Brevi note sull`antico ospedale di San Gallicano e la sua

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Brevi note sull’antico ospedale di San Gallicano e la sua storica farmacia
Il 14 Marzo 1725, Papa Benedetto XIII, accompagnato dai suoi cardinali e
seguito da una gran massa di popolo, celebrò la messa in un altare costruito
provvisoriamente, per la posa della prima pietra, nelle fondamenta della Chiesa di
questo Istituto che venne a costituire, nell’intera Europa del tempo, uno dei complessi
sanitari più funzionali ed uno dei primi centri specializzati per le malattie della pelle.
L’Ospedale San Gallicano, fu fondato nel 1725 e rappresenta il primo esempio
nel mondo di un ospedale dedicato specificamente alla malattie della pelle. È dedicato
al santo romano del IV secolo, console sotto Costantino, il quale, convertitosi al
cristianesimo, si ritirò ad Ostia dedicandosi alla cura dei malati: subì il martirio sotto
Giuliano l'Apostata.
La struttura originaria di questo edificio risale al 1729, quando fu costruito
dall'architetto Filippo Raguzzini in una vasta area alle spalle di S. Crisogono.
L'istituzione ospedaliera era stata precedentemente organizzata dal sacerdote don
Emilio Lami, sostenuto dal cardinale Pietro Marcellino Corradini, per le malattie
cutanee in un ospedale (oggi scomparso) presso la chiesa di S. Benedetto in Piscinula.
Quella sede fu abbandonata quando venne ultimato il nuovo complesso, con tanto di
bolla pontificia di fondazione, dedicato a "S. Maria e S. Gallicano": il cardinale Corradini
fu nominato protettore dell'ospedale ed il Lami priore. L'edificio fu, per l'epoca, un
modello di architettura sanitaria, tanto che anche gli ampliamenti successivi
rispettarono la struttura originaria.
La nuova struttura veniva ad inserirsi in una Roma settecentesca,
apparentemente fastosa dove regnava, da una parte un ricco ceto privilegiato e,
dall’altra, infieriva una povertà nella sua manifestazione più repellente. Da un punto di
vista sanitario, schiere di poveri infermi affetti da lebbra, rogna e tigna venivano, fino
ad allora addossati al già pesante fardello del Santo Spirito che, con Breve del 30
marzo 1645 era stato unito al San Lazzaro, a loro appunto destinato ma, tuttavia, con il
tempo, impossibilitato a fronteggiare la situazione.
Nella Bolla di Fondazione, tuttora conservata, sono riportate le finalità
istituzionali dell’Ospedale che erano eminentemente caritative:
“pro curandis pauperibus et miserabilibus” affetti da “ lepra, scabie et tinea, seu
prurigine in capite” Venivano invece esclusi dal ricovero i pazienti colpiti da “lepra et
scabie venerea seu gallica”. Ossia gli individui affetti da malattie veneree. Nella Bolla di
Fondazione del San Gallicano al paragrafo 6 troviamo un dato interessante sul numero
dei posti letto e sulle principali patologie da cui erano affetti i pazienti di allora. “ 30
letti per “pruriginosis”, 3 letti per “pruriginosis febricitantibus”, 6 letti per “pruriginosis
scabiosis” 6 letti per “scabiosis capitis”, 9 letti per “leprosis”, 2 letti per “leprosis
pruriginosis”, 4 letti per “leprosis non pestilentibus”, 5 letti per “leprosis pestilentibus”.
Simile suddivisione era prevista anche per le donne, con l’aggiunta di 10 posti letto per
le cosidette “lancisiane”, in seguito all’eredità lasciata dal famoso archiatra romano,
Giovanni Maria Lancisi (1654 – 1720), per le donne dei quartieri “Borghi, Lungara, di
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Ponte, di strada Giulia, e dell’Orso”, respinte dal vicino Ospedale S. Spirito e non in
grado di raggiungere il lontano Ospedale di San Giovanni.
Alla cura dei malati erano addetti sette religiosi dell'ordine dei Padri Pii Operai
della Madonna dei Monti, mentre, dal 1826, le Oblate curavano le donne. Lungo la via
si affacciano le due corsie principali, una per gli uomini ed una per le donne, divise
dalla chiesa che sorge al centro: il complesso, lungo 160 metri ed alto 9 (che gli valse
l'epiteto di "ospedalone"), è spartito da una balconata che consentiva di aprire le
finestre dall'esterno senza disturbare i malati, mentre alcune ventole aperte nelle
paraste servivano all'areazione dei servizi igienici. La bolla papale stabiliva regolamenti
e privilegi, come quello che decretava che l'ospedale divenisse erede dei beni di chi
moriva senza testamento e senza eredi legittimi. Nel 1754 papa Benedetto XIV fece
costruire da Costantino Fiaschetti un grande salone per dividere i ragazzi dagli adulti: la
corsia, tuttora esistente, è di minor lunghezza ed è chiamata "Sala di Benedetto XIV".
Altri lavori furono fatti eseguire da Leone XII nel 1826, compresa una grande
sala anatomica, e da Pio VIII nel 1829 con l'istituzione di una spezieria per unguenti e
pomate, divenuta l'attuale farmacia, nonché due cimiteri per i defunti dell'ospedale,
che caddero in disuso nel 1837, quando fu istituito il Cimitero del Verano.
L'ingresso dell'ospedale, al civico 25, è costituito da un bel portale, inquadrato da
quattro paraste e sormontato da un'iscrizione che rievoca l'istituzione ospedaliera:
"NEGLETIS REJECTISQUE AB OMNIBUS BENEDICTUS XIII P.O.M. ANNO SALUTIS
MDCCXXV", ovvero "Ai malati trascurati e respinti da tutti Benedetto XIII Pontefice
Ottimo Massimo nell'anno della Salute 1725".
All’ epoca dell’inaugurazione del San Gallicano si credeva che la scabbia avesse
una “generazione spontanea nell’organismo” e quindi era curata con “depurativi e
salassi” prodotti all’interno della farmacia che avrà questo nome solo nel 1829.
L’antica spezieria del San Gallicano, risultava composta dai seguenti locali:
sala, antisala, retrobottega, magazzino e laboratorio. Era inoltre corredata di mobili
robusti, bilance, vasi artistici, ceramiche e alambicchi. Inoltre torchi per estrarre olii,
macine e pestelli per polverizzare le cortecce delle erbe più legnose. Stufe che
servivano a distillare i vegetali.
Affinché la spezieria potesse assolvere ai suoi compiti e soddisfare le esigenze
più disparate, era necessario che al suon andamento fosse preposta una figura valida e
capace. A tale scopo era in uso far frequentare le scuole di medicina e farmacia spesso
annesse agli ospedali. È nel laboratorio galenico di questa farmacia che si sono create
e tramandate antiche formule di numerosi prodotti. Ricordiamo in particolare
l’emulsione del San Gallicano o la lozione tonica del Pediconi. Le pillole purgative del
Lancisi. Le pomate e le lozioni antiseborroiche del Ciarrocchi o quelle al Vioformio, del
Meineri. La mistura tricogenosa del Manassei, quale rimedio contro la caduta dei
capelli. La spezieria del San Gallicano, alla quale si ricorreva per la preparazione di
speciali farmaci curativi della pelle, era adibita ad esclusivo uso interno. Qui molti sono
quelli che hanno studiato e sperimentato per anni, azzardando tentativi terapeutici
con ogni elemento a portata di mano e pervenendo a risultati ancora oggi validi.
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