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Sempre più lettori si interessano alla medicina
d'autore
Mens sana in corpore sano. Basta questo antico detto per legittimare la grande passione contemporanea per la medicina divulgativa? Su ilLibraio.it
l'analisi di una delle ultime tendenze in libreria: dal bestseller "L'intestino felice" a "Primo non nuocere", autobiografia medica di Henry Marsh, ecco i casi
più interessanti
Mens sana in corpore sano. Basta questo antico detto per legittimare la grande passione contemporanea per la medicina divulgativa?
Perlomeno, la curiosità dei lettori per questo fortunato filone editoriale fa pensare che nella conoscenza ci sia la speranza di capirsi meglio, e di riuscire a
far fronte alle prime avvisaglie di qualche malattia.
Si spiegherebbero così i tanti testi che in quest'ultimo anno si sono avvicendati sugli scaffali delle librerie, raggiungendo anche la vetta delle classifiche di
vendita, come il fortunatissimo L'intestino felice di Giulia Enders (Sonzogno) che, tra disegni divulgativi, capitoli dai titoli ammiccanti ed efficaci
similitudini con la vita di tutti i giorni, porta l'attenzione sull'organo forse più negletto e maltrattato di tutti. Ma non si pensi che un titolo così giocoso
sia sintomo di contenuti esili: semplicemente, accattiva anche i lettori più restii a impegnarsi e garantisce una trattazione amichevole, mai
criptica, a tratti illuminante.
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Data Pubblicazione
15/03/2016
Questi limiti, che si cerca perennemente di superare, non appartengono solo alla ricerca, ma anche al medico. Accettare la sfida quotidiana contro la
malattia e la morte è complesso, e lo è ancor di più ammettere che le proprie mani possono tremare e fallire. In quest'ottica Primo non nuocere,
splendida autobiografia medica di Henry Marsh (Ponte alle Grazie), porta sulla carta il quotidiano di uno dei neurochirurghi più noti al mondo. Al
contrario di quanto avviene per Soresi, Marsh non scrive un saggio che sfiora l'autoaiuto, ma riorganizza la sua vita in capitoli che riportano i casi da lui
vissuti in prima persona: il lettore, stupendosi e commuovendosi, scoprirà un testo di rara bellezza e sincerità, e gli sarà impossibile non
innamorarsi un po' di più della chirurgia. Inoltre, le scelte complesse di Marsh, la sua biografia e l'avvicendarsi di successi e fallimenti sono facilmente
trasponibili in ciò che definiremmo “un'autobiografia umana”, e non solo medica: ogni caso può farsi simbolo di un ostacolo da abbattere; e allora è
facile capire come Primo non nuocere “rischi” di raccontare, oltre la vita di Marsh, anche un po' la nostra.
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D'altra parte, anche in Italia abbiamo avuto una recente riprova di come i titoli aiutino a “masticare” e “digerire” i contenuti: Enzo Soresi, già autore di Il
cervello anarchico, ha pubblicato per UTET insieme a Pierangelo Garzia Mitocondrio mon amour, che è tutt'altro che un libro superficiale. Infatti, in
questo contributo è fondamentale tenere ben viva l'attenzione, meglio ancora se accompagnata da qualche conoscenza pregressa. Cos'è il mitocondrio?
Non solo Soresi risponde a questa domanda, ma accompagna la sua trattazione a un po' della sua autobiografia di medico e di paziente a sua volta.
Allora le “strategie per vivere meglio e più a lungo” riportate nel sottotitolo si dipanano davanti agli occhi del lettore come qualcosa di davvero
realizzabile, a patto di qualche sacrificio nella dieta e un più corretto stile di vita, per la più nobile delle cause: la nostra salute. “Fitness moderato e una
alimentazione povera di zuccheri, questo il segreto della mia longevità”, sostiene Soresi (ib., p. 35), ma non solo, e il lettore lo scoprirà lungo un
cammino di capitoli, parentesi personali e ricerche recenti sul forte legame tra biologia e medicina. E proprio qui emerge il nucleo forte del libro: mai
considerare la medicina come un sapere compiuto, da mettere in pratica; la disciplina è estremamente porosa, pronta a farsi contagiare dalle scienze, in
quanto sempre perfettibile.
Il 2016 non si limita a salutare Jaddo in libreria; anche un'altra blogger, Gretchen Rubin, già famosa in America, si cimenta con strategie per
migliorare la propria vita; ma questa volta non si tratta di medicina tout court, ma di una delle malattia di cui siamo anche gli… agenti patogeni: le
abitudini. Siamo tutti malati di routine, e in Cambiare è facile (Sonzogno) la Rubin abbandona qualsiasi pretesa medica per spostare la sua attenzione
sulla vita di tutti i giorni.
Ma, per tornare al filone di cui sopra, accanto ai medici e agli specializzandi che raccontano di sé e delle proprie ricerche, è uscito quest'anno un altro
libro di grande impatto, che entra in corsia ma la esplora da tutt'altro punto di vista. Infatti, Pierdante Piccioni frequenta abitualmente gli ospedali in
qualità di primario, ma in Meno dodici (Mondadori) sfila il camice per infilare un pigiama da paziente. La sua è infatti un'autobiografia piena di
quesiti: cosa accadrebbe alla nostra identità e al nostro presente, se perdessimo la memoria del passato? A causa di un grave incidente,
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Ma la corsia non è fatta solo di chirurghi acclamati: è vissuta (e raccontata) anche da chi ci mette piede per le prime volte. Proprio poche settimane fa,
Vallardi ha pubblicato la celebre blogger francese Jaddo, che in Vita di corsia narra le avventure (ora giocose, ora amarissime) di una specializzanda.
Anche questa volta si tratta di non-fiction, e come precisa Jaddo sul blog che continua a scrivere: solo i nomi sono giustamente protetti dallo pseudonimo.
Il resto (e viene da sospirare) è pura verità: così le frasi riportate in epigrafe dei capitoletti sono state davvero pronunciate da pazienti, da colleghi e
superiori pluri-laureati in cinismo.
Sempre domande e qualche tentativo di risposta affollano il recentissimo Essere mortale. Come scegliere la propria vita fino in fondo (Einaudi), del
famoso Atul Gawande. Questa volta, il medico, già noto per la cronaca (faceva parte del “gruppo Salute Pubblica” di Bill Clinton) e per precedenti
pubblicazioni, si cimenta con una delle domande più rilevanti e spaventose: è più importante la salute o il benessere? A partire dalla gravissima malattia
del padre, Gawande si misura con il dolore dell'incurabilità esaminandolo da punti di vista diversi: pazienti, parenti ma anche colleghi. Accanto alla
sofferenza, emerge sempre l'ansia dei pazienti di perdere l'autonomia: e allora Gawande rassicura, perché questa forse è l'epoca più preparata ad
accogliere e trattare la malattia, garantendo sempre più un'alta «quality of death».
Informazione, curiosità, aneddoti e anche molto di sé: cosa ci riserverà il resto dell'anno? Le pubblicazioni in ambito medico non si fermeranno qui.
Sonzogno lascia intendere, ad esempio, che la casa editrice straniera che aveva scoperto la Enders sta per proporre un altro incredibile caso…
“La medicina è la mia legittima sposa, mentre la letteratura è la mia amante: quando mi stanco di una, passo la notte con l'altra”,
sosteneva Cechov. Le tendenze editoriali di questi ultimi anni paiono mettere d'accordo entrambe, senza suscitare la gelosia dell'una o dell'altra.
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infatti, Piccioni ha perso ben dodici anni di ricordi, per cui il suo risveglio nel 2013 pare qualcosa di futuristico agli occhi del dottore, che non riconosce i
figli ormai cresciuti e stenta a spiegarsi le rughe sui visi di amici e parenti. Se il letto d'ospedale è in realtà solo il luogo da cui muove tutto il libro, resta il
punto di eterno ritorno per confrontarsi su un presente a cui non resta che «rassegnarsi», come ripetuto più volte da Piccioni, ma neanche questo mette a
tacere le tante domande senza risposta.
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