Numero ZERO - Settembre/Ottobre 2006 Giardinaggio Indoor www.giardinaggioindoor.it [email protected] Pubblicazione e distribuzione gratuita ---------------------------Responsabile di redazione Andrea Sommariva Caporedattore Massone Giada Redazione Massone Giada Cantabrina Glauco Manzilli Clementina Lodi Lidia Roccatagliata Giustina Collaboratori di redazione Noucetta Kehdi William Texier Fabio Troya Mal Lane Andrea Sommariva Christian Cantelli SOMMARIO EDITORIALE...................................4 NUOVI PRODOTTI.........................6 L’ESPERTO RISPONDE.................10 L’ARTE DELL’IDROPONICA..........15 ---------------------------Contatti: redazione ed informazioni generali [email protected] Pubblicità: [email protected] Giardinaggio Indoor è una pubblicazione bimestrale a distribuzione gratuita edita da Giardinaggio Indoor Via Varenna, 121 R. - 16155 Genova ITALY P. Iva 01564900999 ---------------------------I contenuti della pubblicazione sono di proprietà dell’editore, nessuna parte della rivista può essere utilizzata senza espresso consenso dell’editore. Le opinioni contenute nella pubblicazione ed espresse negli articoli dai giornalisti partecipanti alla redazione sono da considerarsi personali e non necessariamente condivise dall’editore. LE TALEE.......................................17 IDROPONICA O TERRA?..............19 L’ORTO IN CITTA’..........................24 L’ABC DELL’IDROPONICA............25 NEWS ............27 IDROPONICA: LA STORIA 28 LA MISURAZIONE DELL’EC..........29 Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 3 Editoriale a cura di Andrea Sommariva Nasce “Giardinaggio Indoor” la pubblicazione bimestrale dedicata alla coltivazione in ambiente chiuso ed a tutti gli aspetti ad essa direttamente od indirettamente legati. La rivista si rivolge a tutti coloro che, interessati a realizzare spazi verdi in ambiente domestico, necessitano informazioni tecniche e contatti tecnico-commerciali per raggiungere il proprio scopo: realizzare la propria coltivazione interna e controllata nonostante avversità di tipo ambientale e stagionale. Chiunque già utilizza o vorrebbe utilizzare piccoli sistemi idroponici, magari inseriti in un contesto a condizioni climatiche controllate, sa bene che non è molto facile reperire informazioni e prodotti di questo genere in Italia. Mentre in nord Europa e nei paesi anglosassoni il giardinaggio indoor è da tempo un hobby discretamente diffuso, in Italia, paese soleggiato e dal clima (ex) mite, l’appassionato attende la giusta stagione e si limita a coltivare le sue piante in campo aperto. Purtroppo la maggior parte di noi italiani oggi vive in città, grandi o piccole, e molto spesso non dispone di uno spazio proprio da dedicare al giardinaggio. La redazione di Giardinaggio Indoor è convinta che crescerà esponenzialmente il numero di appassionati a queste tecniche, in Italia, e si pone come obiettivo di divenire il tratto di unione fra gli appassionati ed i curiosi da una parte ed i maggiori attori e produttori di piccola idroponica e di prodotti per l’indoor dall’altra. Oggi molti pensano sia impossibile far crescere certe piante anche d’inverno, produrre velocemente talee in ogni periodo dell’anno, coltivare piante dalle necessità climatiche difficili, ottenere abbondanti raccolti fuori stagione e produrre ortaggi biologici per consumo familiare realmente esenti da metalli pesanti. G.I. si prefigge di aiutare i pollici verdi più esigenti e curiosi a conoscere nuove tecniche e prodotti e lo fa anche importando parte del ricchissimo patrimonio di conoscenza specifica esistente all’estero, attingendo dalle fonti internazionali più autorevoli e con il chiaro obiettivo di collegare l’offerta internazionale al coltivatore indoor italiano. La redazione di G.I. è composta da elementi internazionali accomunati da lunga esperienza di utilizzo o di produzione di articoli per il giardinaggio indoor. Coniugando le informazioni tecniche da noi trattate con la conoscenza delle necessità della pianta coltivata, il coltivatore indoor sarà in grado di ottenere splendidi risultati, comparabili ed in molti casi migliori di quelli ottenuti con la coltivazione in pieno sole e realizzabili durante tutto l’anno. Giardinaggio Indoor è una rivista a distribuzione gratuita che si sostiene attraverso la vendita di spazi pubblicitari ad alcuni fra i più importanti attori del mercato mondiale della coltivazione indoor. E’ reperibile presso i punti vendita specializzati o in abbonamento postale. “Giardinaggio Indoor” tratta argomenti relativi a: - PROPAGAZIONE, COLTIVAZIONE E MATURAZIONE DI VEGETALI IN AMBIENTE CHIUSO, UTILIZZANDO SIA PICCOLI E MEDI SISTEMI IDROPONICI ED AEROPONICI, CHE TRADIZIONALI VASI CON FIBRA VEGETALE O TERRICCIO. - REALIZZAZIONE DI AMBIENTI A FOTOPERIODO CONTROLLATO. - AUTOMAZIONE E CONTROLLO DEL CLIMA: UMIDITA’, VENTILAZIONE, AERAZIONE, TEMPERATURA, ANIDRIDE CARBONICA. - AUTOMAZIONE DELLA NUTRIZIONE E DEL CONTROLLO DEI PARAMETRI DI ACIDITA’ E SOLIDI DISCIOLTI. - COLTIVAZIONE “BIOPONICA” BASATA SULL’UTILIZZO DI NUTRIMENTI PER IDROPONICA DI NATURA ORGANICA, BIOLOGICAMENTE CERTIFICATI ED IMPIEGABILI SIA IN COLTURE COMMERCIALI CHE PER CONSUMO CASALINGO. - TUTTI GLI ASPETTI DIRETTAMENTE OD INDIRETTAMENTE COLLEGATI ALLA CREAZIONE E GESTIONE DI GIARDINI INTERNI. Giardinaggio Indoor può essere liberamente scaricata dal sito: www.giardinaggioindoor.it Attenzione: essendo il numero zero una versione a tiratura contenuta, questo redazionale ed altri articoli appariranno anche nel primo numero di G.I. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 4 NUOVI PRODOTTI RASSEGNA DELLE PIÙ INTERESSANTI NOVITÀ SUL MERCATO HIGROMITE NATURAL GARDEN WHOLESALE La National Garden Wholesale presenta higromite, un medium di concezione innovativa: si tratta di materiale estratto da depositi vulcanici in Nord America, in una zona dove milioni di anni fa si trovava un lago. Le alghe hanno lasciato ingenti quantità di silicati, che ritroviamo in questo substrato e che aiutano le piante a sviluppare un sistema radicale più forte e sano e a crescere rigogliose. E’ un prodotto assai versatile: può essere usato in qualunque tipo di coltivazione, mescolato al cocco, alla terra o all’argilla, aumentandone la capacità di assorbimento dell’ acqua e dei nutrienti; ottimo anche nella tecnica a strati, posto in fondo ai vasi. Higromite è altamente poroso ed è capace di assorbire fino a 150% del proprio peso in acqua, per poi rilasciarla gradualmente: questo elimina qualsiasi rischio di sovrairrigazione; inoltre la porosità favorisce l’aerazione. Si tratta di un substrato completamente riutilizzabile, che mantiene le sue caratteristiche inalterate nel tempo, è sterile e non contiene batteri, semi estranei o malattie, ma rilascia attivamente microelementi utili. BIOSEVIA GENERAL HYDROPONICS EUROPE BIOPONICA Brevetto internazionale n° 05.11569, 15/11/05 100% IDROPONICAORGANICA Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 6 Per molti anni i ricercatori di General Hydroponics hanno studiato intensamente con prove sperimentali e pratiche la via organica all’idroponica e grazie al lavoro svolto da William Texier nel 2004 si è giunti oggi nel 2006 ad avere un prodotto pronto all’uso, semplice ed efficace per coltivare con i vantaggi tecnici dell’idroponica e la genuinità del risultato biologico: BIOSEVIA infatti risponde al regolamento europeo N° 2092/91 sulla coltura biologica. Nutrimento per le piante 100% organico, è adatto sia alla coltura biologica in terra che come nutrimento biologico per colture idroponiche. La sua formula speciale è studiata per essere solubile al 100% in acqua senza lasciare tracce e odori nocivi, principale problema dei tradizionali fertilizzanti organici in coltura idro. Non lascia quindi depositi nei gocciolatori né intasa il sistema di pompaggio, si degrada molto velocemente impedendo così la prolificazione di batteri patogeni nella riserva. Contiene acidi umici che migliorano la salute della pianta. NUOVI PRODOTTI L’ORTO IDROPONICO ROBERTO DE’ RISI BUDLINK HYDROPONIC GENERATIONS Il testo propone tecniche di impianto per colture fuori suolo, studiate per soddisfare le esigenze degli appassionati di orticultura, ai quali offre un concreto strumento operativo per sfruttare spazi domestici di ogni dimensione. Si tratta di un manuale di coltivazione idroponica di ortaggi ad uso casalingo, che propone tecniche lungamente sperimentate desunte da quelle industriali, riadattate in maniera da permettere all’appassionato di disporre del proprio orticello biologico e magari trarne un piccolo profitto. Corredato di schede di coltivazione dei singoli ortaggi e consigli pratici, con foto a colori e tabelle, si rivela un utile strumento anche per studenti e tecnici del settore. Roberto de’ Risi è considerato uno dei pionieri nel settore dell’idrocoltura in Italia, e dal 1986 è direttore tecnico di un’azienda del settore. In italiano. Dopo anni di ricerca nasce Budlink, un pratico prodotto in grado di fornire alle vostre piante i silicati che necessitano, direttamente in forma liquida. Una soluzione concreta all’annoso problema della mancanza di questi elementi, che abbondano nel terreno ma che è tanto difficile apportare correttamente in idroponica. I silicati aiutano la pianta a difendersi dagli insetti e dai batteri, integrandosi nelle pareti delle cellule migliorandone e rinforzandone la struttura. Aiutano inoltre ad evitare nocivi accumuli di nutrienti nei tessuti e a ridurre la perdita dell’acqua attraverso la traspirazione. Utilizzato in forma di spray foliare Budlink costituirà una barriera particolarmente efficace contro batteri e affini. Biosevia nutrimento biologico NEEM REPEL HYDROGARDEN L’olio di Neem viene estratto dai semi della Azadirachta Indica, un albero che cresce in India e Sud America e che è da sempre utilizzato nella medicina Ayurveda e in omeopatia. Vengono utilizzate anche foglia, corteccia e legno, tuttavia il seme rimane l’elemento più attivo. FYTOCELL Direttamente da Melbourne, Australia, arriva un nuovo substrato per il fuori suolo: si tratta di un materiale bianco, leggero, spugnoso, sterile, dal pH neutro, completamente biodegradabile. L’interno e ricco di minute bolle d’aria che rendono impossibile la sovrairrigazione e mantengono ossigenate le radici: in questo materiale infatti è stabile la proporzione 37% aria e 60% acqua, ideale per qualunque pianta. Si tratta di un substrato facile da maneggiare, prodotto in diversi formati per venire incontro ad ogni esigenza, dalla propagazione alla coltivazione di fiori o ortaggi, sia a livello hobbistico che commerciale. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 8 Fytocell substrato (sotto) In grado di contrastare batteri, funghi e insetti, resta uno dei più validi alleati per sconfiggere le infestazioni: è utilizzato in via preventiva sia per via radicale che per via foliare. I metaboliti che la pianta elabora a partire da questa sostanza sono particolarmente sgraditi agli insetti nocivi senza essere dannosi per quelli utili, ed è inoltre un riequilibratore e uno stimolatore della crescita delle piante. Neem Repel, puro olio di neem, è un prodotto utilissimo per prevenire deleterie infestazioni e contribuire al tempo stesso a migliorare la salute della pianta: non ha nessuna controindicazione. Tenere una buona scorta di questo prodotto può letteralmente salvare le piante e il raccolto, ed evitare spiacevoli lotte con i parassiti. L’ESPERTO RISPONDE Vorrei sapere se giovani piante coltivate nel terreno possono essere trasferite in idroponica. Mi piacerebbe sapere che tipo di substrato necessita un’orchidea del genere phalaenopsis. Non è impossibile, ma spesso è difficoltoso e il risultato è incerto. Innanzitutto devi estrarre la pianta con tutta la zolla facendo attenzione a non spezzare le radici e a non danneggiarle. L’argilla espansa e perlite sono senz’altro i substrati più economici, e inoltre trattengono l’umidità. Poi scuotila delicatamente, e sciacquala per rimuovere ogni residuo di terriccio e impurità: è un’operazione molto importante, che va fatta con grande attenzione e cautela. Se la pianta ha molte foglie rimuovi quelle più in basso, poi mettila in un vaso pieno d’acqua tiepida, con le radici completamente immerse, meglio sarebbe se con un ossigenatore. Dopo circa 24 ore, tirala fuori, sciacquala ancora, e mettila nel tuo idrosistema. Non vi è problema alcuno invece per interrare giovani piante nate in idroponica, che saranno più forti e rigogliose di quelle nate in terra. Ricorda che si tratta di materiali inerti, quindi fai molta attenzione alla quantità di fertilizzante: inoltre se non usi un nutrimento foliare ricorda di lavare spesso il substrato, in modo da evitare accumulo di sali. In alternativa, puoi ricorrere alla corteccia, che decomponendosi libera microelementi utili alla pianta. In ogni caso l’ultima parola va al vivaista di fiducia che ti ha venduto la singola pianta e ne conosce bene le caratteristiche. Per il mio impianto idroponico di medie dimensioni uso l’acqua del rubinetto, che però ho notato essere additivata con una certa quantità di cloro. Può essere un problema? Cosa posso fare per mitigarne gli effetti? Il cloro viene aggiunto come disinfettante dall’acquedotto, in dosi variabili da zona a zona. Non si tratta di un problema insormontabile, basta che ti ricordi di lasciare l’acqua a decantare in in recipiente aperto, meglio se con un ossigenatore, per 48 ore prima di aggiungerla al tuo idrosistema. Alcune persone, avendo sistemi poco capienti, si orientano addirittura sull’acqua in bottiglia, in modo da potere avere subito sott’occhio composizione e pH, e senza l’inconveniente del cloro. Per chi coltiva in grande invece, può essere interessante un impianto per l’osmosi inversa, utilizzato anche in acquariologia e per l’alimentazione umana: permette infatti l’eliminazione di particelle inquinanti anche infinitesimali, compresi virus, batteri ed impurità in genere, arrivando alla totale purezza batteriologica. Le piante cresciute in un sistema idroponico hanno uno sviluppo radicale migliore e più veloce, e sono generalmente più sane e resistenti: germinare e sviluppare le giovani piantine fuori suolo per poi trapiantarle in terra è una tecnica molto diffusa. Anche in caso di talee si può procedere nello stesso modo. Passare invece dalla terra all’idroponica è difficoltoso. HAI UNA DOMANDA PER L’ESPERTO DI GIARDINAGGIO INDOOR? SCRIVI QUI: [email protected] Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 10 L’ESPERTO RISPONDE Posso utilizzare la la fi cocco Posso utilizzare fibra bra di di cocco nel mio nuovo sistema idroponinel mio nuovo sistema idroponico “a secchio”? secchio”? co “a Assolutamente no, il cocco è un ottimo sostituto del terriccio, a cui si può anche mischiare per renderlo più drenante e leggero, ma non è adatto come medium del tuo sistema: corri il rischio di otturare i tubi e ti ritroveresti con una poltiglia fangosa a far marcire la tua pianta. Usa l’argilla, o il silicato fossile, dopo averli ben sciacquati sotto acqua corrente, e ricorda di lavarli dopo ogni ciclo di coltivazione. Esistono diversi tipi di coccinella, tutte impiegate nella lotta contro gli insetti dannosi di cui si cibano, sia allo stato adulto che in quello larvale. Ideali per contrastare infestazioni di acari, cocciniglia e ragno rosso, sono reperibili nella biofabbriche. Vorrei reinvasare una piccola pianta grassa: quale è il periodo dell’anno più adatto? Inoltre vorrei sapere se devo innaffiarla ed eventualmente con che frequenza. Ho una piccola serra in cui coltivo a livello amatoriale diversi tipi di verdura in idroponica, e recentemente ho notato una preoccupante infestazione di ragnetti rossi. Ho provato a risolvere con prodotti biologici in spray, ma non sembra essere sufficiente. Esiste un altro sistema biocompatibile per stroncare definitivamente questo parassita? Affidati agli antagonisti naturali, in questo caso il Phytoseiulus persimilis, un insetto poco più grande del ragnetto rosso, molto mobile e assai aggressivo, che ti libererà dallo sgradito ospite. Lo puoi reperire in grandi garden o presso i fornitori dei vivaisti, i quali hanno un apposito settore denominato appunto “controllo biologico”, dove allevano questi ed altri utili insetti. Il controllo naturale dei parassiti costituisce un argomento affascinante che approfondiremo in futuro. Il periodo migliore per il reinvaso è marzo, quando la ripresa vegetativa della pianta sarà al massimo. E’ importante scegliere il terriccio apposito, molto drenante, e posizionare la pianta in una zona ben soleggiata. Cactus in coltivazione idroponica Annaffia spesso, anche tutti i giorni se fa molto caldo e il terreno si asciuga in fretta: contrariamente a quanto si pensa infatti, anche i cactus necessitano di molta acqua. Attenzione che non si formino ristagni nel sottovaso e che il terreno non resti zuppo, e cerca di non bagnare mai la pianta direttamente, per evitare che marcisca. Ho acquistato recentemente una palma da cocco, alta una settantina di centimetri, in un supermercato. Il vaso mi pareva molto piccolo, così l’ho trapiantata, ma in pochi giorni le foglie si sono riempite di puntini gialli e marroni, e hanno iniziato a seccare ai bordi. Può essere un fenomeno legato allo stress? Come posso intervenire? Senza vedere la pianta e senza dati sul terriccio nè sull’esposizione è difficile farsi un’idea precisa: potrebbe trattarsi di carenza di potassio, ma non è da escludersi lo stress per i repentino spostamento e travaso. In futuro evita di comprare piante nei supermercati: non offrono alcuna garanzia nè assistenza e spesso i vegetali arrivano già provati dal trasporto. HAI UNA DOMANDA PER L’ESPERTO DI GIARDINAGGIO INDOOR? SCRIVI QUI: [email protected] Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 11 L’ARTE dell’IDROPONICA di William Texier Durante gli ultimi 20 anni, i progressi nella tecnica della coltivazione indoor sono stati talmente notevoli da ottenere sistemi idroponici di prezzo e dimensioni contenuti, idonei anche al semplice appassionato, che potrà tranquillamente utilizzarli sul balcone, sulla veranda, oppure in casa davanti ad una finestra o sotto una luce artificiale. Se lo spazio a disposizione è molto, non manca l’offerta di sistemi da serra, per permettere un ricco, sano e abbondante raccolto, da distribuire tra amici e conoscenti o da rivendere. E’ fatto noto che in idroponica la qualità del prodotto è superiore per sapore, resa, rapidità di sviluppo, sfruttamento delle potenzialità della pianta, e che ovviamente offre la certezza di una pianta non trattata con sostanze pericolose per la salute. Poiché questi sistemi hanno una grande scorta di acqua, si potrebbe pensare che le piante siano quasi autosufficienti, e che scegliendo questa tecnica di coltivazione si non sia necessario dedicare molto tempo alle nostre piantine, ma non è così: il loro metabolismo infatti è più veloce e richiede cure. Le motivazioni che spingono verso l’idroponica non vanno cercate nella mancanza di tempo per badare all’orto tradizionale, ma nella ricerca di un risultato di qualità superiore. In effetti, l’argomento è spesso fonte di una certa confusione, dovuta anche ad un certo uso disinvolto dei termini: per idro coltura, ad esempio, s’intende di solito un sistema passivo, che si avvale di accessori quali gocciolatori. L’idroponica è una tecnica dinamica, che sfrutta l’uso di pompe per creare un ricircolo di soluzione nutritiva e di ossigeno. Vediamo quali sono i sistemi più comuni, classificati approssimativamente in quattro categorie a seconda della tecnologia usata: Sistemi a gocciolamento Partendo da una linea principale, piccoli tubi di plastica portano ad intervalli regolari, scanditi da un timer, l’elemento nutritivo ad ogni singola pianta. Si tratta di un sistema sviluppato in lunghezza, composto da vassoi rettangolari contenenti lastre di substrato neutro, come la fibra di coc- co, sulle quali sono adagiati cubi di rockwool in cui la pianta è radicata. Un serbatoio posto nella parte inferiore convoglia l’acqua in eccesso e a seconda del sistema, la rimette in circolo o la espelle. Questo tipo di sistema può essere anche molto piccolo, 30x55 cm, ed è versatile e semplice da utilizzare anche per un principiante, in quanto entro certi limiti il medium protegge le radici dagli sbalzi di temperatura e d’umidità, e dagli errori dell’operatore. L’irrigazione è la parte più complessa: troppa acqua e le radici si decomporranno per mancanza di ossigeno, non abbastanza ed i sali si si accumuleranno nel cubo di rockwool impedendo l’assorbimento dei nutrienti. Esiste inoltre un problema ecologico: è necessario cambiare il medium ad ogni ciclo di coltivazione, producendo rifiuti non riciclabili; se per l’amatore è una piccola noia, diventa un fattore assai importante nei paesi con una massiccia produzione in serra, come l’Olanda, dove la lana di roccia è impiegata in quantità industriali sia nella coltivazione dei fiori che dell’ortofrutta. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 13 L’arte dell’idroponica Nella colonna d’irrigazione che collega i due contenitori viene pompata aria attraverso un ossigenatore: il livello dell’acqua sale e bagna l’argilla. Poi, per effetto della gravità stessa, il liquido si convoglia verso il fondo forato e torna nel serbatoio, dove viene rimesso in circolo. Ebb e flood Il sistema è solitamente di forma quadrata, composto da un vassoio forato e da un serbatoio sottostante. Ad intervalli regolari una pompa temporizzata riempie d’acqua fertilizzata il vassoio colmo di materiale di ancoraggio (lana di roccia o, meglio, argilla, meno incline alle infestazioni d’alghe e più ecologica), dal quale poi defluisce dagli appositi fori, tornando nel serbatoio. Questo tipo di “vasi attivi” sono ideali per singole piante, che possono svilupparvici per anni e raggiungere dimensioni impressionanti, ma hanno un’autonomia di pochi giorni se non vengono dotati di un serbatoio supplementare. Un sistema alternativo prevede che il vassoio resti vuoto e che le piante siano direttamente inserite in appositi buchi. Alzando e abbassando lentamente il livello dell’acqua si produce un’eccellente ossigenazione, fondamentale per la buona riuscita di una coltivazione idroponica, ma resta indispensabile una buona gestione idrica per evitare danni alla piante: nell’insieme si tratta di un sistema che può dare grandi soddisfazioni, ma non adatto ai principianti e che richiede un po’ di pratica per un risultato ottimale. N.F.T. (Nutrient Film Technique) Sviluppato in Inghilterra da A. Cooper negli anni 60, si tratta del primo vero sistema idroponico, semplice da assemblare con pezzi reperibili nei negozi di ferramenta. Idro aeroponica Questa tecnologia è stata sviluppata simultaneamente in Israele e all’università del Davis in California, negli anni 70, ed è un metodo di coltivazione molto apprezzato e diffuso. E’ un sistema a ricircolo, ecologico e senza sprechi, con un’alta autonomia. Il movimento continuo della soluzione fertilizzante garantisce ossigenazione e evita ristagni nocivi nella zona radicale. Questi sistemi sono costituiti da due secchi, incastrati l’uno nell’altro: quello superiore, dal fondo bucherellato, contiene un medium d’ancoraggio, come l’argilla, mentre quello inferiore svolge la funzione di serbatoio. Per operare su più larga scala, ci si può orientare su unità modulari: si tratta di tubi, con fori in cui inserire cestelli forati colmi di argilla espansa per l’ancoraggio della piante, in cui scorre un flusso consistente (della profondità di circa 8 cm.) di soluzione nutriente. L’acqua fertilizzata viene erogata in getti, che permettono la forte ossigenazione da cui deriva il termine aeroponica, e che garantiscono una crescita realmente impressionante. Questo tipo di sistema, proposto in un’ampia varietà di misure (da 2x1 metro a 30x7 metri), permette il riciclo di tutti i materiali impiegati, e un ottimale controllo diretto del flusso d’acqua (con la pompa sempre accesa o spenta durante la notte). Richiede tuttavia una certa attenzione per la temperatura del liquido, in cui le radici sono immerse totalmente, e un ambiente ben arieggiato. L’elemento nutritivo è distribuito in forma di sottile pellicola d’acqua dal flusso costante, grazie ad un semplice ma ingegnoso metodo: si tratta di una tavola leggermente inclinata, montata su una struttura metallica e ricoperta da un foglio di plastica, su cui vengono disposte le piantine nei cubi di rockwool. La plastica è piegata e fissata in modo da formare una depressione centrale in cui l’acqua può scorrere, e sul fondo è presente una canaletta che convoglia il liquido irriguo nel serbatoio, da dove rientrerà in circolo. Il sistema offre buona buona ossigenazione, ma in caso di guasto l’autonomia delle piante è di poche ore, ed è sconsigliato per coltivazioni di vegetali di grandi dimensioni per la scarsa possibilità di gestione di grosse masse radicali. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 15 L’arte dell’idroponica PER CONCLUDERE Per più di 20 anni ho coltivato le mie piante in idroponica: pianto sempre alcuni esemplari in terra, per comparare gli sviluppi. La differenza nei risultati non smette di stupirmi. Solo poche specie non danno grandi soddisfazioni con questa tecnica: di solito si tratta di piante difficili da trapiantare e che necessitano di essere seminate e germinate nello stesso posto dove cresceranno. QUALE SCEGLIERE? Per una scelta ponderata, bisogna prendere in considerazione diversi fattori: lo spazio a disposizione, gli obbiettivi da raggiungere, i mezzi finanziari ed il tempo a disposizione per il progetto. Come regola generale, migliore è il sistema e più veloce è la crescita, ma anche più impegnativa la manutenzione. E’ da prevedere una spesa iniziale considerevole, ma che verrà in fretta ammortizzata dai risultati ottenuti. Qualunque sia la scelta finale, ci sono alcune regole fondamentali a cui attenersi: - ventilazione: la stanza in cui tenete le vostre piante deve essere arieggiata molto bene per eliminare l’eccesso di umidità e per apportare CO2. - alcuni ventilatori saranno d’aiuto per eliminare le tasche d’aria calda e umida e per rendere il fusto delle piante più robusto. - in caso di luci artificiali va ricordato che il loro raggio d’azione è piuttosto limitato, quindi andranno tenute il più possibile vicino alle piante, facendo però attenzione a non bruciarle. La distanza consigliata varia a seconda del tipo di bulbo utilizzato. Può essere utile potare i rami più bassi che ricevono poca luce. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 16 - in estate, se coltivate in uno spazio ristretto, può essere una buona idea accendere le luci di notte, approfittando del fresco. - La soluzione nutriente deve essere mantenuta più fredda possibile per tenere alta l’ossigenazione delle radici: la temperatura ideale è attorno ai 18 C°, e il ph deve avere un valore compreso tra 5,5 e 6,5. Il valore ideale dell’EC è tra 0,4 e 0.8 per le talee, 1,6 per le piantine giovani, 2,0 per lo stadio vegetativo, e tra 1 e 1,8 per lo stadio di fioritura o fruttificazione. - La scelta dei nutrenti è molto importante: per definizione il medium deve essere neutro, quindi fertilizzanti costituiscono la sola fonte di nutrimento per la pianta. Deve essere completo e bilanciato, i sali devono essere puri per un migliore assorbimento, ed è da preferirsi liquido perché non intasi le canaline. Leggete con attenzione le etichette e non esitate a fare qualche test comparativo personale: la fertilizzazione è un fattore che influirà moltissimo sulla vostra coltivazione. Esistono moltissimi generi di Orchidea, la maggior parte dei quali si presta particolarmente bene alla coltivazione fuori suolo. La qualità della produzione è l’obiettivo principale del coltivatore domestico: purtroppo nessun fertilizzate specifico, che io sappia, è stato certificato come organico (anche se alcuni si fregiano di tale caratteristica). Infatti, perché un nutrimento sia organico, deve essere prodotto da organismi viventi e poi reso disponibile per il sostentamento della pianta; in idroponica, questi organismi competono con le piante per l’ossigeno, prosperano e si sviluppano al punto di colonizzare il sistema e le radici impedendone le funzioni vitali. Sono tuttavia in commercio prodotti ad alto valore nutritivo, con una resa pari o superiore ai migliori terricci. In questi anni ho fatto il possibile per ottenere un tipo di coltivazione il più possibile biologica, per quanto un intrico di tubi di plastica non richiami alla mente qualcosa di vicino alla natura: non ho mai fatto ricorso ad antiparassitari (o, ovviamente ai diserbanti), ricorrendo agli insetti predatori per ricreare un microcosmo biologicamente differenziato. E’ una sfida affascinante. La coltivazione delle piante, nell’equilibrio tra tecnologia e rispetto della natura, dona grandi soddisfazioni e grandi risultati: spero possiate scoprirlo in prima persona. l e LA PROPAGAZIONE PER TALEA La talea è un metodo di propagazione molto utilizzato, poichè offre notevoli vantaggi: da una singola pianta, anche piccola, si possono ottenere innumerevoli talee che diventeranno identiche alla pianta madre. Da ogni pianta si possono produrre talee di tipo differente: ad esempio i gerani radicano molto facilmente per talea erbacea, nelle rose si procede quasi esclusivamente per talea legnosa, ficus e begonie si propagano rapidamente per talea fogliare. Prima di prelevare il materiale per procedere è quindi bene informarsi sul tipo di talea che ci può garantire maggiori successi a seconda della varietà che vogliamo propagare. TA L E E svilupperanno le nuove radici, avendo la cura di rimuovere le foglie nella parte bassa. Talee legnose Le talee legnose si praticano in autunno, prelevando porzioni di rami dell’anno precedente, bastano 1015 cm., badando di scorticare leggermente la corteccia alla base e di togliere le foglie alla base: le foglie restanti vanno tagliate circa a metà. Questo tipo di talea si pratica soprattutto con le piante ad alto fusto. Talee di foglia Le talee di foglia si praticano in primavera o a fine estate, prelevando foglie con picciolo oppure porzioni di foglia, come nel caso della begonia. primavera, prelevando una porzione di radice comprendente un apice radicale, e la si interra poco profondamente. In genere queste talee si praticano con piante dalle foglie succulente, scegliendo le foglie più sane, possibilmente tra quelle prodotte già da alcune settimane. Talee di cactacee Le talee di cactus e di piante succulente radicano con tale facilità, che questo metodo di propagazione viene utilizzato anche nel caso di piante malate, dalle quali si prelevano le parti sane con un taglio netto. Talee di radice Si tratta di un metodo poco utilizzato: si procede a fine inverno o in Le parti ottenute vanno lasciate asciugare qualche giorno e semplicemente interrate. Vediamo in breve le tipologie: Talee erbacee Le talee erbacee si praticano in primavera su piante perenni e piccoli arbusti, prelevando un piccolo rametto, e avendo l’accortezza di staccare con esso anche una piccola porzione laterale del fusto. Talee semilegnose Le talee semilegnose si praticano in estate su alberi e arbusti, prelevando porzioni di ramo giovane di 10-15 cm., già parzialmente lignificate. Si interrano per alcuni centimetri, inserendo nel composto di radicazione almeno un nodo, punto da cui si La propagazione per talea è un metodo molto valido, usato sia in orticoltura che in floricoltura, per ottenere cloni perfetti della pianta madre. La semplicità di questa tecnica la rende adatta anche ai neofiti e può dare grandi soddisfazioni. Per avere consigli sulla la tipologia di clonazione che più si addice alle vostre piante, chiedete al vostro negoziante di fiducia. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 17 l e TA L E E COME PROCEDERE no solamente sul substrato di radicazione. Una volta prelevate le porzioni di fusto, foglia o radice, dovremo porle in un contenitore, in cui avremo messo il substrato che preferiamo. Coltivando in idroponica è consigliabile utilizzare cubetti di rockwool: si tratta di materiale inerte, pratico da maneggiare e da gestire. Sarà sufficiente prenderne uno per talea, lasciarlo in ammollo in acqua tiepida per qualche ora, strizzarlo bene ed infine inserire il gambo per un paio di centimetri nel foro preesistente. Se coltiviamo in terra, bisogna ricordare che la miscela deve essere leggera, arieggiata e non troppo drenante: in genere si utilizza un miscuglio di sabbia e torba, a cui si aggiunge una piccola parte di perlite, per aumentare l’aerazione, e di vermiculite, per conservare l’umidità. Per evitare lo sviluppo di muffe è consigliabile sterilizzare il terreno, con vapore o in forno, a 100-120°C per alcuni minuti. E’ possibile rivolgersi ad un negozio specializzato e acquistare direttamente il terriccio adatto già preconfezionato. Le porzioni di stelo vanno interrate di alcuni centimetri, premendo con delicatezza la terra intorno alla base, mentre le talee di foglia si appoggia- Il substrato va mantenuto costantemente umido, e per evitare un eccesso d’acqua che farebbe marcire le piante è bene vaporizzare più volte al giorno piuttosto che bagnare direttamente. Avremo la certezza che le talee hanno attecchito quando le radici spunteranno dal lato inferiore del cubetto di lana di roccia o vedremo spuntare le prime nuove foglie: sarà allora giunto il momento del primo travaso per le giovani piantine. Se l’umidità ambientale fosse insufficiente, si può ricorrere a miniserre di plastica o coperture con teli di nylon, facendo grande attenzione all’eventuale insorgere di patologie e funghi. E’ importante che i cloni siano posti in un luogo luminoso ma non esposti direttamente alla luce solare, in caso di coltivazione indoor andranno benissimo i tubi al neon o le lampade apposite. Il clima deve essere caldo e ventilato. Esistono in commercio sistemi pensati appositamente per le talee, poco ingombranti e particolarmente efficaci. Prevedono a seconda del modello, l’uso di ossigenatori, riscalatori, o coperchi, e permettono l’accesso e la manutenzione delle singole talee. COSA SERVE: MATERIALI Innanzitutto uno strumento molto affilato, meglio un bisturi o una cesoia apposita, per praticare incisioni nette, decise, senza strappi o sfrangiamenti del tessuto: si procede con un taglio obliquo, come nelle potature. Dopo ogni uso, sterilizzare il materiale. In un negozio specializzato possiamo trovare l’indispensabile ormone radicante, in gel o in polvere, in cui va intinta la parte inferiore della talea prima di metterla a dimora. Questo trattamento, atossico e biologicamente compatibile, aumenterà esponenzialmente le probabilità di buona riuscita. Contenitori poco profondi e perfettamente puliti, meglio se sterilizzati, in cui porre le nostre piccole talee. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 18 L’IDROPONICA SFIDA LA COLTIVAZIONE IN TERRA: VANTAGGI non importa che abbiate un giardino, o un balcone, o che il terreno sia povero e arido. Se fino a non molti anni fa l’idea di coltivare senza la terra suscitava perplessità, oggi anche in paesi come l’assolata e fertile Spagna l’idroponica è diffusa: la gente se ne interessa, vuole saperne di più, si pone domande. Quali sono i vantaggi rispetto alle coltivazioni tradizionali? Si tratta di un metodo organico? Come si spiegano i risultati sorprendenti ottenuti? - Nessun problema di vermi, minor rischio di infestazioni, e nessun seme indesiderato nelle coltivazioni fuori suolo: quindi niente erbicidi e pochissimi pesticidi, di tipo biologico. Iniziamo con una panoramica dei vantaggi: - In terra le piante devono fare uno sforzo supplementare per assimilare il nutrimento, che trovano invece pronto all’uso in idroponica. Dovranno solo assorbire e crescere, ecco perché lo sviluppo è più rapido. - Niente terra significa che potrete coltivare dove volete, non importa dove vi troviate: in una grande città, in un paesino, in periferia, - Il ricircolo permette di risparmiareingenti quantità d’acqua e di fertilizzanti: meno sprechi dunque. - Nel terreno la pianta deve sviluppare un grande apparato radicale per andare alla ricerca dei nutrienti, mentre in acqua concentrerà le risorse nelle foglie, nei fiori e nei frutti, con risparmio di spazio e raccolti di qualità migliore. - Nelle coltivazioni tradizionali è molto difficile provvedere adeguatamente all’areazione delle radici. - L’idroponica rende possibile un controllo diretto sulle necessità della pianta e la stimolazione della crescita, sfruttando appieno le potenzialità dei vegetali. - Il vigore e la forza delle piantine nate in acqua è noto: spesso si ricorre a talee idroponiche che verranno poi trapiantate in terra, per assicurarsi risultati migliori. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 19 Una volta assemblato e messo in opera, il sistema idroponico può andare avanti per molto tempo senza ulteriori investimenti: è pulito e senza sprechi, e garantisce risparmio di tempo, lavoro e denaro. In breve, ricorrendo a questa tecnica si può mettere in conto un aumento delle prestazioni del 30%: 30% in più nel numero delle piante, del 30% più veloce la loro crescita, del 30% maggiore il raccolto, e principi attivi presenti nelle piante del 30% superiori. Ma c’è ancora una questione importante da affrontare: tutti sappiamo che nel terreno ci sono circa 100 differenti elementi che giovano alla salute delle piante e alla nostra, e che non tutti sono presenti nei nutrienti per idroponica. Come per il vino, le qualità intrinseche del terriccio determinano la qualità del raccolto. Anni di ricerca hanno portato alla creazione di integratori di minerali e di microelementi che rendono l’alimentazione delle piante vicinissima a quella delle coltivazioni tradizionali, introducendo di fatto elementi tipici Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 20 della terra nella coltivazione idroponica. I fertilizzanti specifici sono composti da sali minerali purificati: un mix di macro elementi primari e secondari, più microelementi e tracce di elementi. Non sono tutti uguali tra loro, alcune compagnie producono fertilizzanti essenziali, mentre altri propongono formule ricche e complesse, disponibili anche nella versione per acque dure o leggere, per venire totalmente incontro alle esigenze del coltivatore. Purtroppo non è facile operare distinzioni tra le varie marche, e spesso la lettura dell’etichetta non basta a dissipare i dubbi: l’unica strada da seguire è chiedere al negoziante di fiducia e compiere i propri test. Anche i produttori stessi si rendono disponibili a chiarimenti sulla lista dei componenti e sulla “ricetta” alla base dei loro prodotti. Quando la formula è ben realizzata, i fertilizzanti sono immediatamente solubili e assimilabili dalle radici: si trovano sul mercato in forma liquida o in polvere, in confezioni singole o bi-tricomponenti, a volte anche in quattro separati elementi da usare contemporaneamente. Può sembrare difficile, ma non è così: dosi e modalità di utilizzo sono sempre riportate in etichetta con l’ausilio di pratiche tabelle. La divisione nella somministrazione dei nutrienti è basata su studi che hanno dimostrato le diverse esigenze della pianta nei vari stadi della crescita, principalmente radicazione, vegetativa e fioritura/fruttazione. Come regola generale, una pianta consuma più azoto durante la fase formativa o vegetativa e più fosforo, potassio e magnesio quando fiorisce. di ioni, che possono essere ottenuti naturalmente o in maniera artificiale, ma che sono stati purificati e raffinati. Visti i vantaggi molti usano fertilizzanti idroponici nella coltivazione in terra, con ottimi risultati: basta attenersi scrupolosamente alle dosi indicate in etichetta. Sono reperibili sul mercato molti tipi di fertilizzanti, per ogni esigenza: liquidi, in polvere o granulari, singoli o multicomponenti; il negoziante di fiduca potrà consigliare quello più adeguato al vostro tipo di coltura. E’ interessante anche l’offerta di booster e additivi, assolutamente non tossici, disponibili in commercio per accelerare la crescita o migliorare la produzione. In caso di problemi di sorta, ci si può affidare ai consigli dell’esperto per somministare un prodotto correttivo o per l’acquisto di strumenti di misurazione professionale in grado di monitorare con precisione e semplicità tutti i parametri fondamentali per uno sviluppo ottimale. Annotando con cura tutte le fasi della crescita, i nutrienti somministrati, i valori di temperatura e umidità, sarà più semplice fare una diagnosi nel caso che qualcosa non vada per il verso giusto. Durante il ciclo di sviluppo, la pianta inoltre consumerà calcio, zolfo e micronutrienti quali ferro, manganese, boro, molibdeno e rame. La somministrazione dei nutrienti si adatterà ad ogni ciclo, fornendo alla pianta esattamente quello di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno, sfruttandone così al meglio il potenziale genetico. Molti si chiedono tutt’oggi se i fertilizzanti idroponici siano organici: la risposta è no. Ma vediamo la differenza tra “organico” e “idroponico”. Un nutrimento si dice “organico” quando nessun prodotto chimico creato dall’uomo o artificiale è stato usato per la sua realizzazione: in idroponica i fertilizzanti sono costituiti da sali minerali purificati. Nella terra, miliardi (parecchi milioni per grammo di terra) di microorganismi decompongono la materia organica (concime) e ne trasformano le molecole (non assi- milabili dalle piante) in ioni che le piante possono assorbire. Anche in acqua la pianta si sostenta attraverso gli ioni, che sono però di origine minerale e non organica. Ai fini del consumo dei vegetali prodotti non si riscontra alcuna differenza: in entrambi i casi si tratta di fertilizzare al meglio le piante ed evitare qualunque sostanza dannosa; gli elementi che forniamo come nutrimento sono gli stessi, solo provenienti da fonti diverse (organiche in un caso, minerali nell’altro). C’è da considerare anche un fattore rischio presente nel fertilizzante tradizionale organico: trattandosi di procedimento naturale, è possibile incappare in pesticidi o metalli pesanti tossici come nichel, mercurio, piombo o zinco, presenti nei fanghi o dagli scarti di pesce usati come concime, o provenienti da precedenti raccolti usati nel compost. In idroponica, gli elementi minerali sono forniti tramite sali minerali sotto forma Pur non essendo propriamente parassiti, le formiche possono danneggiare le foglie e aumentare il rischio di infestazioni da afidi. La loro presenza è quindi da evitare. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 21 IDROPONICA CONTRO LA FAME NEL MONDO HYDRO FOR HUNGER Si tratta di un progetto, partito nel 2002, supportato da diverse associazioni e produttori indipendenti, che si propone di portare ai popoli dei Paesi in via di sviluppo le conoscenze e gli strumenti per rendersi autonomi attraverso l’uso di sistemi idroponici semplici e pratici, in modo da produrre cibo sano e abbondante. Gli strumenti concepiti per questo programma non prevedono l’uso di elettricità, o di strumenti sofisticati, e nemmeno di fertilizzanti chimici: vengono invece adattati alle risorse locali come bat-guano, worm casting, bamboo, fibra di cocco, sabbia. Viene sfruttata la gravità per i sistemi a gocciolamento o la manutenzione manuale quotidiana: fra i Paesi già coinvolti la Colombia, il Brasile, il Messico, lo Zimbawe e la Tanzania. Negli ultimi tre anni HFH ha raccolto oltre 37.000 dollari per contrastare la fame nel mondo, attraverso sponsorizzazioni, donazioni private, e attraverso la vendita di una linea di fertilizzanti e prodotti per la coltivazione creata appositamente; il denaro raccolto viene donato all’associazione Institute of Simplified Hydroponics, che sta attualmente lavorando in 17 Paesi, con priorità in Afghanistan e Sri Lanka. L’Institute of Simpliefied Hydroponics nasce nel 1995, si tratta di un’associazione no profit non governativa, che s’impegna nella produzione di materiale e strumenti per l’insegnamento e l’applicazione delle tecniche idroponiche semplificate, che si stima potrebbero aiutare 200 milioni di famiglie in difficoltà. Quest’associazione agisce in collaborazione con la FAO e con i Ministeri dell’Agricoltura e dello Sviluppo dei Paesi coinvolti. Attualmente è allo studio un progetto di microfattoria, pensato per un acro di terreno povero o degradato, semi arido o montagnoso, in grado di aumentare sensibilmente il raccolto di quelle famiglie che vivono d’agricoltura utilizzando le risorse locali. La sperimentazione viene condotta in Messico, e tutto è calcolato per essere assolutamente funzionale e performante, ed entrare a far par- Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 22 te di un ciclo continuo di produttività senza nessuno spreco di risorse. Ogni punto del progetto è seguito da un team, ma l’aiuto esterno è gradito: sono dunque ben accetti suggerimenti e collaborazioni. A seguire, i punti principali del programma, che potrete trovare riportati in maniera molto dettagliata e con tutte le specifiche del caso (in inglese) sulla pagina: http://www.carbon.org/microfarms/ microfarmpage1.htm Progettazione di una casa funzionale di 400 metri quadrati, comprensivi di patio e aia, con materiali reperibili in loco e facilmente trasportabili a dorso di mulo, come il bamboo. E’ previsto anche un approfondimento sui mezzi per convogliare i raggi solari e utilizzarli per cucinare. Progettazione di un orto dove potere coltivare 20 diverse varietà vegetali ad uso familiare. Si prevede l’uso di 20 casse appoggiate su bancali da spedizione, riempite con substrati locali. Ogni adulto deve avere almeno 1 kg. di prodotto per sè, e ogni bambino mezzo kg., per cui si calcola che circa 6 kg. al giorno vengano consumati dalla famiglia. Gli scarti nutriranno le capre e i vermi. Progettazione di un campo di 40 metri quadrati per produrre vegetali adatti alla vendita, da cui trarre guadagno. Utilizzando l’idroponica semplificata, su uno spazio di 300 metri quadrati si possono ottenere 300 lattughe al giorno, che rivendute a 3 pesos ognuna frutteranno 900 pesos (90 dollari). Progettazione di uno spazio per l’allevamento delle capre. 100 metri quadrati vengono dedicate alle capre, tre femmine, che produrranno latte molto nutriente ed importantissimo per la sopravvivenza dei bambini. I rifiuti solidi prodotti dalle capre alimenteranno i vermi. A conti fatti, una capra rende fra i 54 e 104 pesos per metro di terra occupato. Progettazione di uno spazio per l’allevamento dei vermi. I vermi trasformano i rifiuti in fertilizzante e costituiscono un ottimo cibo per i pesci. Progettazione di un laghetto per i pesci. Forse la parte più difficile da realizzare. Si stima una produzione mensile di 200 pesci “tilapia”, ricchi di proteine, del peso di circa 1 kg. l’uno, per il consumo della famiglia e per la vendita. I pesci vengono alimentati con i vermi e con le alghe del laghetto, che misura circa 500 metri quadrati per uno di profondità. Vi si preleverà l’acqua per irrigare, così da provvedere contemporaneamente alla fertilizzazione delle piante e ad un ricambio d’acqua per i pesci. Progettazione di un campo di mais. Il campo misurerà 1200 metri quadrati e produrrà 1200 kg. di mais all’anno e 3600 kg. di foraggio per gli animali, e verrà fertirrigato dal laghetto dei pesci. Il mais costituisce la base della dieta ed è molto versatile. Progettazione di un campo di legumi. Sviluppato su 2700 metri quadri, viene fertirrigato con l’acqua del laghetto nella misura di 2700 litri al giorno. I legumi sono ricchi di proteine, di lisina e di ferro, e completano perfettamente la dieta a base di mais. Progettazione di una siepe perimetrale di more. Lungo il perimetro esterno sono previsti 390 metri di siepe di more, una pianta per metro. La siepe viene fertirrigata dal laghetto, e produce tra i 7 e i 9 kg. di frutti per pianta, a partire dal terzo anno. Progettazione sistema di approvvigionamento idrico. Da questo dipende l’esistenza stessa della fattoria. Dove cercare: fiumi o ruscelli, falde sotterranee, acqua piovana, o una fonte che filtra attraverso al terreno. LINK: http://www.hydroforhunger.org/ http://www.carbon.org/ ORTO IN CITTÀ Siamo abituati a vedere far capolino da balconi e terrazzi cittadini belle piante che rallegrano il grigio circostante, magari gerani o ciclamini, piccole palme o piante grasse; ultimamente però ci si può imbattere in una nuova tendenza: quella dell’orticoltura casalinga. Nata negli Stati Uniti negli anni ‘90, ha attecchito recentemente nel nostro Paese la moda degli ortaggi auto prodotti, una tendenza dovuta alla necessità di avere un prodotto sano e genuino ad un prezzo contenuto, ma anche alla voglia di ritorno alla terra, ad un hobby che permetta di staccare dalla vita frenetica della città per ristabilire un contatto con la natura. Da non sottovalutare, il fattore semplicità: si tratta di investire poche decine di euro, non è necessaria nessuna attrezzatura particolare, né conoscenze specifiche e vi si può dedicare il tempo che si desidera, senza grossi impegni od obblighi di sorta. Il mercato offre diversi spunti per chi ha deciso di dedicarsi a questo produttivo passatempo: molte varietà di ortaggi e di frutta sono state proposte in un formato mignon ottenuto tramite selezione, ottimo per gli spazi ristretti di un vaso, ma anche molte tra le verdure di formato tradizionale si possono adattare perfettamente al giardinetto domestico. Le varietà più gettonate sono quelle più classiche e versatili in cucina: pomodori di ogni tipo, melanzane, cetrioli, peperoni, fagiolini, zucchine e i più trendy peperoncini, rilanciati anche dalla cosmetica e dall’industria dolciaria, declinati in tutte le fogge possibili. ha un gran mercato, grazie al costo davvero bassissimo, alle poche cure richieste e alla velocità di crescita, attorno ai 40 giorni dal seme alla tavola: ideale anche per i principianti e per chi può dedicare poco tempo al suo orticello. Regine del mercato restano le erbe aromatiche, da sempre diffuse nelle campagne nel nostro Paese e riscoperte anche nelle vie cittadine. La frutta poi esercita un fascino particolare, tant’è che sono comparse infinite varietà di piante studiate appositamente per le esigenze del privato con spazi ristretti a disposizione: troviamo fragole giganti e rampicanti, alberelli di mele precoci che, grazie alla tecnica dell’innesto, producono due diverse varietà di mela sulla stessa pianta, frutti di bosco con produzione doppia rispetto alle varietà selvatiche. avere risultati deludenti e di rimanere scoraggiati. L’orticoltura casalinga è praticata da circa un italiano su quattro, e sebbene l’interesse sembri aumentare con l’età, anche i giovani si appassionano a questo hobby. Si tratta di un’ottima notizia, sia per il benessere psicofisico che la cura delle piante indiscutibilmente porta, sia per l’incentivo ad una dieta più sana e ricca di vegetali. La reperibilità di queste piante varia, ma è sempre bene rivolgersi ad un vivaio o ad un garden per avere indicazioni precise e più possibilità di scelta, magari optando per giovani piantine, più care ma più semplici e veloci da coltivare, piuttosto che per una busta di semi. Inoltre, bisogna informarsi adeguatamente sul tipo di terreno necessario, sui fertilizzanti, sulla necessità di luce e quindi su quale sia l’esposizione ottimale: si rischia altrimenti di FRUTTA E VERDURA COSTITUISCONO UNA FONTE PREZIOSA DI VITAMINE FONTI DI VITAMINA A: carote, zucca gialla, peperoni, spinaci, biete, broccoli, cicoria, indivia, lattuga, radicchio verde, E’ molto alta e costante nel tempo la richiesta di basilico, ormai diffusissimo per il buon profumo e l’impiego culinario, e di menta, pianta semplice e versatile molto amata dagli italiani e radicata nella nostra tradizione. Anche la classica insalata a foglia albicocche, pesche, kaki, melone giallo FONTI DI VITAMINA C: pomodori, peperoni, cavolfiori, broccoli, cavoletti di Bruxelles, patate novelle, la frutta di sapore acidulo, (come limoni, arance, mandarini, pompelmi, clementine) ananas, fragole, kiwi, lamponi. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 23 ABC DELL’IDROPONICA I vegetali nascono e crescono anche dove la terra manca oppure è incoltivabile, purché si fornisca loro una soluzione nutritiva bilanciata, con un pH (grado di acidità) adeguato alla tipologia di pianta. Per provvedere alle funzioni di ancoraggio e di protezione della radici dalla luce vengono impiegati materiali inerti, come l’argilla, la lana di roccia o la perlite. Attraverso un sistema di gocciolatori e canalette, l’acqua fertilizzata viene fatta circolare in maniera da eliminarne ogni spreco, e sebbene al non addetto ai lavori questo possa sembrare un piccolo risparmio, si parla in realtà di erogazione idrica dimezzata. Oltre a questo, è importante considerare il lato dell’igiene e della salute: il terreno, oltre ad offrire il nutrimento, ospita anche una complessa comunità di piccoli animali e microrganismi nocivi, i cosiddetti parassiti: nella coltivazione idroponica le radici sono separate dal terreno e dai parassiti presenti impedendo la loro proliferazione ai danni della coltura. Le piante coltivate con questa tecnica si trovano perciò in un migliore stato sanitario senza dover ricorrere all’impiego di prodotti tossici. Un’altra importante considerazione riguarda il controllo sulla nutrizione delle piante. Somministrando alle piante un nutrimento controllato si può ottimizzare il rapporto fra qualità e quantità: ogni elemento nutritivo ha specifici compiti all’interno della pianta. sapidità del frutto, il potassio influisce sulla colorazione dei frutti e sul contenuto in zuccheri, eccetera. Un eccesso di azoto rispetto ad altri elementi determina una produzione abbondante in termini di quantità, ma di qualità poco elevata, un eccesso di calcio sul potassio determina una colorazione sbiadita dei frutti, e così via. Nella coltivazione tradizionale, con le piante nutrite attraverso il terreno, Ad esempio, l’azoto è indispensabile per la crescita e influisce sulla quantità di prodotto che darà la pianta, il calcio permette di produrre frutti consistenti e meno “acquosi”, il magnesio e il potassio influiscono sulla Frequently Asked Questions Posso coltivare in idroponica all’aperto? E’ possibile, ma gli idrosistemi rendono al meglio in ambienti indoor. Esiste un metodo biologico per combattere le infestazioni? Si trovano in commercio prodotti e rimedi assolutamente biocompatibili, e se si tratta di una coltivazione estesa è possibile intervenire immettendo nella serra insetti predatori. Ho acquistato un fertilizzante biologico non specifico per idroponica, lo posso utilizzare? No, è fondamentale l’uso di prodotti concepiti appositamente. Nel serbatoio c’è ancora molta acqua, come posso sapere se devo aggiungere i nutrienti? Devi misurare l’elettroconduttività: utilizza l’apposito strumento digitale, è semplice e immediato. Ho constatato che l’acqua ha un ph non idoneo alle mie piante. Che fare? Esistono in commercio appositi regolatori del ph, in forma liquida o in polvere. Segui attentamente le istruzioni per l’uso, e dopo avere aggiunto il correttore lascia al ph il tempo di variare prima di effettuare la misurazione di controllo. Ricorda comunque che se il ph differisce soltanto leggermente da quello ideale per la tua tipologia di coltivazione, è preferibile lasciare che la pianta vi si abitui piuttosto che ricorrere a repentine, continue correzioni che stresserebbero i vegetali. Se si necessita di una misurazione precisa, coltivando magari una specie particolarmente sensibile, è bene ricorrere ad un misuratore digitale. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 24 è molto difficile controllare nel dettaglio la fertilizzazione; il risultato produttivo dipende quindi dalle caratteristiche del terreno solo in parte corrette con la concimazione. Nella coltura idroponica, invece, è possibile controllare e decidere con precisione cosa e quanto somministrare alle piante, guidando la produzione verso determinate caratteristiche merceologiche: si può pertanto decidere di puntare sulla qualità a scapito della quantità o viceversa, bilanciando in modo adeguato la formula usata nella preparazione della soluzione nutritiva. Si può monitorare costantemente la quantità di fertilizzante presente nella soluzione ricorrendo alla misurazione dell’EC (elettro conduttività). Questo vale non solo nella produzione alimentare, come nel caso dei pomodori, ma anche nella produzione di piante e fiori. Nonostante siano stati fatti tentativi con impianti all’aperto, la coltivazione fuori suolo reca vantaggi assai più apprezzabili in serra: in questo modo è possibile infatti sviluppare una completa indipendenza dal clima, dalle stagioni e dai repentini mutamenti meteorologici, attraver- so pochi accorgimenti supplementari e l’attrezzatura idonea. Si tratta innanzitutto di un’adeguata illuminazione con lampade specifiche (ai vapori di sodio o agli ioduri metallici), che simulino lo spettro solare: ne esistono di adatte sia per la fase della crescita, sia della fioritura/fruttazione. L’utilizzo di riflettori permette di convogliare la luce e moltiplicarne l’intensità senza dispersioni, facendo sì che le piante crescano molto in fretta e particolarmente rigogliose: variando il numero delle ore luce/buio, si può simulare il cambio di stagione ed indurre quindi lo stadio successivo di sviluppo della pianta. Le lampade emettono calore, influenzando un altro parametro fondamentale: la temperatura, che viene monitorata attentamente e corretta quando necessario, con l’ausilio di un termostato collegato all’impianto di climatizzazione. Anche la ventilazione va effettuata con cura: il ristagno influisce infatti negativamente sui vegetali, per cui la serra viene dotata di una ventola per il ricambio dell’aria ed per evitare l’accumulo di anidride carbonica, e di un ventilatore oscillante che simuli il vento, contribuendo così anche ad abbassare la temperatura, a rinforzare i fusti e a diminuire il tasso di umidità, rendendo più sano l’ambiente e inibendo lo sviluppo di muffe e marcescenze. Pianta di banano cresciuta in idroponica: si nota chiaramente il rigoglioso sviluppo nonostante le dimensioni ridotte del sistema che la ospita. La razionalizzazione degli spazi è uno dei punti forti di questo tipo di coltivazione. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 25 NEWS SAN FRANCISCO INDOOR GARDENING EXPO Si terrà il 5 e il 6 Agosto nell’accogliente Festival Pavilion del multifunzionale Fort Mason Center il secondo expo annuale del giardinaggio indoor. Sponsorizzato dalla famosa rivista internazionale Maximum Yield e da marchi leader nel settore, quali General Hydroponics e Hydrofarm, questo evento si prennuncia il più grande ed interessante di sempre. dedicata agli operatori del settore, cui verranno proposti minicorsi e aggiornamenti professionali sulle innovazioni presenti in fiera. E’ prevista anche una serata sociale per favorire i contatti fra i rivenditori e i fornitori presenti. Domenica 6 Agosto la fiera sarà aperta a tutto il pubblico. L’evento supporta la campagna Hydro For Hunger, per sostenere la quale verranno richiesti cinque dollari di donazione all’ingresso, devoluti all’Institute for Semplified Hydroponics. Produttori e distributori saranno presenti per mostrare i più recenti prodotti e le più innovative tecniche disponibili nel campo della coltivazione al coperto. I rivenditori, e gli appassionati potranno osservare dal vivo le novità proposte e ottenere consigli su come utilizzarle al meglio. La giornata di Sabato 5 Agosto sarà GIARDINO IDROPONICO NEL CENTRO DI TOKIO Nel bel mezzo della caotica Tokio, nelle fondamenta di un grattacielo del centralissimo quartiere finanziario di Otemachi, è stata inaugurata a Febbraio un’area di 1000 metri quadrati interamente dedicata ad un bellissimo giardino idroponico. L’esperimento è stato lanciato da una compagnia di reclutamento personale, la Pasona, ed è mirato a mettere a contatto il pubblico col moderno mondo agrario, con particolare attenzione ai disoccupati (molti dei quali hanno perso il lavoro durante la grande crisi bancaria giapponese) i quali potrebbero reinserirsi proprio in questo settore, che necessista di operatori. Spiega il portavoce dell’agenzia, Keisuke Nemoto, che si tratta di uno spazio articolato in sei stanze, Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 26 distribuite su due piani sotterranei dell’edificio dove ha sede la Pasona stessa. In questo giardino trovano spazio più di cento specie di piante, tra cui fiori e verdure come i pomodori, riso, e lattuga. La luce prodotta dai neon fluorescenti viene riflessa dalla speciale pellicola argentata applicata alle pareti, e tre giardinieri si occupano a tempo pieno del giardino. Tutto l’ambiente è gestito e monitorato attraverso sistemi elettronici, per provvedere in maniera impeccabile ai fabbisogni delle coltivazioni; i prodotti ottenuti vengono poi impiegati nei ristoranti dell’edificio. Il progetto sta riscuotendo molto successo: la Pasona riceve numerosi contatti da persone che hanno avuto la possibilità di osservare da vicino un mondo che gli era scono- sciuto e che desiderano lavorare in quel campo. IDROPONICA: LA STORIA Con il termine “idroponica” (dal greco coltivazione in acqua) si indica una tecnica agronomica che esclude il contatto delle radici con il terreno. L’idroponica garantisce rispetto all’agricoltura tradizionale produzioni più ricche, costi minori, qualità controllata, risparmio di acqua e rispetto per l’ambiente. E’ diffusa soprattutto in paesi, come l’Olanda, in cui vigono norme severe per impedire l’inquinamento delle falde idriche, e se ne sperimenta l’applicazione particolari contesti: nelle aree inquinate o radioattive (come Chernobyl), nelle zone aride dell’Africa, nella basi in Antartide e nelle missioni aerospaziali. Si tratta di una tecnica antica: nota ai babilonesi e agli aztechi, fu descritta anche da Marco Polo nella Cina del 1200: l’uomo scopre questa possibilità in maniera piuttosto casuale, e la impiega dove la natura lo consente. I primi tentativi di riprodurre in laboratorio una coltivazione idroponica li ritroviamo in alcuni grossolani esperimenti belgi del 1600, ma ancora nessuno ha capito che l’acqua da sola non basta alla sopravvivenza della pianta, ma sono necessari anche nutrimento, ossigeno e anidride carbonica. Alla fine dello stesso secolo, in Inghilterra, la prima effettiva scoperta: mischiando la terra all’acqua e utilizzando la mistura come soluzione nutritiva le piante sopravvivono. Ci vorrà ancora qualche decennio perché vengano comprese le dinamiche primarie della vita e dello sviluppo delle piante, e il ruolo ricoperto dall’interazione di elementi esterni (luce, calore, umidità), e solo alla fine del 1700 si avranno chiare le basi del processo di fotosintesi clorofilliana. Per tutto il secolo successivo l’argomento non ha smesso di interessare gli scienziati e i ricercatori, ma solo nel 1930 ci sarà una svolta epocale: da argomento di ricerca riservato a biologi e botanici, questa geniale metodologia di coltivazione diventa finalmente un mezzo per la produzione su larga scala, e nasce il termine “idroponica”. Questo evento storico porta la firma del Dr. William F. Gericke, docente dell’università californiana di Berkeley, considerato il padre dell’idroponica moderna: notissime le foto dell’epoca che fecero il giro dell’America, in cui appare ritratto accanto ad enormi piante di pomodoro. L’impianto era ancora troppo complesso per un impiego effettivo dei coltivatori e negli anni successivi fu rielaborato e rivisto, migliorandone il sistema di ossigenazione e alleggerendone la struttura generale. Nel 1945, per provvedere al sostent amento dei soldati, l’esercito costruisce impianti idroponici ad Okinawa, Iwo Jima e nelle Hawaii, garantendo rifornimenti di frutta e verdura fresche ai suoi soldati: il risultato è talmente incoraggiante da spingere l’esercito ad investire nel settore, sviluppando estesissime coltivazioni dislocate un po’ dovunque nel mondo. Simili progressi hanno incoraggiato la diffusione della coltivazione fuori suolo nel mondo intero, soprattutto in Olanda, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Svezia, URSS e Israele. I Paesi aridi con terreno povero o con poca superficie coltivabile erano particolarmente allettati dai benefici che l’idroponica poteva portare: si iniziarono negli anni 60 a studiare sistemi per uso domestico, sebbene inizialmente le difficoltà non fossero poche. Alla fine degli anni 70, con l’avvento del PVC e delle plastiche moderne, la concezione stessa degli impianti compie un balzo tecnologico, e i nuovi materiali consentono di rivedere completamente parti essenziali come le pompe, i tubi, i serbatoi dell’acqua, rendendoli più pratici ed economici: l’idroponica torna sulla cresta dell’onda dove, tra alti e bassi, non ha più smesso di essere fino ai nostri giorni. A sinistra, una coltivazione idroponica di pomodori: un sistema pratico, redditizio, ed ecocompatibile, praticabile anche a livello amatoriale Pomodori e peperoni sono tra i vegetali che meglio si adattano alla coltivazione idroponica. Purtroppo in Italia questa tecnica è ancora poco diffusa nel settore ortofrutta, ma la situazione sembra in costante miglioramento. Frutta e verdura prodotti nel nostro Paese attraverso tecniche fuori suolo vengono attualmente destinati in altissima percentuale all’esportazione. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 27 LA MISURAZIONE DELL’EC nelle colture idroponiche da reperire, presenta solitamente un elevato EC, che può variare da 0,40,5 mS/cm2 fino a valori proibitivi come 0,7-0,8 mS/cm2. a cura di Christian Cantelli La conducibilità elettrica o EC, acronimo dell’equivalente inglese electric conductivity, è un fattore fondamentale per il corretto sviluppo delle piante all’interno di un sistema idroponico automatizzato. Considerando le piante a ciclo breve per esempio, esse avranno bisogno di un basso valore di EC nelle loro prime fasi di vita per riuscire ad assorbire le sostanze nutritive, che idealmente si aggirerebbe intorno ai 0,5-0,6 mS/cm2 valido sia per le nuove nate che per le talee, ma sempre e comunque inferiore a 1,0 mS/cm2. Successivamente le piante saranno in grado di tollerare valori di EC superiori, da 1,0 mS/cm2 nella fase di pre-fioritura fino ad 1,5-1,8 mS/cm2 durante la maturazione, ma sempre e comunque inferiori a 2,0 mS/cm2. La conducibilità elettrica (EC) della soluzione nutriente per irrigare è espressa in siemens per centimetro (S/cm), millisiemens per centimetro (mS/cm) oppure microsiemens per centimetro (μS/cm). Con speciale attenzione per le piante diodiche da resina a ciclo breve, questo vademecum è inteso per fornire informazioni utili e soprattutto pratiche per un efficiente settaggio e controllo dei livelli di conducibilità elettrica. Ad un elevato valore di EC corrispode un’elevata densità e durezza del liquido di irrigazione, e dato che le piante non sono in grado di assorbire le sostanze nutrienti oltre ad una certa densità a seconda della specie e dello stadio di vita, e considerato il fatto che nelle colture idroponiche non si ha un medium di coltivazione che faccia da tampone (come ad esempio nella coltivazione in terra), la misurazione dell’EC risulta essere indispensabile per un corretto sviluppo e controllo delle nostre colture. Per capire se si stanno utilizzando troppi fertilizzanti o troppo pochi, è sufficiente monitorare il valore EC della soluzione presente nel serbatoio. La misurazione della conducibilità elettrica dei liquidi potrebbe sembrare un analisi impossibile da compiere a casa, nella privacy delle mura domestiche, sarebbe inoltre difficoltoso, oltrechè sconveniente, portare un campione del nostro liquido di irrigazione al laboratorio ogniqualvolta ce ne fosse bisogno. Fortunatamente oggi esistono strumenti semplici ed estremamente economici che ci permettono di effettuare tali misurazioni a casa in tutta comodità. Prima di tutto è meglio stabilire due punti chiave: la base del nostro liquido di irrigazione sarà fondamentale per la conducibilità elettrica finale, quindi avremo un differente grado di Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 28 EC se useremo per esempio acqua del rubinetto, acqua minerale, acqua demineralizzata o acqua distillata. Secondariamente sarà bene tenere a mente che ogni elemento aggiunto al nostro liquido di irrigazione ne farà inevitabilmente salire il livello di EC, quindi a volte l’uso di più prodotti contemporaneamente potrebbe essere decisamente controproducente. Ogni prodotto, dai nutrienti fino ad arrivare a tutti i vari additivi oggi in commercio per la coltivazione idroponica, ha una sua specifica conducibilità elettrica, e farà quindi variare l’EC del nostro liquido di irrigazione in modo differente. Sarà bene dunque, oltre che attenersi ai dosaggi prescritti, non abbondare mai e controllare l’EC del liquido di irrigazione ogni volta che sarà aggiunta una nuova sostanza. L’acqua del rubinetto, seppur più economica e pratica Moltissime acque minerali hanno il valore di conducibilità elettrica specifica riportato sull’etichetta, le più “leggere” hanno valori di durezza ottimi per i nostri scopi, se infatti avremo un basso valore di EC in partenza, potremo aggiungere i nutrienti necessari nelle dovute quantità senza doverci preoccupare di conferire eccessiva durezza alla nostra soluzione di irrigazione con conseguenti risultati disastrosi per la nostra coltura. Se per esempio la nostra acqua avrà un valore di EC di 0,13-0,18 mS/ cm2 potremo in tutta tranquillità preparare una soluzione completa di nutrienti, additivi radicanti e vitamine per le nostre talee senza superare l’EC complessivo di 0,5-0,6 mS/cm2. Nel caso invece dell’acqua demineralizzata i valori di EC sono pressoché inesistenti e si aggirano intorno a i 0,01-0,03 mS per centimetro. L’acqua demineralizzata viene venduta nei supermercati ed è solitamente utilizzata per ferri da stiro, batterie per auto, deumidificatori ecc. può anche essere prodotta in casa mediante un processo di osmosi inversa, sono in commercio strumenti relativamente economici per poterne avere in quantità. Tutto ovviamente in proporzione alle necessità individuali. L’acqua demineralizzata potrà essere usata per abbassare un troppo elevato valore di EC nel liquido di irrigazione o addirittura come base se per esempio si volessero utilizzare composti minerali bilanciati in polvere oggi in commercio per le colture idroponiche, partendo da una base quasi completamente neutra si potrà letteralmente costruire un liquido ideale per l’irrigazione delle nostre piante. Un corretto e costante monitoraggio dei valori di conducibilità elettrica della nostra soluzione di irrigazione è una delle chiavi per uno stupefacente risultato nelle coltivazioni idroponiche, sottovalutare le conseguenze di un troppo elevato o troppo basso valore di EC può portare a risultati molto deludenti e conseguente abbandono della tecnica idroponica per la maggior parte dei principianti. Se consideriamo un impianto idroponico medio-piccolo dotato di una cisterna da 30-40 litri, ideale per la coltivazione domestica delle piante a ciclo breve in spazi ristretti, dovremo preparare il liquido di irrigazione e quindi calibrarne la conducibilità elettrica solamente tre volte: all’inizio, al passaggio dalla fase vegetativa alla fase di fioritura e alla fine per il risciacquo finale. In caso di piante particolarmente grandi ed “assetate” sarà sufficiente rabboccare la cisterna ed in tali occasioni sarà altresì necessario misurare l’EC del liquido di irrigazione. Nel caso infausto di un nutrients lockout, cioè se per qualche ragione le nostre piante dovessero interrompere l’assunzione dei nutrienti per una qualche disfunzione, o nel caso di un errato livello di PH, la pianta assorbirà solamente acqua ed il liquido di irrigazione diverrà sempre più saturo di elementi, facendo conseguentemente aumentare il valore di EC dello stesso. In tale situazione un misuratore di EC è un vero e proprio salvavita in quanto sarete in grado di accorgervi in tempo della situazione e correggere gli eventuali problemi prima che le vostre piante subiscano danni permanenti a causa di una inestinguibile “fame” di un certo elemento che non sono in grado di assorbire per un qualche motivo. Il lavoro necessario sarà comunque minimo e largamente, enormemente ripagato dai risultati. In queste pagine: la misurazione dell’EC effettuata con un misuratore digitale reperibile in tutti i negozi specializzati. Esistono diverse fasce di prezzo per questo strumento, disponibile anche in versione “combinata” con altri apparecchi. Monitorare il valore dell’EC è essenziale per ottenere buoni risultati in idroponica. Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 29 LA FOTO DEL MESE La foto del mese è di GIULIO NESI di Prato. Potete inviare le vostre fotografie, in grande formato e alta risoluzione, all’indirizzo email: [email protected] INDICE DEGLI INSERZIONISTI ADVANCED HYDROPONICS ATAMI EASTSIDE IMPEX ELICENT ENVIROLITE GENERAL HYDROPONICS EUROPE GIB HN BLOOM INDOORLINE ITALGROW CAGLIARI ITALGROW ITALIA ITALGROW MILANO GENOVA JOIN SOFTWARE MCK NUTRICULTURE PLAGRON Giardinaggio Indoor - NUMERO ZERO - 30