ASSOCIAZIONE REGIONALE GRUPPI COLTIVATORI SVILUPPO del PIEMONTE Supplemento a Coldiretti Informa n. 14 del 20/04/2012 Dir. Amm. B. Rivarossa - Dir. Resp. M. Pellegrino - Poste Italiane - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)1 art. 1, comma 2, DCB/CN Filiale di Cuneo Stampa in proprio Editore Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Cuneo FEASR Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: L’Europa investe nelle zone rurali Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 – Misura 111.1 Sottoazione B) Informazione in campo agricolo Le seguenti indicazioni tecniche fanno riferimento a quanto previsto dai regolamenti CE sull’agricoltura biologica 834/2007 (obiettivi, principi e norme generali) e 889/2008 (norme tecniche di applicazione) e successive integrazioni e modifiche. Bollettino Orticolo BIO n. 3 – 2012 PEPERONE (Capsicum annuum L.) 1 Valorizzare la qualità dell'orticoltura transfrontaliera sotto il profilo della sicurezza alimentare partendo da un'attività di ricerca applicata per la diffusione di metodi di coltivazione biologici ecosostenibili: è questo l’obiettivo di un’azione pilota che ha visto la collaborazione di un gruppo di lavoro italo-francese nel biennio 2010-2011. Il progetto Valort è cofinanziato attraverso il programma di cooperazione Alcotra Italia-Francia 2007/2013. Il progetto, coordinato dalla Camera di commercio di Cuneo nel ruolo di capofila, coinvolge i territori della provincia di Cuneo ed i dipartimenti delle Alpi Marittime e Vaucluse e consiste in un progetto di innovazione per portare l'orticoltura a livelli di eccellenza. Si intende mettere in atto un processo di innovazione che inizi dalla ricerca di base, svolta dai dipartimenti Agroinnova e Divapra dell’Università degli Studi di Torino, dalla ricerca applicata, svolta dal CReSO presso il Centro sperimentale di Boves, fino al trasferimento dei risultati alle aziende orticole assicurato dai tecnici di Coldiretti Cuneo. Sul versante francese, la filiera di ricerca ha coinvolto l'Inra Centre Paca (Ente nazionale per la Ricerca in Agricoltura), l’APREL (Association Provençale de Recherches et Expérimentations Légumières) e la Chambre d’Agriculture des Alpes-Maritimes. CONCIMAZIONE ASPORTI KG/Q PRODOTTO UTILE Gli apporti di elementi fertilizzanti devono essere attentamente valutati con il tecnico, in base alla fertilità, alla dotazione del terreno, alle esigenze della varietà e del tipo di coltura. In termini generali, la concimazione deve essere basata sul criterio della restituzione ovvero occorre apportare gli elementi nutritivi che vengono asportati dal campo raccogliendo il prodotto agrario utile. Valori degli asporti di N, P2O5, K2O indicati nelle Norme Tecniche Produzione Integrata – Regione Piemonte ESIGENZE E ADATTAMENTO AMBIENTALE Il peperone predilige terreni sciolti, ben drenati e ricchi in Sostanza Organica. Per quanto attiene ai valori di reazione chimica del suolo (pH) il peperone predilige terreni con reazione neutro – sub acida (valori ottimali di pH compresi tra 6,5 – 7) anche se si adatta a coltivazioni in ambiente relativamente acido con valori anche di 5 – 5,5; in situazioni di reazione acida dei suoli le piante sono esposte maggiormente ad attacchi di P. capsici. Le piante evidenziano un apparato radicale particolarmente suscettibile a periodi di asfissia e/o siccità anche temporanea degli ambienti colturali. La crescita della pianta del peperone è particolarmente lenta. In fase di fioritura si evidenzia un’accelerazione degli asporti e tra la fioritura / pre raccolta si concentrano le maggiori esigenze di elementi nutritivi da parte della pianta. Per quanto attiene ai diversi elementi minerali si riportano le seguenti indicazioni di massima. N P2O5 K2O CaO MgO 0.4 0.15 0.5 0.25 0.1 0.6 0.15 0.5 0.25 0.1 proseguono dall’allegagione del primo palco sino alla fase di piena raccolta. Fosforo (P): è l’elemento che influisce positivamente sulla precocità e contemporaneità della maturazione e sulle caratteristiche dei frutti. Il maggior fabbisogno di fosforo nella pianta si raggiunge in fase di inizio fioritura e, pertanto, è necessario che questo elemento sia disponibile nelle prime fasi di post trapianto. Un secondo picco di utilizzo di questo elemento fertilizzante si ha in fase di inizio raccolta quando incomincia la fase di maturazione del seme. Gli apporti di fosforo alla coltura, considerata la scarsa mobilità dell’elemento minerale nel suolo, possono essere effettuati tutti in fase di pre trapianto oppure frazionati in fertirrigazione nelle prime fasi di sviluppo della pianta. Azoto (N): è l’elemento da trattare con maggior attenzione. Una elevata dotazione in fase post trapianto può determinare un eccessivo sviluppo con cascola dei fiori oltre a sottoporre la pianta a maggiori attacchi da parte dei patogeni tellurici e dei fitofagi. Si consigliano pertanto apporti frazionati di azoto con somministrazioni che Potassio (K): questo elemento favorisce lo sviluppo della pianta, regola la permeabilità cellulare, la sintesi di zuccheri, proteine e grassi, il contenuto in zuccheri nei frutti, la tolleranza ad alcune avversità e la qualità della bacca (spessore polpa, colore). I Fabbisogni in 2 Per mantenere sui livelli ottimali le temperature all’interno delle serre / tunnel, si consiglia di: potassio si incrementano significativamente in fioritura per poi mantenersi stabili durante tutta la fase di raccolta. Pertanto circa il 50% del fabbisogno in potassio deve essere distribuito alla pianta in fase di copertura. Importante, nei programmi di concimazione, tenere in considerazione questo elemento chimico ed il magnesio. - effettuare tunnel di lunghezza non superiore ai 60 metri al fine di favorire il ricircolo di aria all’interno; - adottare razionali sesti di impianto al fine di favorire la ventilazione nell’impianto; Magnesio (Mg): le esigenze della pianta in magnesio coincidono con la fase di fioritura mentre una buona dotazione di questo elemento favorisce una marcata ed omogenea colorazione della bacca. Il magnesio può essere somministrato al suolo in fase di pre trapianto. - rialzare, nella fase centrale estiva, i teli di protezione lungo le pareti al fine di favorire il ricambio dell’aria all’interno della serra / tunnel; - imbiancare i teli con prodotti specifici a partire dalla fase di fioritura al fine di ridurre le temperature diurne nell’ambiente di coltivazione. Calcio (Ca): il calcio deve essere disponibile alla pianta durante l’intera fase vegetativa. In allegazione una carenza di calcio, anche temporanea, può determinare una minor divisione delle cellule con conseguente perdita di consistenza e tenuta del frutto. In fase vegetativa una buona dotazione dei suoli in calcio favorisce un armonico sviluppo della vegetazione e della bacca in quanto l’elemento viene assorbito dalla pianta e traslocato negli organi in crescita (bacche e apici vegetativi). In fase di pre raccolta – maturazione carenze di calcio possono determinare problemi di marciume apicale dei frutti in quanto la pianta, per sopperire alle temporanee carenze di Ca utilizza l’elemento immagazzinato precedentemente nella bacca andando ad indebolire i tessuti del frutto con conseguente sviluppo di marciumi. Pertanto oltre ad un apporto al suolo di Ca sotto forma di ossido in fase di pre trapianto si consigliano, visto anche la forte mobilità dell’elemento nella pianta, trattamenti fogliari periodici effettuati in particolare sui fiori in antitesi con formulati contenenti ossido di Calcio (CaO). E’ importante, comunque, nei piani di concimazione, tenere in considerazione l’antagonismo tra il Mg e il Ca. La coltivazione del peperone avviene, prevalentemente, in ambiente protetto; la tecnica di coltivazione in tunnel / serra favorisce l’allegagione dei frutti, migliora conseguentemente i livelli di produttività delle piante e determina un significativo miglioramento della qualità della bacca (colore, lucentezza, spessore della polpa). E’ necessario tuttavia rammentare come la coltura presenti alcune esigenze termiche; il peperone ben si adatta a climi temperati – caldi anche se valori di T° all’interno dei tunnel superiori ai 30 / 35°C possono determinare forte cascola dei fiori. Pertanto, in fase di allevamento, è necessario monitorare le temperature all’interno dei tunnel al fine di mantenere valori termici inferiori ai valori massimi per favorire una costante allegazione delle bacche. Il peperone è particolarmente esigente in acqua; in fase di post trapianto è consigliabile effettuare brevi irrigazioni alla coltura al fine di favorire lo sviluppo dell’apparato radicale e limitare gli attacchi di patogeni tellurici. I maggiori fabbisogni idrici si riscontrano a partire dalla fase di ingrossamento dei frutti. Carenze temporanee di acqua alla coltura in questa fase possono favorire sia alterazioni alle bacche riconducibili a “marciume apicale” sia le classiche scottature solari del frutto. Pertanto si consigliano apporti idrici frazionati e regolari nel tempo utilizzando ali gocciolanti disposte lungo le file; per quanto attiene ai volumi di adacquamento e periodicità degli interventi questi possono variare in funzione dello sviluppo vegetativo, se varietà ibrida o standard, del carico produttivo e delle condizioni climatiche del periodo. MALATTIE PRINCIPALI MORIA DELLE PIANTE – Pythium spp. Descrizione: è un patogeno del terreno. In condizioni ambientali idonee (elevata umidità del terreno e temperatura tra i 15 e i 20°C) si sviluppa rapidamente e diventa un patogeno difficile da contenere. Può determinare danni rilevanti prevalentemente in semenzaio. Sintomi: la coltivazione in un terreno infestato da questo patogeno può causare la mancata germinazione dei semi. L’apparato radicale delle piante colpite risulta imbrunito e mostra marciumi che si possono estendere allo stelo con una evidente strozzatura del colletto. Le piante colpite manifestano uno sviluppo ridotto, clorosi fogliari e appassimento della parte epigea. 3 LOTTA immediatamente le piante infette ed allontanarle dall’appezzamento. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di alcune specie fungine appartenenti al genere Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che devono essere utilizzati a scopo preventivo. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di alcune specie fungine appartenenti al genere Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che devono essere utilizzati a scopo preventivo. CANCRENA PEDALE – Phytophthora capsici BATTERIOSI – Xanthomonas campestris pv. vesicatoria Descrizione: possono essere attaccate piantine in semenzaio, sopravvivere sui residui colturali delle piante colpite. Si può diffondere anche attraverso il seme infetto. Le infezioni possono interessare l’apparato fogliare, con penetrazione del batterio per via stomatica, e i frutti, con penetrazione attraverso le ferite che possono essere di diversa natura, anche parassitaria. Descrizione: è un patogeno terricolo diffuso pressoché in tutte le zone in cui vengano coltivate solanacee e cucurbitacee in presenza di temperature tra i 10 e i 30°C, con optimum a 26 – 28°C. Il patogeno è in grado di attaccare anche altre specie agrarie quali il fagiolo di lima e anche erbe infestanti come Solanum nigrum. La sua attività è favorita da elevata umidità del terreno, ristagni d’acqua, cattiva gestione delle rotazioni. Può attaccare diversi organi della pianta: radici, colletto e frutti; in particolari condizioni climatiche, può colpire anche la parte aerea delle piante. Sintomi: sulle foglie si osserva la comparsa di macchioline a rilievo sparse sulla lamina inferiore; sulla pagina superiore sono osservate clorosi fogliari. Tale batteri osi, nei casi più gravi, porta alla filloptosi e alla morte delle piante. Quando gli attacchi sono di lieve entità, si osservano forature delle foglie (impallinatura) e lesioni giallastre a forma di vescicola a carico dei frutti. Il parassita si propaga nei tessuti corticali e vascolari del fusto. Sintomi: marciumi del colletto e delle radici; la parte aerea può essere interessata da disseccamenti delle branche, necrosi delle foglie e del fusto. LOTTA Interventi agronomici: impiego di seme e materiale vivaistico controllato, ampie rotazioni colturali, concimazioni azotate e potassiche equilibrate, eliminazione della vegetazione infetta, uso di acque di irrigazione non contaminate. LOTTA Interventi agronomici: adottare la pacciamatura del terreno; evitare ristagni idrici nel terreno; non coltivare in terreni pesanti ed asfittici (sesti d’impianto non troppo fitti e rotazione colturale ampia); adottare l’irrigazione localizzata per manichetta e non eccedere nelle irrigazioni nella fase successiva al trapianto; impiego di varietà tolleranti se disponibili e/o portainnesti resistenti; uso di acqua di irrigazione non contaminata; eliminare TRACHEOVERTICILLIOSI Verticillium dahliae V. albo-atrum 4 Descrizione: questi patogeni tellurici sono estremamente polifagi. V. albo-atrum è più diffuso nelle aree in cui la temperatura media nel corso della stagione vegetativa raramente supera i 21 – 24°C, mentre V. dahliae, prevalente nei nostri areali produttivi, può svilupparsi anche dove la temperatura media supera i 24°C, anche se in molte colture gli attacchi del patogeno sono limitati in presenza di una temperatura del terreno di 28 – 30°C V. dahliae sopravvive nel terreno mediante microsclerozi e infettando, in assenza dell’ospite, le piante spontanee. Il patogeno può colpire le piante in qualsiasi fase dello sviluppo, tuttavia sono le infezioni precoci (prima o subito dopo il trapianto) a causare i danni economici di maggiore entità. 70 – 75%. Gli attacchi più gravi sono stati evidenziati, in questi anni, nel periodo estivo in particolare nella zona di pianura. Sintomi: pur potendo interessare tutte le parti verdi della pianta, l’infezione interessa generalmente le foglie delle piante prossime alla fine del loro ciclo produttivo. La pagina superiore della foglia si ricopre di macchie clorotiche con contorni sfumati che successivamente necrotizzano; le foglie colpite si accartocciano verso il basso e, infine, disseccano. In corrispondenza delle clorosi fogliari, sulla pagina inferiore, compare un’efflorescenza farinosa biancastra che corrisponde all’evasione dai tessuti del patogeno. LOTTA Sintomi: causa un ridotto sviluppo delle piante colpite, clorosi fogliare, sviluppo asimmetrico della pianta e appassimento. Non si osservano marciumi a carico dei tessuti radicali. Caratteristico è l’imbrunimento, più o meno accentuato, dell’apparato vascolare legnoso che va pertanto assunto come elemento diagnostico di prim’ordine. Interventi agronomici: razionali apporti di azoto, arieggiamento degli ambienti protetti per ridurre il ristagno di umidità. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di Ampelomyces quisqualis (anche se prevalentemente riferita ai mal bianchi della famiglia delle Erisyphaceae). Questo fungo antagonista parassitizza le strutture di resistenza degli agenti di mal bianco. Il fungo svolge un’azione positiva di contenimento dello sviluppo del patogeno riducendo il potenziale d’inoculo degli agenti di mal bianco nell’ambiente di coltivazione. A. quisqualis può essere impiegato in strategie di lotta integrate seguendo le indicazioni riportate in etichetta. LOTTA Interventi agronomici: le rotazioni agronomiche sono efficaci solo se prolungate nel tempo; impiego di cultivar resistenti. Adottare fertilizzazioni equilibrate. Lotta biologica: è riportata una discreta azione di alcune specie fungine appartenenti al genere Trichoderma (T. harzianum e T.viride) che devono essere utilizzati a scopo preventivo. TRIPIDI Franckliniella occidentalis MAL BIANCO Thrips tabaci Leveillula taurica Descrizione: insetti di piccole dimensioni (1-2 mm di lunghezza), estremamente polifagi, in grado di svolgere numerose generazioni durante l’anno in base all’andamento climatico. I cicli di sviluppo si completano in 12-27 giorni con Descrizione: è un parassita che si sviluppa all’esterno della lamina fogliare. Le condizioni ottimali di sviluppo si verificano con temperature comprese tra i 20 e i 25°C e umidità relativa del 5 TSWV temperature di 20 – 25°C. Oltre ai danni diretti, F. occidentalis può trasmettere il virus dell’avvizzimento maculato del pomodoro (Tomato spotted wilt virus, TSWV) con gravi danni alla produzione. Il tripide acquisisce il virus da piante infette come neanide, e lo trasmette come adulto rimanendo infettivo per tutta la vita. TOMATO SPOTTED WILT VIRUS Sintomi: i tripidi possono attaccare tutte le parti della pianta, causando con le punture di suzione su foglie e apici depigmentazioni argentate, che tendono a necrotizzare, e disseccamenti; su fiori decolorazioni e distorsioni; su frutti suberificazioni dell’epicarpo, perdita di lucentezza, bronzature e, a volte, deformazioni. LOTTA Per impostare correttamente la difesa può essere utile eseguire un monitoraggio del volo degli adulti all’interno dei tunnel mediante trappole cromotattiche di colore azzurro. Descrizione: tospovirus agente dell’avvizzimento bmaculato del pomodoro, trasmesso efficientemente dal tripide F.occidentalis. Dopo l’inoculazione del virus, i sintomi sulla pianta si manifestano dopo circa 15-20 giorni. Il virus può essere eventualmente trasmesso alle piante anche con gli strumenti di potatura. Il tospovirus è maggiormente pericoloso in coltura protetta dove le condizioni ambientali, caratterizzate da temperature più elevate associate a medio-marcati tassi di umidità relativa, favoriscono la pullulazione dei vettori. In particolari situazioni e/o in presenza di pesanti infestazioni dei tripidi vettori, la virosi può diventare grave anche in coltivazioni in pieno campo. Interventi agronomici: impiego di materiale vivaistico sano ottenuto presso vivai accreditati. Lotta biologica: contro i tripidi possono essere utilizzati con successo predatori quali gli antocoridi Orius laevigatus, O. majusculus e i fitoseidi Amblyseius cucumeris, A. swirskii, prodotti dalle biofabbriche e disponibili in commercio. Un altro agente di lotta è il fungo entomopatogeno Beauveria bassiana. A contatto con l’insetto, le spore germinano e, grazie alla produzione di speciali enzimi, il micelio riesce a penetrare la chitina e a invadere il corpo portando a morte il fitofago. Impiego di prodotti a base di azadiractina (alla comparsa dei primi attacchi) e spinosad (massimo due interventi per ciclo). Sintomi: l’infezione su peperone è sistemica e si manifesta con ingiallimento e punteggiature necrotiche sulle foglie, aree circolari decolorate e depresse sulle bacche, necrosi sul fusto, che assume aspetto e consistenza suberosa; in caso di infezione precoce, si ha nanismo delle piante e vegetazione affastellata e avvizzita. LOTTA Poiché non esistono metodi di difesa diretta nei confronti delle virosi, è necessario adottare, sotto la guida di un tecnico, alcuni accorgimenti preventivi, tra cui: utilizzare materiale di propagazione sano proveniente da vivai specializzati; evitare, nelle fasi precedenti al trapianto, di collocare le piante del vivaio in prossimità di fonti di inoculo (es. piante ornamentali come i pelargoni). Se il materiale proviene da zone a rischio di infezione, bisogna verificare con un tecnico, al momento del trapianto, l’assenza di sintomi e/o tripidi sulla vegetazione; effettuare un attento monitoraggio 6 in campo della presenza del tripide vettore mediante trappole cromo tattiche. Se la diagnosi effettuata dal tecnico conferma la presenza del virus, occorre eliminare le piante infette e quelle adiacenti avendo cura di porre il materiale infetto all’interno di un sacco in plastica prima di allontanarlo dal campo; effettuare una buona pulizia delle infestanti attorno alle coltivazioni. commercio. Altro importante agente di lotta è il fungo entomopatogeno B. bassiana. PIRALIDE Ostrinia nubilalis FITOFAGI PRINCIPALI AFIDI Myzus persicae Macrosiphum euphorbiae Aphis gossypii Descrizione: dannoso soprattutto su mais, ma anche su peperone. Presenta popolazione mista univoltina e bivoltina, sverna come larva matura nel terreno in mezzo a residui colturali. Gli adulti della prima generazione sfarfallano di norma da metà maggio a fine giugno, quelli della seconda da luglio in avanti. Gli adulti sono attivi durante la notte; le femmine ovidepongono nella zona basale delle piante in ambiente relativamente umido. Descrizione: insetti con apparato boccale pungente-succhiante, di colore (verde, rosso, nero) e aspetto variabile in funzione della specie e delle forme. Presentano ospiti primari (generalmente piante arboree) sui quali depongono le uova svernanti e ospiti secondari, tra cui il peperone, dove compiono le generazioni estive. Nelle colture protette possono sopravvivere durante i mesi invernali come femmine partenogenetiche. Gli afidi possono inoltre trasmettere vari virus su peperone. Sintomi: le larve della prima generazione possono causare sulle piantine alterazioni, rosure interne e moria, le larve della seconda generazione attaccano prevalentemente le bacche, penetrando all’interno, attraverso fori in prossimità del peduncolo, e favorendo con la loro attività lo sviluppo di patogeni agenti di marciumi. L’attacco alle bacche determina una significativa perdita quali-quantitativa delle produzioni. LOTTA Sintomi: avvizzimento degli organi infestati; deperimento di apici vegetativi e giovani foglie; deformazione e accartocciamento dei lembi fogliari; produzione di melata e successivo sviluppo di fumaggini. Per impostare correttamente la difesa è opportuno effettuare un monitoraggio sia con trappole a pagoda innescate con feromone sessuale attrattivo per i maschi (ceppo E ed EZ) oppure con trappole a cono di rete attivate con fenilacetaldeide per la cattura delle femmine, a partire da metà maggio. LOTTA Lotta biologica: contro gli afidi possono essere impiegati predatori, come Chrysoperla carnea, Aphidoletes aphidimyza e Adalia bipunctata, e parassitoidi come Aphidius colemani, tutti prodotti dalle biofabbriche e disponibili in Interventi di tipo meccanico: chiusura dei tunnel con reti anti-insetto a partire da maggio per tutto il ciclo colturale. 7 Lotta biologica: intervenire alla nascita delle larve o all’inizio della loro attività trofica con Bacillus thuringiensis sbsp. Kurstaki. Questo batterio produce tossine altamente specifiche contenute in un capside proteico che, una volta liberate nell’apparato digerente dell’insetto, ne causano la morte per setticemia. Durante la stagione estiva le generazioni si susseguono a ritmo serrato con gravi danni alle piante colpite. Sintomi: con le punture di suzione determina sulla foglia decolorazioni diffuse, di conseguenza la pianta riduce significativamente l’attività foto sintetica con riduzione delle rese produttive. In presenza di forte attacco, è evidente sugli organi colpiti una finissima tela sericea. RAGNETTO ROSSO Tetranychus urticae LOTTA Interventi agronomici: evitare eccessi di concimazione in particolare azotata; favorire un buon arieggiamento degli ambienti colturali; effettuare, nel periodo estivo, microirrigazione per aspersione per ridurre le temperature e aumentare l’umidità. Lotta biologica: contro il tetranichide può essere utilizzato con successo l’acaro fitoseide predatore Phytoseiulus persimilis, prodotto e commercializzato dalle biofabbriche. Un altro agente di lotta è il fungo entomopatogeno B. bassiana. FITOFAGI MINORI: in particolari annate e località, possono verificarsi attacchi talora gravi di fitofagi occasionali. Fra questi particolarmente preoccupante è il miride Lygus rugulipennis, in grado di compiere 3-4 generazioni all’anno. In primavera, gli adulti svernanti migrano su cereali autunno-vernini e prati, dove si riproducono. Da queste colture, in corrispondenza di trebbiatura o sfalcio, si spostano poi su numerose altre piante spontanee e coltivate. L. rugulipennis può diventare dannoso nelle coltivazioni di peperone in prossimità di frumento, orzo e prati di leguminose. Su peperone può causare con le punture di nutrizione colatura dei fiori, depigmentazioni e deformazioni sulle bacche. Descrizione: è il più comune tra gli acari di interesse agrario, in grado di infestare svariate piante coltivate fra cui il peperone. Può compiere oltre 7-8 generazioni all’anno. Sverna come femmina fecondata (0,5-0,6 mm) nascosta nel suolo fra detriti di vegetazione secca. Quando le temperature risalgono attorno ai 1012°C riprende l’attività nutrendosi dapprima su piante spontanee, poi su quelle appena trapiantate. Piazza Foro Boario 18 – 12100 CUNEO Tel 0171.447349 – Fax 0171.447300 [email protected] Pellegrino dr.Marcello: 366.6392624 8