Sorpresa: il computer aziendale è
più attaccato dai virus di uno casalingo
Il 72% delle aziende risulta avere computer infetti da almeno una componente malware
(virus), pur potendo disporre di software interni predisposti in modo specifico per la
protezione, contro il 23% dei computer degli utenti privati. Il riscontro arriva da una ricerca
pubblicata da Panda Security ed effettuata durante il secondo trimestre del 2007.
I dati (che riguardano più di 1200 aziende dislocate in vari Paesi del mondo) evidenziano
come l’adware (63,04%) sia ancora la tipologia di malware più diffusa. A preoccupare
fortemente, invece, il crescente aumento dei Trojan bancari, ovvero di quelle componenti
intese a spiare l’utente al fine di intercettare le sue credenziali di autenticazione per l’ebanking,
ovvero
quelle
con
l’obiettivo
specifico
della
frode.
Non a caso la categoria dei Trojan è la seconda più riscontrata in azienda, con un indice di
diffusione del 12,57%.
Al terzo posto si collocano i rookit, strumenti intesi a mascherare le attività illecite dei
cybercriminali, la cui popolarità fa registrare ogni mese una crescita continua e costante
dal 2004, anno in cui hanno cominciato ad attirare l’attenzione delle organizzazioni
malavitose online che oggi ne fanno largo uso per i loro scopi illegittimi.
Diversi, ma per questo non meno preoccupanti, gli andamenti del fenomeno del malware
nei computer degli utenti privati. Molti di loro sono, infatti, dei telelavoratori che svolgono
da casa mansioni lavorative che permettono di collegarsi ai sistemi aziendali, accedere ai
dati ospitati ed interagirvi.
Stando ai dati raccolti dagli esperti, solo il 37,45% di questi utenti ha installato una
soluzione antivirus aggiornata. Il resto del campione utilizza software superati o non si
protegge affatto. Il 22,97% dei pc con soluzioni aggiornate risultano essere infetti da
almeno una componente malware, percentuale che sale al 33,28% fra i sistemi non
protetti.
In passato alcuni studi condotti da Insight Express o da svariati ricercatori indipendenti
hanno rilevato i comportamenti dei dipendenti e dei telelavoratori spesso assai poco
maturi
ed
inopportuni
sotto
il
profilo
della
sicurezza.
In Italia, ad esempio, mediamente il 29% degli intervistati dichiara di non utilizzare il
computer con cui accede alla rete aziendale per fini prettamente personali, ma una forte
percentuale (49%) ammette di effettuare acquisti online. Il 31% ammette di consentire ad
amici o parenti di utilizzare il proprio pc, con il 37% convinto che non vi è nulla di sbagliato
in questa pratica ed il 26% che la considera non influente nell’aumentare i rischi di
sicurezza.
Tra gli altri comportamenti insicuri, ancora oggi il 34% dichiara di aprire regolarmente email di provenienza sconosciuta.
In aggiunta, emerge anche che i pc utilizzati dai telelavoratori in genere sono totalmente
fuori del controllo del personale It. Infatti, il 90% dei dipendenti che operano da remoto
dichiarano esplicitamente di essere direttamente responsabili della sicurezza dei propri
sistemi.
Alessandro Boso