Monopolio Caratteristiche del monopolio come forma di mercato • Esiste una sola impresa dominante – La domanda dell’impresa coincide con la domanda del mercato • Esistono invalicabili barriere all’entrata – natura legale (monopolio legale) o economica (monopolio naturale): il BP e il LP sono sostanzialmente identici • Bene unico Ricavo medio e ricavo marginale in monopolio • L’impresa ha di fronte la domanda di mercato, P(Q) che coincide con il ricavo medio. • Come in concorrenza perfetta, l’impresa deve conoscere il ricavo marginale per decidere quale quantità produrre. Il ricavo marginale è pari anche in questo caso a RMG=ΔR/ΔQ, quando ΔQ=1. • In questo caso il RMG ha in comune con il ricavo medio solo il punto di intersezione con l’asse dei prezzi: • RME>RMG • L’impresa monopolista può sfruttare il suo potere di mercato ma deve accettare il fatto che la disponibilità a pagare per un’unità in più diminuisca all’aumentare della quantità venduta. Ricavo medio e ricavo marginale in monopolio • • • • • • • • • P 9 8 7 6 5 4 3 2 Q 0 1 2 3 4 5 6 7 RT RMG (ΔRT/ΔQ) 0 0 8 8 14 6 18 4 20 2 20 0 18 -2 14 -4 Ricavi Ricavo medio e ricavo marginale in monopolio RME=domanda RMG O Q Q Equilibrio di monopolio • • • • L’impresa sceglie la quantità Qm tale che CMG (Qm)=RMG (Qm) Questa è la quantità ottimale in quanto: per quantità inferiori a Qm il RMG è superiore al CMG: non conviene fermare la produzione, si perderebbero opportunità di profitto; per quantità superiori a QM il CMG è superiore al RMG: produrre oltre Qm provoca delle perdite. Data questa quantità, l’impresa impone poi ai consumatori il massimo prezzo che questi sono disponibili a pagare per quella quantità, cioè P(Qm). L’equilibrio di monopolio è quindi la combinazione (Qm; P(Qm)). R,C P (Qm) CMG EQUILIBRIO DI MONOPOLIO M RME RMG O Qm Q Equilibrio di monopolio • In equilibrio, il monopolista otterrà un profitto che può essere calcolato nel modo usuale, cioé moltiplicando il profitto medio per le quantità prodotte. Profitto medio=RME(Qm)-CME(Qm) Profitto totale=Profitto medio x Qm • Normalmente il monopolista consegue un profitto, ma nel monopolio naturale vedremo la possibilità di una perdita. • Nel monopolio, poiché ci sono barriere all’entrata, l’equilibrio è lo stesso in breve e in lungo periodo. R,C CMG CME RME (Qm) M CME (Qm) RMe RMG O Qm Q € CMG CME RME (Qm) Profitto CME (Qm) RME RMG O Qm Q Confronto tra equilibri di monopolio e di concorrenza perfetta (BP) • Questo confronto varia a seconda che: la curva di costo marginale del monopolio sia uguale a quella di breve periodo di concorrenza perfetta, e quindi alla curva di offerta di breve periodo in concorrenza perfetta; le due curve siano diverse. • Nella prima ipotesi è facile dimostrare che: il prezzo di monopolio è superiore a quello di concorrenza perfetta, e quindi la quantità è inferiore; il surplus dei consumatori è inferiore in monopolio; Confronto tra equilibri di monopolio e di concorrenza perfetta (BP) il surplus dei consumatori è inferiore in monopolio; la somma del surplus del produttore e di quello dei consumatori in monopolio è inferiore alla somma degli stessi surplus in concorrenza perfetta => SE I CMG SONO GLI STESSI, IL MONOPOLIO E’ CAUSA DI UNA PERDITA SECCA DI BENESSERE SOCIALE Confronto tra monopolio e concorrenza € CMG (= S in conc. Perf.) Surplus dei consumatori in CP Ppc C Surplus dei produttori in CP RMe = D O Qpc Q Confronto tra monopolio e concorrenza € CMG (= S in conc. Perf) Surplus dei consumatori in monopolio M Pm C Ppc RMe = D RMg O Qm Qpc Q Confronto tra monopolio e concorrenza € CMG Surplus dei consumatori in monopolio (= S in conc. Perf) M Pm C Ppc Surplus del monopolista RMe = D RMG O Qm Qpc Q Confronto tra monopolio e concorrenza € CMG (= S in conc. Perf) SC Pm Ppc Perdita secca M C SP RMe = D RMG O Qm Qpc Q Concorrenza monopolistica Caratteristiche • Numero elevato di imprese, ciascuna delle quali ha una quota piccola di mercato e agisce in modo indipendente (non c’è interazione strategica). Si dice che ogni impresa agisce in una nicchia di mercato. • C’è libertà di entrata nel mercato: se un’impresa vuole iniziare a produrre quel bene o servizio, può farlo. • Il bene non è omogeneo: ciascuna impresa produce un bene o servizio differenziato (o percepito come tale dai consumatori: ruolo della pubblicità). Di conseguenza, la domanda per ogni singola impresa è negativamente inclinata (non infinitamente elastica) e ogni impresa può variare il prezzo senza perdere tutta la domanda. Si dice, quindi, che l’impresa è dotata di un certo potere di mercato. Esempi • Il mercato della ristorazione è un esempio di concorrenza monopolistica. • I ristoranti offrono servizi simili, ma non del tutto omogenei, e si distinguono i ristoranti per specializzazione (di carne, di pesce, pizzerie, ecc), per localizzazione (zone abitate, strade ad alto scorrimento, ecc), per tipologia di clientela, ecc. Ciascun ristorante si crea una propria nicchia, nella quale, però, può subire la competizione di altri ristoranti. • Altri esempi: il mercato dell’abbigliamento, quello dei servizi estetici, ecc. Equilibrio di breve periodo • Anche l’impresa in concorrenza monopolistica sceglie la quantità uguagliando i ricavi marginali ai costi marginali. • Nel breve periodo, il prezzo applicato è quello che i contribuenti sono disposti a pagare per quella quantità e l’impresa potrà conseguire un profitto se tale prezzo è superiore al costo medio che sostiene per la produzione. • In altri termini, l’equilibrio di breve periodo in concorrenza monopolistica è del tutto simile a quello di monopolio. • La principale differenza è il fatto che la domanda che ha di fronte il produttore nella sua nicchia è tendenzialmente più elastica rispetto a quella per il monopolista. • All’aumentare dell’elasticità della domanda, il profitto per la singola impresa si riduce e la situazione per la singola impresa diviene più simile a quella di concorrenza perfetta. R,C EQUILIBRIO DI CONCORRENZA MONOPOLISTICA NEL BREVE PERIODO CMG CME CM P (QCM) Profitto Profitto RME RMG O QCM Q Equilibrio di lungo periodo • Nel lungo periodo, la presenza di profitti attira l’entrata di nuove imprese, che è possibile perché non ci sono barriere. • Questo porta allo spostamento a sinistra e in basso della domanda per la singola impresa: l’entrata di nuove imprese riduce la domanda e i profitti per la singola impresa. • Questo processo va avanti fino a quando l’equilibrio per la singola impresa determina un prezzo in grado di coprire solo i costi medi: azzeramento dei profitti. • N.B: si ha azzeramento dei profitti quando P=CME. Se viene contabilizzato nei costi il cosiddetto profitto normale, cioè il costo opportunità dell’attività imprenditoriale, si può anche dire che l’equilibrio di lungo periodo in concorrenza monopolistica porta all’azzeramento degli (extra) profitti. Questo significa che il profitto normale viene conseguito in equilibrio. Equilibrio di concorrenza monopolistica di lungo periodo € CMGLP CMELP Equilibrio di CM nel lungo periodo PCMLP RMELP O QCMLP Qm Q Confronto tra equilibri di lungo periodo: concorrenza monopolistica vs concorrenza perfetta • In lungo periodo: la quantità venduta in concorrenza monopolistica è inferiore a quella venduta in concorrenza perfetta, mentre il prezzo è superiore; in concorrenza perfetta, infatti la singola impresa viene costretta ad operare nel punto di minimo della curva di costo medio di lungo periodo, mentre questo normalmente non accade in concorrenza monopolistica. Equilibrio di concorrenza monopolistica di lungo periodo € CMGLP CMELP PCMLP PCPLP CM CP Domanda di LP O QCMLP Qm QCP Q Oligopolio Caratteristiche • Poche imprese che pongono in essere interazioni strategiche – il prezzo e la quantità che ciascuna impresa può vendere dipendono anche dalla condotta tenuta dai rivali • Esistono barriere all’entrata – L’entità delle barriere è diversa da settore a settore • Il prodotto può essere omogeneo o differenziato. Tipi di oligopolio • Oligopolio collusivo: le imprese si accordano in modo da ridurre il grado di concorrenza, attraverso il controllo dei prezzi e delle quantità. Due tipi: collusione tacita; collusione esplicita. • Oligopolio non collusivo: le imprese entrano in competizione tra di loro, sul prezzo e/o sulla quantità. • L’oligopolio collusivo tende all’equilibrio monopolistico, mentre l’oligopolio non collusivo si allontana da questo e si avvicina (pur senza raggiungerlo) all’equilibrio di concorrenza perfetta. Tipi di oligopolio • In linea generale, a due (o più) imprese che possono sfruttare barriere all’entrata, conviene colludere per massimizzare il profitto. • Tuttavia, la collusione può non essere sostenibile: ciascuna delle imprese può temere la deviazione dall’accordo collusivo da parte delle altre. • Applicazione del “dilemma del prigioniero”: ciascuna impresa teme che l’altra possa deviare dall’accordo collusivo (ossia da un comportamento cooperativo) e quindi adotta un comportamento non cooperativo. Per entrambe, il comportamento non cooperativo è la migliore risposta possibile al comportamento non cooperativo altrui (equilibrio di Nash). Oligopolio collusivo esplicito • In questo caso si dice che esiste un cartello di imprese che concordano prezzi e quantità (ad esempio OPEC) in modo da comportarsi, nel loro insieme, come se fossero un monopolista. • Più facile quando imprese sono simili e prodotto è omogeneo. • Ma contrasta con legislazione antitrust a livello nazionale e internazionale. Oligopolio collusivo implicito • Un modo per attuarlo consiste nel riconoscimento di un potere di leadership ad un’impresa leader, distinta dalle altre (imprese follower). • L’impresa leader fissa il prezzo tenendo in considerazione la sua domanda di mercato, come se fosse monopolista sulla sua quota. • Le imprese followers si adeguano al suo prezzo e si dividono la quota residuale del mercato. • Le imprese followers non hanno interesse a cambiare la loro strategia (es. vendere di più) per paura di ritorsioni. Oligopolio non collusivo • In questo caso è possibile che le imprese si facciano competizione: di quantità (modello di Cournot); di prezzo (modello di Bertrand). • In generale, questo tipo di competizione genera una riduzione del prezzo e del profitto e un’aumento delle quantità prodotte rispetto al monopolio. Oligopolio non collusivo • Tuttavia, è possibile che anche in assenza di collusione i prezzi dell’oligopolio rimangano elevati nel tempo. • Una spiegazione è fornita dal cosiddetto modello della domanda spezzata (o “a gomito”). Immaginiamo che inizialmente venga praticato un certo prezzo da tutti: se un oligopolista riduce il prezzo, gli altri si sentiranno costretti a fare altrettanto, per non perdere clienti: in questo tratto la domanda è molto rigida; se invece un oligopolista aumenta il prezzo, gli altri non lo seguiranno: in questo tratto la domanda è elastica. Oligopolio non collusivo • Domanda spezzata per ciascun oligopolista P pe Fattori determinanti • La prevalenza della collusione è più probabile quando: poche imprese che si conoscono a vicenda; tecnologie di produzione note e simili; beni omogenei; presenza di imprese dominante; stabilità della domanda; norme antitrust poco efficaci.