Nov. 2004 an no 1 nu me ro 9 Resta in ascolto La verità assoluta non esiste, tutto quello che arriva a noi attraverso una mediazione non è la realtà ma è verosimile. Questo principio di filosofia da bar dello sport trova applicazione pratica e quotidiana ogni volta che in un modo o nell'altro si cerca di raccontare qualcosa. L'informazione, la carta stampata e la televisione ne sono un esempio, la comunicazione verbale tra persone ne è dimostrazione continua. Quando poi si cerca di comunicare, tramite numeri e statistiche, il gusto o le tendenze di più persone il margine di errore cresce a dismisura. Questo mese noi di Coolclub abbiamo scelto di esaminare il fenomeno delle classifiche. Fedeli alla parola di uno degli scrittori più citati dal nostro collettivo e cioè Nick Hornby (Alta fedeltà), sosteniamo che la classifica, nel caso dello scrittore inglese la top five, sia un modo personale, e per questo riferito al singolo, divertente e pratico per organizzare in ordine di importanza o gradimento qualsiasi cosa. Partendo da questo semplice assunto abbiamo deciso di cimentarci e confrontarci con le classifiche dei più venduti che leggiamo, vediamo o ascoltiamo ogni giorno sulle riviste di settore o nelle trasmissioni “specializzate”. In realtà, e lo scoprirete meglio leggendo l'articolo di Davide all'interno, i primi in classifica sono il frutto di una valutazione estremamente parziale dei reali movimenti del mercato discografico italiano e internazionale. Senza prendere in mano inutili bandiere e senza denunciare gratuitamente, in un contesto che solo di musica libri cinema e poco altro vuole parlare, abbiamo deciso di esaminare le posizioni delle classifiche secondo il nostro personalissimo gusto offrendo, nei casi in cui lo abbiamo ritenuto opportuno, un'alternativa. Prendo i dati dal sito del Fimi (Federazione industria musicale italiana) e ve li snocciolo uno per uno con un countdown da fare invidia a Bossari. Alla decima posizione troviamo Phil Collins con Love songs: a compilation old & new. Attenzione, si avvicina Natale e quale migliore regalo se non una raccolta di brani selezionati per voi, così ci si toglie dall'imbarazzo di dover chiedere al cassiere “ma in quale disco sta quella canzone che fa lalalalalalala?” e si ha l'illusione di possedere il meglio dell'artista (pensate che addirittura Britney Spears ha fatto un Greatest hits dopo una manciata di dischi e meno di trent'anni). Ora io non sono mai stato un grande fan dei Genesis ma credo fermamente che qualsiasi cosa, anche la pausa tra una traccia e l'altra di qualsiasi loro disco sia meglio di qualsiasi singola nota cantata nella troppo lunga carriera solista del loro ex batterista ( solo pensare a quante volte le mie compagne di scuola media mettevano Another Day in paradise per far scattare il lento trascurando la bellissima Careless whisper dei Wham mi fa ancora incazzare). Al nono posto troviamo un mito purtroppo recentemente scomparso. In concomitanza con un film dedicato alla sua vita esce questo disco dal titolo Genius loves company in cui Ray Charles si cimenta in duetti con Norah Jones James Tailor e molti altri, un'occasione per riscoprirlo in questa chiave inedita o per approcciarsi per la prima volta a uno dei personaggi che dagli anni cinquanta a oggi ha scritto alcune delle pagine più importanti della musica soul e r'n'blues. Ancora una raccolta in ottava posizione, sono i Placebo che dopo otto anni di carriera tirano le somme con questo One more with feelings. Ricordo ancora il 96 e il loro primo singolo, fu una bella scossa per il mondo del pop che trovava un emulo di Bowie capace con il suo aspetto androgino e la sua voce sottile, con canzoni fredde e taglienti di riportare a galla un gusto wave e glam insieme che era da un po' sopito. Dei Placebo consiglio il primo disco omonimo. Dopo solo qualche bella canzone ma poche variazioni sul tema. In settima posizione Reality show il nuovo disco dei Gemelli Diversi e sembra sempre di più che la posizione sia inversamente proporzionale alla qualità del prodotto. Chi ha avuto la fortuna di vedere il video del primo singolo estratto noterà come il tentativo di buttarsi sull'impegnato socialmente di Mary, tormentone estratto dal loro album precedente e riproposto in tutte le salse, ha fatto spazio a un singolone tutto testosterone latino, rime baciate e sguardi ammiccanti per accalappiare adolescenti in preda a turbe ormonali. Continua a pag.2 GR AT UI TO Continua dalla prima Degno di nota, l'unica, il casting di modelle tutte cosce e finti tatuaggi che ondeggiano per l'intera durata del pezzo. Un'alternativa? Per rimanere nel genere Hic Sunt Leones degli Assalti Frontali, hip hop italiano incazzato e degno di essere chiamato tale. Saliamo in tutti i sensi e troviamo i grandissimi Depeche Mode in sesta posizione. Due cd e due buoni motivi per comprare questo album. Il primo è che in un doppio sono raccolti alcuni dei brani più belli scritti dalla band dall'81 fino ad oggi, il secondo è che sono remixati da artisti del calibro di Underworld, The Kruder and Dorfmeister, Timo Maas solo per citarne alcuni. In quinta posizione Franco Battiato. Osannato da alcuni, venerato da altri, torna nei negozi dopo aver dispensato mazzi di cover con un album di brani inediti. Dieci stratagemmi il titolo di questo disco che continua nella tradizione della sua collaborazione con il filosofo Sgalambro. Un disco sicuramente di livello ma non paragonabile, a mio avviso, alle prime e più ardite sperimentazioni. Consiglio di ascoltare Fetus (1972). Alla posizione numero quattro troviamo i Rem con Around the sun. Un bel disco in linea con il sound della band di Athens che con il loro stile inconfondibile ci regala un album intenso in cui per la prima volta Michael e soci prendono posizione sull'America di Bush. A chi ama la band dai tempi della loro consacrazione commerciale con Out of time suggeriamo un passo indietro alla riscoperta del bellissimo Murmur. Entriamo in zona calda e in terza posizione si piazza l'Italia che canta con la lingua del mondo. Dopo le origini a fare il verso ad Alanis Morrisette, il successivo disperato tentativo di avvicinarsi a Bjork, Elisa fa le valigie e va a trovare direttamente il produttore dell'Alanis di cui sopra che gli confeziona un disco che pompa come un singolo degli Evanescence. Se vi piace lo stile della cantatessa perché non provare ad ascoltare tutte le artiste da cui attinge e si lascia influenzare (Bjork, Tori Amos, Pj Harvey)? Sul secondo gradino del podio Robbie Williams con il suo Greatest hits che esce insieme alla sua biografia. Robbie Williams è uno di quelli che non sbaglia un colpo, dalle origini con i Take that fino ad oggi ha accumulato un successo dopo l'altro. Corteggiato dai Queen dopo la dipartita di Freddi, ipotizzato sostituto di Liam negli Oasis è uno di quei personaggi rispettati e stimati a tutti i livelli. Una pop star con merito, che ironizza su se stesso, la sua immagine di sex simbol e il suo successo. Massimo rispetto allora, fermo restando che di pop stiamo parlando. Ed eccoci finalmente in prima posizione. In vetta alle classifiche di vendite c'è lei, dopo aver salutato Marco dieci anni fa a Sanremo ha deciso di partire anche lei e di conquistare il mondo. Questo Resta in ascolto è la sua definitiva consacrazione sul mercato internazionale (nel disco addirittura un brano scritto da Madonna). Uno stile più aggressivo la sveste definitivamente dai panni di brava ragazza e la allinea “in teoria” alle panterone del pop globale. Essere primi in linee generali significa essere i migliori, ora non credo ( e qui si può anche parlare oggettivamente) che Laura Pausini sia la cosa migliore che l'Italia abbia prodotto in queste ultime settimane. Che sia la più venduta, anche se secondo parametri parziali, è un dato preoccupante. Le alternative sono infinite. Guardando ai dischi freschi, freschi al femminile consiglio Amalia Grè, Meg, Cristina Donà (distribuita tra l'altro anche all'estero con il suo disco in inglese). A voler fare un passo indietro l'indimenticabile Mina è un ottimo lenitivo dopo tutta questa indigestione di musica. Osvaldo Superclassificashow La perversione delle classifiche Non c'é giornale di musica che non ne proponga almeno una; non esiste programma musicale televisivo o radiofonico che non stili per lo meno un elenco di passaggi musicali rappresentativi di vendite, gusti, generi o richieste. Poi è arrivato internet, vari i siti che propongono classifiche per visitatori o per “scaricatori” ed infine i telefonini, adesso potete scaricare la vostra suoneria e dare vita ad una nuova strepitosa ed esilarante classifica. Ad ognuno la sua, dunque. E di classifiche non c'é che dire, ve n'è proprio per tutti: Una, nessuna e centomila posizioni che cercano di riflettere, spiegare, intuire, onorare il complesso mondo dei piaceri musicali dei vari lettori, ascoltatori o internauti. E a seguirle tutte di sicuro si perde il filo. Ma esistono classifiche in grado di dire la verità su chi vende, chi realmente piace e incanta o chi invece riceve un energico flop? I produttori discografici ufficiali, ovvero quelli che risultano iscritti alle due associazioni nazionali, l'A.F.I. (Associazione Fonografici Italiani) e la F.I.M.I. (Federazione dell'Industria Musicale Italiana) non sempre sono propensi a fornire dati relativi al fatturato e alle effettive quantità di vendita e le due associazioni spesso hanno fornito solo stime del mercato ufficiale. Nel 1996 la SIAE ha reso noti i dati ufficiali riguardanti il numero di supporti musicali da essa licenziati ed è venuto fuori un altro mondo, il doppio di quello evidenziato dalle indagini di settore. E chi produce e immette sul mercato discografico prodotti senza bollino SIAE? È solo un apolide del disco? Questa è un'altra questione di cui disquisiremo in un altro momento. Intanto dal 1996 ACNielsen pubblica, e diffonde attraverso i maggiori media, la classifica dei dischi più venduti in Italia, forse l'unica classifica più “scientifica”. Dal sito della F.I.M.I. si legge “La rilevazione si basa sulla registrazione delle vendite di dischi (sell out) presso un campione di 200 punti vendita rappresentativi dei negozi specializzati , della catena Media World / Media Music e degli ipermercati con superficie superiore ai 5000 mq. I punti vendita sono stati dotati, per la registrazione delle vendite, di penna ottica collegata al computer.” I dati vengono raccolti di settimana in settimana e su questi vengono poi effettuati una serie di controlli statistici. Ma non dimentichiamo che esistono centinaia di realtà produttive discografiche (e secondo alcuni si tratterebbe anche di migliaia!!!) che diffondono i loro prodotti al di fuori del mercato ufficiale e che fanno riferimento a canali di distributivi alternativi quali bancarelle, vendite ai concerti, mercati rionali, web ed il mail order. Siamo di nuovo al punto di partenza? Ad ognuno la sua, allora! Il giornale od il programma televisivo faccian pure classifiche sintonizzate sul target dei propri lettori e ascoltatori, del resto, anche con una bella classifica si può dire e dare al proprio lettore (o ascoltatore) una certa tranquillità sulle sue inclinazioni musicali, sui suoi gusti e sulle sue idee, assecondando la sua appartenenza alla “tribù” che più ascolta. Davide Castrignanò Hit parade: tra canzoni regina e damigelle d'onore I balli di corte, nel regno delle canzoni, avevano inizio sul finire degli anni Sessanta: 66, per la precisione. Accanto a migliaia di piatti di pasta su altrettanti tovaglie italiane, la radiolina annunciava le prime dieci canzoni più amate dalla penisola del parmigiano. “Hit paradeeeee”, urlava Lelio Luttazzi, dagli altoparlanti vibranti. Giungeva su quella sigla tanto attesa, una marcia dal titolo “Arrivano i gladiatori”, di sabato, alle 13:00, su Radio Uno, quello che una volta si chiamava “Programma Nazionale”. Poca scelta di radio e tv, prima, per la verità, rispetto a oggi, e rigorosamente in bianco e nero. Tutto concentrato in appuntamenti imperdibili, e quello con la “Hit Parade” era assolutamente imperdibile. Tanto per la cronaca, il dj in questione, Luttazzi appunto, prima di annunciare canzoni, era (e lo è ancora, nell'aprile scorso ha superato gli ottanta anni) un importante musicista jazz. Nato a Trieste, fu il primo a portare lo swing nell'Italia del dopoguerra. Un modo di suonare il piano trascinante, allegro, disinvolto e così sorridente. Da un'immagine dei ricordi: alla fine di ogni esecuzione scorreva le mani sui tasti e, girandosi verso il pubblico, regalava un irresistibile sorriso. Negli anni ha scritto numerose canzoni diventate classici assoluti, tanto per citarne qualcuna: “Una zebra a pois”, “El can de Trieste”, “Legata ad uno scoglio”. Ma anche colonne sonore, come quella di “Totò Peppino e la malafemmina” o “La ragazza con la valigia”. Lelio Luttazzi ha scritto anche commedie musicali per Macario, Vianello e Tognazzi. Ha diretto l'orchestra della Rai di Torino e molte trasmissioni culto presentate da Mike Buongiorno. E ancora, valanghe di programmi per la tv. Lelio l'eclettico, infatti, in coppia con Mina, Raffaella Carrà e le gemelle Kessler -tanto per citare qualche mostro sacro- è stato protagonista di alcuni programmi Rai tra i più apprezzati della storia della televisione. E poi dischi, incisi a profusione, e film, recitati anche, di Risi e Antonioni. In un colpo solo, il nome di Lelio Luttazzi raccoglie tutto il meglio che un artista possa mai desiderare di realizzare. Un'occhiata veloce alla sua biografia risulta quasi imbarazzante. Gli italiani per tutti questi motivi lo amano, e per un decennio di canzoni lanciate nell'onda. Battisti e Patty Pravo scalavano le classifiche di quegli anni sognanti e rivoluzionari, piroettando tra “damigelle d'onore”, le canzoni al terzo e secondo posto in attesa di arrivare al podio, e la “canzone regina”, la numero uno, appunto. Le dieci canzoni venivano annunciate tutte: le prime tre venivano ascoltate obbligatoriamente, mentre il conduttore ne presentava alcune a scelta tra la decima e la quarta. Straordinario il modo in cui Luttazzi creava l'attesa prima di rivelare le nuove posizioni fino alla canzone in testa, magari da diciassette settimane. Beh, poteva accadere di sicuro ad una canzone di Mina, o di Celentano, i più amati dagli italiani. Nella storia della “Hit Parade” ci fu anche qualche caso di censura, ai danni per esempio di “Je t'aime mois non plus”, il brano scandalo di Serge Gainsbourg e Jane Birkin, troppo ansimante per l'Italia perbenista del tempo. Così, in chiusura, da tasti immaginari in bianco e nero, parte l'omaggio a Lelio, lo swinger delle classifiche, con un applauso ed un sorriso, proprio come ci ha insegnato lui. Luisa Cotardo Superclassificashow Cinema - La classifica dei botteghini Solitamente non sono così cattivo ma la situazione lo esigeva. Per fortuna il cinema non è solo box office, ma è un po' l'indice dei nostri tempi. In giorni di compromessi generalizzati sembrerebbe normale ma non dobbiamo abituarci. Perché il cinema passa soprattutto dagli spettatori e premiare ciò che merita è importante quanto criticare ciò che ci fa schifo. 1 - Shall we dance? - 1'884'617€ Si piazza al primo posto (al momento in cui chiudiamo CoolClub) questo film musicale di dubbio gusto a base di danza che vede protagonisti un attempato ma sempreverde Richard Gere e la splendida Jennifer Lopez. Per quale motivo questo concentrato di noia è in vetta già da due settimane? Sembra che la gente abbia voglia di non pensare mi dicono. Niente di nuovo ma allora tanto vale buttarsi su Dirty Dancing, Grease o se proprio vogliamo esagerare Flashdance. Consigliato a chi non ha più niente da perdere. 2 - Resident Evil: Apocalypse - 1'277'633€ Per farsi una piccola seppur significativa opinione della mancanza di idee che pervade solitamente il cinema da box-office basta dare un' occhiata alle miriadi di sequel, prequel e chi più ne ha più ne metta che affollano le sale. Non sfugge a questa legge Resident Evil, saga che prende spunto da un videogame giunta ormai a non so quale capitolo. Non vede la sufficienza. 3 - The Village - 1'208'343€ L'ultimo film di Shyamalan francamente è stato un flop anche se nella mediocrità di una classifica quasi inaccettabile fa la parte da leone. Un falso thriller travestito da horror. Tornino i tempi de "L'alba dei morti viventi". Almeno si sapeva cosa si andava a vedere. 4 - Palle al balzo (Dodgeball) - 469'512€ Cosa dire di questo film che non sia già stato detto del colera? La più classica delle commedie demenziali che ha per contorno una palestra di sfigati e uno sport (?) di cui non si è mai sentito parlare se non in un vecchio anime in onda su Antenna sud. Se avete voglia di commedia andate a ripescare John Landis e ditemi poi se hanno qualcosa da spartire. Da evitare. 5 - Collateral - 458'366€ Altra nota positiva di questa classifica, il thriller che vede per protagonista Tom Cruise nell' inedito ruolo del killer professionista brilla per ritmo e tensione. Girato interamente in digitale si conferma uno dei film più interessanti che hanno ben figurato al botteghino. 6 - Io robot - 398'225€ Senza alcuna anima, questo film che vorrebbe riprendere dei racconti di Isaac Asimov, non riesce quasi mai a descrivere degnamente l' ormai classico scontro che in un ipotetico futuro metterà a confronto automi e razza umana. Infarcito di effetti speciali è ben lontano dall' avvicinarsi a classici del genere come Blade runner o anche al più accessibile Minority report. 7 - Se mi lasci ti cancello - 343'062€ La nostra esistenza in un'analisi personale si può riassumere nel bagaglio delle nostre esperienze, emozioni e ricordi. Privati di questo, ci resta ben poco se non il presente. Pubblicizzato male questo film si difende e come al solito le sceneggiature di Kaufman sono una spanna sopra molte altre. Interessante anche se non indispensabile. 8 - Il segreto di Vera Drake - 283'535€ Leone d' oro all' ultimo Festival di Venezia, racconta la storia dell'eclatante caso giudiziario di Vera Drake, donna della piccola borghesia che procurava aborti clandestini nell'Inghilterra degli anni '50. A tratti un po’ pesante ma tutto sommato un prodotto che merita, se non altro perché mette il dito in questioni troppo spesso ignorate. 9 - Ovunque sei - 214'923€ Film pretenzioso e che lascia di stucco per la povertà delle soluzioni narrative e la superficialità con il quale viene trattato l'argomento. La sceneggiatura non incide mai preferendo barcamenarsi tra i clichet di una quotidiana squallida storia di adulterio e i tentativi di narrare l'esistenza snocciolati in leziosi monologhi fuori luogo. Attori modesti e insignificanti e una presunzione che si respira a pieni polmoni. 10 - Agents Secrets - 192'827€ I film di azione non sono certo la specialità dei francesi ma nella sua essenzialità questo riesce comunque a distinguersi dagli altri pur senza entusiasmare. Incompiuto ma digeribile. E poi c'è la Bellucci che non fa mai male. Per lasciarci senza l' amaro in bocca. Michele Pierri Superclassificashow Supertelelibrone Scorrendo i titoli dei primi dieci libri in classifica su alice.it, mi salta agli occhi un primo dato, piuttosto eclatante: i primi tre titoli sono libri gialli. Ora, non si può certo dire che questa sia una novità nel panorama letterario mondiale. Il giallo, infatti, è un genere che sin dalla sua nascita ha sempre attirato un sacco di lettori. I primi romanzi gotici, o le più raffinate sciarade di sir James, o i racconti di Lovecraft, eccetera. E poi nel novecento è brulicata una masnada di scrittori gialli e noir più o meno validi, più o meno significativi. Quello che c'è da chiedersi è perché alcuni di questi autori raggiungono il grande e grandissimo successo e altri no. Che cos'è che piace al pubblico? Perché Agatha Christie continua a vendere tantissimo e Manchette è uno scrittore di nicchia? Perché Giorgio Faletti ha ben due libri in classifica e Cesare Battisti e Massimo Carlotto invece stentano sempre a raggiungere il pubblico di massa. Le risposte sono molteplici. Indubbiamente il comico in questione gode di una spinta pubblicitaria di tutto rispetto con copertine simili a quelle che vengono riservate ai vari Grisham, Crichton e compagnia bella, pubblicità in televisione e fior fiore di intellettuali televisivi che si mostrano piacevolmente sorpresi dal talento narrativo del signor tenente più famoso di San Remo. Inutile dire che per esempio Massimo Carlotto non è mai stato pubblicizzato in tv (lo stesso non vale per Battisti, la cui pubblicità però non si può dire che sia stata particolarmente positiva), o che la sua casa editrice si sia spesa più di tanto per promuoverlo. Certo, forse il fatto che da un suo libro sia stato fatto un film (Il fuggiasco) lo aiuterà a vendere tre copie in più. Ma al di là di questi motivi sensati e che fanno delle classifiche semplice cartastraccia, ci deve essere almeno un altro motivo. E credo che sia da ricercare nel tipo di pubblico che fa alzare le vendite a questo tipo di romanzi. Mia madre, per esempio, non si perde un titolo di Camilleri, ed è stata decisamente conquistata dal codice Da Vinci. E poi guarda storto senza osare prendere in mano la trilogia di Marsiglia di Jean Claude Izzo, che come scrittore e come giallista non può nemmeno essere paragonato per grandezza ai tre finora citati. La risposta è semplice, almeno credo. Un romanzo di Camilleri, che io personalmente trovo noiosissimo (rende molto meglio sotto forma di sceneggiato televisivo), è un tipo di romanzo conciliante. È vero ci sono dei morti ammazzati (non sempre), ci sono dei delitti, degli uomini che gli compiono, ma l'atmosfera generale, la fine, è sempre e comunque piena di speranza. Un romanzo come L'oscura immensità della morte di Carlotto non lascia spazio, nessuno spazio alla speranza, alla redenzione. È nero nel vero senso della parola. Mia madre morirebbe se leggesse quel romanzo. Ma la vera essenza di un romanzo noir qual è se non quella di essere un romanzo nero e disperato? E allora lasciamo perdere i grandi intrecci filosofici e pseudostorici, le spy story da quattro soldi e facciamo un tuffo dove la storia è più nera, impregnamoci di disperazione e soprattutto di grande letteratura. dario goffredo Primo in classifica Andrea Camilleri La pazienza del ragno Sellerio Al primo posto in classifica, e chi si stupisce, l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri, l'ennesima avventura del commissario Montalbano (che probabilmente ormai nella mente dei lettori ha il volto indelebile di Luca Zingaretti), il nuovo pastiche siciliano del più venduto giallista italiano. La proposta di Coolclub.it Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana Carlo Emilio Gadda Garzanti Un romanzo di tanti e tanti anni fa, ma che forse non tutti hanno letto. Una pietra miliare della letteratura italiana,che però non per questo deve fare paura. Si tratta in realtà di un giallo, estremamente affascinante e intrigante. Il poliziotto Ciccio Ingravallo, ciociaro di nascita, mangia, per così dire, gli gnocchi in testa al commissario siciliano. Un delirio fantastico per gli amanti del pastiche linguistico. Secondo in classifica Giorgio Faletti Niente di vero tranne gli occhi Baldini Castaldi Dalai L'ex comico, ex cantante, ora scrittore di culto da parte dell'ampio pubblico (culto e ampio sono in effetti due aggettivi antitetici), ci regala (si fa per dire, visto il prezzo di copertina di questo giallo) la sua ultima fatica e balza subito alle primissime posizioni della classifica. La proposta di Coolclub.it Maurice Dantec Le radici del male Hobby&Work Per gli amanti del giallo-noir intriso di modernità hi-tech questo romanzo del 1999, che è stato definito il primo cyber noir, offre una quantità di situazioni, elucubrazioni da parte del protagonista, motivi per riflettere e per avere veramente paura non indifferenti. Nonostante la mole è un libro che si fa leggere tutto d'un fiato, o meglio, senza fiato. Indimenticabile il ringraziamento al creatore dell'universo per tetrahidrocannabinolo, comunemente conosciuto come THC. 3) La classifica Dan Brown Il Codice da Vinci Mondadori Un caso editoriale, un romanzo che ha venduto moltissimo, di nuovo un giallo al terzo posto in classifica, a significare il continuo successo di questo genere immortale. Di nuovo un romanzone con risvolti storici e filosofici, forse a rappresentare il bisogno del pubblico di non avere semplicemente una storia ma tanti condimenti alla storia. Forse la storia in se stessa è piuttosto insipida? La proposta di Coolclub.it Luther Blisset Q Einaudi Di nuovo un romanzo di qualche anno fa, perché alle classifiche si può rispondere anche con libri che sono usciti dagli scaffali delle novità, perché i buoni libri non invecchiano tanto presto come chi li scrive. Q è un po' romanzo storico, un po' romanzo giallo, un po' romanzo di idee. Ha dei momenti veramente avvincenti e si fa leggere velocemente. Grande il grido “Omnia sunt communia”. Quarto in classifica Tiziano Terzani Longanesi Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo. Il viaggio di Terzani alla ricerca di una cura per la malattia che l'ha colpito, si trasforma in viaggio interiore. Un libro sull'America, un libro sull'India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro sulla ricerca della propria identità. La proposta di Coolclub.it Tiziano Terzani Un libro che ci sentiamo di consigliare anche noi, a poche settimane dalla scomparsa del suo autore, uno dei più grandi reporter di viaggio italiani. Quinto in classifica Alessandro Baricco Omero, Iliade Feltrinelli Il volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l'Iliade creando ventun monologhi. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. La proposta di Coolclub.it L'Iliade di Omero, ovviamente, e senz'altro aggiungere. Oppure Troy, al cinema con Brad Pitt. Tanto... L'unione fa la forza e in un modo o nell'altro lo dicono anche i Polyphonic Spree con questo Together We're Heavy. Sono circa una ventina tra musicisti e cantanti, tutti con tunica in stile gospel d'ordinanza e suonano un pop corale dall'impianto molto anni 70. Per capire il loro tenore musicale basti sapere che secondo Marylin Manson i Ps incarnano tutto quello che lui odia, colori, positività, allegria. Ed è proprio così, i Poliphonic Spree sono un caleidoscopio in cui il pop si impreziosisce di poderose parti strumentali che unite a ricchi intrecci vocali crea un effetto orchestrale che fa tanto Jesus Christ superstar. Pace e amore allora ma non solo. La capacità della formazione di giocare con la melodia è pari infatti al lavoro fatto da artisti come Divine Commedy o Brian Wilson. Lo sviluppo intorno a ogni traccia parte da un'idea semplice e cresce di arricchisce di sfumature e arrangiamenti in cui a predominare è comunque la melodia frutto del genio di Tim DeLaughter, leader e coordinatore del progetto. Ci si aspettava un ritorno degli Stone Roses e invece arriva il nuovo disco del loro ex leader Ian Brown, il quarto da solista, in cui un’elettrica discreta fa da cornice a canzoni pop in cui la chitarra e affiancata da una tromba che fa tanto Messico e in cui la voce resta fedele alla tradizione inglese dei 90. Da segnalare la presenza di Noel degli Oasis in un episodio. I Super 8 sono di Edimburgo, l'ennesima dimostrazione che la musica non ha più peculiarità geografiche. In questo Technicolour melodies la band mette mano al folk e tra organi hammond e flauti alla Jetro Tull riesce a rievocare atmosfere vintage che ben si sposano con uno stile compositivo decisamente indie. Infine due gemelle che hanno deciso di prendere il pop e di manipolarlo in tutti i modi possibili. Easy è vero ma con intelligenza e gusto Tegan e Sara attingono qua e là senza vergogna e neanche senza nasconderlo troppo e divertono con il loro pop rock. So Jelous è un disco senza tante pretese ma spensierato e fresco. Ideale per un party tra amici. Osvaldo Tiromancino Illusioni parallele Virgin 2004 Un successo annunciato. “La descrizione di un attimo” e “In continuo movimento” erano biglietti da visita più che rassicuranti per il terzo album della nuova carriera (quella ricca di reale successo) dei Tiromancino di Federico Zampaglione. “Illusioni parallele”, uscito con il disco d'oro già in tasca solo con le prenotazioni, si presenta con un singolo riuscitissimo. “Amore impossibile” ha un testo accattivante, una musica che entra nel cervello (come dimenticarne la chitarra) e un video molto ironico. Negli ultimi anni anche i video hanno giocato un ruolo fondamentale nel rilancio del gruppo. E se ne “La descrizione di un attimo” c'era un chiaro richiamo al Tarzan televisivo di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini con Valerio Mastandrea, nell'ultimo singolo i protagonisti sono Diabolik e Eva Kant interpretati dal belloccio di Beautiful (Clark Kent) e da Claudia Gerini. La regia è affidata a Lamberto Bava, che alla fine degli anni '60 firmò il film con John Philip Law. Tornando alle illusioni parallele Zampaglione collabora ad alcuni testi con il padre Domenico. Nel cd spiccano inoltre la cover Felicità di Lucio Dalla (soddisfatto e contento dell'interpretazione) e la voce di Manuel Agnelli in “Esplode” nel quale i Tiromancino abbandonano i suoni elettronici, vintage e trip-hop che caratterizzano il cd per il puro rock. Delicatissime (nel testo e nella musica) “La terra vista dalla luna” e “imparare dal vento”, suoni decisamente jazz per la chiusura di “Attraverso la notte”. Zampaglione ancora una volta ha colpito nel segno. Pedroso Rem Around the sun Warner Bush ha vinto. Anzi l'america repubblica ha stravinto contro la speranza di ritorno alla Casa Bianca dei repubblicani guidati da John Kerry. L'america non ha ascoltato gli appelli contro la guerra, contro la povertà, contro gli interessi del petrolio e non ha ascoltato neanche la dura presa di posizione di numerosi artisti. E se il regista Moore è rimasto deluso dalla reazione al suo documentario shock, i musicisti hanno investito tempo e concerti per una causa poi persa. Tra gli indomiti antibush si sono schierati i Rem che in Around the sun, per la prima volta, si sono fatti portavoce in qualche modo delle istanze progressiste. Micheal Stipe e soci hanno rischiato un album che ha spaccato la critica e i fan con testi impegnati e poche chitarre elettriche. Seppur il singolo “Leaving New York” sembri azzeccato, sebbene non manchino le ballatone romantiche (“Make it all ok” e “Worst Joke Ever") e paia interessante la chitarra western di "Final Straw" complessivamente questo sarà un cd da ricordare più per l'impegno politico che per la riuscita finale anche a causa della discussione intorno al (simil) rap finale in “The outsiders”. Tra alti e bassi il sodalizio tra i Rem e la Warner va avanti, in attesa del prossimo capitolo. Pedroso Mente Locale Rassegna di musica e incontri 18 novembre presentazione del libro “La cucina del mare di Puglia” 20 novembre The Gang (duo acustico) e Alessio Lega 21 novembre incontro della Società di Danza 25 novembre incontro su Salento: turismo e sviluppo locale 2 dicembre incontro su Il pianeta Venere: tra l'astronomia classica e la fisica spaziale. 4 dicembre Stefano Tessadri 5 dicembre incontro della Società di Danza 16 dicembre incontro su Letteratura e poesia salentina 18 dicembre Alessio Lega Saletta della Cultura Gregorio Vetrugno Via Matilde 7 - Novoli // Info 347 0414709 [email protected] Alcune novità in casa Jestrai Rec. Charlotte Hatherley Grey Will Fade Esce il disco di Charlotte Hatherley, per chi non la conoscesse è attualmente la chitarrista degli Ash, formazione che qualche anno fa ormai, spopolò con 1977 un disco di potente e freschissimo power pop. La chitarrista è entrata in formazione dopo quel fortunato episodio e ha continuato a produrre insieme ai tre un onesto rock'n'roll di matrice inglese. Il suo debutto da sola è, per chi ama il rock al femminile, un tuffo nel passato alla riscoperta di suoni e soluzioni care a gruppi che al tempo del Brit pop hanno ammaliato e divertito le nostre orecchie. Mi riferisco a gruppi come Elastica e Sleeper. Canzoni veloci in cui chitarre ruggiscono in risposta a una voce che fa le fusa. Vagamente punk, piacevolmente noisy in episodi come Stop in cui sembra di sentire i Breeders, dolce e sognante (Where I'm calling from), un po' chamber rock (Why you wanna, Bastardo). Un disco da prendere senza impegno, certo degno di rispetto nel mare di rocchettare improvvisate di stampo Avril Lavigne, ideale come sound track per una nuova serie di Dawson Creek (in senso buono), forse qualche anno fa mi sarebbe piaciuto molto di più, oggi mi fa sorridere ricordando i miei sedici anni. Osvaldo Hope of the states The Lost Riot Sony Bello questo disco d'esordio. Vengono da Chichester, si chiamano Hope of the states e riescono a calibrare in una manciata di brani atmosfere strumentali indie rock a soluzioni quasi post e ad altre più folk. La carica malinconica della splendida apertura strumentale lascia presto spazio a una marcetta che fa pensare ai bellissimi e più acustici Lullaby for the working class. Archi e distorsioni colorano brani in cui il piano è quasi sempre molto presente. La melodia che si affianca con disinvoltura a dissonanze vocali gioca con i timbri di un disco romantico che a riesce a passare da momenti più intimisti a grandissimi aperture. C'è forse nell'attitudine qualcosa che mi fa pensare agli Elbow ma in generale un attitudine più nevrotica che loro stessi amano definire “rock psicotico”. Incredibile come da una città di ventimila abitanti del West Sussex arrivi una band così giovane e così matura, una risposta a chi crede ancora nelle capitali della musica. Un disco da scoprire, una band su cui puntare. Osvaldo Fiub Brown stripes I Fiub, la proposta più interessante di casa Jestrai, aprono dignitosamente con “Ca Blö” minimale e metronomica (dall'incedere quasi kraut, ma ora non vorrei cominciare a bestemmiare). “Brown stripes” vira i ricordi di Seattle in chiave blues come blues mescolato a pop viene fuori da “Day tripper”, mentre lenta e ipnotica ma innervosita da schizzi noise, scivola “What's there in my bottle?”. Chitarra e batteria gli unici strumenti; una scelta radicale, ma la necessità di un basso a volte si fa sentire. Sufficienti Love in elevator Venoma ep Garage punk ruvido quanto basta con voce femminile che spazia tra urla e una versione più energica di Kim Gordon. Quattro tracce omogenee più lo scherzetto della bonus track nascosta (la cosa migliore del disco). Dignitosi, ma dopo un passaggio nel lettore cd non so se si sentirà il bisogno di un altro giro. Art disorder Anoplogaster cornuta Ivan Smagghe Suck my deck React The go find Miami Morr music Autunno: tempo di teen angst. Morr music torna con un disco che i saccenti chiamano “indietronico”. Nella fattispecie sono canzoni arrangiate elettronicamente, tutte più o meno tristi, tutte più o meno belle. Se il vostro piatto langue dopo Lali Puna, Notwist e compagnia chic date un po' della vostra fiducia a questo giovane belga, e il suo disco vi accompagnerà spesso durante tutto l'inverno. Le coordinate sono sempre quelle: New Order, Smiths, quella suggestione soul minima che faceva grande alcune band synth degli '80 e che molti ragazzi oggi amano riscoprire; e il formato canzone che qui viene spasmodicamente privilegiato. Potrebbe diventare un piccolo culto. Sergio Chiari Nuovo mix album per il s i m p a t i c o francesino Smagghe, l'altra metà dei Black Strobe che c o n d u c e assieme ad Arnaud Rebotini (gli autori di “Me and Madonna” per intenderci). Oltre ai numerosi fasti electro-clash questo ragazzone vanta una gavetta house non trascurabile e la residenza parigina in una disco lesbo. Detto questo “Suck my deck” oltre alla sua effettiva godibilità ci sembra un numero piuttosto medio, robusto, senza particolari voli, bello da ascoltare per il momento e tanto basta. Non altrettanto si può dire della qualità dei brani ivi compresi, classici vecchi e nuovi tutti al di sopra della media. Doveroso citare almeno gli Zombie Nation di “Souls at Zero” e l'electro combutta Hacker-MillimetricCarretta di “Moskow Reise” nel remix degli stessi Black Strobe. Da avere comunque, ma se volete una selezione originale che strizza l'occhio al genere dovrete ancora riferirvi a quel Dj Kicks from Tiga. Sergio Chiari È triste da constatare ma la fantasia umana è davvero limitata! Ci ritroviamo davanti all'ennesima band Nu Metal e si fanno sentire davvero tutti i limiti del genere. Il canovaccio non cambia ma la voce non incide, le chitarre graffiano poco e la produzione non riesce a infondere la necessaria aggressività, rimanendo troppo “gentile”. Ma poi…melodia, rumore…chissenefrega?! Il punto è non riesco davvero a dare un senso a questo disco. Renoir Vega Aleggia nelle produzioni Jestrai l'ombra minacciosa del rock alternativo italiota (dai Verdena in giù) che grava anche sui renoir. Partono benino con “Vega” che per lo meno ha una melodia non disprezzabile, ma i timori sopra paventati si concretizzano con “Baby Burn” tra spaghetti alternative ed echi di Seattle. Non capisco poi che senso abbia per un gruppo emergente inserire in un singolo di soli tre pezzi, che dovrebbero far conoscere il sound della band, una cover dei Beatles. E brutta e inutile, infatti, suona “Strawberry fields forever”. Gianpiero Chionna The black lips We did not know the forest spirit made the flowers grow Bomp records E il 2004 ha il suo disco R'N'R! Giusto un anno fa vi parlavamo delle gesta insane di questa accozzaglia di teppa. Ed è bello ritrovarli, perché mi ricordano che vi devo insultare. Nulla è cambiato nel corso di una rapida annata trascorsa a colpi di finte revolution musicali (il doom metal diventa progressive sperimentale, il prewar folk, i nerd coi soldoni che suonano il soul al sapore di bubble metal e si grida al miracolo). Per forza e per fortuna, verrebbe da aggiungere. Sui giornali “specializzati” non si guadagnano più del solito trafiletto da articolo minore. Bene così e chissenefrega, perché nel cuore degli aspiranti criminali i Black Lips sono al primo posto! Al primo! Perché? Ok..Vi rifaccio il sermone annuale. Perché suonano il garage punk come potrebbero farlo i Germs a corto di ero e non come quelle fighette di nome e di fatto che trovate nei motori di ricerca peer to peer con duecentomila dischi di puro garage per stramammole e con l'acconciatura. Perché prima ancora che una band di garage punk sono cattivi nell'animaccia loro. Perché continuano a trapanare il culo agli Swamp Rats, con un album se possibile più vario, più bello e più indisponente. Ma mi fanno godere cazzo! Inutile cercare di spiegarvelo, anzi evitate di comprarvelo: i Black Lips hanno coltelli affilati e nessun rispetto, soprattutto per le vostre ragazze. Qui c'è solo pura cattiveria. Puro catafascio. La purezza delinquenziale mutuata dall'abbandono. Ah, dimenticavo: Bomp vuol dire fiducia. Sergio Chiari Lord Bishop Rocks American lies Noiseworks rec. Un look che lascia il segno, tra cappelli texani e pelli di leopardo; un boss del Bronx non potrebbe fare di meglio! Lord Bishop eredita tutta la cultura soul ridisegnandola con i riff della sua sei corde che omaggia Hendrix ma anche il punk (“Freedom”). L'anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo. Così la ricetta dell'artista afroamericano si rivela potente ed energica infiammando la tradizione soul con i riffing tecnici e violenti tipici dell'hard rock e del punk'n roll ma inserendo qua e la sprazzi di blues, vomitando parole di fuoco contro l'America e la sua politica (“War stop the war”). Autonominatosi “the King of sex rock”, c'è da scommetterci che dal vivo Lord Bishop, è quello che ci vuole per le vostre chiappe ballerine. Gianpiero Chionna Pecksniff The book of Stanley Creep Black Candy Records Dopo un cd autoprodotto ed Elementary Watson (registrato e mixato da Amerigo Verardi) il sestetto emiliano dei Pecksniff torna con “The book of Stanley Creep” per la Black Candy Records. Dagli esordi hardcore in trio il gruppo parmense è approdato ad una musica sognante che in molti momenti sembra trascendere nello scherzo o nella canzonetta per bambini. Così i brani sono infarciti di giochi musicali da orchestrina e di strumenti che sembrano giocattoli ma restano sempre tra il pop e il lo fi. Basta ascoltare Il battimani di Normandy o Inside of me a forest, il flauto di The Symphony of life, l'intreccio di voci di Another song about Michelle, oppure la risatina nella voce di Everything I love (dove si parla con un grande pesce…) per capire a cosa si fa riferimento. Un ottimo libro scritto dai Pecksniff per Stanley Creep. Scipione Kiki Run with me Bpitch Control Kiki, nuova promessa electro del clan Bpitch Control, l'etichetta della regina techno Ellen Allien: finlandese, ma trapiantato a Berlino già ci aveva silurato col compagno di merende Silversurfer e la ormai straclassica e arcinota “Shake Off”. Nel full lenght ci offre nuovi motivi d'interesse per un suono che ibrida rigori electro, luci italo disco, celestiali suggestioni techno e vampate house. Andiamo a sbirciare: The end of the world sono i Sisters Of Mercy in vesti electro; So easy to forget, fluorescente funkettone con iniezioni italo noir; The big picture offre reminescenze UR per una cavalcata old school dell'house music; Intimacy una turbina soul alla polygamy boys con arpeggino alla Cure o Depeche, come preferite; Drawing circles un richiamo sessuale; Up una lussurregiante corsa cosmopolitan; On the 104th day uno dei pezzi migliori, breakbeat pregno di suggestioni goth e space; The calling con quell'incipit post atomico è una electro chiamata alle armi. Intensa. Un altro asso in casa Bpitch. Sintonizzatevi. Sergio Chiari CoolClub Società Cooperativa - ufficio stampa - promozione - direzione artistica - eventi - booking Via de Jacobis 42, 73100 Lecce tel: 0832303707 www.coolclub.it [email protected] Kiss of death Inferno Inc. Autoprodotto Ana da Silva The Lighthouse Wide 2004 Piacciono parecchio gli ultimi Kiss Of Death del prime mover metallico leccese Max Serafino, per tre motivazioni tre: anzitutto è il classico gruppo da gavetta e questo ha permesso loro di inglobare e personalizzare tutta una serie di stili che mi sento di riconoscere durante l'ascolto, e nello specifico il thrash bay area, il crushing svedese, le speed metal suggestioni di band come gli Exciter, la compattezza dei riffoni Panteriani e Machine Headiani di quando il metal si faceva moderno, la NWOBHM delle maideniane cavalcate financo, e con l'innesto di Marcello Zappatore (il gruppo ha avuto nel corso dei 10 anni di attività svariati cambi di line up) tutto un artigianale, sia detto come un complimento, background del più intelligente guitar eroismo (leggere: gente che si è sudata i coglioni sugli strumenti). Il che mi conduce dritto al secondo argomento. Si fa apprezzare anche perché questa gente sa suonare (la sezione ritmica di Luigi Greco e Dario Congedo, rispettivamente basso e batteria, è una di quelle che non la manda a dire, sempre squarciata dalla tagliente voce e dalla veloce macina-riff del signor Serafino), ma non è il punto: la verità è che sanno costruire i pezzi strizzando l'occhio al formato canzone, il che di fronte a miriadi di bands ultratecniche che sanno solamente suonare non è cosa da poco. Infine rimandano ad una attitudine che come dicevo sopra shakera il meglio della musica dura dell'ultimo trentennio senza vergognarsene. Brani come “New Blood” e “House of Pain” non faranno fatica dunque a conquistare un pubblico il più eterogeneo possibile , e questa si chiama eleganza. Tanto che alla fine dell'ascolto di un disco come il loro ti sembra di aver fatto nuovamente i conti con l'unica forma di classicità “heavy metal” oggigiorno possibile. Mica cazzi. Sergio Chiari Un primo ascolto del nuovo lavoro di Ana da Silva ci fa ricordare pilastri della musica new age come Björk ed Enya. Non a caso molti giornalisti hanno spesso accostato il nome di Ana da Silva alla musica postwave e a volte anche al newage. Guardando per un istante uno dei tanti momenti di svolta della musica, mi riferisco al periodo tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli ottanta, troviamo Ana da Silva tra i componenti dei Raincoats. Siamo nel periodo della musica new wave, il gruppo nei suo tre album storici, propone un genere musicale innovativo, un folk-pop raffinato, sperimentale per l'epoca, basti ricordare lo storico “Odyshape”. Artisti del calibro di Kurt Cobain collaborarono con la band alla realizzazione di alcuni album. Rientriamo nel presente, The Lighthouse è l'album d'esordio solista di Ana. Un lavoro che la vede protagonista in tutto, nel canto, nel suonare con una tastiera ed un sequencer. Un lavoro semplice e con precise idee, questa è vera arte. Patrizio Longo Truby trio Retreated Compost 2004 Nuovo capitolo in casa Compost la label che rappresenta nel mondo la scena cool per quanto riguarda la musica electrowave. Truby trio propone Retreated una meravigliosa raccolta di remix nella quale si naviga tra le sonorità elettroniche (“New Music” di Whignomy Bros e “Universal Love” di Tiefschwar), l'house-jazz (“Alegre 2004” remixed di Louie Vega). Tra i nomi presenti nella selezione segnaliamo anche Fabrice Lig, Whignomy Brothers, Sumo. Un doppio con remix di straordinaria qualità (primo cd) e con un impedibile dj set dello stesso Rainer Trüby (secondo cd). Patrizio Longo Forgotten Boys Gimme more No fun records Essere ai margini paga in termini di seduzione, perché seducono sti Forgotten Boys su No Fun records (azz, mi ricorda qualcosa). Brasiliani, sfigati, ci suonava o ci suona tuttora Fralda (sì, quello dei Ratos de Porao). Questo disco è una riedizione del precedente più inediti o qualcosa di simile. In pratica non avevano una lira ed esce in ritardo di qualche anno (mica gli Strokes). Ed è puro hi energy rock con qualche iniezione caustica alla Stooges, ovviamente. Dictators, Heartbreakers e Rolling Stones alle amfe i referenti. Il suono è tutto meno che iperprodotto e forse è un bene, perché quando lo piazzerete nello stereo dell'auto faticherete poco a catapultarvi nei middle seventies affianco a una popputa trans brasileira con una birra ghiacciata in mano, piuttosto che a quella piccoletta con le schifezze di piercing in faccia che vi portate appresso ora. Sergio Chiari Alessio Lega il cantastorie premiato con il Tenco Alessio Lega Parole e note salentine, anche quest'anno protagoniste del Premio Tenco. Dopo il riconoscimento dello scorso anno “allu reggae” dei Sud Sound System per il miglior album in dialetto, l'ambita targa come miglior opera prima è toccata quest'anno ad un altro salentino doc, Alessio Lega e al suo disco “Resistenza e amore”. Certo meno conosciuto dei suoi “predecessori”, Alessio Lega è un cantautore, di quelli con la C maiuscola, figlio degli chansonnier francesi (Brell, Brassens), anarchico, cantastorie moderno che scrive e racconta da tempo in giro dove capita, dai centri sociali climaticamente freddi e moralmente caldissimi, ai teatrini, per la strada, ovunque ci sia gente disposta ad ascoltare. Da una decina di anni Alessio vive a Milano dove conduce una vita da “impiegatuccio kafkiano” e da “fumettaro pentito”, andò a Milano per frequentare la scuola del fumetto ma... non ne vuole parlare “ho dedicato 15 anni della mia vita al fumetto - dice - e la fine di quest'esperienza è per me un fallimento non del tutto risolto, una specie di storia d'amore andata male....”. La sua vita, scombussolata un po' dal premio e dall'importante “vetrina”, non è comunque cambiata, per ora, accetta certo di buon grado lo scossone inaspettato “la mia condizione di impiegato non è tranquilla, è tristissima ammette - è praticamente la morte dell'anima che ti garantisce la sopravvivenza del corpo. Qualsiasi soffio di vita che scompigli questi fogli virtuali è il benvenuto”. Un benvenuto quindi al premio, sicuramente meritato, per una instancabile attività da cantautore impenitente, che non si sente... un po' anacronista, “no, mi sento anarconista! dice scherzi a parte, che faccia un concerto solo voce e chitarra, o che sia accompagnato da un ensemble acust/elettrico da fare invidia a Frank Zappa, mi sento fuori dalla moda. E ne sono fiero!” Passando al disco, è il risultato di anni di scritture e storie, che sulla strada hanno incontrato una strana band, i Mariposa, “il gruppo più fondamentalmente rivoluzionario del linguaggio musicale degli ultimi anni”, che hanno diviso con Alessio la direzione artistica del progetto Resistenza e amore, avendo riarrangiato, ri-pensato e prodotto le sue canzoni. Un disco che “è come un ulivo, radici nel popolare, ali nell'avanguardia, anima di legno duro con una linfa viva dentro”. E messo in saccoccia l'impensabile premio, Alessio torna, come sempre, qui nel Salento, con due serate un po' più... attese rispetto alle “strimpellate” per pochi amici che ha sempre fatto. Entrambi gli appuntamenti saranno a Novoli, alla Saletta della Cultura, la prima (sabato 20 novembre) come militante accompagnatore dei fratelli Gang, Marino e Sandro Severini; il 16 dicembre sarà protagonista di un concerto tutto suo, con i Mariposa, e con... Resistenza e amore. Dario Quarta Intervista ad Alberto Campo Get Back! Rock più ciclico o più in evoluzione? Il rock come stile musicale è una categoria da museo, nel senso che ha fatto il suo tempo come esperienza stilistica, tanto quanto aveva fatto il jazz spegnendosi col free. Il rock ha terminato il suo ciclo vitale con il 1977 a Londra. Quanto al rock come esperienza di vita, è tutto un altro paio di maniche in quanto il rock come definizione rappresenta più uno stato d'animo che uno stile musicale, dunque si può tradurre in musiche che stilisticamente col rock non hanno nulla a che fare, come l'esperienza della techno nei rave e gli spazi illegali, con il pubblico più protagonista rispetto ai dj, oppure con l'hip hop originale come musica di strada, cultura complessa da cui si sono diramati non solo un suono ma uno stile di arte visuale come la graphic art e uno stile di danza che ha "inquinato" la danza accademica come il body popping o comunemente conosciuta breakdance. Quale il capitolo più caro e quello scritto in maniera più distaccata? Il capitolo più caro senz'altro quello su John Lennon, che è stata la riscoperta che ho fatto scrivendolo. Mi ha sempre affascinato la figura di Lennon, che non avevo mai approfondito come meritava. Addentrandomi nella sua vicenda umana, politica, musicale, ho scoperto un uomo di grandezza infinita, di intuizioni pazzesche. Nel finale del capitolo racconto di questo discorso, "speech" come dicono gli americani, registrato dalla moglie prima che lui morisse e trasmesso poi dalle radio di tutto il mondo nel decennale della morte. Lennon raccontava della pace e del modo in cui trasmettere il virus della pace, e questo mi ha fatto pensare a quanto si è fatto semplicemente mostrando una bandiera dalla finestra. L'attualità di Lennon è spaventosa da questo punto di vista. Il capitolo più distaccato...non saprei, forse quello sull'hard rock, perché é una musica che mi interessa poco, però è stato istruttivo approfondire l'argomento. Quale media ha prevalso nella tua ricerca: memoria personale, libri, rete, racconti? Senza dubbio la memoria personale, quello che ho visto, non so, Bob Marley a Torino, il punk a Londra, la techno a Berlino, l'aria che ho respirato nei posti, la gente che ho visto, i musicisti con cui ho avuto il piacere di chiacchierare. Hai trovato differenze di approccio con l'editoria a sud? Mi ha molto sorpreso e lusingato il fatto che un editore importante, con una storia così grande alle spalle, mi abbia chiesto un libro così piccino, su un argomento diverso da quelli che loro affrontano di solito. Ho trovato audace la scelta di aprire questa collana con un testo più rivolto ad un pubblico giovanile, più spregiudicato dal punto di vista dei contenuti e della grafica. Spero che anche Laterza abbia tratto giovamento da questa esperienza. Esistono personaggi "superflui" nel testo? Mah, ho cercato di raccontare persone che avessero storie importanti. Gli U2? Il libro segna un ciclo che si chiude anche per l'autore? Senz'altro sì. Sono 20 anni della mia vita in duecento pagine: è tutto quello che sapevo della musica, ho cercato di metterlo lì dentro. Fabio Striani I 50 anni del rock Galatina 30 Ottobre 2004 Come quando decidi di organizzare una cena tra amici. Pensi a tutte le persone con cui ti piacerebbe trascorrere una serata, quelle che magari non vedi da tempo, altre che non conosci abbastanza ma che sai che nascondono piacevoli sorprese. Il giorno, la data sono solo l'escamotage per riunirle, per dare un senso all'occasione e chiamarla così speciale. Così succedono le cose, quasi mai per caso, spesso così belle che non te lo aspettavi. Il 30 ottobre a Galatina abbiamo festeggiato un po' di compleanni importanti: il primo anno di vita del Progetto Giovani, i cinquant'anni del rock e le candeline di Grace di Jeff Buckley. Born to Party troneggia ormai come slogan di Coolclub che ha voluto con questo appuntamento staccare la spina, sedersi in un cortile e ascoltare parole e note in un clima raccolto e intimo in cui le chitarre acustiche, i racconti e le esperienze di chi vive per la musica ci hanno ricordato ancora una volta come questa faccia parte delle nostre vite, sia con noi fin dalla nascita. Un'attitudine quella al party come quella al Rock and roll sostenuta nell'interessante incontro che ha aperto la serata. Insieme sul palco a parlare di rock: Alberto Campo, Giancarlo Susanna, Luisa Cotardo e Niccolò Fabi. 50 anni di rock ma sembra ieri, perché nonostante passino i decenni il rock rimane nello spirito di chi lo ha scoperto allora e di chi ragazzo gli si avvicina oggi. Una musica il rock che per definizione accompagna non i giovani in senso anagrafico ma l'attitudine a esserlo. Da Elvis a Eminem, Campo ha parlato del suo libro Get Back, piccola guida alla storia del rock, e della sua ricerca. Il rock allora non è più un genere ma un modo di essere indipendentemente se questo si esprima attraverso una chitarra elettrica o le battute frenetiche della tecno. Filosofia della musica se vogliamo o semplicemente divagazioni intorno a cinque decenni della nostra storia visti e analizzati attraverso la musica. E le band e le canzoni, testimoniano il cambiare del costume, della società, della politica. Fonte di eterna giovinezza il rock o ostinata voglia di non crescere? Semplicemente un codice diretto, semplice e come tale dalla presa rapida dall'impatto violento che lascia il segno. Musica da sempre isolata, perché rumorosa, musica nata nelle cantine (dice Niccolò Fabi) e per questo underground, musica che ha lanciato messaggi di protesta ma sempre e comunque simbolo di ribellione, magari semplicemente al silenzio. E così tra citazioni colte, aneddoti di vite sui palchi, in radio o nei giornali è come se intorno al rock si facesse un giro, lo si guardasse con tutti gli occhi possibili. Un contributo video tratto da un live di Jeff Buckley è il ponte tra le parole e i concerti. Difficile un po' per tutti proseguire dopo aver ascoltato la potenza e la liricità di un artista come lui, tante le parole lasciate in sospeso alla curiosità di chi ancora non lo conosce e alla sete di chi lo ha amato e continua ad ascoltarlo. Primo a salire sul palco Tobia Lamare, solo lui leader degli Psycho Sun a raccontare il suo rock con una chitarra e la sua voce passando dai Pixies a Barry White attraverso Lou Reed e i Jesus and mary chain. A seguire un bravissimo Creme che ha sventagliato energicamente alcuni dei suoi brani intervallati da un David Bowie da antologia e una Paint in Black mascherata da ballad. Attento e numeroso il pubblico comincia a prendere dimestichezza con l'atmosfera rilassata della serata, il cortile del Palazzo della cultura di Galatina è pieno e prendono posto sul palco i Bludinvidia al completo che chiamano in causa i Beatles eseguiti magistralmente sempre in chiave acustica. Omaggio in musica a Jeff Buckley di Elvis Carpinelli cantautore romano che ha stregato i presenti con un intensissima versione di Mojo pin, una cover di Tim padre di Jeff e ha concluso con alcuni brani del suo repertorio. Ultimo e attesissimo Niccolò Fabi è stato accolto da una schiera di fan arrivate da vicino e lontano e ha sorpreso i più diffidenti. Chi pensava a lui come al cantante che piace alle ragazzine, chi lo ricordava per le hit radiofoniche e l'esperienza sanremese ha dovuto ricredersi. Tra cover e brani suoi Niccolò Fabi ha dimostrato non solo una insospettata energia ma anche uno spessore che ha vestito di nuovo vecchie e nuove sue canzoni. Con lui è finita una serata che sarà bello ricordare, un'esperienza che dimostra ancora una volta il bisogno di party intelligenti in cui la musica è anche occasione di fare cultura. Osvaldo Novità Libri Mario Luzi L'adorazione dei magi e dei pastori Interlinea, Un grande poeta, Mario Luzi, ripropone la tradizione dei magi e dei pastori attraverso due testi intensi, accostati a una delle più originali rappresentazioni artistiche sull'adorazione, quella di Pieter Brueghel il Vecchio, che riesce a ridare umanità vera e corale all'evento. Un libro con molti particolari d'arte a tutta pagina. Rosetta Loy Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria Einaudi Un romanzo della memoria, personale e collettiva: Rosetta Loy ripercorre, attraverso la storia di una famiglia della buona borghesia italiana, e di coloro che ne entrano in vario modo in contatto, gli anni che vanno dal 1941 agli anni Sessanta. L'andamento narrativo non è rigorosamente lineare, anzi segue i ritmi del ricordo più che quelli del tempo che scorre: così si può ritornare ai tragici giorni di fine guerra dopo aver tracciato, nelle vicende del neoimprenditore Paolo, l'energico periodo del boom economico degli anni Cinquanta. Paolo Grugni Let it be Mondatori Un detective-semiologo diventa consulente della polizia di Milano. Ma poi decide di fuggire in Brianza. Qui si imbatte in un serial killer che come lui è pazzo dei Beatles. Abbey Road sarà una pista decisiva. David Rondall Il Giornalista quasi perfetto Laterza Riccardo Gualdo Maria Vittoria Dell'Anna La faconda repubblica Manni Editore Due case editrici pugliesi propongono nelle ultime settimane due volumi utili per gli appassionati di giornalismo e politica. La barese Laterza pubblica, per la prima volta in Italia, Il giornalista quasi perfetto di David Randall, caporedattore dell'Independent e collaboratore dell'Internazionale. Attraverso i venti capitoli Rondall costruisce un vero e proprio manuale di sopravvivenza per tutti i giovani che si vogliono accostare al giornalismo. Dalle tecniche di scrittura alla deontologia professionale, dall'attacco alle ricerche questo volume è veramente utile e interessante. Rientra tra l'altro nella nuova collana Contromano della casa barese della quale fanno parte anche Milano non è Milano di Aldo Nove (che abbiamo recensito un paio di numeri fa) e Get Back di Alberto Campo (troverete l'intervista al critico musicale in queste stesse pagine). Altro tenore e altri referenti per La faconda repubblica di Riccardo Gualdo e Maria Vittoria Dell'Anna pubblicato dalla salentina Manni. Attraverso un'antologia di 21 testi di politici e due capitoli introduttivi (il primo sulla novità e la continuità della comunicazione politica, il secondo sulla nuova retorica politica) gli autori indagano sulla lingua dei protagonisti della politica italiana da Scalfaro a Prodi passando per D'Alema, Berlusconi, Emma Bonino, Fini e molti altri. Un libro che interesserà politici, giornalisti e linguisti. Almudena Grandes Troppo amore Guanda 2004 Per non dimenticare Claudia Ruggeri, sposa barocca del suo inferno minore “Il tre è un numero dispari”, “è un numero a parte”, “è un numero pari”. “Il tre, però non è mai stato un numero”. Il tre sono tre persone insieme, sono una sola persona con tre corpi, tre teste, tre paia di braccia e di gambe. Il tre è un trio, il tre è due più uno, e anche se non lo sa, e anche se è all'inizio o alla fine, l'uno è sempre di troppo. E “Troppo amore” è il titolo dell'ultimo libro di Almudena Grandes, nota soprattutto per “Le età di Lulù”, romanzo erotico con cui esordì nell'89 e da cui Bigas Luna trasse il film con Francesca Neri. Troppo amore, però, non vuole essere un libro erotico “non mi interessavano gli aspetti erotici della vicenda, ma quelli umani” afferma la scrittrice ma piuttosto una storia di eccessi. “Era troppo amore. Troppo grande, troppo complicato, troppo confuso, e azzardato e fecondo e doloroso” pensa Josè, protagonista, insieme a Marcos e a Jaime, del romanzo. L'amore può essere un eccesso, il tre è un eccesso, in cui ci si può adattare perfettamente, fino a farne il proprio equilibrio, traballante, inconsueto, fatale. L'amore è un castello di carta in cui ci si rinchiude. E il mondo, fuori. “Encerramos en castillos de cartón” recitava la canzoncina popolare che risuonava dappertutto nella Madrid anni 80 in cui è ambientata la storia, la Madrid della movida e della speranza. “Encerramos en castillos de cartón” cantavano Josè Jaime e Marcos, facendo di esso la loro fragile fortezza, l'equazione perfetta dei loro corpi dispari. Castillos de cartón è il titolo originale del libro, scelto dall'autrice spagnola ma cambiato in traduzione dall'editore italiano. Troppo amore, nato al principio come un insieme di racconti dedicati a figure di protagonisti adolescenti, è divenuto poi un romanzo a sé, una storia compatta, intensa, seducente. La storia di tre ventenni, della loro profonda vena artistica, del loro profondo “inesperto, casuale, innocente, amore”, delle loro profonde ambizioni. Ma è anche la storia di una Spagna giovane e libera, di una Madrid bella e viva. È in una mattinata come tante la telefonata improvvisa di una voce mai dimenticata a riaccendere la memoria di Josè ormai adulta, il ricordo di “un'altra vita, migliore e vera, di un letto grande, un balcone soleggiato, l'odore dell'acquaragia e di tre corpi sudati, il fumo, il rumore dei baci, delle risate”. Il ricordo del paradiso. Valentina Otto anni sono passati dal “folle volo” che ha portato via per sempre una delle voci più originali della poesia salentina del Novecento. Claudia Ruggeri, morta suicida all'età di 29 anni, lanciandosi nel vuoto dal balcone della sua casa leccese, è autrice di un unico poemetto edito, Inferno minore, pubblicato per intero sul numero 39-40 del dicembre 1996 del giornale di poesia “L'Incantiere”, diretto da Walter Vergallo, di un poema inedito )e pagine del travaso e di altre poesie mai pubblicate. A distanza di molti anni, l'interessamento alla poesia della Ruggeri da parte di alcuni critici che operano a Roma, Mario Desiati, redattore di Nuovi Argomenti, Andrea Cortellessa e Mauro Martini, collaboratori di Alias, allegato culturale del Manifesto, è una nota che lascia uno spiraglio per una sua necessaria rivalutazione critica. Non si può negare un certo rammarico per il disinteresse della critica accademica nostrana, la quale non è ancora andata oltre gli studi relativi a Vittorio Bodini, che è morto nel 1970, ma negli ultimi trent'anni di buona scrittura sotto le nostre spesse lenti ne è passata (Salvatore Toma, Antonio Verri e la stessa Ruggeri, appunto). Una laconica giustificazione può attribuirsi alla complessità della poesia di Claudia Ruggeri. Ha scritto Desiati, in un sua riflessione critica sulla poetessa leccese: “Claudia Ruggeri scriveva divinamente. La sua poesia ricca di arrovellamenti lessicali, di figure estreme (il matto in primis), è una piccola epifania postmoderna, dove echeggia una semantica inconsueta che mischia parole di origine trobadorica, iperletteraria, dialettale, straniera, aulica, ma anche quotidiana. Claudia Ruggeri ha inventato una sorta di nuovo barocco, ma senza la sua decadenza.” Eccone, allora, un breve assaggio, tratto dall'Inferno minore, poemetto dedicato a Franco Fortini, poeta stimato dalla Ruggeri, ma lontano anni luce dalla poesia neobarocca della stessa: “cavami da le piume gli insulti lo sfrenìo / la velocità indifferenziata che era danza / o salto, che ormai non muove semplicemente / mi rende probabile; la memoria finta da usare / come un nome, questa memoria insomma divina / indifferente di un calcio e di ossa, di un debole / dèmone mosso a pena a cerchio (leggero leggero / lo spirito ragazzino, e ciò sottile sottile / indistinto, destinato): Dedico a Te questa morte / padula ché sei l'Arteficiere - ; impiegane / la festa, se pure alza l'Avverso, lo cattura”. Questo è il lamento dell'Uccello colpito, uno dei lamenti che strutturano l'Inferno minore, un poetare tutto sciolto dagli schemi il suo, opera folgorante nella sua novità, che richiede una particolare attenzione da parte del lettore, ma che ammalia, s'inarca, t'imprigiona nella sua spirale di sensi “forti”, folgoranti anche nelle sue proiezioni profetiche: “Del Traghettatore: e volli / il “folle volo” cieca sicura tutta / Volli la fine delle streghe volli // Il chiarore di chi ha gettato gli arnesi / Di memoria di chi sfilò il suo manto / poggiò per sempre il Libro…” Questo testo è tratto dalla plaquette poetica SalentoPoesia '95. Per chi volesse leggere l'Inferno minore, è disponibile una copia dell'Incantiere che tutto lo contiene nell'emeroteca dell'ateneo leccese. Un primo approccio con la sua poesia, sicuro che in un prossimo futuro sentiremo degnamente parlare della scrittura accecante di Claudia Ruggeri. Rossano Astremo Marek Van Der Yagt Gstaad 95/98 Instar libri Un giorno di settembre sono entrato nella libreria Icaro fiducioso finalmente di acquistare un paio di titoli come mi ripromettevo di fare da tempo. Vi scrivo sul secondo che ho letto, del quale, peraltro, non è stato facile entrare in possesso visto che la sua traduzione in italiano è datata settembre 2004 ma, come direbbe il protagonista, ”ho scosso l'albero delle virtù” e alla fine eccolo tra le mie mani. Sul primo? Forse, un'altra volta. Ho iniziato a leggerlo solo quando ero sicuro di poterlo finire senza interruzioni violente o quasi e lo ammetto sono partito con una certa aspettativa: doveva piacermi e non capita spesso…e mi è piaciuto e, se è possibile, capita ancora meno. L'introvabile autore Marek Van Der Yagt, che altro non dovrebbe essere se non lo pseudonimo di Arnon Grunberg, dà voce al protagonista del romanzo, François Lepeltier, che racconta il suo lungo percorso di peccati commessi spesso insieme alla madre e iniziati con la sua nascita, definita “il mio primo peccato necessario” e proseguiti via via nelle varie città in cui, con identità sempre diverse, questa simbiotica e complice coppia si spostava. Van Der Yagt (Grunberg) scrive un libro pervaso da una drammatica comicità e ne fa la compagna ideale di una malinconia impermeabile e profonda per raccontare le esperienze del protagonista, la cui vita assume via via una parvenza di normalità finché, tanti nomi e tanti posti dopo, nella sua ultima tappa, non incontra il suo ultimo peccato quello “che rende superflui tutti gli altri. Scarpe bianche, coperte di cavallo, bagnoschiuma, le montagne, la Wispillenstrasse, gli occhi della bambina, un'ultima carezza”. Tesse una storia difficile, una storia dell'amore, di un amore rubato, pazzo, sincero e malato di persone malate uscite da quel circo che è la vita e probabilmente non tutte troppo lontane da quelle “comuni”. Sceglie una forma semplice e ben costruita che si giova di una particolare maestria nella descrizione, mai prolissa, dei personaggi che rivelano la loro macabra e tragicomica “umanità” tramite le loro azioni, i gesti, i dialoghi anche se rapidi, preferendola, per fortuna, alle ormai frequenti pagine dense di inutili dettagli scabrosi e regalando, invece, alcuni passi di indubbia bellezza. Il sottofondo è la ricerca, perenne, della propria natura anche se questa dovesse essere fottutamente animalesca e il farlo senza troppa paura per il futuro ma soprattutto senza preoccupazioni per il presente. La consapevolezza nello scoprire il proprio essere e scegliere di cavalcarlo sempre e comunque: così un peccatore come François Lepeltier che ha iniziato la sua vita con un peccato rivendica la sua natura sublimando la sua esistenza nel peccato che rende superflui tutti gli altri. È l'avventura ciò che più ci avvicina a noi stessi in qualunque forma si scelga di accoglierla. Alla fine si riflette un attimo sul fatto che questo ex bambino difficile, culattone, sverginatore di ragazzine adolescenti (no comment), pederasta, non si riesca ad odiare e che anzi susciti una certa simpatia. Un attimo, non fraintendete, questa è solo la recensione di un libro, non siamo certo in un tribunale, quella sarebbe tutta, o quasi tutta, un'altra storia. Ma insomma che dire, la storia va e il libro è scritto bene. In un certo qual modo François Lepeltier ha ragione, alle persone non bisogna dare aiuto ma solo sorveglianza. Nulla crea più dipendenza dell'aiuto e François Lepeltier lo sapeva e né lo dava né lo chiedeva anzi non chiedeva niente, riceveva solo pietà dal mondo che era buono perché non era mai troppo cattivo. “Ognuno di noi dovrebbe essere sorvegliato o sorvegliare qualcuno per non rischiare che vada via, vada via dalla vita” Nicola Baglivi Valerio Varesi L'affittacamere Frassinelli - 2004 Per le persone sole il Natale, come tutte le feste, acuisce il senso di solitudine e provoca fastidio nel vedere gli altri presi dalla gioia dei festeggiamenti; il commissario Soneri si sente solo da quando sua moglie è morta prematuramente ma non sa che questo non sarà un Natale come gli altri. Ghitta Tagliavini, l'anziana titolare di una pensione nel centro storico di Parma, viene trovata assassinata nel suo appartamento; Soneri è incaricato delle indagini ma non è entusiasta perché ciò lo spinge a ripercorrere una parte dolorosa del suo passato. Proprio in quella pensione, ai tempi dell'università, aveva conosciuto sua moglie Ada. L'inchiesta va avanti e il commissario è sempre più amareggiato, presto si rende conto che Ghitta non era quella placida vecchietta che ricordava: era invece una donna senza scrupoli alla disperata quanto improbabile rivalsa sui suoi compaesani, che odiava. Aveva trasformato la sua pensione in un albergo a ore frequentato dai notabili della città, praticava aborti clandestini e con un attività di 'medicona' aveva raggirato molta gente del suo paese. Anche Ada, scoprirà poi, aveva avuto rapporti con lei. Molte persone sono coinvolte, hanno tutti un movente plausibile ma il colpevole ha agito per il motivo più antico del mondo. Soneri si muove per le case e tra le strade di una città che non riconosce più. Ricostruisce con pazienza la doppia vita di Ghitta, districandosi tra le mezze verità di un sacerdote e i suggerimenti di un barbone e quando arriva faticosamente alla soluzione dell'indagine non è molto soddisfatto: si è dovuto ricredere sul suo passato, sui suoi affetti più profondi facendo luce su vicende poco chiare che per anni aveva preferito lasciare nell'ombra. “Un ottimo giallo” in cui al crescendo della suspense si aggiunge una profonda analisi psicologica dei personaggi che evidenzia l'impietosa azione del tempo sui sogni, le speranze e le illusioni della gioventù. Bubu Il film documentario alla conquista del grande schermo Novità Film di Michele Pierri The Manchurian Candidate di Jonathan Demme La vita del reduce della guerra del Golfo Ben Marco è un alternarsi di incubi, brutti ricordi, fobie, di cui è difficile capire l?origine. Scoprirà di essere la vittima predestinata di oscuri giochi di potere di chi mira ad assumere il controllo della Presidenza degli Stati Uniti Nicotina di Hugo Rodríguez L'azione si svolge in tempo reale tra le 21,17 e le 22,50 di un lunedì o martedì d'autunno. Lolo è un hacker esperto che riesce a infiltrarsi in qualsivoglia computer, ma un giorno commette un errore. Scoppia così il caos a Città del Messico, le strade della città diventano un surreale campo di battaglia dove una donna, una gangster, un mafioso russo, una parrucchiera e una farmacista s'incontrano, si scontrano, si spiano e si sparano per trovare 20 diamanti scomparsi... Exorcist: The Beginning di Renny Harlin Padre Merrin, giovane missionario in Africa, si scontra per la prima volta con le forze del male rappresentate dal demone Pazuzu che ha preso possesso di un ragazzo. Camminando sull'acqua di Eytan Fox Eyal lavora come agente speciale per il Mossad, e viene incaricato di scovare l'ex ufficiale nazista Alfred Himmelmann. Eyal, è certo che Himmelmann sia morto, ma avrà modo di conoscere suo nipote Axel, omosessuale, e di mettere in discussione la sua omofobia... Tredici a tavola di Enrico Oldoini Estate 1964, una famiglia si riunisce in una casa di campagna, e tra di loro nascono malintesi, amori, tradimenti, gelosie… Sky Captain and the World of Tomorrow di Kerry Conran La giornalista Polly Perkins viene salvata dal suo fidanzato, Captain Sky, quando la città di New York viene invasa da una moltitudine di robot e macchine volanti. I due si ritroveranno sulla fortezza volante capitanata da Frankie, una ex fiamma di Captain Sky... L'inventore di favole di Billy Ray La vera storia del giornalista Stephen Glass che grazie ad una serie di articoli copiati o fasulli ascese nell'olimpo dei grandi giornalisti, per poi cadere inevitabilmente una volta scoperto l'inganno The Agronomist di Jonathan Demme La storia del giornalista Jean Dominique, fondatore e direttore di Radio Haiti Inter, prima radio indipendente di Haiti, che ha combattuto per la libertà e i diritti civili di Haiti per quarant'anni. Dominique è stato ucciso nel 2000 proprio davanti alla sede della sua radio, di cui la vedova Michele Montas ha annunciato la chiusura tre anni dopo, per minacce. L'uomo senza sonno di Brad Anderson Trevor Reznik non riesce a dormire esattamente da un anno. La mancanza di riposo, apparentemente inspiegabile, lo sta deteriorando sia mentalmente che fisicamente ogni giorno di più. Il suo aspetto diventato sempre più spettrale, fa sì che i colleghi di lavoro dapprima lo evitino e, in seguito a un incidente che quasi uccide un collega, inizino a fare di tutto perché lui non sia mai esistito. E? un complotto per farlo definitivamente uscire di senno, oppure Trevor ormai è incapace di distinguere la realtà dalla finzione ? Arrivato ormai al limite, inizia a mettere insieme gli indizi che hanno trasformato la sua vita in un incubo ad occhi aperti, ma più si avvicina alla verità e più il quadro che ne esce risulta terrificante... Alien Vs. Predator di Paul W.S. Anderson Antartide: un gruppo di uomini trasporta delle uova extraterrestri nel continente ghiacciato per cercare di attirare in trappola gli alieni. Le cose non andranno secondo i piani e gli umani si ritroveranno nel bel mezzo della rissa tra due terribili specie aliene. La tela dell'assassino di Philip Kaufman Jessica, figlia di un serial killer, è diventata agente di polizia. Lavorando su un caso di omicidio, si ritrova al centro della sua stessa indagine: i suoi ex amanti cominciano ad essere assassinati uno ad uno... Exils di Tony Gatlif Zano e la sua compagna Naima decidono di intraprendere un viaggio attraverso Francia e Spagna, fino a raggiungere l'Algeria, per conoscere il luogo che i loro antenati hanno dovuto abbandonare. Migliore regia al Festival di Cannes. L'effetto Farenhait 9/11 di Michel Moore si è fatto sentire. A Bologna, dove dal 21 al 24 Ottobre si sono svolti gli “Stati generali del documentario italiano” organizzati dall'Associazione DOC/IT, ci si è chiesti a lungo se questa fosse un'alba foriera di una nuova stagione. Per la prima volta un film documentario arriva nelle sale e diventa subito campione d'incassi. Ma non è il solo, perché un altro documentario (sempre americano) “The Corporation” di J.Abbot & M. Achbar tenta di bissare il successo di Moore. Cosa succede? Vedendo questi due film ci si rende subito conto che hanno lo stile dell'inchiesta più televisiva che cinematografica e sono film di denuncia sociale: gli intrighi dell'establishment americano di Bush nella guerra irachena il primo; il potere smisurato e distruttivo delle multinazionali (viste come un male necessario) in un mercato globalizzato il secondo. Ma allora perché queste opere lasciano il piccolo schermo per approdare a quello più grande delle sale? Una prima risposta potrebbe essere data dal fatto che i palinsesti televisivi oramai sono inzeppati di programmi soporiferi e tranquillizanti tanto da rifiutare film che prospettano una visione più critica della società. Ma questa visione potrebbe risultare riduttiva. In Italia usciranno a breve una serie di film documentari che non hanno questo approccio. Parlo di una serie di film che vedremo presto nelle sale: “Come rovinammo il cinema italiano” di Ciprì e Maresco: un omaggio alla carriera di Franchi e Ingrassia, “Craj” di Davide Marengo: protagonista Teresa De Sio che guida lo spettatore nella ricerca delle radici della musica popolare pugliese, “A scuola” di Leonardo di Costanzo: la vita di una classe registrata da una piccola telecamera; “L'esplosione” di Giovanni Piperno: storia di un esperto in demolizione di edifici che si trova alle prese con gli inquilini che ancora vi abitano dentro; per non dimenticare il salentino “Italian Sud Est” della scorsa stagione. E tutti distribuiti dai migliori marchi: Fandango, Pablo, Lucky Red, BIM. Allora come mai il documentario, da sempre relegato a fratello minore del più grande cinema di fiction o ad intermezzo (si ricordi Entr'Act di Renè Clair, 1924) interessa il pubblico pagante? Cosa è successo dagli anni '60 quando lo Stato consentiva lo sgravio fiscale agli esercenti per invogliarli a proiettare documentari in sala (ahimè si vedeva di tutto e per la maggior parte erano di scarsa qualità) ad oggi? È cambiato lo stile di fare cinema documentario o son cambiati i gusti del pubblico? Cosa spinge case di distribuzione affermate a buttarsi nella mischia richiando in questo genere che finora si poteva vedere solo in TV? (anche se in ore profondamente notturne). A me sembra che lo stile narrativo del documentario non sia cambiato poi molto perché a ben guardare il cinema documentario sin dalle sue origini non ha avuto mai una forma strettamente documentaria. Il cosidetto docu-fiction (l'appellativo fu coniato per il film di Flaherty: Moana (Tit. it: L'ultimo Eden, 1926) inseriva, per dare maggiore forza espressiva al racconto, scene ricostruite dal regista: le persone divenivano personaggi e perciò, in un certo senso, attori. Ma al di là delle definizioni e degli schemi teorici a me sembra che il cinema sia un fenomeno unico a prescindere dalla forma con cui si esprime: esso mostra ciò che non è alla portata di tutti e attrae il suo pubblico con la capacità di mostrare cose che nella vita quotidiana (intendendo oramai per quotidiano anche ciò che passa in TV) non si potrebbero vedere: l'inaspettato, il sogno, l'emozione! Ma può anche porre un evento sotto una lente d'ingrandimento, e quindi amplificare avvenimenti che ci passano sotto gli occhi tutti i giorni ma delle quali non ci accorgiamo perché non prestiamo attenzione e il cinema ci spinge a farlo. Allora questa rinascita del documentario che tenta di riconquistare le sale entrando dalla porta principale se avrà tutte queste caratteristiche è cinema a tutti gli effetti e conquisterà il suo pubblico (per ora ha solo quello colto) alla stessa maniera del film di fiction. L'interesse per questo genere di cinema è confermato in tutto il mondo. In Europa da mese di Novembre nove paesi della Comunità daranno vita a EDZ (European Docu Zone) con duecento sale distribuite in nove nazioni e il finanziamento di Media Plus di sette milioni di euro stanziati per tre anni. Sarà finanziato anche l'adeguamento delle sale per poter proiettare in video. Varie province italiane attraverso il Film Found (Fondi per il cinema) si attrezzano per promuovere il loro territorio con stanziamenti di risorse finanziarie per la produzione di film che lo possano rivalutare. La speranza è che non si faccia più distinzione tra cinema di fiction e cinema documentario (cosa che persiste nella proposta della nuova Legge sul cinema a firma Urbani) perché raccontare storie attraverso questo mezzo non può essere limitato alla scelta di un genere ma è un fatto di comunicazione tout court per una maggiore consapevolezza in grado di innescare processi di crescita culturale della società. Giuliano Capani docente di Storia a critica del Cinema DAMS-Salento Università di Lecce La fumosa memoria di Ippolito Chiarello Dal basso Salento a Ginosa in provincia di Taranto per raccogliere e lavorare il tabacco. Il fumo dei contadini di un tempo che si unisce e si confonde con il fumo di quattro musicisti rock di oggi. Ippolito Chiarello, per anni attore simbolo della Compagnia Koreja, si lancia nella sua prima vera esperienza da regista con un cortometraggio che si chiama semplicemente Fumo. Con lui, che firma anche il soggetto e la sceneggiatura scritta a più mani con Tommaso Didimo, sono anime di questo progetto cinematografico la produttrice Silene Mosticchio della Prometeo Video, Marta Vignola e Gianni De Blasi (aiuto regista) che hanno messo insieme una troupe di professionisti capeggiati dal direttore della fotografia Alessio Valori e che si è formata con un lungo lavoro sul campo nel cinema indipendente. Un corto girato (l'ultima settimana di ottobre) in digitale con tecnica cinematografica grazie al sistema P+S tecnique che permette l'utilizzo di ottiche cinematografiche 35mm. I protagonisti del racconto sono gli PsychoSun (è inutile negare che sono anche anima di CoolClub) che presto usciranno con un nuovo cd. Ippolito Chiarello (ora impegnato nel montaggio) ha voluto raccontare in maniera sognante e romantica la sua infanzia, la sua esperienza nella masseria di Ginosa dove la sua famiglia si trasferiva per lavorare ogni estate. Qual è il tuo rapporto con la memoria? Io mi definisco un "malinconico felice". Mi cullo nei ricordi e trovo nutrimento nei "fumi" di quello che mi ha attraversato per scrivere ogni giorno la mia vita. È una bella frase, forse un po' confezionata, ma definisce in sintesi le mille parole che potrei dire. Cosa tenti di raccontare in Fumo? Mi sono accorto che vivevo troppo il mio presente e trovando per caso foto vecchie della mia famiglia ho sentito che dentro di me era inespresso un passato di lavoro. Figli, tanti figli (mia madre ha 10 fratelli, mio padre 9), serate di racconti e luna piena. Forse ho capito che il mio mestiere di attore, regista e scrittore “in nuce”, nasce da quelle esperienze e vorrei raccontarle per scoprirmi di più. Perché hai voluto affiancare alla vita contadina da "fimmine fimmine" la musica punk-rock invece della solita pizzica? Perché se la pizzica è la musica che nasceva in quei filari di tabacco, il punkrock salentino degli Pyschosun nasce da giovani che vivono in questa terra ora e che in qualche modo trova nutrimento anche da quel passato. È un giusto contrasto per rileggere senza compiacimento una storia salentina. Fumo più che un corto è un "trailer" per un lungometraggio. Credi molto in questo progetto? Credo molto nel progetto "Fumo" e nei suoi sviluppi. C'è un grande sforzo produttivo e di promozione nel tentativo di realizzare un prodotto che non sia fine a se stesso. Sto già lavorando sul soggetto e la sceneggiatura del film e incrociamo le dita. Pierpaolo The Village M. Night Shyamalan I.Chiarello e S. Mosticchio sul set di Fumo Mobbing Mi piace lavorare Francesca Comencini Un giorno mi arriva una mail cumulativa di un amico che suggeriva a tutti la visione di Mobbing, Mi piace lavorare di Francesca Comencini. La mia curiosità mi spinge la sera stessa a cercare il dvd. Lo affitto, trasferisco tv e lettore in camera da letto e mi metto a vedere il film. La storia racconta bene e con intensità dei soprusi psicologici perpetrati ai danni di una dipendente (Nicoletta Braschi) dai nuovi dirigenti dell'azienda in cui lavora da anni e dai colleghi. Pian piano le vengono sottratte le mansioni, la scrivania, l'ufficio, la sua stessa credibilità e le vengono proposte nuove incombenze sempre più inutili e degradanti. Anna vive però tutta la situazione subendo in silenzio, rischiando la depressione e scaricando le proprie tensioni sulla figlia con la quale vive. La Comencini gira quasi un documentario (alcune riprese sembrano amatoriali e proprio per questo danno vigore e forza alla narrazione) con attori non professionisti che recitano la propria vita (operai, magazzinieri, impiegate e impiegati, dirigenti). Un film che mi sento di consigliare (soprattutto a chi ha qualche problema sul lavoro) anche se ho qualche dubbio sulla fine ma non posso andare oltre altrimenti racconterei tutto e il lettore mi odierebbe. Pierpaolo In un villaggio dell'America del Nord la vita scorre tranquilla e una piccola comunità vive isolata dal mondo, circondata da una vegetazione popolata da misteriose creature. Con esse gli abitanti hanno stretto un patto: nessuno deve entrare nei boschi e loro non attaccheranno la popolazione. Atmosfere lugubri e cariche di attesa e tensione caratterizzano l'ormai quinto lungometraggio di M. Night Shyamalan, impostosi all'attenzione generale con "Il sesto senso" (1999) e mai più capace di ripetere l'exploit che tanto lo ha pubblicizzato. Infatti gran parte del successo risiede soprattutto in un gruppo di attori capaci di restituirci in maniera perfetta le sensazioni di ignoto e di claustrofobia che pervadono il film, oltre ad una fotografia eccezionale, cosa abbastanza consueta quando si ha a che fare con Roger Deakins. Intendiamoci, "The Village" non è affatto male, ma ormai il copione al quale ci ha abituato il regista indiano è fin troppo abusato e l' asse realtà apparente-colpo di scena finale ha fatto il suo tempo, tanto più che Shyamalan ha tecnica e qualità da vendere che così sembrano sprecate. Se a questo aggiungiamo un illusorio battage pubblicitario da horror che evidentemente non è, si fa presto a capire come mai non abbia rispettato in pieno le attese. Tornando al film, la valenza di esso, se esiste, risiede nell' analisi di due temi piuttosto attuali come la paura di ciò che non si conosce e il potere di gestire la paura degli altri, situazioni non facili da rappresentare eppure ben dosate e riuscite. Niente di personale ma in definitiva pare che il cineasta questa volta abbia un po troppo alzato il tiro e come si sa, non sempre è facile centrare il bersaglio. Ma ci saranno altre occasioni e sono sicuro che Shyamalan, prima di deluderci ancora, ci penserà due volte. Michele Pierri appuntamenti Un mese di incontri pensando all'Aids Il freddo è arrivato improvviso senza preannunciare nulla. Dalle passeggiate in vespa verso il mare ancora calmo (e per i più arditi nuotatori) caldo si è passati in un batter d'occhio ai maglioni di lana, alle scarpe pesanti, agli ombrelli scassati. Novembre vola con il vino novello in corpo ma assicura ancora qualche concerto e qualche spettacolo interessante (passano da Lecce anche gli epurati Paolo Rossi e Sabina Guzzanti). Gli aggiornamenti come al solito saranno sul nostro sito sul quale troverete (a breve) molte molte novità che contraddistingueranno anche il prossimo numero di CoolClub.it. Almeno così speriamo, auspicando che tutto vada come vogliamo. In attesa delle colorate novità vi segnaliamo un appuntamento che si ripropone ogni anno. Il 1 dicembre è la giornata mondiale contro l'Aids. La Lila (Lega Italiana per la Lotta all'Aids) di Lecce coordinata da Paola Maggiore e Simona Cleopazzo organizza per mercoledì 8 dicembre un concerto di sensibilizzazione. Ospite dell'Istanbul Cafè di Squinzano sarà Nabil (testimonial l'anno scorso con Cesare Dell'Anna e Alessandro Coppola del calendario Lila) con il suo nuovo progetto tra musica e poesia. Dopo l'allarmismo degli anni '80 e '90 l'Aids sembra una malattia dimenticata. In tv si parla pochissimo di cure e prevenzione. Eppure al momento attuale l'unico modo per non contrarre il virus è la prevenzione. A rischio infatti non sono solo tossicodipendenti e omosessuali (come troppo spesso si sente ancora dire). Tutti possono contrarre il virus. Non abbassate la guardia. Bisogna usare il preservativo. Ma questo sappiamo che già lo sapete (e lo fate). Buon divertimento. Ogni mercoledì Caffè Letterario Lecce Sound & Vision for the club “Sound e Vision for the club” è il mercoledì del Caffè Letterario. Ogni settimana a partire dalle 22:00 in via Paladini a Lecce una serata che fa bene ai sensi. I cangianti allestimenti visivi del Caffè letterario si incontrano con le selezioni dei dj che si susseguono settimana dopo settimana. Quattro mercoledì all'insegna della musica e delle nuove mostre. Venerdì 19/ Sabato 20 novembre Teatro Kismet - Bari Ludovico Einaudi Doppio appuntamento a Bari con la musica di Ludovico Einaudi. Il pianista presenta al Teatro Kismet i brani del nuovo disco Una mattina (Decca/Universal). I biglietti sono in prevendita al Box Office c/o La Feltrinelli Libri e Musica tel. 080 524.04.64 al costo di 18 euro + prevendita. Giovedì 18 novembre Planet - Lequile Jack Daniel's Live Tour Tre band salentine si incontrano sullo stesso palco per questo concerto gratuito. Al Planet di Lequile di scena Granma, Negramaro e Sud Sound System in un interessante incrocio di rock italiano e reggae. Si attendono i numeri del grande concerto. Sabato 20 novembre Saletta della Cultura Novoli The Gang (duo acustico) Sul palco della Saletta della Cultura di Novoli saliranno i fratelli Marino e Sandro Severini che da vent'anni a questa parte, costituiscono il nucleo alla fonte delle canzoni di uno dei più importanti gruppi rock d'Italia, The Gang. A loro si unirà Alessio Lega moderno cantastorie anarchico e sentimentale che ha conquistato la Targa Tenco come miglior esordiente con l'album “Resistenza e amore”, registrato con i Mariposa, e che tornerà alla Saletta con il suo concerto il 18 dicembre. Ingresso 10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709 [email protected] Sabato 20 novembre Istanbul cafè Squinzano Ska in town - Combat Ancora un nuovo sabato all'Istanbul Cafè, una nuova festa per il locale alternativo salentino. Dall'unione di due feste nasce Ska Combat, una miscela esplosiva di generi musicali per una serata dal divertimento doppio. Inizio fissato per le 23.00. Sabato 20 novembre Politeama Greco Lecce Reperto Raiot di Sabina Guzzanti La censura della Rai dell'era Berlusconi ha colpito e cancellato Raiot. Per questo motivo Sabina Guzzanti propone nei teatri d'Italia questo spettacolo scritto con Carlo Gabardini e Curzio Maltese. L'appuntamento è al Politeama Greco di Lecce. Inizio ore 21.00. Info Clinica dell'accendino 0832.332624 Dal 20 al 22 novembre Astragali / Fondo Verri Lecce Presidi del libro Con tre incontri dedicati alla poesia, alla scrittura creativa, e alle forme di comunicazione contemporanea della ricerca poetica ritorna all'attività il Presidio del Libro di Lecce coordinato dal Fondo Verri che vede insieme la Libreria Icaro, la rivista letteraria Vertigine e il portale web Musicaos. Titolo tematico del presidio è “La poesia si stia povera!”. Sabato 20 novembre, (presso il Teatro Astragali) la nuova oralità e gli slam di poesia con Lello Voce. Domenica 21 novembre, (presso il Fondo Verri) la discussione sarà dedicata alle forme della nuova scrittura sulla rete con Loredana Lipperini giornalista e scrittrice, curatrice per Einaudi Stile Libero dell'antologia La notte dei blogger. Lunedì 22 novembre, (sempre presso il Fondo Verri) tema saranno le nuove forme di narrazione con Nicola Lagioia che presenta il suo Occidente per principianti (Einaudi) un «road movie», incalzante come una caccia all'uomo. Venerdì 26 novembre, (presso la libreria Icaro) per uno sguardo d'insieme sulle forme di scrittura contemporanea incontro con Michele Trecca curatore per la casa editrice barese Palomar della collana cromosoma Y presenta un antologia critica delle andature narrative in atto nella nostra contemporaneità. Info: Mauro Marino 333 3841113 0832 304522 Mercoledì 24 novembre Teatro Politeama Greco Lecce Chisciotte e gli invincibili Erri De Luca, Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi sono i protagonisti dello spettacolo “Chischiotte e gli invincibili” che andrà in scena al Politeama Greco di Lecce. Sipario ore 20.45 Venerdì 26 novembre - ore 22:30 Istanbul Cafè Squinzano Testext e Belintesta Nuovo appuntamento con la musica dal vivo all'Istanbul Cafè di Squinzano. Sul palco i salentini Belintesta e direttamente da Roma la band melodicore esistenziale dei Testext che presenterà i brani del secondo cd “I Padroni di Babele”, una miscela esplosiva di hardcore, metal e melodie, che fin dall'esordio live ha goduto di un successo inaspettato nella capitale. Inizio fissato per le 22.30. Ingresso con consumazione. Sabato 27 novembre Istanbul cafè Squinzano Technolab Il sabato alternativo dell'Istanbul cafè si vive ai ritmi tecno ed electro. In consolle dj Kosmik. Ingresso con consumazione. Inizio fissato per le 23.00. Sabato 27 novembre Cantieri Koreja Lecce Moleskine Ballads La rassegna Strade Maestre ospita il nuovo progetto di Luca Morino, cantante e compositore dei Mau Mau, che prende le mosse da una pubblicazione edita da Piccola Biblioteca Oscar Mondadori. L'operazione Mistic Turistic, ora, arricchisce il suo sapore multimediale: dopo libro, sito web e cd (Mistic Turistic/Moleskine Ballads) ecco anche una performance che contiene readings, musica e videoanimazioni, rigorosamente live. Ingresso € 7,00. Info: 0832.242000 - [email protected] Lunedì 29/martedì 30 novembre Teatro Politeama Greco Lecce Il signor Rossi contro l'impero del male Torna nel Salento uno dei comici più impegnati e politicamente scorretti del panorama italiano. Sul palco del Politeama Greco andrà in scena “Il signor Rossi contro l'impero del male”. Due date da non perdere. Sipario ore 20.45. Ingresso 20 e 17 euro (ridotto 10). Venerdì 3/ Sabato 4 dicembre Cantieri Teatrali Koreja 7 dust show Quattro attori, che sono anche danzatori, con la bizzarra abitudine di sconvolgere le convenzioni. Mescolando riso, sesso, violenza, danza, mimo e video il Centro Conservas ha creato un genere nuovo per creatività e originalità espressiva. 7 dust show va in replica il 3 e il 4 dicembre alle ore 20.45 presso i Cantieri Koreja. Ingresso € 10,00 - Ridotto (under 25 over 60) €7,00. Info: 0832.242000 [email protected] Sabato 4 dicembre Saletta della Cultura Novoli Stefano Tessadri Mente Locale, la rassegna di musica, incontri e danza della Saletta della Cultura di Novoli, ospita il cantautore milanese Stefano Tessadri. "Dietro ogni attesa", il suo primo album, è un mondo di ritmi e melodie, un carosello di personaggi improbabili eppure reali, interpretati dalla sua voce roca, a tratti grottesca e ironica, ma soprattutto capace di incantare. Ingresso 10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709 [email protected] appuntamenti Mercoledì 8 Dicembre Istanbul Cafè - Squinzano Lila Night In occasione della giornata mondiale della lotta all’AIDS sul palco dell’Istanbul Cafe si terrà il live dei Radiodervish. Radiodervish fra parole e musica è un itinerario acustico fatto di parole, linguaggi e suoni che interagiscono e dialogano con lingue differenti e che raccontano i sentimenti di chi vive a cavallo fra due culture. Accanto ad alcuni brani del nuovo disco In search of Simurgh (cosmasola/il manifesto)che dalla sua uscita ad oggi ha venduto 10.000 copie, i Radiodervish eseguiranno alcune delle loro canzoni più famose. Sul palco con Nabil, Michele Lobaccaro (basso e chitarre) e Alessandro Pipino (tastiere). I brani musicali saranno accompagnati dalla lettura dei testi letterari che li hanno ispirati, essendo sempre stato per i Radiodervish molto forte il rapporto fra musica e letteratura. Saranno quindi letti brani del poema Il verbo degli uccelli, del mistico persiano Farid ad din Attar (XII sec.) traccia guida per l'ultimo disco del gruppo, e altri testi come una lettera dal carcere di Antonio Gramsci (ispirazione per il famoso brano Rosa di Turi), alcuni passi dell'Antico Testamento, una poesia di Rumi e brani da Quattro ore a Chatila di Jean Genet. A seguire Selezioni a cura dei DJ Coolclub. Info www.coolclub.it - 0832303707 Lunedì 6 Dicembre Lohengrin Pub - Tricase Martedì 7 Dicembre Istanbul Cafè - Squinzano Lord Bishop The King of Sex Rock Il concerto del re del sex rock (come si è autodefinito) e della sua band è un appuntamento imperdibili per gli amanti del rock e della chitarra. Lord Bishop fonde con grande stile ed incontenibile energia hard rock, funk, punk'n'roll e soul in una miscela sonora altamente infiammabile con selvagge ed eccitanti performance in grado di catalizzare l'attenzione!!! Classica la conformazione del gruppo chitarra-basso-batteria rigorosamente di colore come la più pura tradizione del 70's. Info www.coolclub.it - 0832303707 Siete ancora in tempo per i Corsi del Caffè Letterario Corsi di lingua, Hobby, Musica, Fotografia, Botanica, Archeologia, Computer, Cinema, Letteratura. Tutti con docenti qualificati Info e prenotazioni 0832 342207 (ore ufficio) 0832 242351 (a partire dalle ore 19.00) [email protected] www.caffeletterario.org CoolClub.it Anno 1 Numero 9 Novembre 2004 Iscritto al registro della stampa del tribunale di Lecce il 15.01.2004 al n.844 Direttore responsabile Dario Quarta Collettivo redazionale Osvaldo Piliego, Dario Goffredo, Pierpaolo Lala Collaboratori: Giancarlo Susanna, Valentina Cataldo, Gianpiero Chionna, Cesare Liaci, Michele Pierri, Sergio Chiari, Maurizia Calò, Giuliano Capani, Marcello Zappatore, Davide Castrignanò, Amedeo Savino, Patrizio Longo, Augusto Maiorano, Antonio Iovane, Rossano Astremo, Rita Miglietta, Daniele Lala, Elisa De Portu, Daniele Rollo, Marco Leone, Fulvio Totaro, Stefano Toma, Lorenzo Coppola, Paola Volante, Nicola Pace, Giacomo Rosato, Nino D’Attis, Luca Greco, Luisa Cotardo, Rakelman, Antonella Lippo Per le foto si ringrazia Alice Pedroletti www.alike.it Progetto grafico fuoridaltunnel Impaginazione Monsieur le President Lupo Editore Redazione Ass. Cult. CoolClub Via De Jacobis 42, 73100 Lecce Telefono: 0832303707 e-mail: [email protected] Sito: www.coolclub.it Stampa Poligrafica Desa Srl Copertino Per inserzioni pubblicitarie: [email protected] Mi metto in testa che tutto sommato peggio di così non può andare ed esco a prendere una boccata d'aria. Esco a prendere una boccata d'aria e mi rendo conto che peggio di così non può andare e rientro in casa. Mi rimetto in testa il cappello del peggio di così non può andare e accendo la televisione. Accendo la televisione e mi accorgo che peggio di così non può andare e spengo la televisione. Mi ricordo che peggio di così non può andare e sfoglio una rivista di architettura. Sfoglio una rivista di architettura e mi rendo conto che peggio di così non può andare e chiudo la rivista di architettura. Mi rendo conto che peggio di così non può andare e smetto di sorridere quando sento ripetere per la settima volta la stessa battuta. Sento in maniera chiara e inequivocabile che peggio di così non può andare e accendo una dianablu e non muoio all'istante nonostante così ci sia scritto sul pacchetto. Visto che non sono morto all'istante realizzo improvvisamente che peggio di così non può andare proprio e decido di licenziarmi. Decido di licenziarmi ma nessuno ci fa caso e così continuo a lavorare ben consapevole ormai del fatto che peggio di così non può andare. Una voce nella mia testa ripete incessantemente che peggio di così non può andare e decido per zittirla di fare un giro in internet. Dopo aver fatto un giro su internet e non avere incontrato niente che possa incuriosirmi mi imbatto sul sito www.peggiodicosinonpuoandare.it e decido di visitarlo. Il sito fa schifo (!) e mi accorgo che è proprio vero che peggio di così non può andare. Siccome peggio di così non può andare evito di fare cose come vedere il mio estratto conto, o guardare le bollette scadute o pensare a quello che dovrei fare e penso che sia meglio dormire un po'. Mi addormento e sogno. Sogno che mi trovo in un bosco pieno zeppo di piante e alberi e fiori e sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore c'è un cartello. Penso che sui cartelli ci sia scritto il nome di ogni pianta, ogni albero e ogni fiore e penso che qualcuno deve essere stato veramente molto paziente a piantare un cartello sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore con su scritto il nome di ogni pianta, di ogni albero e ogni fiore. Penso inoltre che questo qualcuno ha anche una enorme cultura botanica poiché conosce tutti i nomi dei tantissimi alberi, piante e fiori che ci sono in questo bosco. Così mi avvicino alla prima pianta per leggerne il nome riportato sul cartello e leggo: “Pianta del peggio di così non può andare”. Sbalordito e stupito dal fatto che possa esistere una pianta con un nome così strano e originale mi avvicino ad un albero, mi chino per leggere il cartello che ne riporta diligentemente il nome e leggo “Albero del peggio di così non può andare”. Penso che ci deve essere un errore perché questa pianta e questo albero non si assomigliano per niente e quindi mi risulta difficile credere che possano appartenere alla stessa famiglia di piante. Penso allora che chi ha piantato con estrema cura un cartello sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore di questo bosco deve aver commesso un errore e mi sento quasi in colpa per aver scovato questo errore che inficia un'opera così perfetta come questa. Mi avvicino quindi ad un fiore che cresce lì vicino per leggerne il nome e vedo che anche su questo cartello c'è scritto: “Fiore del peggio di così non può andare”. Impaurito, a questo punto sono impaurito e spaesato e comincio a correre su e giù per il bosco leggendo tutti i cartelli e su tutti i cartelli posizionati sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore c'è scritta la stessa cosa. Provo a uscire dal bosco, ma mi accorgo ben presto che dal bosco del peggio di così non può andare non si può uscire. Mi risveglio, sudato e piuttosto agitato per l'incubo. Mi preparo un caffè, mi accendo un'altra dianablu. Neanche questa mi stronca e decido che visto che peggio di così non può andare lo metto per iscritto. dario goffredo