Adeguamento sismico di un edificio strategico mediante isolamento alla base e traslazione G. Monti, M. Vailati Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica, Sapienza Università di Roma. Via A. Gramsci 53, 00198 Roma R. Marnetto De.La.Be.Ch. Costruzioni Srl. Via Catania 9, 00161 Roma G. Ducci, C. Schiavi Autostrade per l’Italia SpA. Via A. Bergamini 50, 00159 Roma Keywords: isolamento sismico, interventi di adeguamento, strutture isolate alla base. ABSTRACT In questa memoria si presenta una soluzione, di una certa originalità, per adeguare sismicamente un fabbricato di grande valenza strategica. In particolare, si evidenziano alcune questioni di carattere applicativo e accessorio che spesso accompagnano gli interventi eseguiti con la tecnica dell’isolamento sismico alla base. In questi casi si presentano, infatti, problematiche tecniche affatto secondarie quali: il mantenimento dell’integrità degli impianti a seguito del movimento del piano d’isolamento, il possibile martellamento dell’edificio isolato con gli eventuali edifici attigui e la manutenibilità del sistema d’isolamento. Sono, questi, aspetti che condizionano in maniera decisiva la fattibilità e l’efficacia finale dell’intervento. Fra tutti, però, si vuole qui approfondire la soluzione individuata per evitare il martellamento in condizioni sismiche con un edificio in adiacenza, separato da un giunto di ampiezza insufficiente. Tale obiettivo è stato raggiunto mediante la traslazione rigida dell’edificio, ottenuta inserendo alla sua base degli isolatori predeformati, il cui ritorno elastico ha prodotto la traslazione dell’edificio, col conseguente ampliamento del giunto. Questa modalità di intervento ha consentito di mantenere operative le varie attività strategiche anche nel corso delle lavorazioni. 1 INTRODUZIONE Il fabbricato oggetto dello studio ospita gli uffici della Direzione Generale Firenze di “Autostrade per l’Italia”, situato a Campi Bisenzio (FI), ed è noto come Palazzo Fagnoni, dal nome del progettista Raffaello Fagnoni (Firenze, 1901-1966), che lo progettò alla fine degli anni ‘50, in assenza di normativa tecnica, ma soprattutto di nozioni teoriche, per la progettazione antisismica. Per questo motivo, data la rilevanza strategica delle funzioni ospitate all’interno dell’edificio, si è ritenuto di eseguire degli studi mirati a valutarne l’adeguatezza sismica attuale ed eventualmente intervenire per migliorarne il comportamento sismico. Da tali studi è emerso che l’edificio, in condizioni sismiche, non era in grado di fornire le prestazioni previste dalla NTC-08, per cui si è deciso di procedere al suo adeguamento. Tra i vari requisiti essenziali dettati dal Committente, particolarmente impegnativo si è rivelato quello del mantenimento delle attività svolte all’interno del fabbricato durante l’esecuzione dei lavori; ciò ha richiesto la scelta di una strategia di adeguamento che facilitasse lo svolgimento delle lavorazioni mantenendo in completa sicurezza i frequentatori degli uffici. Dopo aver esaminato diverse strategie, si è infine scelto di isolare alla base l’edificio, anche in considerazione del fatto che la presenza del piano pilotis rendeva più agevoli le operazioni di realizzazione del piano d’isolamento. In aggiunta a questo intervento di tipo globale, è stato anche eseguito un insieme di rafforzamenti locali poco invasivi dei pilastri del primo livello, con l’obiettivo di eliminare il possibile insorgere di meccanismi di rottura fragili, migliorandone la bassa capacità a taglio. I pilastri, infatti, avevano staffe in quantità decisamente insufficienti, come spesso accade negli edifici progettati in quel periodo, a causa dell’assenza di sensibilità progettuale e di indicazioni normative riguardo il ruolo cruciale delle armature trasversali. L’intervento è articolato in più fasi, descritte in dettaglio nel seguito, ognuna delle quali comprende lavorazioni eseguite in parallelo, per le loro caratteristiche di ripetitività e di assenza di intersezioni. Ciò è stato reso possibile dalla particolare configurazione del fabbricato, che è costituito da due ali simmetriche rispetto al corpo d’ingresso centrale, che svolge la funzione di smistamento dei flussi, per cui la successione delle fasi di lavoro è potuta avvenire in parallelo in ognuna delle due ali. Un aspetto di particolare interesse – e di una certa innovatività – dell’intervento qui descritto riguarda il modo in cui si è affrontato il problema degli spostamenti elevati che, nel corso dell’evento sismico, si hanno in una struttura isolata alla base. Per evitare che le porzioni giuntate della struttura – ali e corpo centrale – martellassero fra loro, i giunti esistenti, di ampiezza insufficiente, sono stati ampliati. Questo è stato ottenuto “allontanando” le ali laterali dal corpo centrale. Inizialmente si era previsto di montare anche al di sotto degli isolatori elastomerici delle slitte ad attrito ridotto per facilitarne la traslazione, ma poi si è proceduto in una maniera diversa, molto più efficace ed economicamente più conveniente, come descritto in dettaglio più avanti. 2 Questa particolare configurazione geometrica dell’edificio ha, in effetti, consentito di realizzare l’intervento d’isolamento sismico in condizioni ideali, disponendo gli apparecchi unicamente sotto i pilastri al piano pilotis delle due ali ed evitando le complessità legate all’isolamento dei corpi scala. Il corpo centrale, che comunque rispetta i requisiti di sicurezza in condizioni sismiche, non è stato quindi isolato. Figura 1. Panoramica dell’edificio. Figura 2. Pianta del fabbricato al piano pilotis. L’atrio centrale funziona da smistamento dei flussi per le due ali laterali, dove sono localizzati gli uffici. DESCRIZIONE DEL FABBRICATO Una panoramica dell’edificio è mostrata in Figura 1. Esso è composto da tre corpi di fabbrica, come mostrato nella pianta in Figura 2. L’intervento descritto di seguito è riferito ai due corpi di fabbrica laterali, campiti in grigio, sopra definiti le “ali” del fabbricato, che ospitano gli uffici. Uno di essi, quello a sinistra, è rappresentato in maggior dettaglio in Figura 3. Entrambe le ali presentano una pianta di forma rettangolare, avente lati pari a 11.50 x 32 m; sono alti circa 12.80 m fuori terra e sono costituiti da un piano interrato adibito ad alloggiamento impianti alto 6.40 m, da un piano terra a pilotis, utilizzato come parcheggio, alto 5.00 m. L’elevazione è completata da due piani destinati a uffici alti 3.90 m ciascuno; all’interno delle ali non sono presenti corpi scala, che sono invece localizzati nel corpo di fabbrica centrale. Figura 3. Ala Est del palazzo. A destra, sopra la scala di accesso all’atrio, si trova il giunto che separa i due corpi di fabbrica. Uno analogo separa l’atrio dall’ala Ovest. Figura 4. Sez. C-C’ di Figura 2. In evidenza l’ala Ovest. Figura 5. Particolare della sezione sull’ala Ovest. Ognuno dei due piani pilotis è costituito da 24 pilastri, i quali presentano una conformazione “a fungo”, come mostrato in Figura 6. Essi presentano una sezione circolare cava variabile lungo l’altezza, con il diametro esterno pari a 400 mm allo spiccato e pari a 600 mm all’attacco con il capitello superiore, anch’esso a sezione circolare cava. Quest’ultimo ha diametro esterno che varia da 600 mm fino a 4.00 m all’attacco con la soletta superiore. Il foro interno, che attraversa capitello e pilastro, ha diametro costante pari a 150 mm. Si osservi che la presenza del foro interno produce una notevole riduzione della sezione resistente a taglio, soprattutto nella porzione inferiore del pilastro, dove lo spessore della corona circolare è appena di 125 mm. I solai del primo livello sono a soletta piena di altezza 0.50 m, mentre quelli del secondo e della copertura sono di tipo latero-cementizio, con altezza 0.12 m e interasse dei travetti di 0.40 m. È importante rilevare, ai fini della soluzione proposta d’isolamento alla base, che il piano interrato è costituito da setti in cemento armato perimetrali e da pilastri centrali di notevoli dimensioni, posti in corrispondenza dei pilastri “a fungo” superiori. Oltretutto la sommità di ogni pilastro e setto dell’interrato è collegato in maniera continua da travi di altezza pari a circa 0.70 m e larghezza di 0.8 m; nell’insieme la struttura del piano interrato fornisce così una superficie di appoggio, nell’intorno di ogni pilastro, dove è possibile collocare i dispositivi di sollevamento per l’inserimento, sotto i pilastri, degli isolatori sismici. La foto in Figura 7, che risale all’epoca della costruzione dell’edificio, fornisce una chiara visione della geometria della struttura oggi interrata. Figura 6. Vista del tipico pilastro “a fungo” e della successione degli strati di finitura. Si noti la cavità verticale interna al pilastro che ospita i condotti di scarico. La struttura è costituita da telai in calcestruzzo armato ottenuti dalla solidarizzazione in opera di pilastri prefabbricati. Una sezione trasversale dell’edificio, riportata in Figura 4, è mostrata in maggior dettaglio in Figura 5. Figura 7. Foto d’epoca che mostra la geometria della struttura interrata. 2.1 I dettagli costruttivi e i materiali Le dimensioni delle sezioni dei vari elementi strutturali, nonché le dimensioni e la disposizione delle armature degli stessi, sono state desunte dagli elaborati grafici originali (datati 1959) e poi verificate visivamente in sito. Come spesso accade, si sono riscontrate alcune incongruenze sull’armatura dei pilastri “a fungo” fra quanto indicato negli elaborati di progetto e quanto rilevato in sito. Figura 8. Pilastro “a fungo” del piano pilotis. Deterioramento della corteccia esterna con ossidazione delle barre longitudinali e della spirale trasversale. I disegni di progetto prevedono, infatti, che i pilastri siano armati con una corona esterna di 27φ24 e con una staffatura costituita da 2 spirali φ10/80 mm. Dai rilievi effettuati in sito – la Figura 7 ne dà evidenza – si è invece osservato che le barre verticali sono costituite da 24φ22 e che la staffatura esistente è costituita da spirali φ5/50 mm, peraltro molto corrose e a passo non costante. Non è azzardato affermare che, in questa configurazione di armatura trasversale, la capacità a taglio sia fornita da meccanismi non convenzionali, fra cui l’“effetto spinotto” garantito dalle corpose armature longitudinali. Per quanto riguarda la resistenza del calcestruzzo, si è potuto osservare che la tecnica stessa di realizzazione di questi pilastri cavi, ottenuta mediante centrifugazione, poi abbandonata dai produttori, oltre ad alterare le posizioni delle armature, ha prodotto la segregazione degli inerti più pesanti verso il mantello esterno. Si è quindi venuta a creare, in maniera del tutto accidentale, una sezione la cui corteccia esterna è dotata di grande resistenza, mentre quella interna è essenzialmente costituita di cemento e inerti a grana fina e, quindi, meno resistente. Nelle verifiche di sicurezza eseguite si è quindi adottata l’armatura effettivamente riscontrata nel corso dei rilievi e, per il calcestruzzo dei pilastri, una resistenza ridotta per tener conto della non omogeneità delle proprietà meccaniche lungo il raggio. 3 L’ADEGUATEZZA SISMICA PRIMA DELL’INTERVENTO La configurazione strutturale con piano pilotis, in passato e nei recenti eventi sismici, ha spesso dimostrato scarsa resistenza alle azioni orizzontali. Infatti, sotto azioni orizzontali, la parte superiore rimane sostanzialmente rigida, così che la domanda di spostamento si concentra sui pilastri del piano terra. In tale situazione, nell’edificio in esame, si ha la formazione di cerniere plastiche unicamente alla base dei pilastri, che non sono in grado di dissipare adeguatamente l’input di energia del terremoto, sia perché resi fragili dalla presenza del carico assiale che ne riduce la duttilità disponibile, sia perché affetti da significativi effetti P-delta. Le verifiche di sicurezza, condotte in LC2, sono state eseguite determinando la domanda sugli elementi strutturali mediante analisi modale lineare con spettro di risposta elastico allo SLV, con parametri determinati in base alla pericolosità locale, per la classe di terreno A. Per una probabilità di superamento del 10% in 75 anni, cui corrisponde un periodo di ritorno di 712 anni, la PGA su suolo A è risultata pari a 0.154g. La scelta di tale analisi è legata al fatto che, come evidenziato al prossimo paragrafo, l’edificio esibisce chiaramente un comportamento elasto-fragile. In tali condizioni si ha un comportamento globale a bassa dissipazione di energia che implica un fattore di comportamento q molto basso. 3.1 La valutazione dell’adeguatezza sismica Dal confronto fra le domande ottenute dall’analisi e le corrispondenti capacità è emerso, come ampiamente atteso, che gli elementi critici sono i pilastri del piano pilotis. La loro capacità nei confronti delle azioni orizzontali è stata valutata con i metodi tradizionali degli stati limite, rispetto ai meccanismi resistenti di pressoflessione e di taglio. In particolare, si è osservato che la capacità di taglio, determinata col metodo del traliccio a inclinazione variabile, è risultata inferiore alla capacità flessionale. In base al confronto capacità-domanda, si è potuto dimostrare che i pilastri “a fungo” collasserebbero per taglio prima che si riesca a sviluppare la cerniera plastica, presentando quindi un comportamento elastico fino alla rottura fragile per taglio. Questo comportamento si riflette sull’intero edificio, che quindi esibisce, nel complesso, un comportamento elasto-fragile assolutamente inaccettabile. Da qui, la decisione di intervenire per migliorarne le prestazioni, adeguandole ai requisiti di normativa richiesti per le nuove costruzioni. 4 R1. Risanamento della superficie corticale dei pilastri e passivazione delle armature corrose, R2. Applicazione di cerchiaggio preteso a tutt’altezza mediante CAM e successiva intonacatura strutturale. I1. Posa delle attrezzature e carpenterie per il trasferimento del carico dai pilastri, I2. Taglio al piede dei pilastri, I3. Posa in opera degli isolatori e dei tripodi. LA STRATEGIA DI INTERVENTO Qualsiasi strategia d’intervento si fosse adottata avrebbe dovuto rispettare i due requisiti fondamentali, di ordine pratico e formale: a) le attività lavorative ai piani superiori dovevano poter proseguire senza interruzioni nel corso delle operazioni di cantiere, b) la fisionomia caratteristica dei pilastri “a fungo” non doveva essere modificata, e quindi questi non dovevano subire interventi di rafforzamento radicali che ne alterassero la sagoma e la valenza architettonica. Nelle fasi iniziali dello studio, si era previsto di incrementare la capacità degli elementi più vulnerabili – i pilastri “a fungo” del piano pilotis – con interventi di rafforzamento mediante incamiciature esterne in calcestruzzo armato. Si era tuttavia considerato che tale intervento avrebbe fortemente modificato l’aspetto figurale dei pilastri, alterando il delicato equilibrio formale dell’edificio che ne costituisce il vero valore intrinseco. Si è allora deciso di perseguire una soluzione alternativa, orientata alla riduzione della domanda del terremoto, piuttosto che all’incremento della capacità della struttura. L’isolamento alla base è da subito emerso come la miglior soluzione per il caso in esame, con l’inserimento di dispositivi d’isolamento sotto i pilastri “a fungo” esistenti, che in tal modo sono protetti senza che l’aspetto ne sia alterato. Tale strategia si è rivelata ottimale sotto tutti i punti di vista – tecnico, architettonico, funzionale – ed è stata pertanto adottata per l’adeguamento sismico del fabbricato. 4.1 Le fasi sono articolate nelle operazioni sequenziali di seguito descritte: Le fasi d’intervento La strategia adottata prevede dunque tre fasi d’intervento in successione: R. Rafforzamento a minima invasività dei pilastri “a fungo” delle ali, I. Isolamento alla base delle ali, T. Traslazione delle ali. T1. Posa dei dispositivi di ancoraggio per la traslazione, T2. Posa del sistema oleodinamico per il rilascio servoassistito dei dispositivi d’isolamento elastomerici, T3. Rilascio del sistema di ritenzione e conseguente spostamento del fabbricato con monitoraggio in continuo, T4. Montaggio dei carter di protezione dei dispositivi. 5 5.1 IL PROGETTO DELL’INTERVENTO Il rafforzamento dei pilastri a “fungo” L’analisi è svolta con l’obiettivo di identificare il momento di snervamento della sezione di sommità e calcolare il corrispondente taglio che lo genera. In accordo alle regole della progettazione in capacità, tale taglio di domanda deve essere inferiore al taglio di capacità della sezione di base. Essendo, infatti, il pilastro un elemento a mensola, poiché è incernierato alla base, il taglio è costante sull’altezza. Come specificato dalla Circolare 617 al § C8.7.2.4, per valutare il taglio di domanda sul pilastro, il valore del momento di capacità va valutato con le resistenze medie dei materiali, moltiplicate per il fattore di confidenza FC (in questo caso = 1.20). In accordo al criterio della progettazione in capacità, si vuole evitare che la resistenza a taglio sia minore di quella a flessione. Dalla valutazione dell’adeguatezza sismica si era invece riscontrato che i pilastri “a fungo” collassano per taglio, prima che si riesca a sviluppare la cerniera plastica in sommità e quindi presentano un comportamento elasto-fragile. Il rafforzamento dei pilastri è eseguito con l’obiettivo di modificarne il comportamento, da elastico-fragile a duttile, consentendo quindi alla sezione di sommità di raggiungere eventualmente lo snervamento. A tal fine, prescindendo dalla domanda derivante dalle azioni esterne, in accordo al criterio di progettazione in capacità, la capacità a taglio è aumentata fino a renderla maggiore della domanda di taglio derivante dalla capacità a flessione. L’intervento di rinforzo è effettuato con la tecnica CAM. La capacità di calcolo a taglio è stata valutata considerando che le staffe esistenti siano completamente rimosse e sostituite dai listelli di acciaio inox, tipici del CAM. Le verifiche mostrano che i pilastri, dopo la sostituzione delle armature trasversali col CAM, plasticizzano prima di raggiungere la capacità a taglio e quindi presentano un comportamento duttile. In accordo al criterio della progettazione in capacità, si è dunque invertito il meccanismo di collasso dei pilastri. 5.2 L’isolamento alla base Il progetto del sistema d’isolamento alla base dei corpi di fabbrica laterali, le ali, è stato eseguito mediante analisi modale con spettro di risposta sul modello agli elementi finiti rappresentato in Figura 9. Figura 9. Vista laterale e sezione del modello EF. Le travi e i pilastri della struttura sono stati modellati con elementi finiti di tipo beam. Si osservi che la prima fila di pilastri sulla destra al piano pilotis è più corta, poiché poggia direttamente su una trave estradossata posta in corrispondenza delle scale di accesso. Il modello presenta, alla base dei pilastri prefabbricati “a fungo”, degli elementi spring che rappresentano gli isolatori sismici. In corrispondenza degli isolatori a scorrimento, laddove nei pilastri cavi alloggiano i discendenti di scarico, sono stati disposti dei carrelli per simularne il comportamento; il vincolo cinematico adottato discende dall’aver assunto rigidezza nulla per le slitte, poiché il coefficiente di attrito tra le superfici è molto basso (ca. 0.003). Il modello utilizzato non tiene conto della parte interrata del fabbricato, quella in cui sono ospitati gli impianti, poiché è talmente rigida da non interferire con il comportamento della parte fuori terra. Le proprietà meccaniche e la disposizione dei due tipi di isolatori sotto i 24 pilastri di ogni ala, oltre a rispettare le condizioni imposte dalla presenza degli scarichi, sono state definite in modo da fornire un periodo proprio di oscillazione di circa 2.4 sec. Le caratteristiche degli isolatori sono: - carico verticale max in condizioni statiche: 1060 kN, - carico verticale max in condizioni dinamiche: 855 kN, - spostamento max allo SLC: 100 mm. Come stabilito al § 7.10.5.2 della NTC-08, il sistema d’isolamento può essere rappresentato da un modello lineare equivalente, in questo caso visco-elastico lineare. Per quanto indicato nella Circolare 617, quando è possibile adottare l’analisi lineare, particolare cura deve essere rivolta alla determinazione delle caratteristiche lineari equivalenti del sistema. Per i sistemi quasi lineari l’effetto sarà tanto maggiore quanto più alta e la dissipazione di energia. Nel caso in esame, per il parametro di smorzamento viscoso, equivalente alla dissipazione fornita dagli isolatori di tipo elastomerico, si è adottato il valore 16%. 5.2.1 Analisi modale L’analisi modale ha consentito di calcolare i periodi propri e le forme modali, con le relative masse partecipanti. In Tabella 1 si osserva che il primo modo è traslazionale in direzione longitudinale, il secondo è traslazionale in direzione trasversale, mentre il terzo è torsionale. Tabella 1. Periodi propri e masse partecipanti dei primi tre modi di vibrare della struttura isolata alla base. Modo 1 2 3 T (s) 2.43 2.41 2.28 Mlong (%) 91.6 0.6 6.8 Mtrasv (%) 0.6 89.0 0.0 Mtors (%) 3.8 5.8 54.2 Dalle associate forme modali (non rappresentate) si può apprezzare come tutto lo spostamento sia concentrato sul piano d’isolamento e come la deformazione dei pilastri superiori sia notevolmente inferiore, a tal punto che lo spostamento d’interpiano dei due livelli superiori il piano pilotis si riduce a pochi mm. 5.2.2 Spostamenti degli isolatori Gli spostamenti sono stati ottenuti, per ogni singola direzione, combinando con la regola CQC i contributi dei singoli modi ottenuti con l’analisi modale presentata al par. 5.2.1. Gli spostamenti ottenuti nelle due direzioni sono quindi combinati con la regola “100-30” (o “30-100”) che dà luogo a due valori dello spostamento agenti contemporaneamente sul singolo isolatore, i quali, sommati vettorialmente forniscono gli spostamenti di domanda risultanti per lo SLC: - isolatori elastomerici: di = 90 mm, - isolatori a scorrimento: ds = 100 mm. Tali spostamenti, divisi per un fattore pari a 1.5 per compiere il passaggio allo SLV, sono stati considerati per valutare le deformazioni imposte alle porzioni dei condotti del gas e di altri servizi che attraversano l’interfaccia d’isolamento. Queste, infatti, sono state sostituite per consentire di sopportare senza rotture gli spostamenti relativi della sovrastruttura isolata allo SLV. 5.2.3 Controllo di movimenti indesiderati Un aspetto importante da considerare è la corretta distribuzione in pianta delle rigidezze degli isolatori. Infatti, se è vero che la costruzione presenta in questo senso una doppia simmetria che favorirebbe una corretta ripartizione delle forze fra i vari elementi, è anche vero che 4 dei 24 pilastri in ognuno dei corpi di fabbrica laterali ospitano i discendenti di scarico delle acque. Sotto tali pilastri non è stato dunque possibile installare dei dispositivi elastomerici, poiché ciò avrebbe comportato la realizzazione di fori all’interno di questi, con evidenti complicazioni di carattere tecnologico. La soluzione adottata per questi casi prevede l’impiego di isolatori a scorrimento, nei quali è più semplice eseguire un foro per il passaggio delle condutture. D’altra parte, ciò comporta che la distribuzione in pianta delle rigidezze non sia più regolare, poiché gli isolatori a scorrimento hanno rigidezza orizzontale sostanzialmente nulla. Ciò potrebbe produrre dei movimenti torsionali indesiderati. Al §7.10.4.2 della NTC 2008 si sostiene, infatti, che, per minimizzare gli effetti torsionali, la proiezione del centro di massa della sovrastruttura sul piano degli isolatori e il centro di rigidezza dei dispositivi di isolamento devono essere, per quanto possibile, coincidenti. Per ovviare a questo inconveniente si è adottato un numero maggiore di dispositivi di scorrimento, pari a 13, in modo da riposizionare il centro delle rigidezze il più possibile in prossimità del centro delle masse e quindi minimizzare gli effetti torsionali. Per quanto riguarda invece l’altro aspetto menzionato in Normativa, per il quale, al fine di minimizzare le differenze di comportamento degli isolatori, le tensioni di compressione cui lavorano devono essere per quanto possibile uniformi, c’è da rilevare che i pilastri “a fungo” portano sostanzialmente lo stesso carico assiale per cui non si hanno differenze di comportamento legate al carico assiale. Viceversa, è stata posta particolare attenzione a che il carico verticale di progetto agente sul singolo isolatore, sotto le azioni sismiche e quelle concomitanti, sia sempre di compressione. 5.2.4 Controllo degli spostamenti relativi rispetto alle costruzioni adiacenti Un aspetto di particolare importanza ha riguardato il controllo degli spostamenti dei corpi laterali, isolati alla base, rispetto al corpo centrale, realizzato con un sistema di pareti che lo rendono particolarmente rigido. La NTC-08, al § 7.10.4.4, stabilisce che debba essere previsto adeguato spazio tra la sovrastruttura isolata e il terreno o le costruzioni circostanti, per consentire liberamente gli spostamenti sismici in tutte le direzioni. Soprattutto, i giunti di separazione tra le diverse porzioni d’impalcato e tra questo e la sottostruttura devono essere dimensionati in modo da permettere il corretto funzionamento del sistema d’isolamento, senza impedimenti al libero spostamento delle parti isolate. Inoltre, le connessioni a cavallo dei giunti fra le varie parti sono state opportunamente scelte e dimensionate affinché il loro eventuale malfunzionamento non comprometta l’efficienza dell’isolamento. Si è potuto verificare che il giunto presente fra i corpi laterali e il corpo centrale è di ampiezza molto limitata, intorno ai 40 mm (Figura 10), insufficiente anche prima dell’intervento. Questa è una situazione riscontrabile nella quasi totalità degli edifici realizzati in Italia. L’impiego dell’isolamento comporta una notevole riduzione delle forze, ma anche un incremento degli spostamenti, valutati pari a 100 mm allo SLC. E’ stato quindi necessario prevedere un ampliamento del giunto con l’edificio adiacente. Ciò si è ottenuto traslando le due ali laterali dell’edificio ed allontanandole dal corpo centrale, come spiegato più avanti. E’ anche importante rilevare che, come d’altronde indicato nella Circolare 617, anche per azioni sismiche relative allo SLD, possono verificarsi spostamenti relativi non trascurabili (qualche centimetro) in corrispondenza delle interfacce, orizzontali e verticali, fra la sovrastruttura e le parti fisse (sottostruttura, terreno, costruzioni adiacenti). Tali spostamenti porterebbero a danni alle connessioni e alle tubazioni, se queste non fossero esplicitamente progettate per sostenerli. Si è dunque prestata particolare attenzione a rendere opportunamente flessibili gli impianti in corrispondenza dell’attraversamento delle interfacce, soprattutto i condotti di scarico verticali presenti all’interno dei pilastri “a fungo”. Per questi sono state adottate giunzioni flessibili che permettono di subire spostamenti dell’entità detta, senza determinare danni e malfunzionamenti. 6 6.1 L’ESECUZIONE DELL’INTERVENTO Il rafforzamento dei pilastri “a fungo” La prima tecnica d’intervento consiste nella bonifica dello strato più esterno di calcestruzzo, particolarmente ammalorato, e nella sostituzione delle armature trasversali con nastri metallici ad alta resistenza, con la tecnica comunemente nota come CAM (Confinamento Attivo dei Manufatti) che consiste nell’applicazione di nastri di acciaio inox pretesi (Figura 11). I nastri di acciaio hanno spessore 0.9-1.0 mm e larghezza 19 mm. In corrispondenza della “reggetta” di chiusura essi presentano una resistenza di progetto pari a 532 MPa. La parte inferiore dei pilastri, tranne quelli in cui è presente il condotto di scarico, è stata gettata con malta espansiva per aumentare l’efficacia del confinamento esercitato dal CAM, che quindi opera su una sezione piena e non cava. Figura 11. Applicazione del sistema CAM sui pilastri “a fungo”, preventivamente bonificati. Sono evidenti le “reggette” di chiusura. 6.2 Figura 10. Una vista del giunto esistente tra le ali e il blocco centrale. Il giunto presenta un’ampiezza insufficiente ed è stato necessario procedere al suo ampliamento per consentire gli elevati spostamenti associati all’isolamento alla base. L’isolamento sismico alla base La seconda tecnica d’intervento consiste nell’inserimento di dispositivi d’isolamento elastomerici sotto i pilastri “a fungo” esistenti, che hanno lo scopo di disaccoppiare il moto della struttura sovrastante da quello del terreno, riducendone in tal modo la domanda in accelerazione esercitata dal terremoto. Fra le varie tipologie descritte al § 11.9.1 della NTC-08, nel caso in esame sono stati scelti gli Isolatori Elastomerici ad elevata dissipazione (HDRB). In alcuni punti di sostegno è stato anche necessario adottare degli isolatori a scorrimento, costituiti da appoggi caratterizzati da bassi valori delle resistenze per attrito. Tali dispositivi sono stati denominati “tripodi” per il fatto di essere realizzati da un assemblaggio di tre isolatori a scorrimento (Figura 12). La Figura 13 mostra il loro posizionamento sotto un pilastro “a fungo”, dal quale è stata rimossa la porzione inferiore. I tripodi, che sono a tutti gli effetti degli isolatori anch’essi – a resistenza e rigidezza orizzontale virtualmente nulla –, sono stati installati sotto i pilastri nella cui cavità è presente un discendente di scarico che, per ovvie ragioni, non può essere interrotto dalla presenza dell’isolatore elastomerico. L’adozione di tre slitte poste a costituire un triangolo intorno al pilastro, consente di lasciare libera la parte in asse al pilastro per il passaggio di detti scarichi. 6.3 Figura 12. Il “tripode”: vista e sezione. Si noti il particolare del condotto di scarico dotato di gomito deformabile. Figura 13. Inserimento dei “tripodi” sotto i pilastri, preventivamente tagliati alla base. La traslazione delle ali Il §8.7.4 “Criteri e tipi d’intervento” della NTC-08 prevede, fra le varie tecniche d’intervento, anche l’ampliamento dei giunti. Nel caso in esame, quest’operazione è eseguita traslando i due corpi di fabbrica laterali verso l’esterno, dopo aver eseguito l’installazione dei tripodi e degli isolatori elastomerici, questi ultimi deformati nella posizione di progetto a SLC e ivi bloccati con apposite carpenterie (Figura 14). Dopo la rimozione dei blocchi, i dispositivi tendono a ritornare elasticamente alla loro posizione indeformata, spostando l’edificio sovrastante. La velocità della traslazione è controllata da un sistema di tirantature (Figura 15) disposto su due allineamenti. Al termine dell’operazione si provvede al montaggio dei carter di ricoprimento dei dispositivi e alla finitura superficiale dei pilastri. Figura 14. Rappresentazione dell’isolatore elastomerico, predeformato al massimo spostamento in modo che, alla rimozione del blocco (in viola), esso ritorni in posizione facendo traslare l’edificio sovrastante. Figura 15. Uno dei due allineamenti, questo passante nel blocco centrale di smistamento flussi del fabbricato, per il rilascio dei fabbricati: si noti dalla parte opposta la mensola attiva sull’ala Est. Figura 17. Un pilastro con l’isolatore elastomerico dopo il ritorno elastico alla posizione indeformata. 7 Figura 16. Due isolatori elastomerici predeformati, prima della fase di rientro elastico in posizione centrata. La Figura 16 mostra un’immagine di due isolatori elastomerici al momento della rimozione del blocco. In questa configurazione, gli isolatori sono al loro massimo spostamento corrispondente allo SLC e ciò costituisce una sorta di collaudo in corso d’opera delle capacità deformative del sistema, nonché della sua stabilità nei confronti dei carichi verticali. La Figura 17 mostra invece la porzione inferiore di un pilastro “a fungo” in cui l’isolatore elastomerico è ormai ritornato nella posizione indeformata recuperando la deformazione iniziale: l’edificio sovrastante si è dunque spostato della stessa quantità. CONCLUSIONI Si sono descritti gli interventi necessari all’adeguamento sismico di un edificio strategico (denominato Palazzo Fagnoni) di proprietà della Società Autostrade per l’Italia S.p.A., realizzato alla fine degli anni ’50, adibito ad uffici della Direzione Generale Firenze, sito a Campi Bisenzio (FI). L’edificio è realizzato su piano pilotis su pilastri a sezione cava con una configurazione in elevazione “a fungo” che li rende particolarmente vulnerabili a taglio. Si è dunque deciso di realizzare un sistema d’isolamento sismico alla base dell’edificio, inserendo i dispositivi d’isolamento sotto i pilastri “a fungo” esistenti, che hanno lo scopo di disaccoppiare il moto della struttura sovrastante da quello del terreno, riducendo in tal modo la domanda in accelerazione esercitata dal terremoto. Il principale vantaggio di questa soluzione è stato nella possibilità di operare esclusivamente al livello del piano pilotis, senza interruzione dell’operatività degli uffici ai piani superiori. Le uniche lavorazioni previste in questa zona sono infatti consistite nell’installazione dei dispositivi coprigiunto alle due interfacce fra i tre corpi di fabbrica e nella realizzazione di collegamenti flessibili delle condutture dei servizi che attraversano detti giunti. Si è poi prevista l’adozione di 13 dispositivi d’isolamento a scorrimento sotto i pilastri al cui interno sono presenti discendenti di scarico e l’adozione di 11 dispositivi d’isolamento elastomerici sotto tutti gli altri pilastri. Ai fini dell’analisi, la rigidezza dei primi è stata presa pari a zero, come conseguenza di un coefficiente forfettariamente assunto pari a 0.003; la rigidezza dei secondi è stata calibrata in modo da avere un primo periodo proprio del sistema isolato pari a circa 2.4 secondi, mentre la percentuale di smorzamento viscoso equivalente è stata presa pari al 16%. L’efficacia della soluzione studiata è stata verificata mediante analisi modale con spettro di risposta, da cui si è visto che la domanda di taglio sui pilastri a fungo si riduce a circa 1/3 rispetto a quella del caso non isolato, rimanendo al disotto della corrispondente capacità e consentendo quindi il rispetto della verifica di sicurezza. Il sistema d’isolamento si è quindi dimostrato una misura efficace per ridurre la domanda sui pilastri “a fungo”, che di conseguenza richiedono minimi interventi di rafforzamento mediante il sistema CAM per incrementarne la capacità. Perché il sistema d’isolamento sia veramente efficace, lo spostamento longitudinale dei corpi di fabbrica laterali deve essere consentito da un’adeguata ampiezza dei giunti. Tuttavia, i giunti esistenti fra il corpo centrale e i due laterali presentano un’ampiezza insufficiente anche in assenza d’isolamento sismico. L’intervento contempla quindi anche l’ampliamento del giunto, come peraltro previsto anche al § 8.7.4 “Criteri e tipi d’intervento” della NTC-08, fino a ottenere l’ampiezza desiderata. Nel caso in esame, quest’operazione si esegue rilasciando lentamente i due corpi di fabbrica laterali verso l’esterno, utilizzando i sistemi oleodinamici installati a contrasto in apposite carpenterie metalliche ancorate all’intradosso del piano pilotis; tale operazione avverrà avendo cura di rimuovere preventivamente i bloccaggi meccanici installati sugli isolatori elastomerici predeformati allo spostamento ad SLC. In seguito, completata la traslazione, si eseguono le operazioni finali di montaggio dei carter. Le fasi di studio preliminari sono state rivolte a valutare la fattibilità dell’intervento ed hanno via via ridotto le incertezze che inizialmente accompagnavano la proposta, fino a renderla realizzabile. Si è così addivenuti a una soluzione certamente delicata nelle fasi realizzative, ma in grado di superare i molti vincoli derivanti dalla straordinarietà dell’intervento. BIBLIOGRAFIA Circolare 2 febbraio 2009 n. 617 C.S.LL.PP. Istruzioni per l’applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto ministeriale 14 gennaio 2008. Supplemento ordinario n. 27 alla Gazzetta Ufficiale 26 febbraio 2009, 47, 229-293-392. DM 14 Gennaio 2008. Nuove norme tecniche per le costruzioni. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana 4 febbraio 2008, 29, 237-291. Dolce M., Gigliotti R., Laterza M., Nigro D., Marnetto R. (2001). “Il Rafforzamento dei Pilastri in C.A. Mediante il Sistema CAM”, 10° Convegno Nazionale “L’ingegneria Sismica in Italia”, Potenza-Matera, Italy. Marnetto, R., Massa, L., Vailati, M., 2004. Progetto sismico di strutture nuove in cemento armato ai sensi dell’ord. 3274 del 08/05/2003 e successive integrazioni n.3316, Edizioni Kappa, Roma.