HABEMUS PAPAM segue da pagina 2 Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa... Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi"). Venerdì 8 aprile - come Decano del Collegio Cardinalizio - ha presieduto la Santa Messa esequiale di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Alla vigilia della sua elezione al Soglio Pontificio, nella mattina di lunedì 18 aprile, nella Basilica Vaticana, ha celebrato la Santa Messa "pro eligendo Romano Pontifice" insieme ai 115 Cardinali. Nell’omelia ha ricordato: "Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l'unico atteggiamento all'altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È lui la misura del vero umanesimo. Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l'ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell'amicizia con Cristo. È quest'amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo". Il legame tra la spiritualità e l’essere “uomo del proprio tempo” , si esprime in Ratzinger anche nella scelta del suo nome da pontefice: Benedetto. Appena ventiquattr'ore prima della morte di Giovanni Paolo II, ricevendo a Subiaco il "Premio San Benedetto" promosso dalla Fondazione sublacense "Vita e famiglia", aveva ribadito: "Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia, che in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce. Ritornò e fondò Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli". Ma “Benedetto” è anche stato ispirato a Benedetto XV, pontefice durante la prima guerra mondiale, che si è battuto per la pace tra i popoli e per migliorare le relazioni diplomatiche tra gli Stati. Oltre alla sua attività apostolica quotidiana, i prossimi impegni ufficiali saranno occasione per conoscere meglio il nostro nuovo pontefice: il Congresso Eucaristico nazionale di Bari dal 21 al 29 maggio e soprattutto la prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia, il primo viaggio ufficiale nella sua terra d’origine e un’importante occasione per instaurare o consolidare il rapporto di fiducia e amicizia che i giovani avevano sentito così forte con Giovanni Paolo II. TORINO – ROMA A/R In cammino per salutare papa Wojtyla. L’ultima settimana di marzo, la Chiesa e il mondo hanno seguito con trepidazione gli ultimi giorni di vita terrena di Giovanni Paolo II. I mezzi di comunicazione, anche se a volte troppo invasivi, ci hanno permesso di ripercorrere ogni tappa della vita del Santo Padre rivivendone i discorsi, i viaggi, gli incontri. Ritornano così alla mente e riviviamo con un po’ di malinconia la Giornata Mondiale della Gioventù del 1997 a Parigi, il Giubileo a Roma nel 2000, l’incontro a Loreto con l’AC lo scorso settembre, senza contare le volte in cui è venuto a Torino. È stato il nostro primo Papa, la guida che si è rivolto a noi giovani con fiducia e speranza, chiamandoci “sentinelle del mattino” e che morendo si è rivolto a noi dicendo “vi ho cercato adesso, siete venuti da me e per questo vi ringrazio”. Noi abbiamo sentito la necessità di accompagnarlo negli ultimi giorni della sua vita con la preghiera unendoci alla Chiesa torinese e mondiale negli appuntamenti alla Consolata e al Duomo. I giorni successivi quel sabato sera in cui Giovanni Paolo II è salito alla Casa del Padre è nato nei nostri cuori il forte desiderio di rendergli omaggio personalmente. Nonostante l’allarmismo della Protezione Civile e il conseguente disappunto e scetticismo di genitori e amici siamo partiti mercoledì notte con uno dei treni speciali. Giovedì mattina arriviamo a Roma e ci incamminiamo verso il Vaticano, certi di non entrare in Basilica, ma sereni per esserci raccolti insieme ad altri fedeli. La notizia della riapertura della fila per l’accesso alla camera ardente ci riempie di gioia e di speranza. In coda in mezzo a centinaia di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo incontriamo 3 ragazze della nostra zona... incredibile! Ci ritroviamo così in cinque compagni di viaggio per vivere i passi e le preghiere che sarebbero seguiti. Dopo quattro ore di coda, entriamo in S. Pietro, passiamo velocemente accanto la salma del Santo Padre, giusto il tempo di un fugace saluto, uscendo ci fermiamo in un angolo della navata a pregare, ricordare e comprendere; dopo la folla c’è bisogno di restare soli e fare silenzio. Usciti dalla Basilica ci siamo diretti a S. Giovanni in Laterano, per partecipare la sera all’incontro dei giovani, per vegliare in preghiera per il Santo Padre, per la Chiesa e per confermare la fede nella Resurrezione. Questo intenso e commovente momento, simile alla Giornata Mondiale della Gioventù ci ha aiutato a riflettere a fondo sul messaggio che Giovanni Paolo II ha sempre rivolto al mondo e a noi, quello di non avere paura di Cristo! La nostra giornata si è conclusa con la fiaccolata al circo Massimo dove la croce della Giornata Mondiale della Gioventù radunava i giovani per la notte e per la celebrazione dei funerali il giorno seguente. Venerdì, il nostro gruppetto di cinque pellegrini, dopo una notte passata a tentare di accedere a S. Pietro senza esito, tornato al circo Massimo ha assistito con gli altri giovani di diversa nazionalità i funerali del Papa. Alessandra Testa segue a pag. 6 3