Ancona Leonardo, I Processi Biologici dell’Apprendimento , Editrice La Scuola, Brescia 1978, pp. 174 Recensione di Cristina Richieri 31 marzo 2006 Abstract The book was fundamentally written for educational purposes and is addressed to students starting their approach to scientific psychology and to first-year medical students who are interested in experimental psychology. The pragmatic learning processes are highlighted with specific reference to laboratory research and the facts which are examined lead to the discussion of some theoretical aspects. While discussing the problems relating to the biological aspects of learning, the author complies with a definition according to which learning is a stable process of acquisition, resulting from practice or experience. Il volume è stato scritto essenzialmente con scopi didattici, essendo rivolto principalmente a studenti che iniziano lo studio della psicologia scientifica nonché a studenti dei primi anni di medicina che si interessano di psicologia sperimentale. Vi si dà particolare rilievo ai processi pragmatici dell’apprendimento, con riferimento specifico alle ricerche di laboratorio, mentre gli aspetti teorici, anziché essere trattati in modo sistematico, vengono fatti emergere dalla considerazione dei fatti. Nell’affrontare le problematiche connesse agli aspetti biologici dell’apprendimento, l’Autore si attiene alla definizione secondo la quale l’apprendimento è un processo stabile di acquisizione, risultante dalla pratica o dall’esperienza. Recensione Come giàaveva fatto tre anni prima della pubblicazione di questo volume, nel suo Dinamica dell’apprendimento,1 anche qui l’Autore sottolinea nella premessa il fatto che i processi dell’apprendimento non abbiano fatto parte della cultura psicologica italiana nel recente passato, né a livello accademico, né a livello divulgativo. Dopo le ricerche sperimentali condotte nella seconda metàdel XIX° secolo e agli inizi del XX° nel favorevole clima positivistico di quegli anni, l’interesse della psicologia scientifica si è rivolto soprattutto verso lo studio della percezione e della personalità. Il suo stesso maestro, A. Gemelli, presso il quale Ancona si era formato alla Università Cattolica di Milano, pur avendo condotto numerose ricerche nell’ambito della percezione, aveva trascurato, se non osteggiato, quelle formulate secondo il modello pragmatista. La giustificazione di questi fatti viene individuata dall’Autore nella difficoltà di scindere i contenuti psicologici dalle implicazioni ideologiche sottese. Queste ultime hanno fatto sì che orientamenti teorici di varia ispirazione abbiano interpretato dati fattuali alla luce della propria chiave concettuale dando luogo a sospetti e reazioni contrarie. A questo proposito Ancona ricorda che Dario F. Romano nella sua introduzione alla traduzione italiana del volume Theories of Learning di E. R. Hilgard e G. H. Bower aveva presentato il comportamentismo come ideologia che si rifà allo sforzo naturalistico proprio di una società capitalistica in cerca di ristrutturazione. La teoria comportamentista era stata intesa da Romano come strumento ideologico perché 1 Ancona L., Dinamica dell’Apprendimento, Mondadori, Milano 1975. -1- basata sul tentativo di ridurre l’uomo unicamente alla sua sfera biologica, sostituendo al tradizionale dualismo mente-corpo il più nuovo dualismo organismoambiente, costituendo un caso limite, anche se non unico, nell’involuzione della tradizione scientifica, che da strumento ideologico di rottura, diviene strumento di occultamento e di repressione.2 Lo stesso B. F. Skinner nel 1956 aveva scorto questo tipo di implicazioni ideologiche nelle reazioni generate dai suoi studi sul comportamento: Noi ci aspettiamo delle resistenze alla applicazione delle nuove tecniche di controllo, da parte di coloro che hanno effettuato pesanti investimenti nel vecchio, ma non abbiamo nessuna ragione di aiutarli a preservare una serie di principi che non sono fini a se stessi, bensìmezzi, già fuori moda, per uno scopo”.3 Premesso ciò , accingersi a scrivere un volume dedicato un settore della psicologia così incandescente si rivela essere impresa alquanto difficile, sottolinea Ancona, per il pressoché inevitabile appunto di aver tentato, così facendo, di veicolare una ideologia, quanto meno in modo inconsapevole. Allo scopo di ridurre le implicazioni di questo genere, Ancona delimita l’ambito della sua trattazione evitando di considerare i processi mnemonici, emotivi e motivazionali oppure i processi della percezione, del pensiero, del linguaggio e delle abilità, e si attiene alla trattazione dell’apprendimento inteso come processo di cambiamento nel modo di percepire o di rispondere ad una situazione, come risultato di un previo contatto con la stessa. Nel primo capitolo del volume dedicato all’apprendimento per condizionamento, vengono presentati i ben noti esperimenti di I. P. Pavlov4 e di B. F. Skinner,5 pionieri l’uno della teoria del riflesso condizionato, l’altro della teoria del rinforzo. Gli studi sul riflesso della salivazione nel cane condotti da Pavlov all’inizio del Novecento, che gli valsero il premio Nobel nel 1904, condussero il fisiologo russo a concepire la così detta teoria del condizionamento classico: l’ innata risposta del cane al cibo, la salivazione, può essere indotta anche in assenza del cibo: alcuni eventi o segnali specifici (per esempio il suono della campanella) fatti precedere alla somministrazione del cibo, possono provocare la medesima risposta, purché ripetuti per più volte, facendo sì che l’animale inizi a salivare in attesa del cibo. Se per più volte, però , dopo aver suonato la campanella, il cibo non viene somministrato, il riflesso si estinguerà. Secondo questo processo è prevedibile che ad uno stimolo segua una risposta, e che stimolo e risposta possano essere condizionati. Si può , quindi, parlare di apprendimento condizionato o pavloviano, secondo il quale la risposta a un certo stimolo dipende dal tipo di evento che, sulla base dell’esperienza passata, viene associato alla stimolo. Con queste premesse, ciò che l’individuo apprende, è un’associazione di stimoli. Sempre all’inizio del secolo scorso Edward Lee Thorndike6 e, successivamente, Skinner approfondirono gli studi in questo campo e giunsero a definire il concetto di condizionamento operante. Skinner7 osservò che i suoi piccioni, nel tentativo di ottenere nuovamente il cibo che giàavevano ricevuto in precedenza, assumevano lo stesso comportamento che, casualmente, ognuno di essi aveva assunto prima dell’arrivo del cibo stesso. Anche questo tipo di apprendimento è basato sul processo di associazione ma, a differenza del condizionamento pavloviano, in questo caso la risposta viene provocata da una situazione ambientale a cui è stata associata 2 Hilgard E. R., Bower G. H., Theories of Learning, Meredith, New York 1966, traduzione italiana Le teorie dell’Apprendimento, Franco Angeli, Milano 1970, p. 59. 3 Skinner B. F., Some Issues Concerning the Control of Human Behavior, in Science, 124, 1956, pp. 10571066, citato in traduzione da L. Ancona, p. 9. 4 Pavlov P., Conditioned Reflex, Oxford University Press, London, 1927. Pavlov P., Lectures on Conditioned Reflexes, International Universities Press, New York 1928. 5 Skinner, The Behavior of Organisms, Appleton, New York 1938. 6 Thorndike E. L., Animal Intelligence: Experimental Studies, Macmillan, New York 1911. Thorndike E. L., The Fundamentals of Learning, Teacher College, New York 1932. 7 Skinner B. F., Superstition in the Pigeon, in Journal of Experimental Psychology, 1948, 38, pp. 168-172. -2- la possibilitàdi trarne un beneficio. Per di più, mentre le attivitàcondizionate alla Pavlov sono risposte inevitabili in quanto l’organismo resta passivo e si limita a dare una reazione in termini di meccanismi fisiologici, nel riflesso skinneriano l’influenza ambientale è determinante e, perché si possa verificare l’apprendimento, occorre aspettare che l’associazione stimolo-risposta si presenti. Solo a quel punto il rinforzo può agire al fine di aumentare la probabilità di ricomparsa della risposta. L’esame analitico delle variabili che determinano l’apprendimento condizionato condotto nel secondo capitolo del volume, evidenzia il ruolo determinante del processo di generalizzazione. Questo processo venne studiato da Pavlov, che lo definì come irradiazione dell’effetto dello stimolo. In seguito fu approfondito nell’ambito dei riflessi rispondenti a livello umano da J. B. Watson e R. Rayner8: Albert, il figlio di nove mesi del primo, fu oggetto degli esperimenti dei due studiosi sulla induzione della reazione di paura tramite l’associazione di uno dei giochi del bimbo, un coniglietto bianco e peloso, e un forte fragore prodotto alle sue spalle. Dopo un certo numero di associazioni tra il peluche e il fastidioso rumore, che produceva paura e pianto, il bimbo sviluppò questo identico comportamento per qualsiasi altro oggetto che avesse le stesse caratteristiche dell’animaletto. In lui si era generalizzata la paura condizionata. Nell’uomo, sottolinea Ancona, si ha anche un tipo speciale di generalizzazione, che la scuola russa ha chiamato generalizzazione semantica. Questa produce nell’individuo comportamenti di difesa anche semplicemente di fronte alla parola che viene posta in relazione ad una esperienza negativa. E’ a causa di questo processo, sottoposto a verifica sperimentale da G. Razran,9 che un bambino che sia rimasto spaventato da un intervento del medico, in seguito avrà paura anche soltanto a sentir parlare di medici. Altra variante che determina l’apprendimento condizionato è il rinforzo. Un riflesso condizionato non si estingue se viene rinforzato, se cioè viene riproposta la situazione stimolante che modifica oppure mantiene la forza di una risposta che le è associata. Nel caso del riflesso rispondente il rinforzo è costituito dallo stimolo incondizionato (il cibo), mentre in quello operante il rinforzo è lo stesso stimolo che segue la risposta (per esempio l’abbassamento di una leva da parte dell’animale studiato a cui fa seguito il raggiungimento del cibo). La forza della risposta si misura nel primo caso direttamente (quantitàdi saliva secreta dal cane), nel secondo caso in termini di probabilità secondo cui, ripresentandosi lo stimolo, seguirà la stessa risposta (frequenza di risposta). Ciò premesso, ne consegue che il condizionamento rispondente non è suscettibile di impiego in pedagogia a differenza del condizionamento operante che permette di ottenere una modificazione del comportamento. Questo si attua secondo due modalità, facendo seguire ad una risposta non gradita un rinforzo negativo, cioè una punizione, oppure rinforzando la comparsa di un comportamento desiderato che si sia instaurato spontaneamente, allo scopo di rendere più probabile la sua ricomparsa. La prima modalità, quella che prevede un rinforzo negativo, permette di ottenere una rapida diminuzione del ritmo delle risposte, ma l’effetto della punizione non è stabile perché, di per se stessa, la punizione non sottrae forza alla risposta. Può , al contrario, aumentarla e generare stati d’ansia. A questo proposito, Ancona ricorda come giàSkinner10 avesse messo in relazione il rinforzo negativo, assunto come strategia da persone e istituzioni deputate al controllo del comportamento umano, e l’ansia vissuta dagli individui prodotta dalle minacce o dal rischio di incorrere nella punizione. Anche F. S. Keller e W. N. 8 Watson B. J., Rayner R., Conditioned Emotional Reaction, in Journal of Experimental Psychology, 3, 1920, pp. 1-4. 9 Razran G., A note on Second-order Conditioning and Secondary Reinforcement, in Psychological Review, 62, 1955, pp. 327-332. 10 Skinner B. F., Science and Human Behavior, McMillan, New York 1953. -3- Schonfield11 avevano fatto considerazioni simili a proposito della relazione tra ansia patologica e ossessiva, e insegnamento sociale e disciplinare intriso di minacce di punizione. Per un bambino che sia all’ oscuro di quali risposte possano essere soggette a punizione, e la cui unica certezza sia, invece, la presenza di una inesorabile punizione, ogni stimolo che lo circonda diventa per lui pericoloso e generatore di ansia. La seconda modalità che permette di ottenere una modificazione del comportamento, quella cioè che implica l’attesa di una risposta desiderata emessa spontaneamente a cui far seguire un rinforzo per rendere più probabile la sua ricomparsa, appartiene al processo della differenziazione delle risposte e, in un certo modo, rappresenta il processo opposto alla generalizzazione. La differenziazione si verifica allorché, attraverso rinforzi direzionali, si induce il soggetto in corso di condizionamento ad estinguere tutte le risposte non corrispondenti perfettamente ad un dato stimolo, perché irrilevanti, e ad incrementare in frequenza quelle associate al rinforzo. In tal mondo si può giungere ad un vero e proprio modellamento del comportamento che, per successivi stadi di approssimazione, può risultare alla fine assai diverso da quello iniziale. Ancona riconosce il fondamentale contributo alla psicologia dato dai due autori americani Thorndike e Skinner perché, mentre Pavlov ha permesso di conoscere e controllare l’effetto involontario di stimoli specificatamente applicati, Thorndike e Skinner hanno fornito la possibilità di osservare sperimentalmente comportamenti vari, compresi quelli definiti come volontari. Sebbene ai processi di apprendimento condizionato venga concessa ampia trattazione nel volume, Ancona descrive l’apprendimento come un processo pluriarticolato costituito da una catena di eventi in parte fisiologici, in parte psicofisologici e in parte eminentemente psichici. Per questo motivo egli propende per un tentativo di individuare un denominatore comune, nella ampia gamma dei comportamenti, allo scopo di sfuggire al rischio di ridurre l’apprendimento ad una sola delle sue componenti. Se da un lato l’automatizzazione può costituire il primo grado attraverso il quale si struttura l’apprendimento, essa comunque non lo esaurisce. Negli animali questo tipo di apprendimento è rapido e completo sin dall’inizio e nasce da una attività casuale in cui si sovrappongono schemi grezzi di reazioni automatizzate di avvicinamento e di ritiro alle fonti di stimolazione. Nell’uomo il processo è assai più complesso e lento, almeno all’inizio. Ciò nonostante, è su di esso che si basa l’apprendimento ulteriore grazie alle capacità percettive e motorie che vengono acquisite, e al loro transfer. In questi termini si era espresso D. Hebb12 il cui modello esplicativo, insieme a quelli di Piaget13 e di J. Nuttin,14 risulta per l’ Autore atto ad interpretare correttamente ed esaurientemente i processi di apprendimento. Per Piaget lo sviluppo cognitivo dell’individuo non è spiegabile semplicemente attraverso leggi di natura fisica e biologica di tipo elementare. Nel suo studio sul primo anno di vita dell’essere umano, egli ha dimostrato che l’intelligenza astratta si sviluppa da quella sensorio-motoria attraverso stadi di squilibrio e successive fasi di equilibrio. L’apprendimento, secondo Piaget, comporta sempre un cambiamento strutturale (squilibrio) che a sua volta produce una motivazione (desiderabilità) per la ripetizione della funzione (caratteristica tipica dei comportamenti infantili che si auto-perpetuano), che consolida il cambiamento strutturale determinando un apprendimento. 11 Keller F. S., Schoenfeld, Principles of Psychology, Appleton, New York 1950. Hebb D. O., The Organization of Behavior: a Neoropsychological Theory, Wiley, New York 1949. 13 Piaget J., The Origins of Intelligence in Children, International Universities Press, New York 1936. Piaget J., The Construction of Reality, in The Child, Basic Books, New York 1937. 14 Nuttin J., Tâ che, Réussite et Echec, une Theorie de la Conduite Humaine, in Studia Psicologia, Publications Universitaires, Louvain 1953. 12 -4- Il concetto di desiderabilità nello schema teorico di Piaget è di fondamentale importanza, secondo Ancona, perché consente di spiegare il processo di apprendimento senza ridurlo ad una mera sequenza di meccanismi progressivamente più complessi ma privi di vita soggettiva. Anche Nuttin si era mosso all’interno di uno schema dinamico. Il suo lavoro clinico è stato rivolto alla valutazione dell’apprendimento come processo determinato dalla attività soggettiva interiore e dal suo attuarsi in diversi tipi di interazione. E’ fondamentale, perciò , secondo Nuttin un costante riferimento alla personalità del soggetto per comprenderne i meccanismi di apprendimento e gli effetti che le esperienze hanno su lui, e come il successo o l’insuccesso si riflettano sulla concezione che egli ha di se stesso. L’opzione di Ancona è , evidentemente, a favore del così detto gruppo dei “cognitivisti”, una delle due correnti fondamentali in cui si sono divisi gli psicologi a proposito dell’aspetto teorico dell’apprendimento, rappresentato prevalentemente da studiosi europei. Mentre questi considerano l’apprendimento come il risultato di uno sforzo orientato dell’organismo vivente verso una acquisizione di significato, i “connessionisti”, per lo più di matrice nord-americana e russa, riducono l’apprendimento ad un effetto dello stimolo e il raggiungimento dello scopo viene spiegato come risultante di eventi casuali o di errori. Per di più, il modello esplicativo cognitivista, sottolinea Ancona, sembra essere in sintonia con la ricerca in ambito neuro-fisiologico. A questo proposito viene ricordato lo studio effettuato da P. M. Milner15 sugli animali. Questo studio ipotizza un sistema motivazionale comprendente l’uso di una mappa cognitiva in grado di permette l’ immagazzinamento delle informazioni relative ai risultati più probabili delle risposte emesse in situazioni diverse. Questo modello motivazionale è stato, poi, perfezionato sulla base della teoria di Hebb. Questi aveva formulato la così detta teoria della plasticitàche spiega in quale modo la memoria funzioni a livello cellulare. Secondo Hebb, l’efficienza della comunicazione tra due sinapsi, viene determinata da stimoli ripetuti ed intensi che determinano la formazione di un assembramento cellulare che comporta cambiamenti strutturali e formazioni di circuiti chiusi in cui si codifica la memoria. P. M. Milner16 ha approfondito questa teoria applicandola agli esiti delle risposte motivazionali, per cui l’apprendimento risulta essere un processo in cui la predizione del risultato di una risposta assume un ruolo fondamentale. Il soggetto valuta le possibilitàdi risposte alternative e il processo di predizione determina se la risposta dovrà essere eseguita, o no, sulla base della memorizzazione della situazione che aveva determinato una precedente risposta. Gli anni in cui Ancona ha scritto questo volume sono gli anni delle contestazioni e dei movimenti che contrastavano la irreggimentazione in Europa e un po’ ovunque nel mondo, favoriti dalle ormai diffuse modalità di comunicazione di massa. La centralitàdel tema dell’apprendimento è stata riconosciuta dal mondo della ricerca scientifica proprio anche in relazione ai mezzi di comunicazione, tenuto conto del fatto che la societàumana tende a reagire in base a stimoli provenienti dall’esterno. A prescindere dal fatto che gli stessi moti contestativi possono essere interpretati come tendenze di massa suscettibili di un apprendimento conformista, è un dato di fatto, sottolinea l’Autore, che la situazione ideologica di quegli anni abbia promosso un forte interesse per i processi di apprendimento ed abbia stimolato la produzione di un cospicuo numero di studi e ricerche. Nei confronti di questi, però , Ancona esprime la sua perplessità allorché si strutturino in modo estremamente rigido causando, con ciò , eccessivi riduzionismi e parcellizzazioni. Già in Dinamica dell’Apprendimento, l’Autore aveva individuato in 15 Milner P. M., The Application of Psychology to Learning Theory, in Patton R. A., Current Trends in Psychological Theory, University of P. Press, Pittsburg 1961, pp. 111-133. 16 Milner P. M., Physiological Psychology, Holt, New York 1970. -5- questa stessa rigidità la causa di quegli atteggiamenti che fanno sì che ci si possa rifiutare di modificare un proprio precedente apprendimento per assumerne uno di nuovo più adeguato alla realtàche si sta vivendo. Ogni nuovo apprendimento presuppone una vera e propria micro-conversione mentale, e non tutti sono pronti a compierla. Indice PREMESSA BIBLIOGRAFIA p. 7 p. 11 I L’APPRENDIMENTO PER CONDIZIONAMENTO LE VARIETA’ SPERIMENTALI II L’APPRENDIMENTO PER CONDIZIONAMENTO LE LEGGI E LE APPLICAZIONI III L’APPRENDIMENTO NON CONDIZIONATO GLI EFFETTI ATTUALI IV L’APPRENDIMENTO NON CONDIZIONATO GLI EFFETTI RITARDATI V PATOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO VI LA NEUROFISIOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO CONCLUSIONE BIBLIOGRAFIA p. 12 p. 40 p. 61 p. 78 p. 110 p. 133 p. 163 p. 172 Autore Leonardo Ancona, Professore Emerito di psichiatria all’ Università Cattolica di Roma, psichiatra, psicoanalista e gruppo-analista, laureato in medicina e specializzato in neuropsichiatria all’Università di Milano, è stato discepolo e poi collaboratore di Agostino Gemelli, occupandosi soprattutto dei problemi legati alla percezione. Dal 1952 al 1954 ha trascorso un periodo di studio negli Stati Uniti come borsista della Rockefeller Foundation interessandosi di psicologia sociale. Nel 195657 è stato in Canada come borsista dell’ Aquinas Foundation, occupandosi di psicologia clinica. Nel 1958 successe alla cattedra di Gemelli all’Università Cattolica di Milano. Nel 1965 passò all’ Istituto di Psichiatria e Psicologia a Roma fino al 1992. Ha dedicato un'attenzione particolare agli studi di psicologia sperimentale (percezione, apprendimento e pensiero), di psicologia sociale (dinamica di gruppo) e, nell'ambito della psichiatria, alle questioni inerenti la depressione, la schizofrenia e le perversioni. Nel campo della psicoanalisi i suoi interessi si sono rivolti in maniera specifica allo studio delle nevrosi e delle psicosomatosi. Alcuni punti fondamentali del suo pensiero: • • • l’apprendimento è costituito da apparati autonomi che si formano in successione, rimanendo di volta in volta disponibili non solo per nuove acquisizioni, ma per la produzione di nuove risposte; può intendersi come “apprendimento” sia il semplice condizionamento di laboratorio come il più complesso adattamento sociale; ogni nuovo apprendimento presuppone una vera e propria micro-conversione mentale. -6- Bibliografia essenziale dell’autore • • • • • • • • Ancona L., La Psicoanalisi, La Scuola, Brescia c1963. Ancona L., Dinamica della Percezione, Mondatori, Milano 1970. Ancona L., Achille, P.A., Comportamenti e Tecniche di Gruppo, Etas Libri, Milano 1974. Ancona L., Dinamica dell’Apprendimento, Edizioni Scientifiche e Tecniche Mondatori, Milano 1975. Ancona L., Introduzione alla Psichiatria Un volume soggettivo per Medici, Studenti e Laici, Mondatori, Milano 1984. Ancona L., Di Giannantonio M., Le Radici della Sofferenza Mentale, Borla, Roma 1987. Ancona L., Sequeri P., Vigna C., L’Enigma del Desiderio, San Paolo Edizioni, Cinisello Balsamo 1999. Ancona L., La mia vita e la Psicoanalisi, Edizioni Scientifiche MAGI, Roma 2003. Links <http://www.pianetascuola.it/laboratorio_neuroscienze/index.html>. (Laboratorio di Neuroscienze, Pianetascuola, Edumond Le Monnier Spa & Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, Sissa, Trieste. Spazio virtuale dedicato all'apprendimento e alla memoria che consente di affrontare l'argomento attraverso un approccio pluridisciplinare. Si tratta di un vero e proprio laboratorio interattivo con esperimenti e attivitàda svolgere sul Web. Ciascun argomento proposto prevede spunti di approfondimento, pdf da scaricare, link selezionati, rimandi ad argomenti correlati. Da segnalare i tanti percorsi divertenti per capire quanto e cosa conosciamo dei meccanismi biologici che stanno alla base della nostra capacità di imparare.) -7-