Eventi Lunedì 27 ottobre 2014 Focus Abruzzo - Molise - Lazio / Medicina & Ricerca 7 ■■ INAF / L’Istituto Nazionale di Astrofisica di Teramo e lo studio delle galassie nane e dell’evoluzione stellare Tutto sulle meccaniche celesti per capire chi siamo La ricerca sull’energia oscura che costituisce parte dell’universo può generare prosperità e opportunità di lavoro D i che cosa è fatta la materia oscura che costituisce l’Universo per un buon 25%? E l’energia oscura che invece rappresenta l’altro 70%? Qual è la geometria dell’Universo e perché è importante conoscere se in quello spazio vale la geometria sferica, quella iperbolica o quella a noi familiare, la geometria euclidea? Sono quesiti tanto difficili quanto affascinanti che costruiscono il “pane” quotidiano per il team dell’Osservatorio astronomico di Teramo, composto da una decina di ricercatori guidati dal direttore Roberto Buonanno. Alle spalle una storia più che secolare, un presente nel quale l’attenzione è concentrata sulla teoria e sulle tecniche per gettare luce sugli interrogativi precedenti e, contemporaneamente, fornire contributi d’avanguardia per applicazioni tecnologiche, volte ad ampliare la conoscenza dell’Universo in tutti i suoi aspetti. Gli obbiettivi futuri sono altrettanto ambiziosi, non solo nei progetti mirati a comprendere i misteri del cielo, ma anche in quelli che coinvolgono l’intera città di Teramo affinché sia evidente ai giovani che “la ricerca, la cultura e l’innovazione possono generare lavoro ed economia”, afferma il direttore Buonanno. Egli dirige un istituto oggi statale ma che è nato su iniziativa privata. Fu infatti Vincenzo Cerulli, membro di una famiglia storica teramana, a comprare nel 1890 la collina sulla quale fece erigere l’Osservatorio che nel 1917 donò allo Stato. “Non fu il vezzo di un notabile ricco e in vena di investire le sue sostanze in qualcosa di originale - racconta Buonanno -, perché Cerulli fu uno studioso preparato e importante che cominciò a lavorare nel suo Osservatorio dopo essere stato in quello di Roma, dove si lau- Ska, il nuovo telescopio del futuro G L’Osservatorio Astronomico di Teramo dell’Inaf reò nel 1881”. All’Osservatorio di Roma Cerulli ebbe come direttore l’astronomo Lorenzo Respighi, che, per fedeltà verso il Papa, aveva lasciato la cattedra a Bologna all’arrivo delle truppe dello Stato Unitario. Tornato a Teramo dopo un periodo trascorso anche in Germania, Cerulli fece costruire l’Osservatorio e lo dotò di un rifrattore Cooke che fu a lungo il telescopio più grande dopo quello di Milano. Relativamente alla sua attività scientifica, Cerulli scopre un pianeta tra Marte e Giove che chiamò con il nome latino di Teramo, Interamnia e non teme di confrontarsi con nomi importanti dell’astronomia italiana, come Giovanni Schiaparelli, riguardo all’interpretazione sulla pretesa esistenza dei cosiddetti canali di Marte. Nel 1917, consapevole che un Osservatorio privato non avrebbe potuto competere con i grandi osservatori europei e americani, Cerulli donò il suo Osservatorio allo Stato italiano e oggi esso è parte integrante dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica. Uno degli argomenti privilegiati della ricerca condotta all’Osservatorio è lo studio della materia oscura. “Oggi - spiega il direttore Buonanno - è universalmente accettato ciò che attorno agli anni Sessanta del secolo scorso suscitò grandi perplessità e cioè che l’Universo che noi vediamo è solo una parte, anzi una piccola parte, dell’esistente. La materia che noi tocchiamo rappresenta non più del 3-4% di tutta la materia che costituisce l’Universo per cui si fu costretti a supporre l’esistenza di “materia oscura”, cosiddetta dark matter. Oggi gli astronomi sono concordi nel pensare non solo che essa esiste ma anche che si tratta di materia “diversa da quella che noi siamo abituati a toccare e della quale noi stessi siamo costituiti”. Resta da sapere di che cosa sia fatta questa materia oscura. I ricercatori dell’Osservatorio di Teramo studiano il problema utilizzando due tecniche diverse: lo studio delle galassie nane e quello della teoria dell’evoluzione stellare, lo studio della corrispondenza tra il modello teorico di evoluzione messo a punto e l’ef- fettiva parabola evolutiva di una stella. La prima tecnica consiste nello ricerca delle galassie nane che costituiscono i “mattoni fondamentali” delle galassie più grandi come la nostra, la seconda si concretizza nel confronto fra i dati osservativi e i modelli teorici costruiti sotto l’ipotesi di creazione della materia oscura all’interno delle stelle. li studi e le ricerche condotte all’Osservatorio astronomico di Teramo hanno ricadute temporalmente ravvicinate anche nell’ambito di soluzioni tecnologiche d’avanguardia. “Stiamo partecipando alla realizzazione del telescopio del futuro Ska - spiega il direttore, Roberto Buonanno -. Sarà composto da 2.500 radiotelescopi di 12 metri di diametro ciascuno e dislocati tra Australia e Sud Africa e avrà una funzionalità straordinaria grazie alla sua ampiezza. Ruolo del nostro Osservatorio è lo sviluppo di sistemi intelligenti per la gestione automatica di tali strutture complesse. Questa attività è basata sulla nostra esperienza di realizzazione di sistemi robotici per operano in ambienti ostili, quali quelli che abbiamo sviluppato per l’Antartide”. L’Osservatorio, inoltre, sta sviluppando software di data mining per estrarre informazioni organizzate, dalla immensa mole di dati che i telescopi trasmettono e che vengono immagazzinate. Quanto al futuro Buonanno evidenzia un progetto che mette in stretta relazione l’eccellenza dell’Osservatorio e la città in cui è inserito. “Stiamo lavorando con soddisfazione alla creazione di una rete tra le istituzioni culturali della città: osservatorio, Università, Istituto musicale Gaetano Braga e Istituto zooprofilattico. Abbiamo l’ambizione - conclude il professor Buonanno - che essa rappresenti un punto di riferimento culturale e operativo per i giovani, affinché vedano che scienza, tecnica e arte possono creare lavoro e occupazione di qualità”. 2.500 radiotelescopi di 12 metri di diametro tra Australia e Sud Africa saranno il cuore di Ska, il telescopio del futuro cui l’Inaf di Teramo sta partecipando attivamente alla realizzazione Grandi risposte dallo studio delle galassie nane L’universo conosciuto è poco più grande del “giardino di casa” E mentre gli astronomi studiano, l’energia oscura continua a mutare L a ricerca sulla natura della materia oscura attraverso lo studio delle galassie nane che si sta compiendo all’Osservatorio astronomico di Teramo, spiega il direttore Roberto Buonanno, “è motivata dal fatto che, secondo le teorie più accreditate, come quello del modello Lambda-Cdm, ci aspetteremmo di osservare migliaia di piccole galassie attorno alla nostra mentre di fatto non se ne osservano più di qualche diecina. Quello che vale la pena sottolineare è che questa ricerca permette di dare risposte sulla costituzione dell’Universo osservandone solo una piccola porzione, praticamente il “giardino di casa”. La teoria dell’evoluzione stellare, invece, è uno “strumento teorico” attraverso il Immagini dal telescopio spaziale Hubble quale si cerca di capire la natura della materia oscura. “Se ipotizziamo che la materia oscura si crei all’interno delle stelle, è facile comprendere che in questo caso l’evoluzione della stella stessa ne risenta, per esempio attraverso perdite di energia. Lo strumento a nostro disposizione per verificare questa ipotesi è il confronto dei modelli così calcolati con le stelle reali che osserviamo nell’Universo.” Altrettanto affascinanti le analisi compiute per capire quale sia la geometria applicabile all’Universo. “Non quella sferica, come si potrebbe supporre. La geometria che si applica all’Universo sembra essere quella confortante che studiamo a scuola, quella Euclidea - va subito al sodo il direttore -. La conclusione proviene da raffinatissime misure della velocità di espansione delle galassie più lontane, da una parte, e dalla misura della densità di materia dell’Universo. Nel termine “materia” - precisa Buonanno - dobbiamo includere, oltre alla materia che sperimentiamo tutti i giorni e la materia oscura che abbiamo già ricordato, anche l’energia oscura che costituisce circa il 70% della massa dell’Universo. La grande maggioranza degli astronomi concorda con la conclusione che questa energia oscura fa espandere l’Universo in maniera accelerata. Un’espansione destinata a protrarsi “per sempre”, secondo il professore. “A poco a poco le galassie che osserviamo in cielo con i nostri telescopi si allontaneranno fino a scomparire per cui l’Universo ci apparirà vuoto. Sarà quindi impossibile per un futuro astronomo osservare l’Universo come lo osserviamo noi. è forse interessante notare che ci è capitato di vivere nell’unica epoca cosmica in cui è possibile capire l’Universo”, conclude il professor Bonanno.