ERBARIO E MUSEO BOTANICO DELL`UNIVERSITA` Bologna

ERBARIO E MUSEO BOTANICO DELL'UNIVERSITA'
Bologna
Una delle principali funzioni di un erbario - collezione di piante essiccate e pressate, sistemate su fogli di
carta e provviste di cartellino recante informazioni dettagliate sulla pianta e sul luogo di raccolta - è quella di
riunire, in uno spazio ridotto, un gran numero di piante, provenienti da località anche assai distanti tra loro.
Gli studiosi possono così compiere ricerche altrimenti assai difficoltose o dispendiose, poiché la
conservazione allo stato secco non compromette o limita ricerche di tipo morfologico, anatomico e
biochimico; grazie ai dati riportati sui cartellini è poi possibile studiare la distribuzione di una pianta, e
confrontare tra loro esemplari della stessa specie cresciuti in località differenti. Nel caso di collezioni storiche
è inoltre possibile paragonare la distribuzione nei secoli scorsi con quella attuale.
L’Erbario dell’Università di Bologna possiede un’ampia raccolta di collezioni storiche, le più antiche risalenti
alla prima metà del Cinquecento: comprende più di centotrentamila campioni, provenienti da tutto il mondo
e rappresentanti tutto il regno vegetale, dalle alghe alle piante con fiore. Alcuni campioni appartenenti a
queste collezioni sono esposti nel piccolo Museo Botanico annesso all’Erbario, accompagnati da tavole
illustranti la storia delle collezioni e quella dei botanici bolognesi. La documentazione storica disponibile
dimostra che gli erbari più antichi risalgono al XVI secolo, periodo caratterizzato da un rinnovato interesse
per la natura e le scienze: nel 1513 fu istituita la prima cattedra di Botanica medica; pochi anni dopo fu
fondato il primo Orto Botanico.
L’erbario più antico che si conosca si fa risalire al 1532 e poco posteriore è quello di Ulisse Aldrovandi (15221605), comprendente più di cinquemila piante, incollate su fogli di carta e suddivise in sedici volumi. Sui fogli
compare solamente il nome attribuito alla pianta da Aldrovandi; è rarissimo che sia indicato anche il luogo di
provenienza della pianta o il nome del raccoglitore. Ciononostante l’erbario aldrovandiano rimane, per le
dimensioni, l’antichità e la cura con cui è stato allestito, una delle più preziose testimonianze della storia
delle scienze botaniche. I fogli esposti nel museo furono asportati nei secoli XVII e XVIII, e in seguito
ritrovati negli erbari di Giuseppe Monti (1682-1760) e Ferdinando Bassi (1710-1774).
Dopo il XVI secolo l’erbario divenne un sistema di collezione sempre più diffuso. A Bologna sono conservati,
tra gli altri, gli erbari di Giuseppe Monti e Ferdinando Bassi, comprendenti diverse migliaia di campioni,
nonché numerosi esemplari provenienti da erbari realizzati in questo periodo e andati successivamente
dispersi o conservati in altre sedi; è il caso dei campioni appartenenti agli erbari di Ovidio Montalbano (16011671), di Paolo Boccone (1633-1704), di Giovanni Marsili (1727-1794). Numerosi sono infine gli erbari per i
quali non è stato possibile risalire all’esecutore.
È nel XIX secolo che le collezioni d’erbario raggiunsero il massimo sviluppo: i viaggi di esplorazione
geografica portarono ad un grande incremento degli studi sulle flore esotiche; è questo il periodo, inoltre, in
cui si approfondì lo studio delle flore nazionali; in entrambi i casi le collezioni essiccate rappresentarono uno
strumento irrinunciabile. È in questo periodo che furono realizzate a Bologna, da Antonio Bertoloni, le due
raccolte più note tra quelle presenti, l’Hortus Siccus Exoticus, comprendente quasi dodicimila piante
provenienti da tutto il mondo, e in particolare da Guatemala, Antille, India, Iraq, e l’ Hortus Siccus Florae
Italicae, con esemplari delle piante spontanee del territorio italiano, utilizzati dallo studioso per la
compilazione della prima flora del nostro paese, la Flora Italica.Appartiene a quest’epoca anche l’erbario di
Ludovico Caldesi (1821-1884), che si dedicò allo studio delle specie spontanee del territorio faentino.
La raccolta più ampia realizzata nello scorso secolo conservata a Bologna è opera di Emilio Chiovenda,
eminente docente di Botanica e studioso della flora italiana e, in maniera molto approfondita, di quella
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dell’Africa orientale (Eritrea e Somalia), del Ruwenzori e di altre regioni del continente africano. Nella
collezione dell’Ateneo bolognese sono conservati circa ventimila campioni appartenenti al suo grandissimo
erbario, riferiti in modo particolare alle esplorazioni floristiche dell’alto Piemonte.
Bibliografia
B. Antonino (a cura di), L’Erbario di Ulisse Aldrovandi: natura, arte e scienza in un tesoro del Rinascimento,
Milano, 2003
A. Soldano, L’Erbario di Ulisse Aldrovandi, «Atti della classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali
dell’Istituto Veneto di Scienze », Venezia, 2000-2003