40 LA PAROLA AI GRUPPI Etna: quando l’emergenza è normalità distanza di poco più di un anno viviamo di nuovo l’emergenza eruzione, un’emergenza oggi resa ancor più drammatica dalla concomitanza con gli eventi sismici che hanno avuto conseguenze catastrofiche per alcuni comuni del comprensorio etneo. Migliaia di cittadini rimasti senza casa vivono la condizione traumatica dello sradicamento, costretti ad affrontare l’alienante realtà di una vita in roulotte od in tenda. Piano Provenzana, uno dei luoghi mitici della memoria collettiva di noi catanesi, è stato cancellato dalla lava assieme alle annesse strutture ricettive. La scomparsa della stazione sciistica ha reso impossibile la pratica degli sport invernali sull’Etna ed una parte della secolare pineta di Linguaglossa è andata in fumo. Poi c’è la cenere vulcanica che cade con regolarità ormai da molti giorni, la quale oltre a minare la salute di tutti noi, sta piano piano seppellendo anche la nostra economia. Il perdurare di questo fenomeno secondario dell’attività eruttiva rischia di mettere in ginocchio gran parte delle attività produttive di questo territorio. Basti pensare alle ripetute e prolungate chiusure dell’aeroporto di Fontanarossa che mettono in sofferenza non solo l’economia catanese, ma quella dell’intero comprensorio della Sicilia Orientale. Oggi possiamo affermare che non c’è settore economico, dall’agricoltura al commercio, al turismo che non subisca pesanti perdite a causa dell’eruzione. Dinanzi a questo quadro dalle fosche prospettive, quello che più sconforta è l’ineluttabilità degli eventi che, sebbene si siano abbattuti sulla nostra gente come una vera iattura, altro non sono che il manifestarsi del normale evolversi della natura. Il nocciolo della questione è tutto qui: nulla di veramente imponderabile sta accadendo in questo momento e ciò che più dovrebbe meravigliarci è lo stupore di un popolo immemore di abitare città e paesi più volte rasi al suolo dai terremoti o inghiottiti dalla lava. Se i comuni cittadini possono permettersi il lusso di dimenticare, ciò non è consentito ai politici ed agli amministratori, i quali continuano a commettere l’errore di parlare di emergenza quando l’emergenza è la normalità. L’unico atteggiamento onesto e razionale da parte di chi detiene pubbliche responsabilità è quello di accettare questa realtà e di approntare appropriate leggi che forniscano gli strumenti e le risorse per una corretta prevenzione ed un immediato intervento al verificarsi degli eventi. Capisco che per muoversi in questa direzione occorre A una diversa politica di autonomia degli enti locali nei confronti dei governi nazionale e regionale: bisognerebbe istituire dei fondi a cui fare ricorso automaticamente sin dal primo sorgere dei problemi legati alle avversità ambientali. Non è comprensibile che Comuni e Provincie debbano mettere a rischio i propri bilanci, prima che arrivino le autorizzazioni ad erogare risorse per rimuovere le cause del disagio e della crisi del territorio. Come si può chiedere ai piccoli comuni etnei di far fronte da soli alla rimozione della cenere vulcanica, quando essi non sono dotati economicamente ed organizzativamente a tale scopo? Il Parlamento e la Regione stanno sottovalutando i danni provocati dalla cenere, che sono certamente superiori a quelli del sisma, sia per il perdurare del fenomeno, che per la vastità del territorio investito. In questo momento di grande confusione il ruolo della Provincia è fondamentale e dovrebbe esserle naturalmente riconosciuto un ruolo di coordinamento degli interventi per ottimizzare le risorse, evitando sovrapposizioni e sprechi. Oggi l’economia catanese e quasi del tutto ferma, con l’aeroporto chiuso, quello di Palermo impraticabile a causa delle proteste degli operai della FIAT di Termini Imerese e quelli calabresi difficilmente raggiungibili per la mancanza di regolari collegamenti. E’ giunto il momento di considerare che Fontanarossa non può essere l’unico aeroporto di un territorio così grande, ricco di imprese e polo turistico in continua espansione, ma molto vulnerabile a causa delle calamità naturali. Occorre urgentemente un secondo scalo, sito su un’altra direttrice, con una sua attività autonoma, ma in sinergia con l’altro in caso di emergenza. Un’altra necessità è quella di poter in qualche modo supportare la quasi totalità delle imprese locali che, nonostante la crisi dei consumi, sta sostenendo e dovrà continuare a sostenere gli ingenti costi della pulitura di macchinari, capannoni, piazzali e merci dalla cenere. Il momento è veramente critico e non ci potranno essere facili vie di uscita se non si creeranno le sinergie necessarie tra le amministrazioni locali ed i governi nazionale e regionale, non solo per uscire dall’attuale congiuntura ma soprattutto per evitare che tutto ciò si ripeta con le medesime modalità. Perché ciò avvenga l’unica strada percorribile è quella di dotare le amministrazioni locali dei territori esposti a forti rischi ambientali delle risorse necessarie a garantir loro di muoversi con larga autonomia per fronteggiare i costi della prevenzione e dell’intervento nei momenti di crisi. Agata Consoli Alleanza nazionale 41 La Costituzione Repubblicana ualche settimana fa, su un quotidiano a grande diffusione nazionale, opportunamente veniva evidenziato come non tutto sia consentito a chi governa, nemmeno nell’Italia berlusconiana di oggi. In democrazia la maggioranza si confronta: con l’opposizione in Parlamento, con le Istituzioni di garanzia per la tutela di regole certe, e con la pubblica opinione, per un consenso da riconquistare e mantenere ogni giorno. I numeri non bastano per forzare le regole. La democrazia ha alla base un “contesto”, un “riquadro”, un insieme di solide fondamenta che sono chiaramente codificati nella Costituzione Repubblicana. Nessun governo, nessuna maggioranza può lacerare quel patto istituzionale che si è avuto fra i cittadini e lo Stato dopo la sconfitta della dittatura fascista. Una Costituzione che è fondata sulla suddivisione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), ciascuno autonomo nel suo campo, dove sono definiti non solo i diritti inviolabili dell’uomo (sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità), ma anche i doveri inderogabili (solidarietà politica, economica e sociale). Una Costituzione dove è garantita l’uguaglianza formale (tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge…), ma anche quella sostanziale (rimozione degli ostacoli economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della persona umana); una Costituzione che garantisce le autonomie locali, però in un quadro di unità e indivisibilità dello Stato; una Carta che tuteli lo straniero, il diritto d’asilo e ripudi la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Una Costituzione che, nella tutela dell’autonomia della magistratura, garantisce il giusto processo per tutti i cittadini, e ne assicura la ragionevole durata del medesimo. A fronte di tali principi, purtroppo, negli ultimi tempi, le leggi che riguardano la giustizia, sia quelle già varate (falso in bilancio, legittimo sospetto, rogatorie internazionali) che quelle in cantiere (abolizione dell’immunità parlamentare, separazione delle carriere dei magistrati, riforma del C.S.M.) vanno in direzione opposta, con la conseguenza che risulta vanificato il principio di uguaglianza. E ancora di fronte al rischio di una Q E’ garanzia, sempre attuale, di libertà e democrazia guerra in Iraq, l’Italia dovrà dire no ad una azione militare, in quanto la nostra Costituzione non consente né la partecipazione ad una guerra preventiva né per rovesciare dittature. Nel Kossovo infatti l’Italia non intervenne per rovesciare il regime di Milosevic, che poi fu cacciato dal suo popolo con libere elezioni, ma per fronteggiare una aggressione ed una emergenza umanitaria. Gli Stati Uniti dovrebbero fare tesoro della solidarietà che hanno acquisito dopo l’attentato alle Torri Gemelle, e dimostrare con l’uniformità alle decisioni dell’Onu, anziché “mostrando i muscoli”, di essere una grande democrazia. È strano anzi come gli Stati Uniti e il mondo occidentale non abbiano deciso di intervenire in medio Oriente, dove lì c’è sì una vera emergenza umanitaria, fra azioni terroristiche e feroci rappresaglie, dove a farne le spese sono in massima parte persone inermi e dove tuttavia viene lasciata mano libera alla politica di Sharon che, nei fatti fino ad ora, non ha dimostrato di volere la pacifica convivenza di due Stati sovrani (Israeliano e Palestinese) Per quanto riguarda la suddivisione dei poteri, oltre al rischio di avere una magistratura asservita, c’è anche quello di un presidenzialismo esasperato, con immenso accentramento di poteri nelle mani di una sola persona. A riguardo è sintomatico quanto recentemente ha affermato il premier allorché ha ipotizzato una riforma presidenziale alla francese, però senza possibilità di coabitazione, avendo egli sperimentato “la difficoltà di essere un premier con pochi poteri” e guardando al “rapporto fra la Presidenza del Consiglio e il Parlamento e tra Presidenza del Consiglio e Presidenza della Repubblica“. E che dire poi dei tentativi di dividere il Paese con la devolution della Lega, e con il rischio di accrescere il divario fra regioni povere e quelle ricche? Davanti a questi pericoli diventa quanto mai opportuno l’intervento di autorevoli rappresentanti delle Istituzioni che ci ricordano i principi basilari dello Stato democratico. Ecco perché condividiamo i recenti interventi del Capo dello Stato in difesa della Costituzione Repubblicana. Giuseppe Bellomo Democratici di sinistra