∂ 2013 ¥ 5 Traduzioni in italiano1 ∂ – Rivista di Architettura Inserto ampliato in italiano Traduzione: Rossella Mombelli E-Mail: [email protected] 2013 ¥ 5 Semplice e complesso Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: www.detail.de http://it.detail-online.com/architettura/news/semplice-e-complesso-021004.html http://www.detail.de/architektur/news/einfach-und-komplex-021001.html http://www.detail-online.com/architecture/news/simple-and-complex-021003.html Pagina 472 Imparare dall’architettura dei Nativi ­d’America Richard Kroeker Durante l’esilio londinese, Gottfried Semper ebbe l’incarico di allestire all’interno del ­Palazzo di Cristallo la sezione canadese dell’Esposizione Mondiale del 1851. Incisioni dell’epoca rivelano che era in mostra persino una canoa in corteccia di betulla. La canoa, insieme alla rinomata capanna caraibica, hanno influito in maniera determinante sugli scritti semperiani riguardo al tema della forma e dei fondamenti del linguaggio formale. La comprensione del comportamento dei materiali, l’importanza dei giunti e dell’equilibrio dinamico delle forze costruttive sono alla base del linguaggio formale architettonico. L’inizio dei miei studi sulla ricerca formale e sull’estetica dei Nativi d’America coincidono con il mio ritorno in patria, in Canada, dove, dopo una collaborazione a tempo pieno in uno studio d’architettura londinese, ho iniziato la mia attività di docente presso la Dalhousie University di Halifax, Nuova Scozia. Per il mio primo corso proposi come tema la costruzione di una canoa in scorza di betulla, con l’obbiettivo di analizzare in questo contesto i materiali e di imparare a conoscere una regione geografica e un’etnia. La canoa in corteccia di betulla Avevo scarse nozioni circa la costruzione di questo tipo di canoe che conoscevo soltanto in fotografia e delle quali non potevo fornire alcuna esperienza specifica pragmatica. In questa prima esperienza, lo scambio di informazioni che definiva il processo di definizione formale della canoa costituì un aspetto di particolare rilevanza. I componenti per la realizzazione dell’oggetto nascono passo dopo passo, in singole fasi di costruzione, e ogni fase conduce alla successiva. La costruzione non richiede alcun disegno e, dal punto di vista architettonico, la realizzazione di questo scafo è assolutamente unica. Normalmente, la costruzione di una barca tradizionale, prevede prima la realiz- zazione di carena e ossatura e poi ­l’applicazione di uno strato di rivestimento. Quando si costruisce una canoa in corteccia di betulla, al contrario, il rivestimento viene appuntato alla falchetta – l’orlo superiore rinforzato del fianco – e solo successivamente si collocano le ordinate curvate a caldo che servono a mantenere tesa verso l’esterno la corteccia, determinando così la forma finale dello scafo. La struttura della canoa non ha nulla a che vedere con lo scheletro rivestito di tutte le imbarcazioni oppure degli edifici, bensì è simile a una struttura sottoposta a trazione composta di componenti alquanto leggeri irrigiditi con nervature lignee. Durante il processo di costruzione si devono continuamente fare scelte di carattere formale che tengano conto dei materiali da utilizzare: corteccia di betulla, legno, radice di abete rosso e pece. Le scelte devono inoltre corrispondere alle caratteristiche dell’acqua e alle esigenze di utilizzo dello scafo in relazione a velocità, stabilità, manovrabilità, capacità di carico e limiti di sollecitazione del materiale. Il progetto ha portato a chiederci fino a che punto siamo culturalmente condizionati nella percezione dei materiali e dei processi. Di seguito abbiamo approfondito una serie di altre costruzioni la cui ricerca formale è irrimediabilmente condizionata da fattori di carattere fisico e sociale. Costruire nella cultura Mi’kmaq Insieme ai mentori della First Nations della comunità Mi’kmaq, in Nuova Scozia, intrapresi, in seguito, una serie di altri studi sulla cultura architettonica nativa. I Mi’kmaq presidiavano originariamente l’intera regione a sud e a est del fiume San Lorenzo, le province costiere del Canada orientale e la penisola di Gaspé nella provincia di Québec. Oggi vivono in ­Canada (New Brunswick, Newfoundland, Labrador, Nova Scotia, Prince Edward Island, Quebec) e nelle aree nord-orientali del Maine. La costruzione di capanni e “case lunghe” si svolge in maniera simile alla canoa in scorza di betulla, cioè sovrapponendo singoli strati e non rivestendo strutture massive o assemblando elementi massivi. Come spesso ac- cade per le costruzioni realizzate da popolazioni indigene, la portanza e la stabilità derivano automaticamente dalla forma e dalla composizione dei singoli strati. In rapporto al peso del materiale impiegato, le forme curve racchiudono molto volume con un’ottima stabilità. Per questa specifica tecnologia, il legno viene lavorato ancora verde e flessibile e gli autoctoni considerano da sempre il legno un materiale isotropo. Durante la nostra esperienza edilizia, il mentore Mi’kmaq John Henry Lafford raccontava che i suoi antenati dovevano essere rimasti molto colpiti dal fatto che gli europei utilizzassero il legno come se fosse un pezzo di formaggio o ghiaccio. In contrapposizione alla tradizione architettonica indigena, gli europei creavano connessioni trasversali alla venatura del legno confidando nella cospicuità della massa per compensare l’evidente perdita di stabilità. Per i Mi’kmaq il legno è un materiale composito formato di fibre orientate fascicolari disposte a cerchi concentrici. Se la sezione trasversale del legno deve essere ridotta, i carpentieri Mi’kmaq tendono a spaccare il materiale piuttosto che segarlo, per mantenere la continuità dei fasci fibrosi e la resistenza strutturale; la sega si utilizza solo per accorciare. Gli elementi in legno verde e flessibile possono essere deformati a caldo con poco sforzo. Murdena e Albert Marshall curano attualmente uno studio sulla cultura dei materiale presso i Mi’kmaq. Murdena Marshall riassume così il presupposto per la fondamentale differenza nella percezione dei materiali: “Nel nostro linguaggio non ci sono nomi, esistono solo verbi”. Non c’è nulla che si possa definire come oggetto a sè stante esclusivamente sulla base del proprio status. La comprensione passa attraverso l’azione dell’oggetto oppure attraverso la sua potenzialità d’azione. Tutto esiste all’interno di una relazione dinamica e viene compreso in un contesto di corrispondenti relazioni. In breve: esiste una sorta di aritmetica che unisce tutte le cose. Il progetto Beaver Bank Nell’ambito del progetto Beaver Bank, alcuni 2 Traduzioni in italiano anziani della comunità Mi’kmaq, in collaborazione con studenti, hanno elaborato un prototipo che trae ispirazione dalla ricostruzione di capanni e “case lunghe” autoctone. Volevamo lavorare senza disegni, con un ventaglio di materiali messi a disposizione dalla foresta: tutti gli elementi dovevano poter essere raccolti in un’area distante da cinque a dieci minuti a piedi dal cantiere. Lo sviluppo della forma è stato ottenuto con l’ausilio di modelli in scala e di parti costruite in dimensione originale. Molte delle foreste della Nuova Scozia sono secondarie, cioè aree con fitto patrimonio arboreo di abete rosso e di albero di balsa con un diametro di tronco relativamente limitato. Le essenze sono ideali per la tipologia edilizia descritta. Un telaio per platea trattiene, ancorandole perpendicolarmente al terreno, le aste flessibili in legno verde di acero; le aste vengono incurvate e unite nella parte terminale. Con un secondo strato di aste si collega uno strato di scandole al primo strato e su queste si pone un ulteriore strato di aste orizzontali che forma la struttura portante del manto impermeabilizzante. Tutte le decisioni riguardanti piante e ­sezioni sono state prese durante il processo costruttivo. Determinanti sono risultate la massima flessione dei tronchi e la funzione d’uso dell’edificio. Le corde fissate alle aste ci hanno consentito di creare disegni tridimensionali in grandezza originale, aiutandoci nello sviluppo di un sistema costruttivo pianificabile. L’obbiettivo era raggiungibile solo attraverso una quantificazione e un controllo del comportamento strutturale e delle tolleranze in modo da permettere le massime luci possibili utilizzando tronchi relativamente esili. Non appena due tronchi raggiungevano la curvatura adeguata, prossima al limite, si procedeva al loro collegamento rigido per consentire il mantenimento della forma. ­Dopo aver sperimentato una serie di varie connessioni in tensione abbiamo optato per collarini in acciaio inox che garantiscono elevata resistenza a trazione. Sulla base di queste idee abbiamo reali­ zzato un edificio sperimentale per il quale ­abbiamo approntato alcuni disegni costruttivi. Tutti i componenti dell’edificio sono stati realizzati seguendo questi ­disegni. L’accurata documentazione del processo costruttivo e la costruzione con dimensioni predefinite, nel rispetto di ­standard prestazionali attuali, hanno ­rappresentato i presupposti fondamentali per la realizzazione del Pictou Landing ­Health Centre in Nuova Scozia. Pictou Landing Health Centre Il committente del centro sanitario di Fishers Grant a servizio della Mi‘kmaq First Nation era la locale comunità Mi‘kmaq. Il finanziamento delle strutture sanitarie compete tuttavia al governo canadese che, in questo caso, si è accollato anche la maggior parte dei 2013 ¥ 5 ∂ costi e ha elaborato il piano delle funzioni oltre che dei requisiti prestazionali. L’interesse del governo centrale non era principalmente focalizzato sugli aspetti culturali della comunità. I progettisti hanno potuto contare sulla collaborazione di un consiglio direttivo eletto e di una commissione che ha incontrato il Consiglio degli anziani e altre rappresentanze della comunità, per sviluppare un centro sanitario in grado di armonizzare ogni considerazione di carattere spirituale, sociale ed ecologico. La consapevolezza che il tema della sanità potesse completamente fondersi con il concetto architettonico rappresentava un bel passo in avanti anche se l’obbiettivo principale della sanità canadese era quello di organizzare l’assistenza sanitaria indipendentemente dai retaggi culturali della comunità autoctona. Il progetto dell’edificio doveva rispettare gli attuali standard prestazionali di una normale clinica rispettando contemporaneamente il contesto culturale dei Mi‘kmaq e la loro fede nella guarigione sul piano spirituale. Anche nel mondo occidentale sta crescendo la convinzione che esista un diretto collegamento tra l’ambiente costruito e la struttura del sistema immunitario della persona, e alcuni studi ne stanno fornendo conferma. La Riserva di Pictou Landing è molto povera e detiene un elevato tasso di disoccupazione. L’inquinamento di aria ed acqua presente da anni nella regione a causa delle attività industriali vicine aveva innescato diffusi problemi di salute tra i residenti. Ci siamo incontrati più volte in loco con i rappresentanti dei Mi’kmaq per definire i punti salienti e per presentare il nostro concetto architettonico. La forma curva dell’edificio riprende in pianta la forma del terreno, si apre verso sud e include un giardino medicale come luogo centrale per le relazioni sociali. Gli accessi all’edificio disposti al piano terreno consentono un utilizzo degli spazi da parte della comunità indigena separato dalla consueta attività della struttura sanitaria. Qui trova anche posto il corso tenuto da Albert e Murdena Marshall “Two Eyed Seeing” della Cape Breton University, dove sapere e metodi didattici tradizionali si incontrano con le attuali conoscenze scientifiche, integrando discipline come l’ecologia, la medicina e l’architettura. Cresce infatti sempre di più il numero di persone appartenenti alle culture indigene del Nord America e del Canada che cercano soluzioni per interfacciare il modo di pensare della tradizione con i moderni metodi scientifici. I precedenti studi delle popolazioni indigene sono stati sempre valutati come ricerche sulle condizioni interne della cultura Mi’kmaq ma potrebbero anche avere un’applicazione ben più ampia. Gli operai della comunità hanno eretto la costruzione usando i tronchi curvati di abete rosso, provenienti dai boschi circostanti, una foresta secondaria già sfruttata intensivamente dall’industria della cellulosa non del posto. Questi boschi, al momento, sono fittamente piantumati con essenze che hanno una sezione di tronco relativamente ridotta e necessitano di un diradamento. I rivestimenti interni e esterni sono stati approntati sul posto in una segheria appositamente realizzata per il progetto e durante il processo di costruzione è stato insegnato agli operatori come costruire una trave e come allestire il rivestimento. Per il riscaldamento e la climatizzazione dell’edificio è stata usata acqua di falda ripristinando una sorgente in disuso nella riserva e la relativa centrale di pompaggio. Una delle pareti interne è stata eretta insieme ai bambini della scuola vicina. Sull’intonaco realizzato con la terra dei dintorni, tutti i partecipanti al progetto hanno impresso l’impronta della propria mano mentre, lo stesso intonaco di terra ha la capacità di mantenere in equilibrio l’umidità interna dell’edificio. Il centro sanitario necessita del 43% in meno di energia di un fabbricato convenzionale e costituisce anche un centro culturale per la comunità dove si espongono oggetti artistici e artigianali locali. Riepilogo L’architettura esprime anche obbiettivi e contenuti di una cultura, così come la sfera delle sue relazioni sociali. L’architettura si ottiene con quello che il territorio mette a disposizione, l’architettura è un’attività. Purtroppo viene spesso relegata ai margini della percezione collettiva e tuttavia dispone della forza per cambiare il nostro modo di essere e di fare. Indagarne le origini e studiare l’interazione tra gli strumenti e i metodi ci consente di capire e sviluppare le tradizioni costruttive che sono saldamente radicate in ogni società. Numerosi sono gli studi che presentano le culture native canadesi come anacronistiche, e tuttavia io sono convinto che rappresentino una fonte d’ispirazione proprio perché hanno formulato una vastità di principi all’interno di una cornice geografica particolare e li hanno perfezionati nel corso di moltissimo tempo. La forza di gravità, i movimenti dell’aria, i materiali, la conservazione energetica, il clima e le strutture sociali hanno plasmato le culture indigene regionali e le loro costruzioni nel corso dei secoli. Si tratta dei fattori fondamentali di un’architettura che è riuscita a scampare al proprio egocentrismo e anacronismo. Questa è la consapevolezza che sto tentando di diffondere con il mio lavoro per indicare nuove opportunità e possibilità di sviluppo alle culture indigene minacciate. Pagina 488 Biblioteca a Liyuan La piccola e amena località di Liyuan è ­situata nel comparto di Huairou, a circa due ore d’auto dalla vita pulsante di Pechino. Con il progetto, gli architetti aspiravano all’esaltazione della bellezza del luogo con le montagne circostanti, il lago e l’opulenza della vegetazione, inserendo l’architettura ∂ 2013 ¥ 5 non nel tessuto urbano del piccolo centro ma nella natura. Una passeggiata di pochi minuti conduce all’edificio il cui volume si immerge nell’orografia del luogo. L’architettura era elemento di secondo piano rispetto alla bellezza del paesaggio, le facciate si fondono con gli alberi circostanti. I rami che gli abitanti raccolgono come legna da ardere compongono la pelle esterna della facciata. Il materiale di comune uso, impiegato però in maniera del tutto inconsueta, viene arricchito di valenze mentre gli spigoli vivi di acciaio e calcestruzzo a vista enfatizzano ulteriormente l’effetto. Gli spazi interni della biblioteca sono eloquenti. Il reticolo strutturale rigido della costruzione lignea di facciata viene interrotto dai rami ­visibili sullo sfondo. La diversità degli spazi è sottolineata da gradini, aggetti, pedane per la lettura e spazi riunione a quota ribassata rispetto al piano di calpestio. Le finestre sono state collocate per inquadrare panoramiche sul paesaggio rurale. Dove non c’è ­finestra, i rami della pelle di facciata filtrano l’intensa luce solare creando un ideale luogo di lettura. Sezioni Piante scala 1: 250 1 2 3 4 5 Ingresso Area lettura Deposito Area dibattiti, ribassata Focolare Sezione scala 1:10 1 S truttura a telaio, tubolari in acciaio ¡ 150/75 mm e tubolare in acciaio | 75/75 mm saldato, smaltato chiaro 2 Drenaggio, tubo in acciaio 3 Ramo infilato, inchiodato 4 Copertura: lastra in vetro temperato 8 mm travetti inclinati in tubolare d’acciaio ¡ 40/20 mm, trave in tubolare d’acciaio | 75/75 mm 5 Pannello in particelle idrorepellente 6 Stratificato di sicurezza 8 mm 7 Rivestimento in laminato di abete rosso 17 mm 8 Vetrazione fissa, float 8 mm 9 Anta a bilico in telaio d’acciaio 10 Pavimento in plance di abete rosso 30 mm ­legname squadrato 100/50 mm, massetto 50 mm, terriccio compattato Pagina 492 Louvre Lens Da qualche mese, a Lens, sobria cittadina della Francia settentrionale, sull’area dove sorgeva un’ex centrale di carbone, diafani parallelepipedi catalizzano l’attenzione. La rinomata istituzione francese ha inaugurato una sede museale distaccata dove espone capolavori del Louvre all’interno dell’architettura minimalista progettata dallo studio SANAA. Nella Nord-Passo di Calais, una regione carente di infrastrutture, dove l’ultima miniera è stata chiusa nel 1980, il Nuovo Louvre rappresenta un segnale. Cinque comuni della regione si erano candidati per accogliere il progetto ma la scelta è Traduzioni in italiano3 poi ricaduta sulla cittadina di Lens di 35 000 abitanti collegata con TGV a Parigi, Lille e ­Londra. Il concorso internazionale è stato vinto dal team di progettazione SANAA nel 2005 con un progetto la cui assenza di materialità affascina. Circondati dalle case dei lavoratori e immersi in un parco ricreato, si allineano cinque parallelepipedi a formare un sottile corpo ad arco sul terreno un tempo occupato dalla centrale a carbone. Con un involucro in alluminio dove si rispecchia il costruito circostante e una luce che muta rapidamente, il corpo si manifesta come un gigantesco oggetto di Landart che si dissolve nell’aria del cielo. L’edificio d’ingresso è concepito come una piazza centrale accessibile su diversi lati. Da qui, il visitatore passeggia tra spazi espositivi proseguendo sino all’auditorio e al padiglione di vetro. Realizzare questa fluida successione di spazi, ha significato disporre al piano interrato tutti gli spazi accessori, dagli ambienti funzionali, ai laboratori, ­al deposito e agli impianti. Ristorante e amministrazione sono invece collocati in edifici separati nel parco. La hall pervasa di luce è un padiglione trasparente di 68,5 × 58,5 m di dimensione con snelli pilastri in acciaio e con le “bolle” della caffetteria e del book shop disposte casualmente nello spazio. Dietro la straordinaria leggerezza e il ridotto dimensionamento delle strutture portanti si celano raffinate soluzioni costruttive (v. pagg. 538 segg.). Anche la facciata di vetro che si eleva 6 metri in altezza, sembra immateriale e si pone come elemento trasparente a limitare lo spazio, tra interno ed esterno. Elementi di contrasto sono invece le due sale espositive, con un carattere introverso, illuminate da luce naturale che penetra da superfici di copertura parzialmente vetrate. La struttura di copertura realizzata sviluppando un sistema di travi a T particolarmente snelle in contratta successione appare sorprendentemente leggera. Nonostante la luce di 26 m, le travi sembrano lamelle che diffondono la luce. Le due sale espositive offrono ideale ambiente espositivo per le opere costantemente in rotazione. Mentre le gallerie temporanee ad ovest del foyer sono ripartite nei classici gabinetti, nel padiglione, libero da pilastri in tutta la sua lunghezza di 120 m, si attua un tipo di esposizione di nuova concezione: nello spazio chiamato “Galerie du Temps”, si narrano 5000 anni di storia dell’arte attraverso percorsi cronologici. I pannelli in alluminio anodizzato spazzolato che rivestono le pareti della galleria conferiscono alla stanza una profondità poco ­stimabile. Sul lato occidentale, il complesso viene chiuso dall’auditorio, verso est con un padiglione in vetro dove inserti opachi ­riprendono variandolo il motivo delle “bolla di vetro” dell’ingresso. Al termine della ”passeggiata museale”, il padiglione in vetro apre la vista sulla città e sulla struttura conica dove si convogliavano i residui della miniera illustrando un nuovo modo di interfacciarsi tra arte e contesto. Planimetria generale scala 1:8000 Piante scale 1:2000 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Auditorium Esposizione temporanee Hall d’ingresso Esposizione permanente “Galerie du Temps” Padiglione di vetro Ristorante Amministrazione Ingresso Bookshop Mediateca Caffetteria Laboratorio Informazione Deposito Formazione Auditorium piccolo Personale Consegna opere Accoglienza gruppi Sezione hall di ingresso scala 1:500 Sezione facciata scala 1:20 1 2 3 4 5 6 7 8 1 2 3 4 5 6 7 opertura: manto in alluminio con aggraffatura C verticale, strato termoisolante 120 mm, barriera vapore, lamiera profilata, trave in profilo d’acciaio Å 280 mm, strato fonoisolante, controsoffitto in lamiera traforata 1,8 mm Pilastro in tubolare d’acciaio verniciato bianco Ø 140/20 mm Rivestimento sezione frontale del solaio in lamiera di alluminio 2 mm Avvolgibile di protezione solare Vetrazione isolante, lastra 1500/6060 mm temperato 10 + intercap. 12+ stratificato 2× 8 mm Montante facciata in lamiera d’acciaio 40/120 mm, rivestimento in lamiera di alluminio lucidata 2,5 mm Grigliato metallico zincato Pavimentazione: massetto armato levigato 130 mm, strato termoisolante con serpentine di riscaldamento 90 mm, c.a. 250 mm chermo solare fisso in grigliato metallico 50 mm S vetrazione isolante, temperato 10 + intercap. 12 + stratificato 2× 8 mm Struttura secondaria, telaio in tubolare d’acciaio ¡ 40/60 mm Oscuramento in lamelle orientabili Trave in profilo d’acciaio a } 200/600 –1100 mm, nervatura rivestita 12 mm Elemento sandwich 1500/6060/23 mm anima a nido d’ape d’alluminio, lamiera di alluminio anodizzata 1,5 mm, fissaggio in alluminio strato termoisolante 140 mm, c.a. 280 mm Elemento sandwich 1500/6060/21 mm Massetto armato levigato 150 mm strato termoisolante con riscaldamento a pavimento 90 mm, c.a. 240 mm Per il padiglione espositivo di 3 000 m2 “Galerie du Temps” (Galleria del tempo) lo studio di Adrien Gardère ha sviluppato un concetto completamente nuovo: nell’ampio spazio aperto sono allestiti 205 ­capolavori, dalle sculture egizie sino ai dipinti del 1850, non separati in sezioni come al Louvre di ­Parigi ma disposti cronologicamente lungo una linea temporale incisa sulla parete sud. Passeggiando tra le opere allestite su piedeistalli, pedane, e pareti basse, il visitatore scopre cannocchiali visivi attra­ verso i capolavori esposti tra diverse culture ed ­epoche. La riflessione dei pannelli in alluminio e ­l’intenso contrasto con le sculture e i dipinti enfatizzano l’atmosfera dello spazio. Padiglione espositivo “Galerie du Temps” sezione facciata 4 Traduzioni in italiano 2013 ¥ 5 ∂ scala 1:20 Disposizione delle opere, fuori scala Sezione orizzontale ∙ sezione verticale scala 1:10 Sala espositiva padiglione in vetro sezione scala 1:500 1 L ama in stratificato di sicurezza 15 + 10 + 15 mm 2 Vetrazione interna in stratificato 15 + 6 mm 3 Sistema a telaio per la vetrazione interna ¡ 30/60 mm 4 Fissaggio telaio d’acciaio: piatto d’acciaio 150/100/8 mm profilo in acciaio ad ∑ 150/150 mm 5 Fissaggio lama in vetro: profilo in acciaio inox ad fi 150/60/65 mm profilo in acciaio ad ∑ 80/60/67 mm + 65/70/105 mm 6 Lastra di cls 900/900/50 mm su piedini, massetto armato 40 mm, strato termoisolante 40 mm, geotessuto, guaina impermeabilizzante in PVC, geotessuto, calcestruzzo alleggerito in pendenza, solaio nervato in calcestruzzo 250 mm, soffitto sospeso in cartongesso 15 mm 7 Pannello in alluminio con anima poliuretanica 3 mm, pannello in polistirene espanso 30 mm guaina impermeabilizzante in PVC 1,2 mm geotessuto, gocciolatorio in acciaio inox 3 mm 8 Vetro stratificato praticabile 2 ×10 mm 9 Resina epossidica bianca 5 mm primer in resina epossidica silicata massetto 90 mm 10 Arenaria 900/900/80 mm, piedini lastra di cemento, massetto armato 40 mm, geotessuto guaina impermeabilizzante in PVC, geotessuto calcestruzzo alleggerito in pendenza, solaio nervato in c.a. 300 mm 11 Vetrazione esterna in stratificato di sicurezza 19 + 6 mm 12 Arenaria 450/450/30 mm riscaldamento a pavimento 100 + 200 mm solaio nervato in c.a. 300 mm Sezione facciata scala 1:20 1 Manto in alluminio, aggraffatura verticale, strato termoisolante 125 mm, barriera vapore, lamiera profilata, trave reticolare in acciaio 440 –1100 mm, strato fonoisolante, controsoffitto in lamiera traforata 1,8 mm 2 Pilastro in tubolare d’acciaio verniciato bianco Ø 219 mm 3 Avvolgibile parasole 4 Vetrazione in stratificato 2× 6 mm 5 Montante di facciata in lamiera d’acciaio 120/20 mm, rivestito con lamiera di alluminio lucidata 2,5 mm 6 Montante di facciata in lamiera d’acciaio 120/20 mm, rivestito con lamiera di alluminio lucidata 2,5 mm 7 Vetrazione isolante in temperato 10 + intercapedine 12 + stratificato di sicurezza 2× 8 mm 8 Grigliato metallico zincato 9 Ventilazione naturale intercapedine di facciata 10 Massetto armato levigato 130 mm, strato termoisolante con riscaldamento a pavimento 90 mm, c.a. 210 mm Pagina 500 Edificio ministeriale a Zamora Dietro le mura spesse un metro del nuovo edificio ­ministeriale di Zamora si cela un volume di vetro estremamente delicato. Le mura riprendono i contorni dell’ex giardino del chiostro e si compongono della medesima arenaria chiara della vicina cattedrale. ­Rare le aperture che collegano l’ambiente circostante con l’Hortus Conclusus, in alcuni punti il corpo in vetro sfiora le mura, in altri segue il loro percorso, altrove lo spazio che li separa si amplia sino a diventare corte e gli alberi ne ricordano l’originaria funzione. Il senso di smaterializzazione trasmesso dal corpo deriva da un involucro a doppia pelle di vetro stratificato con intercapedine di 75 cm e copertura orizzontale in vetro. Non vi sono profili a vista che disturbano l’esecuzione minimalista realizzata sigillando le lastre con silicone. Al piano superiore, le lastre di vetro temperato che fungono da controventature irrigidendo l’intera struttura, paiono svanire nello spessore del solaio dove si ­alloca un complesso sistema di profili in acciaio che mettono in connessione la pelle vetrata con il nucleo massivo. Oltre al sistema di selezione solare, gli alberi nel cortile e le superfici delle mura più prossime al volume in vetro diventano elementi di ombreggiamento della facciata trasparente. All’interno, l’ambiente è sobrio, con superfici bianche omogenee e lastre in vetro opalino. Sezioni ∙ piante scala 1:1000 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Ingresso corte Studio legale Foyer Impianti Biblioteca Amministrazione Sala seminari Giardino Sala attesa Consulenza Sala riunione Terrazza A ssonometria costruttiva delle vetrate interne in A corrispondenza del bordo del solaio scala 1:50 Assonometria del fissaggio della lama di vetro al bordo del solaio scala 1:20 B Sezione verticale scala 1:20 1 Pietra arenaria 1000/500/80 mm su malta di calce, lastra in c.a. 150 mm 2 Arenaria 1000/750/80 mm malta armata, parete in laterizio 115 mm ancoraggi in acciaio inox 3 Parete in laterizio armata 240 mm 4 Arenaria 900/900/80 mm piedini per lastra di cls, massetto armato 40 mm geotessuto, guaina impermeabilizzante in PVC geotessuto, calcestruzzo alleggerito in pendenza solaio nervato in c.a. 300 mm, soffitto sospeso in cartongesso 15 mm 5 Intonaco di cemento 15 mm parete in laterizio 115 mm, intercapedine 80 mm canale drenante perimetrale, c.a. 300 mm guaina impermeabilizzante, suolo architetti hanno realizzato lungo tre lati della proprietà un muro “trasparente”. Tramite un metodo parametrico, è stata escogitata una forma che si rifà al drappeggio di un pannello in seta mosso dal vento richiamando tra l’altro la funzione d’origine dei capannoni. La parete realizzata in semplici blocchi di cemento muta con la rotazione di ogni mattone diventando una struttura complessa. La rigorosa modularità degli elementi posati con metodi tradizionali irrompe lasciando che il muro sviluppi la propria complessità. Variando l’angolatura si verifica una relazione intensa fra la trasparenza e le superfici chiuse, un accorgimento che garantisce interessanti cannocchiali per la regolazione dell’incidenza luminosa e di conseguenza anche per proteggere dal sole. Il tema della trasparenza emerge anche negli interni, per conservare il carattere di capannone e garantire le relazioni visive che si instaurano con la struttura di copertura, le sale riunioni sono volumi autarchici nello spazio che si inseriscono con equilibrio nell’esistente tramite semplici profili d’acciaio e legno. Le lastre in policarbonato formano una pelle d’involucro traslucida che lascia penetrare la luce moderandola in modo adeguato alla funzione. In maniera simile alle facciate, per le sale riunioni sono state realizzate strutture complesse ruotando gli elementi a telaio. Sezione Pianta scala 1:500 1 2 3 4 5 6 7 8 Sezione verticale Sezione orizzontale scala 1:10 1 2 3 Pagina 505 Studio di architettura e spazio espositivo a Shanghai Gli architetti sono intervenuti a convertire in studio di architettura un ex deposito situato in un’area industriale della città; il complesso, in disuso da tempo, comprendeva tre capannoni adiacenti. Gli architetti hanno fatto demolire completamente l’intonaco degradato lasciando a nudo il mattone e il padiglione centrale è stato privato di copertura, mentre sono rimaste le vecchie travi portanti al di sotto delle quali si estende un’ampia superficie all’aperto a prato che infonde serenità e tranquillità oltre ad essere elemento d’unione tra due padiglioni. I due volumi sono stati convertiti, uno in studio di architettura dei progettisti e l’altro in superficie espositiva. Per circoscrivere il complesso, gli Sala modelli Area ingresso Sala congressi Spazio presentazioni Postazione di lavoro Sala da tè Area verde Superficie espositiva 4 5 6 truttura primaria, telaio in profili d’acciaio S IPE 175 mm Lastra in policarbonato traslucida 12 mm Irrigidimento in profilo d’acciaio ad ∑ 50/50 mm saldato con n.1 Giunto in silicone Gradino, pannello di particelle pressato 30 mm Legno squadrato 80/40 mm Pagina 509 Capanno di villeggiatura a Helsinki L’idillio delle estati finlandesi non annovera solo una natura costellata di laghi ma anche il “Mökki”, la casetta in legno, priva di ogni comfort, per lo più realizzata in “Blockbau”, o sistema costruttivo di legno massiccio. Il capanno estivo si trova prospiciente il mare in un’insenatura a soli 2 km dal confine urbano di Helsinki, i suoi proprietari, una coppia di architetti con due figli, possono recarvisi anche per una breve pausa di relax dall’ufficio. Dal capanno, la città e i suoi problemi sembrano lontani: si cuoce con il gas ∂ 2013 ¥ 5 propano, si riscalda con la legna e si dorme nel sacco a pelo. Tuttavia i proprietari non hanno voluto rinunciare alla cura dell’estetica. Dato che forma e suddivisione interna della casa di soli 14 m2 di superficie erano predefiniti, gli architetti hanno realizzato uno spazio lineare e sobrio con un’ampia finestra che si apre sul paesaggio circostante, una pedana in legno dove si mangia e si dorme e diversi elementi a scomparsa. Un sistema di elementi a ribalta o scorrevoli trasforma durante la notte divano e tavolo in un comodo letto; i ragazzi raggiungono con una scaletta di corda il soppalco con la zona notte. L’ingresso con una moquette scura può ­essere calpestato con le scarpe che sono invece da togliere in corrispondenza dello spazio abitativo rialzato. La netta separazione tra i due spazi e la loro diversa colorazione donano una complessità architettonica inaspettata al piccolo volume di uso elementare. Sezioni Pianta scala 1:100 1 2 3 4 5 6 Vestibolo Cottura Tavolo da pranzo Divano letto Ripostiglio Toilette a secco 1 uaina impermeabilizzante a due strati rivestita G con strato minerale, pannello in compensato ­impermeabile 25 mm, listelli 40/40 mm, travetti ­inclinati 170/70 mm con isolante termico 120 mm barriera al vapore, pannello in compensato di ­betulla 15 mm Pedana in massello di betulla 50 mm, legname squadrato 80/200 mm con ricovero intermedio per legna da ardere/scarpe, moquette, pannello in compensato 9 + 25 mm, trave in legno 110/90 mm con strato termoisolante intermedio 80 mm guaina impermeabilizzante, pannello in ­compensato impermeabilizzato 15 mm Rivestimento in tavole di abete rosso tinto 15 mm listelli 25/50 mm, montanti in legno lamellare 110/110 mm, strato termoisolante 80 mm barriera vapore, pannello in legno di compensato 15 mm 2 3 Pagina 512 Villaggio turistico presso ­ Castellbell i el Vilar Il centro di vacanza realizzato per 90 ospiti di una fondazione filantropica si colloca in una pineta a circa 40 km a nord-ovest di Barcellona. Il permesso di costruire nell’area naturale protetta è stato accordato solo perché le nuove ed economiche costruzioni non superavano il volume dell’edificio preesistente ad L demolito. I tre lotti si articolano in gruppi di due-quattro bungalow unifamiliari ognuno con copertura asimmetrica a punta. Un intonaco grigio-argento si estende senza soluzione di continuità su copertura e facciate mentre il formato delle finestre a fenditura conferisce al complesso uniformità pur essendo le tipologie degli edifici diverse. Da lontano i corpi di fabbrica hanno l’aspetto Traduzioni in italiano5 Rivista di architettura e particolari costruttivi A proposito di DETAIL Ogni numero, con particolare attenzione ­riservata alla qualità architettonica delle ­soluzioni costruttive, è dedicato all’approfondimento tematico di un argomento tecno­logico (p. es. costruzioni in calcestruzzo, strutture di copertura, risanamento e restauro etc.). La presentazione dei ­progetti più recenti, realizzati in ambito ­nazionale e internazionale, è accompagnata da una serie di accurate riproduzioni grafiche in scala e di selezionate immagini. Le due edizioni annuali di DETAIL Concept sono dedicate allo studio analitico delle ­fasi del processo costruttivo, mentre le ­edizioni speciali di DETAIL Green, anch’esse con due uscite all’anno, ­informano su tutti gli aspetti della progettazione e della costruzione sostenibile. Temi delle riviste del 2013 ‡ 1/2 Traslucido e trasparente ‡ 3 ”Concept“ Asili nido/kitas/scuole ‡4 Riqualificazione ‡ 5 Semplice e complesso + DETAIL Green ‡ 6 Costruzioni massive ‡7/8 Acciaio ‡ 9 ”Concept“ Edilizia per i trasporti ‡ 10Costruzioni mobili/costruzioni temporanee ‡ 11Materiale e superficie + DETAIL Green ‡ 12 Tema speciale (Sono possibili eventuali modifiche.) ∂ Abbonamento ‡ Abbonamento classico € 169,–* 12 numeri all’anno (compresi i due numeri DETAIL Green). ‡ Abbonamento studenti € 89,–*­ 12 numeri all’anno. ① (compresi i due numeri DETAIL Green). ‡ DETAIL Abbonamento prova € 21,85 Due numeri attuali della rivista DETAIL al prezzo di prova di soli € 21,85 incluse le spese di spedizione + imposta sul valore aggiunto per i non possessori di partita IVA. *Costi di spedizione aggiuntivi (per 12 numeri) € 43,– Per la consegna nei paesi dell’Unione E ­ uropea, l’Imposta sul Valore Aggiunto per i non possessori di partita IVA è del 7%. ① Sarà possibile usufruire del p ­ rezzo per studenti solo a seguito della consegna di un documento valido ­attestante l’iscrizione. Prezzi gennaio 2013 Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG Hackerbrücke 6 · 80335 Monaco di Baviera · GERMANIA Tel: +49 (0)89 381620-0 · Fax: +49 (0)89 398670 · [email protected] www.detail.de/shop-italiano 6 Traduzioni in italiano di prismi astratto con spigoli taglienti. In contrasto con l’aspetto monolitico, gli ­interni mostrano inaspettatamente una complessità di qualità spaziali. Le pareti in blocchi di calcestruzzo sono bianche. Un controsoffitto in profili di alluminio smaltato bianco devia l’attenzione verso l’intradosso di copertura in laterizio montato con l’ausilio di una gru. Alla superficie sono state poi livellate le difformità con calcestruzzo a spruzzo e modellando gli spigoli vivi a mano. Planimetria generale scala 1:1500 Piante • Sezioni scala 1:200 1 2 3 4 Sala comune (accoglienza/sala da pranzo/cucina/deposito) Sale di gruppo Piscina Camere da letto A B C D Alloggio a 1 piano, 2× 4 letti Alloggio a 1 piano, 1× 6 letti Duplex, 4× 4 letti Duplex 4× 8 letti Sezione orizzontale scala 1:20 Assonometria elemento finestra prefabbricato Sezione verticale scala 1:20 1 2 3 4 5 6 7 Intonaco a tre strati 5 mm, malta 2,5 mm rete d’armatura in fibra di vetro rivestita in PVC malta 2,5 mm, strato termoisolante XPS 80 mm guaina impermeabilizzante malta con funzione impermeabilizzante 5 mm calcestruzzo a spruzzo 110 mm mattoni forati incastrati 800/250/40 mm tubolare in acciaio 100/100/4 mm Rivestimento d’intonaco a tre strati 5 mm malta 2,5 mm, rete d’armatura in fibra di vetro rivestita in PVC, malta 2,5 mm, strato termoisolante XPS 80 mm lastra in calcestruzzo verniciata bianca 150/200/400 mm Profilo in alluminio ¡ 80/40/4 mm avvitato su ∑ 50/50/5 mm smaltato bianco Telaio in acciaio inox 2 mm vetrazione isolante antoni finestra in MDF smaltato 19 mm Porta in acciaio zincato su telaio in acciaio inox Calcestruzzo levigato a elicottero 80 mm Lastre in calcestruzzo 1500/150/25 mm, letto di sabbia Pagina 516 Casa a Varsavia Un’opera d’arte dove poter risiedere, di soli 72-132 cm di larghezza, è stata escogitata dall’architetto per rendere omaggio allo scrittore israeliano Etgar Keret. Presentata per la prima volta come progetto d’idee a un Festival dell’Arte, l’abitazione di 14 m2 distribuita su due livelli serve da abitazione temporanea per Keret e come studio per giovani creativi e artisti di tutto il mondo. Per realizzare la struttura in un vuoto urbano tra due edifici residenziali al centro di Varsavia, oltre le premesse di carattere artisticoarchitettonico, era necessario evitare l’appoggio della struttura ai due muri portanti 2013 ¥ 5 ∂ esistenti. Per questo motivo, a causa del budget minimo concesso da alcuni sponsor e dalla Polish Modern Art Foundation, l’architetto ha optato per una struttura autoportante in profili di acciaio cavo avvitati in opera e rivestita con pannelli in plastica traslucidi e termoisolanti. La realizzazione dell’involucro semplice ed economico è stata eseguita in collaborazione con un’azienda che costruisce soprattutto facciate per ­discount alimentari. Dato che nel frattempo è diventata un’attrazione turistica, ci sono probabilità che la “Keret Haus” rimanga sul posto ancora a lungo. Planimetria generale scala 1:2000 Piante • Sezioni scala 1:100 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Ingresso Area soggiorno Scala a pioli Pranzo Zona cottura WC/doccia Studio Area notte Condotti di riscaldamento (esistente) Ripostiglio 1 astra in policarbonato nervato a doppia camera L trasparente 20 mm Tubolare in acciaio | 80/80/4 mm Lamiera traforata in acciaio inox 1,5 mm Parquet in rovere 14 mm incollato su OSB 20 mm Piatto doccia in materiale minerale, guaina impermeabilizzante 100 mm, pannello composito HPL 2 3 4 5 Sezione verticale scala 1:20 Pagina 519 Abitazione ad Hiroshima “Nest” è il nome del progetto della casa realizzata per una madre con due figlie. In maniera simile ad un nido, la casa si trova immersa nella natura. Nonostante la temperatura esterna scenda fino a 2 °C, la casa è stata costruita con soli 100 mm di isolante e si apre nell’ampia zona centrale d’ingresso verso l’esterno. Solo quando fa veramente freddo e tira vento, pareti divisorie con vetri singoli separano lo spazio abitativo da quello esterno. Se aperte, le vetrate vengono allocate esternamente alla facciata per non interrompere la continuità con l’interno. Nonostante la semplicità dell’immagine esterna, la struttura nasconde una certa complessità: l’ingresso dapprima si abbassa di quota per aprirsi nel centro dell’abitazione in un unico spazio elevato simile ad un giardino con un acero giapponese che si staglia verso il cielo attraverso il vuoto della copertura. Chi risiede nella casa può sedersi a vari livelli e osservare in ogni stanza: da un ­lato, verso la zona cottura e verso l’area pranzo e il soggiorno poste ad una quota ­inferiore; dall’altro, verso uno studio delimitato da scaffali in legno e una camera da letto. Un’altra camera da letto è collocata un piano più in basso nel terreno. Piccole scale e una galleria in c.a. collegano gli spazi che comunicano tramite aperture e cannocchiali visivi. Planimetria generale scala 1:10 000 Sezioni Piante scala 1:200 1 2 3 4 5 6 Hall d’ingresso Camera da letto Ripostiglio Cucina abitabile e soggiorno Giardino Zona notte e lavoro 1 Copertura: membrana impermeabilizzante 1,5 mm strato termoisolante 50 mm pannello in compensato 12 mm isolante in pendenza 60–100 mm pannello in compensato 28 mm trave in legno 210/100 mm correnti 20/40 mm pannello in compensato con vernice trasparente 9 mm 2 Rivestimento in cedro 12 mm 3 Lucernario in vetro isolante, temperato 6 + intercapedine 12 + stratificato 8 mm 4 Angolare in acciaio inox 50/90 mm 5 Legname squadrato, montanti 120/60 mm 6 Membrana impermeabilizzante 1,5 mm 7 Angolare in acciaio zincato, fosfatato accoppiato a nr. 4 8 Elemento scorrevole in telaio di cedro trattato con vernice trasparente, vetro float 8 mm 9 Piastra d’appoggio in acciaio inox 330/450/6 mm con linguette saldate in acciaio inox 20/5 mm 10 C.a. levigato a elicottero, vernice protettiva impermeabilizzante 11 Substrato vegetativo 12 Doghe in cedro 24 mm, pannello in compensato 30 mm, trave in legno 100/100 mm 13 Arredo a incasso cucina 14 Arredo a incasso TV 15 Elemento in c.a. prefabbricato/ supporto per facciata 16 Lastra di tamponamento in vetro acrilico 10 mm 17 Ancoraggio facciata in elemento a piastra rivestito in resina sintetica prof.=28 mm 18 Facciata: rivestimento in legno di cedro trattato con vernice trasparente 15 mm, struttura in correnti di legno 2× 25/45 mm, guaina impermeabilizzante pannello in compensato 12 mm strato termoisolante 100 mm pannello in compensato trattato con vernice trasparente 12 mm 19 Vetrazione fissa float 8 mm 20 Protezione antiabbagliamento Sezioni scala 1:20 Pagina 524 Abitazione a Collonges-sous-Salève Il progetto di una casa unifamiliare nella piccola località francese si basa su un’idea piuttosto semplice: una ventina di cubi identici assemblati a formare un volume complesso ma ben integrato nell’orografia del terreno. Per raggiungere l’obbiettivo con il budget limitato messo a disposizione dalla famiglia del committente, gli architetti si ­sono serviti di un produttore di ∂ 2013 ¥ 5 garage prefabbricati in calcestruzzo. Da riflessioni comuni tra architetto ed impresa circa la realizzabilità, è nata l’idea di parallelepipedi prefabbricati in stabilimento da giustapporre in opera. Il fatto che l’edificio ricordi solo lontanamente quel genere di autorimesse, ha fonda­ mentalmente due motivazioni: prima di ­tutto, ogni stanza giace orizzontale o verticale esattamente accanto o sopra l’altra, creando cambi di livello e un carattere complessivamente vivace. In secondo ­luogo, le superfici in calcestruzzo a vista, i giunti costruttivi e le ampie finestre in ­legno creano l’immagine di una facciata molto curata che, in alcun modo può essere associata ad un posto auto. Dato che il lato liscio della cassaforma doveva essere tenuto per la facciata e che una costruzione con parete a doppio strato era impensabile per questioni di spazio, pareti e ­soffitto sono state coibentate dall’interno e successivamente placcate in carton­ gesso. Relativamente laboriosa è stata anche ­l’operazione di sigillatura delle numerose fughe tra ogni superficie di copertura e di tamponamento dei parallelepipedi. La costruzione non si è dimostrata particolarmente economica rispetto alle alternative convenzionali realizzate in calcestruzzo gettato in opera o in muratura, ma più economica di altre soluzioni modulari. ­Attualmente gli architetti e il produttore di garage stanno lavorando allo sviluppo di altre soluzioni abitative modulari da realizzare con cubi di calcestruzzo. Planimetria generale scala 1:2000 Piante • Sezioni scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Cantina Corte interna Camera da letto Lavanderia Autorimessa Ingresso Cabina armadio/guardaroba Cucina/sala da pranzo Soggiorno 1 2 amiera in acciaio inox 1 mm L Substrato 40 mm, strato drenante 20 mm membrana impermeab. bituminosa 10 mm solaio in ca. in pendenza 60 mm strato termoisolante in lana minerale 120 mm barriera vapore pannello di cartongesso 12,5 mm Impermeabilizzazione interna bituminosa 10 mm Vetrazione isolante in telaio di legno di abete Rivestimento calcestruzzo lavato 3 mm massetto radiante 70 mm, strato di separazione, strato termoisolante poliuretanico rivestito in alluminio 20 mm, strato isolante poliuretanico 20 mm calcestruzzo cellulare armato 100 mm intercapedine per l’impiantistica dei sanitari Impermeabilizzazione fluida in resina Elemento di compensazione in plastica dura Fondazione continua in ca. 180 mm C.a. 90 mm, lana minerale 270 mm barriera vapore, lastra di cartongesso 12,5 mm 3 4 5 6 7 8 9 Traduzioni in italiano7 Pagina 528 La volta catalana: una tecnologia ­costruttiva con storia e futuro Matthias Rippmann, Philippe Block Voltare senza cassero La tecnica costruttiva delle volte in laterizio venne introdotta già in epoca romana e perfezionata ulteriormente dal periodo gotico sino al XX secolo. In particolare, la tecnica costruttiva della volta catalana ha permesso la realizzazione di alcune spettacolari opere di maestri dell’architettura come Antoni Gaudì o Rafael Guastavino; venne utilizzata sino ­alla prima metà del XX secolo in svariate ­applicazioni per poi essere scalzata dall’edilizia attraverso l’introduzione di nuove forme architettoniche e moderni materiali edili ­come calcestruzzo e acciaio. ­Nell’architettura contemporanea è riemerso un crescente interesse nei confronti di questa tecnica per l’efficienza statica della funzione portante, per i materiali naturali impiegati e per la realizzazione senza laboriosi sistemi di cassero. Queste proprietà, in combinazione con la flessibilità geometrica del sistema costruttivo, offrono ampio potenziale per le strutture a guscio sino ad ora realizzabili quasi esclusivamente con calcestruzzo ed acciaio. La volta catalana, sotto svariati aspetti, è un ulteriore sviluppo della volta in laterizio di epoca romana (Fig. 1a). ­Una novità consisteva nel fatto che il mattone non veniva posato come di consueto di coltello ma di piatto, nella maggior parte dei casi su tre strati. Con la posa di strati leggeri di laterizio in successione e l’uso di malta di gesso a presa rapida, il primo strato viene posato nella maggior parte dei casi senza l’ausilio di centine. La prima stratificazione in mattoni di piatto assume la funzione di strato portante per il secondo strato ruotato a 45° e per il terzo. Archi e volte di grande dimensione vengono definite tridimensionalmente da strutture leggere di legno che ne conferiscono la forma. Forme semplici, estruse e ­simmetriche-rotative possono essere realizzate nella maggior parte dei casi senza strutture lignee d’ausilio. Rispetto alla maggior parte delle tecniche di costruzione delle volte, operare senza centine costituisce un inconfutabile vantaggio riscontrabile solo nella volta nubiana e quella messicana, la cui varietà formale è però alquanto limitata. (Fig. 1b) Oltre ad un risparmio di materiale, durante il processo costruttivo, la struttura ­rimane accessibile dal basso e consente una fugatura pulita dei mattoni di piatto di dimensione 12 × 24 × 2 cm (Fig. 1c, 5). La tecnica della volta catalana comporta stabilità statica in ogni fase costruttiva. ­ In altri termini, si possono ad esempio murare volte a botte in singoli archi e cupole ­attraverso anelli di mattoni chiusi in diverse fasi in cui si garantisce completa stabilità. Il principio statico di una forma totalmente sollecitata da compressione rappresenta il presupposto essenziale per la realizzazione di una volta catalana. I presupposti derivano da un’accurata definizione della forma ottenuta con metodi di ricerca formale sperimentali e grafici, ad esempio tramite modelli appesi o tecniche di statica grafica. Combinando spessori e peso degli strati di mattoni i momenti flettenti possono essere ridotti al minimo in condizioni di carico asimmetrico. Sviluppo della volta catalana In Catalogna, la volta catalana ha seguito nel tempo uno sviluppo senza soluzione di continuità. La carenza di legname da costruzione in terre spagnole aveva reso più complessa la costruzione di solai a travi o di laboriose costruzioni di casseri per volte tradizionali. La ricerca di soluzioni alternative approda già nel 1382 alla prima applicazione, a Valencia, di questa tecnica di costruzione di volte a risparmio di materiale. ­All’inizio, la tecnica viene utilizzata per la realizzazione di soffitti a volta piana, ma verso la fine del XIX secolo, soprattutto ad opera di Gaudí (1852-1926), avviene un transfert dal gotico catalano alla nuova applicazione della tecnica di costruzione delle volte catalane. Il progetto della Sagrada Familia (Fig. 6) è estremamente innovativo nell’ambito della ­ricerca formale di strutture portanti e nello sviluppo delle tecniche di costruzioni della volta catalana che, per esempio, si integra nei soffitti a volta decorati con maioliche. La volta trova applicazione anche nel settore delle grandi costruzioni industriali. Lluís Muncunill (1868–1931) abbina snelle strutture in ferro con una successione di coperture a volta in laterizio nei capannoni ­industriali della fabbrica di tessuti Vapor Aymerich (1908) (Fig. 2–4). Uno sviluppo che si fonda sull’opera del pioniere dell’architettura industriale spagnola Rafael Guastavino ­(1842–1908) che, emigrato nel 1881 negli Stati Uniti, ampliò e sviluppò la tecnica della volta catalana. Dopo le prime difficoltà, ­l’architetto, e successivamente il figlio, ­fondarono un’azienda di costruzioni edili presente per la costruzione di volte catalane in 30 Stati degli USA con circa 1000 edifici. Solo a New York e a Boston sono state erette numerose volte che tutt’oggi coprono banche, biblioteche, chiese, stazioni di metropolitana e sale d’attesa di stazioni. (Fig. 8). Le volte sono caratterizzate da spettacolari luci che si estendono sino a 30 m, dove i corsi di mattoni all’intradosso composti di elementi di diverso colore rivestiti in ceramica sono disposti a formare un disegno complesso. I Guastavino hanno industrializzato la tecnica della volta catalana adattandosi alle necessità dell’industria edilizia. Oltre alle cupole e alle volte sono state realizzate anche numerose scale (Fig. 9). I Guastavino compresero il vantaggio economico di mercato delle strutture resistenti al fuoco rispetto a quelle realizzate in legno e in ferro, testarono copiosamente le loro strutture come garanzia delle prestazioni sviluppandole contemporaneamente e adattando innova- 8 Traduzioni in italiano zioni come il mattone acustico o il cemento Portland per gli strati superiori di mattoni. Sostituzione con acciaio e calcestruzzo L’incremento del costo del lavoro e le nuove tecniche di costruzione edile concomitanti all’impiego di acciaio e calcestruzzo ebbero come conseguenza un uso sempre più sporadico delle volte di Guastavino per gli edifici di grande estensione. In confronto a nuovi materiali edili come il ferro e il cemento ­armato, il laterizio veniva considerato sempre più obsoleto e poco idoneo alle lavorazioni industrializzate. Il linguaggio lineare della forma del Moderno mostrava esempi innovativi di snelli fabbricati in acciaio, vetro e calcestruzzo. Il Padiglione di Barcellona, opera di Mies van der Rohe, icona del movimento Moderno, era il manifesto della trasparenza, la purezza e la precisione della nuova architettura. Tra il Padiglione e la volta catalana c’è però un’interessante connubio; a causa delle tempistiche e dei costi di realizzazione, invece di fondamenta in calcestruzzo per il padiglione sono state realizzate strutture a volta piana con la tecnologia della volta catalana. E’ ironia della sorte che una tecnica storica, ben consolidata a livello regionale ed efficiente, diventi fondamenta per un padiglione espositivo di profondo spirito moderno, perdendo gradualmente d’importanza. La volta in laterizio piana venne messa sempre di più in secondo piano. Tuttavia, il laterizio trovò comunque sostenitori nel Moderno. Le Corbusier cercò di utilizzare la tecnica della volta catalana per l’architettura moderna, ma non ci furono altri input per ulteriori soluzioni applicative di questo efficiente ed elegante sistema costruttivo e portante nel linguaggio moderno dell’architettura. Riscoperta in chiave sostenibile Negli ultimi anni, l’interesse per la volta catalana e le sue diverse applicazioni nonché per indagini di ricerca connesse è cresciuto notevolmente. In edilizia, oggi, per il laterizio prevalgono gli aspetti di durata e sostenibilità, in particolare in vista della disponibilità autoctona del materiale edile e del proprio bilancio ecologico. A questo si aggiunge un notevole risparmio di materiale per la semplicità di una struttura realizzata senza cassero e una struttura portante efficiente. Il Centro congressi Pines Calyx di Dover ­mostra chiaramente come i materiali locali e la volta catalana in laterizio possano essere integrati in maniera efficiente in un edificio non consueto, laddove l’energia grigia è stata abbattuta del 30% rispetto ad una convenzionale ­costruzione in calcestruzzo (Fig. 11). Economizzare con le risorse locali Il processo di produzione ad elevato impiego di mano d’opera di una volta catalana costituiva già al tempo di Guastavino un ­problema economico poi inaspritosi con ­l’incremento dell’industrializzazione. Questo apparente impedimento si convertì vantag- 2013 ¥ 5 ∂ giosamente in alcune regioni meno industrializzate: la dimensione a misura d’uomo dell’elemento e la semplicità costruttiva determinarono i presupposti ideali per una partecipazione al processo architettonico di costruzione con l’ausilio di forze lavoro autoctone; aspetto positivo questo, che è stato possibile integrare anche nel processo di sviluppo del progetto del Centro Interpreti Mapungubwe National Park in Sudafrica (Fig. 12). Il complesso di edifici comprende una superficie espositiva di 3000 m2 coperta da una successione di cupole e volte di luce diversa. Gli artigiani autoctoni hanno lavorato con successo nell’erezione della volta; l’integrazione, poi, di mattoni in terra essiccati all’aria, ha immediatamente promosso uno scambio attivo di conoscenze oltre a generare posti di lavoro locali. Il mattone di terra non cotto è prodotto in opera con una miscela contenente circa 8% di cemento con l’ausilio di presse manuali e consente una produzione ad elevata efficienza energetica. Il progetto di ricerca per SUDU (Sustainable Urban Dewelling Unit) reso possibile dalla colloaborazione di BLOCK Research Group presso il ETH di Zurigo con l’Ethiopian Institute for Architecture, Building Construction and City Development, si occupa dello sviluppo economico ed ecologico di sistemi di costruzione sostenibili in regioni a scarsa presenza di risorse naturali (Fig. 10). Il concetto di costruire prototipi di muratura si basa sulla disponibilità di risorse di materiali e forza lavoro autoctone, limitando contemporaneamente il fabbisogno di materiali come acciaio, calcestruzzo e legname da costruzione. Con un costo complessivo di costruzione inferiore a 60 €/m2, il settore edile si adegua idealmente alle ­regioni più povere con fabbisogno di spazi abitativi ad elevata densità. Disegno di forme con modelli informatici 3D Malgrado gli innumerevoli vantaggi tecnici della volta catalana per la realizzazione in regioni del mondo in via di sviluppo, si mantiene un interesse duraturo riconducibile all’eleganza e all’estetica che emerge con l’opera di Gaudi e le cupole di Guastavino. Anche gli architetti Herzog & de Meuron devono esserne stati attratti, per aver proposto le volte catalane per il progetto del Lord’s Cricket Ground a Londra. L’estetica della volta catalana dipende dal materiale che viene usato per la sua realizzazione e dal disegno di posa. Dal’altro canto, l’interesse si fonda sulla qualità del manufatto e della forma della volta definita dalla sollecitazione strutturale portante. Le tecniche sino ad oggi conosciute per la realizzazione di forme sollecitate a compressione ammettono variazioni formali solo in una ­ristretta cerchia. Per ampliare questo limitato spettro di progetti il BLOCK Research Group presso il ETH di Zurigo ha sviluppato un software (RhinoVAULT) che mette a disposizione del progettista un ambiente interattivo dove studiare la definizione di forme di strut- ture a sollecitazione compressa. Lo strumento digitale di progettazione entra in ­gioco nella prima parte del processo progettuale e permette al progettista di sviluppare forme compresse in modo interattivo e mirato. Attraverso questo software è stata progettato un prototipo di volta catalana, di ­misura 7,5 × 5,5 m presso il ETH di Zurigo (Fig. 13–18). Smentendo le prime considerazioni intuitive, il prototipo ha dimostrato che la forma voltata complessa che rispetta i ­criteri strutturali di una struttura puramente sollecitata a compressione, si comporta esattamente come una volta catalana. Nervature nascoste e a vista Il disegno asimmetrico della volta a due strati ha richiesto tuttavia l’appoggio su un centinatura tridimensionale, che serve fondamentalmente a definire con esattezza la forma durante la fase realizzativa. Le porzioni di volta intensamente compresse sono state rinforzate con l’ausilio di inserzioni localizzate di un terzo strato interno con funzione di struttura a nervatura “invisibile” (Fig. 14). Semplici prove realizzate caricando un peso di tre tonnellate nei punti critici ­hanno testimoniato l’assenza di deformazioni misurabili o di qualunque lesione, confermando così l’enorme stabilità della tipologia. Sulla base della comprensione di tali elementi, il BLOCK Research Group continua a sperimentare altri principi per la costruzione di forme virtuali utili al processo edile e per l’esatta definizione di strutture autoportanti senza l’impiego di centine. Oltre a strutture a nervatura “invisibile” nelle stratificazioni intermedie di laterizio, si possono eseguire volte catalane a forma libera con la costruzione di strutture nervate esplicite. I primi principi di questa tecnica vengono sperimentati a ­livello di prototipo presso la University of Technology di Sidney in collaborazione con il BLOCK Research Group (Fig. 19). Cassaforme a perdere in volte sottili di laterizio Oltre a ciò, stanno per essere sviluppati nuovi prototipi di guscio che possono essere catalogati come ibridi sia dal punto di ­vista materico sia strutturale. Con l’ausilio degli nuovi sviluppi nel campo della definizione della forma è possibile dar luogo ad una integrazione tra le sollecitazioni di compressione e alcune sollecitazioni di trazione all’interno di uno elemento tirante, creando forme che fino a questo momento hanno visto la luce solo con l’impiego del calcestruzzo. Una struttura ibrida composta di uno strato in laterizio abbinato ad un sottile strato di calcestruzzo addizionato con fibre si giustifica con l’elevata prestazione statica della forma ottenuta. La struttura unisce i vantaggi della volta in laterizio catalana, in particolare il minimo impiego di centine, con le prestazioni strutturali dei moderni materiali da ­costruzione. L’intradosso di elevata valenza ­architettonica in laterizio, ha un’efficacia acustica e non richiede ulteriori opere addizionali. Il procedimento verrà utilizzato e ∂ 2013 ¥ 5 sperimentato per la prima volta nel 2014 per la costruzione di un padiglione del Campus del ETH di Zurigo. Volte in blocchi lavorati di pietra Oltre alle strutture in laterizio, il BLOCK ­Research Group svolge ricerche anche nel campo delle volte lapidee. La ricerca si muove da una parte nel campo del calcolo strutturale e nelle prove di stabilità di volte in pietra esistenti, come ad esempio quelle delle cattedrali gotiche, dall’altra introducendo nuove tecniche di creazione formale e i più avanzati sviluppi nella lavorazione della pietra e nella sua sigillatura di giunti per volte lapidee. Lo studio presentato a Venezia alla Biennale di Architettura del 2012 per il MLK Jr. Park Stone Vault di Austin mostra ­tale stupefacente metodologia d’approccio (Fig. 21). La volta del progetto è integrata in un paesaggio verde e serve a coprire un palcoscenico all’aperto e aree polifunzionali con superficie complessiva di 650 m2, con una luce massima di 26 m. Per adattare al meglio il taglio della pietra alla geometria del guscio è stato sviluppato un programma digitale testato tramite la sperimentazione di modelli. Conclusioni L’intensificarsi della sperimentazione e gli esempi più recenti di volta catalana, fanno prevedere il potenziale applicativo di questo tipo di struttura, dalla semplice edilizia residenziale per regioni in via di sviluppo fino ­alle complesse strutture a guscio dell’architettura contemporanea. Sullo sfondo di un’architettura sostenibile ed ecologica gli autori confidano nella riscoperta e nello sviluppo di quest’affascinante tecnica costruttiva: il Rinascimento della volta catalana. Traduzioni in italiano9