Numero ZERO - Settembre/Ottobre 2006
Giardinaggio Indoor
www.giardinaggioindoor.it
[email protected]
Pubblicazione e distribuzione gratuita
---------------------------Responsabile di redazione
Andrea Sommariva
Caporedattore
Massone Giada
Redazione
Massone Giada
Cantabrina Glauco
Manzilli Clementina
Lodi Lidia
Roccatagliata Giustina
Collaboratori di redazione
Noucetta Kehdi
William Texier
Fabio Troya
Mal Lane
Andrea Sommariva
Christian Cantelli
SOMMARIO
EDITORIALE...................................4
NUOVI PRODOTTI.........................6
L’ESPERTO RISPONDE.................10
L’ARTE DELL’IDROPONICA..........15
---------------------------Contatti:
redazione ed informazioni generali
[email protected]
Pubblicità:
[email protected]
Giardinaggio Indoor è una pubblicazione
bimestrale a distribuzione gratuita
edita da Giardinaggio Indoor
Via Varenna, 121 R. - 16155 Genova ITALY
P. Iva 01564900999
---------------------------I contenuti della pubblicazione sono di
proprietà dell’editore, nessuna parte della
rivista può essere utilizzata senza espresso
consenso dell’editore. Le opinioni contenute
nella pubblicazione ed espresse negli articoli
dai giornalisti partecipanti alla redazione
sono da considerarsi personali e non
necessariamente condivise dall’editore.
LE TALEE.......................................17
IDROPONICA O TERRA?..............19
L’ORTO IN CITTA’..........................24
L’ABC DELL’IDROPONICA............25
NEWS
............27
IDROPONICA: LA STORIA
28
LA MISURAZIONE DELL’EC..........29
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 3
Editoriale
a cura di Andrea Sommariva
Nasce “Giardinaggio Indoor” la pubblicazione bimestrale dedicata alla coltivazione in ambiente chiuso ed a tutti gli
aspetti ad essa direttamente od indirettamente legati.
La rivista si rivolge a tutti coloro che, interessati a realizzare spazi verdi in ambiente domestico, necessitano informazioni tecniche e contatti tecnico-commerciali per raggiungere il proprio scopo: realizzare la propria coltivazione
interna e controllata nonostante avversità di tipo ambientale e stagionale.
Chiunque già utilizza o vorrebbe utilizzare piccoli sistemi idroponici, magari inseriti in un contesto a condizioni climatiche controllate, sa bene che non è molto facile reperire informazioni e prodotti di questo genere in Italia. Mentre
in nord Europa e nei paesi anglosassoni il giardinaggio indoor è da tempo un hobby discretamente diffuso, in Italia,
paese soleggiato e dal clima (ex) mite, l’appassionato attende la giusta stagione e si limita a coltivare le sue piante
in campo aperto.
Purtroppo la maggior parte di noi italiani oggi vive in città, grandi o piccole, e molto spesso non dispone di uno spazio
proprio da dedicare al giardinaggio. La redazione di Giardinaggio Indoor è convinta che crescerà esponenzialmente
il numero di appassionati a queste tecniche, in Italia, e si pone come obiettivo di divenire il tratto di unione fra gli
appassionati ed i curiosi da una parte ed i maggiori attori e produttori di piccola idroponica e di prodotti per l’indoor
dall’altra.
Oggi molti pensano sia impossibile far crescere certe piante anche d’inverno, produrre velocemente talee in ogni
periodo dell’anno, coltivare piante dalle necessità climatiche difficili, ottenere abbondanti raccolti fuori stagione e
produrre ortaggi biologici per consumo familiare realmente esenti da metalli pesanti.
G.I. si prefigge di aiutare i pollici verdi più esigenti e curiosi a conoscere nuove tecniche e prodotti e lo fa anche
importando parte del ricchissimo patrimonio di conoscenza specifica esistente all’estero, attingendo dalle fonti internazionali più autorevoli e con il chiaro obiettivo di collegare l’offerta internazionale al coltivatore indoor italiano.
La redazione di G.I. è composta da elementi internazionali accomunati da lunga esperienza di utilizzo o di produzione
di articoli per il giardinaggio indoor. Coniugando le informazioni tecniche da noi trattate con la conoscenza delle necessità della pianta coltivata, il coltivatore indoor sarà in grado di ottenere splendidi risultati, comparabili ed in molti
casi migliori di quelli ottenuti con la coltivazione in pieno sole e realizzabili durante tutto l’anno.
Giardinaggio Indoor è una rivista a distribuzione gratuita che si sostiene attraverso la vendita di spazi pubblicitari ad
alcuni fra i più importanti attori del mercato mondiale della coltivazione indoor. E’ reperibile presso i punti vendita
specializzati o in abbonamento postale.
“Giardinaggio Indoor” tratta argomenti relativi a:
-
PROPAGAZIONE, COLTIVAZIONE E MATURAZIONE DI VEGETALI IN AMBIENTE CHIUSO, UTILIZZANDO SIA PICCOLI E MEDI SISTEMI IDROPONICI ED AEROPONICI, CHE TRADIZIONALI VASI CON FIBRA
VEGETALE O TERRICCIO.
-
REALIZZAZIONE DI AMBIENTI A FOTOPERIODO CONTROLLATO.
-
AUTOMAZIONE E CONTROLLO DEL CLIMA: UMIDITA’, VENTILAZIONE, AERAZIONE, TEMPERATURA,
ANIDRIDE CARBONICA.
-
AUTOMAZIONE DELLA NUTRIZIONE E DEL CONTROLLO DEI PARAMETRI DI ACIDITA’ E SOLIDI DISCIOLTI.
-
COLTIVAZIONE “BIOPONICA” BASATA SULL’UTILIZZO DI NUTRIMENTI PER IDROPONICA DI NATURA
ORGANICA, BIOLOGICAMENTE CERTIFICATI ED IMPIEGABILI SIA IN COLTURE COMMERCIALI CHE
PER CONSUMO CASALINGO.
-
TUTTI GLI ASPETTI DIRETTAMENTE OD INDIRETTAMENTE COLLEGATI ALLA CREAZIONE E GESTIONE
DI GIARDINI INTERNI.
Giardinaggio Indoor può essere liberamente scaricata dal sito: www.giardinaggioindoor.it
Attenzione: essendo il numero zero una versione a tiratura contenuta,
questo redazionale ed altri articoli appariranno anche nel primo numero di G.I.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 4
NUOVI PRODOTTI
RASSEGNA DELLE PIÙ INTERESSANTI NOVITÀ SUL MERCATO
HIGROMITE
NATURAL GARDEN WHOLESALE
La National Garden Wholesale presenta higromite, un
medium di concezione innovativa: si tratta di materiale estratto da depositi vulcanici in Nord America, in
una zona dove milioni di anni fa si trovava un lago.
Le alghe hanno lasciato ingenti quantità di silicati, che
ritroviamo in questo substrato e che aiutano le piante
a sviluppare un sistema radicale più forte e sano e a
crescere rigogliose.
E’ un prodotto assai versatile: può essere usato in
qualunque tipo di coltivazione, mescolato al cocco,
alla terra o all’argilla, aumentandone la capacità di
assorbimento dell’ acqua e dei nutrienti; ottimo anche
nella tecnica a strati, posto in fondo ai vasi.
Higromite è altamente poroso ed è capace di assorbire fino a 150% del proprio peso in acqua, per poi
rilasciarla gradualmente: questo elimina qualsiasi rischio di sovrairrigazione; inoltre la porosità favorisce
l’aerazione.
Si tratta di un substrato completamente riutilizzabile, che mantiene le sue caratteristiche inalterate nel
tempo, è sterile e non contiene batteri, semi estranei
o malattie, ma rilascia attivamente microelementi
utili.
BIOSEVIA
GENERAL HYDROPONICS EUROPE
BIOPONICA
Brevetto internazionale n° 05.11569, 15/11/05
100% IDROPONICAORGANICA
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 6
Per molti anni i ricercatori di General
Hydroponics hanno studiato intensamente con prove sperimentali e
pratiche la via organica all’idroponica
e grazie al lavoro svolto da William
Texier nel 2004 si è giunti oggi nel
2006 ad avere un prodotto pronto
all’uso, semplice ed efficace per coltivare con i vantaggi tecnici dell’idroponica e la genuinità del risultato
biologico: BIOSEVIA infatti risponde
al regolamento europeo N° 2092/91
sulla coltura biologica.
Nutrimento per le piante 100% organico, è adatto sia alla coltura biologica in terra che come nutrimento
biologico per colture idroponiche.
La sua formula speciale è studiata
per essere solubile al 100% in acqua
senza lasciare tracce e odori nocivi,
principale problema dei tradizionali
fertilizzanti organici in coltura idro.
Non lascia quindi depositi nei gocciolatori né intasa il sistema di pompaggio, si degrada molto velocemente
impedendo così la prolificazione di
batteri patogeni nella riserva.
Contiene acidi umici che migliorano
la salute della pianta.
NUOVI PRODOTTI
L’ORTO IDROPONICO
ROBERTO DE’ RISI
BUDLINK
HYDROPONIC GENERATIONS
Il testo propone tecniche di impianto
per colture fuori suolo, studiate per
soddisfare le esigenze degli appassionati di orticultura, ai quali offre
un concreto strumento operativo per
sfruttare spazi domestici di ogni dimensione. Si tratta di un manuale di
coltivazione idroponica di ortaggi ad
uso casalingo, che propone tecniche
lungamente sperimentate desunte
da quelle industriali, riadattate in
maniera da permettere all’appassionato di disporre del proprio orticello
biologico e magari trarne un piccolo
profitto. Corredato di schede di coltivazione dei singoli ortaggi e consigli
pratici, con foto a colori e tabelle, si
rivela un utile strumento anche per
studenti e tecnici del settore.
Roberto de’ Risi è considerato uno
dei pionieri nel settore dell’idrocoltura in Italia, e dal 1986 è direttore
tecnico di un’azienda del settore.
In italiano.
Dopo anni di ricerca nasce Budlink,
un pratico prodotto in grado di fornire alle vostre piante i silicati che
necessitano, direttamente in forma
liquida. Una soluzione concreta all’annoso problema della mancanza
di questi elementi, che abbondano
nel terreno ma che è tanto difficile
apportare correttamente in idroponica.
I silicati aiutano la pianta a difendersi dagli insetti e dai batteri, integrandosi nelle pareti delle cellule
migliorandone e rinforzandone la
struttura.
Aiutano inoltre ad evitare nocivi accumuli di nutrienti nei tessuti e a ridurre la perdita dell’acqua attraverso la traspirazione.
Utilizzato in forma di spray foliare
Budlink costituirà una barriera particolarmente efficace contro batteri
e affini.
Biosevia nutrimento biologico
NEEM REPEL
HYDROGARDEN
L’olio di Neem viene estratto dai semi
della Azadirachta Indica, un albero
che cresce in India e Sud America e
che è da sempre utilizzato nella medicina Ayurveda e in omeopatia.
Vengono utilizzate anche foglia, corteccia e legno, tuttavia il seme rimane l’elemento più attivo.
FYTOCELL
Direttamente da Melbourne, Australia, arriva un nuovo substrato per il
fuori suolo: si tratta di un materiale
bianco, leggero, spugnoso, sterile,
dal pH neutro, completamente biodegradabile.
L’interno e ricco di minute bolle
d’aria che rendono impossibile la
sovrairrigazione e mantengono ossigenate le radici: in questo materiale
infatti è stabile la proporzione 37%
aria e 60% acqua, ideale per qualunque pianta.
Si tratta di un substrato facile da
maneggiare, prodotto in diversi formati per venire incontro ad ogni esigenza, dalla propagazione alla coltivazione di fiori o ortaggi, sia a livello
hobbistico che commerciale.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 8
Fytocell substrato (sotto)
In grado di contrastare batteri, funghi e insetti, resta uno dei più validi
alleati per sconfiggere le infestazioni: è utilizzato in via preventiva sia
per via radicale che per via foliare.
I metaboliti che la pianta elabora a
partire da questa sostanza sono particolarmente sgraditi agli insetti nocivi senza essere dannosi per quelli
utili, ed è inoltre un riequilibratore e
uno stimolatore della crescita delle
piante.
Neem Repel, puro olio di neem, è
un prodotto utilissimo per prevenire
deleterie infestazioni e contribuire al
tempo stesso a migliorare la salute
della pianta: non ha nessuna controindicazione.
Tenere una buona scorta di questo
prodotto può letteralmente salvare le piante e il raccolto, ed evitare
spiacevoli lotte con i parassiti.
L’ESPERTO RISPONDE
Vorrei sapere se giovani piante
coltivate nel terreno possono essere trasferite in idroponica.
Mi piacerebbe sapere che tipo di
substrato necessita un’orchidea
del genere phalaenopsis.
Non è impossibile, ma spesso è difficoltoso e il risultato è incerto.
Innanzitutto devi estrarre la pianta
con tutta la zolla facendo attenzione a non spezzare le radici e a non
danneggiarle.
L’argilla espansa e perlite sono
senz’altro i substrati più economici,
e inoltre trattengono l’umidità.
Poi scuotila delicatamente, e sciacquala per rimuovere ogni residuo di
terriccio e impurità: è un’operazione
molto importante, che va fatta con
grande attenzione e cautela.
Se la pianta ha molte foglie rimuovi quelle più in basso, poi mettila in
un vaso pieno d’acqua tiepida, con
le radici completamente immerse,
meglio sarebbe se con un ossigenatore.
Dopo circa 24 ore, tirala fuori, sciacquala ancora, e mettila nel tuo idrosistema.
Non vi è problema alcuno invece per
interrare giovani piante nate in idroponica, che saranno più forti e rigogliose di quelle nate in terra.
Ricorda che si tratta di materiali inerti, quindi fai molta attenzione
alla quantità di fertilizzante: inoltre
se non usi un nutrimento foliare ricorda di lavare spesso il substrato,
in modo da evitare accumulo di sali.
In alternativa, puoi ricorrere alla
corteccia, che decomponendosi libera microelementi utili alla pianta.
In ogni caso l’ultima parola va al vivaista di fiducia che ti ha venduto la
singola pianta e ne conosce bene le
caratteristiche.
Per il mio impianto idroponico
di medie dimensioni uso l’acqua
del rubinetto, che però ho notato
essere additivata con una certa
quantità di cloro.
Può essere un problema?
Cosa posso fare per mitigarne gli
effetti?
Il cloro viene aggiunto come disinfettante dall’acquedotto, in dosi variabili da zona a zona.
Non si tratta di un problema insormontabile, basta che ti ricordi di
lasciare l’acqua a decantare in in
recipiente aperto, meglio se con un
ossigenatore, per 48 ore prima di
aggiungerla al tuo idrosistema.
Alcune persone, avendo sistemi poco
capienti, si orientano addirittura sull’acqua in bottiglia, in modo da potere avere subito sott’occhio composizione e pH, e senza l’inconveniente
del cloro.
Per chi coltiva in grande invece, può
essere interessante un impianto per
l’osmosi inversa, utilizzato anche in
acquariologia e per l’alimentazione
umana: permette infatti l’eliminazione di particelle inquinanti anche
infinitesimali, compresi virus, batteri
ed impurità in genere, arrivando alla
totale purezza batteriologica.
Le piante cresciute in un
sistema idroponico
hanno uno sviluppo radicale
migliore e più
veloce, e sono generalmente
più sane e resistenti: germinare
e sviluppare le giovani piantine
fuori suolo per poi
trapiantarle in terra è una
tecnica molto diffusa.
Anche in caso di talee si può
procedere nello stesso modo.
Passare invece dalla terra
all’idroponica è difficoltoso.
HAI UNA DOMANDA PER L’ESPERTO DI GIARDINAGGIO INDOOR?
SCRIVI QUI: [email protected]
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 10
L’ESPERTO RISPONDE
Posso
utilizzare la
la fi
cocco
Posso utilizzare
fibra
bra di
di cocco
nel
mio
nuovo
sistema
idroponinel mio nuovo sistema idroponico
“a secchio”?
secchio”?
co “a
Assolutamente no, il cocco è un ottimo sostituto del terriccio, a cui si
può anche mischiare per renderlo più
drenante e leggero, ma non è adatto
come medium del tuo sistema: corri
il rischio di otturare i tubi e ti ritroveresti con una poltiglia fangosa a far
marcire la tua pianta.
Usa l’argilla, o il silicato fossile, dopo
averli ben sciacquati sotto acqua
corrente, e ricorda di lavarli dopo
ogni ciclo di coltivazione.
Esistono diversi
tipi di coccinella,
tutte impiegate
nella lotta contro
gli insetti dannosi
di cui si cibano,
sia allo stato
adulto che in
quello larvale.
Ideali per
contrastare
infestazioni di
acari, cocciniglia
e ragno rosso,
sono reperibili
nella biofabbriche.
Vorrei reinvasare una piccola
pianta grassa: quale è il periodo
dell’anno più adatto?
Inoltre vorrei sapere se devo innaffiarla ed eventualmente con
che frequenza.
Ho una piccola serra in cui coltivo a livello amatoriale diversi tipi di verdura in idroponica,
e recentemente ho notato una
preoccupante infestazione di ragnetti rossi.
Ho provato a risolvere con prodotti biologici in spray, ma non
sembra essere sufficiente.
Esiste un altro sistema biocompatibile per stroncare definitivamente questo parassita?
Affidati agli antagonisti naturali, in
questo caso il Phytoseiulus persimilis, un insetto poco più grande del
ragnetto rosso, molto mobile e assai aggressivo, che ti libererà dallo
sgradito ospite.
Lo puoi reperire in grandi garden o
presso i fornitori dei vivaisti, i quali
hanno un apposito settore denominato appunto “controllo biologico”,
dove allevano questi ed altri utili insetti.
Il controllo naturale dei parassiti costituisce un argomento affascinante
che approfondiremo in futuro.
Il periodo migliore per il reinvaso è
marzo, quando la ripresa vegetativa
della pianta sarà al massimo. E’ importante scegliere il terriccio apposito, molto drenante, e posizionare la
pianta in una zona ben soleggiata.
Cactus in coltivazione idroponica
Annaffia spesso, anche tutti i giorni se fa molto caldo e il terreno si
asciuga in fretta: contrariamente a
quanto si pensa infatti, anche i cactus necessitano di molta acqua.
Attenzione che non si formino ristagni nel sottovaso e che il terreno non
resti zuppo, e cerca di non bagnare
mai la pianta direttamente, per evitare che marcisca.
Ho acquistato recentemente una
palma da cocco, alta una settantina di centimetri, in un supermercato.
Il vaso mi pareva molto piccolo,
così l’ho trapiantata, ma in pochi
giorni le foglie si sono riempite
di puntini gialli e marroni, e hanno iniziato a seccare ai bordi.
Può essere un fenomeno legato
allo stress?
Come posso intervenire?
Senza vedere la pianta e senza dati
sul terriccio nè sull’esposizione è difficile farsi un’idea precisa: potrebbe
trattarsi di carenza di potassio, ma
non è da escludersi lo stress per i
repentino spostamento e travaso.
In futuro evita di comprare piante
nei supermercati: non offrono alcuna garanzia nè assistenza e spesso i
vegetali arrivano già provati dal trasporto.
HAI UNA DOMANDA PER L’ESPERTO DI GIARDINAGGIO INDOOR?
SCRIVI QUI: [email protected]
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 11
L’ARTE dell’IDROPONICA
di William Texier
Durante gli ultimi 20 anni, i progressi nella tecnica della coltivazione indoor sono stati talmente notevoli da
ottenere sistemi idroponici di prezzo
e dimensioni contenuti, idonei anche
al semplice appassionato, che potrà
tranquillamente utilizzarli sul balcone, sulla veranda, oppure in casa
davanti ad una finestra o sotto una
luce artificiale.
Se lo spazio a disposizione è molto, non manca l’offerta di sistemi da
serra, per permettere un ricco, sano
e abbondante raccolto, da distribuire
tra amici e conoscenti o da rivendere.
E’ fatto noto che in idroponica la
qualità del prodotto è superiore per
sapore, resa, rapidità di sviluppo,
sfruttamento delle potenzialità della pianta, e che ovviamente offre la
certezza di una pianta non trattata
con sostanze pericolose per la salute.
Poiché questi sistemi hanno una
grande scorta di acqua, si potrebbe pensare che le piante siano quasi autosufficienti, e che scegliendo
questa tecnica di coltivazione si non
sia necessario dedicare molto tempo
alle nostre piantine, ma non è così: il
loro metabolismo infatti è più veloce
e richiede cure.
Le motivazioni che spingono verso
l’idroponica non vanno cercate nella
mancanza di tempo per badare all’orto tradizionale, ma nella ricerca
di un risultato di qualità superiore.
In effetti, l’argomento è spesso fonte di una certa confusione, dovuta
anche ad un certo uso disinvolto dei
termini: per idro coltura, ad esempio, s’intende di solito un sistema
passivo, che si avvale di accessori
quali gocciolatori.
L’idroponica è una tecnica dinamica,
che sfrutta l’uso di pompe per creare
un ricircolo di soluzione nutritiva e di
ossigeno.
Vediamo quali sono i sistemi più
comuni, classificati approssimativamente in quattro categorie a seconda della tecnologia usata:
Sistemi a gocciolamento
Partendo da una linea principale,
piccoli tubi di plastica portano ad intervalli regolari, scanditi da un timer,
l’elemento nutritivo ad ogni singola
pianta.
Si tratta di un sistema sviluppato in
lunghezza, composto da vassoi rettangolari contenenti lastre di substrato neutro, come la fibra di coc-
co, sulle quali sono adagiati cubi di
rockwool in cui la pianta è radicata.
Un serbatoio posto nella parte inferiore convoglia l’acqua in eccesso e
a seconda del sistema, la rimette in
circolo o la espelle.
Questo tipo di sistema può essere
anche molto piccolo, 30x55 cm, ed
è versatile e semplice da utilizzare
anche per un principiante, in quanto
entro certi limiti il medium protegge
le radici dagli sbalzi di temperatura
e d’umidità, e dagli errori dell’operatore.
L’irrigazione è la parte più complessa: troppa acqua e le radici si decomporranno per mancanza di ossigeno, non abbastanza ed i sali si si
accumuleranno nel cubo di rockwool
impedendo l’assorbimento dei nutrienti.
Esiste inoltre un problema ecologico: è necessario cambiare il medium
ad ogni ciclo di coltivazione, producendo rifiuti non riciclabili; se per
l’amatore è una piccola noia, diventa
un fattore assai importante nei paesi con una massiccia produzione in
serra, come l’Olanda, dove la lana di
roccia è impiegata in quantità industriali sia nella coltivazione dei fiori
che dell’ortofrutta.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 13
L’arte dell’idroponica
Nella colonna d’irrigazione che collega i due contenitori viene pompata
aria attraverso un ossigenatore: il
livello dell’acqua sale e bagna l’argilla.
Poi, per effetto della gravità stessa,
il liquido si convoglia verso il fondo
forato e torna nel serbatoio, dove
viene rimesso in circolo.
Ebb e flood
Il sistema è solitamente di forma
quadrata, composto da un vassoio
forato e da un serbatoio sottostante.
Ad intervalli regolari una pompa
temporizzata riempie d’acqua fertilizzata il vassoio colmo di materiale di ancoraggio (lana di roccia
o, meglio, argilla, meno incline alle
infestazioni d’alghe e più ecologica),
dal quale poi defluisce dagli appositi
fori, tornando nel serbatoio.
Questo tipo di “vasi attivi” sono ideali
per singole piante, che possono svilupparvici per anni e raggiungere dimensioni impressionanti, ma hanno
un’autonomia di pochi giorni se non
vengono dotati di un serbatoio supplementare.
Un sistema alternativo prevede che
il vassoio resti vuoto e che le piante
siano direttamente inserite in appositi buchi.
Alzando e abbassando lentamente il
livello dell’acqua si produce un’eccellente ossigenazione, fondamentale
per la buona riuscita di una coltivazione idroponica, ma resta indispensabile una buona gestione idrica per
evitare danni alla piante: nell’insieme si tratta di un sistema che può
dare grandi soddisfazioni, ma non
adatto ai principianti e che richiede
un po’ di pratica per un risultato ottimale.
N.F.T. (Nutrient Film Technique)
Sviluppato in Inghilterra da A. Cooper negli anni 60, si tratta del primo
vero sistema idroponico, semplice
da assemblare con pezzi reperibili
nei negozi di ferramenta.
Idro aeroponica
Questa tecnologia è stata sviluppata
simultaneamente in Israele e all’università del Davis in California, negli
anni 70, ed è un metodo di coltivazione molto apprezzato e diffuso.
E’ un sistema a ricircolo, ecologico
e senza sprechi, con un’alta autonomia. Il movimento continuo della soluzione fertilizzante garantisce
ossigenazione e evita ristagni nocivi
nella zona radicale. Questi sistemi
sono costituiti da due secchi, incastrati l’uno nell’altro: quello superiore, dal fondo bucherellato, contiene
un medium d’ancoraggio, come l’argilla, mentre quello inferiore svolge
la funzione di serbatoio.
Per operare su più larga scala, ci si
può orientare su unità modulari: si
tratta di tubi, con fori in cui inserire
cestelli forati colmi di argilla espansa
per l’ancoraggio della piante, in cui
scorre un flusso consistente (della
profondità di circa 8 cm.) di soluzione nutriente.
L’acqua fertilizzata viene erogata in
getti, che permettono la forte ossigenazione da cui deriva il termine
aeroponica, e che garantiscono una
crescita realmente impressionante.
Questo tipo di sistema, proposto in
un’ampia varietà di misure (da 2x1
metro a 30x7 metri), permette il riciclo di tutti i materiali impiegati, e
un ottimale controllo diretto del flusso d’acqua (con la pompa sempre
accesa o spenta durante la notte).
Richiede tuttavia una certa attenzione per la temperatura del liquido, in
cui le radici sono immerse totalmente, e un ambiente ben arieggiato.
L’elemento nutritivo è distribuito in
forma di sottile pellicola d’acqua dal
flusso costante, grazie ad un semplice ma ingegnoso metodo: si tratta
di una tavola leggermente inclinata,
montata su una struttura metallica e
ricoperta da un foglio di plastica, su
cui vengono disposte le piantine nei
cubi di rockwool.
La plastica è piegata e fissata in
modo da formare una depressione
centrale in cui l’acqua può scorrere,
e sul fondo è presente una canaletta che convoglia il liquido irriguo nel
serbatoio, da dove rientrerà in circolo.
Il sistema offre buona buona ossigenazione, ma in caso di guasto l’autonomia delle piante è di poche ore,
ed è sconsigliato per coltivazioni di
vegetali di grandi dimensioni per la
scarsa possibilità di gestione di grosse masse radicali.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 15
L’arte dell’idroponica
PER CONCLUDERE
Per più di 20 anni ho coltivato le mie
piante in idroponica: pianto sempre
alcuni esemplari in terra, per comparare gli sviluppi.
La differenza nei risultati non smette di stupirmi. Solo poche specie
non danno grandi soddisfazioni con
questa tecnica: di solito si tratta di
piante difficili da trapiantare e che
necessitano di essere seminate e
germinate nello stesso posto dove
cresceranno.
QUALE SCEGLIERE?
Per una scelta ponderata, bisogna
prendere in considerazione diversi
fattori: lo spazio a disposizione, gli
obbiettivi da raggiungere, i mezzi finanziari ed il tempo a disposizione
per il progetto.
Come regola generale, migliore è il
sistema e più veloce è la crescita,
ma anche più impegnativa la manutenzione.
E’ da prevedere una spesa iniziale
considerevole, ma che verrà in fretta
ammortizzata dai risultati ottenuti.
Qualunque sia la scelta finale, ci
sono alcune regole fondamentali a
cui attenersi:
- ventilazione: la stanza in cui tenete le vostre piante deve essere
arieggiata molto bene per eliminare l’eccesso di umidità e per
apportare CO2.
- alcuni ventilatori saranno d’aiuto
per eliminare le tasche d’aria calda e umida e per rendere il fusto
delle piante più robusto.
- in caso di luci artificiali va ricordato che il loro raggio d’azione è
piuttosto limitato, quindi andranno tenute il più possibile vicino
alle piante, facendo però attenzione a non bruciarle.
La distanza consigliata varia a seconda del tipo di bulbo utilizzato.
Può essere utile potare i rami più
bassi che ricevono poca luce.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 16
- in estate, se coltivate in uno spazio ristretto, può essere una buona idea accendere le luci di notte,
approfittando del fresco.
- La soluzione nutriente deve essere mantenuta più fredda possibile per tenere alta l’ossigenazione
delle radici: la temperatura ideale
è attorno ai 18 C°, e il ph deve
avere un valore compreso tra 5,5
e 6,5.
Il valore ideale dell’EC è tra 0,4 e
0.8 per le talee, 1,6 per le piantine giovani, 2,0 per lo stadio vegetativo, e tra 1 e 1,8 per lo stadio
di fioritura o fruttificazione.
- La scelta dei nutrenti è molto importante: per definizione il medium deve essere neutro, quindi
fertilizzanti costituiscono la sola
fonte di nutrimento per la pianta.
Deve essere completo e bilanciato, i sali devono essere puri per
un migliore assorbimento, ed è da
preferirsi liquido perché non intasi
le canaline.
Leggete con attenzione le etichette e
non esitate a fare qualche test comparativo personale: la fertilizzazione
è un fattore che influirà moltissimo
sulla vostra coltivazione.
Esistono moltissimi generi
di Orchidea, la maggior
parte dei quali si presta
particolarmente bene
alla coltivazione fuori suolo.
La qualità della produzione è l’obiettivo principale del coltivatore domestico: purtroppo nessun fertilizzate specifico, che io sappia, è stato
certificato come organico (anche se
alcuni si fregiano di tale caratteristica). Infatti, perché un nutrimento
sia organico, deve essere prodotto
da organismi viventi e poi reso disponibile per il sostentamento della
pianta; in idroponica, questi organismi competono con le piante per
l’ossigeno, prosperano e si sviluppano al punto di colonizzare il sistema
e le radici impedendone le funzioni
vitali.
Sono tuttavia in commercio prodotti
ad alto valore nutritivo, con una resa
pari o superiore ai migliori terricci.
In questi anni ho fatto il possibile
per ottenere un tipo di coltivazione
il più possibile biologica, per quanto
un intrico di tubi di plastica non richiami alla mente qualcosa di vicino
alla natura: non ho mai fatto ricorso ad antiparassitari (o, ovviamente
ai diserbanti), ricorrendo agli insetti
predatori per ricreare un microcosmo biologicamente differenziato.
E’ una sfida affascinante.
La coltivazione delle piante, nell’equilibrio tra tecnologia e rispetto
della natura, dona grandi soddisfazioni e grandi risultati: spero possiate scoprirlo in prima persona.
l e
LA PROPAGAZIONE PER TALEA
La talea è un metodo di propagazione molto utilizzato, poichè offre
notevoli vantaggi: da una singola
pianta, anche piccola, si possono ottenere innumerevoli talee che diventeranno identiche alla pianta madre.
Da ogni pianta si possono produrre
talee di tipo differente: ad esempio i
gerani radicano molto facilmente per
talea erbacea, nelle rose si procede
quasi esclusivamente per talea legnosa, ficus e begonie si propagano
rapidamente per talea fogliare.
Prima di prelevare il materiale per
procedere è quindi bene informarsi
sul tipo di talea che ci può garantire maggiori successi a seconda della
varietà che vogliamo propagare.
TA L E E
svilupperanno le nuove radici, avendo la cura di rimuovere le foglie nella
parte bassa.
Talee legnose
Le talee legnose si praticano in autunno, prelevando porzioni di rami
dell’anno precedente, bastano 1015 cm., badando di scorticare leggermente la corteccia alla base e di
togliere le foglie alla base: le foglie
restanti vanno tagliate circa a metà.
Questo tipo di talea si pratica soprattutto con le piante ad alto fusto.
Talee di foglia
Le talee di foglia si praticano in primavera o a fine estate, prelevando
foglie con picciolo oppure porzioni di
foglia, come nel caso della begonia.
primavera, prelevando una porzione
di radice comprendente un apice radicale, e la si interra poco profondamente.
In genere queste talee si praticano
con piante dalle foglie succulente,
scegliendo le foglie più sane, possibilmente tra quelle prodotte già da
alcune settimane.
Talee di cactacee
Le talee di cactus e di piante succulente radicano con tale facilità, che
questo metodo di propagazione viene utilizzato anche nel caso di piante malate, dalle quali si prelevano le
parti sane con un taglio netto.
Talee di radice
Si tratta di un metodo poco utilizzato: si procede a fine inverno o in
Le parti ottenute vanno lasciate
asciugare qualche giorno e semplicemente interrate.
Vediamo in breve le tipologie:
Talee erbacee
Le talee erbacee si praticano in primavera su piante perenni e piccoli
arbusti, prelevando un piccolo rametto, e avendo l’accortezza di staccare con esso anche una piccola porzione laterale del fusto.
Talee semilegnose
Le talee semilegnose si praticano in
estate su alberi e arbusti, prelevando porzioni di ramo giovane di 10-15
cm., già parzialmente lignificate.
Si interrano per alcuni centimetri,
inserendo nel composto di radicazione almeno un nodo, punto da cui si
La propagazione per talea è un metodo molto valido,
usato sia in orticoltura che in floricoltura, per ottenere
cloni perfetti della pianta madre. La semplicità di questa
tecnica la rende adatta anche ai neofiti e può dare grandi
soddisfazioni. Per avere consigli sulla la tipologia di
clonazione che più si addice alle vostre piante,
chiedete al vostro negoziante di fiducia.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 17
l e
TA L E E
COME PROCEDERE
no solamente sul substrato di radicazione.
Una volta prelevate le porzioni di fusto, foglia o radice, dovremo porle in
un contenitore, in cui avremo messo
il substrato che preferiamo.
Coltivando in idroponica è consigliabile utilizzare cubetti di rockwool: si
tratta di materiale inerte, pratico da
maneggiare e da gestire.
Sarà sufficiente prenderne uno per
talea, lasciarlo in ammollo in acqua
tiepida per qualche ora, strizzarlo
bene ed infine inserire il gambo per
un paio di centimetri nel foro preesistente.
Se coltiviamo in terra, bisogna ricordare che la miscela deve essere leggera, arieggiata e non troppo
drenante: in genere si utilizza un
miscuglio di sabbia e torba, a cui si
aggiunge una piccola parte di perlite, per aumentare l’aerazione, e di
vermiculite, per conservare l’umidità.
Per evitare lo sviluppo di muffe è
consigliabile sterilizzare il terreno,
con vapore o in forno, a 100-120°C
per alcuni minuti.
E’ possibile rivolgersi ad un negozio
specializzato e acquistare direttamente il terriccio adatto già preconfezionato.
Le porzioni di stelo vanno interrate
di alcuni centimetri, premendo con
delicatezza la terra intorno alla base,
mentre le talee di foglia si appoggia-
Il substrato va mantenuto costantemente umido, e per evitare un eccesso d’acqua che farebbe marcire
le piante è bene vaporizzare più volte al giorno piuttosto che bagnare
direttamente.
Avremo la certezza che le talee hanno attecchito quando le radici spunteranno dal lato inferiore del cubetto
di lana di roccia o vedremo spuntare le prime nuove foglie: sarà allora
giunto il momento del primo travaso
per le giovani piantine.
Se l’umidità ambientale fosse insufficiente, si può ricorrere a miniserre di plastica o coperture con teli di
nylon, facendo grande attenzione
all’eventuale insorgere di patologie
e funghi.
E’ importante che i cloni siano posti
in un luogo luminoso ma non esposti
direttamente alla luce solare, in caso
di coltivazione indoor andranno benissimo i tubi al neon o le lampade
apposite.
Il clima deve essere caldo e ventilato.
Esistono in commercio
sistemi pensati
appositamente per le talee,
poco ingombranti
e particolarmente efficaci.
Prevedono a seconda del
modello, l’uso di ossigenatori,
riscalatori, o coperchi, e
permettono l’accesso
e la manutenzione
delle singole talee.
COSA SERVE: MATERIALI
Innanzitutto uno strumento molto affilato, meglio un bisturi o una cesoia apposita,
per praticare incisioni nette, decise, senza strappi o sfrangiamenti del tessuto:
si procede con un taglio obliquo, come nelle potature. Dopo ogni uso, sterilizzare il materiale.
In un negozio specializzato possiamo trovare
l’indispensabile ormone radicante, in gel o in polvere, in cui va intinta
la parte inferiore della talea prima di metterla a dimora.
Questo trattamento, atossico e biologicamente compatibile,
aumenterà esponenzialmente le probabilità di buona riuscita.
Contenitori poco profondi e perfettamente puliti,
meglio se sterilizzati, in cui porre le nostre piccole talee.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 18
L’IDROPONICA SFIDA LA
COLTIVAZIONE IN TERRA:
VANTAGGI
non importa che abbiate un giardino, o un balcone, o che il terreno sia povero e arido.
Se fino a non molti anni fa l’idea
di coltivare senza la terra suscitava perplessità, oggi anche in paesi come l’assolata e fertile Spagna
l’idroponica è diffusa: la gente se
ne interessa, vuole saperne di più,
si pone domande. Quali sono i vantaggi rispetto alle coltivazioni tradizionali? Si tratta di un metodo organico? Come si spiegano i risultati
sorprendenti ottenuti?
- Nessun problema di vermi, minor
rischio di infestazioni, e nessun
seme indesiderato nelle coltivazioni fuori suolo: quindi niente
erbicidi e pochissimi pesticidi, di
tipo biologico.
Iniziamo con una panoramica dei
vantaggi:
- In terra le piante devono fare uno
sforzo supplementare per assimilare il nutrimento, che trovano invece pronto all’uso in idroponica.
Dovranno solo assorbire e crescere, ecco perché lo sviluppo è più
rapido.
- Niente terra significa che potrete
coltivare dove volete, non importa dove vi troviate: in una grande
città, in un paesino, in periferia,
- Il ricircolo permette di risparmiareingenti quantità d’acqua e di
fertilizzanti: meno sprechi dunque.
- Nel terreno la pianta deve sviluppare un grande apparato radicale
per andare alla ricerca dei nutrienti, mentre in acqua concentrerà le
risorse nelle foglie, nei fiori e nei
frutti, con risparmio di spazio e
raccolti di qualità migliore.
- Nelle coltivazioni tradizionali è
molto difficile provvedere adeguatamente all’areazione delle radici.
- L’idroponica rende possibile un
controllo diretto sulle necessità
della pianta e la stimolazione della crescita, sfruttando appieno le
potenzialità dei vegetali.
- Il vigore e la forza delle piantine
nate in acqua è noto: spesso si ricorre a talee idroponiche che verranno poi trapiantate in terra, per
assicurarsi risultati migliori.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 19
Una volta assemblato e messo in
opera, il sistema idroponico può andare avanti per molto tempo senza
ulteriori investimenti: è pulito e senza sprechi, e garantisce risparmio di
tempo, lavoro e denaro. In breve,
ricorrendo a questa tecnica si può
mettere in conto un aumento delle prestazioni del 30%: 30% in più
nel numero delle piante, del 30%
più veloce la loro crescita, del 30%
maggiore il raccolto, e principi attivi
presenti nelle piante del 30% superiori. Ma c’è ancora una questione
importante da affrontare: tutti sappiamo che nel terreno ci sono circa
100 differenti elementi che giovano
alla salute delle piante e alla nostra,
e che non tutti sono presenti nei nutrienti per idroponica. Come per il
vino, le qualità intrinseche del terriccio determinano la qualità del raccolto. Anni di ricerca hanno portato alla
creazione di integratori di minerali e
di microelementi che rendono l’alimentazione delle piante vicinissima
a quella delle coltivazioni tradizionali,
introducendo di fatto elementi tipici
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 20
della terra nella coltivazione idroponica. I fertilizzanti specifici sono
composti da sali minerali purificati:
un mix di macro elementi primari e
secondari, più microelementi e tracce di elementi. Non sono tutti uguali
tra loro, alcune compagnie producono fertilizzanti essenziali, mentre
altri propongono formule ricche e
complesse, disponibili anche nella
versione per acque dure o leggere,
per venire totalmente incontro alle
esigenze del coltivatore. Purtroppo
non è facile operare distinzioni tra
le varie marche, e spesso la lettura
dell’etichetta non basta a dissipare
i dubbi: l’unica strada da seguire è
chiedere al negoziante di fiducia e
compiere i propri test. Anche i produttori stessi si rendono disponibili a
chiarimenti sulla lista dei componenti e sulla “ricetta” alla base dei loro
prodotti. Quando la formula è ben
realizzata, i fertilizzanti sono immediatamente solubili e assimilabili
dalle radici: si trovano sul mercato
in forma liquida o in polvere, in confezioni singole o bi-tricomponenti, a
volte anche in quattro separati elementi da usare contemporaneamente. Può sembrare difficile, ma non è
così: dosi e modalità di utilizzo sono
sempre riportate in etichetta con
l’ausilio di pratiche tabelle. La divisione nella somministrazione dei nutrienti è basata su studi che hanno
dimostrato le diverse esigenze della
pianta nei vari stadi della crescita,
principalmente radicazione, vegetativa e fioritura/fruttazione. Come regola generale, una pianta consuma
più azoto durante la fase formativa
o vegetativa e più fosforo, potassio
e magnesio quando fiorisce.
di ioni, che possono essere ottenuti
naturalmente o in maniera artificiale,
ma che sono stati purificati e raffinati. Visti i vantaggi molti usano fertilizzanti idroponici nella coltivazione
in terra, con ottimi risultati: basta
attenersi scrupolosamente alle dosi
indicate in etichetta.
Sono reperibili sul mercato molti tipi
di fertilizzanti, per ogni esigenza:
liquidi, in polvere o granulari, singoli
o multicomponenti; il negoziante di
fiduca potrà consigliare quello più
adeguato al vostro tipo di coltura.
E’ interessante anche l’offerta di
booster e additivi, assolutamente non
tossici, disponibili in commercio per
accelerare la crescita o migliorare la
produzione. In caso di problemi di
sorta, ci si può affidare ai consigli
dell’esperto per somministare un
prodotto correttivo o per l’acquisto di
strumenti di misurazione professionale
in grado di monitorare con precisione
e semplicità tutti i parametri
fondamentali per uno sviluppo ottimale.
Annotando con cura tutte le fasi della
crescita, i nutrienti somministrati, i
valori di temperatura e umidità, sarà più
semplice fare una diagnosi nel caso che
qualcosa non vada per il verso giusto.
Durante il ciclo di sviluppo, la pianta
inoltre consumerà calcio, zolfo e micronutrienti quali ferro, manganese,
boro, molibdeno e rame.
La somministrazione dei nutrienti
si adatterà ad ogni ciclo, fornendo
alla pianta esattamente quello di cui
ha bisogno, quando ne ha bisogno,
sfruttandone così al meglio il potenziale genetico.
Molti si chiedono tutt’oggi se i fertilizzanti idroponici siano organici: la
risposta è no.
Ma vediamo la differenza tra “organico” e “idroponico”. Un nutrimento
si dice “organico” quando nessun
prodotto chimico creato dall’uomo
o artificiale è stato usato per la sua
realizzazione: in idroponica i fertilizzanti sono costituiti da sali minerali
purificati. Nella terra, miliardi (parecchi milioni per grammo di terra)
di microorganismi decompongono
la materia organica (concime) e ne
trasformano le molecole (non assi-
milabili dalle piante) in ioni che le
piante possono assorbire.
Anche in acqua la pianta si sostenta
attraverso gli ioni, che sono però di
origine minerale e non organica.
Ai fini del consumo dei vegetali prodotti non si riscontra alcuna differenza: in entrambi i casi si tratta
di fertilizzare al meglio le piante ed
evitare qualunque sostanza dannosa; gli elementi che forniamo come
nutrimento sono gli stessi, solo provenienti da fonti diverse (organiche
in un caso, minerali nell’altro).
C’è da considerare anche un fattore rischio presente nel fertilizzante
tradizionale organico: trattandosi di
procedimento naturale, è possibile
incappare in pesticidi o metalli pesanti tossici come nichel, mercurio,
piombo o zinco, presenti nei fanghi o
dagli scarti di pesce usati come concime, o provenienti da precedenti
raccolti usati nel compost. In idroponica, gli elementi minerali sono forniti tramite sali minerali sotto forma
Pur non essendo propriamente
parassiti, le formiche possono
danneggiare le foglie e aumentare il
rischio di infestazioni da afidi.
La loro presenza è quindi da evitare.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 21
IDROPONICA
CONTRO LA FAME NEL MONDO
HYDRO FOR HUNGER
Si tratta di un progetto, partito nel
2002, supportato da diverse associazioni e produttori indipendenti,
che si propone di portare ai popoli
dei Paesi in via di sviluppo le conoscenze e gli strumenti per rendersi
autonomi attraverso l’uso di sistemi
idroponici semplici e pratici, in modo
da produrre cibo sano e abbondante. Gli strumenti concepiti per questo programma non prevedono l’uso
di elettricità, o di strumenti sofisticati, e nemmeno di fertilizzanti chimici: vengono invece adattati alle
risorse locali come bat-guano, worm
casting, bamboo, fibra di cocco, sabbia. Viene sfruttata la gravità per i
sistemi a gocciolamento o la manutenzione manuale quotidiana: fra
i Paesi già coinvolti la Colombia, il
Brasile, il Messico, lo Zimbawe e la
Tanzania.
Negli ultimi tre anni HFH ha raccolto
oltre 37.000 dollari per contrastare la fame nel mondo, attraverso
sponsorizzazioni, donazioni private,
e attraverso la vendita di una linea
di fertilizzanti e prodotti per la coltivazione creata appositamente; il
denaro raccolto viene donato all’associazione Institute of Simplified
Hydroponics, che sta attualmente
lavorando in 17 Paesi, con priorità in
Afghanistan e Sri Lanka.
L’Institute of Simpliefied Hydroponics nasce nel 1995, si tratta di un’associazione no profit non governativa,
che s’impegna nella produzione di
materiale e strumenti per l’insegnamento e l’applicazione delle tecniche
idroponiche semplificate, che si stima potrebbero aiutare 200 milioni di
famiglie in difficoltà. Quest’associazione agisce in collaborazione con la
FAO e con i Ministeri dell’Agricoltura
e dello Sviluppo dei Paesi coinvolti.
Attualmente è allo studio un progetto di microfattoria, pensato per un
acro di terreno povero o degradato,
semi arido o montagnoso, in grado di
aumentare sensibilmente il raccolto
di quelle famiglie che vivono d’agricoltura utilizzando le risorse locali.
La sperimentazione viene condotta
in Messico, e tutto è calcolato per
essere assolutamente funzionale e
performante, ed entrare a far par-
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 22
te di un ciclo continuo di produttività senza nessuno spreco di risorse.
Ogni punto del progetto è seguito da
un team, ma l’aiuto esterno è gradito: sono dunque ben accetti suggerimenti e collaborazioni.
A seguire, i punti principali del programma, che potrete trovare riportati in maniera molto dettagliata e
con tutte le specifiche del caso (in
inglese) sulla pagina:
http://www.carbon.org/microfarms/
microfarmpage1.htm
Progettazione di una casa funzionale di 400 metri quadrati,
comprensivi di patio e aia, con
materiali reperibili in loco e facilmente trasportabili a dorso di
mulo, come il bamboo.
E’ previsto anche un approfondimento sui mezzi per convogliare i raggi
solari e utilizzarli per cucinare.
Progettazione di un orto dove
potere coltivare 20 diverse varietà vegetali ad uso familiare.
Si prevede l’uso di 20 casse appoggiate su bancali da spedizione, riempite con substrati locali. Ogni adulto
deve avere almeno 1 kg. di prodotto
per sè, e ogni bambino mezzo kg.,
per cui si calcola che circa 6 kg. al
giorno vengano consumati dalla famiglia. Gli scarti nutriranno le capre
e i vermi.
Progettazione di un campo di 40
metri quadrati per produrre vegetali adatti alla vendita, da cui
trarre guadagno.
Utilizzando l’idroponica semplificata,
su uno spazio di 300 metri quadrati si possono ottenere 300 lattughe
al giorno, che rivendute a 3 pesos
ognuna frutteranno 900 pesos (90
dollari).
Progettazione di uno spazio per
l’allevamento delle capre.
100 metri quadrati vengono dedicate alle capre, tre femmine, che produrranno latte molto nutriente ed
importantissimo per la sopravvivenza dei bambini. I rifiuti solidi prodotti
dalle capre alimenteranno i vermi.
A conti fatti, una capra rende fra i
54 e 104 pesos per metro di terra
occupato.
Progettazione di uno spazio per
l’allevamento dei vermi.
I vermi trasformano i rifiuti in fertilizzante e costituiscono un ottimo
cibo per i pesci.
Progettazione di un laghetto per
i pesci.
Forse la parte più difficile da realizzare. Si stima una produzione mensile
di 200 pesci “tilapia”, ricchi di proteine, del peso di circa 1 kg. l’uno,
per il consumo della famiglia e per
la vendita. I pesci vengono alimentati con i vermi e con le alghe del
laghetto, che misura circa 500 metri
quadrati per uno di profondità. Vi si
preleverà l’acqua per irrigare, così
da provvedere contemporaneamente alla fertilizzazione delle piante e
ad un ricambio d’acqua per i pesci.
Progettazione di un campo di
mais.
Il campo misurerà 1200 metri quadrati e produrrà 1200 kg. di mais
all’anno e 3600 kg. di foraggio per
gli animali, e verrà fertirrigato dal
laghetto dei pesci. Il mais costituisce la base della dieta ed è molto
versatile.
Progettazione di un campo di legumi.
Sviluppato su 2700 metri quadri,
viene fertirrigato con l’acqua del laghetto nella misura di 2700 litri al
giorno. I legumi sono ricchi di proteine, di lisina e di ferro, e completano perfettamente la dieta a base
di mais.
Progettazione di una siepe perimetrale di more.
Lungo il perimetro esterno sono previsti 390 metri di siepe di more, una
pianta per metro. La siepe viene fertirrigata dal laghetto, e produce tra
i 7 e i 9 kg. di frutti per pianta, a
partire dal terzo anno.
Progettazione sistema di approvvigionamento idrico.
Da questo dipende l’esistenza stessa della fattoria. Dove cercare: fiumi
o ruscelli, falde sotterranee, acqua
piovana, o una fonte che filtra attraverso al terreno.
LINK:
http://www.hydroforhunger.org/
http://www.carbon.org/
ORTO IN CITTÀ
Siamo abituati a vedere far capolino
da balconi e terrazzi cittadini belle
piante che rallegrano il grigio circostante, magari gerani o ciclamini,
piccole palme o piante grasse; ultimamente però ci si può imbattere in
una nuova tendenza: quella dell’orticoltura casalinga.
Nata negli Stati Uniti negli anni ‘90,
ha attecchito recentemente nel nostro Paese la moda degli ortaggi
auto prodotti, una tendenza dovuta
alla necessità di avere un prodotto
sano e genuino ad un prezzo contenuto, ma anche alla voglia di ritorno
alla terra, ad un hobby che permetta
di staccare dalla vita frenetica della
città per ristabilire un contatto con
la natura.
Da non sottovalutare, il fattore semplicità: si tratta di investire poche
decine di euro, non è necessaria
nessuna attrezzatura particolare,
né conoscenze specifiche e vi si può
dedicare il tempo che si desidera,
senza grossi impegni od obblighi di
sorta.
Il mercato offre diversi spunti per chi
ha deciso di dedicarsi a questo produttivo passatempo: molte varietà
di ortaggi e di frutta sono state proposte in un formato mignon ottenuto tramite selezione, ottimo per gli
spazi ristretti di un vaso, ma anche
molte tra le verdure di formato tradizionale si possono adattare perfettamente al giardinetto domestico.
Le varietà più gettonate sono quelle più classiche e versatili in cucina:
pomodori di ogni tipo, melanzane,
cetrioli, peperoni, fagiolini, zucchine
e i più trendy peperoncini, rilanciati
anche dalla cosmetica e dall’industria dolciaria, declinati in tutte le
fogge possibili.
ha un gran mercato, grazie al costo
davvero bassissimo, alle poche cure
richieste e alla velocità di crescita,
attorno ai 40 giorni dal seme alla tavola: ideale anche per i principianti
e per chi può dedicare poco tempo al
suo orticello.
Regine del mercato restano le erbe
aromatiche, da sempre diffuse nelle
campagne nel nostro Paese e riscoperte anche nelle vie cittadine.
La frutta poi esercita un fascino particolare, tant’è che sono comparse
infinite varietà di piante studiate
appositamente per le esigenze del
privato con spazi ristretti a disposizione: troviamo fragole giganti e
rampicanti, alberelli di mele precoci
che, grazie alla tecnica dell’innesto,
producono due diverse varietà di
mela sulla stessa pianta, frutti di bosco con produzione doppia rispetto
alle varietà selvatiche.
avere risultati deludenti e di rimanere scoraggiati.
L’orticoltura casalinga è praticata da
circa un italiano su quattro, e sebbene l’interesse sembri aumentare con
l’età, anche i giovani si appassionano a questo hobby.
Si tratta di un’ottima notizia, sia per
il benessere psicofisico che la cura
delle piante indiscutibilmente porta,
sia per l’incentivo ad una dieta più
sana e ricca di vegetali.
La reperibilità di queste piante varia,
ma è sempre bene rivolgersi ad un
vivaio o ad un garden per avere indicazioni precise e più possibilità di
scelta, magari optando per giovani
piantine, più care ma più semplici e
veloci da coltivare, piuttosto che per
una busta di semi.
Inoltre, bisogna informarsi adeguatamente sul tipo di terreno necessario, sui fertilizzanti, sulla necessità di
luce e quindi su quale sia l’esposizione ottimale: si rischia altrimenti di
FRUTTA E VERDURA COSTITUISCONO
UNA FONTE PREZIOSA DI VITAMINE
FONTI DI VITAMINA A:
carote, zucca gialla, peperoni, spinaci, biete,
broccoli, cicoria, indivia, lattuga, radicchio verde,
E’ molto alta e costante nel tempo
la richiesta di basilico, ormai diffusissimo per il buon profumo e l’impiego culinario, e di menta, pianta
semplice e versatile molto amata
dagli italiani e radicata nella nostra
tradizione.
Anche la classica insalata a foglia
albicocche, pesche, kaki, melone giallo
FONTI DI VITAMINA C:
pomodori, peperoni, cavolfiori, broccoli, cavoletti di Bruxelles,
patate novelle, la frutta di sapore acidulo,
(come limoni, arance, mandarini, pompelmi, clementine)
ananas, fragole, kiwi, lamponi.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 23
ABC DELL’IDROPONICA
I vegetali nascono e crescono anche
dove la terra manca oppure è incoltivabile, purché si fornisca loro una
soluzione nutritiva bilanciata, con un
pH (grado di acidità) adeguato alla
tipologia di pianta.
Per provvedere alle funzioni di ancoraggio e di protezione della radici
dalla luce vengono impiegati materiali inerti, come l’argilla, la lana di
roccia o la perlite.
Attraverso un sistema di gocciolatori e canalette, l’acqua fertilizzata
viene fatta circolare in maniera da
eliminarne ogni spreco, e sebbene
al non addetto ai lavori questo possa sembrare un piccolo risparmio, si
parla in realtà di erogazione idrica
dimezzata.
Oltre a questo, è importante considerare il lato dell’igiene e della salute: il terreno, oltre ad offrire il nutrimento, ospita anche una complessa
comunità di piccoli animali e microrganismi nocivi, i cosiddetti parassiti:
nella coltivazione idroponica le radici
sono separate dal terreno e dai parassiti presenti impedendo la loro
proliferazione ai danni della coltura.
Le piante coltivate con questa tecnica si trovano perciò in un migliore
stato sanitario senza dover ricorrere
all’impiego di prodotti tossici.
Un’altra importante considerazione
riguarda il controllo sulla nutrizione
delle piante.
Somministrando alle piante un nutrimento controllato si può ottimizzare
il rapporto fra qualità e quantità:
ogni elemento nutritivo ha specifici
compiti all’interno della pianta.
sapidità del frutto, il potassio influisce sulla colorazione dei frutti e sul
contenuto in zuccheri, eccetera.
Un eccesso di azoto rispetto ad altri
elementi determina una produzione
abbondante in termini di quantità,
ma di qualità poco elevata, un eccesso di calcio sul potassio determina una colorazione sbiadita dei frutti, e così via.
Nella coltivazione tradizionale, con le
piante nutrite attraverso il terreno,
Ad esempio, l’azoto è indispensabile
per la crescita e influisce sulla quantità di prodotto che darà la pianta,
il calcio permette di produrre frutti
consistenti e meno “acquosi”, il magnesio e il potassio influiscono sulla
Frequently Asked Questions
Posso coltivare in idroponica all’aperto?
E’ possibile, ma gli idrosistemi rendono al meglio in ambienti indoor.
Esiste un metodo biologico per combattere le infestazioni?
Si trovano in commercio prodotti e rimedi assolutamente biocompatibili, e se si
tratta di una coltivazione estesa è possibile intervenire immettendo nella serra insetti predatori.
Ho acquistato un fertilizzante biologico non specifico per idroponica, lo posso utilizzare?
No, è fondamentale l’uso di prodotti concepiti appositamente.
Nel serbatoio c’è ancora molta acqua, come posso sapere se devo aggiungere i nutrienti?
Devi misurare l’elettroconduttività: utilizza l’apposito strumento digitale, è semplice e immediato.
Ho constatato che l’acqua ha un ph non idoneo alle mie piante. Che fare?
Esistono in commercio appositi regolatori del ph, in forma liquida o in polvere.
Segui attentamente le istruzioni per l’uso, e dopo avere aggiunto il correttore
lascia al ph il tempo di variare prima di effettuare la misurazione di controllo.
Ricorda comunque che se il ph differisce soltanto leggermente da quello ideale
per la tua tipologia di coltivazione, è preferibile lasciare che la pianta vi si abitui piuttosto
che ricorrere a repentine, continue correzioni che stresserebbero i vegetali.
Se si necessita di una misurazione precisa, coltivando magari una specie
particolarmente sensibile, è bene ricorrere ad un misuratore digitale.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 24
è molto difficile controllare nel dettaglio la fertilizzazione; il risultato
produttivo dipende quindi dalle caratteristiche del terreno solo in parte
corrette con la concimazione.
Nella coltura idroponica, invece,
è possibile controllare e decidere
con precisione cosa e quanto somministrare alle piante, guidando la
produzione verso determinate caratteristiche merceologiche: si può
pertanto decidere di puntare sulla
qualità a scapito della quantità o
viceversa, bilanciando in modo adeguato la formula usata nella preparazione della soluzione nutritiva.
Si può monitorare costantemente
la quantità di fertilizzante presente
nella soluzione ricorrendo alla misurazione dell’EC (elettro conduttività). Questo vale non solo nella produzione alimentare, come nel caso
dei pomodori, ma anche nella produzione di piante e fiori.
Nonostante siano stati fatti tentativi
con impianti all’aperto, la coltivazione fuori suolo reca vantaggi assai
più apprezzabili in serra: in questo
modo è possibile infatti sviluppare una completa indipendenza dal
clima, dalle stagioni e dai repentini
mutamenti meteorologici, attraver-
so pochi accorgimenti supplementari
e l’attrezzatura idonea.
Si tratta innanzitutto di un’adeguata
illuminazione con lampade specifiche (ai vapori di sodio o agli ioduri
metallici), che simulino lo spettro
solare: ne esistono di adatte sia per
la fase della crescita, sia della fioritura/fruttazione. L’utilizzo di riflettori permette di convogliare la luce
e moltiplicarne l’intensità senza dispersioni, facendo sì che le piante
crescano molto in fretta e particolarmente rigogliose: variando il numero
delle ore luce/buio, si può simulare il
cambio di stagione ed indurre quindi
lo stadio successivo di sviluppo della
pianta.
Le lampade emettono calore, influenzando un altro parametro fondamentale: la temperatura, che viene
monitorata attentamente e corretta
quando necessario, con l’ausilio di
un termostato collegato all’impianto
di climatizzazione.
Anche la ventilazione va effettuata
con cura: il ristagno influisce infatti
negativamente sui vegetali, per cui
la serra viene dotata di una ventola
per il ricambio dell’aria ed per evitare l’accumulo di anidride carbonica,
e di un ventilatore oscillante che simuli il vento, contribuendo così anche ad abbassare la temperatura,
a rinforzare i fusti e a diminuire il
tasso di umidità, rendendo più sano
l’ambiente e inibendo lo sviluppo di
muffe e marcescenze.
Pianta di banano cresciuta in
idroponica: si nota chiaramente il
rigoglioso sviluppo nonostante le
dimensioni ridotte del sistema
che la ospita. La razionalizzazione
degli spazi è uno dei punti forti
di questo tipo di coltivazione.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 25
NEWS
SAN FRANCISCO INDOOR
GARDENING EXPO
Si terrà il 5 e il 6 Agosto nell’accogliente Festival Pavilion del multifunzionale Fort Mason Center il secondo expo annuale del giardinaggio
indoor.
Sponsorizzato dalla famosa rivista
internazionale Maximum Yield e
da marchi leader nel settore, quali
General Hydroponics e Hydrofarm,
questo evento si prennuncia il più
grande ed interessante di sempre.
dedicata agli operatori del settore,
cui verranno proposti minicorsi e aggiornamenti professionali sulle innovazioni presenti in fiera.
E’ prevista anche una serata sociale
per favorire i contatti fra i rivenditori
e i fornitori presenti.
Domenica 6 Agosto la fiera sarà
aperta a tutto il pubblico. L’evento
supporta la campagna Hydro For
Hunger, per sostenere la quale verranno richiesti cinque dollari di donazione all’ingresso, devoluti all’Institute for Semplified Hydroponics.
Produttori e distributori saranno
presenti per mostrare i più recenti
prodotti e le più innovative tecniche
disponibili nel campo della coltivazione al coperto.
I rivenditori, e gli appassionati potranno osservare dal vivo le novità
proposte e ottenere consigli su come
utilizzarle al meglio.
La giornata di Sabato 5 Agosto sarà
GIARDINO IDROPONICO NEL
CENTRO DI TOKIO
Nel bel mezzo della caotica Tokio, nelle fondamenta di un grattacielo del centralissimo quartiere
finanziario di Otemachi, è stata
inaugurata a Febbraio un’area di
1000 metri quadrati interamente
dedicata ad un bellissimo giardino
idroponico.
L’esperimento è stato lanciato da
una compagnia di reclutamento
personale, la Pasona, ed è mirato
a mettere a contatto il pubblico col
moderno mondo agrario, con particolare attenzione ai disoccupati
(molti dei quali hanno perso il lavoro durante la grande crisi bancaria giapponese) i quali potrebbero
reinserirsi proprio in questo settore, che necessista di operatori.
Spiega il portavoce dell’agenzia,
Keisuke Nemoto, che si tratta di
uno spazio articolato in sei stanze,
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 26
distribuite su due piani sotterranei
dell’edificio dove ha sede la Pasona
stessa.
In questo giardino trovano spazio più
di cento specie di piante, tra cui fiori
e verdure come i pomodori, riso, e
lattuga.
La luce prodotta dai neon fluorescenti viene riflessa dalla speciale
pellicola argentata applicata alle pareti, e tre giardinieri si occupano a
tempo pieno del giardino.
Tutto l’ambiente è gestito e monitorato attraverso sistemi elettronici,
per provvedere in maniera impeccabile ai fabbisogni delle coltivazioni; i
prodotti ottenuti vengono poi impiegati nei ristoranti dell’edificio.
Il progetto sta riscuotendo molto
successo: la Pasona riceve numerosi contatti da persone che hanno
avuto la possibilità di osservare da
vicino un mondo che gli era scono-
sciuto e che desiderano lavorare in
quel campo.
IDROPONICA: LA STORIA
Con il termine “idroponica” (dal greco coltivazione in acqua) si indica
una tecnica agronomica che esclude
il contatto delle radici con il terreno.
L’idroponica garantisce rispetto all’agricoltura tradizionale produzioni
più ricche, costi minori, qualità controllata, risparmio di acqua e rispetto per l’ambiente.
E’ diffusa soprattutto in paesi, come
l’Olanda, in cui vigono norme severe per impedire l’inquinamento delle falde idriche, e se ne sperimenta
l’applicazione particolari contesti:
nelle aree inquinate o radioattive
(come Chernobyl), nelle zone aride
dell’Africa, nella basi in Antartide e
nelle missioni aerospaziali.
Si tratta di una tecnica antica: nota
ai babilonesi e agli aztechi, fu descritta anche da Marco Polo nella
Cina del 1200: l’uomo scopre questa possibilità in maniera piuttosto
casuale, e la impiega dove la natura
lo consente.
I primi tentativi di riprodurre in laboratorio una coltivazione idroponica li ritroviamo in alcuni grossolani
esperimenti belgi del 1600, ma ancora nessuno ha capito che l’acqua
da sola non basta alla sopravvivenza della pianta, ma sono necessari
anche nutrimento, ossigeno e anidride carbonica.
Alla fine dello stesso secolo, in Inghilterra, la prima effettiva scoperta: mischiando la terra all’acqua e
utilizzando la mistura come soluzione nutritiva le piante sopravvivono.
Ci vorrà ancora qualche decennio
perché vengano comprese le dinamiche primarie della vita e dello
sviluppo delle piante, e il ruolo ricoperto dall’interazione di elementi
esterni (luce, calore, umidità), e solo
alla fine del 1700 si avranno chiare
le basi del processo di fotosintesi
clorofilliana.
Per tutto il secolo successivo l’argomento non ha smesso di interessare
gli scienziati e i ricercatori, ma solo
nel 1930 ci sarà una svolta epocale:
da argomento di ricerca riservato
a biologi e botanici, questa geniale
metodologia di coltivazione diventa
finalmente un mezzo per la produzione su larga scala, e nasce il termine “idroponica”.
Questo evento storico porta la firma del Dr. William F. Gericke, docente dell’università californiana di
Berkeley, considerato il padre dell’idroponica moderna: notissime
le foto dell’epoca che fecero il giro
dell’America, in cui appare ritratto
accanto ad enormi piante di pomodoro.
L’impianto era ancora troppo complesso per un impiego effettivo dei
coltivatori e negli anni successivi
fu rielaborato
e rivisto, migliorandone il
sistema di ossigenazione e
alleggerendone
la struttura generale.
Nel 1945, per
provvedere al
sostent amento dei soldati,
l’esercito
costruisce
impianti idroponici ad Okinawa,
Iwo Jima e nelle Hawaii, garantendo rifornimenti di frutta e verdura fresche
ai suoi soldati: il risultato è talmente
incoraggiante da spingere l’esercito
ad investire nel settore, sviluppando estesissime coltivazioni dislocate
un po’ dovunque nel mondo.
Simili progressi hanno incoraggiato
la diffusione della coltivazione fuori
suolo nel mondo intero, soprattutto in Olanda, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Svezia, URSS e
Israele. I Paesi aridi con terreno povero o con poca superficie coltivabile erano particolarmente allettati
dai benefici che l’idroponica poteva
portare: si iniziarono negli anni 60
a studiare sistemi per uso domestico, sebbene inizialmente le difficoltà
non fossero poche.
Alla fine degli anni 70, con l’avvento
del PVC e delle plastiche moderne,
la concezione stessa degli impianti compie un balzo tecnologico, e i
nuovi materiali consentono di rivedere completamente parti essenziali come le pompe, i tubi, i serbatoi
dell’acqua, rendendoli più pratici ed
economici: l’idroponica torna sulla
cresta dell’onda dove, tra alti e bassi, non ha più smesso di essere fino
ai nostri giorni.
A sinistra, una coltivazione
idroponica di pomodori: un
sistema pratico, redditizio, ed
ecocompatibile, praticabile
anche a livello amatoriale
Pomodori e peperoni sono
tra i vegetali che meglio si
adattano alla coltivazione
idroponica. Purtroppo in Italia
questa tecnica è ancora poco
diffusa nel settore ortofrutta,
ma la situazione sembra in
costante miglioramento.
Frutta e verdura prodotti nel
nostro Paese attraverso
tecniche fuori suolo vengono
attualmente destinati in altissima
percentuale all’esportazione.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 27
LA MISURAZIONE DELL’EC
nelle colture idroponiche
da reperire, presenta solitamente un
elevato EC, che può variare da 0,40,5 mS/cm2 fino a valori proibitivi
come 0,7-0,8 mS/cm2.
a cura di Christian Cantelli
La conducibilità elettrica o EC, acronimo dell’equivalente inglese electric
conductivity, è un fattore fondamentale per il corretto sviluppo delle
piante all’interno di un sistema idroponico automatizzato.
Considerando le piante a ciclo breve per esempio, esse avranno bisogno di un basso valore di EC nelle
loro prime fasi di vita per riuscire ad
assorbire le sostanze nutritive, che
idealmente si aggirerebbe intorno
ai 0,5-0,6 mS/cm2 valido sia per
le nuove nate che per le talee, ma
sempre e comunque inferiore a 1,0
mS/cm2.
Successivamente le piante saranno
in grado di tollerare valori di EC superiori, da 1,0 mS/cm2 nella fase di
pre-fioritura fino ad 1,5-1,8 mS/cm2
durante la maturazione, ma sempre
e comunque inferiori a 2,0 mS/cm2.
La conducibilità elettrica (EC) della soluzione nutriente per irrigare è
espressa in siemens per centimetro
(S/cm), millisiemens per centimetro
(mS/cm) oppure microsiemens per
centimetro (μS/cm). Con speciale attenzione per le piante diodiche
da resina a ciclo breve, questo vademecum è inteso per fornire informazioni utili e soprattutto pratiche
per un efficiente settaggio e controllo dei livelli di conducibilità elettrica.
Ad un elevato valore di EC corrispode un’elevata densità e durezza del
liquido di irrigazione, e dato che le
piante non sono in grado di assorbire le sostanze nutrienti oltre ad una
certa densità a seconda della specie
e dello stadio di vita, e considerato
il fatto che nelle colture idroponiche
non si ha un medium di coltivazione che faccia da tampone (come ad
esempio nella coltivazione in terra),
la misurazione dell’EC risulta essere
indispensabile per un corretto sviluppo e controllo delle nostre colture.
Per capire se si stanno utilizzando
troppi fertilizzanti o troppo pochi, è
sufficiente monitorare il valore EC
della soluzione presente nel serbatoio. La misurazione della conducibilità elettrica dei liquidi potrebbe
sembrare un analisi impossibile da
compiere a casa, nella privacy delle mura domestiche, sarebbe inoltre
difficoltoso, oltrechè sconveniente,
portare un campione del nostro liquido di irrigazione al laboratorio
ogniqualvolta ce ne fosse bisogno.
Fortunatamente oggi esistono strumenti semplici ed estremamente
economici che ci permettono di effettuare tali misurazioni a casa in
tutta comodità.
Prima di tutto è meglio stabilire due
punti chiave: la base del nostro liquido di irrigazione sarà fondamentale
per la conducibilità elettrica finale,
quindi avremo un differente grado di
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 28
EC se useremo per esempio acqua
del rubinetto, acqua minerale, acqua
demineralizzata o acqua distillata.
Secondariamente sarà bene tenere
a mente che ogni elemento aggiunto al nostro liquido di irrigazione ne
farà inevitabilmente salire il livello di
EC, quindi a volte l’uso di più prodotti
contemporaneamente potrebbe essere decisamente controproducente.
Ogni prodotto, dai nutrienti fino ad
arrivare a tutti i vari additivi oggi in
commercio per la coltivazione idroponica, ha una sua specifica conducibilità elettrica, e farà quindi variare
l’EC del nostro liquido di irrigazione
in modo differente. Sarà bene dunque, oltre che attenersi ai dosaggi
prescritti, non abbondare mai e controllare l’EC del liquido di irrigazione ogni volta che sarà aggiunta una
nuova sostanza. L’acqua del rubinetto, seppur più economica e pratica
Moltissime acque minerali hanno il
valore di conducibilità elettrica specifica riportato sull’etichetta, le più
“leggere” hanno valori di durezza
ottimi per i nostri scopi, se infatti avremo un basso valore di EC in
partenza, potremo aggiungere i nutrienti necessari nelle dovute quantità senza doverci preoccupare di conferire eccessiva durezza alla nostra
soluzione di irrigazione con conseguenti risultati disastrosi per la nostra coltura.
Se per esempio la nostra acqua avrà
un valore di EC di 0,13-0,18 mS/
cm2 potremo in tutta tranquillità
preparare una soluzione completa
di nutrienti, additivi radicanti e vitamine per le nostre talee senza superare l’EC complessivo di 0,5-0,6
mS/cm2. Nel caso invece dell’acqua
demineralizzata i valori di EC sono
pressoché inesistenti e si aggirano
intorno a i 0,01-0,03 mS per centimetro. L’acqua demineralizzata
viene venduta nei supermercati ed
è solitamente utilizzata per ferri da
stiro, batterie per auto, deumidificatori ecc. può anche essere prodotta in casa mediante un processo di
osmosi inversa, sono in commercio
strumenti relativamente economici
per poterne avere in quantità.
Tutto ovviamente in proporzione alle
necessità individuali. L’acqua demineralizzata potrà essere usata per
abbassare un troppo elevato valore di EC nel liquido di irrigazione o
addirittura come base se per esempio si volessero utilizzare composti
minerali bilanciati in polvere oggi
in commercio per le colture idroponiche, partendo da una base quasi
completamente neutra si potrà letteralmente costruire un liquido ideale
per l’irrigazione delle nostre piante.
Un corretto e costante monitoraggio
dei valori di conducibilità elettrica
della nostra soluzione di irrigazione è
una delle chiavi per uno stupefacente risultato nelle coltivazioni idroponiche, sottovalutare le conseguenze
di un troppo elevato o troppo basso
valore di EC può portare a risultati
molto deludenti e conseguente abbandono della tecnica idroponica per
la maggior parte dei principianti.
Se consideriamo un impianto idroponico medio-piccolo dotato di una
cisterna da 30-40 litri, ideale per la
coltivazione domestica delle piante a
ciclo breve in spazi ristretti, dovremo preparare il liquido di irrigazione
e quindi calibrarne la conducibilità
elettrica solamente tre volte: all’inizio, al passaggio dalla fase vegetativa alla fase di fioritura e alla fine per
il risciacquo finale.
In caso di piante particolarmente
grandi ed “assetate” sarà sufficiente
rabboccare la cisterna ed in tali occasioni sarà altresì necessario misurare l’EC del liquido di irrigazione.
Nel caso infausto di un nutrients
lockout, cioè se per qualche ragione
le nostre piante dovessero interrompere l’assunzione dei nutrienti per
una qualche disfunzione, o nel caso
di un errato livello di PH, la pianta
assorbirà solamente acqua ed il liquido di irrigazione diverrà sempre
più saturo di elementi, facendo conseguentemente aumentare il valore
di EC dello stesso.
In tale situazione un misuratore di
EC è un vero e proprio salvavita in
quanto sarete in grado di accorgervi
in tempo della situazione e correggere gli eventuali problemi prima
che le vostre piante subiscano danni
permanenti a causa di una inestinguibile “fame” di un certo elemento
che non sono in grado di assorbire
per un qualche motivo.
Il lavoro necessario sarà comunque
minimo e largamente, enormemente ripagato dai risultati.
In queste pagine: la misurazione
dell’EC effettuata con un
misuratore digitale reperibile
in tutti i negozi specializzati.
Esistono diverse fasce di prezzo
per questo strumento, disponibile
anche in versione “combinata”
con altri apparecchi. Monitorare
il valore dell’EC è essenziale per
ottenere buoni risultati in idroponica.
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 29
LA FOTO DEL MESE
La foto del mese è di
GIULIO NESI di Prato.
Potete inviare le vostre
fotografie, in grande formato e
alta risoluzione, all’indirizzo email:
[email protected]
INDICE DEGLI
INSERZIONISTI
ADVANCED HYDROPONICS
ATAMI
EASTSIDE IMPEX
ELICENT
ENVIROLITE
GENERAL HYDROPONICS EUROPE
GIB
HN BLOOM
INDOORLINE
ITALGROW CAGLIARI
ITALGROW ITALIA
ITALGROW MILANO GENOVA
JOIN SOFTWARE
MCK
NUTRICULTURE
PLAGRON
Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 30