ti,ili,gi,i;r, etttortd RM 33 Ptehtt " Putdie II ilr O: o: :o :r.) :r4 -n -h :F' o\ >>RITRII,TTI Speciale DI: MARIO A. RICGIO I BATTERISTI DEL PROGRESSIVE ITALIANO 'TÍtl"uggÉ RIPRENDIAMO QUI IL DISCORSO INTZIATO tO SCORSO MESE, PROPONEDO UNA PRIMA PARTE DELLINTERVISTA A PIERLUIGI CALDERONI (BANCO), FURIO CHIRICO (TRIP, ARTI&MESTIERI), MICHI DEI ROSSI (LE ORME), FRANZ DI CIOCCIO (pFM), AGOSTINO MARANGOLO (FLEA, GOBLIN), ALFIO VITANZA (LATTEMIELE, NEW TROLLS), CHE COMPLETEREMO IL PROSSIMO MESE. ABBIAMO RICOSTRUITO LE RISPOSTE DEL LEGGENDARIO BATTERISTA DEGLI AREA, GIULIO CAPIOZZO, SCOMPARSO NEL 2OOO, GRAZIE ALLE INTERVISTE GELOSAMENTE CONSERVATE DAL FIGLIO CHRISTIAN CHE, CON UN LAVORO CERTOSINO, tE HA SBOBINATE, RIPORTANDO ANCHE RICORDI PERSONALI, SCRITTI E MEMORIE, PER FARARRIVARE FINO ANOI IL GENUINO PENSIERO DI SUO PADRE. IIIIIIIIIIIIIIIIII-I-I-TINTI Il rock cosiddetto progressívo d,egli anni'70 ha trovato in Italia un'identità particolare rispetto a quetlo inglese. Quali pensi che siano i punti di forza di questa identità? A distanza di tanto tempo, quali pensate siano sta- te le influenze che hanno determinato questa specifica identità? PierLuigi Calderoni (Banco): Dopo tan- te influenze musica[i d'oLtremanica, noi batteristì ancora in erba siamo maturati tirando fuori [a nostra personalìtà, iI nostro stile, La nostra voglia di fare musica, mantenendo [e nostre tradizioni e [a nostra cuLtura, raccontando i nostri stati d'animo, [e nostre sensazìoni e [e nostre esperienze. A un certo punto ci siamo stancati di suonare come tanti nostri col teghi ingtesi. Viva l'Italial Giutio Capiozzo (Area): Non sono d'accordo. I[ rock progressivo jtaliano ha preso Lanto da queL[o inglese, perché í[ mercato distrjbuiva dischj e tour dì questo nuovo genere. MoLti gruppi itaLiani che poi sono diventati famosi, con una personaLità origina[e, all'inìzìo suonavano cover di Jethro TutL, Gentle Giant e attro. Io non sono stato contaminato da questo fi[one. non Li ascoltavo. I dischj che compravo erano CoLtrane, Hendrix, Btood Sweet & Tears, Miles Davis e Zappa, anche se era davvero diffici[e avere dischi a Cesenatico. Poi, in un secondo momento, alcuni gruppì hanno svìluppato ta propria personatità, dovuta senz'attro atle combinazioni tra musicistì come per reazjone chimica. 0ggi questi gruppì sono una grande eredità ita[iana rjconosciuta in tutto iL mondo. Neg[i Area, forse L'unì- ca contaminazione'effettistjca' ingLese arrivò con iL chìtarrista PaoLo Tofani, che aveva vissuto a Londra e ci ha portato i synth Ems, anche se L'uso che ne faceva era davvero personale e unìco. Furio Chirico (Trip, Arti&Mestieri): Bisognerebbe fare un distinguo tra Le diver- se band prog italiane. Alcune erano piu influenzate daL[e band ingtesi, ma in ogni BATTERIA APRILE 20]O caso hanno aggiunto queL sapore 'mediterraneo'che i gruppi ingLesì non avevano e, speciaLmente atl'estero, questa caratteristica risutta vincente. Michi Dei Rossi (0rme): Credo che i punti di forza siano stati e siano tutt'ora ta nostra cultura cLassica, netla metodia e nella musica, che abbiamo saputo modificare e adattare come nessun altro nel prog. Poi. megLio di altri, siamo stati in grado dì fiLtrare e far nostro in maniera orìgìnate un genere che aL[inizio era escLusjvamente angtosassone. Franz Di Cioccio (PFM): Credo sia [a fantasia innanzìtutto. Rispetto al drumming anglosassone, in ltaLja c'è un'ìndote percussìva Legata moLto alla nostra musica APRILE 2O]O BATTERIA popoLare. Pur partendo daL[a base comune del rock ínternazionaLe, gLi stiLi sono stati stemperati e metaboLjzzatí con una 'arato'dischi e dischi di parecchì sensibitità più caLda di orientamento mediterraneo. Le influenze venivano da tutti ì gruppi deL[epoca. Ho sempre cercato di trovare Le affinità con i batteristi che più mi coìnvoLgevano a livelto emotivo. Quando poi mi ritrovavo con La mia batterja, [a'Lezione'ascoLtata sui dischi [a reinterpretavo a modo mio. Ma, attenzione: non basta sentire un bel break o un bel groove per dire di saperlo fare. Devj suonarlo, macinarlo con La tua carica emotiva Agostino Marangolo (Ftea, Gobtin): It progressivo itaLiano viveva un po' di riflesso da queLLo ìngLese. C'erano gruppi più orìginali, ma molti si sono ispiratì a e, senza piu pensarLo, devi ìnterpretarto con [a tua convinzione. SoLo così hai in mano queL break. Al[epoca deL viniLe ho coLLeghi per immergermi neL [oro fee[ing e passare da apprendista a stregone. Genesis, Yes, Gentle Giant e tutti gti aLtri. La cosa molto strana era iL rifiuto totale deL pubblico nei confrontj deL cantautorato. Mi ricordo che, proprio nel 1970, L'anno dei concerti pop più belti (Viareggì0, Caracalla, Vilta Pamphili), due sporadicì cantanti con chitarra acustica non soLo vennero fischiati daI primo accordo, ma furono anche presi a pietrate e Lattinate. Alfio Vitanza (Lattemiele, New Trolls): 45 Noi itatiani siamo piu legati atla melodia e ci portiamo dietro una tradizìone importante che si colloca tra [a musica ctassica e La napoletanità. La nostra musica ha un forte legame con tutto quelto che è cantabile e quindi faciLe da ricordare. Noi New Trotls, netl'ultimo atbum The Seven Season abbiamo addirittura usato mandotini Dei Rossi: Prima di tutto, avevamo bisogno di essere Liberi dj esprimere le nostre jdee. senza condizionamenti ìmposti daL mercato discografico, sìa per La musjca sia prima volta che Lo sentiì. Abbiamo suonato aL festival di Novate nel 1.971./72, dove c'era tutta La crema de[La musìca ita- per [a parte letteraria. ]n seconda battuta, ci interessava molto l'approccio con L'improvvisazione, che dal vjvo cì stimo- dopo essersi scaldato per un paio di ore come struttura di base, su[[a qua[e ha can- l"ibertà espressiva e [a quantità di possibìLità stitistiche che conftuivano in queL genere. Marangolo: Era un momento troppo bello e particotare, chi suonava non poteva esimersi da quel mondo: o si era pop o rock. Vitanza: NegLi anni '70, La musica che arrivava dall'estero era mottissima e di diverse estrazioni culturaLi, ma tutte moLto importanti. datl'hard rock dej Deep Purple o dei Led Zeppelin fino al[a musica trasgressiva di Frank Zappa. In mezzo sj col Locavano centinaia di gruppi, ognuno con i tato una soprano Lirica: [effetto è molto accattivante e naturaLmente'itaLiano'. A proposito di influenze. Quali sono le motivazioni che vi hanno portato a fare proprio quel genere di musica? Catderoni: Dopo aver suonato per tanto tempo nei ctub, nei night ctub e nelle balere, votevo fare quatcosa di mío, quaLcosa che mi appagasse di più artisticamente. Io sono nato dìspari, per cui appena mi è capìtato di incontrare iI Banco deI Mutuo Soccorso mi ci sono gettato a capofitto. Capiozzo: Net'69, dopo iL mititare, sono approdato a Milano e da subito ho avuto un sacco di íngaggi come batterista-cantante: dì gíorno registravo jn studio per AI Bano e tanti altri, di sera aprivo ì concerti per gli americani o suonavo nei Locati. La voglia di uscjre dagti schemi detla canzone e tirare fuori [a mia musicatìtà senza scimmiottare nessuno era fortissima. Già a 16 anni. quando suonavo in Riviera, azzardavo i miei soti senza privilegiare [e mie capacità tecniche, ma scomponendo e fraseggiando metodicamente. È una scelta vìscera[e che so[o chi ha qualcosa da dire può permettersì. Chirico: Sono cresciuto con i Beatles e Mites Davis e ho sempre seguito [a musìca sinfonica. Non c'è un genere musicate in cuj non abbia investìgato, daLLa musica contemporanea e genia[e di John Cage al Latin jazz. Tutto mi è servito per persona[izzare anche L'approccio aI prog. Lava e dava ottimi risultati. Di Cioccio: La una propria identità musicaLe. Eravamo tempestati da nuove correntj alternative che non ci davano neanche i[ tempo dì essere assorbite completamente. Noi eravamo ìn mezzo a un marasma pìacevole di nuovi aLbum che venivano pubbLicati e buttati Letteralmente sul mercato discografico a rìpetìzìone. Non abbjamo trovato nessuna difficol"tà neL seguire una strada musicaLe prog, Lo abbiamo fatto natural mente. anche perché in queglì anni non si etichettava [a musica con nomì, c'era Liana, con ospìti i Cotosseum: Hiseman, su di un pad, ha fatto j[ concerto con una grinta mai vista prìma. con un solo stupendo dì 20 minutj, per poi concludere iI concerto sempre a tremiLa. Rjentrato nei camerini ha dato in escandescenze, perché secondo lui aveva fatto un concertaccìo. Tuttí noi batteristi, invece, erava- mo a dare Le capocciate al muro perché non riuscìvamo a capire come mai fosse insoddisfatto. Un aLtro batterista che mi ha interessato è stato Ginger Baker deí Cream. Mi è sempre pìaciuto per [e sue idee,'per jI suo sti[e motto personate e per il suo drumminq essenziale. Aveva belle ìdee. Poi Mitch MitcheLt, che aveva un beI sound: riempiva motto, ma in maniera puLìta e piacevole. Capiozzo: IL mio riferimento erano i grandi deljazz: Kenny Clarke, con ì[ quate ho studiato in Francia. Con lui si era instaurato un rapporto come tra padre e figlio, credeva in me e diceva che ero L'un'ico che aveva sentito fraseggiare in maniera personaLe e naturate sui tempi dispari. Poi Tony Wi[tiams, Art BLakey ed ELvin Jones. Anche íL grande A[ì Mohammed, il percus- sionjsta egiziano con iI qua[e ebbi uno que[La buona e quella faciLe e commerc'ja- scambjo quando suonavo aL Cairo. In ItaLia, invece, avevo conosciuto in montagna ci siamo spostati subito verso ilruJrLo ililPrgildLd. -,,-;^-;-^^^^-+- Giangì, un batterista toscano che aveva studiato con BLakey e Phitly Joe Jones. La Le. Noi La Quali erano i vostri batteristi di riferimento? Calderoni: John Hiseman dei Colosseum sera, dopo aver suonato. andavo sudato a 2 sottozero per ascoltarlo e poi per studiare assieme. per Chirico: I miei batteristi di riferimento non erano strettamente legati a[ rock o suono e del tocco che mi Lasciò basito a[ prog; ma nel prog e ne[ pre prog: John Hiseman, BiLt Bruford e MicheaI GiLes. Ne[jazz rock Bobby Colomby e BilLy Cob- i[ suo coordinamento deì quattro arti, la sua indìpendenza su tutta [a batterja, la doppia cassa e poi per ta putizia del i.a BATTERIA APRILE 201O ['armonia di movimenti che non facessero : mai sentire forzata un'idea mus.icate. Ho scomposto [o scomponibite per avere La padronanza e quindi di riflesso [ìndìpendenza degLì arti. ma soprattutto La padronanza delta struttura, senza contare. ma cantando Linee di basso sulle quaLi non ero pìù un batterista, ma per esempio un sassofonista che improvvisava. In questo senso i[ pìù grande batterista è sempre stato Charlie Parker: se si prende una sua frase o un suo tema e Lo si porta sul set si ha già tutto. anzi [o puoi sviLuppare in mitle in maniera basso era iL punto esercìzj o completare personaLe. NegLi Area il fermo a discapito della batteria, e io mi divertjvo a dare e rjcevere idee interagendo con i solisti. Chirico: IL mio stiLe è nato da una semp[ice esigenza deI suonare'aperto'. Questo, già neglì anni'60. mi ha obbligato a personaLízzare ne[ bene e nel ma[e groove e fitl, iL resto è venuto da solo. Dei Rossi: fin da ragazzo ascoltavo i miei fratetli suonare [a batteria e Le percussioni. NeI periodo a cavaLlo fra gLi anni '50 e'60 andava di moda [a musica sudamericana, così un giorno mi unii a Loro ham mi sono piaciutì molto, ma L'ispirazione rjtmica mi è sempre venuta da aLtri strumentj musicali, primo tra tutti iL piano, in particolare iL modo di suonare dj Keith Jarrett. Dei Rossi: Brian Bennet, Ringo Starr, Mitch Mitchel.t e Ginger Baker per quanto riquarda gLi anni '60. Nei '70: John Hiseman, Pierre Moerlen e BiLL Bruford. In quel periodo cominciavo a scoprire ì[ jazz con Max Roach, Jack De Johnette, che avevo visto aI festivaL di Wíght con iL sestetto di Miles Davis, Tony Wìttiams coi LjfeTime e BiLty Cobham con [a Mahavishnu Orchestra. Di Cioccio: Ginger Baker, Carmine Appice, John Bohnam, MjchaeL Giles. tra i più ìspirativì per [a mia formazione. Tutti gti altri come compagni di viaggio. Marangolo: John Bonham, Ian paice, Ringo Starr, Carmine Appice. Mitch Mitchetl. Vitanza: A me pìaceva molto drumning potente e poco sofisticato, per cui ascoltavo motto i batteristi rock come lan Paice dei Deep Purple o Carmine Appice dei Vanitla Fudge. Quetlo era iL modo di il 48 accompagnare e di duettare con gli altri strumenti che mi riusciva più faciLe. Come avete poi sviluppato il vostro stite personale? Calderoni: Continuando a suonare, man mano che andavo avanti, mi rendevo conto che dovevo mettere da parte certe rutlate e certi andazzi rítmici a favore di altri che mi erano più congenìaLi. Durante i concerti ho sempre sperimentato nuove formule ritmiche, quindi mentre suonavo, studiavo. Ancora oggi uso questo metodo, così facendo contínuo a smussare iI mio stite, belto o brutto che sia. Capiozzo: Per me La batteria non è stato soto uno strumento d'accompagnamen- to, rjtmico, ma soprattutto meLodico. Da quando mi sono jnnamorato deL[a batteria e della musica mi applicavo tutti ì giorni per tirare fuori con iL tempo quetlo che avevo in testa, studiando [a tecnica necessaria a far sì che ì[ mio corpo mi aiutasse ad esprimermi. Le mie mete non erano La ve[ocità o ['esibizionismo, bensì suonando bongos, tjmbaLes e maracas. NeL 1964, quando ho jniziato a suonare con un gruppo/ ho mischjato quei bei ricordi con La musica beat. Negti anni'70 ho cominciato a studiare percussionì classiche e tutt'ora La musica ctassica, insieme a un certo tipo di jazz, è per me La più importante fonte di ispírazione. Di Cioccio: Premetto che sono autodidat- ta. Una volta Lavorato suL portamento, ho sviluppato una personaLe visjone detta batteria e degti jnterventi neLLe composizioni. Immagino [a batteria come uno strumento soLista e non di accompagnamento, ma senza invadere gti spazi musicaLi usando [a tecnìca per impressionare e senza eseguire passaggi astrusi per addetti ai lavori. Ho sempre pensato più atta metodia del brano, cercando di appoggìare i suonj deL testo e delte cadenze ritmiche deL canto. Applicavo varie figure'ispirative'a lavori che facevo nel periodo tra il'61 e iL '71, quando ero i[ sessron man più richiesto. Cosi ho fatto con Battisti, quando rispondevo con [e mie frasi ritmiche jn canzoni come "10 Ragazze", "Le tre verità", "Mi ritornj in mente", "Dio mio no". Così ho e|.aborato Le chiusure dei piatti di Carmine Appice, iL percuotere con tenacia i tom tom di Ginger Baker o [a BATTERIA APRILE 20]O grazia dei 'raseggi jazzaLi di Michael Giles. facendo entrare tutto neLLa canzone ita[iana. DaL vivo avevo a dìsposizione tutto Lo sn:zio chc vnlpvo nerrhó : narrc nli nh- bligati, con Pfm ho sempre suonato Libero in una prateria di suoni. Senza ljmitj, ma con gusto e senso della mlsura; suonare e non suonarci addosso, come un cavallo questa era La prima regola in Pfm, mentre La seconda era ascoLtarci per poter suonare e godere insieme. 5e non si gode suL palco tutto diventa routine e tecntca. Marangoto: Con la personalità che mi ha contraddistinto sempre. Vitanza: Non Lo so dire, è arrivato tutto molto naturaLe, non ho mai pensato a un mio stiLe personaLe, penso che siano cose che hai dentro e vengono fuori senza for---^ peìsonanta *,,^l za'e l-ra +,,Lua -^--^'.-ti+: mustcale. Con il prog [a batteria acquista una dignità pari agli altri strumenti e il batterista diventa il musicista più applaudito. Come bilanciavate i vostri spazi musicali all'interno delte dinamiche del gruppo? Pierl.uigi Calderoni: La batteria ha sempre avuto una sua ben precisa identjtà e dignita. Con l'avvento deL progressive, iI mnlta lihertà pqnressiva atíinterno teria ha una sua coLlocazione ritmica più ben definita e precisa, fornendo a[L'en- gruppo. Nei primi concerti degLi Area, io e Demetrio Stratos eravamo neL[o stesso Lato deL paLco, ma ìL manager cì consigliò di metterci aLLe due estremità, dato che iÀ-hatterict: omprnp di niir Ld udLP'u ^^"-L; PrrLils sembLe una soLida base sLrLLa quaLe tutti gli altri musicisti possono appoggiarsi. inoLtre, come strumento è abbastanza ingombranLe e quindi suL paLco si vede eccome. SuI fatto che iL batterista era queLLo pìù appLaudito non sono d'accordo, direi piuttoslo che sjamo a pari merito con i chitarristi. Durante Le suite deL Banco, che duravano dai 10 ai 25 minuti, avevo anche iL mio momento per esprimermì aL meglio. sempre pensando che la mia performance era aL servizio deLLa musica deL deL iL pubbLico rimaneva con Lo sguardo fisso veTso di noì.0gni concerto facevo un solo di dieci minuti neL brano "La MeLa di 0dessa", incominciavo iL soLo aLL'interno del pe//o e sviluppavo iL tutto per poi rientrare nel tema centraLe cercando dì essere iL più possibiLe musìcaLe. Ogni -:,, dPplduutLU, ---l-,,r:r^ fnr<C nCrrhp il .-.__ Pru comDonente deI g'xpOo si conquìstava ì propri spazi e di sera in sera si cercava sempre di stimoLare iLcoLlettjvo in un'unica direzìone. Furio Chirico: Avendo faLto parte di dLre formazioni storiche deL prog, gti itaLoinglesì The Trip, band troppo spesso di- batterista rispetto agli atLri strumenti ha più libertà di movimenti e quindì chi lo gti Artí&Mestierì, che per prìmì in Italia guarda rimane più faciLmente affascinato. hanno misceLaLo gruppo. Giulio Capiozzo: Già con -:-+-,-:l rr)Ld srd rL NeL perìodo deL prog L'idea i iL jazz il baLLe- batteristi ebbero di ampliare iL proprio set, facendoLo diventare mastodontico. Io ho sperimen- tato djversj set, ma portavo sul palco un set jazt accostato da otto (l) tom accor- dati ìn scaLa africana e interagivo con n^-+;-.+. ilrqilLrLdLd f,.lludLtd -ts--^>Ldiltpd il -^^-:-li---+5pc( tdLtzzdLd, prog e iLjazz-rock, mi ha permesso dì sperimentare gie diverse. Con e metodoLo- i Trip Le strutture erano più rigidamente prog, iL trio Lo imponeva, con gLi A&1t4, ho sperimentato iL suono 'barocco', interagendo continuamente tra armonia, Ljnee melodjche e contrappunti ; ritmici, esperimento che ha fatto storcere naso a molta gente, ma mi ha dato anche molte soddisfazioni e riconoscíment'i i[ ìnternazionaLì, come [a partecipazìone al Modern Drummer Festival 2002. Michi Dei Rossi: Tutto veniva in modo spontaneo. Anche oggi iI metodo è Lo stesso, naturaLmente cerco di Lascìar spazio atLa voce e aLte parti soListiche. Franz Di Cioccio: Non ho mai bilanciato i miei spazi. NetLa Pfm eravamo tutti so[isti e La nostra musica era fatta a mosaico. Tutte [e tessere deL[e nostre capacità erano messe Lì per creare un disegno armonico, metodjco e ritmico. Ho sempre suonato [a batteria come se stessi cantando La melodia deL brano; interpre- i contrappunti ora deLta voce, ora dei soLjsti, ora deL[e parti obbLigate che tavo tutti ìnsieme. Uassolo era uno dei momenti affascinanti delt'epoca. ma ho smesso di farlì quando ho visto che diventava un rito feticistico e ì[ pubbtico era interessato pìù alla durata che a[ fraseggìo musicale. Non ho mai pensato di fare sfoggio di tecnica, e dal vivo ricercavo il flusso di onde ritmiche tra me e iL pubbtico; mi intrìgava guardarti in faccia e ìnterpretare, dai [oro sguardi, qua[e pezzo del mio strumento in quel momento doveva rappresentare i[ loro cuore puLsante. Questo sì che mi eccitava. Già perché iL battjto del cuore è ì[ prìmo suono che noi percepiamo, insomma [a batteria è jL cuore di tutto. Agostino Marangolo: Essendo così creativo e importante iL contesto musicale, il batterista poteva destreggiarsi come fosse uno strumento melodìco. Proprio per questo sono rimasti storici dei tempi o deì fitL particotarì, perché è La musica che è facevamo Come dice Franz Dj Cioccio, pensa soLo aL battito cardiaco che non ci abbandona mai: questo è ritmo e noi inconsciamente [o percepìamo. Che rapporti c'erano tra voi batteristi e fra i gruppi? C'era rivalità? Calderoni: I rapportì tra noi erano ottími, quando cì si incontrava durante [e tournée era sempre un piacere parlare con Gianni BeLLeno, Furio Chirico, f4ichi Dei Rossi, Giulio Capiozzo, Franz Di Cioccio e tanti altrj: era sempre una festa quando ci si incontrava. Le rivalità [e creavano i fan, non certo noj. NeL[e estati degLi annj'70 facevamo base altAltro Mondo, un LocaLe a[ Miramare di Rimini dove sí suonava spesso, un vero e proprio tempio de[La musica, con Area, Pfm, New Trolts e tanti Erano momenti bet[, di scambio di altri. informazioni e di vedute. No, non credo che ci siano mai state rivafità o invidie. Capiozzo: Con i batteristi deL[epoca c'era un buon rapporto fuori daL palco. PerÒ, essendo motto gìovani, La rivaLjtà si faceva sentire creando uno stimolo maggiore netlo studio. nello scambio di informazioni (at[epoca non c'erano tutti j mezzi dì cui disponiamo ora). Le lezioni costavano tanto e quel[o che uno aveva imparato non Lo dava volentieri ai colleghi. Da bambìno, mio padre dava a me e mio fratelto Giorgio i soldì per iI cinema e due sigarette (veramente due [ire) e io, undicenne, andavo di nascosto da un ragazzo più grande di me, gLi davo i sotdi e gLi affittavo La batterja per suonare quattro ore tutte Le domeniche. Non avevo i Alfio Vitanza: La batteria da a[tora è diventata uno strumento non so[o di sotdì per Le lezjoni, ma ero molto attento e vetoce nel[apprendimento, stavo ore a vedere i più bravi fare Le prove a Rjmini, in ogni occasione andavo con umiLtà a chiedere quello che mi interessava. A volte mj dicevano di no, poi mj vedevano accompagnamento, ma ancne un modo e mi chiedevano da chi avessì ímparato rimasta nel tempo. dì interagire direttamente neLLa composizìone e nei fraseggi con gli altri strumenti del gruppo. fino ad arrjvare a [unghi assolo. che erano momenti importanti e appLaudìti deg[i spettacoti live. Le percussioni ìn genere danno sempre una sensazione di potenza. quindi ìL tamtam prìmitivo che abita nel corpo dì ognuno di noi datla nascita viene Liberato per dare sfogo atla fisicità rjtmica naturate. I[ ritmo ci accompagna tuttì ì giorni e fa parte del nostro quotidiano. 50 Le stesse cose: Le imparavo guardandoti suonare. Con Tu[Ljo De Piscopo ci chìudevamo aLtAltro Mondo. a studiare ore e ore prima deì concerti serafi, mentre gti altrì andavano a[ mare. Con gli Area [a rivalità [a creavano i media, per strumentatìzzare iL commercio di riviste come Ciao 2001 . iI nostro bassista Patrick Djivas passò a[a Pfm, uscjrono articolí minatori, dove si diceva che gLì Area odiavano [a Pfm. Tutto falso, forse un po' di rammarico per [a perdita, ma cj sentivamo sempre Quando at telefono e La stima è rimasta. Chirico: NaturaLmente c'era rivaLità. ma mai cattiveria e poi ì batterìstj sono da sempre i piu uniti. Sui gruppí, però, non metterei [a mano suL fuoco. Dei Rossi: I rapporti erano abbastanza buoni e tutt'ora [o sono. Resta iL fatto che Le Orme erano sempre troppo impegnate in tournée teatrati massacrantí, percìò ci restava poco tempo da dedicare ai rapporti con i[ resto del mondo musicale, ecco perché non eravamo quasi mai presenti aí grandi radunì di aLlora, i cosiddetti festjpop. Le rivaLità? Erano i giornaLi che sì divertívano a crearte. vaL Di Cioccio: IL rapporto era buono tra queLti delta stessa famigLia musicale o deL[o stesso ceppo ìspirativo. II rapporto tra batteristi dipende molto dai caratteri degti individuì, perché prima dei musicisti ci sono gti individui. Se tra'coLLeghi' nessuno se La tira con La sotita retorica deL "sai fare questo?" (e parte un salto mortaLe di sedjcesjmi con accento pe[- vico), "io invece so fare quest'aLtro!" (e sotto un rulto carpìato) è un buon punto di partenza. Per non parlare deL[a questione delle caste tìpo "io sono un jozzista" oppure "queLLo è so\o un rockettaro", insomma Ia soLita vecchia sfida a chi piscìa più Lontano. Djrei che, passati questi due scog[i, si possono avere buoni rapporti. Io trovo sia belto avere scambi senza Le scorie ve[enose deLLa competìzione. Questo è iL mio motto: il. miglior batterìsta è que[Lo che fa girare bene [a sua band. Va da sé che con questa visìone non ho mai avuto contrasti. Anzi, spesso ho fatto da paciere a molte incomprensionì tra gti altri co[Leghi. Coi miej coevi, e vaLe a dire Capiozzo, De Piscopo e Bandjni, c'era un rapporto specia[e e tu, Mario, Lo sai bene. Ti ricordi la festa dei nostri primi cinquant'anni? Marangolo: Molti amjci, nessuna rjvaLità. Vitanza: Ci si incontrava molto frequentemente nei festivaL prog. Non so se ci fosse rjvaLità, certo ogni gruppo voLeva dare qualcosa ìn più degLi altri per essere ricordato. Per cui La rivaLità era naturale, ma non sicuramente votuta, come quando due uominj innamorati delta stessa donna iI modo per apparire più affascinati ai sui occhi. La musica era [a nostra cercano comune innamorata e mo conquistare. tutti noi La voleva- Mario A. Riggio Fine deLla seconda pafte, contìnua... BATTERIA APRILE 2010