Estratto rivista Janus - http://www.janusonline.it/ “… scrive Damasio

Estratto rivista Janus ‐ http://www.janusonline.it/ “… scrive Damasio: “L’anima respira attraverso il corpo, e la sofferenza, che muova dalla pelle o da un’immagine mentale, avviene nella carne”.(5) Dal punto di vista semantico nel concetto di cura sono reperibili tre significati: il primo di natura passionale: attenzione, interesse, affanno; il secondo di natura cognitiva: curarsi di qualcuno significa pensarlo; il terzo è quel qualcosa fra cognizione e passione che precede un’azione e si conclude con un’azione(6). Nella parola tedesca Behandlung (cura) è riconoscibile la presenza del termine Hand (mano),quella “mano abile ed esperta che tastando sa riconoscere la trama” (7). Ancora, due parole di significato opposto sono strettamente legate in senso etimologico al concetto di cura : cur‐iosità e si‐curezza: sicurezza deriva da se‐ cura, senza affanno, assenza di necessità di cura; curiosità significa “che ha cura”, curioso è “colui che si cura di qualche cosa”. Dunque, chi si occupa di un lavoro di cura, per parafrasare Proust, dovrebbe sapere che “un’ora non è soltanto un’ora, è un vaso colmo di profumi, di suoni, di progetti, di climi” . Ma per trasformare un’ora in un vaso colmo di profumi occorre passione, occorre acquisire uno stile di pensiero aperto al pericolo (es‐perire) dove perire non vuol dire morire ma sperimentare; occorre spendersi nel nutrire quel corpo fatto di carne, ideazione, emozione, tensione tra finito ed infinito; occorre quella compassione che Kenzaburo Oe declina come“...capacità spontanea e insieme voluta di cogliere quanto alberga nell’animo della persona che ci sta di fronte” (8). Occorre immaginazione, come capacità di stupirsi di fronte all’unicità dell’altro e all’irripetibilità della sua storia; occorre vivere il sentimento della precarietà, dell’essere esposti senza esserne troppo spaventati e senza doversi allontanare. “..Solo ciò che può perdersi ha bisogno di cura e non certo ciò che è sicuro, stabile, eterno. La cura tende a custodire ciò che trapassa, a dare consistenza, per quel che può, a ciò che svanisce. La cura prende in custodia ciò che appartiene al tempo....nel tempo a ciascuno assegnato. Nessuna realizzazione è possibile al di fuori dell’esistenza. E l’esistenza è temporalità. Ai fini della buona riuscita bisogna ben amministrare la durata.” (S.Natoli ,9,33) Quando le mani diventano estetiche sono capaci di sperimentare conoscenza attraverso emozioni ed affetti. Le mani diventano sensibili, aperte alla ricerca, allo stupore, alla risonanza, alla riscoperta del senso del tatto. “Cos'è che ci dà forma, che riempie i nostri cuori di gioia e tristezza? Che cosa è talmente parte di tutto ciò che facciamo da dimenticarne l'importanza, il potere e la capacità che ha di cambiare le nostre vite? Che cos'è fragoroso, pesante, fermo, fluido, delicato, calmo, amorevole, impercettibile? Il Tatto” (Zuberbueler,13). Il tatto è uno dei primi sensi a comparire ed è fra gli ultimi ad andarsene nei grandi vecchi. La pelle è l’organo più esteso del nostro corpo raggiungendo circa 18.000 cm quadrati nel maschio adulto. La superficie della pelle possiede un numero enorme di recettori sensoriali che ricevono gli stimoli di caldo, freddo, dolore, piacere....Si ritiene che ogni cm.quadrato di pelle contenga fino a 5.000 recettori..Nelle mani e nelle dita il numero dei recettori è di gran lunga superiore. Come tutti gli altri sensi, se non è sufficientemente stimolato, perde di sensibilità. Più una pelle è accarezzata, più diventa sensibile e recettiva. Toccare è comunicare a tutti gli effetti: è accogliere l'altro riconoscendolo nella sua individualità (individuo = non diviso) e confermandolo nel suo esistere. Toccare ed essere toccati costituisce dunque una delle esperienze fondamentali della nostra esistenza. Tuttavia il bisogno di essere toccati è raramente descritto in termini di bisogno fondamentale, né viene mai associato a pratiche di cura quali cure igieniche, mobilizzazione o cura della pelle. La carezza, dice Bruggen (12), realizza il contatto "pathico" per eccellenza. Le dita non vogliono sapere, ma è come se volessero conservare la capacità del corpo di custodire i propri segreti. La mano che accarezza non spezza barriere ma avvolge, accoglie, riceve. Toccare è accogliere e ricevere intenzionalmente. Se esiste questa intenzionalità, qualunque contatto con il corpo del malato (una terapia , una cura igienica, una medicazione, una visita medica), si trasforma in un'occasione di ri‐conoscere e incontrare non un corpo, ma una soggettività. La presenza di chi sceglie il con‐tatto nella relazione sente l’altro e utilizza la gestualità che reca maggior beneficio. Il curante, a proprio agio nella sua pelle, aperto e disponibile ad accogliere l’altro in un sentimento di benevolenza, in una intenzionalità di dare gratuitamente, diventa capace di chiamare per nome le proprie emozioni ma anche di lasciarsi temporaneamente disturbare dalle emozioni dell’altro. BIBLIOGRAFIA 1) Colliére,M.F., Promouvoir la vie. De la pratique des femmes soignates aux soins infirmiers, InterEdition, Paris,1982 2) Piazza, M., Dal lavoro di cura al lavoro professionale in AA .VV., Il libro della cura, di sé degli altri del mondo, Rosenberg & Sellier, Torino, 1999 3) Lirutti, M., Quello che vedono gli occhi dell’infermiere, L’Arco di Giano, n.17, 1998,pp.67‐72 4) Urli,N., L’ambiguità del corpo nelle cure infermieristiche, Ambrosiana, Milano, 1999 5) Damasio, A., R., L’errore di Cartesio, Adelphi, Milano, 2001 6) Donghi, P., e Preta, L., (a cura di ) In principio era la cura, Sagittari Laterza, Bari,1995 7)Gadamer, H.,G., Dove si nasconde la salute, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1994 8) Kenzaburo, Oe, Una famiglia, Oscar Mondatori Original, Milano, 1995 9) Natoli, S., Mesotes.Fenomenologia della “cura di sé” in AA .VV., Il libro della cura, di sé degli altri del mondo, Rosenberg & Sellier, Torino, 1999 10) Galimberti, U., Paesaggi dell’anima, Mondatori, Milano, 1996,p.205 11) S. Corli, E. Zanetti, “I sensi e la cura nella pratica del Nursing”, L’Arco di Giano,17, 1998, p.73‐81. 12) Van Der Bruggen, H., Ce malade qui existe, Le Centurion , Paris, 1977 13) Zuberbueler E., Massage Therapy : an added dimension in terminal care, Am. J. Hosp. & Pall. Care, 1996, 13, 2 : 50 (in Camera Ready, Quad. di C. Pal., n° 4, 1996, p. 304). 14) Montagu, A., Il linguaggio della pelle, Garzanti Editore, 1989 15) Berne, E., A che gioco giochiamo, Bompiani, 1985 16) Leboyer, F., Pour une naissance sans violence, Seuil, Paris, 1974 17) Bowlby, J., Una base sicura, Raffaello Cortina Editore,Milano 18) Winnicot, D. W., Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1970 19) Anzieu, D., L’Io‐pelle, Borla, Roma, 1994 20) Veldman, F., Haptonomie science de l’affectivité, Presses Universitaire de France, Paris, 1998 21) Hennezel, M. De, La morte amica, Rizzoli, 1996, p. 253 22) Galimberti, U., Il corpo, Feltrinelli, Milano, 1991,p.91 23) Natoli, S., Dizionario dei vizi e delle virtù, Feltrinelli, Milano, 1996 24) Savatofski, J., Prayetz, P., Le toucher apprivoisè, Lamarre ‐ Poinat, Paris, 1989 25) Savatosfski, J., Le toucher massage, Lamarre Poinat, Paris, 1999 26) Savatosfski, J., Plaidoyer pour le toucher‐massage, Soins 634,Avril 1999,pp.17 –20 27) Restrepo, L.,C., Il diritto alla tenerezza, Psicoguide, Cittadella Editrice, Assisi,2001 28) Ernaux, A., Non sono più uscita dalla mia notte, Rizzoli, 1998, p.83