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Speciale
DI:
MARIO A. RICGIO
I BATTERISTI DEL
PROGRESSIVE
ITALIANO
'TÍtl"uggÉ
RIPRENDIAMO QUI IL DISCORSO INTZIATO tO SCORSO MESE, PROPONEDO UNA PRIMA PARTE DELLINTERVISTA A PIERLUIGI CALDERONI (BANCO), FURIO CHIRICO (TRIP, ARTI&MESTIERI), MICHI DEI ROSSI (LE ORME),
FRANZ DI CIOCCIO (pFM), AGOSTINO MARANGOLO (FLEA, GOBLIN), ALFIO
VITANZA (LATTEMIELE, NEW TROLLS), CHE COMPLETEREMO IL PROSSIMO
MESE. ABBIAMO RICOSTRUITO LE RISPOSTE DEL LEGGENDARIO BATTERISTA DEGLI AREA, GIULIO CAPIOZZO, SCOMPARSO NEL 2OOO, GRAZIE ALLE
INTERVISTE GELOSAMENTE CONSERVATE DAL FIGLIO CHRISTIAN CHE,
CON UN LAVORO CERTOSINO, tE HA SBOBINATE, RIPORTANDO ANCHE RICORDI PERSONALI, SCRITTI E MEMORIE, PER FARARRIVARE FINO ANOI IL
GENUINO PENSIERO DI SUO PADRE.
IIIIIIIIIIIIIIIIII-I-I-TINTI
Il rock
cosiddetto progressívo d,egli
anni'70 ha trovato in Italia un'identità particolare rispetto a quetlo inglese. Quali pensi che siano i punti di
forza di questa identità? A distanza di
tanto tempo, quali pensate siano sta-
te le influenze che hanno determinato questa specifica identità?
PierLuigi Calderoni (Banco): Dopo tan-
te influenze
musica[i d'oLtremanica, noi
batteristì ancora in erba siamo maturati
tirando fuori [a nostra personalìtà, iI nostro stile, La nostra voglia di fare musica, mantenendo [e nostre tradizioni e [a
nostra cuLtura, raccontando i nostri stati
d'animo, [e nostre sensazìoni e [e nostre
esperienze. A un certo punto ci siamo
stancati di suonare come tanti nostri col
teghi ingtesi. Viva l'Italial
Giutio Capiozzo (Area): Non sono d'accordo. I[ rock progressivo jtaliano ha
preso Lanto da queL[o inglese, perché í[
mercato distrjbuiva dischj e tour dì questo nuovo genere. MoLti gruppi itaLiani
che poi sono diventati famosi, con una
personaLità origina[e, all'inìzìo suonavano cover di Jethro TutL, Gentle Giant e
attro. Io non sono stato contaminato da
questo fi[one. non Li ascoltavo. I dischj
che compravo erano CoLtrane, Hendrix,
Btood Sweet & Tears, Miles Davis e Zappa, anche se era davvero diffici[e avere
dischi a Cesenatico. Poi,
in un secondo
momento, alcuni gruppì hanno svìluppato
ta propria personatità, dovuta senz'attro
atle combinazioni tra musicistì come per
reazjone chimica. 0ggi questi gruppì sono
una grande eredità ita[iana rjconosciuta
in tutto iL mondo. Neg[i Area, forse L'unì-
ca contaminazione'effettistjca'
ingLese
arrivò con iL chìtarrista PaoLo Tofani, che
aveva vissuto a Londra e ci ha portato i
synth Ems, anche se L'uso che ne faceva
era davvero personale e unìco.
Furio Chirico (Trip, Arti&Mestieri): Bisognerebbe fare un distinguo tra
Le
diver-
se band prog italiane. Alcune erano piu
influenzate daL[e band ingtesi, ma in ogni
BATTERIA
APRILE 20]O
caso hanno aggiunto queL sapore 'mediterraneo'che i gruppi ingLesì non avevano
e, speciaLmente atl'estero, questa caratteristica risutta vincente.
Michi Dei Rossi (0rme): Credo che i
punti di forza siano stati e siano tutt'ora
ta nostra cultura cLassica, netla metodia
e nella musica, che abbiamo saputo modificare e adattare come nessun altro nel
prog. Poi. megLio di altri, siamo stati in
grado dì fiLtrare e far nostro in maniera orìgìnate un genere che aL[inizio era
escLusjvamente angtosassone.
Franz Di Cioccio (PFM): Credo sia [a fantasia innanzìtutto. Rispetto al drumming
anglosassone, in ltaLja c'è un'ìndote percussìva Legata moLto alla nostra musica
APRILE 2O]O
BATTERIA
popoLare. Pur partendo daL[a base comune del rock ínternazionaLe, gLi stiLi sono
stati stemperati e metaboLjzzatí con una
'arato'dischi e dischi di parecchì
sensibitità più caLda di orientamento mediterraneo. Le influenze venivano da tutti
ì gruppi deL[epoca. Ho sempre cercato di
trovare Le affinità con i batteristi che più
mi coìnvoLgevano a livelto emotivo. Quando poi mi ritrovavo con La mia batterja,
[a'Lezione'ascoLtata sui dischi [a reinterpretavo a modo mio. Ma, attenzione:
non basta sentire un bel break o un bel
groove per dire di saperlo fare. Devj suonarlo, macinarlo con La tua carica emotiva
Agostino Marangolo (Ftea, Gobtin): It
progressivo itaLiano viveva un po' di riflesso da queLLo ìngLese. C'erano gruppi
più orìginali, ma molti si sono ispiratì a
e, senza piu pensarLo, devi ìnterpretarto
con [a tua convinzione. SoLo così hai in
mano queL break. Al[epoca deL viniLe ho
coLLeghi
per immergermi neL [oro fee[ing e passare
da apprendista a stregone.
Genesis, Yes, Gentle Giant e
tutti gti
aLtri.
La cosa molto strana era iL rifiuto totale
deL pubblico nei confrontj deL cantautorato. Mi ricordo che, proprio nel 1970, L'anno dei concerti pop più belti (Viareggì0,
Caracalla, Vilta Pamphili), due sporadicì
cantanti con chitarra acustica non soLo
vennero fischiati daI primo accordo, ma
furono anche presi a pietrate e Lattinate.
Alfio Vitanza (Lattemiele, New Trolls):
45
Noi itatiani siamo piu legati atla melodia
e ci portiamo dietro una tradizìone importante che si colloca tra [a musica ctassica
e La napoletanità. La nostra musica ha un
forte legame con tutto quelto che è cantabile e quindi faciLe da ricordare. Noi New
Trotls, netl'ultimo atbum The Seven Season
abbiamo addirittura usato mandotini
Dei Rossi: Prima di tutto, avevamo bisogno di essere Liberi dj esprimere le nostre
jdee. senza condizionamenti ìmposti daL
mercato discografico, sìa per La musjca sia
prima volta che Lo sentiì. Abbiamo suonato aL festival di Novate nel 1.971./72,
dove c'era tutta La crema de[La musìca ita-
per [a parte letteraria. ]n seconda battuta, ci interessava molto l'approccio con
L'improvvisazione, che dal vjvo cì stimo-
dopo essersi scaldato per un paio di ore
come struttura di base, su[[a qua[e ha can-
l"ibertà espressiva e [a
quantità di possibìLità stitistiche che conftuivano in queL genere.
Marangolo: Era un momento troppo bello
e particotare, chi suonava non poteva esimersi da quel mondo: o si era pop o rock.
Vitanza: NegLi anni '70, La musica che
arrivava dall'estero era mottissima e di diverse estrazioni culturaLi, ma tutte moLto
importanti. datl'hard rock dej Deep Purple
o dei Led Zeppelin fino al[a musica trasgressiva di Frank Zappa. In mezzo sj col
Locavano centinaia di gruppi, ognuno con
i
tato una soprano Lirica: [effetto è molto
accattivante e naturaLmente'itaLiano'.
A proposito di influenze. Quali sono
le motivazioni che vi hanno portato
a fare proprio quel genere di musica?
Catderoni: Dopo aver suonato per tanto
tempo nei ctub, nei night ctub e nelle balere, votevo fare quatcosa di mío, quaLcosa
che mi appagasse di più artisticamente.
Io sono nato dìspari, per cui appena mi è
capìtato di incontrare iI Banco deI Mutuo
Soccorso mi ci sono gettato a capofitto.
Capiozzo: Net'69, dopo iL mititare, sono
approdato a Milano e da subito ho avuto un
sacco di íngaggi come batterista-cantante:
dì gíorno registravo jn studio per AI Bano e
tanti altri, di sera aprivo ì concerti per gli
americani
o
suonavo
nei
Locati. La
voglia di uscjre dagti schemi detla
canzone e tirare fuori [a mia musicatìtà senza scimmiottare nessuno era
fortissima. Già a 16 anni. quando suonavo in Riviera, azzardavo i miei soti senza
privilegiare [e mie capacità tecniche, ma
scomponendo e fraseggiando metodicamente. È una scelta vìscera[e che so[o chi
ha qualcosa da dire può permettersì.
Chirico: Sono cresciuto con
i
Beatles
e
Mites Davis e ho sempre seguito [a musìca
sinfonica. Non c'è un genere musicate in
cuj non abbia investìgato, daLLa musica
contemporanea e genia[e di John Cage al
Latin jazz. Tutto mi è servito per persona[izzare anche L'approccio aI prog.
Lava e dava
ottimi risultati.
Di Cioccio: La
una propria identità musicaLe.
Eravamo
tempestati da nuove correntj alternative
che non ci davano neanche i[ tempo dì
essere assorbite completamente. Noi eravamo ìn mezzo a un marasma pìacevole
di nuovi aLbum che venivano pubbLicati e
buttati Letteralmente sul mercato discografico a rìpetìzìone. Non abbjamo trovato
nessuna difficol"tà neL seguire una strada
musicaLe prog, Lo abbiamo fatto natural
mente. anche perché in queglì anni non
si etichettava [a musica con nomì, c'era
Liana, con ospìti
i
Cotosseum: Hiseman,
su di un pad, ha fatto
j[ concerto con
una
grinta mai vista prìma. con un solo stupendo dì 20 minutj, per poi concludere
iI
concerto sempre a tremiLa. Rjentrato
nei camerini ha dato in
escandescenze,
perché secondo lui aveva fatto un concertaccìo. Tuttí noi batteristi, invece, erava-
mo a dare Le capocciate al muro perché
non riuscìvamo a capire come mai fosse
insoddisfatto. Un aLtro batterista che mi
ha interessato è stato Ginger Baker deí
Cream. Mi è sempre pìaciuto per [e sue
idee,'per jI suo sti[e motto personate e per
il suo drumminq essenziale. Aveva belle
ìdee. Poi Mitch MitcheLt, che aveva un beI
sound: riempiva motto, ma in maniera puLìta e piacevole.
Capiozzo: IL mio riferimento erano i grandi deljazz: Kenny Clarke, con ì[ quate ho
studiato in Francia. Con lui si era instaurato un rapporto come tra padre e figlio,
credeva in me e diceva che ero L'un'ico che
aveva sentito fraseggiare in maniera personaLe
e naturate sui tempi dispari. Poi
Tony Wi[tiams, Art BLakey ed ELvin Jones.
Anche íL grande A[ì Mohammed, il percus-
sionjsta egiziano con
iI
qua[e ebbi uno
que[La buona e quella faciLe e commerc'ja-
scambjo quando suonavo aL Cairo. In ItaLia, invece, avevo conosciuto in montagna
ci siamo spostati subito verso
ilruJrLo
ililPrgildLd.
-,,-;^-;-^^^^-+-
Giangì, un batterista toscano che aveva
studiato con BLakey e Phitly Joe Jones. La
Le. Noi
La
Quali erano i vostri batteristi di riferimento?
Calderoni: John Hiseman dei Colosseum
sera, dopo aver suonato. andavo sudato a
2 sottozero per ascoltarlo e poi per studiare assieme.
per
Chirico: I miei batteristi di riferimento
non erano strettamente legati a[ rock o
suono e del tocco che mi Lasciò basito
a[ prog; ma nel prog e ne[ pre prog: John
Hiseman, BiLt Bruford e MicheaI GiLes.
Ne[jazz rock Bobby Colomby e BilLy Cob-
i[ suo coordinamento deì quattro arti,
la sua indìpendenza su tutta [a batterja,
la doppia cassa e poi per ta putizia del
i.a
BATTERIA
APRILE 201O
['armonia di movimenti che non facessero
:
mai sentire forzata un'idea mus.icate. Ho
scomposto [o scomponibite per avere La
padronanza e quindi di riflesso [ìndìpendenza degLì arti. ma soprattutto La padronanza delta struttura, senza contare. ma
cantando Linee di basso sulle quaLi non
ero pìù un batterista, ma per esempio un
sassofonista che improvvisava. In questo
senso i[ pìù grande batterista è sempre
stato Charlie Parker: se si prende una sua
frase o un suo tema e Lo si porta sul set
si ha già tutto. anzi [o puoi sviLuppare
in mitle
in maniera
basso era iL punto
esercìzj o completare
personaLe. NegLi Area
il
fermo a discapito della batteria, e io mi
divertjvo a dare e rjcevere idee interagendo con i solisti.
Chirico: IL mio stiLe è nato da una semp[ice esigenza deI suonare'aperto'. Questo,
già neglì anni'60. mi ha obbligato a personaLízzare ne[ bene e nel ma[e groove e
fitl, iL resto è venuto da solo.
Dei Rossi: fin da ragazzo ascoltavo i miei
fratetli suonare [a batteria e Le percussioni. NeI periodo a cavaLlo fra gLi anni
'50 e'60 andava di moda [a musica sudamericana, così un giorno mi unii a Loro
ham mi sono piaciutì molto, ma L'ispirazione rjtmica mi è sempre venuta da aLtri
strumentj musicali, primo tra tutti iL piano, in particolare iL modo di suonare dj
Keith Jarrett.
Dei Rossi: Brian Bennet, Ringo
Starr,
Mitch Mitchel.t e Ginger Baker per quanto
riquarda gLi anni '60. Nei '70: John Hiseman, Pierre Moerlen e BiLL Bruford. In quel
periodo cominciavo a scoprire ì[ jazz con
Max Roach, Jack De Johnette, che avevo
visto aI festivaL di Wíght con iL sestetto di
Miles Davis, Tony Wìttiams coi LjfeTime e
BiLty Cobham con [a Mahavishnu Orchestra.
Di Cioccio: Ginger Baker, Carmine Appice, John Bohnam, MjchaeL Giles. tra i più
ìspirativì per [a mia formazione. Tutti gti
altri come compagni di viaggio.
Marangolo: John Bonham, Ian paice, Ringo Starr, Carmine Appice. Mitch Mitchetl.
Vitanza: A me pìaceva molto drumning potente e poco sofisticato, per cui
ascoltavo motto i batteristi rock come lan
Paice dei Deep Purple o Carmine Appice
dei Vanitla Fudge. Quetlo era iL modo di
il
48
accompagnare e di duettare con gli altri
strumenti che mi riusciva più faciLe.
Come avete poi sviluppato il vostro
stite personale?
Calderoni: Continuando a suonare, man
mano che andavo avanti, mi rendevo
conto che dovevo mettere da parte certe
rutlate e certi andazzi rítmici a favore di
altri che mi erano più congenìaLi. Durante
i concerti ho sempre sperimentato nuove
formule ritmiche, quindi mentre suonavo,
studiavo. Ancora oggi uso questo metodo,
così facendo contínuo a smussare iI mio
stite, belto o brutto che sia.
Capiozzo: Per me La batteria non è stato
soto uno strumento d'accompagnamen-
to, rjtmico,
ma soprattutto meLodico. Da
quando mi sono jnnamorato deL[a batteria
e della musica mi applicavo tutti ì giorni
per tirare fuori con iL tempo quetlo che
avevo in testa, studiando [a tecnica necessaria a far sì che ì[ mio corpo mi aiutasse ad esprimermi. Le mie mete non
erano La ve[ocità o ['esibizionismo, bensì
suonando bongos, tjmbaLes e maracas. NeL
1964, quando ho jniziato a suonare con
un gruppo/ ho mischjato quei bei ricordi
con La musica beat. Negti anni'70 ho cominciato a studiare percussionì classiche
e tutt'ora La musica ctassica, insieme a un
certo tipo di jazz, è per me La più importante fonte di ispírazione.
Di Cioccio: Premetto che sono autodidat-
ta.
Una
volta Lavorato
suL
portamento, ho
sviluppato una personaLe visjone detta batteria e degti jnterventi neLLe composizioni.
Immagino [a batteria come uno strumento
soLista e non di accompagnamento, ma
senza invadere gti spazi musicaLi usando [a
tecnìca per impressionare e senza eseguire
passaggi astrusi per addetti ai lavori. Ho
sempre pensato più atta metodia del brano,
cercando di appoggìare i suonj deL testo e
delte cadenze ritmiche deL canto. Applicavo varie figure'ispirative'a lavori che facevo nel periodo tra il'61 e iL '71, quando ero
i[ sessron man più richiesto. Cosi ho fatto
con Battisti, quando rispondevo con [e mie
frasi ritmiche jn canzoni come "10 Ragazze", "Le tre verità", "Mi ritornj in mente",
"Dio mio no". Così ho e|.aborato Le chiusure
dei piatti di Carmine Appice, iL percuotere
con tenacia i tom tom di Ginger Baker o [a
BATTERIA
APRILE 20]O
grazia dei 'raseggi jazzaLi di Michael Giles.
facendo entrare tutto neLLa canzone ita[iana. DaL vivo avevo a dìsposizione tutto Lo
sn:zio chc vnlpvo nerrhó : narrc nli nh-
bligati, con Pfm ho sempre suonato Libero
in una prateria di suoni.
Senza ljmitj, ma con gusto e senso della
mlsura; suonare e non suonarci addosso,
come un cavallo
questa era La prima regola
in
Pfm, mentre
La seconda era ascoLtarci per poter suonare
e godere insieme. 5e non si gode suL palco
tutto diventa routine e tecntca.
Marangoto: Con la personalità che mi ha
contraddistinto sempre.
Vitanza: Non Lo so dire, è arrivato tutto
molto naturaLe, non ho mai pensato a un
mio stiLe personaLe, penso che siano cose
che hai dentro e vengono fuori senza for---^
peìsonanta *,,^l
za'e l-ra +,,Lua -^--^'.-ti+:
mustcale.
Con
il
prog [a batteria acquista una
dignità pari agli altri strumenti e il
batterista diventa il musicista più applaudito. Come bilanciavate i vostri
spazi musicali all'interno delte dinamiche del gruppo?
Pierl.uigi Calderoni: La batteria ha sempre avuto una sua ben precisa identjtà e
dignita. Con l'avvento deL progressive, iI
mnlta lihertà pqnressiva atíinterno
teria ha una sua coLlocazione ritmica più
ben definita e precisa, fornendo a[L'en-
gruppo. Nei primi concerti degLi Area, io
e Demetrio Stratos eravamo neL[o stesso
Lato deL paLco, ma ìL manager cì consigliò
di metterci aLLe due estremità, dato che
iÀ-hatterict: omprnp di niir
Ld udLP'u ^^"-L;
PrrLils
sembLe una soLida base
sLrLLa
quaLe
tutti
gli altri musicisti
possono appoggiarsi.
inoLtre, come strumento è abbastanza ingombranLe e quindi suL paLco si vede eccome. SuI fatto che iL batterista era queLLo
pìù appLaudito non sono d'accordo, direi
piuttoslo che sjamo a pari merito con i
chitarristi. Durante Le suite deL Banco,
che duravano dai 10 ai 25 minuti, avevo
anche iL mio momento per esprimermì aL
meglio. sempre pensando che la mia performance era aL servizio deLLa musica deL
deL
iL pubbLico rimaneva con Lo sguardo fisso veTso di noì.0gni concerto facevo un
solo di dieci minuti neL brano "La MeLa
di 0dessa", incominciavo iL soLo aLL'interno del pe//o e sviluppavo iL tutto per
poi rientrare nel tema centraLe cercando
dì essere iL più possibiLe musìcaLe. Ogni
-:,, dPplduutLU,
---l-,,r:r^
fnr<C nCrrhp il
.-.__
Pru
comDonente deI g'xpOo si conquìstava ì
propri spazi e di sera in sera si cercava
sempre di stimoLare iLcoLlettjvo in un'unica direzìone.
Furio Chirico: Avendo faLto parte di dLre
formazioni storiche deL prog, gti itaLoinglesì The Trip, band troppo spesso di-
batterista rispetto agli atLri strumenti ha
più libertà di movimenti e quindì chi lo
gti Artí&Mestierì, che per prìmì in Italia
guarda rimane più faciLmente affascinato.
hanno misceLaLo
gruppo.
Giulio Capiozzo: Già con
-:-+-,-:l
rr)Ld srd
rL
NeL perìodo deL prog
L'idea
i
iL
jazz
il
baLLe-
batteristi ebbero
di ampliare iL proprio set, facendoLo
diventare mastodontico. Io ho sperimen-
tato djversj set, ma portavo sul palco un
set jazt accostato da otto (l) tom accor-
dati ìn
scaLa africana
e interagivo
con
n^-+;-.+.
ilrqilLrLdLd
f,.lludLtd
-ts--^>Ldiltpd
il
-^^-:-li---+5pc( tdLtzzdLd,
prog e iLjazz-rock, mi
ha permesso dì sperimentare
gie diverse. Con
e
metodoLo-
i Trip Le strutture erano
più rigidamente prog, iL trio Lo imponeva,
con gLi A&1t4, ho sperimentato iL suono
'barocco', interagendo continuamente tra
armonia, Ljnee melodjche e contrappunti
;
ritmici, esperimento che ha fatto storcere
naso a molta gente, ma mi ha dato anche molte soddisfazioni e riconoscíment'i
i[
ìnternazionaLì, come [a partecipazìone al
Modern Drummer Festival 2002.
Michi Dei Rossi: Tutto veniva in modo
spontaneo. Anche oggi iI metodo è Lo
stesso, naturaLmente cerco di Lascìar spazio atLa voce e aLte parti soListiche.
Franz Di Cioccio: Non ho mai bilanciato i miei spazi. NetLa Pfm eravamo tutti so[isti e La nostra musica era fatta a
mosaico. Tutte [e tessere deL[e nostre
capacità erano messe Lì per creare un disegno armonico, metodjco e ritmico. Ho
sempre suonato [a batteria come se stessi
cantando La melodia deL brano; interpre-
i contrappunti ora deLta voce, ora
dei soLjsti, ora deL[e parti obbLigate che
tavo
tutti
ìnsieme. Uassolo era uno
dei momenti affascinanti delt'epoca. ma
ho smesso di farlì quando ho visto che
diventava un rito feticistico e ì[ pubbtico era interessato pìù alla durata che a[
fraseggìo musicale. Non ho mai pensato
di fare sfoggio di tecnica, e dal vivo ricercavo il flusso di onde ritmiche tra me e
iL pubbtico; mi intrìgava guardarti in faccia e ìnterpretare, dai [oro sguardi, qua[e
pezzo del mio strumento in quel momento
doveva rappresentare i[ loro cuore puLsante. Questo sì che mi eccitava. Già perché
iL battjto del cuore è ì[ prìmo suono che
noi percepiamo, insomma [a batteria è jL
cuore di tutto.
Agostino Marangolo: Essendo così creativo e importante iL contesto musicale, il
batterista poteva destreggiarsi come fosse uno strumento melodìco. Proprio per
questo sono rimasti storici dei tempi o deì
fitL particotarì, perché è La musica che è
facevamo
Come dice Franz Dj Cioccio, pensa soLo
aL battito cardiaco che non ci abbandona
mai: questo è ritmo e noi inconsciamente
[o percepìamo.
Che rapporti c'erano tra voi batteristi e fra i gruppi? C'era rivalità?
Calderoni: I rapportì tra noi erano ottími,
quando cì si incontrava durante [e tournée
era sempre un piacere parlare con Gianni
BeLLeno, Furio Chirico, f4ichi Dei Rossi,
Giulio Capiozzo, Franz Di Cioccio e tanti
altrj: era sempre una festa quando ci si
incontrava. Le rivalità [e creavano i fan,
non certo noj. NeL[e estati degLi annj'70
facevamo base altAltro Mondo, un LocaLe a[ Miramare di Rimini dove sí suonava
spesso, un vero e proprio tempio de[La
musica, con Area, Pfm, New Trolts e tanti
Erano momenti bet[, di scambio di
altri.
informazioni e di vedute. No, non credo
che ci siano mai state rivafità o invidie.
Capiozzo: Con i batteristi deL[epoca
c'era un buon rapporto fuori daL palco.
PerÒ, essendo motto gìovani, La rivaLjtà si faceva sentire creando uno stimolo
maggiore netlo studio. nello scambio di
informazioni (at[epoca non c'erano tutti
j
mezzi dì cui disponiamo ora). Le lezioni
costavano tanto e quel[o che uno aveva
imparato non Lo dava volentieri ai colleghi. Da bambìno, mio padre dava a me e
mio fratelto Giorgio i soldì per iI cinema
e due sigarette (veramente due [ire) e io,
undicenne, andavo di nascosto da un ragazzo più grande di me, gLi davo i sotdi e
gLi affittavo La batterja per suonare quattro ore tutte Le domeniche. Non avevo i
Alfio Vitanza: La batteria da a[tora
è
diventata uno strumento non so[o
di
sotdì per Le lezjoni, ma ero molto attento
e vetoce nel[apprendimento, stavo ore a
vedere i più bravi fare Le prove a Rjmini, in ogni occasione andavo con umiLtà
a chiedere quello che mi interessava. A
volte mj dicevano di no, poi mj vedevano
accompagnamento, ma ancne un modo
e mi chiedevano da chi avessì ímparato
rimasta nel tempo.
dì interagire direttamente neLLa composizìone e nei fraseggi con gli altri
strumenti del gruppo. fino ad arrjvare
a
[unghi assolo. che erano momenti importanti e appLaudìti deg[i spettacoti live.
Le percussioni ìn genere danno sempre
una sensazione di potenza. quindi ìL
tamtam prìmitivo che abita nel corpo dì
ognuno di noi datla nascita viene Liberato per dare sfogo atla fisicità rjtmica
naturate. I[ ritmo ci accompagna tuttì ì
giorni e fa parte del nostro quotidiano.
50
Le stesse cose: Le imparavo guardandoti
suonare. Con Tu[Ljo De Piscopo ci chìudevamo aLtAltro Mondo. a studiare ore e ore
prima deì concerti serafi, mentre gti altrì
andavano a[ mare. Con gli Area [a rivalità
[a creavano i media, per strumentatìzzare
iL commercio di riviste come Ciao 2001 .
iI
nostro bassista Patrick Djivas
passò a[a Pfm, uscjrono articolí minatori,
dove si diceva che gLì Area odiavano [a
Pfm. Tutto falso, forse un po' di rammarico per [a perdita, ma cj sentivamo sempre
Quando
at telefono e La stima è rimasta.
Chirico: NaturaLmente c'era rivaLità.
ma
mai cattiveria e poi ì batterìstj sono da
sempre i piu uniti. Sui gruppí, però, non
metterei [a mano suL fuoco.
Dei Rossi: I rapporti erano abbastanza
buoni e tutt'ora [o sono. Resta iL fatto che
Le Orme erano sempre troppo impegnate
in tournée teatrati massacrantí, percìò ci
restava poco tempo da dedicare ai rapporti con i[ resto del mondo musicale, ecco
perché non eravamo quasi mai presenti aí
grandi radunì di aLlora, i cosiddetti festjpop. Le rivaLità? Erano i giornaLi che sì
divertívano a crearte.
vaL
Di Cioccio: IL rapporto era buono tra
queLti delta stessa famigLia musicale o
deL[o stesso ceppo ìspirativo. II rapporto
tra batteristi dipende molto dai caratteri
degti individuì, perché prima dei musicisti ci sono gti individui. Se tra'coLLeghi'
nessuno se La
tira con
La
sotita retorica
deL "sai
fare questo?" (e parte un salto
mortaLe
di
sedjcesjmi con accento pe[-
vico), "io invece so fare quest'aLtro!" (e
sotto un rulto carpìato) è un buon punto
di partenza. Per non parlare deL[a questione delle caste tìpo "io sono un jozzista"
oppure "queLLo è so\o un rockettaro", insomma Ia soLita vecchia sfida a chi piscìa
più Lontano. Djrei che, passati questi due
scog[i, si possono avere buoni rapporti. Io
trovo sia belto avere scambi senza Le scorie ve[enose deLLa competìzione. Questo è
iL mio motto: il. miglior batterìsta è que[Lo
che fa girare bene [a sua band. Va da sé
che con questa visìone non ho mai avuto
contrasti. Anzi, spesso ho fatto da paciere
a molte incomprensionì tra gti altri co[Leghi. Coi miej coevi, e vaLe a dire Capiozzo,
De Piscopo e Bandjni, c'era un rapporto
specia[e e tu, Mario, Lo sai bene. Ti ricordi
la festa dei nostri primi cinquant'anni?
Marangolo: Molti amjci, nessuna rjvaLità.
Vitanza: Ci si incontrava molto frequentemente nei festivaL prog. Non so se ci
fosse rjvaLità, certo ogni gruppo voLeva
dare qualcosa ìn più degLi altri per essere
ricordato. Per cui La rivaLità era naturale,
ma non sicuramente votuta, come quando
due uominj innamorati delta stessa donna
iI modo per apparire più affascinati ai sui occhi. La musica era [a nostra
cercano
comune innamorata e
mo conquistare.
tutti
noi
La
voleva-
Mario A. Riggio
Fine deLla seconda pafte, contìnua...
BATTERIA
APRILE 2010