Omelia II domenica dopo Natale anno A

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Omelia II domenica dopo Natale anno A
Questa II domenica dopo Natale, che si incastona tra la Solennità della Madre di Dio e
l’Epifania, ha come brano evangelico lo stesso del giorno di Natale, ovvero il prologo di
Giovanni. Esso è un po’ difficile da comprendere, ma questo non ci esime dal conoscerlo e con
un po’ di attenzione ne possiamo cogliere la carica di buona notizia che ne contiene.
Dovete sapere che tra i quattro vangeli, Marco il più antico parte dall’essenziale e inizia
a parlarci di Gesù dalla sua manifestazione agli uomini, ovvero dal suo Battesimo.
Matteo e Luca invece, più tardivi, si spostano un po’ indietro e dicono che Gesù è Dio
non solo dalla sua manifestazione, ma sin dalla nascita.
Giovanni, il più recente di tutti, dice che Gesù è Dio non solo dalla nascita, ma da
sempre, perché Egli è la Parola del Padre: il Verbo. Egli è all’origine di tutte le cose, tant’è che
anche nella creazione, Dio crea con la sua Parola: <<E Dio disse>>.
Questo andare a ritroso è un procedimento naturale: anche nella vita dei santi, si parte
dalla storia del santo e si arriva poi a raccontare anche quella dei genitori, dei nonni, ecc.
Ora, se Gesù che è nato non è un uomo speciale, o uno che afferma di essere un dio, ma
è Dio, allora questo ha delle conseguenze importanti sul piano umano! Chi siamo noi se Gesù
è Dio? E la nostra vita quando è cominciata?
Se il prologo di Giovanni parla di Gesù prima della sua venuta al mondo, la lettera di san
Paolo apostolo agli Efesini, è il nostro “prologo”: parla di noi prima della nostra nascita:
- In Gesù il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo = ci ha pensati! Il mio
compleanno celebra la mia nascita terrena, ma da sempre Dio mi ha scelto. Scegliere è
il pensare con amore; Scegliere è il verbo sponsale <<Io scelgo te>>; Dio mi ha pensato
e scelto dall’eternità: ed io in questi pochi anni della mia vita, chi scelgo?
- Il Padre ci ha scelti per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità = che
progetto grande! Essere santi e immacolati rispetto a un demonio può essere semplice,
ma di fronte a Dio, al cospetto di Dio, significa diventare perfetti, significa diventare
simili a Lui! <<Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli>>. Questo
significa che il peccato ha le ore contate, che il peccato non ci appartiene, che è un
incidente della nostra vita ma non è la nostra vita: la nostra vita è tendere alla
perfezione nella carità: più amiamo e più siamo perfetti.
- Predestinandoci ad essere suoi figli adottivi mediante Gesù Cristo: Il Padre ti ha creato
creatura, ma ti ha pensato “figlio nel Figlio”. Ecco perché è nato Gesù, perché Egli sia il
primogenito tra molti fratelli.
Altro che chiedere in giro benedizioni, noi siamo già <<benedetti con ogni benedizione
spirituale nei cieli in Cristo>>! E siamo benedetti siamo accogliamo il progetto di Dio; e a nulla
servono mille benedizioni, se poi rifiutiamo la benedizione più grande essere come Dio.
Di fronte a questo progetto di Dio per me: la confessione è l’occasione per lasciarmi
modellare da Dio come il vaso nelle mani del vasaio; l’eucarestia mi impasta di divinità, perché
non si può essere perfetti senza il Perfetto; la preghiera che è il respiro dell’anima accorda il
mio cuore con quello di Dio, la carità è la prova che siamo sulla buona strada! SLGC
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