METABOLISMO DEL FERRO NEL PAZIENTE NEOPLASTICO METABOLISMO DEL FERRO (I) Il ferro partecipa a numerose funzioni come il trasporto di ossigeno (emoglobina e mioglobina) e di elettroni ed è parte della molecola di molti enzimi (ribonucleotide reduttasi, enzima chiave della sintesi di DNA). Quindi sia la carenza che il sovraccarico di ferro possono causare situazioni patologiche. METABOLISMO DEL FERRO (II) La dotazione marziale dell’organismo adulto varia dai 2 ai 5 g. Il ferro corporeo ammonta a circa 50 mg/kg nel ♂ e a circa 35 mg/kg nella ♀. Tale differenza è imputabile soprattutto alla differenza dei depositi marziali: 1000 mg nel ♂ e 200-400 mg nella ♀. METABOLISMO DEL FERRO (III) Il ferro viene assorbito a livello intestinale nel duodeno e nella metà prossimale del digiuno. Viene assorbito in modo diverso: ¾ direttamente dalle cellule mucosali se in forma eminica (carne) ¾ legato ad un chelante (es. acido ascorbico) se in forma non eminica (vegetali). L’assorbimento intestinale del ferro emico è superiore a quello del ferro non emico quindi la composizione della dieta alimentare influenza l’assorbimento del ferro. METABOLISMO DEL FERRO (IV) Il principale trasportatore intracorporeo del ferro è la transferrina, prodotta dagli epatociti. La molecola di deposito è la ferritina (fino a 4500 atomi di ferro); per il 99% è intracellulare, per l’1% libera nel siero. Altra forma di deposito più stabile è l’emosiderina. LABORATORIO ¾ MCV (fl) ¾ MCH (pg) ¾ Sideremia (mmol/l; x 5,5847 = µg/dl) ¾ Transferrina (x 1,25 = TIBC; *Ferro / TIBC% = indice di saturazione della transferrina) ¾ Ferritina (valori normali: nel ♂ 50-100 ng/ml; nella ♀ 25-75 ng/ml) ¨ ALTRI ESAMI proteine totali e IEF eritropoietina aptoglobina elettroforesi emoglobinica bilirubina ed enzimi epatici vitamina C sideruria (ed eventuale Desferal test) CAUSE DI CARENZA DI FERRO NEL PAZIENTE NEOPLASTICO Sequestro in “siti infiammatori” Malnutrizione Deficit di assorbimento (resezioni duodeno-digiunali) Insufficienza d’organo (epatica) Perdite MANIFESTAZIONI CLINICHE DELLA CARENZA MARZIALE (I) Anemia Coilonichia Sdr di Plummer-Vinson (disfagia + stomatite angolare + anormalità della lingua + anemia) Gastrite nel 75% dei pazienti con anemia ferrocarenziale (AP: alterazione infiammatoria della mucosa gastrica in genere associata ad alterazioni delle cellule epiteliali) Amenorrea Nevralgie e disturbi uditivi MANIFESTAZIONI CLINICHE DELLA CARENZA MARZIALE (II) • Riduzione numerica e deficit funzionale dei granulociti neutrofili (ridotta attività mieloperossidasica e conseguente deficit dell’attività battericida). • Alterata termoregolazione da aumentata produzione di norepinefrina (e conseguente riduzione della conversione di tirosina a triiodotironina). ANEMIA ASSOCIATA A FLOGOSI CRONICA NEL PAZIENTE NEOPLASTICO (I) • ridotto apporto di ferro all’eritrone midollare; • insufficienza eritropoietinica; • inibizione dell’attività eritropoietica ANEMIA ASSOCIATA A FLOGOSI CRONICA NEL PAZIENTE NEOPLASTICO (II) Macrofagi, mastociti e cellule endoteliali liberano alcune citochine (IL1 e TNFα) → che determinano la presentazione di molecole di adesione per i polimorfonucleati (PMN) sull’endotelio vasale. Ciò provoca l’accumulo dei PMN → che liberano lattoferrina che sottrae il ferro alla transferrina. Il ferro viene così sottratto alle cellule neoplastiche, privandole di un fattore di proliferazione. E’ GIUSTIFICATO UN SUPPORTO MARZIALE EV NEL PAZIENTE NEOPLASTICO? 9 Recenti studi hanno dimostrato un vantaggio associando Ferro ev all’Eritropoietina. 9 E’ importante però ricordare che sia la carenza, quanto il sovraccarico di ferro, causano alterazioni dell’attività dei linfociti. SOVRACCARICO DI FERRO è un fattore protumorale? Evidenze cliniche hanno correlato il sovraccarico marziale a: •Emocromatosi –epatocarcinoma •Cancro colorettale •Neoplasie ormono-sensibili (mammella e prostata) Antigene p97 del melanoma:simile alla transferrina con uguale sequenza N-terminale; è in grado di legare il ferro. QUALE RUOLO ANTITUMORALE PER LA TERAPIA FERROCHELANTE? La Desferrioxamina ed altri agenti ferrochelanti (PIH, DFT, tachipiridina) hanno dimostrato in vitro ed in vivo (leucemia, neuroblastoma) attività antitumorale, imputabile a diversi meccanismi, non ancora ben riconosciuti: deplezione di ferro alle cellule neoplastiche, con conseguente inibizione della crescita; produzione di complessi intracellulari che danneggiano il sistema di replicazione ed inducono citolisi. Conclusioni 1. Il ferro è un elemento fondamentale per lo sviluppo del tessuto sano, quanto di quello tumorale; 2. sia la carenza quanto il sovraccarico marziale sono situazioni favorenti il tumore: se però la carenza è un effetto secondario alla neoplasia, il sovraccarico è un fattore protumorale; 3. ulteriori studi prospettici randomizzati sono necessari per conferire un esatto ruolo nell’ambito dei trattamenti antineoplastici, tanto al supporto marziale quanto alle terapie ferrochelanti.