Il Cuore di Gesù oceano di umiltà, di pazienza e di

DEHON, L.
Il Cuore di Gesù oceano di umiltà,
di pazienza e di bontà (continuazione)
Dehoniana 2004/1, 9-13
Per la citazione: DEH2004-02-IT
Il Cuore di Gesù
oceano di umiltà, di pazienza
e di bontà (continuazione)
Léon Dehon
1 Nel primo fascicolo del 2003. pp. 18-27, DEHONIANA, ha pubblicato
alcune pagine sul ritiro di P. Dehon sul mare, la presentazione di questo
testo, pp. 15-18, annunciava anche la pubblicazione delle ultime meditazioni
di questo ritiro. Eccole nelle pagine che seguono.
2 I riferimenti delle citazioni bibliche, che non sono proposti, da Padre
Dehon stesso, sono indicati tra parentesi quadre (André Perroux, scj)
XIV. GLI ABISSI DEL SACRO CUORE DI GESÙ. ZELO,
DEVOZIONE, SACRIFICIO
3 Gesù era divorato dal desiderio di salvarci. Ha per noi un amore di
benevolenza, di devozione, di sacrificio che è un abisso per la sua estensione
e la sua profondità.
I. Zelo nella sua vita apostolica
4 Il suo zelo è ardente ed universale. È un modello per tutti, preti, laici.
5 Ha lo zelo della casa di Dio, ne caccia i venditori [cf. Gv 2, 17].
6 Si vota a tutte le classi della società.
7 Va nelle campagne, come nelle città: circuibat Jesus omnes civitates et
castella (Mt 9. 35).
8 Si rivolge ai bambini, li catechizza, li accarezza e li benedice [cf. Mc 10,
16].
9 Ai malati: li accoglie a migliaia [cf. Mt 4. 23]. Li visita. Appena il
Centurione l'ha pregato di guarire suo figlio: «Verrò, dice, ed io lo guarirò».
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Ma il Centurione lo prega di non fare la strada [cf. Mt 7, 7-8]. Va da Pietro
per guarire sua suocera che ha la febbre [cf. Mc 1. 30-31].
10 Ai peccatori: li cerca, li esorta, li converte... si vedano i tratti toccanti
circa la Samaritana, la donna adultera, la Maddalena [cf. Gv 4; 8, 11; Le 7,
48]. Poi Zaccheo ed il paralitico, san Pietro ed il buon ladrone [cf. Lc 19, 9;
Mc 2, 5; Lc 22, 61; 23, 34]. La sua bontà per i peccatori e proverbiale. I farisei
gliela rimproverano [cf. Lc 15, 2].
11 Al popolo: è a lui che è rivolto principalmente il discorso della
montagna. Tutti i lavoratori della regione erano lì: cinquemila uomini,
pescatori e commercianti di Betsaida. di Cafarnao e di Tiberiade. pastori della
montagna, coltivatori dei campi.
12 Le prime beatitudini sono per gli umili: beati i poveri, beati gli
obbedienti, beati quelli che piangono; avranno le consolazioni celesti. Ciò
che segue è piuttosto per i padroni: beati quelli che sono giusti, quelli che
sono misericordiosi, quelli che sono puri e pacifici [cf. Mt 5, 3-12].
13 Gesù non si accontenta di predicare al popolo, lo assiste nei suoi bisogni
ed organizza i soccorsi. Moltiplica i pani ed i pesci, ma tutto viene fatto con
ordine [cf. Lc 9, 14]. Li fa sedere sull'erba per gruppi di cinquanta (per
convivia quinquagena); sono ordinati probabilmente secondo i loro villaggi,
o i loro mestieri. Quanti motivi di riflessione per i lavoratori!
14 Gesù visita anche i ricchi, ma con circospezione e per edificarli. Accetta
degli inviti a pranzo da Zaccheo, da Simone il fariseo [cf. Lc 19, 1; 7, 36].
15 Nei suoi discorsi, è severo nei loro riguardi. Dichiara che difficilmente
si salveranno. La sua lunga parabola del ricco epulone è tutto un trattato di
umiltà, di giustizia e di carità [cf. Lc 16, 19-31].
16 Gesù ha posto a principio di tutto il rialzamento del popolo che si opera
progressivamente nella chiesa, quando ci ha insegnato il Padre nostro [cf. Lc
11, 2-4] e ci ha detto: «Voi siete tutti fratelli e figli di Dio» (Mt 23,8).
II. Zelo nella sua Passione
17 Ha desiderato a lungo quei grandi giorni. «Devo essere battezzato,
diceva, ed io ho fretta che ciò si compia» [Lc 12, 50]. Di quale battesimo
parlava? Di un abisso di sofferenze, di pene, di umiliazioni e di sacrifici che
dovevano abbattersi su di lui.
18 È nello stesso spirito che dice all'inizio della Cena: «Ho tanto desiderato
mangiare questa pasqua ebraica con voi prima di soffrire» [Lc 22, 14].
19 I1 suo zelo è come un incendio: «Sono venuto a portare il fuoco sulla
terra e come vorrei fosse già acceso» [Lc 12, 49].
20 Questa espressione ardente era la conclusione di un'esortazione sullo
zelo. Aveva detto: «Cercate innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia...
spogliatevi dei beni della terra, fate l'elemosina... siate vigilanti, la cintura ai
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fianchi, la fiaccola in mano, sempre attenti, sempre pronti a ricevere il vostro
padrone... siate dei servitori fedeli, vigili, attivi» [cf. Lc 12, 31: 12, 33: 12,
35-37].
21 Poi viene l'ora suprema. Vive le ore terribili dell'agonia. In quel
momento deve superare tre abissi: è l’abisso infinito dei peccati degli uomini,
del peccato degli angeli e di quello di Adamo fino a quelli degli ultimi tempi,
comprese tutte le bestemmie, tutte le profanazioni, tutti gli spergiuri, tutti gli
odi, tutte le rivolte, tutte le menzogne, tutte le impudicizie. Sarà capace di
accettare la responsabilità di tutto ciò? Prenderà sulle sue spalle questi abissi
di peccati? Sì, l'abisso della sua devozione è più grande di quello delle nostre
iniquità.
22 Ma vi sono altri ostacoli: sono le sofferenze da subire; il tradimento di
Giuda, la fuga degli apostoli, i rinnegamenti di Pietro, gli oltraggi, i disprezzi,
le accuse, le condanne, gli schiaffi, gli sputi, le catene, le fruste, le spine, le
croci, i chiodi, la morte...
23 Accetterà tutto questo? sì. L'abisso del suo amore per noi è più grande
di quello delle sue sofferenze infinite.
24 Ma c'è un terzo ostacolo, una terza agonia. A che serviranno tante
sofferenze? Ci saranno ancora tanti ingrati, tanti indifferenti, tanti blasfemi.
Il frutto che se ne ricaverà sarà proporzionato a tanti sacrifici? Sì, l'abisso
della sua devozione supera quello della nostra ingratitudine. Pronuncia il suo
fiat!
25 Alzatevi, dice: surgite, eamus [Mt 26, 46]; sta per venire il traditore. Va
incontro a tutte le sofferenze, va incontro alla croce e la porterà con gioia:
cum gaudio sustinuit crucem. (Eb 12, 2).
26 Sì, mio buono Maestro, il vostro zelo, la vostra devozione, la vostra
generosità è un abisso senza misura. Come potrei non amarvi? Come potrei
non essere riconoscente?
27 Quale stimolo contro la mia apatia, la mia mollezza, la mia indifferenza!
28 Quando mi deciderò a diventare zelante, devoto, generoso?
29 Ancora una volta, Signore lasciatemi attingere all'abisso del vostro
Cuore.
[«Le Règne du Sacré-Cœur», settembre 1908, pp. 126-128]
XIV. GLI ABISSI DEL SACRO CUORE DI GESÙ, LA VITA
EUCARISTICA
30 È qui il riassunto e la ricapitolazione di tutti gli abissi del Cuore di Gesù.
Il salmo l'aveva predetto: Ha fatto la memoria di tutte le sue meraviglie,
memoriam fecit mirabilium suorum (Sal 110) [Sal 111,4].
31 La manna, figura dell'Eucarestia, aveva tutti i sapori [cf. Ex 16,31].
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32 Il nostro Signore dice: Fate questo in memoria di me... [Lc 22,19]... in
ricordo di tutti i miei eccessi di amore, di tutti i miei abissi di umiltà e di
sacrificio.
I. Abisso di umiltà
33 L'Eucarestia non è da meno, sotto questo aspetto, del presepio, al
contrario. Gesù è ancora più piccolo in apparenza. Non lascia più trasparire
neppure la sua vita umana. Non ha più parola. È nascosto sotto l'apparenza
di un boccone di pane.
34 Se l'apostolo ha potuto dire che si è annientato prendendo la forma di
uno schiavo [cf. Fil 2,7], non bisogna dire, a maggior ragione, che si è
annientato prendendo la forma eucaristica?
35 Ancora più che durante la sua vita mortale, è alla disposizione di tutti.
Si lascia portare e spostare.
36 Accetta ugualmente umili tabernacoli e templi fastosi.
37 Si dà a quelli che vogliono riceverlo, buoni e cattivi preti, cristiani
ferventi o ipocriti.
38 Ha tutto previsto, ha tutto accettato. Quale generosità! Quale umiltà!
II. Abisso di sacrificio
39 È qui senza apparenza, senza parola, senza difesa. Subisce le negazioni
degli atei, gli oltraggi dei profanatori. Si è visto l'ostia gettata sui lastricati,
sulle strade, perfino sulle immondizie. Si è vista pugnalata, sporcata, gettata
nel fuoco.
40 Lo stato eucaristico è lo stato di vittima.
41 Questo è il mio corpo che è donato per voi. -Questo è il mio sangue che
è versato per voi [Lc 22,19-20].
42 L'altare è il calvario, senza la sofferenza. È sempre comunque sacrificio
e immolazione.
43 Oh Gesù! Questa immolazione vi era molto cara dunque, per averla
voluta riprodurre ovunque e sempre, in tutte le parti del mondo, tutti i giorni
e in ogni ora!
44 Eravate presente in figura sia nell'oblazione dell'agnello al tempo
dell'antica legge tutti i giorni; e annunciavate già il sacrificio nuovo come una
gioia che aspettavate: «Si sacrificherà ovunque e si offrirà un'oblazione pura»
(Malachia 1,11) [Ml 1,11].
45 Il vostro Cuore è veramente buono, un abisso di sacrificio e di
immolazione. Avete una sete inestinguibile di immolazione. È per questo
che, al momento di istituire l'Eucarestia, avete detto. «Ho desiderato
ardentemente mangiare questa pasqua ebraica con voi» [Lc 22,14].
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46 Ci avete voluto lasciare un «ricordo delle vostre meraviglie» [Sal 111,4],
ma quale ricordo? un'immolazione.
47 Avete voluto rimanere con noi fino alla fine dei secoli [cf. Mt 28,20],
ma sotto quale forma? Come ostia o vittima.
III. Abisso di amore
48 «Non vi lascerò orfani... io sono con voi fino alla fine dei secoli» [Gv
14,18; Mt 28,20]. Ecco il testamento dell'amicizia.
49 «Il colmo dell'amicizia, avete detto, è di dare la propria vita per quelli
che si amano» [Gv 15,13].
50 L'abisso dell'amicizia è di ridonare la vita tutti i giorni, anche se in modo
incruento; è restare sempre qui vicino all'amico.
51 Siete rimasto: Ecce ego vobiscum sum [Mt 28,20]. Ma se l'amico è
ingrato, se è indifferente?
52 Siete rimasto. Ma se l'amico è traditore, sacrilego, profanatore? Siete
rimasto. Ecco l'abisso dell'amore.
53 Siete rimasto per offrirci al Padre vostro. Siete rimasto per supplire alle
nostre ingratitudini, per riparare i nostri errori, per pregare per tutte le nostre
intenzioni.
54 Siete rimasto per ascoltarci. E voi aspettate. Siamo noi che scegliamo
l'ora, siamo noi che fissiamo il pubblico, siete là, aspettate sempre. Siete
sempre pronto: semper vivens ad interpellandum pro nobis [Eb 7,25].
55 Accogliete senza recriminazioni e senza rimproveri. Ascoltate tutto
quello che vi si dice, anche se si dice male ci si comporta male, si parla con
distrazione: voi ascoltate ancora.
56 Ascoltate e parlate mai con collera. Con dolcezza, se i cuori sono ben
disposti.
57 Accogliete i peccatori come al pozzo di Samaria [Gv 4,6].
58 Guarite tutte le piaghe dell'anima, se ci si presenta a voi con fede.
59 Parlate secondo le disposizioni di quelli che vengono a voi. La vostra
parola può innalzarsi a sublimità meravigliose. Illuminate i misteri della fede.
Penetrate i bisogni dell'anima. Acconsentite ad una intimità toccante e
talvolta inebriante. Ricevete la Maddalena ai vostri piedi e san Giovanni sul
vostro Cuore [cf. Lc 7,38 e Gv 13,25].
60 Ma c'è un abisso di amore ancora più profondo, è la comunione:
«Prendete e mangiate, questo è il mio corpo; prendete e bevete, questo è il
mio sangue...» [Mt 26,26-27].
61 Sì, entrate in noi, perché volete essere nei nostri cuori; perché volete
assumere tutto il nostro essere, tutti i nostri sensi. Tutto purificare, tutto
santificare, tutto divinizzare.
62 Prendete e mangiate: vi appartengo. Sono vostro.
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63 Oh abisso di carità! Poi rimanete in noi con una presenza spirituale: «Chi
mangia il mio corpo e chi beve il mio sangue, rimane in me e io in lui: in me
manet et ego in eo [Gv 6,56].
64 Avete detto che il colmo dell'amicizia è dare la propria vita per quelli
che si amano [cf. Gv 15,13]; avete dimenticato di dire che l'abisso dell'amore
è di darsi in comunione a quelli che si amano.
65 Che cosa posso fare per amarvi di più? Quale difetto correggerò oggi?
Quale virtù praticherò?
[«Le Règne du Sacré-Cœur», ottobre 1908. pp. 138-140]
XIV. GLI ABISSI DEL SACRO CUORE DI GESÙ. ABNEGAZIONE
DELLA VOLONTÀ, IMMOLAZIONE
66 Nostro Signore ce l'ha detto: per essere suoi discepoli, per poterlo
seguire, bisogna praticare l'abnegazione, bisogna rinunciare a se stessi [cf. Lc
9,23].
67 L'abnegazione è il colmo, è l'abisso della virtù. Non abbiamo niente che
ci sia più caro, più intimo, più personale di noi stessi, della nostra volontà.
Rinunciare è morire. La propria volontà è la vita; l'abnegazione della volontà
è la morte. Eh sì, è la morte a noi stessi che Gesù ci chiede; è ciò che lui ha
praticato nella sua vita ogni giorno.
68 Il battesimo è il simbolo della morte. «Per il battesimo, ha detto S. Paolo
siamo stati sepolti con Cristo nella morte» (Ai Romani 6,4) [Rm 6,4].
69 «Colui che vuole salvare la propria vita, ha detto Nostro Signore, la
perderà e colui che la sacrifica, la salverà» (S. Giovanni, 12,25) [Gv 12,25].
70 «Il Cristo è morto per tutti, ha detto S. Paolo, affinché quelli che vivono
non vivono più per essi, ma per Lui» (da 2 Corinzi 5,15) [2 Co 5,15].
I. Preparazione
71 All'inizio del libro della predestinazione era già scritto: il Cristo,
entrando nella vita, ha fatto l'abnegazione della sua volontà. «Ecco che
vengo, o Dio, per fare la tua volontà; questa è la legge del mio cuore» (Sal.
39 ed Ebrei 10,5) [Sal 40,7-9; Eb 10,5].
72 Sarà la nota dominante della sua vita. Dio non ha più voluto gli olocausti
e le vittime dell'antica Legge, ha voluto un'offerta volontaria, una volontà, un
cuore sacrificato alla sua gloria e al suo amore. Per questo ha dato al Figlio
una vita umana affinché gliela offrisse.
73 Nostro Signore ha dato tutta intera questa vita, fin dal primo momento,
ingrediens mundum [Eb 10,5], e fino all'ultimo consummatum est [Gv 19,30];
è un abisso di abnegazione.
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II. Nella sua vita nascosta e nella sua vita pubblica
74 La sua abnegazione è senza riserva. Ubbidisce a quelli che Dio, suo
Padre, ha preposto alla sua custodia: erat subditus illis [Lc 2,51]. Ubbidisce
a Maria ed a Giuseppe.
75 Una sola volta, sembra dimenticare l'ubbidienza. Ha dodici anni e si
attarda al Tempio. Questo perché il suo Padre del cielo lo riprende per tre
giorni sotto la sua direzione personale. Ne spiega il motivo a Maria che
chiede "Non eravate sotto la nostra autorità?" - Sì, dice Gesù, ma per questi
3 giorni ho dovuto ubbidire al mio Padre celeste: in his quae Patris mei sunt
oportet me esse (Lc 2,49).
76 A trent'anni, torna sotto l'autorità diretta del suo Padre celeste. Lo dice
a sua Madre: «non dipendo più da voi: quid mihi et tibi mulier!» (S. Giovanni
2,4) [Gv 2,4].
77 Da allora, ci ricorderà spesso che non esercita più la sua volontà, che ne
ha fatto il sacrificio, che ha una missione a cui obbedire.
78 «Non posso fare niente da me stesso, dice. Mio Padre parla, ripeto ed
eseguo. Non faccio la mia volontà, ma faccio la volontà di colui che mi ha
mandato «(S. Giovanni 5,30) [Gv 5,30].
79 «Sono venuto dal cielo, non per fare la mia volontà, ma per fare quella
del Padre che mi ha mandato. La sua volontà è che non lasci perdere quelli
che mi ha dato e che li risusciti all'ultimo giorno. La sua volontà è anche che
quelli che mi vedono e credono in me abbiano la vita eterna» (S. Giovanni
6,38) [Gv 6,38-39].
80 Un giorno, si scaglia contro l'orgogliosa Cafarnao. «Ti benedico, o
Padre, perché hai rivelato i misteri della fede agli umili, nascondendoli ai
superbi. Sì, perché così è piaciuto a te» (S. Mat., 11,26) [Mt 11,25-26].
81 Nella sua tentazione, Gesù non risponde con parole proprie, ma cerca
nella scrittura la parola del Padre suo.
82 «Di' che queste pietre diventino pane, dice Satana. - È scritto, risponde
il Salvatore, che l'uomo non vive solamente di pane ma di ogni parola che
esce della bocca di Dio. - Se sei il Figlio di Dio, gettati dall'altezza del tempio,
riprende Satana. - È scritto: Non tenterai il Signore il tuo Dio, risponde il
Salvatore. - Se vuoi il mondo intero, devi solamente rendermi omaggio, dice
Satana. - È scritto: Adorerai solamente Dio. dice il Salvatore» [Mt 4,3-11].
83 La sua regola di condotta è la dottrina sacra, dettata da suo Padre agli
autori ispirati.
III. Nella sua Passione
84 Il momento supremo è venuto. Il traditore arriva al Getsemani con la sua
coorte. Pietro vuole fermarli. Estrae la sua spada e colpisce uno degli
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aggressori. «Fermo, gli dice il Salvatore, posso io rifiutare di bere il calice
che il Padre mi ha preparato?» [Mt 26,52-54].
85 Era del resto la conclusione delle sue tre ore di orazione al Getsemani.
86 Tre volte, aveva fatto sentire rispettosamente la voce della natura:
«Padre, se è possibile, che questo calice si allontani da me» [Mt 26,39]. Tre
volte, aveva risposto con prontezza: «No, o Padre, si faccia la tua volontà e
non la mia» [ibid.]. Era l'abisso della sottomissione davanti alla terribile
richiesta del Padre che gli chiedeva di morire per noi.
IV. Consummatum est [Gv 19, 30]
87 Sul Calvario, getta un ultimo sguardo al progetto del Padre, già
prefigurato dalle profezie. Riconosce che ha tutto compiuto: sciens quia
omnia consummata sunt [Gv 19,28]. Manca un dettaglio predetto dal salmo
68. Deve essere abbeverato di fiele e di aceto. «Ho sete», dice [Gv 19,28-29].
Aveva sete di ubbidire e di compiere tutto. Gli presentano la spugna
inzuppata di aceto e di issopo. Beve. Allora tutto è compiuto.
88 È la sua ultima parola: consummatum est. Poi, spira.
89 L'abbandono alla volontà divina del Padre è stato il programma di tutta
la sua vita, dal primo istante all'ultimo.
90 È l'abisso dell'abnegazione e del sacrificio.
91 Che cosa farò per riconoscere tanto amore? Mi darò a mia volta a Gesù.
Farò abnegazione della mia volontà. Non vivrò più, Gesù vivrà in me (Ai
Gal. 2,20) [Ga 2,20].
92 «Ha dato il potere di diventare figli di Dio a coloro che non sono nati
dal sangue, né dalla volontà della carne e dell'uomo, ma dalla volontà di Dio»
[Gv 1,12-13]. Voglio rinascere a questa volontà e non vivere più che per essa.
Signore, che cosa volete che io faccia? [At 22,10]. Ciò può sembrare duro,
ma tutto posso in colui che mi dà forza (Ai Filip. 4,16) [Fil 4,13].
[«Le Règne du Sacré-Cœur», novembre 1908, pp. 158-160]
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