7 Meccanismi di interazione Introduzione Negli ultimi anni le società industrializzate hanno assistito ad un aumento senza precedenti, per numero e varietà, di sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici usati per scopi individuali, industriali e commerciali. Queste sorgenti comprendono televisione, radio, computer, elettrodotti, telefoni cellulari, forni a microonde, radar, ed apparati per uso industriale, domestico, medico e commerciale. Tutte queste tecnologie hanno reso la nostra vita più ricca e più facile ma, nello stesso tempo, hanno creato un aumento dell’esposizione delle persone ai campi elettromagnetici nell’intervallo di frequenze che va da 0 Hz a 300 GHz (radiazione non ionizzante). Di conseguenza, le problematiche associate all’esposizione delle persone ai campi elettromagnetici costituiscono un tema ampiamente dibattuto dall’opinione pubblica e dal mondo scientifico a causa dell’impatto sulla salute individuale e collettiva. Lo studio e l’interpretazione dei meccanismi d’interazione del campo elettrico e magnetico con un sistema biologico risulta essere estremamente complesso in quanto i sistemi viventi sono caratterizzati i) da elevata complessità, ii) differenti livelli di organizzazione iii) complesse proprietà dielettriche. Infatti, l’interazione può essere studiata a livello molecolare, cellulare, di organo e intero corpo, ed inoltre l’effetto biologico è sia una conseguenza diretta dell’azione del campo sia influenzato dalla capacità posseduta dal sistema vivente nel compensare gli effetti indotti da influenze esterne. In generale, quando si considera l’interazione del campo elettrico, magnetico e elettromagnetico con i sistemi biologici è necessario tener conto degli inevitabili fenomeni di riflessione, rifrazione e diffrazione causati dalle differenze esistenti tra la costante dielettrica e la conducibilità dei diversi tessuti biologici e, in particolare, tra le proprietà dielettriche dell’aria e del tessuto biologico. Più precisamente, è necessario considerare che il campo elettrico e magnetico incidenti inducono dei campi elettrici e magnetici interni al tessuto biologico che a loro volta determinano l’interazione dell’energia elettromagnetica con il sistema biologico stesso. Infatti, a causa del valore non nullo della conducibilità elettrica, l’instaurarsi di un campo elettrico all’interno dell’organismo biologico produce, a livello macroscopico, la circolazione di correnti elettriche. Tali correnti, rappresentano la causa primaria degli effetti biologici in quanto la produzione di calore ad esse associata (in virtù del fatto che un corpo biologico può essere assimilato a un dielettrico con perdite) induce generalmente effetti a breve termine che cessano di esistere non appena la sorgente di campo viene meno, salvo danni permanenti dovuti a esposizioni molto prolungate e ad elevata intensità. Di conseguenza, al fine di effettuare uno studio quantitativo delle risposte biologiche e di valutare gli effetti sulla salute è necessario determinare i campi elettrico, magnetico ed elettromagnetico e la densità di 202 203 corrente indotta in questo particolare mezzo. La modalità di interazione dipende dal tipo di sorgente, la sua distanza dal corpo esposto, la frequenza, l’intensità e la modulazione del campo da esse emesso, anche se per la caratterizzazione dell’esposizione è necessario prendere in considerazione quantità fisicamente misurabili e quindi comprendere la relazione tra il campo elettrico e magnetico incidenti e i corrispondenti campi all’interno del sistema biologico. Inoltre, è importante considerare che in sistemi biologici di dimensione, specie, o struttura differente a uno stesso campo incidente non corrisponde necessariamente lo stesso campo interno. Infatti, l’esposizione dell’intero corpo umano a un campo avente una determinata intensità può dar luogo ad effetti molto diversi da quelli di una esposizione ad un campo di uguale intensità che però è localizzato su una particolare zona del corpo. Infine, l’interazione dell’energia elettromagnetica con i sistemi biologici allungati, quelli in cui è grande il rapporto tra altezza e lunghezza, dipende dalla polarizzazione del campo elettrico. La circolazione di corrente associata al campo magnetico è invece associata all’induzione di forze elettromotrici generate dalla variazione temporale del flusso concatenato con un possibile percorso chiuso all’interno del corpo biologico. Per frequenze fino a circa 10 kHz la direzione del campo esterno è praticamente normale alla superficie che separa il tessuto biologico dall’aria, ed il tessuto stesso è in grado di schermare molto bene il campo elettrico esterno in quanto i valori di conducibilità elettrica e permettività sono superiori a quelli dell’aria. Nei confronti del campo magnetico il tessuto biologico non introduce nessuna discontinuità. Infatti, visto che la sua permeabilità magnetica è uguale a quella dell’aria, il campo magnetico esterno non subisce alcuna rifrazione e riflessione e pertanto non è attenuato. Di conseguenza, alle basse frequenze la densità di corrente indotta è dovuta principalmente al campo magnetico. All’aumentare della frequenza aumenta anche la potenza dissipata all’interno dei tessuti biologici con conseguente innalzamento della temperatura corporea. Infatti, la riduzione della costante dielettrica dei tessuti biologici all’aumentare della frequenza consente una maggiore penetrazione del campo elettrico all’interno dei tessuti stessi e quindi un aumento della potenza assorbita. Inoltre, all’aumentare della frequenza aumenta anche la conducibilità e quindi le perdite dielettriche. Infine, per frequenze superiori a qualche decina di megahertz si può verificare un assorbimento risonante da parte del corpo umano. E’ chiaro che lo studio dell’interazione tra campo elettromagnetico e tessuti biologici richiede la conoscenza dei meccanismi alla base della propagazione dei campi elettromagnetici alle varie frequenze ed è basato sulla disponibilità delle proprietà elettriche e magnetiche dei vari tessuti che costituiscono gli esseri viventi. Un approccio di tipo microscopico risulta essere alquanto complesso visto che è indispensabile tener conto dell’enorme varietà della forma delle cellule e della loro distribuzione all’interno del tessuto, cosı̀ come delle differenti proprietà del mezzo extracellulare. Allo scopo di superare tali complicazioni, molto spesso la caratterizzazione della distribuzione del campo elettromagnetico all’interno del tessuto biologico è effettuata seguendo un approccio di tipo macroscopico. In questo contesto, il problema può essere ricondotto alla soluzione numerica delle equazioni di Maxwell nello spazio fuori e dentro il corpo biologico, tenendo conto delle condizioni di continuità per i campi alla superficie dello Ing. Luciano Mescia 7.1. Campi e correnti indotte 204 stesso e che sia noto il valore della costante dielettrica complessa alla frequenza di lavoro. Nonostante tutto, anche la trattazione macroscopica può presentare notevoli difficoltà in quanto le caratteristiche elettriche del tessuto biologico possono essere assimilate a funzioni complesse dello spazio e del tempo che tra l’altro dipendono dall’orientazione del corpo biologico rispetto al campo elettromagnetico applicato, e dalla frequenza del campo. Comunque, per la valutazione delle possibili problemetatiche sulla salute legate all’esposizione ai campi elettromagnetici non è sufficiente determinare solo i campi interni ma è importante considerare anche i diversi meccanismi responsabili delle interazioni con le cellule, i tessuti e il corpo umano. Infatti, la loro conoscenza è di particolare interesse scientifico perchè i) facilita la comprensione del fenomeno, ii) è un valido ausilio per analizare le relazioni esistenti tra differenti effetti biologici osservati in differenti modeli sperimentali, iii) consente il confronto e l’estrapolazione dei risultati sperimentali da tessuto a tessuto, da tessuto ad animale, da animale ad animale, da animale a uomo e da uomo a uomo. Comunque, bisogna sempre considerare che a causa della loro complessità e delle limitazioni della conoscenza scientifica, alcuni meccanismi d’interazione potrebbero essere non ancora noti o identificati. 7.1 Campi e correnti indotte I campi elettrici e magnetici di cui si vuole valutare l’effetto sugli organismi viventi rientrano nella gamma delle radiazioni non ionizzanti, cioé aventi una energia insufficiente a rompere legami chimici anche molto deboli. Tale caratteristica ha fatto pensare per lungo tempo che questo tipo di radiazioni non potessero interagire con i sistemi biologici e pertanto anche i relativi studi erano molto meno numerosi rispetto a quelli riguardanti le radiazioni ionizzanti (raggi X, raggi gamma ecc.). Solo recentemente la proliferazione e l’utilizzo di sorgenti di campi elettrici, magnetici e elettromagnetici a diverse frequenze e intensità ha avviato in tutto il mondo una vasta attività di ricerca avente lo scopo di studiare i meccanismi biologici dell’interazione fra tali campi e la salute umana. Infatti, anche se l’energia del fotone ad essi associata non è in grado di rompere nessun legame chimico, esistono numerosi risultati ed evidenze sperimentali che hanno avvalorato l’esistenza di meccanismi per mezzo dei quali il campo elettrico e magnetico possono produrre effetti biologici. I campi elettrici possono infatti indurre delle forze sulle molecole e le strutture cellulari che compongono i sistemi viventi. Generalmente, tali forze possono alterare l’originale distribuzione di carica e causare il movimento di particelle cariche, l’orientazione o distorsione di strutture cellulari, l’orientazione di molecole polari. Il campo elettrico induce anche una differenza di potenziale ai capi della membrana cellulare, il potenziale di ionizzazione e il rilassamento dei dipoli. Inoltre, il campo elettrico può dar luogo ad un incremento dell’attrazione tra le cellule come conseguenza dell’effetto pearl-chain. Anche il campo magnetico potrebbe influenzare la struttura cellulare tramite fenomeni di trasferimento energetico e di risonanza, l’applicazione di forze e la generazione di momenti magnetici. Ing. Luciano Mescia 7.1. Campi e correnti indotte 205 En2 ε2, σ2 ε1, σ1 E2 θ1 Et2 an Et1 En1 E1 θ2 Figura 7.1: Vettore del vampo elettricoalla superficie piana di separazione tra i due mezzi dielettrici. 7.1.1 Interazione del campo magnetico statico con il materiale biologico L’interazione del tessuto biologico con il campo magnetico statico può avvenire mediante tre meccanismi fisici accertati: i) induzione magnetica, ii) azione magneto-meccanica, iii) interazioni elettrolitiche. Induzione magnetica Gli effetti dell’induzione magnetica sono causati dall’interazione del campo magnetico statico B0 con le correnti ioniche. Essi sono, in generale, causati dalle interazioni elettrodinamiche con elettroliti in movimento e dalla generazione di campi elettrici e correnti indotte di Faraday. Come è noto l’interazione di un campo elettrico statico, B0 con una carica eletrica q in movimento con velovità v, genera una forza di Lorentz, FL , data da FL = qv × B0 Tale forza modificando la traiettoria originale della carica in movimento può dar luogo a campi elettrici indotti e cariche indotte. 7.1.2 Interazione del campo elettrico a bassa frequenza con il materiale biologico Alle basse frequenze il comportamento del campo elettromagnetico ha carattere quasi statico e perciò il campo elettrico e magnetico si disaccoppiano e agiscono in modo separato e additivo all’interno del corpo biologico. Di conseguenza, i campi indotti si possono ottenere combinando le due soluzioni indipendenti derivanti dall’elettrostatica e dalla magnetostatica. Inolte, alle basse frequenze i corpi di esseri umani e animali perturbano significativamente la distribuzione spaziale del campo elettrico. Per descrivere la penetrazione del campo elettrico a bassa frequenza all’interno di un organismo biologico è possibile prendere in considerazione un modello semplificato che schematizza quest’ultimo mediante un mezzo semi infinito avente le tipiche caratteristiche dielettriche dei tessuti biologici (vedi Figura7.1). In questo tipo di rappresentazione il componente tangenziale del campo elettrico e quello normale dell’induzione elettrica Ing. Luciano Mescia 7.1. Campi e correnti indotte 206 devono soddisfare all’interfaccie tra i due dielettrici le condizioni di continuità Et1 = Et2 (7.1) Dn2 − Dn1 = σl (7.2) dove σl è la densità superficiale di carica elettrica. Dall’equazione di continuità della densità di corrente in regime sinusoidale si ha: (J2 − J1 ) · an = σ2 En2 − σ1 En1 = −jωσl (7.3) che combinata con (7.2) fornisce ϵ2 En2 − ϵ1 En1 = − da cui si ricava in defonitiva En2 = σ2 En2 − σ1 En1 jω σ1 + jωϵ1 En1 σ2 + jωϵ2 (7.4) La direzione del campo elettrico nei due mezzi dielettrici è invece fornita dalle relazioni En1 Et1 En2 tan θ2 = Et2 tan θ1 = da cui si ricava immediatamente tan θ1 En1 σ2 + jωϵ2 = = tan θ2 En2 σ1 + jωϵ1 (7.5) In condizione di campo elettrico statico (ω = 0) e nell’ipotesi che il mezzo 1 e il mezzo 2 siano costituiti rispettivamente da aria (σ1 = 10−13 S·m−1 ) e pelle (σ2 = 2 × 10−4 S·m−1 ), si ha σ2 tan θ1 En1 = = = 2 × 109 En2 σ1 tan θ2 Quindi la direzione del campo esterno è praticamente ortogonale alla superficie di separazione e il campo all’interno della pelle subisce una attenuazione di 5 × 1010 rispetto al campo incidente. Di conseguenza, in condizioni statiche il tessuto biologico scherma efficacemente il campo elettrico esterno. Alle frequenza industriale (f=50 Hz), essendo il corpo umano un buon conduttore, è plausibile considerare i seguenti valori delle proprietà dielettriche ϵ1 = 10−11 F·m−1 ed essendo ϵ2 = 10−8 F·m−1 e σ2 = 2 × 10−4 S·m−1 , ed ottenere En2 ≈ jωϵ1 En1 ≈ j1.6 × 10−5 En1 σ2 e perciò anche alla frequenza industriale il campo elettrico esterno è perpendicolare alla superficie di separazione e la pelle è ancora in grado di schermare abbastanza bene il Ing. Luciano Mescia 7.1. Campi e correnti indotte 207 campo elettrico. Si fa osservare inoltre che la buona capacità di schermare il campo elettrico nel regime delle basse frequenze è una proprietà comune a tutti quei tessuti biologici elencati in Tab. 5.1 caratterizzati da valori conducibilità molto più elevati di quelli di permittività. Infine, si fa osservare che quanto appena ricavato può essere utilizzato, con buona approssimazione, anche quando l’interfaccie tra i due materiali è una superficie curva. In quest’ultimo caso si può dimostrare che l’interpretazione dei fenomeni può essere effettuata andando a modificare leggermente quanto ottenuto a proposito di interfaccia di separazione piana. Il campo elettrico interno interagisce direttamente con il sistema biologico e la sua interazione può essere studiata da un punto di vista macroscopico e microscopico. Nel primo caso i meccanismi d’interazione sono analizzati sulla base della conoscenza di grandezze macroscopiche come la conducibilità elettrica e la permittività. In tale contesto, considerando quanto detto in precedenza, il campo elettrico all’interno del tessuto biologico genera una densità di corrente Jel = σ2 En2 ≈ ωϵ1 En1 (7.6) Se invece si introduce un fattore Kf che tiene conto della forma del tessuto biologico, delle sue caratteristiche elettriche e dell’orientazione del campo, si ha che la densità di corrente può essere espressa dalla relazione Jel = f Kf En1 (7.7) dove f è la frequenza del campo. I meccanismi di interazione a livello microscopico, dovendo considerare la presenza di cellule, membrane e molecole, sono invece più complessi da analizzare. Il livello più semplice di analisi, che tra l’altro è sorprendentemente complicato, considera l’interazione del campo elettrico con i fluidi biologici i quali contengono un gran numero di componenti come ioni, molecole d’acqua, proteine, lipidi, ormoni e particelle colloidali. Pertanto, il flusso di corrente in questi fluidi è dato dalla sovrapposizione tra la corrente di deriva e di diffusione di ogni singolo componente. Il livello di maggiore complessità considera invece l’interazione del campo elettrico con la membrana cellulare. Essa può essere assimilata ad un solido poroso, quando il campo elettrico è applicato perpendicolarmente alla sua superficie, e ad un liquido viscoso quando il campo elettrico è applicato sul piano della membrana. Le membrane cellulari, in virtù della loro non omogeneità, presentano delle regioni di spazio interessate in misura differente dai campi elettrici. Infine, essendo coinvolte in reazioni chimiche attive che cambiano la loro porosità il funzione dello ione, la conducibilità della membrana può variare anche di alcuni ordini di grandezza in funzione del potenziale elettrico e dei segnali chimici. Un ulteriore livello di complessità considera l’interazione tra fluidi biologoci e membrane in presenza di campi elettrici applicati. Tali campi modificano in modo selettivo il trasporto di ioni e molecole attraverso la membrana, influenzano l’accumulano di strati ionici carichi sulla sua superfice e perturbano le modalità con nuove molecole sono incorporate all’interno della membrana o sono legate alla sua superficie. L’effetto di tali Ing. Luciano Mescia 7.1. Campi e correnti indotte 208 cambiamenti si ripercuote sulle funzionalità delle cellule e di conseguenza sugli organi di cui esse fanno parte. Ad esempio, una corrente elettrica che agisce sulle cellule che regolano il ritmo cardiaco può cambiare la frequenza di pompaggio del cuore. E’ noto che una particella carica in movimento posta all’interno di un campo elettromagnetico risente di una forza F = q (E + v × B) (7.8) dove q è la carica della particela, v è la velocità della particella, E il campo elettrico e B il campo magnetico. E’ evidente, quindi, che l’azione del campo elettrico si manifesta tramite una forza che agisce direttamente sulle particelle cariche, mentre quella del campo magnetico tramite una forza che agisce sulle cariche in movimento. Le forze indotte dal campo elettrico su un sistema biologico possono essere classificate in funzione della tipologia delle particelle cariche coinvolte nell’interazione: interazione con le cariche libere o con bipoli. Un primo tipo d’interazione del campo elettrico con un dipolo permanente consiste nella generazione di una coppia di forze τ sulla molecola τ = p0 E cos θ (7.9) dove p0 è il momento di bipolo e θ è l’angolo che il vettore del momento di dipolo forma con il vettore del campo elettrico. Come detto in precedenza, tale coppia di forza tende a orientare il momento di dipolo permanente in direzione equiversa e parallela a quella del campo elettrico con una polarizzazione media data, nell’ipotesi di approssimazione al primo ordine, dalla p2 (7.10) ⟨p0 ⟩ = 0 E 3kT La polarizzazione imposta dall’applicazione del campo elettrico tende comunque a scomparire nel momento in cui il campo viene meno con un tempo di risposta τc dato, con buona approssimazione, dalla legge di Stockes τc = 3V η kT (7.11) dove V è il volume della particella e η è la viscosità del mezzo. Dalla (7.9) è evidente che per ottenere una orientazione significativa delle molecale bipolari è necessario un campo elettrico molto forte. Ad esempio, in alcuni studi sul DNA e alcuni biopolimeri si utilizzano campi elettrici dell’ordine di alcuni kV/m. E’ da considerare comunque che tale entità di campo è normalmente presente all’interno della membrana cellulare e potrebbe essere indotto al suo interno da campi elettrici imposti dall’esterno con ampiezza ben al di sopra di 1 mV/m. Un campo elettrico non uniforme, oltre alla forza di torsione, può indurre una forza lineare Fd , sulle molecole neutre caratterizzate o da un momento di dipolo permanente o da un momento di dipolo indotto. Infatti, essendo il campo non uniforme, i centri delle cariche positive e negative risentono di differenti forze elettriche e come risultato il Ing. Luciano Mescia 7.2. Riscaldamento a induzione magnetica 209 bipolo è sottoposto ad una forza netta Fd che, nell’approssimazione al primo ordine, è data da Fd = (p0 · ∇) E α Fd = α (E · ∇) E = ∇ |E|2 2 per bipolo permanente (7.12) per bipolo indotto (7.13) dove p0 rappresenta il momento di bipolo permanente, α la polarizzabilità. Inoltre, la (7.13) è stata ottenuta utilizzando la proprietà ∇ (E · E) = 2 (E · ∇) E + 2E × (∇ × E) = 2 (E · ∇) E in quanto ∇ × E = 0. Dalle (7.12)–(7.13) si osserva che le forze considerate dipendono dal gradiente del campo elettrico e di conseguenza, all’interno dei tessuti biologici, la sua entità può risultare significativa in quanto la loro elevata non omogeneità può causare forti variazioni del campo elettrico locale. In generale, la forza fornita dalla (7.12) è molto piccola per i dipoli molecolari sottoposti ai valori di campo elettrico riscontrati normalmente. In ogni caso essa può essere riscontrata sperimentalmente in particelle colloidali e cellule aventi un grosso momento di bipolo permenete o indotto. Nel caso particolare in cui la cellula possa essere approssimata con una sfera dielettrica di permittività ϵ1 immersa in un dielettrico con permittività ϵ2 , la forza fornita dalla (7.13) è data dalla relazione: Fd = 3ϵ2 V 3 ϵ1 − ϵ2 ϵ1 − ϵ2 (E · ∇) E = ϵ2 V ∇ |E|2 ϵ1 + 2ϵ2 2 ϵ1 + 2ϵ2 (7.14) dove la (7.14) è stata ottenutà considerando la (3.100). Dalla (7.14) si osserva che, in funzione dei valori assunti da ϵ1 e ϵ2 , la forza può essere diretta sia nello stesso verso con cui il gradiente aumenta sia nella direzione opposta. Gli effetti di tale forza sono stati osservati sperimentalmente sotto forma di distorsione di cellule, orientazione di cellule non sferiche e aggregazione di cellule lungo le linee del campo elettrico (effetto pearl chain). 7.2 Riscaldamento a induzione magnetica Come detto in precedenza, le equazioni di Maxwell (5.1)–(5.4) sono generalmente utilizzate per interpretare ogni fenomeno dell’elettromagnetismo classico. In particolare, se la densità di correnti imposta dall’esterno J0 (r, t) può essere espressa come J0 (r, t) = J∗ (r) cos (ωt + ϕ) con J∗ funzione vettoriale reale, si può ricavare la rappresentazione equivalente J0 (r, t) = ℜ [J∗ (r) exp (jωt + ϕ)] = ℜ[J0 (r) exp (jωt)] Ing. Luciano Mescia 7.2. Riscaldamento a induzione magnetica 210 con J0 (r) = J∗ (r) exp (jϕ). In queste ipotesi è facile ricavare le equazioni di Maxwell armoniche ∇ × E(r) = −jωµH(r) (7.15) ∇ × H(r) = J0 (r) + (jωϵ + σ) E(r) ρ ∇ · E(r) = (r) ϵ ∇ · B(r) = 0 (7.16) (7.17) (7.18) Come osservato da Faraday, una variazione nel tempo del campo magnetico genera un campo elettrico il quale genera, in un mezzo conduttore, una densità di corrente parassita Jeddy = σE. Tale fenomeno e il relativo riscaldamento fu osservato dal fisico francese L. Foucault. Il calore generato da questa densità di corrente è fornito dalla legge di Joule Q= J·J σ dove J = σE + J0 . Inoltre, tali correnti generano una forza di Lorentz Fl = J × B. Si consideri il caso in cui ∂D/∂t può essere trascurato rispetto a ∇ × H e J, e che ∂B/∂t non sia trascurabile. Tali ipotesi sono verificate se il tempo di propagazione dell’onda elettromagnetica è molto piccolo rispetto all’inverso della frequenza angolare o equivalentemente che la dimensione L del dominio fisico è molto minore della lunghezza d’onda. In tali ipotesi si ha |ω| |D| ≪ |H| L−1 , |ω| |D| ≪ |σE| o utilizzando l’equazione di Faraday |E| L−1 ≈ |ω| |µH| Ricordando che D = σE, si ottiene in definitiva −1 µmax ϵmax ω 2 L2 ≪ 1 , σmin ϵmax |ω| ≪ 1 dove ϵmax e µmax rappresentano il limite superiore nel dominio fisico degli autovalori di µ(r) e ϵ(r), mentre σmin è il limite inferiore degli autovalori di σ(x). Nell’ipotesi in cui ∂D/∂t è trascurabile (approssimazione di correnti parassite o approssimazione magneto-quasi statica), le equazioni di Maxwell nel dominio armonico sono ∇ × E + jωµH = 0 ∇ × H − σE = J0 Ing. Luciano Mescia (7.19) (7.20) ∇ · J0 = 0 (7.21) ∇ · (µH) = 0 (7.22) ∇ · (ϵE) = 0 (7.23) 7.2. Riscaldamento a induzione magnetica 211 Dalla (7.20) si ricava ∇ × ∇ × H = ∇(∇ · H) − ∇2 H = σ∇ × E + ∇ × J0 da cui, utilizzando la (7.22), si ottiene ∇2 H + σ∇ × E + ∇ × J0 = 0 Sostituendo inoltre nell’ultima relazione ottenuta la eqrefeq6.19 e considerando che ∇ × J0 = 0 si ricava ∇2 H + γ 2 H = 0 (7.24) dove γ=j √ √ √ j ωµσ = exp (j3π/4) ωµσ = exp (j3π/4)γ0 (7.25) √ ωµσ (7.26) con γ0 = Si consideri un cilindro infinitamente lungo di raggio R sulla cui superficie è avvolto un solenoide in cui circola una corrente variabile nel tempo. Considerando che lungo la direzione assiale il cilindro è infinitamente lungo, risulta che nella regione esterna al cilindro non può esserci nessun campo e pertanto il campo magnetico è localizzato solo all’interno del cilindro ed ha solo la componente assiale H = Hz (r) exp (jωt)az (7.27) dove r è la direzione radiale. Considerata inoltre la geometria cilindrica del problema e che il campo magnetico è costante sulla circonferenza di raggio r, la (7.24) può essere riscritta in coordinate cilindriche come dHz2 1 dHz + γ 2 Hz = 0 + dr2 r dr (7.28) che è una equazione di Bessel di ordine zero le cui soluzioni sono Hz = C1 J0 (γr) + C2 Y0 (γr) (7.29) In r = 0 la funzione Y0 va ad infinito e di conseguenza per ottenere soluzioni che abbiano un significato fisico è necessario che C2 = 0 e quindi Hz = C1 J0 (γr) (7.30) La J0 (γr), avendo argomento complesso, è una funzione complessa che può essere epressa in termini di due funzioni reali con argomento γ0 r dette funzioni di Kelvin e cioè J0 (γr) = ber(γ0 r) + jbei(γ0 r) La costante arbitraria C1 può invece essere calcolata utilizzando la condizione al contorno Hz (r = R) = HR . Di conseguenza, C1 = HR /J0 (γR) e pertanto si ottiene in definitiva Hz = HR Ing. Luciano Mescia ber(γ0 r) + jbei(γ0 r) ber(γ0 R) + jbei(γ0 R) (7.31) 7.2. Riscaldamento a induzione magnetica 212 Dall’equazione di Maxwell (7.20) (con J0 = 0) si ottiene l’espressione del campo elettrico E=− 1 ∂Hz γ0 HR ber′ (γ0 r) + jbei′ (γ0 r) aϕ = − aϕ σ ∂r σ ber(γ0 R) + jbei(γ0 R) (7.32) di conseguenza la corrente parassita a una generica distanza r dal centro del cilindro conduttore è data dalla relazione J = σE = −γ0 HR ber′ (γ0 r) + jbei′ (γ0 r) aϕ ber(γ0 R) + jbei(γ0 R) (7.33) da cui l’espressione nel dominio del tempo diventa J(r, t) = −γ0 HR ber′ (γ0 r) + jbei′ (γ0 r) exp (jωt)aϕ ber(γ0 R) + jbei(γ0 R) (7.34) Osservando che la densità di corrente ha solo la componente lungo l’asse ϕ, è possibile calcolare la potenza dissipata da una corrente infinitesima considerando sul piano r, z un area elementare, dS avente dimensione dr, lungo la direzione r, e dimensione unitaria, lungo la direzione z, e la relazione J = dI/dS. Pertanto si ha dI(r, t) = |J|dS = −γ0 HR ber′ (γ0 r) + jbei′ (γ0 r) dr exp (jωt) ber(γ0 R) + jbei(γ0 R) (7.35) La potenza media dissipata per perdita ohmica dalla corrente elementare sulla superfice infinitesima è data da ′2 ′2 1 2πr 2 ber (γ0 r) + bei (γ0 r) dP (r, t) = dR |dI(r, t)|2 = ρ |dI(r, t)|2 = ρπγ02 rHR dr 2 dr ber2 (γ0 R) + bei2 (γ0 R) (7.36) dove ρ è la resistivita del materiale. La potenza totale dissipata si ottiene integrando la (7.36) su tutta la sezione del cilindro Pd = 2 ρπγ02 rHR ber2 (γ0 R) + bei2 (γ0 R) ∫ R[ ] ber′2 (γ0 r) + bei′2 (γ0 r) rdr (7.37) 0 Integrando per parti si ottiene ∫ R 0 ∫ R r 1 ber (γ0 r)rdr = ber(γ0 r)ber′ (γ0 r)0 − γ0 γ0 R ′2 bei′2 (γ0 r)rdr = 0 R r 1 bei(γ0 r)bei′ (γ0 r)0 − γ0 γ0 ∫ R ber(γ0 r) 0 ∫ R bei(γ0 r) 0 Considerando la proprietà della funzione ber ber′′ (γ0 r) = −bei(γ0 r) − Ing. Luciano Mescia 1 ber′ (γ0 r) γ0 r ) d ( rber′ (γ0 r) dr dr ) d ( rbei′ (γ0 r) dr dr 7.2. Riscaldamento a induzione magnetica 213 e considerando che ) d ( rber′ (γ0 r) = ber′ (γ0 r) + rγ0 ber′′ (γ0 r) dr si ottiene [ ] ) d ( 1 ′ ′ ′ rber (γ0 r) = ber (γ0 r) + rγ0 −bei(γ0 r) − ber (γ0 r) = −rγ0 bei(γ0 r) dr γ0 r Considerando la proprietà della funzione bei bei′′ (γ0 r) = ber(γ0 r) − 1 bei′ (γ0 r) γ0 r e considerando che ) d ( rbei′ (γ0 r) = bei′ (γ0 r) + rγ0 bei′′ (γ0 r) dr si ottiene [ ] ) 1 d ( ′ ′ ′ rbei (γ0 r) = bei (γ0 r) + rγ0 ber(γ0 r) − bei (γ0 r) = rγ0 ber(γ0 r) dr γ0 r Sostituendo quanto ottenuto nei due integrali precedenti si ottiene ∫ R ∫ R R 1 ′2 ′ ber (γ0 r)rdr = ber(γ0 R)ber (γ0 R) + ber(γ0 r)rγ0 bei(γ0 r)dr γ0 γ0 0 0 ∫ R ∫ R 1 R ′ ′2 ber(γ0 r)rγ0 bei(γ0 r)dr bei (γ0 r)rdr = bei(γ0 R)bei (γ0 R) − γ0 γ0 0 0 da cui sostituendo nella (7.37) si ricava in definitiva ber(γ0 R)ber′ (γ0 R) + bei(γ0 R)bei′ (γ0 R) ber2 (γ0 R) + bei2 (γ0 R) 2 2πf µSHR ber(γ0 R)ber′ (γ0 R) + bei(γ0 R)bei′ (γ0 R) = γ0 R ber2 (γ0 R) + bei2 (γ0 R) 2 Pd = ρπγ0 HR R (7.38) dove S = πR2 è l’area della superficie di base del cilindro, f è la frequenza dell’onda elettromagnetica, e ρ = 1/σ. Ing. Luciano Mescia