SECONDA GUERRA MONDIALE, LA SARDEGNA IMPREPARATA E INDIFESA (UNIONE SARDA) Cagliari, 10 giu 2010 (L'Unione Sarda) - Il tardo pomeriggio del 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciava alla nazione e al mondo che "l'ora del destino" era ormai giunta: l'Italia entrava in guerra al fianco della Germania nazista. La decisione del Duce non giungeva inaspettata. Sul piano internazionale fin dal 1935 erano sorte polemiche e tensioni con la Gran Bretagna e successivamente con la Francia. Sul piano diplomatico i legami con la Germania si erano fatti più stretti, rendendo impossibile mantenere la "non belligeranza" proclamata dall'Italia nel settembre del 1939. L'impreparazione delle forze armate era un fatto assodato. In modo particolare l'Esercito, depauperato dalla campagna per la conquista dell'Impero e dall'aspro conflitto in Spagna, denunciava tutti i limiti del caso: armamento antiquato, scorte limitate, scarsa capacità di movimento e manovra. IL RUOLO STRATEGICO Gli eventi profetizzati dal generale Gastone Rossi erano ormai maturati. Comandante militare della Sardegna all'indomani della Grande Guerra, fin dal 1920 aveva previsto un altro e più devastante conflitto. Aveva compreso che i nuovi nemici sarebbero stati la Francia e la Gran Bretagna e che proprio la Sardegna, avamposto d'Italia nel mediterraneo, avrebbe giocato un ruolo significativo. L'impiego di aerei e di sommergibili consentiva infatti il controllo del traffico marittimo tra la Francia ed il Nord Africa e della rotta Gibilterra - Malta - Canale di Suez, vitale per la Gran Bretagna. Il territorio sardo risultava tuttavia esposto alle incursioni aeree provenienti dalla Tunisia e soprattutto dalla vicina Corsica, motivo per il quale piazzaforte della Maddalena aveva subito un ridimensionamento. L'ORGANIZZAZIONE A dispetto dei piani elaborati negli anni '20 dal generale Rossi per la difesa dell'Isola, le forze terrestri della Sardegna, inquadrate nel XIII Corpo d'Armata, erano poco consistenti. Particolarmente deficitaria appariva la situazione dei reparti costieri, affidata a pochi battaglioni appoggiati da un modesto schieramento di antiquate artiglierie. La difesa dell'Isola era sostanzialmente imperniata su due Divisioni di Fanteria: la Sabauda e la Calabria che costituivano le masse di manovra da dislocare a portata delle zone più minacciate da un eventuale sbarco nemico. Si trattava di unità caratterizzate da una certa efficienza bellica, specie per quel che riguardava la Sabauda, erede della gloriosa Brigata Reggio. Vi erano poi i reparti della MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), relativamente efficienti. Si trattava delle Legioni 175ª Salvaterra, 176ª Sant'Efisio, 177ª Logudoro e 178ª Gennargentu. Così il generale Antonio Basso, comandante dell'isola dal 1940, ricorderà nelle sue memorie pubblicate nel dopoguerra: «Sfruttai in un primo tempo i modestissimi mezzi e forze che trovai. Due Divisioni di Fanteria vecchio tipo su due reggimenti e una Legione di Milizia; nove modestissimi battaglioni costieri, sufficienti a guardare ma non a difendere neanche la metà delle coste dell'Isola. L'AVIAZIONE Sede idonea per i reparti destinati al controllo del Mediterraneo occidentale, l'Isola ospitava varie unità da bombardamento, assalto, caccia e ricognizione. Tali unità erano riunite sotto il nome di Aeronautica della Sardegna, agli ordini del generale Ottorino Vespignani, il cui Comando era posto a Cagliari, nel palazzo "Vinceremo". Oltre all'idroscalo di Elmas, base di concezione moderna e adeguatamente dotata, erano presenti l'idroscalo di Porto Conte ad Alghero, il campo di Monserrato, alle porte di Cagliari, i campi di Villacidro e Decimomannu ed il piccolo e scarsamente dotato idroscalo di Olbia. Il reparto più importante era costituito dalla 10ª Brigata Aerea "Marte", agli ordini del Generale Stefano Cagna, ufficiale d'elevatissime doti umane e professionali. Equipaggiata con i trimotori S. 79 Sparviero, l'unità era composta da due stormi da bombardamento terrestre. LA REGIA MARINA La base di Cagliari, sede del 7° Gruppo Sommergibili, aveva un ruolo di particolare rilievo. Ai battelli cagliaritani era affidato il compito di insidiare la britannica rotta per Malta. Nel novembre del 1940, in seguito al diradamento deciso da Supermarina dopo l'attacco inglese a Taranto, ospiterà anche unità di squadra. IL CIELO La difesa dei cieli isolani era affidata alle artiglierie della Milmart e della Dicat, la Milizia da Costa e Contraerea organica alla MVSN. A Cagliari era dislocata la 4ª Legione Milmart che armava le batterie antiaeree ripartite in due gruppi: il Levante, destinato alla protezione della città e del porto ed il Ponente, incaricato della difesa dell'aeroscalo di Elmas. Nelle postazioni della Maddalena erano invece schierati i militi della 3ª Legione Milmart. Alla 17ª Legione Dicat, oltre al coordinamento della difesa contraerea isolana, era affidata la difesa del Sulcis Iglesiente e della strategica diga del Tirso. I NUMERI La precarietà della situazione era ben chiara agli occhi del generale Basso. In totale si potevano contare circa 85 mila uomini: 50 mila nell'Esercito, 12 mila nella Marina, 8 mila nell'Aeronautica e 15 mila MVSN. Il calcolo è per forza di cose approssimativo, anche perché i dati numerici disponibili con sicurezza si riferiscono al settembre 1943, circa 180 mila uomini. Il che mostra lo straordinario sforzo compiuto dal paese per la difesa della Sardegna a partire dall'autunno/invermo 1942 e nella primavera del 1943 quando ci si attendeva l'invasione degli alleati. Con tale schieramento la Sardegna affronterà i lunghi anni di guerra. Se appena sufficiente all'inizio del conflitto, mostrerà tutta la sua tragica inadeguatezza con l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Il conflitto che per l'Italia cominciava con otto milioni di baionette, si concluderà con il fungo di Hiroshima. ALBERTO MONTEVERDE