NOTA TECNICA VALORT PEPERONE - Copia

ASSOCIAZIONE REGIONALE
GRUPPI COLTIVATORI
SVILUPPO del PIEMONTE
Supplemento a Coldiretti Informa n.
14
del
20/04/2012
Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1
art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo
FEASR
Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale:
L’Europa investe nelle zone rurali
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1
Sottoazione B) Informazione in campo agricolo
Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai regolamenti CE sull’agricoltura
biologica 834/2007 (obiettivi, principi e norme generali) e 889/2008 (norme tecniche di applicazione) e
successive integrazioni e modifiche.
Bollettino Orticolo BIO n. 3 – 2012
PEPERONE
(Capsicum annuum L.)
1
Valorizzare la qualità dell'orticoltura transfrontaliera sotto il profilo della sicurezza alimentare partendo da
un'attività di ricerca applicata per la diffusione di metodi di coltivazione biologici ecosostenibili: è questo l’obiettivo di
un’azione pilota che ha visto la collaborazione di un gruppo di lavoro italo-francese nel biennio 2010-2011. Il progetto
Valort è cofinanziato attraverso il programma di cooperazione Alcotra Italia-Francia 2007/2013.
Il progetto, coordinato dalla Camera di commercio di Cuneo nel ruolo di capofila, coinvolge i territori della provincia
di Cuneo ed i dipartimenti delle Alpi Marittime e Vaucluse e consiste in un progetto di innovazione per portare
l'orticoltura a livelli di eccellenza.
Si intende mettere in atto un processo di innovazione che inizi dalla ricerca di base, svolta dai dipartimenti
Agroinnova e Divapra dell’Università degli Studi di Torino, dalla ricerca applicata, svolta dal CReSO presso il Centro
sperimentale di Boves, fino al trasferimento dei risultati alle aziende orticole assicurato dai tecnici di Coldiretti
Cuneo.
Sul versante francese, la filiera di ricerca ha coinvolto l'Inra Centre Paca (Ente nazionale per la Ricerca in
Agricoltura), l’APREL (Association Provençale de Recherches et Expérimentations Légumières) e la Chambre
d’Agriculture des Alpes-Maritimes.
CONCIMAZIONE
ASPORTI KG/Q PRODOTTO UTILE
Gli apporti di elementi fertilizzanti devono essere
attentamente valutati con il tecnico, in base alla
fertilità, alla dotazione del terreno, alle esigenze
della varietà e del tipo di coltura. In termini
generali, la concimazione deve essere basata
sul criterio della restituzione ovvero occorre
apportare gli elementi nutritivi che vengono
asportati dal campo raccogliendo il prodotto
agrario utile.
Valori degli asporti di N, P2O5, K2O indicati nelle
Norme Tecniche Produzione Integrata –
Regione Piemonte
ESIGENZE E ADATTAMENTO AMBIENTALE
Il peperone predilige terreni sciolti, ben drenati e
ricchi in Sostanza Organica. Per quanto attiene
ai valori di reazione chimica del suolo (pH) il
peperone predilige terreni con reazione neutro –
sub acida (valori ottimali di pH compresi tra 6,5
– 7) anche se si adatta a coltivazioni in ambiente
relativamente acido con valori anche di 5 – 5,5;
in situazioni di reazione acida dei suoli le piante
sono esposte maggiormente ad attacchi di P.
capsici. Le piante evidenziano un apparato
radicale particolarmente suscettibile a periodi di
asfissia e/o siccità anche temporanea degli
ambienti colturali. La crescita della pianta del
peperone è particolarmente lenta. In fase di
fioritura si evidenzia un’accelerazione degli
asporti e tra la fioritura / pre raccolta si
concentrano le maggiori esigenze di elementi
nutritivi da parte della pianta. Per quanto attiene
ai diversi elementi minerali si riportano le
seguenti indicazioni di massima.
N
P2O5
K2O
CaO
MgO
0.4
0.15
0.5
0.25
0.1
0.6
0.15
0.5
0.25
0.1
proseguono dall’allegagione del primo palco
sino alla fase di piena raccolta.
Fosforo (P): è l’elemento che influisce
positivamente sulla precocità e contemporaneità
della maturazione e sulle caratteristiche dei
frutti. Il maggior fabbisogno di fosforo nella
pianta si raggiunge in fase di inizio fioritura e,
pertanto, è necessario che questo elemento sia
disponibile nelle prime fasi di post trapianto. Un
secondo picco di utilizzo di questo elemento
fertilizzante si ha in fase di inizio raccolta
quando incomincia la fase di maturazione del
seme. Gli apporti di fosforo alla coltura,
considerata la scarsa mobilità dell’elemento
minerale nel suolo, possono essere effettuati
tutti in fase di pre trapianto oppure frazionati in
fertirrigazione nelle prime fasi di sviluppo della
pianta.
Azoto (N): è l’elemento da trattare con maggior
attenzione. Una elevata dotazione in fase post
trapianto può determinare un eccessivo sviluppo
con cascola dei fiori oltre a sottoporre la pianta a
maggiori attacchi da parte dei patogeni tellurici e
dei fitofagi. Si consigliano pertanto apporti
frazionati di azoto con somministrazioni che
Potassio (K): questo elemento favorisce lo
sviluppo della pianta, regola la permeabilità
cellulare, la sintesi di zuccheri, proteine e grassi,
il contenuto in zuccheri nei frutti, la tolleranza ad
alcune avversità e la qualità della bacca
(spessore polpa, colore). I Fabbisogni in
2
Per mantenere sui livelli ottimali le temperature
all’interno delle serre / tunnel, si consiglia di:
potassio si incrementano significativamente in
fioritura per poi mantenersi stabili durante tutta
la fase di raccolta. Pertanto circa il 50% del
fabbisogno in potassio deve essere distribuito
alla pianta in fase di copertura. Importante, nei
programmi
di
concimazione,
tenere
in
considerazione questo elemento chimico ed il
magnesio.
- effettuare tunnel di lunghezza non superiore ai
60 metri al fine di favorire il ricircolo di aria
all’interno;
- adottare razionali sesti di impianto al fine di
favorire la ventilazione nell’impianto;
Magnesio (Mg): le esigenze della pianta in
magnesio coincidono con la fase di fioritura
mentre una buona dotazione di questo elemento
favorisce
una
marcata
ed
omogenea
colorazione della bacca. Il magnesio può essere
somministrato al suolo in fase di pre trapianto.
- rialzare, nella fase centrale estiva, i teli di
protezione lungo le pareti al fine di favorire il
ricambio dell’aria all’interno della serra / tunnel;
- imbiancare i teli con prodotti specifici a partire
dalla fase di fioritura al fine di ridurre le
temperature diurne nell’ambiente di coltivazione.
Calcio (Ca): il calcio deve essere disponibile
alla pianta durante l’intera fase vegetativa. In
allegazione una carenza di calcio, anche
temporanea, può determinare una minor
divisione delle cellule con conseguente perdita
di consistenza e tenuta del frutto. In fase
vegetativa una buona dotazione dei suoli in
calcio favorisce un armonico sviluppo della
vegetazione e della bacca in quanto l’elemento
viene assorbito dalla pianta e traslocato negli
organi in crescita (bacche e apici vegetativi). In
fase di pre raccolta – maturazione carenze di
calcio possono determinare problemi di
marciume apicale dei frutti in quanto la pianta,
per sopperire alle temporanee carenze di Ca
utilizza
l’elemento
immagazzinato
precedentemente nella bacca andando ad
indebolire i tessuti del frutto con conseguente
sviluppo di marciumi. Pertanto oltre ad un
apporto al suolo di Ca sotto forma di ossido in
fase di pre trapianto si consigliano, visto anche
la forte mobilità dell’elemento nella pianta,
trattamenti fogliari periodici effettuati in
particolare sui fiori in antitesi con formulati
contenenti ossido di Calcio (CaO). E’
importante,
comunque,
nei
piani
di
concimazione,
tenere
in
considerazione
l’antagonismo tra il Mg e il Ca. La coltivazione
del peperone avviene, prevalentemente, in
ambiente protetto; la tecnica di coltivazione in
tunnel / serra favorisce l’allegagione dei frutti,
migliora conseguentemente i livelli di produttività
delle piante e determina un significativo
miglioramento della qualità della bacca (colore,
lucentezza, spessore della polpa). E’ necessario
tuttavia rammentare come la coltura presenti
alcune esigenze termiche; il peperone ben si
adatta a climi temperati – caldi anche se valori di
T° all’interno dei tunnel superiori ai 30 / 35°C
possono determinare forte cascola dei fiori.
Pertanto, in fase di allevamento, è necessario
monitorare le temperature all’interno dei tunnel
al fine di mantenere valori termici inferiori ai
valori massimi per favorire una costante
allegazione delle bacche.
Il peperone è particolarmente esigente in acqua;
in fase di post trapianto è consigliabile effettuare
brevi irrigazioni alla coltura al fine di favorire lo
sviluppo dell’apparato radicale e limitare gli
attacchi di patogeni tellurici. I maggiori
fabbisogni idrici si riscontrano a partire dalla
fase di ingrossamento dei frutti. Carenze
temporanee di acqua alla coltura in questa fase
possono favorire sia alterazioni alle bacche
riconducibili a “marciume apicale” sia le
classiche scottature solari del frutto. Pertanto si
consigliano apporti idrici frazionati e regolari nel
tempo utilizzando ali gocciolanti disposte lungo
le file; per quanto attiene ai volumi di
adacquamento e periodicità degli interventi
questi possono variare in funzione dello sviluppo
vegetativo, se varietà ibrida o standard, del
carico produttivo e delle condizioni climatiche
del periodo.
MALATTIE PRINCIPALI
MORIA DELLE PIANTE – Pythium spp.
Descrizione: è un patogeno del terreno. In
condizioni ambientali idonee (elevata umidità del
terreno e temperatura tra i 15 e i 20°C) si
sviluppa rapidamente e diventa un patogeno
difficile da contenere. Può determinare danni
rilevanti prevalentemente in semenzaio.
Sintomi: la coltivazione in un terreno infestato
da questo patogeno può causare la mancata
germinazione dei semi. L’apparato radicale delle
piante colpite risulta imbrunito e mostra
marciumi che si possono estendere allo stelo
con una evidente strozzatura del colletto. Le
piante colpite manifestano uno sviluppo ridotto,
clorosi fogliari e appassimento della parte
epigea.
3
LOTTA
immediatamente le piante infette ed allontanarle
dall’appezzamento.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al genere
Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che
devono essere utilizzati a scopo preventivo.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al genere
Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che
devono essere utilizzati a scopo preventivo.
CANCRENA PEDALE – Phytophthora capsici
BATTERIOSI – Xanthomonas campestris pv.
vesicatoria
Descrizione: possono essere attaccate piantine
in semenzaio, sopravvivere sui residui colturali
delle piante colpite. Si può diffondere anche
attraverso il seme infetto. Le infezioni possono
interessare l’apparato fogliare, con penetrazione
del batterio per via stomatica, e i frutti, con
penetrazione attraverso le ferite che possono
essere di diversa natura, anche parassitaria.
Descrizione: è un patogeno terricolo diffuso
pressoché in tutte le zone in cui vengano
coltivate solanacee e cucurbitacee in presenza
di temperature tra i 10 e i 30°C, con optimum a
26 – 28°C. Il patogeno è in grado di attaccare
anche altre specie agrarie quali il fagiolo di lima
e anche erbe infestanti come Solanum nigrum.
La sua attività è favorita da elevata umidità del
terreno, ristagni d’acqua, cattiva gestione delle
rotazioni. Può attaccare diversi organi della
pianta: radici, colletto e frutti; in particolari
condizioni climatiche, può colpire anche la parte
aerea delle piante.
Sintomi: sulle foglie si osserva la comparsa di
macchioline a rilievo sparse sulla lamina
inferiore; sulla pagina superiore sono osservate
clorosi fogliari. Tale batteri osi, nei casi più gravi,
porta alla filloptosi e alla morte delle piante.
Quando gli attacchi sono di lieve entità, si
osservano forature delle foglie (impallinatura) e
lesioni giallastre a forma di vescicola a carico
dei frutti. Il parassita si propaga nei tessuti
corticali e vascolari del fusto.
Sintomi: marciumi del colletto e delle radici; la
parte aerea può essere interessata da
disseccamenti delle branche, necrosi delle foglie
e del fusto.
LOTTA
Interventi agronomici: impiego di seme e
materiale vivaistico controllato, ampie rotazioni
colturali, concimazioni azotate e potassiche
equilibrate, eliminazione della vegetazione
infetta, uso di acque di irrigazione non
contaminate.
LOTTA
Interventi
agronomici:
adottare
la
pacciamatura del terreno; evitare ristagni idrici
nel terreno; non coltivare in terreni pesanti ed
asfittici (sesti d’impianto non troppo fitti e
rotazione colturale ampia); adottare l’irrigazione
localizzata per manichetta e non eccedere nelle
irrigazioni nella fase successiva al trapianto;
impiego di varietà tolleranti se disponibili e/o
portainnesti resistenti; uso di acqua di
irrigazione
non
contaminata;
eliminare
TRACHEOVERTICILLIOSI
Verticillium dahliae
V. albo-atrum
4
Descrizione: questi patogeni tellurici sono
estremamente polifagi. V. albo-atrum è più
diffuso nelle aree in cui la temperatura media nel
corso della stagione vegetativa raramente
supera i 21 – 24°C, mentre V. dahliae,
prevalente nei nostri areali produttivi, può
svilupparsi anche dove la temperatura media
supera i 24°C, anche se in molte colture gli
attacchi del patogeno sono limitati in presenza di
una temperatura del terreno di 28 – 30°C V.
dahliae sopravvive nel terreno mediante
microsclerozi
e
infettando,
in
assenza
dell’ospite, le piante spontanee. Il patogeno può
colpire le piante in qualsiasi fase dello sviluppo,
tuttavia sono le infezioni precoci (prima o subito
dopo il trapianto) a causare i danni economici di
maggiore entità.
70 – 75%. Gli attacchi più gravi sono stati
evidenziati, in questi anni, nel periodo estivo in
particolare nella zona di pianura.
Sintomi: pur potendo interessare tutte le parti
verdi della pianta, l’infezione interessa
generalmente le foglie delle piante prossime alla
fine del loro ciclo produttivo. La pagina superiore
della foglia si ricopre di macchie clorotiche con
contorni
sfumati
che
successivamente
necrotizzano; le foglie colpite si accartocciano
verso il basso e, infine, disseccano. In
corrispondenza delle clorosi fogliari, sulla pagina
inferiore, compare un’efflorescenza farinosa
biancastra che corrisponde all’evasione dai
tessuti del patogeno.
LOTTA
Sintomi: causa un ridotto sviluppo delle piante
colpite, clorosi fogliare, sviluppo asimmetrico
della pianta e appassimento. Non si osservano
marciumi a carico dei tessuti radicali.
Caratteristico è l’imbrunimento, più o meno
accentuato, dell’apparato vascolare legnoso che
va pertanto assunto come elemento diagnostico
di prim’ordine.
Interventi agronomici: razionali apporti di
azoto, arieggiamento degli ambienti protetti per
ridurre il ristagno di umidità.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di
Ampelomyces
quisqualis
(anche
se
prevalentemente riferita ai mal bianchi della
famiglia delle Erisyphaceae). Questo fungo
antagonista parassitizza
le strutture di
resistenza degli agenti di mal bianco. Il fungo
svolge un’azione positiva di contenimento dello
sviluppo del patogeno riducendo il potenziale
d’inoculo
degli
agenti
di
mal
bianco
nell’ambiente di coltivazione. A. quisqualis può
essere impiegato in strategie di lotta integrate
seguendo le indicazioni riportate in etichetta.
LOTTA
Interventi
agronomici:
le
rotazioni
agronomiche sono efficaci solo se prolungate
nel tempo; impiego di cultivar resistenti. Adottare
fertilizzazioni equilibrate.
Lotta biologica: è riportata una discreta azione
di alcune specie fungine appartenenti al genere
Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che
devono essere utilizzati a scopo preventivo.
TRIPIDI
Franckliniella occidentalis
MAL BIANCO
Thrips tabaci
Leveillula taurica
Descrizione: insetti di piccole dimensioni (1-2
mm di lunghezza), estremamente polifagi, in
grado di svolgere numerose generazioni durante
l’anno in base all’andamento climatico. I cicli di
sviluppo si completano in 12-27 giorni con
Descrizione: è un parassita che si sviluppa
all’esterno della lamina fogliare. Le condizioni
ottimali di sviluppo si verificano con temperature
comprese tra i 20 e i 25°C e umidità relativa del
5
TSWV
temperature di 20 – 25°C. Oltre ai danni diretti,
F. occidentalis può trasmettere il virus
dell’avvizzimento maculato del pomodoro
(Tomato spotted wilt virus, TSWV) con gravi
danni alla produzione. Il tripide acquisisce il
virus da piante infette come neanide, e lo
trasmette come adulto rimanendo infettivo per
tutta la vita.
TOMATO SPOTTED WILT VIRUS
Sintomi: i tripidi possono attaccare tutte le parti
della pianta, causando con le punture di suzione
su foglie e apici depigmentazioni argentate, che
tendono a necrotizzare, e disseccamenti; su fiori
decolorazioni
e
distorsioni;
su
frutti
suberificazioni
dell’epicarpo,
perdita
di
lucentezza, bronzature e, a volte, deformazioni.
LOTTA
Per impostare correttamente la difesa può
essere utile eseguire un monitoraggio del volo
degli adulti all’interno dei tunnel mediante
trappole cromotattiche di colore azzurro.
Descrizione:
tospovirus
agente
dell’avvizzimento bmaculato del pomodoro,
trasmesso
efficientemente
dal
tripide
F.occidentalis. Dopo l’inoculazione del virus, i
sintomi sulla pianta si manifestano dopo circa
15-20 giorni. Il virus può essere eventualmente
trasmesso alle piante anche con gli strumenti di
potatura. Il tospovirus è maggiormente
pericoloso in coltura protetta dove le condizioni
ambientali, caratterizzate da temperature più
elevate associate a medio-marcati tassi di
umidità relativa, favoriscono la pullulazione dei
vettori. In particolari situazioni e/o in presenza di
pesanti infestazioni dei tripidi vettori, la virosi
può diventare grave anche in coltivazioni in
pieno campo.
Interventi agronomici: impiego di materiale
vivaistico sano ottenuto presso vivai accreditati.
Lotta biologica: contro i tripidi possono essere
utilizzati con successo predatori quali gli
antocoridi Orius laevigatus, O. majusculus e i
fitoseidi Amblyseius cucumeris, A. swirskii,
prodotti dalle biofabbriche e disponibili in
commercio. Un altro agente di lotta è il fungo
entomopatogeno
Beauveria
bassiana.
A
contatto con l’insetto, le spore germinano e,
grazie alla produzione di speciali enzimi, il
micelio riesce a penetrare la chitina e a invadere
il corpo portando a morte il fitofago. Impiego di
prodotti a base di azadiractina (alla comparsa
dei primi attacchi) e spinosad (massimo due
interventi per ciclo).
Sintomi: l’infezione su peperone è sistemica e
si manifesta con ingiallimento e punteggiature
necrotiche sulle foglie, aree circolari decolorate
e depresse sulle bacche, necrosi sul fusto, che
assume aspetto e consistenza suberosa; in caso
di infezione precoce, si ha nanismo delle piante
e vegetazione affastellata e avvizzita.
LOTTA
Poiché non esistono metodi di difesa diretta nei
confronti delle virosi, è necessario adottare,
sotto la guida di un tecnico, alcuni accorgimenti
preventivi, tra cui: utilizzare materiale di
propagazione sano proveniente da vivai
specializzati; evitare, nelle fasi precedenti al
trapianto, di collocare le piante del vivaio in
prossimità di fonti di inoculo (es. piante
ornamentali come i pelargoni). Se il materiale
proviene da zone a rischio di infezione, bisogna
verificare con un tecnico, al momento del
trapianto, l’assenza di sintomi e/o tripidi sulla
vegetazione; effettuare un attento monitoraggio
6
in campo della presenza del tripide vettore
mediante trappole cromo tattiche. Se la diagnosi
effettuata dal tecnico conferma la presenza del
virus, occorre eliminare le piante infette e quelle
adiacenti avendo cura di porre il materiale infetto
all’interno di un sacco in plastica prima di
allontanarlo dal campo; effettuare una buona
pulizia delle infestanti attorno alle coltivazioni.
commercio. Altro importante agente di lotta è il
fungo entomopatogeno B. bassiana.
PIRALIDE
Ostrinia nubilalis
FITOFAGI PRINCIPALI
AFIDI
Myzus persicae
Macrosiphum euphorbiae
Aphis gossypii
Descrizione: dannoso soprattutto su mais, ma
anche su peperone. Presenta popolazione mista
univoltina e bivoltina, sverna come larva matura
nel terreno in mezzo a residui colturali. Gli adulti
della prima generazione sfarfallano di norma da
metà maggio a fine giugno, quelli della seconda
da luglio in avanti. Gli adulti sono attivi durante
la notte; le femmine ovidepongono nella zona
basale delle piante in ambiente relativamente
umido.
Descrizione: insetti con apparato boccale
pungente-succhiante, di colore (verde, rosso,
nero) e aspetto variabile in funzione della specie
e delle forme. Presentano ospiti primari
(generalmente piante arboree) sui quali
depongono le uova svernanti e ospiti secondari,
tra cui il peperone, dove compiono le
generazioni estive. Nelle colture protette
possono sopravvivere durante i mesi invernali
come femmine partenogenetiche. Gli afidi
possono inoltre trasmettere vari virus su
peperone.
Sintomi: le larve della prima generazione
possono causare sulle piantine alterazioni,
rosure interne e moria, le larve della seconda
generazione attaccano prevalentemente le
bacche, penetrando all’interno, attraverso fori in
prossimità del peduncolo, e favorendo con la
loro attività lo sviluppo di patogeni agenti di
marciumi. L’attacco alle bacche determina una
significativa perdita quali-quantitativa delle
produzioni.
LOTTA
Sintomi: avvizzimento degli organi infestati;
deperimento di apici vegetativi e giovani foglie;
deformazione e accartocciamento dei lembi
fogliari; produzione di melata e successivo
sviluppo di fumaggini.
Per impostare correttamente la difesa è
opportuno effettuare un monitoraggio sia con
trappole a pagoda innescate con feromone
sessuale attrattivo per i maschi (ceppo E ed EZ)
oppure con trappole a cono di rete attivate con
fenilacetaldeide per la cattura delle femmine, a
partire da metà maggio.
LOTTA
Lotta biologica: contro gli afidi possono essere
impiegati predatori, come Chrysoperla carnea,
Aphidoletes aphidimyza e Adalia bipunctata, e
parassitoidi come Aphidius colemani, tutti
prodotti dalle biofabbriche e disponibili in
Interventi di tipo meccanico: chiusura dei
tunnel con reti anti-insetto a partire da maggio
per tutto il ciclo colturale.
7
Lotta biologica: intervenire alla nascita delle
larve o all’inizio della loro attività trofica con
Bacillus thuringiensis sbsp. Kurstaki. Questo
batterio produce tossine altamente specifiche
contenute in un capside proteico che, una volta
liberate nell’apparato digerente dell’insetto, ne
causano la morte per setticemia.
Durante la stagione estiva le generazioni si
susseguono a ritmo serrato con gravi danni alle
piante colpite.
Sintomi: con le punture di suzione determina
sulla
foglia
decolorazioni
diffuse,
di
conseguenza la pianta riduce significativamente
l’attività foto sintetica con riduzione delle rese
produttive. In presenza di forte attacco, è
evidente sugli organi colpiti una finissima tela
sericea.
RAGNETTO ROSSO
Tetranychus urticae
LOTTA
Interventi agronomici: evitare eccessi di
concimazione in particolare azotata; favorire un
buon arieggiamento degli ambienti colturali;
effettuare, nel periodo estivo, microirrigazione
per aspersione per ridurre le temperature e
aumentare l’umidità.
Lotta biologica: contro il tetranichide può
essere utilizzato con successo l’acaro fitoseide
predatore Phytoseiulus persimilis, prodotto e
commercializzato dalle biofabbriche. Un altro
agente di lotta è il fungo entomopatogeno B.
bassiana.
FITOFAGI MINORI: in particolari annate e
località, possono verificarsi attacchi talora gravi
di fitofagi occasionali. Fra questi particolarmente
preoccupante è il miride Lygus rugulipennis, in
grado di compiere 3-4 generazioni all’anno. In
primavera, gli adulti svernanti migrano su cereali
autunno-vernini e prati, dove si riproducono. Da
queste colture, in corrispondenza di trebbiatura
o sfalcio, si spostano poi su numerose altre
piante spontanee e coltivate. L. rugulipennis può
diventare dannoso nelle coltivazioni di peperone
in prossimità di frumento, orzo e prati di
leguminose. Su peperone può causare con le
punture di nutrizione colatura dei fiori,
depigmentazioni e deformazioni sulle bacche.
Descrizione: è il più comune tra gli acari di
interesse agrario, in grado di infestare svariate
piante coltivate fra cui il peperone. Può
compiere oltre 7-8 generazioni all’anno. Sverna
come femmina fecondata (0,5-0,6 mm) nascosta
nel suolo fra detriti di vegetazione secca.
Quando le temperature risalgono attorno ai 1012°C riprende l’attività nutrendosi dapprima su
piante spontanee, poi su quelle appena
trapiantate.
Piazza Foro Boario 18 – 12100 CUNEO
Tel 0171.447349 – Fax 0171.447300
[email protected]
Pellegrino dr.Marcello: 366.6392624
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