Privacy su Internet Chi la vuole davvero?

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DELLE
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n°10. 6 giugno 2011
Il 90% di utenti Web della Ue
preferisce siti nella propria lingua,
ma il 55% è disposto a navigare
su siti in lingua straniera: lo dice
un sondaggio di Eurobarometer
L’era della convergenza
L’ERA DELLA CONVERGENZA
Dati. Poco chiare le modalità per ottenere il consenso degli utenti
SENTIERIdelVIDEO
Privacy su Internet
Chi la vuole davvero?
I Paesi europei snobbano la direttiva Ue che regola i cookies
ANDREACICCOLINI
Nei giorni scorsi sono entrate
in vigore le nuove regole europee a
difesa della privacy online. Peccato, però, che nessuno Stato se ne sia
quasi accorto. La direttiva 2009/136/
CE impone alle aziende che operano
sul Web il consenso preventivo per
poter installare cookies pubblicitari sul pc degli utenti. Ma solo sulla
carta: a parte Danimarca e Estonia,
nessun paese membro ha recepito le
nuove norme nonostante i due anni
di tempo, ormai scaduti.
Come mai? Il tema della privacy
non è dunque così stringente come
sembra?
termine ufficiale, avverte Bolognini,
si rischia una raffica di procedure di
infrazione.
Nonostante abbia rimandato l’applicazione delle nuove norme di un
anno in cerca di una soluzione “business friendly”, la Gran Bretagna
ha aperto un cantiere di studio sulle
possibili soluzioni. “Siamo consapevoli dei problemi che riguardano la
privacy online - ha detto il ministro
delle Comunicazioni Ed Vaizey -, ma
sappiamo anche che i cookies hanno
un ruolo importante nella gestione di
Internet”. Un nodo centrale è rappre-
sentato dalle modalità in cui riuscire
ad ottenere il consenso degli utenti
senza allarmarli. L’impostazione
all’interno del browser che permette
all’utente di scegliere se attivare o no
il tracking appare come la soluzione
più sensata: altre vie esistono, spiega il Financial Times, ma sembrano
meno praticabili: l’uso dei pop-up
per chiedere di volta in volta il consenso degli utenti, per esempio. Ma
si rischia l’effetto “bombardamento” nel corso della navigazione: i siti
britannici di ecommerce hanno già
bocciato questa proposta.
à
à
Sanzioni
occhio
al cookie
Con la nuove
indicazioni
della direttiva Ue
le aziende Web
devono
ottenere
il consenso
preventivo
per installare
cookie sul pc
degli utenti
Gli Stati a rischio
di procedure
di infrazione
Cloud streaming
Piove musica dalla nuvola di Apple
La musica si sta trasferendo sulla
nuvola. Apple ha raggiunto un accordo
con tre major discografiche per realizzare il proprio servizio musicale Cloud.
Gli utenti potranno così accedere,
tramite qualunque dispositivo Apple
connesso ad Internet, alle proprie
playlist, memorizzate sui server di
Cupertino, invece di caricare le canzoni
sulla memoria di ogni singolo dispositivo.
L’azienda ha ottenuto le licenze da Sony
Music Division, Emi e Warner Music ed
DELLE
In realtà, se da un lato la Ue
chiede alle aziende del Web di raccogliere dati solo dietro autorizzazione esplicita dell’utente, dall’altro
non chiarisce in quale modi questa
autorizzazione possa essere richiesta (e ottenuta). Particolarmente
preoccupate le web company come
Facebook e Google, nonché gli inserzionisti, che temono che il mercato
della pubblicità online mirata - vale
100 milioni di sterline l’anno nel solo
Regno Unito - possa essere danneggiato. Ma la normativa in realtà tocca
tutte le aziende che operano tramite
un sito Internet, sia vendendo prodotti sia pubblicando ads. La maggior
parte dei siti ha una decina o ventina
di cookies, ma le grandi corporation
con diversi siti ne hanno centinaia o
migliaia attivi.
Secondo Luca Bolognini, presidente dell’Istituto Italiano per la
Privacy, la direttiva Ue è in realtà
un’“occasione persa”. “Per disciplinare il fenomeno tracciamento e
tutelare i cittadini serviva la riforma
della normativa privacy nelle comunicazioni elettroniche. Invece, la
Ue ha preferito lo strumento della
direttiva che lascia spazio a normative nazionali con sfumature diverse,
invece del regolamento che sarebbe
stato direttamente applicabile in tutti
gli Stati uniformando le discipline almeno a livello comunitario”. Questo
non gistifica il ritardo dei vari Paesi,
Italia compresa: con la scadenza del
è vicina ad un accordo con Universal
Music. I colossi discografici puntano sui
servizi cloud per far risalire le vendite
della musica digitale e contrastare le
Internet radio, come Rhapsody, Spotify e
Pandora, sulle quali è possibile ascoltare
gratuitamente in streaming i brani. Apple
è stata anticipata da Amazon che, a fine
marzo, ha lanciato Cloud Drive. Ma ha
battuto sul tempo Google, ancora impegnato nella negoziazione degli accordi
con le etichette musicali.
Se «interattività»
è cambiare canale
La guerra delle frequenze sottolinea
la lentezza italiana sull’Ict
I
l Giappone sta curando le ferite materiali e
morali del terremoto, e lo fa - come è caratteristica di quel paese - guardando avanti. Tokio
Metro e UQ Communications hanno cominciato a stendere il Wimax nella metropolitana della
capitale giapponese. Contemporaneamente a Londra si
lavora per avere il Wi-fi nella metro in occasione delle
Olimpiadi. Per avere un’idea della differenza: con il
Wimax sarà possibile connettersi a Internet sui treni in
movimento sotto le gallerie; con il Wi-fi soltanto nelle
stazioni. La stessa differenza tra un aereo a elica e un
aereo a reazione.
Intanto in Italia ci si lamenta che l’Autorità privilegi
la telefonia mobile rispetto alla televisione nazionale
nell’assegnazione delle frequenze più pregiate, quelle
a 800 Mhz. Si critica l’autorità perché suocera intenda, cioè la Commissione Europea, magari da parte
dei massimi vertici Mediaset (Fedele Confalonieri).
Il fatto che la telefonia mobile sia diventata, di fatto,
Internet mobile sfugge a tutti questi critici abbastanza
interessati.
Nelle restrizioni al Wi-fi libero e nelle terribili zone d’ombra dell’Adsl, una chiavetta Internet o uno
smartphone sono diventati l’alternativa più percorribile. Anche in treno, come adesso, mentre scrivo
questo articolo in mezzo a tanti altri geek pendolari
curvi sui loro computer portatili. Ovviamente chiedere
a Trenitalia che vi siano le prese elettriche, e che siano
funzionanti (quando ci sono, come sui nuovi e già scassati treni pendolari a due piani) è troppo pretendere.
Le televisioni nazionali continuano a dire di essere
l’unico ambiente economicamente valido per la produzione di contenuti audiovisivi; è un’esagerazione,
ma c’è qualcosa di vero.
Tuttavia non possono continuare a intendere l’interattività solo come possibilità di scegliere fra più canali
e, eventualmente, di pagarli. C’è qualcosa di più, e non
si lamentino allora se il loro pubblico si mantiene folto,
ma invecchia inesorabilmente.
Un campionario delle pubblicità nel daytime è un
prontuario di tutte le malattie della vecchiaia, dai dolori articolari all’incontinenza. Tutto molto rispettabile
- è un 62enne che scrive - ma anche una prova indiretta
della lontananza stellare con i giovani.
Sembra, in definitiva, che ci siano tre velocità nel
mondo per quello che riguarda l’Ict: l’Asia, con i paesi
emergenti come il Brasile; l’Europa e gli Stati Uniti, a
passo molto più lento; le aree meno sviluppate dell’Africa, dell’America Latina e dell’Africa, più alcuni degli
stati ex sovietici.
E gli italiani? Quando va bene abbiamo prestazioni
paragonabili con gli altri europei. Altrimenti facciamo
fatica ad essere considerati tali.
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