Albertta Maria Rancati caporedattore Gardenia

Albertta Maria Rancati
caporedattore Gardenia
Introduzione alla mostra di Silvia molinari
Poesia. È questa parola, più di qualunque altra, a raccontare gli acquerelli di Silvia Molinari.
Non importa che si osservi una peonia selvatica corteggiata da un’ape legnaiola, un’Iris
foetidissima che fa da temporaneo posatoio per una raganella pronta al tuffo o uno dei tanti
fiori, uccellini, semi, bacche, insetti, steli d’erba, ramarri che popolano i suoi fogli candidi o
appena venati d’avorio… la grazia, la delicatezza, la semplicità quasi orientale dei suoi dipinti
saltano agli occhi. Poi, subito dopo, ecco che si colgono i dettagli (ancor più se, come Silvia,
si è soliti frequentare un giardino o si ha familiarità con la campagna e la natura in genere).
Dettagli che fanno pensare: è vero, è così che i pomi del nespolo comune fanno arcuare sotto
il loro peso i rametti che li portano e i frutti a lampioncino degli alchechengi maturando si
trasformano in eteree gabbie di pizzo. E poi, non è forse come lei li tratteggia che i piccoli
uccelli selvatici – cinciallegre, cinciarelle, scriccioli, codirossi… – gonfiano le piume quando
il freddo si fa sentire?
Una rara alchimia, dunque, quella cui dà vita Silvia Molinari tra fedeltà al soggetto e
interpretazione, un punto di vista nuovo e personalissimo nel panorama dell’illustrazione
botanica. Forse perché ciò che questa giovane artista piacentina si propone con i suoi
acquerelli è suggerire anche ciò che non si vede, e sta sopra sotto o di lato, conducendo così
l’osservatore in un contesto più grande. Silvia ci riesce grazie all’uso sapiente del vuoto – il
bianco –, che dà valore al pieno – il colore –, e al taglio, quasi magico, della composizione.
Infine, altro tratto caratteristico dei suoi lavori è la rappresentazione della temporaneità,
attraverso i cambiamenti che le piante subiscono, nel corso degli anni o di una sola stagione.
Che si tratti dell’esplodere vermiglio di un papavero dal bocciolo che fino a ieri l’ha
contenuto o dell'arrossarsi delle foglie di fusaggine per i primi freddi autunnali.
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