Branded content strategy, strategia sui contenuti di marca di Maria Carmela Ostillio Novembre 2015 Articolo di approfondimento La rete è diventata il territorio eletto per lo storytelling di marca, un brand content capace di attrarre l'attenzione e di perpetuare il sogno con storie e contenuti interattivi, multicanale e multipiattaforma. > I pillar della Branded Content Strategy Secondo una recente ricerca del Con­ creativi, il cui compito è di “trasporre” tent Marketing Institute, il 93% dei e “far vivere” ­ attraverso i contenuti e i marketer B2B dichiara di fruire del canali più idonei ­ il mondo della mar­ content marketing versus il 72% dei ca e l’esperienza di marca, costruendo marketer nel B2C che afferma come i ciò che viene denominato consumer contenuti marketing siano parte rile­ journey. Programmi di formazione 2015-2016 vante della strategia di marca. > Percorso Manager della A Cannes nel 2012 si è iniziato ad at­ ded Content Strategy un tempo assu­ tribuire l’Award per la migliore campa­ meva gna di branded content; Column Five IMC­Integrated Marketing Communi­ Media ha creato, pochissimi anni fa, il cations. IMC è un acronimo ormai Brand Content Manifesto (Figura 1): desueto e, per certi versi, obsoleto e una checklist in cinque punti che aiuti antiquato; il solo pronunciarlo ci riporta nel valutare la qualità delle idee di indietro nel tempo, sembra di essere branded content. In anni recenti, sono atterrati nell’era Jurassica, quando, in molti i brand che cominciano a ragio­ fondo, non stiamo parlando che di un nare come veri e propri editori, con decennio fa. Ma un decennio nel mar­ produzione di contenuti fotografici e vi­ keting, nella comunicazione e, ancor deo, che qualitativamente e quantitati­ di più, nel branding e nel digitale è vamente un’eternità. comunicazione di Marketing > Corporate e Marketing Communication 23-27 novembre 2015 Marketing SDA Bocconi Ciò che oggi viene denominto Bran­ non hanno niente da la denominazione di invidiare né all’industria cinematografi­ ca né a quella editoriale. Nelle aziende Scontato dire che i canali digitali sono si stanno diffondendo nuove figure quelli su cui le marche stanno dedi­ professionali, responsabili editoriali e cando sempre più risorse e, al loro in­ Figura 1: Branded Content Manifesto lutivo, conducendo verso un costante declino della comunica­ zione tradizionale. L’avvento dei social media ha significativa­ mente contribuito alla crescita dei contenuti (e dei racconti) creati autonomamente (user­generated­content) da parte degli utenti. Di fatto, sul web e nei social media la branding commu­ nication diventa bidirezionale, dialogica e non intrusiva, deter­ minando un progressivo passaggio dalla supremazia narrativa, fondata sulla comunicazione unidirezionale, alla condivisione narrativa, basata sul contributo attivo del pubblico. Tale prospettiva se, da un lato, offre delle indubbie nuove op­ portunità nonché la possibilità di attingere ad una infinità di idee, dall’altro, comporta anche il rischio di una perdita del con­ trollo ­ sinora realizzato ­ da parte delle aziende e dei brand, proprio perché i nuovi meccanismi partecipativi e virali impon­ gono nuovi approcci alla marca o una continua rivisitazione del branding. La possibilità di condividere narrazioni di tipo nuovo tra brand e consumatori, attraverso il web, offre opportunità straordinarie ma, senza dubbio, anche notevoli rischi per i brand non in gra­ do di essere “al passo con i tempi”. Lecito chiedersi a questo punto: terno, la spettacolarizzazione nei messaggi diviene la tecnica che non mira solamente ad attrarre il target, ma a rafforzare il legame marca­target, che si è progressivamente spostato da una natura prevalentemente funzionalistica e tesa a soddisfare benefici funzionali, verso una più simbolica ed emozionale, in­ dirizzandosi al soddisfacimento di benefici di natura psico­so­ ciale ed eterodiretti. Accanto al fenomeno della spettacolarizzazione, se ne accom­ pagna un altro ­ di rilievo in Italia, ma già presente da tempo ol­ treoceano e in Europa ­ che sta prendendo sempre più piede: la perdita di centralità del mezzo televisivo, a favore del web, quale nuova frontiera della comunicazione di marca e di ciò che, in modo più ampio, fa riferimento al cosiddetto digital branding. In generale, l’avvento del web ha introdotto un cambiamento profondo alla comunicazione e, più in specifico, lo sviluppo dei social media non ha fatto altro che accelerarne il percorso evo­ Issue 1 School of Management © SDA Bocconi • Ma cosa è il Branded Content? • Cosa si intende per Branded Content Strategy? Di fatto, prima ancora di far riferimento alle Strategie di Bran­ ded Content bisognerebbe chiarire il significato di Branded Content, per poi evidenziare alcuni fattori di base, le cui evolu­ zioni forniscono un imprinting di notevole diversità e novità rispetto al passato. Partendo da quanto dichiarato sull’home page del Content Marketing Institute secondo cui “il Content Marketing è un ap­ proccio strategico focalizzato su creazione e distribuzione di contenuti ricchi, rilevanti e coerenti per attrarre e mantenere una audience ben definita e, da ultimo, nel guidare azioni pro­ fittevoli nei confronti della clientela”. Se a quanto evidenziato affianchiamo il brand, avremo che il branded content prende forma attraverso lo sviluppo e la produzione di contenuti origi­ nali, concepiti ad hoc e distribuiti sul web e/o su altre piattafor­ me, a partire dai temi e dai valori del brand. Page 2 Ma perché utilizzare il Branded Content? Naturalmente le mo­ Il consumatore. tivazioni sono connesse allo scopo perseguito: attrarre e man­ sistito ad un radicale cambiamento nel ruolo del consumo. Il tenere la relazione con i clienti, creando e avendo la curatela consumatore post­moderno, ossessionato dall’affermazione di contenuti rilevanti per quest’ultimo e, al contempo, coerenti, della propria identità, vede nel consumo uno strumento di pertinenti e di valore riguardo alla marca. Tale processo dovrà espressione del sé, rifiuta perciò gli stereotipi e vuole sentirsi essere “ongoing”, ossia di natura continuativa e integrato libero di attribuire un significato unico e personale alla propria all’interno di una branding strategy e di una media strategy, su esperienza di consumo. Il consumatore intende poter reinter­ mezzi “owned” (che potranno avere natura proprietaria) per­ pretare i brand “che consuma”, sperimentandone nuove fun­ ché zioni i contenuti dovranno essere gestiti direttamente dall’azienda per i suoi brand. e Con l’avvento del Postmodernismo si è as­ attribuendogli personali significati. Perciò la comunicazione deve spostare il suo focus verso un maggiore coinvolgimento, non rendendo il target un passivo fruitore dei I pillar della Branded Content Strategy messaggi. Tant’è che negli ultimi anni il “must” è divenuto l’en­ Il Postmodernismo e la rivoluzione digitale, portando con sé gagement del consumatore. un maggior empowerment da parte dei consumatori e una esplosione delle modalità di interazione marca­utenti, hanno Il termine engagement esprime uno stato psicologico del con­ sospinto i brand verso una crescente trasformazione, renden­ sumatore, dato dal livello di attivazione, identificazione e as­ doli al contempo produttori di beni e servizi e produttori di con­ sorbimento della relazione con la marca; esso rappresenta il tenuti, di diversa natura, variegati e altamente differenziati. grado di coinvolgimento personale e psicologico nei confronti D’altro canto, proprio con lo sviluppo del Web 2.0 si è assistito del brand, precondizione necessaria per una relazione di qua­ ad un’esplosione di contenuti sul Web riguardanti i brand; tali lità e duratura. Nonostante le diverse accezioni di engage­ contenuti sono stati (e sono) pubblicati, gestiti, trasferiti e agiti ment comunemente utilizzate, appare evidente come la dianzi sia dalle aziende sia dagli stessi utenti, divenuti soggetti sem­ menzionata concezione di engagement sia visibilmente “Con­ pre più attivi dentro e fuori dalla rete. Ciò è stato possibile gra­ sumer­Brand­Centred”, focalizzandosi sulla creazione di valo­ zie alle nuove forme di comunicazione e di scambio sociale e re attraverso l’interazione tra brand e cliente. Due sono le più digitale, che consentono agli utenti di effettuare, esprimere e importanti tipologie di processi che hanno luogo nell’interazio­ condividere acquisti, prodotti, brand, idee e opinioni in tempo ne tra cliente e brand: la co­creation (o co­creazione di valo­ reale e tra un numero elevato e crescente di persone sparse re), nascente dall’esperienza data dalle relazioni del cliente in tutto il mondo. E, nonostante le inevitabili minacce determi­ con il brand (e gli attori via via coinvolti); la co­production, inte­ nate da una paventata perdita di controllo da parte del brand, sa come la partecipazione del cliente al processo di produzio­ se strumento di relazione univoco, la recente evoluzione digi­ ne del prodotto/servizio offerto. Il consumatore, quindi, oltre tale ha senz’altro rappresentato una grande opportunità per le che co­creatore di valore (poiché generatore dell’esperienza marche. percepita e quindi del value­in­use) è un co­produttore poiché collabora al processo produttivo tramite integrazione e intera­ Ma quali sono i tre pilastri di una branded content strategy? zione con i canali di comunicazione impresa­brand­utente. I nuovi media hanno un notevole impatto sulla brand value A cosa il Branded Content Manifesto ci induce a riflettere? creation, poiché modificano qualitativamente e quantitativa­ I tre pilastri di una Branded Content Strategy sono rappresen­ mente le interazioni con il cliente e, dunque, le esperienze di tati da: consumatore, brand ­ basilare per la relazione marca­ consumo. consumatore ­ e modalità, forme e tecnologie attraverso cui costruire, mantenere e sviluppare la relazione azienda­marca­ Il brand . Presupposto centrale della strategia di branded con­ cliente. Se prese quali semplici enunciazioni, tali condizioni di tent è il brand che ­ sopravvissuto per secoli grazie alla sua base sembrerebbero, apparentemente, del tutto simili rispetto fondamentale proposizione di valore: ridurre il rischio, sempli­ al passato, eppure non è così. Di fatto, osservarne le modifi­ ficare il decision making e portare soddisfazione nella vita dei che induce verso una riflessione accurata per apprezzarne e consumatori ­ parte da un presupposto apparentemente sem­ valorizzarne la relativa importanza per tale strategia. plice: “the customer owns the brand”. Ed al brand spetta il Issue 1 School of Management © SDA Bocconi Page 3 compito di coinvolgere ed emozionare i consumatori con l’en­ lar dianzi descritti se ne accompagna un altro, l’ultimo, di as­ gagement, facendo leva su benefici e una value proposition in soluto rilievo: la tecnologia, genericamente intesa, volendo qui grado di presentare, comunicare e, soprattutto, rendere co­ inserire i mezzi e le forme più innovative, che si aggiungono a stantemente partecipe il proprio consumatore. La marca pas­ quelle più tradizionali, in grado di trasferire i contenuti di bran­ sa da entità “funzionale”, con una promessa connessa a ding nonché in grado di interagire, condividere e “far immerge­ benefici funzionali e legata agli attributi fisici, ad entità “comu­ re” ­ in modo unico e rilevante – ciascun cliente in un contesto nicante”, promettendo inclusione all’interno del mondo e del sempre più “adattato e adattabile” al proprio sé. In tal senso, racconto di marca. le nuove tecnologie e il Web 2.0 hanno mostrato come il par­ tecipation branding sia divenuto una realtà perché consumato­ Attraverso le storie i brand esprimono la capacità, non solo di ri e brand riescono a concretizzare le modalità per essere creare identificazione, ma di suscitare emozioni; le storie di­ insieme e strettamente collegate e connesse. vengono il più rilevante mezzo e collante “naturale” per narra­ re e raccontare la multiforme realtà della marca. L’arte del I brand hanno ormai da tempo iniziato a indirizzare la comuni­ racconto è assai antica e non c’è da stupirsi che il branding cazione verso forme in cui la componente di contenuto, di so­ abbia adottato tale linguaggio creativo, in quanto più una mar­ cializzazione e di entertainment divengono sempre più ca si trasforma in una fabbrica di racconti, tanto maggiori di­ spiccate. I social media, in tutte le loro specifiche tipologie ventano le sue probabilità di successo. Per questo motivo lo (blog; micro­blog: es. Twitter; siti di video sharing: es. storytelling è sempre più impiegato dai brand al fine di coinvol­ YouTube, e di foto sharing: es. Instagram e Flickr; siti di social gere il consumatore ed immergerlo nel proprio universo. Inol­ networking: es. Facebook, MySpace e Linkedin; progetti colla­ tre, la pluralità di canali a disposizione ­ secondo un approccio borativi: es. Wikipedia) divengono i mezzi di comunicazione chiamato cross media storytelling ­ persegue l’engagement digitali per connettersi ed essere coinvolti in relazioni social­ dei consumatori attraverso una pluralità di storie (Figura 2) virtuali complesse e articolate in funzione della tipologia di che vanno da quelle lineari e unidirezionali, più semplici, che social entro cui si dispiegano. prevedono l’impiego dei mezzi tradizionali, a quelle non lineari e partecipative, più complesse, che possono svilupparsi gra­ Per rendere fruibili e interattivi i contenuti trasferiti attraverso i zie ai nuovi media digitali: web e social media social media atti a narrare storie “ammalianti” delle marche, è possibile individuare alcune tattiche creative di strorytelling, di­ La tecnologia (content, mezzi, strumenti e storie). Ai due pil­ gitali e non, quali il Branded Entertainment con contenuti Figura 2: Tipologia di Storytelling Fonte: Sassoon, 2012: 38 Issue 1 School of Management © SDA Bocconi Page 4 esperienziali di evasione (es. eventi, flagship store, spot over 30’’); i Branded Advergame con giochi ideati e sviluppati dalla marca per il con­ trollo nella definizione nel contesto simbolico de­ siderato; Branded Utility con contenuti di servizio volti a offrire un valore concreto e veicolati trami­ Maria Carmela Ostillio fa parte della Core te applicazioni digitali (widget); Mobile Applica­ Faculty ed è Responsabile Scientifica della tion per dispositivi mobili (smatphone, tablet, Brand Academy di SDA Bocconi School of ecc.) che veicolano contenuti diversi (intratteni­ Management. Docente Incaricato e Re­ mento e svago, servizio e utilità); viralizzazione sponsabile del corso di Brand Management per le conversazioni attorno al brand, impiegan­ del Master of Science in Marketing Mana­ do in rete dei meccanismi che favoriscano la dif­ gement dell’Università Bocconi di Milano. fusione marca; Ha conseguito il suo MBA (1988) presso la Community e Social Network quali luoghi di in­ suddetta Scuola dopo alcune esperienze contri; attraverso i blog, le community e i social professionali in settori dei servizi e della network gli utenti, in modo attivo e partecipativo, distribuzione commerciale. Maria Carmela si scambiano opinioni e contenuti, condividono Ostillio ha pubblicato paper su Marketing, passioni ed esperienze. Corporate e Marketing Communications, di contenuti associati alla Brand Management, suoi ambiti di ricerca. In estrema sintesi, così come descritto sino ad ora, la branded content strategy è un processo di connessione, interazione, creazione e integra­ zione e comunicazione che avviene tra un con­ sumatore e uno o più altri consumatori, che utilizzano linguaggi, immagini e significati legati al brand. È così che la relazione one­to­one La Marketing Community è co­ stituita da tutti coloro che hanno partecipato a un corso di Marke­ ting, hanno conosciuto la nostra Faculty e desiderano mantenere un legame con essa. Un experience network alimen­ tato da un mix straordinario di testimonial accademici e azien­ dali, oltre che dalla passione e partecipazione di tutti i Commu­ nity Member. Perché lo sviluppo della co­ noscenza si basa sullo scambio reciproco e continuo di espe­ rienze. brand­consumatore si amplia, divenendo molto più complessa e multitarget. Per questo motivo ancora più importante diviene il brand, i suoi contenuti e le modalità attraverso cui gestirne sviluppi e creatività in modo continuativo in una relazione senza fine marca­consumatore. <<Oggi le parole d'ordine per la Brand Strategy Per informazioni: www.sdabocconi.it/amacom [email protected] 02 5836.6853 sono: IDENTITY & ENGAGEMENT. Ciò significa costruire e gestire l'identità digitale di marca sen­ za soluzione di continuità (seamlessly) attraver­ so i differenti dispositivi per creare conversazioni ricche con e tra gli utenti, guidandone il coinvol­ gimento in modo significativo.>> Paola Marazzi­ ni, Lead Agency a Google Italia (Partner della Brand Academy di SDA Bocconi). Issue 1 School of Management © SDA Bocconi Page 5