Pagina 472 Imparare dall`architettura dei Nativi d`America

∂   2013 ¥ 5
Traduzioni in italiano1
∂ – Rivista di Architettura
Inserto ampliato in italiano
Traduzione: Rossella Mombelli
E-Mail: [email protected]
2013 ¥ 5 Semplice e complesso
Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: www.detail.de
http://it.detail-online.com/architettura/news/semplice-e-complesso-021004.html
http://www.detail.de/architektur/news/einfach-und-komplex-021001.html
http://www.detail-online.com/architecture/news/simple-and-complex-021003.html
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Imparare dall’architettura dei Nativi
­d’America
Richard Kroeker
Durante l’esilio londinese, Gottfried Semper
ebbe l’incarico di allestire all’interno del
­Palazzo di Cristallo la sezione canadese
dell’Esposizione Mondiale del 1851. Incisioni
dell’epoca rivelano che era in mostra persino una canoa in corteccia di betulla.
La canoa, insieme alla rinomata capanna
caraibica, hanno influito in maniera determinante sugli scritti semperiani riguardo al tema della forma e dei fondamenti del linguaggio formale. La comprensione del
comportamento dei materiali, l’importanza
dei giunti e dell’equilibrio dinamico delle forze costruttive sono alla base del linguaggio
formale architettonico. L’inizio dei miei studi
sulla ricerca formale e sull’estetica dei Nativi
d’America coincidono con il mio ritorno in
patria, in Canada, dove, dopo una collaborazione a tempo pieno in uno studio d’architettura londinese, ho iniziato la mia attività di
docente presso la Dalhousie University di
Halifax, Nuova Scozia. Per il mio primo corso
proposi come tema la costruzione di una canoa in scorza di betulla, con l’obbiettivo di
analizzare in questo contesto i materiali e di
imparare a conoscere una regione geografica e un’etnia.
La canoa in corteccia di betulla
Avevo scarse nozioni circa la costruzione di
questo tipo di canoe che conoscevo soltanto in fotografia e delle quali non potevo fornire alcuna esperienza specifica pragmatica.
In questa prima esperienza, lo scambio di
informazioni che definiva il processo di definizione formale della canoa costituì un
aspetto di particolare rilevanza. I componenti per la realizzazione dell’oggetto nascono
passo dopo passo, in singole fasi di costruzione, e ogni fase conduce alla successiva.
La costruzione non richiede alcun disegno
e, dal punto di vista architettonico, la realizzazione di questo scafo è assolutamente
unica. Normalmente, la costruzione di una
barca tradizionale, prevede prima la realiz-
zazione di carena e ossatura e poi
­l’applicazione di uno strato di rivestimento.
Quando si costruisce una canoa in corteccia
di betulla, al contrario, il rivestimento viene
appuntato alla falchetta – l’orlo superiore rinforzato del fianco – e solo successivamente
si collocano le ordinate curvate a caldo che
servono a mantenere tesa verso l’esterno la
corteccia, determinando così la forma finale
dello scafo. La struttura della canoa non ha
nulla a che vedere con lo scheletro rivestito
di tutte le imbarcazioni oppure degli edifici,
bensì è simile a una struttura sottoposta a
trazione composta di componenti alquanto
leggeri irrigiditi con nervature lignee.
Durante il processo di costruzione si devono
continuamente fare scelte di carattere formale che tengano conto dei materiali da utilizzare: corteccia di betulla, legno, radice di
abete rosso e pece. Le scelte devono inoltre
corrispondere alle caratteristiche dell’acqua
e alle esigenze di utilizzo dello scafo in relazione a velocità, stabilità, manovrabilità, capacità di carico e limiti di sollecitazione del
materiale. Il progetto ha portato a chiederci
fino a che punto siamo culturalmente condizionati nella percezione dei materiali e dei
processi. Di seguito abbiamo approfondito
una serie di altre costruzioni la cui ricerca
formale è irrimediabilmente condizionata da
fattori di carattere fisico e sociale.
Costruire nella cultura Mi’kmaq
Insieme ai mentori della First Nations della
comunità Mi’kmaq, in Nuova Scozia, intrapresi, in seguito, una serie di altri studi sulla
cultura architettonica nativa. I Mi’kmaq presidiavano originariamente l’intera regione a
sud e a est del fiume San Lorenzo, le province costiere del Canada orientale e la penisola di Gaspé nella provincia di Québec.
Oggi vivono in ­Canada (New Brunswick,
Newfoundland, Labrador, Nova Scotia, Prince Edward Island, Quebec) e nelle aree
nord-orientali del Maine.
La costruzione di capanni e “case lunghe” si
svolge in maniera simile alla canoa in scorza
di betulla, cioè sovrapponendo singoli strati
e non rivestendo strutture massive o assemblando elementi massivi. Come spesso ac-
cade per le costruzioni realizzate da popolazioni indigene, la portanza e la stabilità
derivano automaticamente dalla forma e dalla composizione dei singoli strati. In rapporto
al peso del materiale impiegato, le forme
curve racchiudono molto volume con un’ottima stabilità. Per questa specifica tecnologia,
il legno viene lavorato ancora verde e flessibile e gli autoctoni considerano da sempre il
legno un materiale isotropo. Durante la nostra esperienza edilizia, il mentore Mi’kmaq
John Henry Lafford raccontava che i suoi
antenati dovevano essere rimasti molto colpiti dal fatto che gli europei utilizzassero il
legno come se fosse un pezzo di formaggio
o ghiaccio. In contrapposizione alla tradizione architettonica indigena, gli europei creavano connessioni trasversali alla venatura
del legno confidando nella cospicuità della
massa per compensare l’evidente perdita di
stabilità. Per i Mi’kmaq il legno è un materiale composito formato di fibre orientate fascicolari disposte a cerchi concentrici. Se la
sezione trasversale del legno deve essere ridotta, i carpentieri Mi’kmaq tendono a spaccare il materiale piuttosto che segarlo, per
mantenere la continuità dei fasci fibrosi e la
resistenza strutturale; la sega si utilizza solo
per accorciare. Gli elementi in legno verde e
flessibile possono essere deformati a caldo
con poco sforzo.
Murdena e Albert Marshall curano attualmente uno studio sulla cultura dei materiale
presso i Mi’kmaq. Murdena Marshall riassume così il presupposto per la fondamentale
differenza nella percezione dei materiali:
“Nel nostro linguaggio non ci sono nomi, esistono solo verbi”. Non c’è nulla che si possa
definire come oggetto a sè stante esclusivamente sulla base del proprio status. La comprensione passa attraverso l’azione dell’oggetto oppure attraverso la sua potenzialità
d’azione. Tutto esiste all’interno di una relazione dinamica e viene compreso in un contesto di corrispondenti relazioni. In breve:
esiste una sorta di aritmetica che unisce tutte le cose.
Il progetto Beaver Bank
Nell’ambito del progetto Beaver Bank, alcuni
2
Traduzioni in italiano
anziani della comunità Mi’kmaq, in collaborazione con studenti, hanno elaborato un
prototipo che trae ispirazione dalla ricostruzione di capanni e “case lunghe” autoctone.
Volevamo lavorare senza disegni, con un
ventaglio di materiali messi a disposizione
dalla foresta: tutti gli elementi dovevano poter essere raccolti in un’area distante da cinque a dieci minuti a piedi dal cantiere.
Lo sviluppo della forma è stato ottenuto con
l’ausilio di modelli in scala e di parti costruite
in dimensione originale. Molte delle foreste
della Nuova Scozia sono secondarie, cioè
aree con fitto patrimonio arboreo di abete
rosso e di albero di balsa con un diametro di
tronco relativamente limitato. Le essenze sono ideali per la tipologia edilizia descritta.
Un telaio per platea trattiene, ancorandole
perpendicolarmente al terreno, le aste flessibili in legno verde di acero; le aste vengono
incurvate e unite nella parte terminale. Con
un secondo strato di aste si collega uno
strato di scandole al primo strato e su queste si pone un ulteriore strato di aste orizzontali che forma la struttura portante del
manto impermeabilizzante.
Tutte le decisioni riguardanti piante e
­sezioni sono state prese durante il processo costruttivo. Determinanti sono risultate la
massima flessione dei tronchi e la funzione
d’uso dell’edificio. Le corde fissate alle aste
ci hanno consentito di creare disegni tridimensionali in grandezza originale, aiutandoci nello sviluppo di un sistema costruttivo
pianificabile. L’obbiettivo era raggiungibile
solo attraverso una quantificazione e un
controllo del comportamento strutturale e
delle tolleranze in modo da permettere le
massime luci possibili utilizzando tronchi
relativamente esili.
Non appena due tronchi raggiungevano la
curvatura adeguata, prossima al limite, si
procedeva al loro collegamento rigido per
consentire il mantenimento della forma.
­Dopo aver sperimentato una serie di varie
connessioni in tensione abbiamo optato per
collarini in acciaio inox che garantiscono
elevata resistenza a trazione.
Sulla base di queste idee abbiamo reali­
zzato un edificio sperimentale per il quale
­abbiamo approntato alcuni disegni
costruttivi. Tutti i componenti dell’edificio
sono stati realizzati seguendo questi
­disegni. L’accurata documentazione del
processo costruttivo e la costruzione con
dimensioni predefinite, nel rispetto di
­standard prestazionali attuali, hanno
­rappresentato i presupposti fondamentali
per la realizzazione del Pictou Landing
­Health Centre in Nuova Scozia.
Pictou Landing Health Centre
Il committente del centro sanitario di Fishers
Grant a servizio della Mi‘kmaq First Nation
era la locale comunità Mi‘kmaq. Il finanziamento delle strutture sanitarie compete tuttavia al governo canadese che, in questo caso, si è accollato anche la maggior parte dei
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costi e ha elaborato il piano delle funzioni oltre che dei requisiti prestazionali. L’interesse
del governo centrale non era principalmente
focalizzato sugli aspetti culturali della comunità. I progettisti hanno potuto contare sulla
collaborazione di un consiglio direttivo eletto
e di una commissione che ha incontrato il
Consiglio degli anziani e altre rappresentanze della comunità, per sviluppare un centro
sanitario in grado di armonizzare ogni considerazione di carattere spirituale, sociale ed
ecologico. La consapevolezza che il tema
della sanità potesse completamente fondersi
con il concetto architettonico rappresentava
un bel passo in avanti anche se l’obbiettivo
principale della sanità canadese era quello
di organizzare l’assistenza sanitaria indipendentemente dai retaggi culturali della comunità autoctona.
Il progetto dell’edificio doveva rispettare gli
attuali standard prestazionali di una normale
clinica rispettando contemporaneamente il
contesto culturale dei Mi‘kmaq e la loro fede
nella guarigione sul piano spirituale. Anche
nel mondo occidentale sta crescendo la
convinzione che esista un diretto collegamento tra l’ambiente costruito e la struttura
del sistema immunitario della persona, e alcuni studi ne stanno fornendo conferma.
La Riserva di Pictou Landing è molto povera
e detiene un elevato tasso di disoccupazione. L’inquinamento di aria ed acqua presente da anni nella regione a causa delle attività
industriali vicine aveva innescato diffusi problemi di salute tra i residenti. Ci siamo incontrati più volte in loco con i rappresentanti dei
Mi’kmaq per definire i punti salienti e per
presentare il nostro concetto architettonico.
La forma curva dell’edificio riprende in pianta la forma del terreno, si apre verso sud e
include un giardino medicale come luogo
centrale per le relazioni sociali. Gli accessi
all’edificio disposti al piano terreno consentono un utilizzo degli spazi da parte della comunità indigena separato dalla consueta attività della struttura sanitaria. Qui trova
anche posto il corso tenuto da Albert e Murdena Marshall “Two Eyed Seeing” della Cape Breton University, dove sapere e metodi
didattici tradizionali si incontrano con le attuali conoscenze scientifiche, integrando discipline come l’ecologia, la medicina e l’architettura. Cresce infatti sempre di più il
numero di persone appartenenti alle culture
indigene del Nord America e del Canada
che cercano soluzioni per interfacciare il
modo di pensare della tradizione con i moderni metodi scientifici. I precedenti studi
delle popolazioni indigene sono stati sempre
valutati come ricerche sulle condizioni interne della cultura Mi’kmaq ma potrebbero anche avere un’applicazione ben più ampia.
Gli operai della comunità hanno eretto la costruzione usando i tronchi curvati di abete
rosso, provenienti dai boschi circostanti, una
foresta secondaria già sfruttata intensivamente dall’industria della cellulosa non del
posto. Questi boschi, al momento, sono fittamente piantumati con essenze che hanno
una sezione di tronco relativamente ridotta e
necessitano di un diradamento.
I rivestimenti interni e esterni sono stati approntati sul posto in una segheria appositamente realizzata per il progetto e durante il
processo di costruzione è stato insegnato
agli operatori come costruire una trave e come allestire il rivestimento.
Per il riscaldamento e la climatizzazione
dell’edificio è stata usata acqua di falda ripristinando una sorgente in disuso nella riserva e la relativa centrale di pompaggio.
Una delle pareti interne è stata eretta insieme ai bambini della scuola vicina. Sull’intonaco realizzato con la terra dei dintorni, tutti
i partecipanti al progetto hanno impresso
l’impronta della propria mano mentre, lo
stesso intonaco di terra ha la capacità di
mantenere in equilibrio l’umidità interna
dell’edificio. Il centro sanitario necessita del
43% in meno di energia di un fabbricato
convenzionale e costituisce anche un centro
culturale per la comunità dove si espongono
oggetti artistici e artigianali locali.
Riepilogo
L’architettura esprime anche obbiettivi e
contenuti di una cultura, così come la sfera
delle sue relazioni sociali.
L’architettura si ottiene con quello che il territorio mette a disposizione, l’architettura è
un’attività. Purtroppo viene spesso relegata
ai margini della percezione collettiva e tuttavia dispone della forza per cambiare il nostro
modo di essere e di fare. Indagarne le origini
e studiare l’interazione tra gli strumenti e i
metodi ci consente di capire e sviluppare le
tradizioni costruttive che sono saldamente
radicate in ogni società.
Numerosi sono gli studi che presentano le
culture native canadesi come anacronistiche, e tuttavia io sono convinto che rappresentino una fonte d’ispirazione proprio perché hanno formulato una vastità di principi
all’interno di una cornice geografica particolare e li hanno perfezionati nel corso di moltissimo tempo. La forza di gravità, i movimenti dell’aria, i materiali, la conservazione
energetica, il clima e le strutture sociali hanno plasmato le culture indigene regionali e le
loro costruzioni nel corso dei secoli.
Si tratta dei fattori fondamentali di un’architettura che è riuscita a scampare al proprio
egocentrismo e anacronismo. Questa è la
consapevolezza che sto tentando di diffondere con il mio lavoro per indicare nuove opportunità e possibilità di sviluppo alle culture
indigene minacciate.
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Biblioteca a Liyuan
La piccola e amena località di Liyuan è
­situata nel comparto di Huairou, a circa due
ore d’auto dalla vita pulsante di Pechino.
Con il progetto, gli architetti aspiravano all’esaltazione della bellezza del luogo con le
montagne circostanti, il lago e l’opulenza
della vegetazione, inserendo l’architettura
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non nel tessuto urbano del piccolo centro
ma nella natura. Una passeggiata di pochi
minuti conduce all’edificio il cui volume si
immerge nell’orografia del luogo.
L’architettura era elemento di secondo piano
rispetto alla bellezza del paesaggio, le facciate si fondono con gli alberi circostanti.
I rami che gli abitanti raccolgono come legna da ardere compongono la pelle esterna
della facciata. Il materiale di comune uso,
impiegato però in maniera del tutto inconsueta, viene arricchito di valenze mentre gli
spigoli vivi di acciaio e calcestruzzo a vista
enfatizzano ulteriormente l’effetto. Gli spazi
interni della biblioteca sono eloquenti.
Il reticolo strutturale rigido della costruzione
lignea di facciata viene interrotto dai rami
­visibili sullo sfondo. La diversità degli spazi
è sottolineata da gradini, aggetti, pedane
per la lettura e spazi riunione a quota ribassata rispetto al piano di calpestio. Le finestre
sono state collocate per inquadrare panoramiche sul paesaggio rurale. Dove non c’è
­finestra, i rami della pelle di facciata filtrano
l’intensa luce solare creando un ideale luogo
di lettura.
Sezioni
Piante
scala 1: 250
1
2
3
4
5
Ingresso
Area lettura
Deposito
Area dibattiti, ribassata
Focolare
Sezione
scala 1:10
 1 S
truttura a telaio, tubolari in acciaio ¡ 150/75
mm e tubolare in acciaio | 75/75 mm saldato,
smaltato chiaro
  2 Drenaggio, tubo in acciaio
  3 Ramo infilato, inchiodato
  4 Copertura: lastra in vetro temperato 8 mm
travetti inclinati in tubolare d’acciaio ¡ 40/20
mm, trave in tubolare d’acciaio | 75/75 mm
  5 Pannello in particelle idrorepellente
  6 Stratificato di sicurezza 8 mm
  7 Rivestimento in laminato di abete rosso 17 mm
  8 Vetrazione fissa, float 8 mm
  9 Anta a bilico in telaio d’acciaio
10 Pavimento in plance di abete rosso 30 mm
­legname squadrato 100/50 mm,
massetto 50 mm, terriccio compattato
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Louvre Lens
Da qualche mese, a Lens, sobria cittadina
della Francia settentrionale, sull’area dove
sorgeva un’ex centrale di carbone, diafani
parallelepipedi catalizzano l’attenzione.
La rinomata istituzione francese ha inaugurato una sede museale distaccata dove
espone capolavori del Louvre all’interno
dell’architettura minimalista progettata dallo
studio SANAA. Nella Nord-Passo di Calais,
una regione carente di infrastrutture, dove
l’ultima miniera è stata chiusa nel 1980,
il Nuovo Louvre rappresenta un segnale.
Cinque comuni della regione si erano candidati per accogliere il progetto ma la scelta è
Traduzioni in italiano3
poi ricaduta sulla cittadina di Lens di 35 000
abitanti collegata con TGV a Parigi, Lille e
­Londra. Il concorso internazionale è stato
vinto dal team di progettazione SANAA nel
2005 con un progetto la cui assenza di materialità affascina. Circondati dalle case dei
lavoratori e immersi in un parco ricreato, si
allineano cinque parallelepipedi a formare
un sottile corpo ad arco sul terreno un tempo occupato dalla centrale a carbone.
Con un involucro in alluminio dove si rispecchia il costruito circostante e una luce che
muta rapidamente, il corpo si manifesta come un gigantesco oggetto di Landart che si
dissolve nell’aria del cielo.
L’edificio d’ingresso è concepito come una
piazza centrale accessibile su diversi lati.
Da qui, il visitatore passeggia tra spazi
espositivi proseguendo sino all’auditorio e al
padiglione di vetro. Realizzare questa fluida
successione di spazi, ha significato disporre
al piano interrato tutti gli spazi accessori,
dagli ambienti funzionali, ai laboratori, ­al deposito e agli impianti. Ristorante e amministrazione sono invece collocati in edifici separati nel parco. La hall pervasa di luce è un
padiglione trasparente di 68,5 × 58,5 m di
dimensione con snelli pilastri in acciaio e
con le “bolle” della caffetteria e del book
shop disposte casualmente nello spazio.
Dietro la straordinaria leggerezza e il ridotto
dimensionamento delle strutture portanti si
celano raffinate soluzioni costruttive
(v. pagg. 538 segg.). Anche la facciata di
vetro che si eleva 6 metri in altezza, sembra
immateriale e si pone come elemento trasparente a limitare lo spazio, tra interno ed
esterno. Elementi di contrasto sono invece le
due sale espositive, con un carattere introverso, illuminate da luce naturale che penetra da superfici di copertura parzialmente
vetrate. La struttura di copertura realizzata
sviluppando un sistema di travi a T particolarmente snelle in contratta successione appare sorprendentemente leggera. Nonostante la luce di 26 m, le travi sembrano lamelle
che diffondono la luce. Le due sale espositive offrono ideale ambiente espositivo per le
opere costantemente in rotazione. Mentre le
gallerie temporanee ad ovest del foyer sono
ripartite nei classici gabinetti, nel padiglione,
libero da pilastri in tutta la sua lunghezza di
120 m, si attua un tipo di esposizione di nuova concezione: nello spazio chiamato “Galerie du Temps”, si narrano 5000 anni di storia
dell’arte attraverso percorsi cronologici.
I pannelli in alluminio anodizzato spazzolato
che rivestono le pareti della galleria conferiscono alla stanza una profondità poco
­stimabile. Sul lato occidentale, il complesso
viene chiuso dall’auditorio, verso est con un
padiglione in vetro dove inserti opachi
­riprendono variandolo il motivo delle “bolla
di vetro” dell’ingresso. Al termine della ”passeggiata museale”, il padiglione in vetro
apre la vista sulla città e sulla struttura conica dove si convogliavano i residui della miniera illustrando un nuovo modo di interfacciarsi tra arte e contesto.
Planimetria generale
scala 1:8000
Piante
scale 1:2000
 1
 2
 3
 4
 5
 6
 7
 8
 9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
Auditorium
Esposizione temporanee
Hall d’ingresso
Esposizione permanente “Galerie du Temps”
Padiglione di vetro
Ristorante
Amministrazione
Ingresso
Bookshop
Mediateca
Caffetteria
Laboratorio
Informazione
Deposito
Formazione
Auditorium piccolo
Personale
Consegna opere
Accoglienza gruppi
Sezione hall di ingresso
scala 1:500
Sezione facciata
scala 1:20
1
2
3
4
5
6
7
8
1
2
3
4
5
6
7
opertura: manto in alluminio con aggraffatura
C
verticale, strato termoisolante 120 mm, barriera
vapore, lamiera profilata, trave in profilo d’acciaio
Å 280 mm, strato fonoisolante, controsoffitto
in lamiera traforata 1,8 mm
Pilastro in tubolare d’acciaio verniciato bianco
Ø 140/20 mm
Rivestimento sezione frontale del solaio in lamiera
di alluminio 2 mm
Avvolgibile di protezione solare
Vetrazione isolante, lastra 1500/6060 mm
temperato 10 + intercap. 12+ stratificato 2× 8 mm
Montante facciata in lamiera d’acciaio 40/120
mm, rivestimento in lamiera di alluminio lucidata
2,5 mm
Grigliato metallico zincato
Pavimentazione: massetto armato levigato 130
mm, strato termoisolante con serpentine di riscaldamento 90 mm, c.a. 250 mm
chermo solare fisso in grigliato metallico 50 mm
S
vetrazione isolante, temperato 10 + intercap. 12
+ stratificato 2× 8 mm
Struttura secondaria, telaio in tubolare d’acciaio
¡ 40/60 mm
Oscuramento in lamelle orientabili
Trave in profilo d’acciaio a } 200/600 –1100 mm,
nervatura rivestita 12 mm
Elemento sandwich 1500/6060/23 mm
anima a nido d’ape d’alluminio, lamiera di alluminio anodizzata 1,5 mm, fissaggio in alluminio
strato termoisolante 140 mm, c.a. 280 mm
Elemento sandwich 1500/6060/21 mm
Massetto armato levigato 150 mm
strato termoisolante con riscaldamento a pavimento 90 mm, c.a. 240 mm
Per il padiglione espositivo di 3 000 m2 “Galerie du
Temps” (Galleria del tempo) lo studio di Adrien
Gardère ha sviluppato un concetto completamente
nuovo: nell’ampio spazio aperto sono allestiti 205
­capolavori, dalle sculture egizie sino ai dipinti del
1850, non separati in sezioni come al Louvre di
­Parigi ma disposti cronologicamente lungo una linea
temporale incisa sulla parete sud. Passeggiando
tra le opere allestite su piedeistalli, pedane, e pareti
basse, il visitatore scopre cannocchiali visivi attra­
verso i capolavori esposti tra diverse culture ed
­epoche. La riflessione dei pannelli in alluminio e
­l’intenso contrasto con le sculture e i dipinti enfatizzano l’atmosfera dello spazio.
Padiglione espositivo “Galerie du Temps”
sezione facciata
4
Traduzioni in italiano
2013 ¥ 5   ∂
scala 1:20
Disposizione delle opere, fuori scala
Sezione orizzontale ∙ sezione verticale
scala 1:10
Sala espositiva padiglione in vetro
sezione scala 1:500
 1 L
ama in stratificato di sicurezza 15 + 10 + 15 mm
  2 Vetrazione interna in stratificato 15 + 6 mm
  3 Sistema a telaio per la vetrazione interna
¡ 30/60 mm
  4 Fissaggio telaio d’acciaio:
piatto d’acciaio 150/100/8 mm
profilo in acciaio ad ∑ 150/150 mm
  5 Fissaggio lama in vetro:
profilo in acciaio inox ad fi 150/60/65 mm
profilo in acciaio ad ∑ 80/60/67 mm +
65/70/105 mm
  6 Lastra di cls 900/900/50 mm su piedini, massetto
armato 40 mm, strato termoisolante 40 mm, geotessuto, guaina impermeabilizzante in PVC, geotessuto, calcestruzzo alleggerito in pendenza, solaio nervato in calcestruzzo 250 mm, soffitto
sospeso in cartongesso 15 mm
  7 Pannello in alluminio con anima poliuretanica
3 mm, pannello in polistirene espanso 30 mm
guaina impermeabilizzante in PVC 1,2 mm
geotessuto, gocciolatorio in acciaio inox 3 mm
  8 Vetro stratificato praticabile 2 ×10 mm
  9 Resina epossidica bianca 5 mm
primer in resina epossidica silicata
massetto 90 mm
10 Arenaria 900/900/80 mm, piedini lastra di
cemento, massetto armato 40 mm, geotessuto
guaina impermeabilizzante in PVC, geotessuto
calcestruzzo alleggerito in pendenza, solaio
nervato in c.a. 300 mm
11 Vetrazione esterna in stratificato di sicurezza
19 + 6 mm
12 Arenaria 450/450/30 mm
riscaldamento a pavimento 100 + 200 mm
solaio nervato in c.a. 300 mm
Sezione facciata scala 1:20
  1 Manto in alluminio, aggraffatura verticale, strato
termoisolante 125 mm, barriera vapore, lamiera
profilata, trave reticolare in acciaio 440 –1100
mm, strato fonoisolante, controsoffitto in lamiera
traforata 1,8 mm
  2 Pilastro in tubolare d’acciaio
verniciato bianco Ø 219 mm
  3 Avvolgibile parasole
  4 Vetrazione in stratificato 2× 6 mm
  5 Montante di facciata in lamiera d’acciaio
120/20 mm, rivestito con lamiera di alluminio
lucidata 2,5 mm
  6 Montante di facciata in lamiera d’acciaio
120/20 mm, rivestito con lamiera di alluminio
lucidata 2,5 mm
  7 Vetrazione isolante in temperato 10 + intercapedine 12 + stratificato di sicurezza 2× 8 mm
  8 Grigliato metallico zincato
  9 Ventilazione naturale intercapedine di facciata
10 Massetto armato levigato 130 mm, strato termoisolante con riscaldamento a pavimento 90 mm,
c.a. 210 mm
Pagina 500
Edificio ministeriale a Zamora
Dietro le mura spesse un metro del nuovo edificio
­ministeriale di Zamora si cela un volume di vetro
estremamente delicato. Le mura riprendono i contorni
dell’ex giardino del chiostro e si compongono della
medesima arenaria chiara della vicina cattedrale.
­Rare le aperture che collegano l’ambiente circostante
con l’Hortus Conclusus, in alcuni punti il corpo in vetro
sfiora le mura, in altri segue il loro percorso, altrove lo
spazio che li separa si amplia sino a diventare corte e
gli alberi ne ricordano l’originaria funzione. Il senso di
smaterializzazione trasmesso dal corpo deriva da un
involucro a doppia pelle di vetro stratificato con intercapedine di 75 cm e copertura orizzontale in vetro.
Non vi sono profili a vista che disturbano l’esecuzione
minimalista realizzata sigillando le lastre con silicone.
Al piano superiore, le lastre di vetro temperato che
fungono da controventature irrigidendo l’intera struttura, paiono svanire nello spessore del solaio dove si
­alloca un complesso sistema di profili in acciaio che
mettono in connessione la pelle vetrata con il nucleo
massivo. Oltre al sistema di selezione solare, gli alberi
nel cortile e le superfici delle mura più prossime al volume in vetro diventano elementi di ombreggiamento
della facciata trasparente. All’interno, l’ambiente è sobrio, con superfici bianche omogenee e lastre in vetro
opalino.
Sezioni ∙ piante
scala 1:1000
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Ingresso corte
Studio legale
Foyer
Impianti
Biblioteca
Amministrazione
Sala seminari
Giardino
Sala attesa
Consulenza
Sala riunione
Terrazza
A
ssonometria costruttiva delle vetrate interne in
A
corrispondenza del bordo del solaio scala 1:50
Assonometria del fissaggio della lama di vetro al
bordo del solaio scala 1:20
B
Sezione verticale
scala 1:20
1 Pietra arenaria 1000/500/80 mm
su malta di calce, lastra in c.a. 150 mm
2 Arenaria 1000/750/80 mm
malta armata, parete in laterizio 115 mm
ancoraggi in acciaio inox
3 Parete in laterizio armata 240 mm
4 Arenaria 900/900/80 mm
piedini per lastra di cls, massetto armato 40 mm
geotessuto, guaina impermeabilizzante in PVC
geotessuto, calcestruzzo alleggerito in pendenza
solaio nervato in c.a. 300 mm, soffitto sospeso in
cartongesso 15 mm
5 Intonaco di cemento 15 mm
parete in laterizio 115 mm, intercapedine 80 mm
canale drenante perimetrale, c.a. 300 mm
guaina impermeabilizzante, suolo
architetti hanno realizzato lungo tre lati della
proprietà un muro “trasparente”. Tramite un
metodo parametrico, è stata escogitata una
forma che si rifà al drappeggio di un pannello in seta mosso dal vento richiamando tra
l’altro la funzione d’origine dei capannoni.
La parete realizzata in semplici blocchi di
cemento muta con la rotazione di ogni mattone diventando una struttura complessa.
La rigorosa modularità degli elementi posati
con metodi tradizionali irrompe lasciando
che il muro sviluppi la propria complessità.
Variando l’angolatura si verifica una relazione intensa fra la trasparenza e le superfici
chiuse, un accorgimento che garantisce interessanti cannocchiali per la regolazione
dell’incidenza luminosa e di conseguenza
anche per proteggere dal sole. Il tema della
trasparenza emerge anche negli interni, per
conservare il carattere di capannone e garantire le relazioni visive che si instaurano
con la struttura di copertura, le sale riunioni
sono volumi autarchici nello spazio che si inseriscono con equilibrio nell’esistente tramite
semplici profili d’acciaio e legno. Le lastre in
policarbonato formano una pelle d’involucro
traslucida che lascia penetrare la luce moderandola in modo adeguato alla funzione.
In maniera simile alle facciate, per le sale riunioni sono state realizzate strutture complesse ruotando gli elementi a telaio.
Sezione
Pianta
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:10
1
2
3
Pagina 505
Studio di architettura e spazio
espositivo a Shanghai
Gli architetti sono intervenuti a convertire in
studio di architettura un ex deposito situato
in un’area industriale della città; il complesso, in disuso da tempo, comprendeva tre
capannoni adiacenti. Gli architetti hanno fatto demolire completamente l’intonaco degradato lasciando a nudo il mattone e il padiglione centrale è stato privato di copertura,
mentre sono rimaste le vecchie travi portanti
al di sotto delle quali si estende un’ampia
superficie all’aperto a prato che infonde serenità e tranquillità oltre ad essere elemento
d’unione tra due padiglioni. I due volumi sono stati convertiti, uno in studio di architettura dei progettisti e l’altro in superficie espositiva. Per circoscrivere il complesso, gli
Sala modelli
Area ingresso
Sala congressi
Spazio presentazioni
Postazione di lavoro
Sala da tè
Area verde
Superficie espositiva
4
5
6
truttura primaria, telaio in profili d’acciaio
S
IPE 175 mm
Lastra in policarbonato traslucida 12 mm
Irrigidimento in profilo d’acciaio ad ∑ 50/50 mm
saldato con n.1
Giunto in silicone
Gradino, pannello di particelle pressato 30 mm
Legno squadrato 80/40 mm
Pagina 509
Capanno di villeggiatura a Helsinki
L’idillio delle estati finlandesi non annovera
solo una natura costellata di laghi ma anche
il “Mökki”, la casetta in legno, priva di ogni
comfort, per lo più realizzata in “Blockbau”,
o sistema costruttivo di legno massiccio.
Il capanno estivo si trova prospiciente il mare in un’insenatura a soli 2 km dal confine urbano di Helsinki, i suoi proprietari, una coppia di architetti con due figli, possono
recarvisi anche per una breve pausa di relax
dall’ufficio. Dal capanno, la città e i suoi problemi sembrano lontani: si cuoce con il gas
∂   2013 ¥ 5
propano, si riscalda con la legna e si dorme
nel sacco a pelo. Tuttavia i proprietari non
hanno voluto rinunciare alla cura dell’estetica. Dato che forma e suddivisione interna
della casa di soli 14 m2 di superficie erano
predefiniti, gli architetti hanno realizzato uno
spazio lineare e sobrio con un’ampia finestra
che si apre sul paesaggio circostante, una
pedana in legno dove si mangia e si dorme
e diversi elementi a scomparsa. Un sistema
di elementi a ribalta o scorrevoli trasforma
durante la notte divano e tavolo in un comodo letto; i ragazzi raggiungono con una scaletta di corda il soppalco con la zona notte.
L’ingresso con una moquette scura può
­essere calpestato con le scarpe che sono
invece da togliere in corrispondenza dello
spazio abitativo rialzato. La netta separazione tra i due spazi e la loro diversa colorazione donano una complessità architettonica inaspettata al piccolo volume di uso
elementare.
Sezioni
Pianta
scala 1:100
1
2
3
4
5
6
Vestibolo
Cottura
Tavolo da pranzo
Divano letto
Ripostiglio
Toilette a secco
1
uaina impermeabilizzante a due strati rivestita
G
con strato minerale, pannello in compensato
­impermeabile 25 mm, listelli 40/40 mm, travetti
­inclinati 170/70 mm con isolante termico 120 mm
barriera al vapore, pannello in compensato di
­betulla 15 mm
Pedana in massello di betulla 50 mm, legname
squadrato 80/200 mm con ricovero intermedio
per legna da ardere/scarpe, moquette, pannello
in compensato 9 + 25 mm, trave in legno 110/90
mm con strato termoisolante intermedio 80 mm
guaina impermeabilizzante, pannello in
­compensato impermeabilizzato 15 mm
Rivestimento in tavole di abete rosso tinto 15 mm
listelli 25/50 mm, montanti in legno lamellare
110/110 mm, strato termoisolante 80 mm
barriera vapore, pannello in legno di compensato
15 mm
2
3
Pagina 512
Villaggio turistico presso ­
Castellbell i el Vilar
Il centro di vacanza realizzato per 90 ospiti
di una fondazione filantropica si colloca in
una pineta a circa 40 km a nord-ovest di
Barcellona. Il permesso di costruire nell’area
naturale protetta è stato accordato solo perché le nuove ed economiche costruzioni non
superavano il volume dell’edificio preesistente ad L demolito. I tre lotti si articolano in
gruppi di due-quattro bungalow unifamiliari
ognuno con copertura asimmetrica a punta.
Un intonaco grigio-argento si estende senza
soluzione di continuità su copertura e facciate mentre il formato delle finestre a fenditura
conferisce al complesso uniformità pur essendo le tipologie degli edifici diverse.
Da lontano i corpi di fabbrica hanno l’aspetto
Traduzioni in italiano5
Rivista di architettura e particolari costruttivi
A proposito di DETAIL
Ogni numero, con particolare attenzione
­riservata alla qualità architettonica delle
­soluzioni costruttive, è dedicato all’approfondimento tematico di un argomento
tecno­logico (p. es. costruzioni in calcestruzzo, strutture di copertura, risanamento
e restauro etc.). La presentazione dei
­progetti più recenti, realizzati in ambito
­nazionale e internazionale, è
accompagnata da una serie di accurate riproduzioni grafiche in scala e di selezionate immagini. Le due edizioni annuali di
DETAIL Concept sono dedicate allo studio
analitico delle ­fasi del processo costruttivo,
mentre le ­edizioni speciali di DETAIL Green, anch’esse con due uscite all’anno,
­informano su tutti gli aspetti della progettazione e della costruzione sostenibile.
Temi delle riviste del 2013
‡ 1/2 Traslucido e trasparente
‡ 3
”Concept“ Asili nido/kitas/scuole
‡4 Riqualificazione
‡ 5
Semplice e complesso
+ DETAIL Green
‡ 6
Costruzioni massive
‡7/8 Acciaio
‡ 9
”Concept“ Edilizia per i trasporti
‡ 10Costruzioni mobili/costruzioni
temporanee
‡ 11Materiale e superficie
+ DETAIL Green
‡ 12
Tema speciale
(Sono possibili eventuali modifiche.)
∂ Abbonamento
‡
Abbonamento classico € 169,–*
12 numeri all’anno
(compresi i due numeri DETAIL Green).
‡ Abbonamento studenti € 89,–*­
12 numeri all’anno. ①
(compresi i due numeri DETAIL Green).
‡ DETAIL Abbonamento prova € 21,85
Due numeri attuali della rivista DETAIL al prezzo di
prova di soli € 21,85 incluse le spese di spedizione +
imposta sul valore aggiunto per i non possessori di
partita IVA.
*Costi di spedizione aggiuntivi (per 12 numeri) € 43,–
Per la consegna nei paesi dell’Unione E
­ uropea,
l’Imposta sul Valore Aggiunto per i non possessori
di partita IVA è del 7%.
① Sarà possibile usufruire del p
­ rezzo per studenti solo
a seguito della consegna di un documento valido
­attestante l’iscrizione.
Prezzi gennaio 2013
Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG
Hackerbrücke 6 · 80335 Monaco di Baviera · GERMANIA
Tel: +49 (0)89 381620-0 · Fax: +49 (0)89 398670 · [email protected]
www.detail.de/shop-italiano
6
Traduzioni in italiano
di prismi astratto con spigoli taglienti.
In contrasto con l’aspetto monolitico, gli
­interni mostrano inaspettatamente una complessità di qualità spaziali. Le pareti in blocchi di calcestruzzo sono bianche.
Un controsoffitto in profili di alluminio smaltato bianco devia l’attenzione verso l’intradosso di copertura in laterizio montato con l’ausilio di una gru. Alla superficie sono state poi
livellate le difformità con calcestruzzo a
spruzzo e modellando gli spigoli vivi a mano.
Planimetria generale
scala 1:1500
Piante • Sezioni
scala 1:200
1
2
3
4
Sala comune
(accoglienza/sala da pranzo/cucina/deposito)
Sale di gruppo
Piscina
Camere da letto
A
B
C
D
Alloggio a 1 piano, 2× 4 letti
Alloggio a 1 piano, 1× 6 letti
Duplex, 4× 4 letti
Duplex 4× 8 letti
Sezione orizzontale
scala 1:20
Assonometria elemento finestra prefabbricato
Sezione verticale
scala 1:20
1
2
3
4
5
6
7
Intonaco a tre strati 5 mm, malta 2,5 mm
rete d’armatura in fibra di vetro rivestita in PVC
malta 2,5 mm, strato termoisolante XPS 80 mm
guaina impermeabilizzante
malta con funzione impermeabilizzante 5 mm
calcestruzzo a spruzzo 110 mm
mattoni forati incastrati 800/250/40 mm
tubolare in acciaio 100/100/4 mm
Rivestimento d’intonaco a tre strati 5 mm
malta 2,5 mm, rete d’armatura in fibra di vetro
rivestita in PVC, malta 2,5 mm,
strato termoisolante XPS 80 mm
lastra in calcestruzzo verniciata bianca
150/200/400 mm
Profilo in alluminio ¡ 80/40/4 mm avvitato su
∑ 50/50/5 mm smaltato bianco
Telaio in acciaio inox 2 mm
vetrazione isolante
antoni finestra in MDF smaltato 19 mm
Porta in acciaio zincato su telaio in acciaio inox
Calcestruzzo levigato a elicottero 80 mm
Lastre in calcestruzzo 1500/150/25 mm,
letto di sabbia
Pagina 516
Casa a Varsavia
Un’opera d’arte dove poter risiedere, di soli
72-132 cm di larghezza, è stata escogitata
dall’architetto per rendere omaggio allo
scrittore israeliano Etgar Keret.
Presentata per la prima volta come progetto
d’idee a un Festival dell’Arte, l’abitazione di
14 m2 distribuita su due livelli serve da abitazione temporanea per Keret e come studio
per giovani creativi e artisti di tutto il mondo.
Per realizzare la struttura in un vuoto urbano
tra due edifici residenziali al centro di Varsavia, oltre le premesse di carattere artisticoarchitettonico, era necessario evitare l’appoggio della struttura ai due muri portanti
2013 ¥ 5   ∂
esistenti. Per questo motivo, a causa del
budget minimo concesso da alcuni sponsor
e dalla Polish Modern Art Foundation, l’architetto ha optato per una struttura autoportante in profili di acciaio cavo avvitati in opera e rivestita con pannelli in plastica
traslucidi e termoisolanti. La realizzazione
dell’involucro semplice ed economico è stata eseguita in collaborazione con un’azienda
che costruisce soprattutto facciate per
­discount alimentari. Dato che nel frattempo
è diventata un’attrazione turistica, ci sono
probabilità che la “Keret Haus” rimanga sul
posto ancora a lungo.
Planimetria generale
scala 1:2000
Piante • Sezioni
scala 1:100
 1
 2
 3
 4
 5
 6
 7
 8
 9
10
Ingresso
Area soggiorno
Scala a pioli
Pranzo
Zona cottura
WC/doccia
Studio
Area notte
Condotti di riscaldamento (esistente)
Ripostiglio
1
astra in policarbonato nervato a doppia camera
L
trasparente 20 mm
Tubolare in acciaio | 80/80/4 mm
Lamiera traforata in acciaio inox 1,5 mm
Parquet in rovere 14 mm incollato su OSB 20 mm
Piatto doccia in materiale minerale, guaina impermeabilizzante 100 mm, pannello composito HPL
2
3
4
5
Sezione verticale
scala 1:20
Pagina 519
Abitazione ad Hiroshima
“Nest” è il nome del progetto della casa realizzata per una madre con due figlie.
In maniera simile ad un nido, la casa si trova
immersa nella natura. Nonostante la temperatura esterna scenda fino a 2 °C, la casa è
stata costruita con soli 100 mm di isolante e
si apre nell’ampia zona centrale d’ingresso
verso l’esterno. Solo quando fa veramente
freddo e tira vento, pareti divisorie con vetri
singoli separano lo spazio abitativo da quello esterno. Se aperte, le vetrate vengono allocate esternamente alla facciata per non interrompere la continuità con l’interno.
Nonostante la semplicità dell’immagine
esterna, la struttura nasconde una certa
complessità: l’ingresso dapprima si abbassa
di quota per aprirsi nel centro dell’abitazione
in un unico spazio elevato simile ad un giardino con un acero giapponese che si staglia
verso il cielo attraverso il vuoto della copertura. Chi risiede nella casa può sedersi a vari livelli e osservare in ogni stanza: da un
­lato, verso la zona cottura e verso l’area
pranzo e il soggiorno poste ad una quota
­inferiore; dall’altro, verso uno studio delimitato da scaffali in legno e una camera da letto.
Un’altra camera da letto è collocata un piano
più in basso nel terreno. Piccole scale e una
galleria in c.a. collegano gli spazi che comunicano tramite aperture e cannocchiali visivi.
Planimetria generale
scala 1:10 000
Sezioni
Piante
scala 1:200
1
2
3
4
5
6
Hall d’ingresso
Camera da letto
Ripostiglio
Cucina abitabile e soggiorno
Giardino
Zona notte e lavoro
  1 Copertura:
membrana impermeabilizzante 1,5 mm
strato termoisolante 50 mm
pannello in compensato 12 mm
isolante in pendenza 60–100 mm
pannello in compensato 28 mm
trave in legno 210/100 mm
correnti 20/40 mm
pannello in compensato
con vernice trasparente 9 mm
  2 Rivestimento in cedro 12 mm
  3 Lucernario in vetro isolante, temperato 6 +
intercapedine 12 + stratificato 8 mm
  4 Angolare in acciaio inox 50/90 mm
  5 Legname squadrato, montanti 120/60 mm
  6 Membrana impermeabilizzante 1,5 mm
  7 Angolare in acciaio zincato, fosfatato
accoppiato a nr. 4
  8 Elemento scorrevole in telaio di cedro trattato con
vernice trasparente, vetro float 8 mm
  9 Piastra d’appoggio in acciaio inox 330/450/6 mm
con linguette saldate in acciaio inox 20/5 mm
10 C.a. levigato a elicottero, vernice protettiva
impermeabilizzante
11 Substrato vegetativo
12 Doghe in cedro 24 mm, pannello in compensato
30 mm, trave in legno 100/100 mm
13 Arredo a incasso cucina
14 Arredo a incasso TV
15 Elemento in c.a. prefabbricato/
supporto per facciata
16 Lastra di tamponamento in vetro acrilico 10 mm
17 Ancoraggio facciata in elemento a piastra
rivestito in resina sintetica prof.=28 mm
18 Facciata:
rivestimento in legno di cedro trattato con vernice
trasparente 15 mm, struttura in correnti di legno
2× 25/45 mm, guaina impermeabilizzante
pannello in compensato 12 mm
strato termoisolante 100 mm
pannello in compensato trattato
con vernice trasparente 12 mm
19 Vetrazione fissa float 8 mm
20 Protezione antiabbagliamento
Sezioni
scala 1:20
Pagina 524
Abitazione a Collonges-sous-Salève
Il progetto di una casa unifamiliare nella
piccola località francese si basa su un’idea piuttosto semplice: una ventina di cubi identici assemblati a formare un volume
complesso ma ben integrato nell’orografia
del terreno. Per raggiungere l’obbiettivo
con il budget limitato messo a disposizione dalla famiglia del committente, gli architetti si ­sono serviti di un produttore di
∂   2013 ¥ 5
garage prefabbricati in calcestruzzo.
Da riflessioni comuni tra architetto ed impresa circa la realizzabilità, è nata l’idea
di parallelepipedi prefabbricati in stabilimento da giustapporre in opera. Il fatto
che l’edificio ricordi solo lontanamente
quel genere di autorimesse, ha fonda­
mentalmente due motivazioni: prima di
­tutto, ogni stanza giace orizzontale o verticale esattamente accanto o sopra l’altra,
creando cambi di livello e un carattere
complessivamente vivace. In secondo
­luogo, le superfici in calcestruzzo a vista,
i giunti costruttivi e le ampie finestre in
­legno creano l’immagine di una facciata
molto curata che, in alcun modo può essere associata ad un posto auto. Dato che il
lato liscio della cassaforma doveva essere
tenuto per la facciata e che una costruzione con parete a doppio strato era impensabile per questioni di spazio, pareti e
­soffitto sono state coibentate dall’interno
e successivamente placcate in carton­
gesso. Relativamente laboriosa è stata anche ­l’operazione di sigillatura delle numerose fughe tra ogni superficie di copertura
e di tamponamento dei parallelepipedi.
La costruzione non si è dimostrata particolarmente economica rispetto alle alternative convenzionali realizzate in calcestruzzo
gettato in opera o in muratura, ma più economica di altre soluzioni modulari.
­Attualmente gli architetti e il produttore di
garage stanno lavorando allo sviluppo di
altre soluzioni abitative modulari da realizzare con cubi di calcestruzzo.
Planimetria generale
scala 1:2000
Piante • Sezioni
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Cantina
Corte interna
Camera da letto
Lavanderia
Autorimessa
Ingresso
Cabina armadio/guardaroba
Cucina/sala da pranzo
Soggiorno
1
2
amiera in acciaio inox 1 mm
L
Substrato 40 mm, strato drenante 20 mm
membrana impermeab. bituminosa 10 mm
solaio in ca. in pendenza 60 mm
strato termoisolante in lana minerale 120 mm
barriera vapore
pannello di cartongesso 12,5 mm
Impermeabilizzazione interna bituminosa 10 mm
Vetrazione isolante in telaio di legno di abete
Rivestimento calcestruzzo lavato 3 mm
massetto radiante 70 mm, strato di separazione,
strato termoisolante poliuretanico rivestito in alluminio 20 mm, strato isolante poliuretanico 20 mm
calcestruzzo cellulare armato 100 mm
intercapedine per l’impiantistica dei sanitari
Impermeabilizzazione fluida in resina
Elemento di compensazione in plastica dura
Fondazione continua in ca. 180 mm
C.a. 90 mm, lana minerale 270 mm
barriera vapore, lastra di cartongesso 12,5 mm
3
4
5
6
7
8
9
Traduzioni in italiano7
Pagina 528
La volta catalana: una tecnologia
­costruttiva con storia e futuro
Matthias Rippmann, Philippe Block
Voltare senza cassero
La tecnica costruttiva delle volte in laterizio
venne introdotta già in epoca romana e perfezionata ulteriormente dal periodo gotico sino al XX secolo. In particolare, la tecnica costruttiva della volta catalana ha permesso la
realizzazione di alcune spettacolari opere di
maestri dell’architettura come Antoni Gaudì
o Rafael Guastavino; venne utilizzata sino
­alla prima metà del XX secolo in svariate
­applicazioni per poi essere scalzata dall’edilizia attraverso l’introduzione di nuove forme
architettoniche e moderni materiali edili
­come calcestruzzo e acciaio.
­Nell’architettura contemporanea è riemerso
un crescente interesse nei confronti di questa tecnica per l’efficienza statica della funzione portante, per i materiali naturali impiegati e per la realizzazione senza laboriosi
sistemi di cassero. Queste proprietà, in combinazione con la flessibilità geometrica del
sistema costruttivo, offrono ampio potenziale
per le strutture a guscio sino ad ora realizzabili quasi esclusivamente con calcestruzzo
ed acciaio. La volta catalana, sotto svariati
aspetti, è un ulteriore sviluppo della volta in
laterizio di epoca romana (Fig. 1a). ­Una novità consisteva nel fatto che il mattone non
veniva posato come di consueto di coltello
ma di piatto, nella maggior parte dei casi su
tre strati. Con la posa di strati leggeri di laterizio in successione e l’uso di malta di gesso
a presa rapida, il primo strato viene posato
nella maggior parte dei casi senza l’ausilio
di centine. La prima stratificazione in mattoni
di piatto assume la funzione di strato portante per il secondo strato ruotato a 45° e per
il terzo. Archi e volte di grande dimensione
vengono definite tridimensionalmente da
strutture leggere di legno che ne conferiscono la forma. Forme semplici, estruse e
­simmetriche-rotative possono essere realizzate nella maggior parte dei casi senza
strutture lignee d’ausilio. Rispetto alla maggior parte delle tecniche di costruzione delle
volte, operare senza centine costituisce un
inconfutabile vantaggio riscontrabile solo
nella volta nubiana e quella messicana, la
cui varietà formale è però alquanto limitata.
(Fig. 1b) Oltre ad un risparmio di materiale,
durante il processo costruttivo, la struttura
­rimane accessibile dal basso e consente
una fugatura pulita dei mattoni di piatto di
dimensione 12 × 24 × 2 cm (Fig. 1c, 5).
La tecnica della volta catalana comporta
stabilità statica in ogni fase costruttiva. ­
In altri termini, si possono ad esempio murare volte a botte in singoli archi e cupole
­attraverso anelli di mattoni chiusi in diverse
fasi in cui si garantisce completa stabilità.
Il principio statico di una forma totalmente
sollecitata da compressione rappresenta il
presupposto essenziale per la realizzazione
di una volta catalana. I presupposti derivano
da un’accurata definizione della forma ottenuta con metodi di ricerca formale sperimentali e grafici, ad esempio tramite modelli
appesi o tecniche di statica grafica. Combinando spessori e peso degli strati di mattoni
i momenti flettenti possono essere ridotti al
minimo in condizioni di carico asimmetrico.
Sviluppo della volta catalana
In Catalogna, la volta catalana ha seguito
nel tempo uno sviluppo senza soluzione di
continuità. La carenza di legname da costruzione in terre spagnole aveva reso più complessa la costruzione di solai a travi o di laboriose costruzioni di casseri per volte
tradizionali. La ricerca di soluzioni alternative
approda già nel 1382 alla prima applicazione, a Valencia, di questa tecnica di costruzione di volte a risparmio di materiale.
­All’inizio, la tecnica viene utilizzata per la realizzazione di soffitti a volta piana, ma verso
la fine del XIX secolo, soprattutto ad opera
di Gaudí (1852-1926), avviene un transfert
dal gotico catalano alla nuova applicazione
della tecnica di costruzione delle volte catalane.
Il progetto della Sagrada Familia (Fig. 6) è
estremamente innovativo nell’ambito della
­ricerca formale di strutture portanti e nello
sviluppo delle tecniche di costruzioni della
volta catalana che, per esempio, si integra
nei soffitti a volta decorati con maioliche.
La volta trova applicazione anche nel settore
delle grandi costruzioni industriali. Lluís
Muncunill (1868–1931) abbina snelle strutture in ferro con una successione di coperture
a volta in laterizio nei capannoni ­industriali
della fabbrica di tessuti Vapor Aymerich
(1908) (Fig. 2–4). Uno sviluppo che si fonda
sull’opera del pioniere dell’architettura industriale spagnola Rafael Guastavino
­(1842–1908) che, emigrato nel 1881 negli
Stati Uniti, ampliò e sviluppò la tecnica della
volta catalana. Dopo le prime difficoltà,
­l’architetto, e successivamente il figlio,
­fondarono un’azienda di costruzioni edili
presente per la costruzione di volte catalane
in 30 Stati degli USA con circa 1000 edifici.
Solo a New York e a Boston sono state erette numerose volte che tutt’oggi coprono
banche, biblioteche, chiese, stazioni di
metropolitana e sale d’attesa di stazioni.
(Fig. 8).
Le volte sono caratterizzate da spettacolari
luci che si estendono sino a 30 m, dove i
corsi di mattoni all’intradosso composti di
elementi di diverso colore rivestiti in ceramica sono disposti a formare un disegno complesso. I Guastavino hanno industrializzato
la tecnica della volta catalana adattandosi
alle necessità dell’industria edilizia. Oltre alle
cupole e alle volte sono state realizzate anche numerose scale (Fig. 9). I Guastavino
compresero il vantaggio economico di mercato delle strutture resistenti al fuoco rispetto
a quelle realizzate in legno e in ferro, testarono copiosamente le loro strutture come
garanzia delle prestazioni sviluppandole
contemporaneamente e adattando innova-
8
Traduzioni in italiano
zioni come il mattone acustico o il cemento
Portland per gli strati superiori di mattoni.
Sostituzione con acciaio e calcestruzzo
L’incremento del costo del lavoro e le nuove
tecniche di costruzione edile concomitanti
all’impiego di acciaio e calcestruzzo ebbero
come conseguenza un uso sempre più sporadico delle volte di Guastavino per gli edifici di grande estensione. In confronto a nuovi
materiali edili come il ferro e il cemento
­armato, il laterizio veniva considerato sempre più obsoleto e poco idoneo alle lavorazioni industrializzate. Il linguaggio lineare
della forma del Moderno mostrava esempi
innovativi di snelli fabbricati in acciaio, vetro
e calcestruzzo. Il Padiglione di Barcellona,
opera di Mies van der Rohe, icona del movimento Moderno, era il manifesto della trasparenza, la purezza e la precisione della
nuova architettura. Tra il Padiglione e la volta
catalana c’è però un’interessante connubio;
a causa delle tempistiche e dei costi di realizzazione, invece di fondamenta in calcestruzzo per il padiglione sono state realizzate strutture a volta piana con la tecnologia
della volta catalana. E’ ironia della sorte che
una tecnica storica, ben consolidata a livello
regionale ed efficiente, diventi fondamenta
per un padiglione espositivo di profondo
spirito moderno, perdendo gradualmente
d’importanza. La volta in laterizio piana venne messa sempre di più in secondo piano.
Tuttavia, il laterizio trovò comunque sostenitori nel Moderno. Le Corbusier cercò di utilizzare la tecnica della volta catalana per
l’architettura moderna, ma non ci furono altri
input per ulteriori soluzioni applicative di
questo efficiente ed elegante sistema costruttivo e portante nel linguaggio moderno
dell’architettura.
Riscoperta in chiave sostenibile
Negli ultimi anni, l’interesse per la volta catalana e le sue diverse applicazioni nonché
per indagini di ricerca connesse è cresciuto
notevolmente. In edilizia, oggi, per il laterizio
prevalgono gli aspetti di durata e sostenibilità, in particolare in vista della disponibilità
autoctona del materiale edile e del proprio
bilancio ecologico. A questo si aggiunge un
notevole risparmio di materiale per la semplicità di una struttura realizzata senza cassero
e una struttura portante efficiente. Il Centro
congressi Pines Calyx di Dover ­mostra chiaramente come i materiali locali e la volta catalana in laterizio possano essere integrati in
maniera efficiente in un edificio non consueto, laddove l’energia grigia è stata abbattuta
del 30% rispetto ad una convenzionale
­costruzione in calcestruzzo (Fig. 11).
Economizzare con le risorse locali
Il processo di produzione ad elevato impiego di mano d’opera di una volta catalana
costituiva già al tempo di Guastavino un
­problema economico poi inaspritosi con
­l’incremento dell’industrializzazione. Questo
apparente impedimento si convertì vantag-
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giosamente in alcune regioni meno industrializzate: la dimensione a misura d’uomo
dell’elemento e la semplicità costruttiva determinarono i presupposti ideali per una partecipazione al processo architettonico di costruzione con l’ausilio di forze lavoro
autoctone; aspetto positivo questo, che è
stato possibile integrare anche nel processo
di sviluppo del progetto del Centro Interpreti
Mapungubwe National Park in Sudafrica
(Fig. 12). Il complesso di edifici comprende
una superficie espositiva di 3000 m2 coperta
da una successione di cupole e volte di luce
diversa. Gli artigiani autoctoni hanno lavorato con successo nell’erezione della volta;
l’integrazione, poi, di mattoni in terra
essiccati all’aria, ha immediatamente promosso uno scambio attivo di conoscenze oltre a generare posti di lavoro locali. Il mattone di terra non cotto è prodotto in opera con
una miscela contenente circa 8% di cemento con l’ausilio di presse manuali e consente
una produzione ad elevata efficienza energetica. Il progetto di ricerca per SUDU (Sustainable Urban Dewelling Unit) reso possibile dalla colloaborazione di BLOCK
Research Group presso il ETH di Zurigo con
l’Ethiopian Institute for Architecture, Building
Construction and City Development, si occupa dello sviluppo economico ed ecologico
di sistemi di costruzione sostenibili in regioni
a scarsa presenza di risorse naturali
(Fig. 10). Il concetto di costruire prototipi di
muratura si basa sulla disponibilità di risorse
di materiali e forza lavoro autoctone, limitando contemporaneamente il fabbisogno di
materiali come acciaio, calcestruzzo e legname da costruzione. Con un costo complessivo di costruzione inferiore a 60 €/m2,
il settore edile si adegua idealmente alle
­regioni più povere con fabbisogno di spazi
abitativi ad elevata densità.
Disegno di forme con modelli informatici 3D
Malgrado gli innumerevoli vantaggi tecnici
della volta catalana per la realizzazione in
regioni del mondo in via di sviluppo, si mantiene un interesse duraturo riconducibile
all’eleganza e all’estetica che emerge con
l’opera di Gaudi e le cupole di Guastavino.
Anche gli architetti Herzog & de Meuron devono esserne stati attratti, per aver proposto
le volte catalane per il progetto del Lord’s
Cricket Ground a Londra.
L’estetica della volta catalana dipende dal
materiale che viene usato per la sua realizzazione e dal disegno di posa. Dal’altro canto, l’interesse si fonda sulla qualità del manufatto e della forma della volta definita dalla
sollecitazione strutturale portante. Le tecniche sino ad oggi conosciute per la realizzazione di forme sollecitate a compressione
ammettono variazioni formali solo in una
­ristretta cerchia. Per ampliare questo limitato
spettro di progetti il BLOCK Research Group
presso il ETH di Zurigo ha sviluppato un software (RhinoVAULT) che mette a disposizione del progettista un ambiente interattivo
dove studiare la definizione di forme di strut-
ture a sollecitazione compressa. Lo strumento digitale di progettazione entra in
­gioco nella prima parte del processo progettuale e permette al progettista di sviluppare
forme compresse in modo interattivo e mirato. Attraverso questo software è stata progettato un prototipo di volta catalana, di
­misura 7,5 × 5,5 m presso il ETH di Zurigo
(Fig. 13–18). Smentendo le prime considerazioni intuitive, il prototipo ha dimostrato che
la forma voltata complessa che rispetta i
­criteri strutturali di una struttura puramente
sollecitata a compressione, si comporta
esattamente come una volta catalana.
Nervature nascoste e a vista
Il disegno asimmetrico della volta a due
strati ha richiesto tuttavia l’appoggio su
un centinatura tridimensionale, che serve
fondamentalmente a definire con esattezza
la forma durante la fase realizzativa.
Le porzioni di volta intensamente compresse
sono state rinforzate con l’ausilio di inserzioni
localizzate di un terzo strato interno con funzione di struttura a nervatura “invisibile”
(Fig. 14). Semplici prove realizzate caricando
un peso di tre tonnellate nei punti critici
­hanno testimoniato l’assenza di deformazioni
misurabili o di qualunque lesione, confermando così l’enorme stabilità della tipologia.
Sulla base della comprensione di tali elementi, il BLOCK Research Group continua a
sperimentare altri principi per la costruzione
di forme virtuali utili al processo edile e per
l’esatta definizione di strutture autoportanti
senza l’impiego di centine. Oltre a strutture
a nervatura “invisibile” nelle stratificazioni intermedie di laterizio, si possono eseguire volte catalane a forma libera con la costruzione
di strutture nervate esplicite. I primi principi
di questa tecnica vengono sperimentati a
­livello di prototipo presso la University of
Technology di Sidney in collaborazione con
il BLOCK Research Group (Fig. 19).
Cassaforme a perdere in volte sottili di laterizio
Oltre a ciò, stanno per essere sviluppati
nuovi prototipi di guscio che possono essere catalogati come ibridi sia dal punto di
­vista materico sia strutturale. Con l’ausilio
degli nuovi sviluppi nel campo della definizione della forma è possibile dar luogo ad
una integrazione tra le sollecitazioni di compressione e alcune sollecitazioni di trazione
all’interno di uno elemento tirante, creando
forme che fino a questo momento hanno visto la luce solo con l’impiego del calcestruzzo. Una struttura ibrida composta di uno
strato in laterizio abbinato ad un sottile strato
di calcestruzzo addizionato con fibre si giustifica con l’elevata prestazione statica della
forma ottenuta. La struttura unisce i vantaggi
della volta in laterizio catalana, in particolare
il minimo impiego di centine, con le prestazioni strutturali dei moderni materiali da
­costruzione. L’intradosso di elevata valenza
­architettonica in laterizio, ha un’efficacia
acustica e non richiede ulteriori opere addizionali. Il procedimento verrà utilizzato e
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sperimentato per la prima volta nel 2014 per
la costruzione di un padiglione del Campus
del ETH di Zurigo.
Volte in blocchi lavorati di pietra
Oltre alle strutture in laterizio, il BLOCK
­Research Group svolge ricerche anche nel
campo delle volte lapidee. La ricerca si
muove da una parte nel campo del calcolo
strutturale e nelle prove di stabilità di volte
in pietra esistenti, come ad esempio quelle
delle cattedrali gotiche, dall’altra introducendo nuove tecniche di creazione formale e
i più avanzati sviluppi nella lavorazione della
pietra e nella sua sigillatura di giunti per volte lapidee. Lo studio presentato a Venezia
alla Biennale di Architettura del 2012 per il
MLK Jr. Park Stone Vault di Austin mostra
­tale stupefacente metodologia d’approccio
(Fig. 21). La volta del progetto è integrata
in un paesaggio verde e serve a coprire un
palcoscenico all’aperto e aree polifunzionali
con superficie complessiva di 650 m2, con
una luce massima di 26 m. Per adattare al
meglio il taglio della pietra alla geometria
del guscio è stato sviluppato un programma
digitale testato tramite la sperimentazione
di modelli.
Conclusioni
L’intensificarsi della sperimentazione e gli
esempi più recenti di volta catalana, fanno
prevedere il potenziale applicativo di questo
tipo di struttura, dalla semplice edilizia residenziale per regioni in via di sviluppo fino
­alle complesse strutture a guscio dell’architettura contemporanea. Sullo sfondo di
un’architettura sostenibile ed ecologica gli
autori confidano nella riscoperta e nello sviluppo di quest’affascinante tecnica costruttiva: il Rinascimento della volta catalana.
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