Ghiacci artici e cambiamenti climatici Nell’ultimo secolo, l’aria che sovrasta il Mar Glaciale Artico si è riscaldata di circa tre gradi, ossia più del doppio della media mondiale. Le cause sono in parte di origine antropica con i famosi gas serra che qui determinano la riduzione dei ghiacci marini e in parte per il circolo vizioso da essa innescato. Le conseguenze sono cambiamenti dell’ecosistema e, soprattutto, climatici. Vediamo cosa succede. Mappa regione artica Gli esperti stimano che, già dal 2040, l’Artico potrebbe essere del tutto privo di ghiacci in estate. In condizioni normali, ogni inverno quasi tutta la superficie del Mar Glaciale Artico gela, fino a marzo, quando comincia a fondere, per ricominciare a ghiacciare dopo settembre. Oggi però lo scioglimento dura tre settimane in più rispetto a 40 anni fa ed è più esteso. Rispetto al ghiaccio, l’acqua assorbe più calore solare che finisce per amplificare il riscaldamento dell’aria e quindi lo scioglimento, in un circolo vizioso dagli effetti imprevedibili sul clima. Veniamo allora agli effetti sul clima. Tra le correnti che determinano le condizioni meteorologiche del pianeta c’è la corrente a getto. La corrente a getto riceve gran parte della sua energia dal contrasto termico tra le masse d’aria fredda, di provenienza artica, e quelle d’aria calda, di provenienza tropicale (Pacifico meridionale); quando il contrasto è forte, la corrente è rettilinea e l’aria fredda rimane imbottigliata nell’Artide. Quando invece il contrasto termico diminuisce, a causa di correnti meno gelide provenienti dall’Artide, il getto si indebolisce, la corrente diviene ondulata e l’aria artica fluisce più a sud. Le condizioni atmosferiche provocate dalle correnti a getto modificate dal riscaldamento artico sono più estreme e più durature, come i vortici polari che hanno colpito il New England nel 2015 o come la maxi tempesta di neve sulla costa est degli Stati Uniti in questo inizio 2016. Mar Glaciale Artico emergenza riscaldamento aria Il problema è che, anche se per vent’anni limitassimo drasticamente le emissioni serra, il ghiaccio marino continuerà a ridursi per decenni; il meccanismo è già stato avviato e su di esso si è attivato il circolo vizioso naturale. Possiamo però evitare di peggiorare ulteriormente la situazione! Cinzia Malaguti Bibliografia: A. Isaacson, Trappola glaciale, in National Geographic, vol. 37 nr. 1 I cambiamenti climatici in Italia Secondo le analisi dell‘ISAC-CNR, in Italia le temperature medie annue sono cresciute di 1,4° C nell’ultimo secolo al Centro-Nord, quasi il doppio della media globale di 0,8° C.; le emissioni di gas serra ne sono la causa principale e, se non invertiamo questa tendenza alla crescita progressiva, i cambiamenti climatici creeranno molti problemi alle prossime generazioni, ma già ora abbiamo problemi. Vediamoli! Ghiacciai A causa dell’aumento della temperatura di 1,5° C in un secolo, i ghiacciai alpini si sono ridotti da circa 4000 a 2000 chilometri quadrati, con una forte accelerazione negli ultimi decenni; si stima che, entro il 2050, buona parte dei ghiacciai sotto i 3500 metri di quota sarà scomparso. Lo scioglimento dei ghiacciai determina picchi di portata e alluvioni nei fiumi ed innalzamento del livello dei mari con conseguente erosione della costa. Alluvioni L’Italia è molto esposta al dissesto idrogeologico che viene aggravato dall’aumento delle temperature; il regime dei fiumi è alterato, passando da picchi di portata e alluvioni, causati dallo scioglimento di ghiacciai e dalle bombe di pioggia, a periodi di siccità estiva. Erosione Il livello del mare è aumentato di circa 20 centimetri nell’ultimo secolo. Questo progressivo innalzamento del livello del mare ha prodotto gravi forme di erosione costiera. In assenza di una drastica riduzione dei gas serra che determinano l’innalzamento delle temperature, entro il 2100 sono a rischio di grave erosione la Romagna e la piana di Fondi, presso Latina, mentre Venezia potrebbe avere l’acqua alta permanente. Temporali Nei prossimi decenni le tempeste potrebbero aumentare in frequenza ed intensità a causa dei cambiamenti climatici. Abbiamo già esperienza di fiumi esondati a seguito di forti precipitazioni e bombe d’acqua. Frane Molti nuclei abitati in collina e in montagna sono soggetti a grave rischio idrogeologico che aumenta con l’aumentare delle alterazioni climatiche determinate dai gas serra e dal conseguente riscaldamento globale. Incendi Con la diminuzione della piovosità media annua e l’aumento della temperatura estiva, che a fine secolo potrebbe toccare anche 5 – 7° in più rispetto ad oggi, il rischio d’incendio nelle regioni centro-meridionali diviene sempre maggiore. Desertificazione La desertificazione è un fenomeno che incombe su gran parte delle regioni centro-meridionali, a causa dell’aumento delle temperature estive e della riduzione delle piogge medie. Insetti Il riscaldamento globale favorisce la diffusione di insetti, anche di provenienza tropicale, vettori di malattie. Sorgenti emissive gas serra per settori (percentuali 2009) Cosa fare Le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite, ma non abbastanza per centrare gli obiettivi del Protocollo di Kyoto: come media nel periodo 2008-2010, il calo rispetto all’anno di riferimento (1990) è stato del 4,6 per cento, anziché del 6,5 per cento richiesto dagli accordi internazionali. Il calo delle emissioni, inoltre, è stato anche influenzato dalla riduzione dei consumi dovuta alla crisi economica, quindi non solo dall’adozione di politiche incentivanti l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Le politiche d’incentivazione all’uso di fonti di energia rinnovabili nell’ultimo decennio hanno, comunque, contribuito alla riduzione dei gas serra, se consideriamo che la quota di produzione elettrica coperta dalle rinnovabili era passata dal 16 per cento del 2007 al 37 per cento del 2014. Purtroppo, le ultime normative hanno operato un ridimensionamento degli incentivi. Sono inoltre necessari investimenti nella manutenzione dei fiumi e del suolo nelle aree a rischio idrogeologico. Occorre però rivedere periodicamente e puntualmente la mappa delle aree a rischio idrogeologico, proteggerle e punire severamente gli eventuali abusi edilizi. Occorre, infine ma non da ultimo, promuovere una cultura diffusa della protezione civile individuale che formi, sin dalla scuola dell’obbligo, al dell’ambiente, del bene comune. rispetto e alla cura Cinzia Malaguti Fonte: L. Mercalli, Che tempo farà, su National Geographic Italia, Novembre 2015