PROSPETTIVE DELLA LOGICA
E DELLA FILOSOFIA DELLA SCIENZA
Atti del Convegno Triennale
della Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze
Cesena e Urbino,15-19 febbraio 1999
A cura di
Vincenzo Fano, Gino Tarozni, Massimo Stanzione
PUBBLICAZIONI DELLA SILFS
Paolo Quintili
LA FILOSOFIA BIOLOGICA DI DENIS DIDEROT (1754-1782)
MATERIALISMO ED EPISTEMOLOGIA
Una filosofia materialista del finito storico e biologico.
In questo intervento espongo una parte della ricerca dottorale da me condotta in
questi ultimi anni all'università di Paris I-Sorbonne, sotto la dir . di O . R. Bloch,
nell'ambito dei lavori del Centro di ricerche sui sistemi di pensiero moderno e del
Groupe de recherche sur l'histoire du matérialisme, con una tesi dal titolo : «La
pensée critique de Diderot et l'Encyclopédie . Science, poésie, idéologie. 17421782», discussa a Parigi il 16 gennaio 1999.
Intendo analizzare qui alcuni nessi teorici problematici che la mia ricerca ha
rilevato, all'alba dello sviluppo delle moderne scienze della vita, tra la posizione di
un materialismo teorico-pratico cosciente, nel Diderot enciclopedista - negli anni
compresi tra il 1753 (Pensées sur l'interprétation de la nature), il 1770 (Principes
philosophiques sur la matière et le mouvement) e il 1774-82 (Eléments de
physiologie) - e la teoria della conoscenza elaborata in tale contesto per dar
conto, in modo nuovo, degli oggetti di quelle scienze : il mondo degli êtres
organisés. Tali nessi consentono di tracciare il profilo di una filosofia materialista
del finito storico e biologico di cui va sottolineata la piena originalità .
Nessi problematici
La definizione di «materialismo»
In età moderna (secoli XVII-XVIII) il concetto di «materialismo», con la teoria
della conoscenza che vi si collega, comprende, può o deve comprendere, a seconda
degli autori, le seguenti Opzioni teoriche :
a) Monismo metodologico
3 62
PAOLO QUINTILI
I1 «filosofo della natura» deve poter spiegare, secondo un unico criterio e con gli
stessi strumenti teorici, tutti i fenomeni della realtà, fisica e non, materiale e
immateriale, formale e sostanziale, visibile e invisibile . I1 senso di queste ultime
categorie - «materia», «spirito», «forma», «visibile» ecc . - inizia, così, a mutare .
b) Monismo ontologico
La riconduzione dei fenomeni della res cogitans nel dominio euristico ed
esplicativo della res extensa, ma con significative oscillazioni tra l'uno e l'altro
campo . Il Deus cartesiano delle Méditations métaphysiques, diventa Natura
(spinozismo, immanentismo), una physis unica : riferimento normativo a quest'idea
di «natura» come origine-originante .
c) Rigetto delle cause finali
sono esplicabili e legittime ai fini della scienza le sole cause meccaniche in quanto
sottoponibili alla verifica sperimentale, alla ripetizione e al controllo, sotto
condizioni definite, dei fenomeni cui esse ineriscono .
d) Corp uscolarismo
E' una ripresa rinnovata dell'atomismo antico e della tesi che sostiene che la
materia dei corpi è composta di particelle o corpi più piccoli in movimento,
sottoposti alle leggi della fisica meccanica . Posizione che è anche quella di Cartesio
e permette l'assunzione del meccanicismo senza rischi antiteologici (dualismo delle
sostanze) .
La duplice opzione monista (a, b), applicata alla fisica corpuscolare, conduce ad
una critica del modello di meccanicismo cartesiano e apre verso un corporealismo e
un atomismo (Hobbes e Gassendi) che dovranno fare i conti, nel secolo XVIII, con
il nuovo paradigma della astio in distans proprio della fisica newtoniana .
Implicazioni ulteriori del concetto di «materialismo»
Queste quattro opzioni teoriche fondamentali fanno pendant ad alcune opzioni
pratiche che ne sono, per i secoli che trattiamo, indissociabili . I1 «materialismo», in
un'accezione gnoseologica completa comprende, può o deve, a seconda dei casi,
comprendere, per í pensatori del secolo XVIII, come ha rilevato uno studio di O .
R. Bloch
a) l'ateismo, l'antispiritualismo e la critica radicale delle religioni rivelate ;
b) una critica dei valori morali e politici legati ai valori religiosi e metafisici d'ancien
régime la quale comporta, in particolare, una teoria dell'impostura politica delle
religioni ;
c) L'affermazione dell'unità «materiale» della natura e, nel suo seno, della
naturalità dell'uomo ;
LA FILOSOFIA BIOLOGICA Di DENIS DIDEROT (17541782)
363
d) da questi primi tre punti deriva quella posizione che si definisce con il nome di
«fatalismo», cioè un necessitarismo o determinismo generale che caratterizza
quest'ambito unico della naturalità' .
La posizione della filosofia biologica di Diderot
In questo quadro vanno considerate alcune varianti che specificano l'originalità del
pensiero di Diderot nella posizione del suo materialismo . Si tratta innanzitutto
della resezione delle opere di G .-L .-L . de Buffou (Histoire naturelle générale et
particulière, 1749ss .), di P .-L . de Maupertuis (Vénus physique, 1745 ; Dissertatio
de universali naturæ systemale ovvero Essai sur la formation des corps organisés ;
Système de la nature, 1751-54), di A . v . Haller (Dissertation sur les parties
irritables et sensibles des animaux, 1755 ; Elementa phisiologiae corporis humant,
8 voll ., 1757-66), che tra il 1749 e il 1770 hanno un impatto sulla riflessione
filosofica-non del solo Diderot- il quale provoca come conseguenze
a) Rigetto del principio classico di «unità» della natura .
Si iniziano a distinguere e ad articolare, seppure in modo non chiaro, ontogenesi e
filogenesi delle specie animali, nel quadro delle «epoche della natura» (Buffou) . ll
tessuto ontologico dell'essere vivente è il divenire universale che procede
dall'interno degli esseri stessi .
b) Teoria «trasformista» della natura organica .
In fisiologia, le ricerche di Maupertuis e Haller portano all'elaborazione di modelli
di genealogia del vivente in generale, ivi compreso l'uomo, che Descartes, un secolo
prima, in una lettera alla principessa Elisabetta di Svezia, confessava di non
disporrei. Si fa luce la distinzione e l'articolazione tra «funzione» e «bisogno» che
IO. R. Bloch, Matière à hist o ires, Paris, Vrin, 1997, Seconde Partie : «De Cyrano à Marx»,
chap . 1 : «Du libertinage au matérialisme des Lumières», VII : «Le matérialisme et la Révolution
française», p . 321 : «Toutes ces caractéristiques n'excluent au reste nullement de sérieuses
divisions internes à ce mouvement, comme celles du choix entre moralisme ou amoralisme,
voire immoralisme, du primat à donner à l'organisation ou à l'éducation - divisions qui ne
sont au reste pas étrangères à la présente problématique» .
2 Cfr. R . Descartes, OEuvres, a cura di Ch. Adam e P . Tannery, Paris, Vrin, 1996, vol . V,
lettera del 25 gennaio 1648, p . 112 : «mi sono anche avventurato ( . . .) a spiegare la maniera in
cui l'animale si forma, fin dal principio della sua origine . Dico l'animale in generale, perché
dell'uomo in particolare non oserei intraprendere una simile spiegazione senza avere sufficiente
esperienza a tal scopo» . Sulle difficoltà nel dar conto, in termini naturalistici, della genesi della
ratio nel contesto del Mżnd-Boby Problem, Cartesio scrisse già a Elisabeth, il 28 giugno 1643
(Ibidem, vol . III, pp . 692-695) .
364
PAOLO QUINTILI
creano, sviluppano l'organo vivente . Si procede, alla metà del secolo XVIII, verso
l'elaborazione teorica di un'architettonica dell'accidentalità .
In questo nuovo contesto, si tratta di vedere come il pensiero di Diderot si
confronti criticamente con le acquisizioni della scienza del tempo e come sia il suo
materialismo a condurre verso una nuova teoria della conoscenza, con l'assunzione
originalissima delle quattro opzioni teoriche summenzionate (2 .1-2) . Questa teoria
mette in gioco le nozioni-chiave di «individualità», di «sensibilità della materia» e
di «molecola organica» che Diderot impiega ecletticamente, dall'ambito della
nascente biologia fin nella letteratura, nel romanzo e nel dialogo filosofico, forme
espressive transdisciplinari che abbracciano il campo mobile della stessa nuova
scienza. Tali nozioni teoriche, nel momento stesso in cui fondano una categoria
materialista di «soggetto» naturale, rompono le barriere classiche di soggetto
(«spirito») e oggetto («materia») poste dall'idealismo cartesiano con l'atto
fondativo dell'ego cogito .
I1 materialismo di Diderot, insomma, scalza in senso antimetafisico, nella
costruzione di una nuova teoria della conoscenza delle forme viventi comprendendovi l'uomo, con la nascita di un'antropologia naturale - il primato
cartesiano, ad un tempo causale e ontologico, del pensiero sull'essere . Diderot
riconosce il carattere dinamico ed energetico della materia, la complessità in
divenire delle sue combinazioni in «sistemi naturali» viventi, offrendo ai
contemporanei un'immagine del pensiero e dello «spirito» soggettivo che non sta
fuori della storia dell'«oggetto», fuori della storia della natura, della lucreziana
natura rerum quale è presentata nel Rêve de D Álembert (1769) . Diderot mette in
scena, 'nel dialogo tra Mlle de l'Espinasse, amante del matematico sognatore
D'Alembert (il quale s'infuriò per esser stato definito tale) e il medico della scuola
di Montpellier Théophile de Bordeu, la genesi materiale dell'Io di ogni soggetto
vivente dotato di sensibilità e di memoria . Il philosophe giunge infine a riconoscere
la struttura materialmente limitata, condizionata e finita di ogni «soggetto» vivente .
La filosofia di Diderot, in tal senso, rappresenta - è argomento centrale della
mia tesi 3 - la prima filosofia materialista del finito dell'età contemporanea, cioè
una forma di indagine del vivente che prende in considerazione la limitatezza e la
condizionatezza, ossia la contingenza temporale dell'uomo, come degli esseri
naturali, in una dimensione materialistica che è insieme storica e biologica con tutte
le conseguenze d'ordine culturale e antropologico che l'opzione materialista
comporterà . Osserviamone quindi le diverse tappe di costruzione.
3 La pensée critique de Diderot. Matérialisme, science et poésie à l'âge de
1742-1782, Paris, Honoré Champion (in corso di pubblicazione) .
LA FILOSOFIA BIOLOGICA DI DENIS DIDEROT (1754-1782)
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I1 monismo metodologico di Diderot
I1 carattere monistico della concezione diderotiana della scienza emerge già nella
prima opera teorica di rilievo, í Pensieri sull'interpretazione della natura (175354) . I1 metodo sperimentale della scienza newtoniano-galileana è l'unico metodo
adatto allo studio della natura vivente, secondo il principio di un primato dello
sperimentale/sperimentabile sul puramente razionale. È un modo, per Diderot, di
affermare 1°/ l'autonomia della filosofia sperimentale contro il principio d'autorità
e 2°/ una critica delle «vuote speculazioni» metafisiche degli scolastici . Diderot
afferma il primato del metodo sperimentale che opera seguendo tre fasi operative :
di tre mezzi principali : l'osservazione della- natura, la riflessione e
l'esperimento . L'osservazione raccoglie i fatti, la riflessione li combina e l'esperimento
verifica il risultato della combinazione. È necessario che l'osservazione della natura sia
assidua, che la riflessione sia profonda e che l'esperimento sia esatto . Raramente si vedono
unificati questi tre mezzi . Anche i geni creatori non sono affatto comuni (PIN, p . 54) .
Disponiamo
Questa procedura metodica di natura induttiva viene estesa ad altri ambiti
dell'esperienza storica dell'uomo . È il caso, in primo luogo, delle tecniche e della
descrizione delle procedure produttive di arts et métiers . Nel Prospectus
dell'Enciclopedia, Diderot espone i criteri impiegati nel dar conto della Description
des Arts, seguendo la tripartizione metodica osservata nei Pensieri ; è lo stesso ciclo
a tre fasi dell'investigazione scientifica :
È stato dunque più volte necessario procurarsi le macchine, costruirle, mettere mano
all'opera e fare noi stessi delle brutte opere per insegnare ad altri come se ne fanno di buone
[ . . .] . Si è trattato: 1° . Della materia, dei luoghi in cui si trova, della maniera in cui la si
prepara, delle sue buone o cattive qualità ; 2° . Dei principali prodotti che se ne ricavano e
della maniera di farli [Parte osservativi dell'indagine ] ; 3° . Si è dato il nome, la
descrizione e la figura degli utensili e delle macchine, per pezzi smontati e per pezzi
assemblati, il profilo degli stampi, ecc . [Parte teorico-descrittiva] ; 4° . Si è spiegata e
rappresentata la mano d'opera e le principali operazioni in una o più tavole, nelle quali si
vedono talora le sole mani dell'artista, talora l'artista intero in azione e mentre lavora il
prodotto [. . .] ; 5° . Si è raccolto e definito, nella maniera più esatta possibile, í termini
propri dell'arte" [Parte riproduttiva, pratico-sperimentale] (Enc ., p . 59-60) .
Le ultime due fasi tendono a fondersi in un processo unitario di descrizione
dinamica dei fenomeni . In un recente studio ho cercato di mostrare come anche la
critica d'arte e le procedure di descrizione delle opere pittoriche s'inscrivono nel
medesimo ordine metodico di operazioni formalizzatrici° . I1 monismo
Æncyclopédie.
4 Rinvio al mio saggio : Critique philosophique et critique des arts chez Diderot . De
l'Encyclopédie aux Salons (1751-1781), in Aufklärung als praktische Philosophie, hrsg. von F .
PAOLO QUINTILI
36 6
LA FILOSOFIA BIOLOGICA DI DENIS DIDEROT (1754-1782)
367
metodologico di Diderot è estremamente ricco, śí presenta sotto varie vesti, è
«enciclopedico» e, al tempo stesso, coerente . Quest'aspetto metodologico trova il
suo corrispettivo epistemologico in una concezione della scienza intesa come
costruzione umana nel tempo, dal carattere transitorio, fallibile e in divenire. La
scienza prenderà le forme della natura stessa :
Nello stato di fluidità in cui si trovava la materia, ciascun elemento sarà stato spinto a
sistemarsi nella maniera adeguata a formare quei corpi, nei quali non si riconoscono più le
vestigia della loro formazione [ . . .l
così uno sciame di api, quando si assemblano e si
È una donna che ama mascherarsi e i cui diversi travestimenti, lasciando intravedere ora una
parte ora l'altra, danno a coloro che la seguono con assiduità qualche speranza di conoscere,
piccolo grado di sentimento che aveva, oppure lo intensificherà attraverso la sua unione con
uniscono attorno al ramo di qualche albero, non offe ai nostri occhi altro più che
l'immagine di un corpo che non mostra alcuna somiglianza con gli individui che l'hanno
formato [ . . .] . Ma ciascun elemento, abbandonando la propria forma e aggregandosi al corpo
che contribuisce a formare, abbandonerà anche la propria percezione? Perderà, indebolirà il
gli altri, a profitto del tutto?5 .
un giorno, tutta la sua persona (PIN, p . 53) .
La metafora libertina del sapere sperimentale che nasconde, poi svela e suscita
così un ulteriore desiderio di conoscenza, poggia su una parallela concezione
monistica della natura organica che ha ancora in Buffou il suo principale ispiratore .
I1 monismo ontologico di Diderot
È il lato che meglio caratterizza la posizione della filosofia biologica di Diderot nel
quadro delle filosofie settecentesche della natura . Per comprendere í caratteri di
questo monismo ontologico dobbiamo far riferimento preliminarmente alla sua
concezione della materia. La materia, secondo Diderot, contrariamente ai cartesiani
che la intendevano come res extensa inerte, è energetica, unitaria e sensibile, è
dotata cioè di una «forza» interna (di cui i filosofi naturali non sanno spiegar bene
origini- e caratteri) che la rende eterogenea pur conservandone l'unità sostanziale ; la
materia quindi è capace, per sua virtù e a determinate condizioni, di trasformarsi da
inorganica in organica, da inerte in vivente, da «estesa» in «pensante» . Diderot
poeta dell'energia (Paris, 1984) titola il libro di uno degli interpreti più fini del
pensiero del filosofo (Jacques Chouillet), ed in effetti, dinanzi al compito di dar
conto dei fenomeni di trasformazione chimica degli elementi, con le poche risorse
di dati e di esperimenti a disposizione, Diderot deve letteralmente inventare un
nuovo linguaggio della descrizione scientifica, ricco di metafore, analogie,
paradossi . Sarà il linguaggio della letteratura, del romanzo, di una poesia platonica
della rappresentazione materialista, a farsi carico di esprimere le visioni della nuova
filosofia biologica della natura . Attraverso il dialogo, l'entretien, Diderot dà voce
alle aporie in cui si agita la nascente biologia .
Nell'elaborazione della teoria della materia "sensibile" il filosofo trasse spunti
importanti anche dall'opera di P .-L . de Maupertuis, il quale osservò:
Diderot risponderà positivamente all'ultima questione, quindici anni più tardi .
La stessa immagine dello «sciame d'api» la ritroviamo infatti nel Rêve de
D'Alembert (1769, OP, pp . 291-293) come metafora dell'unità organica del vivente,
in cui dalla contiguità degli elementi sensibili si passa, attraverso un processo di
emergenza del complesso dal semplice, alla continuità cosciente dell'animale . Come
non si può attribuire un'«anima» alla massa sensibile dell'alveare che agisce in modo
globalmente coerente ma per interazione locale, così è impensabile attribuirne
all'animale e/o all'uomo, in quanto la sensibilità e il pensiero sono prodotti dello
stesso processo di organizzazione .
In natura, non c'è frattura tra sensibile e pensante . I1 pensiero, in tutte le sue
manifestazioni, è il prodotto di un'operazione di complessifrcazione, per così dire,
di un tessuto nervoso organico già di per sé «sensibile» . I1 «fascio di fibre»
originario tesse la struttura complessa anche degli organismi superiori . I1 Sogno di
D'Alembert racconta, con un linguaggio poetico e fantasioso, l'avventura della
nascita materiale dell'lo dalla materia fibrosa, l'epigenesi del vivente dalla molécule
organique di Buffou, dotata di «sensibilità», «memoria», «desiderio»,
«avversione» . Diderot applica così le categorie esplicative che Maupertuis impiega
per dar conto dei fenomeni dell'epigenesi e dell'ereditarietà nel mondo
microscopico, agli esseri viventi in genere, usando il concetto euristico di «molecola
organica» che secondo Buffou avrebbe costituito il nucleo primigenio di sviluppo
di tutto il mondo naturale vivente . È il tema del «prototipo» organico degli esseri,
grazie al quale Diderot è condotto a riformulare in termini materialistici e vitalistici
il concetto di «unità» della natura.
Contro le cause finali : 11 rigetto dei principio classico di «unità» della natura
Nel 1 749 la Storia naturale, generale e particolare di Buffou venne condannata
dalla censura ecclesiastica per due ragioni :
Grunert und F . Vollhardt, Festschrift fdr Werner Schneiders, Tübingen, Niemeyer Verlag, 1998,
pp .335-50 .
5 P .-L. de Maupertuis, Essai sur la formation des corps organisés, Berlino, 1754, pp . 47-48 .
368
PAOLO QUINTILI
1) lasciava adombrare una genesi del mondo naturale temporalmente e
spazialmente molto diversa dal racconto della genesi (Diluvio universale, creazione
della terra) ;
2) lasciava desumere, ad un lettore smaliziato, che le forme animali attualmente
viventi non fossero state create da Dio, al momento della creazione, tali e quali
sono oggi (ipotesi fatta propria anche da Linneo nella sua Scala Naturce), ma che
fossero mutate attraverso le diverse «epoche della natura» . Buffou ne enumerava
sette, nell'ultima delle quali «l'uomo appare, scopre e trasforma la natura» .
Diderot lesse l'Histoire naturelle mentre si trovava in carcere, nella fortezza di
Vincennes (onore concesso al letterato di non marcire nella famigerata Bastille),
accusato di aver scritto la Lettre sur les aveugles (luglio 1749) . La lettura di Buffou
è folgorante . Per nulla «pentito delle sue intemperanze di spirito», come ebbe a
dichiarare all'atto del rilascio, Diderot sceglie la via della clandestinità . Non
pubblicherà più nulla e Ie opere teoriche maggiori resteranno, fino alla morte,
manoscritte . Tuttavia, nei Pensieri sull'interpretazione della natura, che
pubblicherà nel 1753-54, quella folgorazione ha delle chiare risonanze nella
formulazione del problema dell'unità della natura .
Per Buffou, alle strette della censura, fu giocoforza (secondo un'interpretazione
attendibile 6 ) affermare che la tesi del «prototipo» vivente è valida unicamente
all'interno della stessa specie, il cui germe è fissato o «preformato» da Dio sin
dall'origine della storia naturale . Questa correzione alla posizione epigenetista è in
consonanza con il dogma dell'uniformità delle specie, proprio del
preformazionismo creazionistico . Secondo Buffou (che su questo punto si
autocensura) il prototipo non varrebbe come principio di spiegazione del
passaggio biologico da una specie all'altra (trasformismo materialistico) . Diderot,
nei Pensieri sull'interpretazione della natura, esplicita proprio tale passaggio extraspecifico . L'unità della natura non è quella imposta dalla creazione divina, bensì è
l'unità prodotta da un divenire universale degli esseri fisici in quanto individui,
un'unità sviluppatasi a partire da un elemento geneticamente costante :
Sembra che la natura si sia divertita a variare lo stesso meccanismo in un'infinità di modi
diversi; essa abbandona un genere di produzioni solo dopo averne moltiplicato gli
individui, sotto tutti gli aspetti possibili . Quando consideriamo f1 regno animale e ci
accorgiamo che fra i quadrupedi non ve n'è uno che non abbia le funzioni e le parti,
soprattutto interne, del tutto simili a quelle di un altro quadrupede, non crederemmo
volentieri che non è mai esistito altro che un primo animale, prototipo di tutti gli animali?
E che la natura non ha ratto altro che allungare, accorciare, trasformare, moltiplicare,
eliminare alcuni organi di esso? Immaginate di riunire le dita della mano e la materia delle
6 Quanto alle reticenze, alle ambiguità e all'autocensura in Buffou a proposito dell'unità delle
specie, cfr . l'opera fondamentale di J . Roger, Buffou, Parfis, Fayard, 1989, pp . 248-269 e 378441 .
LA FILOSOFIA BIOLOGICA DI DENIS DIDEROT (1754-1782)
369
unghie, tanto abbondante che avviluppi e copra il tutto, arrivando ad estendersi e a
gonfiarsi : invece della mano di un uomo, avrete il piede di un cavallo . Quando vediamo le
metamorfosi successive dell'involucro del prototipo, qualunque esso sia, avvicinarsi per
gradi insensibili ad un regno partendo da un altro regno, e popolare i confini dei dle regni
(se è permesso di servirci del termine confini dove non c'è alcuna divisione reale), e
popolare, dico, í confini dei due regni di esseri incerti, ambigui, in gran parte privi delle
forme, delle qualità e delle funzioni dell'uno, e rivestiti delle forme, delle qualità, delle
funzioni dell'altro : chi non si sentirebbe portato a credere che non c'è mai stato altro che un
primo essere prototipo di tutti gli esseri? (PIN, p . 51-52) .
Sulla base di quest'ipotesi - che Diderot dichiara subito «essenziale per il
progresso della fisica sperimentale, per quello della filosofia razionale, per la
scoperta e la spiegazione dei fenomeni che dipendono dall'organizzazione» -, sarà
possibile rispondere alle obiezioni di filosofi deisti come l'abbé Pluche~ il quale
opponeva all'idea del prototipo che si sviluppa, le meraviglie del Grande
Architetto che crea secondo fini prestabiliti . Senza un Creatore, affermano i deisti,
non sarebbe possibile spiegare, con le sole cause meccaniche, la generazione di
strutture viventi complesse : «l'ala di una farfalla, l'occhio di un insetto» eec.
Contro le cause fmali Diderot dedica un ampio paragrafo dei Pensieri. Anche
ammettendo che Dio abbia creato il «prototipo» che poi si svilupperà da sé :
Chi siamo noi per spiegare í fini della natura? Proprio non ci accorgiamo che, quasi
sempre, lodiamo la Sua saggezza a spese della Sua potenza e sottraiamo alle Sue energie
più di quanto possiamo mai concedere alle Sue intenzioni? Questo modo di interpretarla è
erroneo, anche nel campo della teologia naturale . Significa sostituire la congettura
dell'uomo all'opera di Dio {il Dio-Natura di Spinoza] e legare la più importante delle verità
al destino di un'ipotesi. Ma il fenomeno più comune sarà sufficiente a mostrare quanto la
ricerca di quelle cause sia contraria alla vera scienza (PIN, p . 101) .
E' al termine di un simile discorso che Diderot enuncia con chiarezza uno dei
postulati metodici fondamentali della scienza contemporanea:
I1 fisico, la cui professione è quella di istruire e non di edificare, abbandonerà dunque il
perché e si occuperà solo del come . Il come si ricava dagli esseri : il perché dal nostro
intelletto ; è legato ai nostri sistemi ; dipende dal progresso delle nostre conoscenze (PIN, p .
102)$ .
7 7 . Pluche, Le spectacle de la nature, ou Entretiens sur les particularités de ¡'Histoire
naturelle qui ont paru les plus propres à rendre les jeunes gens curieux et à leur former
l'esprit, 9 voll ., Paris, 1732-1750.
BCfr. Buffou, Traité des animaux, in Histoire naturelle cit ., vol . II, cap . II, in cui s i
raccomanda di non cercare f1 perché, ossia le cause prime metafisiche, ma di occuparsi solo del
come e anche del quanto . Diderot si richiama anche all'aforisma 48 del Novum organum, vol . I,
di Bacone, in cui si fa parola dell'impotentia legata alla ricerca delle cause finali.
370
PAOLO QUINTILI
Le cause finali sono impotenti nel dar conto dell'unità profonda che lega i
fenomeni del mondo della vita . I1 postulato meccanico-materialista apre su una
nuova visione della scienza intesa coane ricerca ragionata delle cause
sperimentali, delle giuste procedure esplicative, connesse storicamente allo
stato di avanzamento delle conoscenze :
Se qualcuno, vincolato ai pregiudizi, dubita della fondatezza del mio rimprovero [contro le
cause finali], lo invito a confrontare il trattato di Galieno sull'uso delle parti del coØ
umano, con la Fisiologia di Boërhaave ; e la Fisiologia di Boërhaave con quella di Haller ;
invito la posterità a confrontare il contenuto di quest'ultima opera e le sue prospettive
sistematiche e transitorie, con ciò che la fisiologia diventerà nei secoli successivi . L'uomo
fa un merito all'Eterno delle proprie piccole prospettive . E l'Eterno, che ascolta dall'alto del
suo trono e conosce la sua intenzione, accetta la lode imbecille e sorride della sua vanità
(PIN, p. 103) .
Appare evidente come la nuova prospettiva materialistica di spiegazione dei
fenomeni del mondo della natura vivente, rigettando le cause finali, sia all'origine di
una nuova teoria della conoscenza che non si adagia più sui guanciali di acquisizioni
teoriche permanenti . Diderot, il razionalista e il materialista, è fra i primi ad aver
conquistato il punto di vista storico relativamente allo statuto dell'episteme
sperimentale . E il filosofo si batterà con coraggio a favore dell'affermazione
metodologica di un criterio di autocontrollo e di autonomia delle attività
scientifiche che riconosca il loro, irriducibile carattere di storicità . Ciò, ripetiamolo,
senza cadere nelle trappole di certo «goéletismo» epistemologico (ad es . dell'abate
Condillac) che tendeva a compiacersi della «debolezza» metafisica della ragione
umana in maiorem Dei gloriam . Per Diderot è questione solo di una debolezza di
«organi» e di «strumenti», dunque storicamente determinata
Quando paragoniamo l'infinita molteplicità dei fenomeni della natura, con i limiti del
nostro intelletto e la debolezza dei nostri organi, possiamo mai attenderci altro, dalla
lentezza dei nostri lavori, dalle lunghe e frequenti interruzioni e dalla rarità dei geni
creatori, se non pochi pezzi, mutili e separati, della grande catena che lega tutte le cose? . . .
(PIN, p . 47) .
La visione dinamica di una prassi di ricerca e di lavoro intellettuale collettivo e
diviso, di una scienza fallibile e in divenire, si confronta già con un mondo della
9 PIN, p. 43 : «Gli uni, mi sembra, hanno molti strumenti e poche idee
gli riflettono,
altri hanno che
molte
idee e nessuno strumento . L'interesse della verità esigerebbe, da coloro; che
si
degnassero una buona volta di associarsi a coloro che si danno da fare, affinché il filosofo
speculativo venga dispensato dal muoversi qui e là e il filosofo manovriero si dia uno scopo
negli infiniti movimenti che deve compiere ; affinché tutti i nostri sforzi si trovino concentrati e
diretti, nello stesso tempo, contro la resistenza della natura ; e in questa specie di lega filosofica
ciascuno svolga il ruolo che gli compete» .
LA FILOSOFIA BIOLOGICA DI DENIS DIDEROT (7754-1782)
37t
natura concepito come silva, labirinto complesso di forze che sfocerà, infine, sulla
complessità umana sociale, da conoscere e da organizzare collettivamente .
Il corpuscolarismo di Diderot e la teoria «trasformista» della natura organica
Dopo il Sogno di D'Alembert (1769), opera postuma e clandestina, Diderot
scrive (ma non pubblica) due opere teoriche di grande importanza : í Principi
filosofici sulla materia e il movimento del 1770 e gli Elementi di fisiologia, scritti
tra il 1774 e il 1781, una silloge-riassunto, contornata di commento filosofico, degli
Elementa physiologic.e di von Haller. Gli Eléments rappresentano l'ultima fatica
scientifica del filosofo .
In questi due lavori Diderot mette a punto teoricamente le acquisizioni
metodologiche e ontologiche delle opere precedenti . In ordine alla teoria della
materia organica, í Principi affermano un tipo di corpuscolarismo che si allontana
decisamente dal meccanicismo di tipo cartesiano . I1 concetto di «moto», nella
scienza del secolo XVII, doveva includere, per un'adeguata definizione teorica, le
nozioni di trasmissione e di contatto, connessi al principio meccanico d'inerzia .
Diderot, da filosofo della biologia e della chimica, analizzando la materia vivente,
introduce delle nozioni teoriche ulteriori che specificano in altro modo quella
nozione classica di «moto» . I1 moto può essere :
1) derivante dalla gravitazione universale, che concerne l'azione dell'universo, del
sistema, sulla singola molecola ( individuale) ;
2) il moto in quanto forza interna alla molecola stessa e alla sua natura chimica ; e
infine
3) í1 moto derivante dall'azione locale e reciproca delle molecole .
Diderot fa saltare così la concezione classica dei due concetti di «materia» e
«moto», introducendo il termine teorico di «forza», attiva e inerente alla materia
molecolare, assunto in senso nuovo rispetto alla Dinamica (1690) di Leibniz. Il
riferimento critico ad «alcuni filosofi» (i cartesiani) è qui esplicito :
Non so in qual senso i filosofi abbiano supposto che la materia fosse indifferente a1
movimento e alla quiete . Ciò che vi è di assolutamente sicuro è che tutti i corpi gravitano
gli uni sugli altri, che tutte le particelle dei corpi gravitano le une sulle altre ; e che in
questo universo tutto è in traslazione oppure in nisu, ovvero in traslazione e in nisu
insieme [ . . .] . 11 corpo, secondo alcuni filosofi, è di per se stesso senza azione e senza
forza; si tratta di un tremendo errore, del tutto contrario a qualsiasi fisica e chimica
solidamente fondate: il corpo di per se stesso, per la natura delle sue qualità essenziali, sia
che lo si consideri in molecole sia che lo si consideri in massa, è pieno di azione e di forza.
Perché possiate rappresentarvi il movimento, cosi essi proseguono, oltre la materia
esistente, dovete necessariamente immaginare una forza che agisca su di essa . Ma le cose
non stanno cosi : la molecola dotata di una qualità propria alla sua natura, è di per se stessa
3 72
PAOLO QUINTIL!
una forza attiva. Si esercita su di un'altra molecola, che si esercita, a sua volta , su
Tutti quei paralogismi dipendono dall'ipotesi sbagliata di una materia omogene& 0 .
di
essa.
Già un ventennio prima di Lavoisier, il corpuscolarismo diderotiano si allontana
da quello cartesiano sul punto della eterogeneità e dinamicità della materia . La
stessa Enciclopedia, all'articolo «Corpuscolare», assimilava la fisica di Cartesio alla
«filosofia meccanica» di Democrito ed Epicuro . Nella prospettiva del dualismo
delle sostanze, la filosofia corpuscolare assicurava la possibilità di concepire una
realtà che non fosse materiale, quella del pensiero" . Con il nuovo corpuscolarismo
chimico e monistico del Diderot dei Principi è proprio tale possibilità ad essere
allontanata, in un rinnovato ritorno ad Epicuro e Lucrezio materialisti .
Forte di questa acquisizione attraverso lettura di Maupertuis e Buffou, Diderot si
confronta, finalmente, con la fisiologia di A . von Haller . Già Maupertuis, nella
Vénus physique (1745), dimostrò la possibilità delle ibridazioni e i modi di
acquisizione genetica dei nuovi innesti biologici, con tutte le difficoltà e le questioni
aperte che tale scienza degli ibridi («mostri» o «scarti della natura» come venivano
allora definiti) sollevava . In Haller, Diderot trova argomento per riflettere sulla
morfologia delle funzioni organiche, sulla loro genesi materiale e sul significato della
loro varietà e complessità in termini di «storia della natura» (Buffou) . Un primo
punto che lo interessa è il rapporto tra l'organo e il sistema nervoso centrale . Per
quanto concerne l'uomo, Diderot marca una prima, grande tappa teorica ed
esordisce riconoscendo che
10 Diderot, Principi fιlosofici sulla materia e il movúnento,
di
a cura
G . Cantelli, Milano, SE,
1990, pp . 91-92 (corsivo mio).
11 Cfr . Enc ., p . 205 : «CORPUSCOLARE, agg . (Fisica) è così chiamata quella fisica che cerca la
ragione dei fenomeni nella configurazione, la disposizione e il moto delle parti dei corpi .
Eccone un'idea un pò più articolata. La fisica corpuscolare presuppone che il corpo sia una
semplice massa estesa, non riconoscendovi altro se non ciò che è contenuto in tale idea, ovvero
una certa grandezza unita alla divisibilità delle parti, nella quale si rileva una figura, una
determinata posizione, moto e quiete, modi della sostanza estesa . Con ciò s'avanza la pretesa di
poter dare ragione delle proprietà di tutti í corpi, senza fare ricorso ad alcun tipo di forma
sostanziale, né a qualità alcuna distinta da ciò che risulta esser proprio dell'estensione, della
divisibilità, della figura, della posizione, del moto e della quiete . Questa fisica non ammette
l'esistenza di specie intenzionali, né flussi di emanazioni per mezzo delle quali si percepiscano
gli oggetti [ . . .].La filosofia corpuscolare, ben lungi dal condurre all'ateismo, porta invece a
riconoscere degli esseri distinti dalla materia . In effetti, la fisica corpuscolare non attribuisce
nulla al corpo se non ciò che è racchiuso nell'idea di una cosa impenetrabile ed estesa e può
essere concepito come una delle sue modificazioni, quali la grandezza, la divisibilità, la figura,
la situazione, il moto e la quiete, e tutto ciò che risulta dalle loro diverse combinazioni . Perciò
questa fisica non potrebbe ammettere che la vita e il pensiero siano delle modificazioni del
corpo ; ne consegue che quelle sono proprietà di un'altra sostanza, distinta dal corpo» .
LA FILOSOFIA ß10LOGICA DI DENIS DIDEROT (1754-1782)
373
La caractéristique de l'homme est dans son cerveau et non dans son organisation extérieure.
L'intermédiaire entre l'homme est les autres animaux, c'est le singe [ . . .] . Sa perfectibilité
naît de la faiblesse des autres sens, dont aucun ne prédomine sur l'organe de la raison ; si
l'homme avait le nez du chien, il flairerait toujours, l'oeil de l'aigle il ne cesserait de
regarder . L'oreille de la taupe, ce serait un être écoutant (OD, p. 1278-79) .
I presupposti ontologici e metodologici che animano la ricerca del Diderot negli
Eléments si approssimano a quelli che animeranno lo studio naturalistico di J .-B .
Lamarck il quale certo non conosceva quest'opera che rimase a lungo clandestina .
Nel capitolo II, dedicato a «L'animale in generale», Diderot fornisce una definizione
che è il risultato dell'interpretazione materialistica del portato teorico delle
scoperte di Maupertuis sull'ibridazione e di Buffou sulla «storia naturale», con, in
aggiunta, le conoscenze muove sulla natura chimica della materia e sulle dinamiche
biologiche esposte nei Principi del 1770, ricavate dalle lezioni di G .-F. Rouelle
(maestro di Lavoisier) che il filosofo seguì per tre anni al Jardin des plantes in
compagnia di Rousseau . Gli Eléments :
L'animal est un être dont la forme est déterminée par causes intérieures et extérieures, qui
diverses doivent produire des animaux divers . L'organisation de chacun détermine ses
fonctions, ses besoins et quelquefois les bésoins influent sur l'organisation . L'aigle à l'oeil
perçant plane au haut des airs, la taupe à l'eeil microscopique, s'infouit sous terre [ . . .]
l'oiseau de proie étend, ou raccourcit sa vue comme l'astronome allonge, ou raccourcit sa
lunette : la jeune fille poursuit un papillon, le jeune garçon gravit sur un arbre . L'influence
des besoins sur l'organisation peut aller jusqu'à produire des organes, ou du moins jusqu'à
les transformer (OD, p. 1276) .
E' questa un'affermazione importante nella storia delle origini della biologiat 2.
Diderot infatti immagina che, secondo l'assioma dinamico affermato nei Pensieri
sull'interpretazione della natura per il quale «tutto è in un flusso perpetuo»,
l'organo crea la funzione, un assioma richiesto dalla spiegazione fisiologica, non
metafisica, della genesi del vivente . Tuttavia, aggiunge, è possibile immaginare
inversamente che nello sviluppo ulteriore della storia della natura, la funzione o
anche semplicemente il bisogno crei l'organo . Diderot, in tal modo, rovescia í
rapporti tra l'organizzazione da un lato, le funzioni e í bisogni dall'altro . Ho
cercato di mostrare, nella mia tesi, che il materialismo meccanicistico - ed es. la
convinzione che «anima» e «corpo» non possano comunicare se non per contatto
fisico - e il materialismo organicistico delle nuove scienze della vita, in questa
prospettiva coabitano, non sono contraddittori, il secondo è la prosecuzione
naturale, l'affinamento teorico del primo . Diderot impara questa lezione eclettica
12 Cfr . P . Duris-G . Gohau, Storia della Biologia, Torino, Einaudi, 1999, p . 365-66, è di altro
avviso riguardo la posizione di Diderot nel contesto dei dibatti filosofici sulle scienze della vita
nel Settecento, in particolare sulla questione del ruolo det cervello e del sistema nervoso centrale .
374
PAOLO QUINTIL!
alla scuola dei medici di Montpellier, di Th . de Bordeu, protagonista del Rêve, H .
Fouquet, J .-J . Menuret de Chambeau (autori di importanti articoli di medicina e
fisiologia dell'Encyclopédie13) .
Prima di arrivare al riconoscimento proto-evoluzionistico della trasformazione
delle specie - posizione che viene comunemente definita «trasformismo» - è
significativo che Diderot riaffermi la visione dinamica, buffoniana, di una Nature
Grand Dame in perenne divenire . Secondo François Jacob «l'idea di
trasformazione non basta, da sola, a definire il trasformismo . Ciò che lo
caratterizza è una spinta venuta dall'interno degli esseri stessi e che li conduce, a
poco a poco, dal semplice a1 complesso, attraverso le vicissitudini della terra [ . . .] .
In breve : il trasformismo costituisce una teoria causale dell'apparizione delle
specie, delle loro varietà, della loro parentela . Ora, un tale insieme non si è mai
composto nel secolo XVIII»' . È da notare tuttavia che Jacob non ha tenuto
presente, nella sua ricerca storica, le categorízzazioni e certe analisi svolte da
Diderot negli Elementi di fisiologia :
II ne faut pas croire que les animaux ont toujours été et qu'ils resteront toujours tels que
nous les voyons . C'est l'effet d'un laps éternel de temps, après lequel leur couleur, leur
forme semble garder un état stationnaire ; majs cet état n'est qu'apparent . L'ordre général de
la nature change sans cesse: au milieu de cette vicissitude la durée de l'espèce peut-elle
rester la même? Non : il n'y a que la molecule qui demeure éternelle, et inaltérable . Le
monstre naît et meurt : l'individu est exterminé en moins de cent ans . Pourquoi la nature
n'exterminarait-elle pas l'espèce dans une plus longue suite de temps? (OD, pp . 1275-76) .
In questo contesto analitico, il filosofo della natura vivente, attraverso lo studio
dei fenomeni di trasformazione morfologica, s'incammina verso la costruzione di
un'architettonica dell'accidentalità che dia conto degli «scarti», delle «deviazioni»,
delle rotture interne nella totalità organica che si sviluppa temporalmente
nell'interazione col monda naturale, sempre restando nel contesto del «naturale» .
Con la constatazione della contingenza ontologica (non metafisica) del vivente, la
filosofia biologica di Diderot rinunzia, secondo la lezione di Newton, allo schema
sistematico della coordinazione sostanziale delle parti organiche, a favore dell'idea
di una semplice combinazione e correlazione elementare chimico-dinamica tra di
esse, nel tempo della Nature vivante . La Philosophie zoologique di Lamarek
(1809), qui, non è semplicemente presentita . A Diderot, alla data del 1782 -
13 Cfr . J. Roger, Les sciences de la vie dans la pensée française du XVII! siècle. La
génération des animaux de Descartes à l'Encyclopédie, Paris, Albin Michel, 1993, pp . 585682 .
14 F. Jacob, La logique du vivant. Une histoire de l'hérédité,
Paris, Gallimard, 1970, pp . 149150 .
LA FILOSOFIA BIOLOGICA D[ DENIS DIDEROT (1754-1782)
375
manoscritto dell'ultima redazione degli Éléments - mancano il nome, «biologia», e
ulteriori dati empirici.
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