FAQ Osservata la prima "adozione" fra scimmie di generi

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Osservata la prima "adozione" fra scimmie di generi diversi
Inviato da Lupo il 16/08/
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Un gruppo di cebi osservato in Brasile da Elisabetta Visalberghi, dell’Istituto di scienze e tecnologie dell
cognizione del CNR, ha allevato un cucciolo di uistitì. Lo studio pubblicato sull’American Journal of
Primatology.
Per la prima volta un comportamento di adozione fra scimmie di generi diversi viene osservato in natura
grazie a una ricerca sui primati condotta nel Piauì, uno Stato del nord-est del Brasile, da un gruppo
composto da ricercatori brasiliani e statunitensi e da Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e
tecnologie della cognizione (Istc) del Consiglio nazionale delle ricerche.
“Un gruppo di tredici cebi (Cebus libidinosus)”, racconta la studiosa, “ha adottato un uistitì (Callithrix
jacchus) di circa due mesi, che è rimasto con loro per più di un anno, ricevendo così le cure parentali
necessarie alla sua sopravvivenza”.
Nel gruppo c ’era anche un piccolo cebo che aveva la stess
dell’uistitì; questa circostanza ci ha permesso di paragonare
cure rivolte ai due piccoli e il loro sviluppo comportamentale
prosegue la ricercatrice dell’Istc-Cnr.
“L’uistitì, che non a caso abbiamo chiamato Fortunata,
adottata prima da una femmina e poi, dopo quattro mesi, da
un’altra. Le due femmine, ma talvolta anche altri membri de
gruppo, hanno trasportato Fortunata sulla schiena, sul collo
sulla pancia, proprio come avrebbero fatto con un loro figlio
permettendole così di spostarsi insieme al gruppo anche
quando i tragitti percorsi sarebbero stati troppo ‘estremi
per un uistitì adulto ”.
Probabilmente l ’adozione di Fortunata è stata favorita dalle dimensioni di questa specie, circa 10 volte p
piccola di un cebo. Ciò ha facilitato il suo trasporto e ridotto la competizione alimentare. “Spesso ci
capitato di osservare Fortunata sopra un’incudine dove un cebo adulto stava usando un sasso per romp
una noce di cocco”, prosegue la Visalberghi, “mentre lei aspettava con pazienza di prendere qualche
pezzettino di noce, noi eravamo agitatissimi perché questa minuscola scimmia sembrava poter ricevere
un momento all’altro, una gran botta in testa…”. Ma per fortuna a rimanere spiaccicate erano solo le no
“I dati che abbiamo raccolto parallelamente per il piccolo cebo e la piccola uistitì, che erano pressoch
coetanei, mostrano che le cure loro riservate erano simili, e questo nonostante le notevoli differenze in
dimensioni, ecologia, comportamento, organizzazione sociale e sviluppo fra le due specie”, osserva la
ricercatrice.
“Questo caso di adozione è estremamente istruttivo perché mostra la flessibilità comportamentale di ce
uistitì.
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Ciascuna specie si è in qualche modo adattata alle esigenze dell’altra. Dalle osservazioni risulta che
Fortunata ha allungato di molto il periodo di dipendenza dalla madre, che in un gruppo di uistitì sarebbe
stato di pochi mesi, e che i cebi hanno risposto con estrema tolleranza alla sua presenza, togliendola d
impaccio ogniqualvolta rimaneva indietro, o era incapace ad arrampicarsi sulle rocce. Nel caso dei cebi
plasticità comportamentale è arrivata al punto di far loro adottare una scimmia che, in altre occasioni,
arrivano anche a cacciare”.
Come si può intuire, la ricerca è stata entusiasmante e stimolante. “Ma sono tanti i perché a cui non sia
ancora in grado di dare risposte. Già il comportamento altruistico di adottare un piccolo non imparentato
difficile da spiegare dal punto di vista evolutivo perché non sembra favorire chi lo fa. Adottare un piccolo
un’altra specie può sembrare assurdo! Ma è anche vero che il comportamento materno si basa su attitu
– come la tolleranza e l’attrazione verso i cuccioli - che non è possibile limitare solo ai piccoli della propr
specie”.
Casi di adozione fra specie diverse accadono talvolta anche in natura, basta pensare ai bambini adotta
lupi. “Ma ciò che qui stupisce è la competenza che hanno mostrato i cebi nell’adattarsi alle esigenze de
piccolo uistitì. Il comportamento altruistico di queste scimmie può essere attribuito a diversi fattori che, d
l’eccezionalit à del caso, è impossibile indagare sistematicamente” conclude la Visalberghi.
Fonte: Ufficio Stampa CNR
[N.d.R.] - L'articolo a cui il testo della notizia si riferisce è:
P. Izar, M. P. Verderane, E. Visalberghi, E. B. Ottoni, M. Gomes de Oliveira, J. Shirley, D. Fragaszy,
Genus Adoption of a Marmoset (Callithrix Jacchus) by Wild Capuchin Monkeys (Cebus libidinusus): Case Repo
American Journal of Primatology, Volume 68, Issue 7, pages 692-700, 2006.
Si legga inoltre l'interessante approfondimento pubblicato su Galileonet a cura di Fabio G. Rando, dal ti
"Fortunata, una uistitì tra i cebi ".
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