANIFESTO PER IL CLIMA
23
SFOGLIAMENTO RUBRICHE
se
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l
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t
i
t
s
o
ip
Filmato per la prima volta
il meccanismo che permette
alle cornacchie grigie di
emettere il canto: è
sorprendentemente simile
a quello umano
I pipistrelli del nettare,
sudamericani, sono
minuscoli ma hanno
la lingua lunga 8,5 cm,
ossia il 150%
della lunghezza del loro
corpo
Scoperta in California
una murena
con due sistemi
di mandibole.
Il sistema interno
serve per facilitare
la presa del cibo
Le api regine alterano
il comportamento delle
giovani api operaie
della colonia emettendo un
feromone che inibisce
l’aggressività
Sul dorso di un'ape estinta,
conservata in una resina,
sono state trovate
tracce fossili di un'orchidea
della specie Meliorchis
Caribea
4
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO NATURA
I due
orfanelli
la storia di Kevin e John...
orfani per bontà
SIMONA CAPOGROSSO
Quest'estate ho conosciuto Kevin e John.
Non sono due ragazzi stranieri venuti in Italia per trascorrere le vacanze ma due assioli toscani. Li ho conosciuti
all'oasi WWF di Burano. L'assiolo è un piccolo gufetto e, per chi non lo avesse mai visto, è stato reso famoso con il
nome Leotordo; è proprio il gufo di Ron Weasley, l'amico di Harry Potter. L'assiolo fa parte della famiglia degli
Strigidi come i gufi, le civette, gli allocchi. Sono dei piccoli uccelli, misurano 19 cm circa e pesano circa 75gr; si riconoscono per la combinazione delle piccolissime dimensioni (per un gufo) e per i cornetti, caratteristici ciuffi di piume
sulle orecchie. Come tutti i gufi l'assiolo ha gli occhi frontali, becco adunco, unghie robuste. Il piumaggio è grigio
bruno, leggermente macchiettato, che si confonde perfettamente con la corteccia degli alberi. La sua caratteristica
particolare è il monotono richiamo; un fischio melanconico insistentemente ripetuto, simile ad un kiù kiù kiù. La sua
attività di canto si svolge dal tramonto all'alba. Al tramonto inizia anche la sua caccia, con volo agile, leggero e silenzioso insegue la preda tra i rami poca distanza dal suolo. Date le sue piccole dimensioni si nutre principalmente di
insetti, soprattutto di farfalle notturne, che cattura con gli artigli, e trasporta fra gli alberi per poi mangiarle tranquillamente, dopo aver strappato loro le ali. Si stabilisce di preferenza nei luoghi con alberi isolati, o campi, vigneti
o giardini. Vive volentieri vicino alle abitazioni e sebbene sia abbastanza diffuso non è facile vederlo. Nidifica nei
buchi degli alberi, nelle fessure dei muri o in nidi abbandonati da altri uccelli. Durante il giorno riposa tra la vegetazione, occasionalmente i piccoli si rannicchiano sul terreno.
Ed è così che può capitare di fare una passeggiata nel bosco, ma anche nel giardino di casa, e trovare appollaiato sui
rami bassi di qualche albero, ben nascosto e un po' intontito un assiolo. Il nostro istinto ci induce a raccoglierlo, pensando stia male, ferito o abbandonato. Questo atteggiamento, che comunque indica sensibilità per la natura, non
sempre si rivela la scelta migliore per il piccolo.
Gran parte dei nidiacei, piccoli di merli, passeri, civette, assioli.., quando
ancora non sono in grado di volare, abbandonano il nido, pur essendo ancora seguiti e alimentati dai genitori. Raccogliere questi piccoli significa
toglierli alle cure dei genitori, sicuramente più valide del più esperto veterinario.
Così ho conosciuto Kevin e John; due cuccioli di assiolo, tolti alla mamma
che era lì a vegliare, vicino a loro.
Non è meglio lasciarli nel bosco?
Per fortuna, all'oasi c'è Fabio che si può prendere cura di loro; li aiuta a crescere, a diventare grandi e a ritornare nel bosco. All'oasi ci sono anche dei
manifesti, chiari e istruttivi, riguardanti piccoli di civette, allocchi, assioli o
barbagianni, vicino un albero con una scritta: "Stiamo bene, la nostra
mamma è vicina, lasciateci in pace."
5
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Un pesciolino
fuori dalle “sue” acque
quando l’uomo
crea mostri
NICOLETTA BETTINI
E' sicuramente l'animale domestico più conosciuto, lo troviamo nelle fontane delle nostre città, negli stagni, o lo
abbiamo vinto ad una fiera o ad un luna-park.
Silenzioso, discreto e poco esigente, gli bastano un po' di acqua pulita e cibo. Chissà cosa vede o cosa pensa dentro
la sua vaschetta?
Ottenuto tramite l'allevamento da parte dell'uomo, come con i cani e i gatti, il colore rosso-dorato è il risultato di una
selezione operata sul carassio comune dall'uomo. La specie selvatica da cui deriva è il Carassius auratus.
Appartiene alla famiglia dei ciprinidi, è originario dell'Asia orientale e si è diffuso dalla Siberia fino a tutta l'Europa
dove, riproducendosi incontrollatamente qua e là, si è rinselvatichito, riacquistando la colorazione originaria
(bruno-verdastra sul dorso e giallastra con riflessi bronzei sui fianchi).
Tenuto da solo il pesce rosso perde il suo colore man mano che si prolunga il tempo di isolamento. E' molto prolifico e, secondo alcuni esperti, può raggiungere in un'unica deposizione anche 300.000 uova, il numero medio si aggira sulle 50.000.
Si dice che il pesce rosso abbia una memoria limitata a pochi secondi, ma questo non è completamente vero: la loro
memoria può essere definita selettiva, vale a dire hanno una qualche coscienza di ciò che è accaduto in precedenza,
ma non sanno esattamente che cosa. Potete provare ad addestrarli a prendere in cibo in una determinata zona dell'acquario: il pesciolino imparerà che in quella zona succede qualcosa di "buono" anche se non ricorda cosa.
Gli individui allevati a scopo ornamentale hanno mantenuto la colorazione rosso-dorata con tonalità variabili (rosso,
aranciato, roseo, giallo, bianco con o senza macchie), le dimensioni vanno dai 4-5 cm fino ai 45 cm della forma originaria. Variabile è la forma del corpo, che spesso assume deformazioni anche mostruose e tuttavia apprezzate dagli
amatori che hanno dato origine a più di 20 razze, omeosome (morfologicamente simili al carassio originario) ed eterosome (coda semplice, doppia o tripla, corta o fluente, corpo tozzo o allungato). Fra queste ultime, le varietà più
esasperate sono quelle " occhi a bolla" e "celestial", che vedono a fatica e possono anche avere difficoltà nel mangiare. Chicco di riso invece è molto delicato e soggetto ad attacchi di altri pesci che scambiano le sue squame per cibo.
Ma andiamo a conoscere meglio queste aberrazioni che ha creato l'uomo…..
Fra le varietà omeosome ci sono:
Cometa: pinne sviluppate, in particolare quella caudale. La livrea è rossa o rosso-bianca. La varietà "Sarassa" presenta schiena rossa e il ventre argenteo.
Calico o Shubukin: squame trasparenti. La colorazione, da cui prende il nome
la varietà, e bianca con macchie rosse, blu
e nere.
Shubukin
Cometa
6
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
NATURA
Le varietà eterosome invece sono:
Black Moor
Celestial
corpo tondeggiante, nero,
pinne sviluppate,
forma degli occhi
detta telescopica.
globi oculari sporgenti e rivolti all'insù.
Chicco di riso
Fantail
("Squama a
perla")
corpo ovoidale con
pinna caudale ed
anale bifida.
Le squame concave
assumono
una
colorazione perlacea.
Occhio a bolla
corpo tondo o ovoidale, pinne molto
sviluppate, la caudale bifida.
Tonalità dal rosso,
bianco e rosso, calico.
Ranchu-Testa di
Leone:
globo oculare circondato da una
bolla piena di
acqua.
Colorito rosso o
rosso-pezzato
corpo corto, ovoidale,
mancante
della pinna dorsale,
coda doppia.
Escrescenze sviluppate sulla testa
Telescopio
Oranda
globi oculari grossi
e sporgenti (dal 3°
mese di vita).
possiede una vistosa
escrescenza
(vera e propria
malformazione) sul
capo,
provocata
dalla crescita anomala delle cellule
della pelle a partire
dal 2° anno d'età.
Ricercata e costosa
è la varietà Panda.
Di vari colori, quella a testa rossa presenta corpo bianco
e testa rosso vivo.
7
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Sapori d’autunno:
gioie e... dolori!
i funghi,
buoni “da morire”
NICOLETTA BETTINI
L'autunno, con l'alternanza della pioggia e del sole, è la stagione ideale per i funghi.
Sono costituiti per l'80%-90% di acqua, il rimanente da chitina.
Contengono grassi, proteine, zuccheri, potassio, ferro, calcio, vitamine
B2, C e PP. Così importanti per la nostra alimentazione, quanto insidiosi: infatti, solo attraverso una profonda conoscenza si è in grado di
riconoscere le specie commestibili da quelle tossiche e velenose!
Nel raccoglierli (dobbiamo possedere il patentino per non incorrere in
qualche multa!) non lo dobbiamo fare indiscriminatamente: solo alcune specie sono commestibili.
Non vanno recisi, poiché parti determinanti per il riconoscimento (da
parte degli Ispettori Micologi della ASL) potrebbero rimanere nel terreno. Prendiamo solo quelli sani, ponendoli in
un cestino di vimini che consente l'ulteriore disseminazione delle spore, evitando la loro compressione e la fermentazione.
Non mettiamo quelli sospetti insieme a quelli buoni: le spore dei primi potrebbero depositarsi su quelli commestibili causando intossicazioni.
Non raccogliamoli vicino ai cimiteri, centrali elettriche, discariche di rifiuti, sponde di corsi d'acqua inquinata, aeroporti, strade e autostrade, stabilimenti industriali, frutteti e/o colture trattati con antiparassitari, pascoli, parchi e
giardinetti cittadini.
Tutti i funghi commestibili vanno consumati nel più breve tempo possibile, poiché sono facilmente deperibili e,
soprattutto, devono essere ben cotti: quelli crudi sono scarsamente digeribili, se non addirittura velenosi (il comune "chiodino"- Armillaria mellea - è tossico da crudo e va effettuata una pre-bollitura di 20 minuti circa prima della
cottura definitiva).
Il consumo deve essere contenuto, in particolare nei bambini, anziani, donne in gravidanza o allattamento, persone
che presentano intolleranze alimentari, farmaci, o affette da patologie gastriche, epatiche, pancreatiche, renali, senza
il consenso del medico.
I funghi velenosi non vengono resi commestibili dalla cottura, dall'essiccamento o da altri trattamenti: nella maggior parte di essi le tossine sono termostabili.
Ma l'avvelenamento si può avere anche nel caso di funghi commestibili. Ciò a causa di un consumo esagerato, carenze enzimatiche nella persona, eccessiva assunzione di alcolici durante il pasto, presenza di ptomaine (sostanze prodotte dalla degradazione degli amminoacidi di funghi mal conservati o avariati) o microorganismi patogeni.
In caso di intossicazione, che può essere a breve o lunga incubazione, e alla prima comparsa di sintomi sospetti,
recarsi subito in ospedale, senza aspettare che i disturbi arrechino gravi danni agli organi.
Portare con sè anche un piccolo campione del vegetale incriminato, indicando il tempo intercorso tra l'ingestione e
la comparsa dei sintomi: gli specialisti riconosceranno la specie e valuteranno i potenziali effetti. Indichiamo la loro
provenienza: se sono stati comprati, raccolti da dilettanti o falsi esperti.
8
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
BIZZARRIE
Non ricorrere mai a farmaci che bloccano la diarrea: questa è un meccanismo di difesa dell'organismo per eliminare le tossine.
Con queste poche righe abbiamo cercato di darvi dei piccoli consigli. Non dimenticate che è indispensabile avere una
buona guida che vi indichi le specie ritenute velenose (per mancanza di spazio non ve le possiamo elencare tutte!).
Quindi buon divertimento e buon…appetito!
Alcuni esempi di intossicazione provocata da funghi
INTOSSICAZIONI A LUNGA INCUBAZIONE
INTOSSICAZIONI A BREVE INCUBAZIONE
i sintomi compaiono tra le 6 ore ed i 14 giorni. I disturbi sono i più pericolosi, poichè la persona può consumare più volte il fungo a rischio ed i primi sintomi dell'intossicazione (nausea, vomito, diarrea) sono così
lievi da essere sottovalutati. Le sindromi più frequenti
sono:
i sintomi compaiono fra i 15-30 minuti e le 3 ore dall'ingestione. Le principali sindromi sono:
Falloidea: la più grave, provocata dall'ingestione di
Amanita verna, virosa e phalloides, il fungo più pericoloso presente nel nostro Paese. Contiene le amatossine, mortali anche in piccole quantità: la dose letale è di
0,1 mg per ogni kg di peso e per un adulto possono perciò essere sufficienti soli 20 gr di fungo fresco. I primi
sintomi dell'avvelenamento compaiono tra le 6 e le 24
ore dall'ingestione, con vomito e diarrea. A distanza di
circa 2 giorni, il fungo danneggia il fegato, determinando un'epatite fulminante. I sintomi sono un'insufficienza epatica dovuta alla distruzione delle cellule del
fegato da parte dei veleni. Non ci sono antidoti specifici, ma è possibile la guarigione attraverso il ricovero in
una struttura attrezzata. Vi è anche la sindrome parafalloidea, con sintomi e decorso simili, provocata da
alcune Lepiota, da Galerina marginata e anche da
Entoloma sinuatum.
Orellanica: è provocata dal Cortinarius orellanus. I
primi sintomi (nausea, vomito, sudorazione) si manifestano 2-3 giorni dopo l'ingestione. A distanza di
parecchie settimane dalla sua ingestione, compaiono i
sintomi più seri dell'intossicazione: dolori lombari,
mal di testa, assenza di emissione di urina, segno evidente di un'insufficienza renale irreversibili. Essa fu
individuata in Polonia nel 1952, in conseguenza di 135
casi di avvelenamento (19 mortali). Fino ad allora il
Cortinarius era considerato commestibile. Se l'esito
non è mortale, rimane un'insufficienza renale definitiva che richiede l'uso della dialisi. Attualmente è stata
dimostrata la velenosità di Cortinarius speciosissimus,
C. splendens, C gentilis, probabile quella di C. vitellinus, C. orellanoides e C. atrovirens.
Coprinica: causata dal Coprinus atramentarius ma
anche Clitocybe clavipes, accompagnato da uso di
alcoolici. Si avvertono tachicardia, malessere, mancanza di respiro e cefalea. Periodo di latenza: da pochi
minuti ad un'ora.
Emolitica: provocata da funghi consumati crudi (ma
ottimi dopo la cottura). Tra le specie responsabili sono:
Armillaria mellea (Chiodino), Amanita rubescens,
Tricholoma sp. Russule sp. Macrolepiota procera,
Clitocybe nebularis, Boletus luridus ed i generi
Morchella e Helvella.
Gastrointestinale: tra le specie ricordiamo
l'Agaricus xanthoderma, Omphalotus olearius,
Tricholoma pardinum e groanense, Lactarius torminosus, Russula emetica, Boletus satanas. I sintomi sono
nausea, vomito, diarrea, dolori addominali che compaiono dopo 15 minuti o 2 ore.
Micoatropinica: è causata da Amanita muscaria e A.
pantherina. I sintomi sono sonnolenza, eccitazione.
Tempo di latenza: da 15 minuti a 2 ore circa.
Muscarinica: i sintomi sono dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, disturbi visivi, tremore diffuso e
rallentamento del battito cardiaco, che si risolvono
benignamente in poche ore. E' provocata da molte specie del genere Inocybe e dalle piccole Clitocybe bianche. Periodo di latenza: da 30 minuti a 4 ore.
Narcotico-psicotropa: è causata dai generi
Psilocybe, Conocybe, Paneolus, Stropharia ed altri. La
tossicità è causata principalmente dalla psilocibina, ad
azione allucinogena.
Giromitrica: è provocata da Gyromitra esculenta, G.
gigas e da altri ascomiceti del genere Helvella e
Sarcosphera.
9
OTTOBRE
SCIENZA IN BIANCO E NERO
I
ciprinidi
C’è stato un momento in cui la scienza (e
la storia!) ai ragazzi si raccontavano così...
DA: ENCICLOPEDIA
“IL TESORO”, 1939
I ciprìnidi sono pesci d’acqua dolce, numerosi e uniformi tra loro.
Molti si allevano nelle peschiere, perchè sono ricercati per le loro carni.
La più importante tra essi è la carpa, che vive in tutte le acque, paludi, fiumi: in genere preferisce le acque tranquille, a fondo fangoso, non troppo fredde e ricche di vegetazione. Essa è diffusa in tuta Europa, eccetto nell’Europa
Settentrionale, dove le acque sono troppo fredde e soggette a gelare nell’inverno.
Pare sia stata importata dall’Oriente, in tempi assai antichi: infatti i Romani e i Greci la conoscevano e ne praticavano l’allevamento in appositi bacini, benchè non ne apprezzassero molto la carne. La si riconosce facilmente dal corpo
robusto, e dal capo fornito di barbigli.
La carne di questo pesce, senza essere finissima, è però buona e sostanziosa; e poichè esso può raggiungere dimensioni rilevanti, sessanta o settanta centimetri di lunghezza, e dieci o dodici chili di peso, può portare un notevole contributo all’alimentazione pubblica.
Perciò se ne fanno allevamenti in grande scala, in bacini più o meno larghi, poco profondi, dove l’acqua possa riscaldarsi a sufficienta, e circondati di piante.
In Italia se ne pratica l’allevamento con ottimo esito nelle risaie.
Un altro vantaggio notevole dell’allevamento delle carpe è dato dalla distruzione di larve di zanzare, di cui le giovani carpe sono ghiottissime.
Siamo quindi riconoscenti a questo bravo pesce, che ci dà un ottimo cibo ed è nostro valido alleato nella lotta contro la malaria!
Non è difficile che qualcuno di voi possieda qualche pesce rosso, da tenere in casa, in un bel vaso, o in giardino, nella
vasca, dove, coi suoi compagni, mette una bella nota di colore.
Esso si chiama pesce dorato o pesce rosso della Cina.
Fu importato in Europa nel 1700, e lo si può vedere un po’ da per
tutto, perchè vive in vasi di cristallo, senza terra al fondo, ne’ piante acquatiche, ne’ altri animaletti acquatici minori.
In fondo è il più stucchevole dei pesci d’acquario; non fa il nido,
non cambia aspetto esterno, è pigro e flemmatico.
La specie originaria è di colore oscuro: ma con accurate scelte
artificiali, se ne sono ottenute varietà rosse, gialle, ròsee, talora
biancastre, persino verdognole, con macchie nere.
I Cinesi si òccupano molo a produrre e a moltiplicare certe varietà e anche certe mostruosità del pesce dorato, per cui gli amatori
vanno in visibilio. Ed ecco mostri con doppia coda, molto sviluppata; con grandi pinne o senza pinna dorsale; con occhi normali o
con occhi enormi volti all’insù.
La didascalia di questa foto diceva: “il gatto di casa
dimostra per i pesci d’oro molto interesse”
10
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
NATURA
Quelle esperte
lo scelgono piccolo
ecco il concetto di
“sesso sicuro” tra i ragni
GISELLA PACCOI
Il ragno saltatore africano continua a riservare sorprese ai ricercatori che lo stanno studiando.
Che le femmine "di primo pelo" siano attratte dai
maschi di grandi dimensioni può essere intuibile, ma
chi l'avrebbe mai detto, invece, che quelle con un po'
di esperienza preferiscano scegliere gli esemplari più
piccoli?
Già era strano il fatto che la scelta del partner venisse
effettuata indifferentemente da entrambi i sessi, ma
questa anomalia era motivata dal tranquillo cannibalismo reciproco postcoitale: a conclusione dell'amoroso incontro, il numero dei maschi che divora la compagna è solo di poco superiore a quello delle femmine
che si nutrono del gustoso amico.
La femmina adulta di ragno saltatore africano va dai tre ai sei millimetri, mentre il maschio può essere grande tra i
quattro ed i sette millimetri.
Sembrano differenze infinitesimali, ma possono fare la differenza, se si tratta di salvare la pelle.
In una serie di esperimenti di laboratorio, si è visto che gli "inesperti", sia maschi che femmine, erano attratti di preferenza da partners grandicelli (si parla comunque di uno o due millimetri in più...).
Le femmine "navigate", non più vergini, però, puntavano la loro attenzione sul più piccolo maschio disponibile.
"E' come se, dopo essersi salvate una volta, le femmine non fossero più disposte a correre nuovamente il rischio",
afferma il dr. Pollard, a capo del team di ricercatori, "e preferissero scegliere di praticare la loro versione del sesso
sicuro!"
Per la scelta, le femmine si sono affidate alla loro vista,
dimostrando di avere un'ottima capacità di valutare le
dimensioni.
E' proprio il caso di dire, prendendo a prestito lo slogan
del vecchio film su Godzilla... "sono le dimensioni a fare
la differenza!"
11
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
ARTE
Il gufo che
aveva paura del buio
una deliziosa storiella
per bambini... e non solo
SIMONA CAPOGROSSO
Quest'estate mi è capitato di leggere questo libro insieme ad un gruppo di bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni.
Ho potuto constatare che molti avevano paura del buio ma altri ne erano affascinati.
Com'è fatto il buio? Chi vive al buio? Cosa sono questi rumori? Che sono queste piccole luci?
Vedo degli occhi nel cespuglio, di chi sono? Guarda che forma strana! Guarda
quante stelle!
Così di sera, in circolo, abbiamo letto la storia di Tombolo, piccolo gufetto che
ha paura del buio. Tombolo è un piccolo barbagianni e questi uccelli, rapaci
notturni, sono chiamati i fantasmi della notte per via del loro piumaggio bianco e del loro volo silenzioso del bosco.
Tombolo è uguale a tutti gli altri piccoli barbagianni tranne che per un particolare: Tombolo ha paura del buio, ha paura ad uscire di notte e si rifiuta di volare per andare a caccia anche se in compagnia del suo papà.
La mamma non si stanca di ripetergli che lui non deve aver paura del buio; ma
Tombolo deciso le risponde sempre allo stesso modo:"Io si, il buio non mi piace affatto!!".
La mamma insiste nel fargli capire che i barbagianni sono ucceli della notte ma Tombolo risponde sempre più deciso che lui vuole essere un uccello del giorno. La mamma chiede allora a Tombolo ciò che sa del buio e la risposta è
chiara: "il buio è nero, il buio è cattivo".
La mamma, piena di pazienza, lo convince ad uscire , di giorno, per chiedere informazioni sul buio. E' a questo punto
del libro che per Tombolo, come per i bambini, inizia l'avventura.
Tombolo, nelle sue esplorazioni, incontra un ragazzino che pensa che il buio è fantastico; di seguito, un anziana
signora gli spiega che il buio è gentile perchè può evocare le cose belle del passato. Ed ogni sera, il papà barbagianni cerca di convincere Tombolo ad uscire per andare a caccia insieme ma il piccolo ancora non si sente pronto, è
ancora insicuro. La mamma, però, continua a spronarlo ad uscire per chiedere altre informazioni sul buio. Tombolo
incontra un boyscout che gli dirà che il buio è divertente; una bambina gli rivelerà che il buio è necessario per far
arrivare Babbo Natale e una signorina farà conoscere al piccolo altri animali della notte. Poi un uomo, con il telescopio, gli mostrerà le costellazioni del cielo.
Infine Tombolo incontrerà il gatto Orione, al quale continuerà a dire di aver paura del buio; ma Orione, il grande
cacciatore, gli risponderà che lui è solo convinto di averla.
Sarà l'amicizia con il gatto Orione a far apprezzare a Tombolo la bellezza della notte?
“Il gufo che aveva paura del buio”, di Jill Tomlinson, è edito in Italia da Feltrinelli
kids e costa 7 euro.
12
OTTOBRE
SCIENZA: FIRMAMENTO
Andromeda e
Pegaso
Due costellazioni
vicine ed interessanti
FRANCESCO DONATI
Lo scorso mese di settembre abbiamo parlato della costellazione di
Andromeda focalizzando la nostra attenzione sulla Grande Galassia
omonima M31. Questo mese continueremo l'osservazione di oggetti
celesti in Andromeda e cominceremo a parlare di una costellazione
ad essa vicina: Pegaso.
La stella più importante della costellazione di Andromeda è Gamma
Andromedae (Almach, "lince"). E' un sistema triplo che dista dalla
Terra circa 250 anni luce. La stella principale del sistema è di magnitudine 2,2 e appare di colore giallo e presenta una compagna di
magnitudine 5 di colore azzurro. Questa seconda stella è a sua volta
doppia con una compagna di magnitudine 6,5 che le ruota attorno
con un periodo di circa 60 anni. La separazione della coppia principale è solamente di 10" e ci vuole un buon binocolo (o un piccolo
telescopio) e soprattutto un cielo molto limpido per poterle vedere
separate. La separazione della seconda coppia è di soli 0",5 ed è
quindi fuori dalla portata di binocoli e telescopi amatoriali.
C'è un'altra stella doppia in Andromeda che è alla portata di un buon binocolo. Si tratta di pi greco Andromedae.
Sono due stelle di magnitudini 4,4 e 8,5 separate di 35" d'arco. La loro distanza dalla Terra è stata stimata in 400
anni luce. Inoltre la stella principale è a sua volta una doppia spettroscopica, ossia presenta una compagna che le
ruota intorno in circa 145 giorni. In definitiva anche questo è un sistema triplo di stelle.
Un bell'ammasso stellare da osservare è NGC752. E' composto da circa un centinaio di stelle di magnitudini comprese tra 9 e 10 e si trova a 1300 anni luce da noi. È un ammasso molto grande e disperso e quindi ideale da osservare con un binocolo. Nello stesso campo è osservabile una stella più luminosa delle altre di magnitudine 6. Si tratta di 56 Andromedae, una coppia di stelle giganti gialle che non fanno parte dell'ammasso in questione.
Quando osserverete questa zona al binocolo noterete immediatamente la coppia di 56 And e una serie di stelline
messe in fila in verticale alla loro destra, mentre NGC 752 vi risulterà difficile da localizzare poco sulla sinistra. Ma
abbiate un pò di pazienza e lasciate all'occhio il tempo di abituarsi al buio e alla fine lo vedrete. Se poi possedete un
piccolo telescopio e riuscite ad arrivare intorno ai 30-35 ingrandimenti vedrete che l'ammasso occupa tutto il campo
dell'oculare potrete contare al suo interno una cinquantina di stelle.
Confinante con Andromeda è facilmente localizzabile la costellazione di Pegaso. Esso rappresenta il famoso cavallo alato della mitologia greca, figlio di Poseidone e della Medusa.
L'asterismo che rappresenta questa costellazione è un grande quadrato che contraddistingue il corpo del cavallo
alato. Una delle 4 stelle vertici del quadrato è condivisa con Andromeda, si tratta di Alfa Andromedae, Alpheratz
("testa della donna incatenata"). Fino al 1930 questa stella faceva parte in tutto e per tutto della costellazione di
Pegaso. Ma in quello stesso anno la società astronomica internazionale ha rivisto i confini delle costellazioni attribuendola ad Andromeda. Se vi capiterà di guardare una mappa stellare antecedente al 1930 potrete ancora trovarla
con il suo nome originario, Delta Pegasi.
Le altre 3 stelle che contraddistinguono i vertici del quadrato di Pegaso sono Beta Pegasi, Scheat ("spalla"), una stel13
OTTOBRE
SCIENZA: FIRMAMENTO
la gigante rossa 110 volte più grande del Sole e che possiede
una variabilità irregolare tra magnitudine 2,1 e 3,0. La distanza dalla Terra è stimata in circa 200 anni luce.
Gamma Pegasi, Algenib ("Ala del cavallo"), distante 480
anni luce, magnitudine 2,8 con piccolissime variazioni di
luminosità dell'ordine di un centesimo di magnitudine.
Alfa Pegasi, Markab ("la sella"), distante 100 anni luce,
magnitudine 2,5 e 80 volte più luminosa del Sole con temperatura superficiale di 10000° Kelvin.
In Pegaso non potete mancare di osservare la stella tripla
Epsilon Pegasi, Enif ("naso del cavallo"). È molto caratteristica perché le due componenti hanno luminosità
molto diversa tra loro. La principale è una supergigante gialla di magnitudine 2, 4500 volte più luminosa del Sole.
A 143" d'arco si trova una compagna di magnitudine 8 e a 82" si trova una terza stella di magnitudine 11. Al binocolo riuscirete a separare solo la coppia principale.
Nello stesso campo oculare di Enif provate ad osservare anche (preferibilmente sotto cieli molto scuri) l'ammasso
globulare M15, uno dei più belli del cielo boreale. Al binocolo vi apparirà come una macchiolina sfocata ma si trova
in un campo stellare molto ricco. Molto probabilmente contiene 250000 stelle e si trova a 35000 anni luce. Possiede
una magnitudine apparente di 6,5 e un diametro di circa 100 anni luce, le sue stelle più luminose sono di magnitudine 13.
Buone osservazioni e arrivederci al mese prossimo.
14
OTTOBRE
SCIENZA: FIRMAMENTO
La mappa, realizzata con il software skymap, mostra al centro il grande quadrato di Pegaso e alla sua sinistra la
costellazione di Andromeda.
Come spiegato nel testo, Alfa Andromeda è uno dei 4 vertici del quadrato ed è condivisa dalle due costellazioni.
Sulla destra, poco sopra Epsilon Pegasi (Enif) si trova l'ammasso globulare M15.
15
OTTOBRE
SCIENZA: FIRMAMENTO
In questa mappa è indicata la posizione dell'ammasso aperto NGC752 in Andromeda.
Esso si trova a sud di Almach quasi al confine con la costellazione del Triangolo.
16
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
ARTE
Animali...
da palco
Una speciazione
rock
FABRIZIO FULCO
Quante volte vi sarà capitato di sentir dire, su una recensione di un concerto o semplicemente parlando, riferendosi ad un musicista "..è proprio un
animale da palco..." che ormai non ci fate più caso e vi sembra un elogio
come un altro a questo o quel componente di un gruppo.
Ma vi siete mai chiesti come mai questo accostamento al mondo animale e
per esprimere un parere positivo poi?
Voglio dire in condizioni normali se ti dicono "sei un animale" non è certo
per farti un complimento, anche se io lo ritengo tale, magari sei stato troppo rude e ineducato.
Certo se si specifica allora il discorso cambia (sei forte come un toro....furbo
come una volpe...ecc...) e qui si passa agli elogi, ma "animale da palco" che
complimento è ?
STEVEN TYLER
Io mi sono fatto una mia idea che penso sia la più logica: praticamente un cantante, o un chitarrista che danno l'idea di essere talmente a loro agio sul palco quando suonano da sembrare degli animali nel loro habitat naturale vengono indicati come "animali da palco". Il rock poi è un genere fatto di emozione, adrenalina, sudore e rabbia. I gruppi più bravi a emozionarti ho notato che sono proprio quelli con una grande carica animalesca, che manca per esempio ai gruppi femminili che magari però - chiaramente rivolgendosi ad un pubblico maschile - la buttano più sul sexappeal, suscitando altri istinti molto animaleschi (in quel caso gli animali sono di fronte al palco....).
Di solito i rocker più navigati vengono definiti in questo modo, e sicuramente di "impronte" ne hanno lasciate e ne
lasceranno nella storia della musica - qualcuno le ha anche lasciate nel famoso Hollywood Boulevard dove ci sono i
calchi delle mani delle star più famose - ecco gli animali da palco più 'classici':
Steven Tyler - Aerosmith: E' l'essenza del rock, si muove aggressivo e graffiante in un habitat colorato e glam ma
mai pacchiano, la sua voce è unica e si accompagna alla chitarra di un altro
illustre 'animale', Joe Perry. Si accoppia in continuazione: vanta migliaia di
prede (sessuali)....e si è riprodotto molto bene regalandoci la bellissima
attrice Liv Tyler.
Mick Jagger - Rolling Stones: non ha certo bisogno di presentazioni,
anche lui perfettamente a suo agio nel suo habitat, dove si muove sinuoso,
ed anche lui è sempre in calore (sembra vanti oltre 4000 accoppiamenti...).
Paul Stanley - Kiss: Emette versi inconfondibili: la sua voce è praticamente unica! Usa truccarsi e diventare Starchild. Il suo habitat 'storico' è fatto di
grandi effetti scenici, nonchè vampiri che sputano sangue (Gene Simmons),
chitarristi venuti dallo spazio (Ace Frheley) e batteristi-gatto (Peter Criss).
Angus Young - AC/DC: A proposito di carica animalesca... è praticamente scatenato e sul suo habitat non sta mai fermo. Nella sua divisa da scola17
OTTOBRE
PAUL STANLEY
SFOGLIAMENTO ARTE
retto ha rappresentato il senso di ribellione al sistema per generazioni, emette assoli graffianti dalla forte matrice blues.
Steve Harris - Iron Maiden: Animale dai grandissimi poteri: tutto il
suo habitat è creato dalla sua mente, inoltre può evocare gigantesche
e mostruose creature (Eddie) che si muovono sul palco a ritmo della
musica dei Maiden e del suo basso, dando vita al più spettacolare
show della storia dell'heavy metal.
David Lee Roth - Van Halen: Ricorda un leone con quella lunga
chioma bionda tra piroette, salti e capriole, un vero frontman. Negli
ultimi anni è diventato più mansueto, con i capelli corti ed una vena
più blues. Recentissima la reunion con i suoi vecchi compagni dei Van
Halen, attendiamo ansiosi il nuovo corso di questa storica band.
Billy Idol - Si nutre di rock'n'roll e non potrebbe vivere al di fuori del
suo habitat tant'è vero che non perde occasione di esibirsi dal vivo in
adrenalinici concerti. In un periodo di reunion, ha ritrovato già da qualche anno il mitico Steve Stevens, grandissimo chitarrista insieme al quale ci ha regalato numerose hit negli anni '80. Il numero uno!
Alice Cooper - Quando si pensa ad Alice Cooper viene subito in mente il serpente con cui usa presentarsi sul palco
in uno dei suoi tanti numeri all'interno di un vero e proprio show in ambientazione horror grottesca e fumettistica,
che lo hanno reso famoso. Dice di trovarsi più a suo agio fuori dal palco….sarà vero ? Un'icona del rock....un vero
mito!
...e poi chi più ne ha più ne metta, sicuramente ognuno di voi individuerà i suoi preferiti.
Viva la natura, viva gli animali!
18
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO NATURA
Animali...
col palco
non sono musicisti
ma sanno lo stesso “suonarle”!
ALESSIA VESPA
Penso che non esista una persona che non abbia visto almeno una
volta il cartone animato "Bambi" o che comunque non ne abbia mai
sentito parlare.
In caso tal caso vi rivolgo un semplice quesito di natura scientifica: "di
che animale si tratta? E' forse un capriolo? Un daino? O perché non un
cervo?
Cerchiamo di vedere insieme quali sono le caratteristiche comuni e
quelle distintive dei succitati animali.
Innanzitutto una peculiarità che li accomuna è la presenza negli individui maschili di un paio di corna un po' particolari rispetto a quelle
possedute, per esempio, dalla giraffa o dalla capra.
In tutti gli animali elencati la struttura di base è simile. Si tratta sempre di protuberanze costituite da osso dermico le quali vengono ricoperte da strati di epidermide indifferenziata, nella giraffa o corneificata a formare una sorta di astuccio, nella capra.
CERVO
Nei nostri cervidi invece si parla di palchi caduchi cioè che vengono
rinnovati annualmente e ogni anno presentano una struttura più complessa. Durante lo sviluppo, tali protuberanze sono rivestite da un tessuto vascolarizzato, detto velluto, che viene
perduto una volta raggiunta la loro maturità, normalmente ciò avviene poco prima della stagione riproduttiva. Per
facilitare la lacerazione è frequente vedere il maschio che si sfrega i palchi contro la corteccia degli alberi, in questo
modo si prepara per le sue conquiste amorose e non solo.
I palchi, infatti, vengono utilizzati anche per acquisire un ruolo sociale o un territorio e vengono perduti subito dopo
la stagione dell'accoppiamento. Da lì a poco comunque cominceranno a comparire i nuovi abbozzi per i futuri palchi.
Ciascun cervide presenta palchi ben distinti l'uno dall'altro.
Prendiamo il palco del capriolo. Questo nell'adulto è costituito al
massimo da sei punte.
Simile è il palco del cervo il quale però è più grande, complesso e
ramificato.
Il daino invece si riconosce facilmente pervia del suo palco palmato,
la parte al di sopra della punta mediana si appiattisce e si allarga a formare una sorta di pala. Il numero di punte della palmatura sono variabili come d'altronde anche il numero dei pugnali negli altri cervidi.
19
OTTOBRE
CAPRIOLO
SFOGLIAMENTO
NATURA
Il loro sviluppo è condizionato non solo da fattori interni, ma pure da
fattori esterni quali quantità e qualità delle risorse alimentari, rango
sociale ecc.
Per quanto riguarda le altre caratteristiche esterne possiamo analizzare
dimensioni, il colore del mantello e le loro abitudini sociali.
Andiamo per ordine.
Per quanto riguarda la prima caratteristica sia il daino e che il capriolo
presentano dimensioni paragonabili mentre il cervo è decisamente più
grande.
Il colore del mantello nel capriolo varia dal grigio-bruno al rossiccio a
seconda della stagione.
Discorso analogo anche per i daini e i cervi.
I primi presentano una colorazione che va dal bruno-rossastro al bruno.
In linea di massima presentano un dorso pomellato, la parte inferiore di
colore più chiaro, la parte posteriore e la coda biancastre delimitate da
una linea scura. Nei secondi invece varia da brunastro a grigio-bruno.
DAINO
I maschi adulti del capriolo vivono in gruppo con due-tre femmine e
alcuni individui giovanili mentre sia quelli del daino che del cervo tendono a vivere isolati.
Penso di avervi dato sufficienti indizi per poter rispondere al quesito iniziale.
Allora alla luce di quanto esposto, secondo voi "Bambi" era un daino? Un cervo? O un bel cerbiatto con gli occhi
dolci?
Se non avete bene in mente l'immagine di "Bambi" avete due possibilità. La prima è domandare ai vostri nipoti o
figli di descriverlo. La seconda di rivederlo: seppure si tratti di un cartone, almeno all'inizio, un po' triste, è sempre
piacevole rivedere!
20
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
ARTE
LA NATURA NELL’ARTE
LA FOTO DEL MESE
Un gatto
di duemila anni
Peter Pan può
fare le fusa
Anche gli antichi Romani apprezzavano la compagnia
del felino più amato del mondo
I nostri gatti domestici
restano sempre cuccioli
Nel 10 a. C. l'imperatore Ottaviano Augusto, in una rara
manifestazione di ammirazione, così si espresse per la
sua gatta:
Chi ha un gatto in casa lo sa: quel felino, in comune con
quelli selvatici, ha sì e no l’aspetto esteriore.
“La mia gatta dal pelo lungo e dagli occhi gialli, la più
intima amica della mia vecchiaia, il cui amore per me
sgombro da pensieri possessivi, che non accetta obblighi più del dovuto............ mia pari così come pari agli
dei, non mi teme e non se la prende con me, non mi
chiede più di quello che sono felice di dare...
Com'e' delicata e raffinata la sua bellezza, com'e' nobile e indipendente il suo spirito; come straordinaria la
sua abilità di combinare la libertà con una dipendenza
restrittiva”.
Gli antichi Romani non si servivano dei gatti per il controllo dei topi (come i Greci, erano soliti usare altri carnivori, come la donnola, la faina e la martora), ma li
apprezzavano come animali da compagnia, tanto da
portarli con sè nel corso di tutte le campagne di conquista, contribuendo alla sua diffusione in tutta Europa.
Tracce della presenza del gatto sono state rinvenute in
tutte le regioni conquistate dai romani; è curioso, però,
il fatto che negli scavi di Ercolano e Pompei non siano
stati trovati resti felini.
L’istinto cacciatore si appaga subito dopo una svogliata
caccia ad una mosca o dopo due zampate ad un croccantino, ed il caratteristico “soffio” viene emesso di fronte
alla spazzola che vuole togliere il pelo di troppo, non
certo dinnanzi ad un pericoloso nemico o ad un competitore.
Il nostro micio “traduce” le carezze che gli fa la nostra
mano come le slinguazzate che riceveva da mamma
gatta quando era un cucciolo; dalla stessa mano riceve il
nutrimento e, magari, viene pure preso per la collottola
e portato nella cuccia: perchè dovrebbe crescere?
Ecco perchè, quando arriva l’autunno, il nostro impavido felino affronta i primi freddi... rifugiandosi sotto le
coperte o qualsiasi altra cosa calda si trovi sul letto (a
chi non è capitato di trovarlo acciambellato dentro la
manica del giubbotto?).
Insomma: sembra proprio che la “sindrome di Peter
Pan”, per i gatti domestici, sia la via più comoda per
vivere in pace!
In una città grande come Pompei, che aveva molti contatti con Grecia ed Egitto, è poco probabile che non
vivesse neanche un micetto; in più, la loro presenza è
testimoniata da un mosaico che ritrae un soriano a caccia di un uccello.
L’unica ipotesi possibile, quindi, sembra essere quella
che tutti i gatti riuscirono a mettersi in salvo ai primi
segni della catastrofe.
21
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO ARTE
Impronte
di gatto
Elogio del nostro
enigmatico compagno di casa
GISELLA PACCOI
“Il più piccolo felino è un capolavoro”, affermava Leonardo.
Gli faceva eco Mark Twain, con la sua celeberrima capacità di sintesi:
“Fra tutte le creature di Dio, solo una non può essere resa schiava: il
gatto. Se l’uomo potesse venire incrociato con il gatto, questo migliorerebbe l’uomo, ma peggiorerebbe il gatto”.
Il gatto ha lasciato le sue impronte ovunque, nella storia come nell’arte,
ed anche la letteratura, il cinema, la musica, sono stati spesso luoghi e
momenti di suo protagonismo.
Ne sono così nati episodi e aneddoti curiosi e divertenti, che ora sono
raccolti in un libro scritto da Detlef Bluhm, “Impronte di gatto”.
I vari capitoli sono dedicati alle svariate caratteristiche del gatto, che
viene di volta in volta visto ed approfondito come soggetto “storico,
ispiratore, sorprendente, enigmatico, autonomo, superiore, viaggiatore,
lavoratore, effimero”.
Con grande sensibilità l'autore racconta pertanto la storia del gatto, l'unico
animale della terra ad essere passato da animale domestico a divinità, conoscendo periodi fortunati (ad esempio con il popolo degli egizi) alternati a
periodi di vere e proprie persecuzioni.
Da sottolineare che il libro non è semplicemente un puro trattato storico sull'evoluzione del gatto, ma presenta anche numerosi approfondimenti sulla
complicata relazione uomo-gatto, dove spesso è il gatto che “adotta” l'uomo,
rimanendo sostanzialmente un amico del tutto indipendente, rapporto magistralmente descritto da Pablo Neruda:
“Io non conosco il gatto. So tutto, la sua vita e il suo arcipelago, ma non
riesco a decifrare un gatto, sul suo distacco la ragione slitta, numeri d’oro
stanno nei suoi occhi”
22
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
NATURA
Manifesto
per il clima
la conferenza sul clima
si è conclusa con questo documento
I cambiamenti climatici costituiscono un problema nazionale. Le strategie per contrastarli vanno considerate prioritarie per l’iniziativa del Governo e per l’integrazione delle azioni di riduzione delle emissioni di gas serra e delle
azioni di adattamento sostenibile nelle politiche sociali, economiche, finanziarie, agricole e territoriali. Queste azioni possono e devono rappresentare anche un importante volano per l’occupazione. La sicurezza, il benessere e la
qualità della vita dei cittadini italiani di oggi e domani dipendono dalla salute del pianeta e del suo clima. Il Ministero
dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare entro il 2008 definirà una strategia nazionale per l’adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici e per la sicurezza del territorio.
1. In base ai risultati della Conferenza Nazionale, coerentemente con le strategie delineate in sede Nazioni Unite (in
particolare la Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici– UNFCC) e con quelle delineate in sede di Unione
Europea, è necessario sviluppare politiche concrete di mitigazione dei cambiamenti climatici rispettando gli impegni assunti e lavorando nelle opportune sedi internazionali per più significative riduzioni dell’emissione di gas climalteranti, avviando contestualmente iniziative concrete a favore del risparmio, dell’efficienza energetica e dell’utilizzo di fonti rinnovabili sostenibili.
Si deve, innanzitutto, attuare il protocollo di Kyoto entro il 2012 e, nell’ambito della prossima rinegoziazione degli
obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, procedere alle ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra indicate dall’Unione Europea, pari ad almeno il 20% entro il 2020 (che auspichiamo diventi del 30% come previsto dalla
UE, nel quadro di un accordo globale) e al 60% entro il 2050, coerentemente con le indicazioni
dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC).
2. E’ necessario coordinare le misure di mitigazione con quelle di adattamento al cambiamento climatico, integrando da subito queste ultime nelle politiche settoriali di sviluppo economico, nella legislazione e nei programmi di
finanziamento delle grandi opere, prevedendo azioni immediate di adattamento che possono già oggi essere avviate
in Italia, a partire dalle politiche riguardanti:
o la protezione degli ecosistemi e della biodiversità (terrestre e marina)
o la gestione del suolo e delle coste;
o la gestione delle risorse idriche,
o la tutela sanitaria della popolazione.
o l’agricoltura e lo sviluppo rurale,
o l’industria e l’energia,
o il turismo.
In questo contesto assumono priorita’ la concreta attuazione di alcuni strumenti normativi, tra i quali:
a) la Direttiva Quadro Acque 2000/60 (risorse idriche)
b) la Direttiva Habitat 92/43/CEE e Direttiva Uccelli 79/409/CEE (biodiversità)
c) la della Convenzione Internazionale per la protezione delle Alpi
d) il sistema contabilità nazionale ambientale (legge delega)
e il completamento del percorso di riforme delle norme sulla valutazione ambientale, soprattutto per quanto riguar23
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
NATURA
da l’ integrazione della Valutazione Ambientale Strategica nei nuovi piani.
3. E’ necessaria la definizione immediata di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che veda
impegnato l’intero Governo, le istituzioni locali e territoriali e le parti sociali, connesso e integrato con l’avvio o la
concreta implementazione dei due piani previsti dalle due grandi Convenzioni internazionali:
- il Piano nazionale per la biodiversità, con particolare riferimento al ripristino ecologico e alla deframmentazione;
- il Piano nazionale di lotta alla siccità e alla desertificazione;
Inoltre, in un’ottica di piena sostenibilità ambientale, il Piano dovrà comprendere le migliori strategie di intervento
per:
- la difesa del suolo;
- la gestione integrata delle coste;
- l’adattamento del turismo in Italia;
- la gestione delle risorse idriche;
- un programma nazionale di partecipazione, informazione, sensibilizzazione dei cittadini sui cambiamenti climatici.
La complessità del tema dei cambiamenti del clima e delle sue interconnessioni con gli aspetti di sviluppo socio-economico nazionale e con gli aspetti internazionali (legati alle politiche europee e all’attuazione delle direttive comunitarie, così come alle politiche extraeuropee e alle relazioni internazionali), richiede che il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sia coerente con le strategie di mitigazione e le iniziative di ricerca sui cambiamenti climatici e la formazione.
L’ esigenza di sviluppare strategie e piani di adattamento ai diversi livelli territoriali richiede la disponibilita’, per le
amministrazioni di tali ambiti, di dati, informazioni e documentazione, nonche’ la predisposizione di rapporti periodici sullo stato di attuazione delle iniziative. Per conseguire queste finalita’ e’ opportuno attribuire, sul modello tedesco, all’Agenzia per la Protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (APAT) le funzioni di centro di competenza sugli
impatti e sull’ adattamento ai cambiamenti climatici.
4. Devono inoltre essere promosse iniziative per assistere i paesi in via di sviluppo nella programmazione e nella
attuazione di piani di adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici anche al fine di prevenire squilibri sociali.
Per favorire la sostenibilità nelle politiche di adattamento è opportuno proporre l’istituzione di un Fondo europeo di
adattamento che possa supportare le iniziative di assistenza ai paesi in via di sviluppo, con particolare attenzione a
quelli del bacino mediterraneo.
5. Si auspica che gli impegni del governo italiano per integrare le logiche di adattamento ai cambiamenti climatici
all’interno delle politiche generali e settoriali possano essere conseguiti entro un arco temporale di tre anni. Per
monitorare i progressi, così come per adeguare le politiche al ritmo incalzante del mutamento climatico, si auspica
la convocazione della Conferenza Nazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici con una cadenza che segua
almeno quella dei rapporti dell’Ipcc e che preveda sessioni di aggiornamento.
Scarica dalla versione on-line le
“prime tredici azioni per l’adattamento sostenibile”
24
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO BIZZARRIE
Il corbezzolo
e la sua farfalla
Una curiosissima
convivenza
SIMONA CAPOGROSSO
Il corbezzolo è una delle piante che caratterizza la macchia mediterranea; si presenta in genere come un alto
cespuglio o come un albero di circa tra 3 e 5 metri di
altezza; a volte, in condizioni favorevoli, può arrivare
anche a 10 metri.
Come le altre piante della macchia mediterranea, il corbezzolo ha le foglie di un colore verde brillante, coriacee
e sempreverdi; sono foglie ellittiche, glabre e appaiono
translucide come fossero laccate. I fiori, prediletti dalle
api, sono di un bianco candido, campanulati e si sviluppano in molti mesi dell'anno, soprattutto tra ottobre e
marzo. I frutti, rossi e sferici, sono chiamati anche ciliegie di mare ma sono granulati come le fragole e maturano in piccoli grappoli. Il corbezzolo è una pianta molto
particolare poiché presenta contemporaneamente sia le
foglie che i fiori e i frutti, in un armonioso complesso di
brillanti colori: il verde, il bianco e il rosso. Proprio
come la bandiera italiana tanto che nell'Ottocento,
durante il periodo rinascimentale, il corbezzolo divenne
il simbolo dell'unità nazionale. Il nome latino " Arbutus unedo" la pianta lo deve al suo frutto, dolce e gradevole ma
poco digeribile; unedo è infatti l'abbreviazione di unum tantum edo cioè ne mangio uno solo.
Tra le piante della macchia mediterranea, poi, il corbezzolo è una delle prime, tra le specie legnose, a riprendersi
dopo un incendio; il suo legno rossastro e le sue foglioline verdi ravvivano l'ambiente danneggiato e sembrano dar
coraggio alle altre piante. Il suo legno viene poi usato per realizzare piccoli lavori artigianali; dai frutti, invece, è possibile preparare marmellate e distillare l'acquavite.
Altra particolarità di questa pianta è la sua farfalla: "Charaxes jasius". Questa farfalla si trova solo nella macchia
mediterranea, appartiene alla famiglia delle Ninfalidi e viene anche comunemente chiamata Ninfa del corbezzolo.
Ha una spiccata territorialità, infatti difende e sorveglia il suo territorio, il suo corbezzolo. La Charaxes depone un
uovo giallo e lo fissa su una foglia; dopo una settimana circa uscirà un piccolo bruco giallo; per incidere l'uovo il
bruco impiega circa 10 minuti e mangerà il suo guscio per recuperare le energie. Il piccolo bruco continuerà il suo
pasto mangiando esclusivamente le foglie del corbezzolo, assumendo così la clorofilla; il verde della clorofilla colorerà il suo corpo. Nel bruco si evidenzia la testa dal resto del corpo, poiché è caratterizzata da 4 piccole appendici
rosse simili a delle orecchiette. Il bruco è molto attivo soprattutto di sera mentre di giorno sonnecchia comodamente sopra un morbido lettino di seta da lui stesso intrecciato su una foglia. In primavera, quando arriva il momento
di trasformarsi in crisalide, il bruco inizia a filare un'altra seta per rinforzare il picciolo della foglia scelta per impuparsi, sospeso a testa in giù. La farfalla ha una splendida livrea bruna orlata di arancione ad ali aperte; quando è
appoggiata su un ramo, invece, ad ali chiuse, ha una bellissima livrea coloratissima con disegni arancio-azzurri e
fasce bianche e gialline. A renderla più elegante sono due prolungamenti, simili a delle code, sulle ali. La ninfa del
corbezzolo non ama i fiori ma frutti marcescenti, come uva e fichi, e viene soprannominata "la sbronzona" poiché è
ghiotta di liquidi zuccherini come vino, birra e alcolici. Per "bere" la farfalla si serve della sua "cannuccia" ed una
volta ripreso il volo la sbronzona maschera il suo stato volando sempre più o meno ad onde, forse un po' meno veloce. È facile catturare la Charaxes ma attenzione è una farfalla che sta diventando sempre più rara; è da proteggere e
ammirare sui rami del suo corbezzolo, semmai fotografarla.
25
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO
NATURA
Souvenir
illegali
vacanze rovinate
per disinformazione oppure...
NICOLETTA BETTINI
L'estate è terminata e con lei le vacanze, trascorse magari in qualche meta esotica.
Non è passato giorno in cui le tv non ci abbiano raccontato che negli aeroporti sono
stati sequestrati "souvenir" illegali (animali, piante o prodotti da loro derivati).
Molte persone, infatti, al ritorno dalle loro vacanze, volevano introdurre nel nostro
Paese delle specie protette, poiché minacciate di estinzione, e tutelate dalla CITES
(Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e
flora minacciate di estinzione), nonostante in tutti gli aeroporti del mondo siano
presenti dei pannelli illustrativi bilingue che spiegano che cosa sia la convenzione,
quali le specie protette, le norme da rispettare, un elenco dettagliato di autorità
nazionali ed estere cui rivolgersi per ottenere le necessarie autorizzazioni.
Il commercio illegale di tali esemplari è uno dei traffici più lucrosi per le organizzazioni criminali, secondo solo a quello di droga e armi. E' un flusso che parte
soprattutto dai paesi poveri ed interessa quelli ricchi che lo alimentano con grave
danno per la biodiversità mondiale.
Secondo la CITES la guida della "valigia sicura" ci dice che possiamo importare
fino a un massimo di 250 gr. di caviale a persona, altrimenti serve un permesso
(sapendo, però, che tutte le specie di storioni sono incluse nella CITES). Per il
corallo ed i cactus bisogna avere un permesso di esportazione. Per i pappagalli il commercio è rigorosamente controllato, mentre vietato è quello della tartaruga marina e dei suoi prodotti. Sono vietati il commercio di avorio in
India e in altri paesi asiatici, ed è vietato il possesso degli scialli in shahtoosh, che stanno portando all'estinzione le
antilopi tibetane (per ogni scialle ne vengono uccise illegalmente 4).
Da una statistica gli esemplari Cites più sequestrati sono i prodotti degli alligatori, dei coccodrilli e dei serpenti (cinture, cinturini, stivali, valige); le conchiglie di strombi giganti; il corallo (vivo o come gioiello); prodotti della medicina tradizionale orientale contenenti, ad esempio, ossa di tigre, leopardo, corno di rinoceronte, bile d'orso e
muschio; piante vive quali cactus ed orchidee; scialli di shatoosh, capi in pelle di leopardo o altri felini selvatici;
oggetti e carapaci di tartaruga marina; prodotti ricavati da zanne e pelle di elefante; caviale, pappagalli, rapaci, scorpioni, scimmie e rettili vivi.
Nei negozi di animali è facile trovare specie esotiche o "selvatiche" provenienti da vari paesi. Sono forniti certamente di documenti, e sicuramente quel senso di "particolare" che ci spinge ad acquistarli non ci fa pensare alle cure che
richiedono, al business che c'è dietro…e soprattutto al loro metodo di cattura. Ad esempio il pesce pipistrello, una
specie tropicale molto diffusa negli acquari, si cattura versando cianuro in mare (sembra che lo attiri) per farlo salire a galla: su 10 pesci, nove muoiono in pochi minuti. I sopravvissuti finiscono in una busta sigillata con aria satura
di ossigeno; in viaggio ne muoiono la metà. Il porcellino della Thailandia, molto simpatico e affettuoso, va massaggiato ogni giorno con una crema idratante, per evitare che le setole si induriscano causandone anche la morte.
Queste sono solo alcune delle specie presenti nel nostro paese, da questo numero in poi vorremmo porre l'accento
su questo problema sensibilizzando tutti, e riflettendo su cosa c'è dietro il musetto accattivante di un cane della prateria o i colori iridescenti di un Ara….
Un esempio lo avete visto, in questo numero, riguardo i pesci rossi e le modificazioni che l’uomo ha provocato su di
loro, rendendoli fragili, sofferenti e difficili da far sopravvivere.
26
OTTOBRE
SFOGLIAMENTO RUBRICHE
La notizia delle quattro settimane
Foresta nera... infestata dai canguri
Il canguro Skippi, fuggito i primi d'agosto da una tenuta della Germania meridionale e dato per morto in un incidente automobilistico, sarebbe invece vivo e continuerebbe a aggirarsi nella Foresta Nera.
Il povero canguro vittima dell'incidente sarebbe stato un secondo esemplare in giro nella Foresta. Skippi è stato
avvistato in seguito ad un altro incidente, nel quale sarebbe rimasto solo ferito.
Questa vicenda sottolinea sia il problema delle specie aliene, costrette a vivere in luoghi diversi dal loro habitat
naturale, sia la drammatica situazione dei canguri, vittime di frequentissimi incidenti d'auto.
Un sito per il clima
Le Nazioni Unite hanno predisposto un sito internet (http://www.un.org/climatechange/ ) interamente dedicato
alle problematiche del clima, dove verranno fornite tutte le informazioni ufficiali disponibili sull'argomento, compresi i report pubblicati dall'IPCC - il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici.
Il sito vuole essere un vero e proprio gateway, che permette di entrare in collegamento con tutte le attività, le informazioni, le pubblicazioni e il lavoro inerente al tema dei cambiamenti climatici, svolto da organizzazioni, agenzie,
istituzioni e tutti gli aderenti al sistema delle Nazioni Unite.
Sarà bello, ma...
Il riscaldamento globale sta già cambiando la flora nordica: a Ulianovsk, sul Volga, nella Russia centrale europea,
stanno crescendo boschetti di palme.
Gruppetti di palme che vanno dalle cinque alle 30 piante si possono vedere ora in varie zone della città, e alcuni
fusti hanno raggiunto già i tre metri di altezza. A favorire l'epocale cambiamento, e' il clima insolitamente caldo
degli ultimi mesi, con un inverno quasi assente e un'estate rovente per gli standard nordici.
Particolarmente contenti sono i bambini di un asilo nido nel cui parco sta crescendo uno dei nuovi boschi: per rendere ancor più convincente quella che i piccoli e' come una fiaba, la direzione ha provveduto ad acquistare e a disseminare fra le palme dei pelouche rappresentanti scimmie, giraffe e ippopotami.
Etanolo da spazzatura!
Nancy Ho, biologa statunitense, è riuscita, collaborando con l'ingegnere genovese Luciano Patorno, a ricavare l'etanolo dai rifiuti urbani, fabbricandolo già su larga scala.
Questo particolare tipo di etanolo può alimentare da subito i propulsori Flex fuel montati su numerosi modelli di
vetture, presenta un contenuto netto di energia tre volte più alto dell'etanolo tradizionale ed elimina il 70-75% del
peggiore dei gas serra, l'anidride carbonica, principale responsabile dell'innalzamento delle temperature. Inoltre,
abbatte del 5-10% le emissioni di ossidi d'azoto e di zolfo, è privo di metalli pesanti, azzera i particolati, meglio noti
come polveri sottili ed è totalmente biodegradabile. Libera il globo da larga parte dell'immondizia. E, ultimo ma non
ultimo, ha un prezzo alla produzione di 0,30 euro il litro, 580 lire, esattamente come la benzina verde. Mentre l'etanolo distillato dal mais o dalla canna da zucchero costa il doppio.
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OTTOBRE
Periodico on-line della
Associazione Zygena Onlus
Direttore Responsabile:
Fabrizio Manzione
Coordinatore di redazione:
Gisella Paccoi
Impaginato il 30/09/2007
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