Neo Eubios

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EUBIOS
ISSN 1825-5515
,
bene et commode vivens
54
Trimestrale N°54 - Anno XVI - Dicembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
= letteralmente, buona vita.
54
Nascosto per secoli fino alla sua riscoperta nel 1953, il Tempio Yogini di Hirapur anche chiamato il Tempio delle 64 Dee - si trova non lontano dalla capitale dello stato
dell’Orissa, Bhubaneshwar, nel nord est dell’India.
Risalente al IX sec. a.c., si tratta del più piccolo tempio della tradizione Yogini per
dimensioni (misura 9 m di diametro e c.a 2,5 m di altezza). Di pianta circolare e a cielo
aperto, custodisce al suo interno - in altrettante nicchie dedicate - le statue delle 64
Dee femminili della tradizione Yogini, ciascuna rappresentata con il proprio simbolo
caratterizzante, ognuna diversa dall’altra. Nella tradizione indù e buddhista l’espressione Yogini ha molteplici significati e può fare riferimento a una donna che si dedica a
perseguire la conoscenza spirituale e l’illuminazione attraverso la pratica dello Yoga,
attraverso la quale può acquisire determinati poteri soprannaturali.
La parola Yogini può anche riferirsi a personificazioni di aspetti della natura, che si
manifestano dalla Dea Madre Divina (Devi) e che rappresentano tutta la gamma della
divinità femminile, dal bello e delicato, al violento e terrificante.
In sostanza si può dire che le Yogini incarnano tutta la gamma delle donne - umane e
divine - che rappresentano tutte le potenti forze della natura, compresa la vita stessa.
Foto di copertina: © Susanna Mammi, Dakshineswar Kali Temple, India 2015.
Editoriale.
3
Sistemi impiantistici e ponti termici:
analisi delle normative e proposta di
una metodologia di confronto.
5
Primi chiarimenti del Ministero
dello Sviluppo Economico in materia
di efficienza energetica in edilizia.
10
Rumori di calpestio:
diagnosi e riqualificazione.
14
Considerazioni per un nuovo decreto
sui requisiti acustici passivi.
20
Riduzione della rumorosità di un impianto
VMC con interventi di manutenzione ordinaria.
24
Il futuro conto termico nella strategia
per la riqualificazione energetica del parco
immobiliare nazionale.
27
La norma UNI 10351: 2015.
31
L’analisi dei ponti termici.
46
Una strada in salita per salvare il clima.
La conferenza Cop21 di Parigi.
55
64
27
64
Recensioni
66
Corsi
70
Shop
72
Campagna abbonamenti ANIT
Fondatore
Sergio Mammi
A b b o n a r s i
si può.
Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas
nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
EDITORIALE
LA MATURAZIONE DELLA
PROPOSTA ASSOCIATIVA
“Il riscaldamento climatico”, disegno di Sergio Mammi.
Hanno collaborato:
Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RAD
e Libera professionista.
Ing. Giovanni Ferrarini, DII Università degli Studi di Padova
e ITC-CNR Padova.
Eugenio Fontana, Socio ANIT
Ingegnere Libero Professionista - Aqust srl.
Alberto Oreglia, Tecnica 7 - VMC Group.
Matteo Borghi - Responsabile Acustica ANIT.
Ing. Alessandro Panzeri - Ricerca e Sviluppo ANIT.
Ing. Stefano Benedetti, staff ANIT.
Arch. Susanna Mammi, Ufficio Stampa ANIT.
Arch. Daniela Petrone - Vice Presidente ANIT.
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Finalmente il progetto
energetico dell’edificio
Come cambia l’approccio all’edificio con il DM 26/06/15.
Il recepimento della direttiva
pone al centro delle attività
legate all’efficienza energetica
in edilizia, il progetto di governo energetico dell’edificio.
Se prima del 1 ottobre 2015 i
modellizzatori energetici degli edifici dovevano prevalentemente essere competenti sul
tema dell’energia per il servizio
di riscaldamento dell’edificio e
a macchia di leopardo sul territorio nazionale anche sul tema
della produzione di acqua calda sanitaria, ora l’argomento di
competenza è l’energia consumata dall’edificio per i servizi
di riscaldamento, acqua calda
sanitaria, ventilazione, raffrescamento e illuminazione.
墌 Il numero 53 è on-line
su www.anit.it
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Trimestrale N°53 - Anno XVI - Settembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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dicembre 2015
Considerazioni sul tempo.
Riteniamo che per il professionista il tempo sia un valore
rilevante per il successo della
propria attività e per la qualità
del prodotto intellettuale e poi
fisico che si produce.
Il settore edile ha il pregio di
essere un settore vivo, dove a
seguito di un progetto o di un’idea, la forma diventa contenuto e sostanza.
In edilizia le scelte intelligenti
che riescono a coniugare tecnologia, tecnica, materiale ed
estetica sono frutto di un’approfondita sintesi di competenza, esperienza e confronto.
Sulla base di questa valutazione generale l’impegno dell’associazione nei confronti degli
associati è di metterli nelle condizioni di avere più tempo a disposizione. Come?
Gli argomenti relativi all’efficienza energetica e all’acustica
in edilizia vengono presidiati
colonna sonora
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L’argomento “energia” nell’
edificio è un argomento vasto
che richiede approfondimento, competenze, esperienza e
studio. Il progetto energetico
dell’edificio ha come risultati
la redazione del documento
ex-Legge 10 che racchiude i
principali risultati di calcolo
delle valutazioni realizzate e
indica alla direzione lavori materiali, componenti e principali nodi dell’edificio.
La modifica all’approccio globale oltre che alla progettazione dell’energia nell’edificio si
ripercuote anche sui contenuti
degli APE e quindi sulla preparazione tecnica dei soggetti
certificatori.
Le competenze del progettista
energetico si sviluppano su una
solida competenza edile relativa alle tipologie costruttive in
essere sul territorio nazionale e
alla loro caratterizzazione igrotermica.
Thom Yorke, Atoms for peace • Roy Orbison, You’ll never walk alone
Kendrick Lamar, Alright • Panda Bear, Sequential circuits
Father John Misty, Bored in the U.S.A. • Blur, Lonesome street
Joanna Newsom, Leaving the city • Holly Herndon, Home
Tame Impala, Let it happen • Alabama Shakes, Gimme all your love
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da ANIT con le sintesi delle
novità sul piano legislativo e sul
piano normativo.
Il lavoro di sintesi, semplificazione e chiarificazione che
ANIT svolge non può sostituire
il tempo da dedicare allo studio che il professionista deve
riservarsi in quanto operatore
intellettuale, ma può un essere
un veicolo di indirizzamento
dei contenuti da approfondire.
Secondo questa ottica vengono
prodotti periodicamente gli aggiornamenti legislativi veicolati
attraverso la mailing list e riservate ai soci le guide e gli articoli
di approfondimento.
La rivista dell’Associazione,
Neo Eubios, affronta i temi
dell’isolamento termico e acustico con un taglio maggiormente dettagliato, se le guide
spiegano i contenuti di leggi e
norme a volo d’uccello, gli articoli di Neo Eubios hanno un taglio più legato alla pratica, alla
ricerca in campo e all’esperienza. Domande, dubbi, perplessità e necessità di confronto sono
un aspetto rilevante del’’attività professionale poiché la realtà
è complessa e non facilmente
categorizzabile e modellizzabile. Buonsenso, conoscenza dei
modelli di calcolo e dei limiti di
essi e padronanza dello spirito
delle norme, portano il servizio
di chiarimenti predisposto via
mail e o telefonico ad un elevato apprezzamento.
ANIT si pone come centro di
confronto attivo con i propri
associati che comprendono
professionisti marginalmente
coinvolti nella parte di efficienza energetica ed acustica degli
edifici o che sono veri e propri
opinion leader.
neo-Eubios 54
“
In edilizia le scelte
intelligenti che riescono
a coniugare tecnologia,
tecnica, materiale ed
estetica sono frutto di
un’approfondita
sintesi di competenza,
esperienza e confronto.
Breve storia dei
servizi associativi
Nell’autunno 2014 l’associazione ha deciso di porsi nei confronti degli associati come ente
di riferimento per avere “le risposte per l’isolamento termico
e acustico in edilizia”. Per avere
le risposte l’associato deve poter
porre domande, da qui l’attivazione del servizio di chiarimenti, e deve poter avere risposte
rapide su contenuti frequenti e
consolidati (guide Anit). Tra le
risposte alle problematiche di
efficienza energetica e acustica
in edilizia che abbiamo predisposto nel 2015 vi sono la possibilità di produrre i principali
documenti di progettazione legati ai nostri temi:
- La relazione DPCM 5.12.97
per i requisiti acustici passivi
- L’isolamento termico delle
strutture opache dal punto di
4
”
vista invernale, estivo e
igrotermico e bidimensionale
- La relazione Legge 10
- L’attestato di prestazione
energetica
Gli applicativi che abbiamo
sviluppato nel corso del 2015
sono tali da aver reso la proposta associativa completa per la
parte di risposte professionali.
Proseguiremo nel migliorare gli
attuali software rendendoli più
completi, più coerenti e il più
possibili trasparenti. Riteniamo che il professionista debba
essere messo nelle condizioni di
capire quali passaggi sono “sotto” il motore del calcolo il più
possibili riconducibili alla descrizione dei modelli contenuti
nelle norme di calcolo.
Buon 2016 a tutti gli associati.
Alessandro Panzeri,
ricerca e sviluppo ANIT.
dicembre 2015
SISTEMI IMPIANTISTICI E PONTI TERMICI:
ANALISI DELLE NORMATIVE E PROPOSTA DI
UNA METODOLOGIA DI CONFRONTO
di
* Ing. Clara Peretti, Ing. Giovanni Ferrarini
Il presente articolo approfondisce e analizza l’attuale panorama
normativo e i relativi approcci di
calcolo per tenere in considerazione il fenomeno dei ponti termici legato ai sistemi impiantistici
(di emissione e di distribuzione). Il
lavoro propone inoltre una metodologia di confronto numerico su
differenti terminali di emissione.
Introduzione
Il concetto di ponte termico è
legato alle dispersioni di calore
dell’involucro edilizio. Le tipologie più frequenti sono i ponti
termici strutturali e quelli geometrici. Nel primo caso la presenza
di elementi eterogenei di diversa
conduttività termica incrementa
il flusso termico, nel secondo la
presenza di spigoli provoca un
addensamento delle isoterme con
un aumento del flusso termico.
Le conseguenze dell’eterogeneità
del flusso sono di tipologia diversa, tra queste:
- Aumento del flusso energetico
- Riduzione della temperatura
superficiale delle parti interne
dell’involucro e formazione di
condensa superficiale
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- Riduzione della temperatura
interna di pareti, solai, coperture
confinanti con l’esterno e formazione di condensa interstiziale
- Variazione della temperatura
superficiale esterna.
Esempi di ponti termici strutturali e geometrici sono riportati in
Figura 1:
Oltre alle due tipologie descritte
negli edifici si possono verificare
dispersioni di calore nell’involucro edilizio causate dalla presenza
di sistemi impiantistici, quali ad
esempio radiatori installati sulle pareti perimetrali, tubazioni e
canalizzazioni. La presenza di tali
contributi aumenta la dispersione
di calore verso l’esterno e, paral-
1a
1b
Figura 1. Esempi di ponti termici in sezioni di muratura perimetrale.
1a ponte termico strutturale (muratura interrotta da pilastro in calcestruzzo)
1b ponte termico geometrico (angolo). Le analisi agli elementi finiti mediante
software mostrano le distribuzioni di temperatura
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Figura 2. Esempio di ponti termici generati da radiatori in nicchia: immagini termografiche.
Si nota l’incremento di temperatura superficiale esterna in corrispondenza ai radiatori posizionati sotto le finestre.
lelamente, diminuisce le prestazioni dei sistemi impiantistici. Un
esempio di tali dispersioni è rappresentato in Figura 2.
L’attuale panorama
normativo
Le metodologie di calcolo dei
ponti termici strutturali e geometrici sono definite da standard
internazionali recepiti a livello
europeo ed italiano: i principali sono la norma UNI EN ISO
14683 e la norma UNI EN ISO
10211. Le principali grandezze
coinvolte nei calcolo dei ponti termici sono riportate in Tabella 1:
Per quanto riguarda i sistemi impiantistici gli standard di riferimento sui rendimenti sono:
• UNI EN 15316-2-1
• UNI/TS 11300-2.
Lo standard europeo UNI EN
15316-2-1 è attualmente in revisione. La principale novità riguarda
la modifica della metodologia di
calcolo: non vengono più riportati i rendimenti (metodo tedesco),
bensì le differenze di temperatura
Δ (metodo francese). A gennaio
di quest’anno è stato inoltre creato
un nuovo gruppo di lavoro all’interno della commissione tecnica TC
130. Si tratta del gruppo di lavoro
WG13 dal titolo “Determination
of parameters for the efficiency of
heating and cooling emission products in relation to prEN 15316-2”.
Tali standard e attività dei gruppo
di lavoro non sono descritti nel presente articolo perché ancora non
definitivi: saranno oggetto di approfondimenti futuri.
A livello italiano, le metodologie
di calcolo per la determinazione
del fabbisogno di energia termica
dell’edificio per la climatizzazione
invernale sono riportate nella norma UNI/TS 11300-1. La norma
suggerisce quale metodologia adottare per la valutazione della tra-
Tabella 1. Ponti termici: grandezze, simboli e unità di misura
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smittanza termica lineica espressa
in W/(m·K).
La norma riporta che i valori di trasmittanza termica lineare devono
essere determinati:
• nella valutazione di progetto:
- attraverso il calcolo secondo la
UNI EN ISO 10211
- attraverso l’uso di atlanti di ponti termici conformi alla UNI EN
ISO 14683
• per gli edifici esistenti:
- in aggiunta ai metodi di cui sopra, con metodi di calcolo manuale
conformi alla UNI EN ISO 14683.
La norma specifica inoltre che è
sempre da escludersi l’utilizzo del
valori di progetto della trasmittanza termica lineare dell’Allegato A
della UNI EN ISO 14683.
Per quanto riguarda i sistemi impiantistici lo standard di riferimento italiano è la UNI/TS 11300-2,
che fornisce le metodologie per la
determinazione del fabbisogno di
energia termica dell’edificio per la
climatizzazione estiva ed invernale.
Nello standard sono riportati i
metodi per la valutazione delle
perdite collegate a sistemi impiantistici che possono incrementare le dispersioni verso l’esterno.
Queste sono descritte di seguito:
• Sistemi di emissione: radiatori
su parete esterna. In questa configurazione il rendimento base di
emissione viene ridotto di 0.04.
Ad esempio si passa da 0.98 a
0.94 per carico termico medio
annuo inferiore a 4 W/m3.
• Sistemi di emissione: sistemi radianti. Per sistemi radianti a pavimento, a parete o a soffitto, annegati nelle strutture disperdenti è
prevista una correzione dei rendimenti di emissione attraverso una
la seguente formula:
dove:
Uint è la trasmittanza termica della parte di struttura dal lato interno rispetto all’asse dei tubi;
Uest è la trasmittanza termica della parte di struttura dal lato esterno rispetto all’asse dei tubi.
• Sistemi di distribuzione: interruzioni dell’isolamento della tubazione:
- per staffaggi di linea non isolati
(con interruzione dell’isolamento,
scoperti), maggiorare del 10% la
lunghezza totale della tubazione;
- per singolarità in centrale termi-
ca: lunghezza equivalente di tubazione non isolata dello stesso diametro del componente scoperto.
Un ulteriore aspetto che concorre
nella valutazione dell’entità del
ponte termico collegato ai sistemi impiantistici è la temperatura
del fluido termovettore. Lo standard UNI/TS 11300-2 prevede
una riduzione del rendimento in
funzione della temperatura nei
seguenti casi:
• Riduzione del rendimento di
emissione per radiatori installati su
parete esterna quando la temperatura dell’acqua è superiore a 55°C
• Variazione del rendimento di distruzione per t
• Temperature di mandata e ritorno di progetto di differenti da
80/60 °C per radiatori, ventilconvettori e sistemi radianti.
Si può notare che per le tipologie
di sistemi di emissione (radiatori e
sistemi radianti) sopra descritti le
metodologie di calcolo si differenziano e provocano quindi riduzioni diverse. A titolo di esempio si
riportano di seguito in Tabella 2
alcuni dati di confronto derivanti
dall’applicazione dello standard
UNI/TS 11300-2.
Tabella 2. Confronto rendimenti di emissione per sistema radiante a parete e radiatore su parete esterna.
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Dal confronto emerge che il rendimento di emissione di sistema radianti a bassa differenza di temperatura risulta inferiore, nonostante
la presenza di isolante (conforme
ad UNI EN 1264), ovvero con strato isolante dietro alle tubazioni con
resistenza termica superiore a 1.5
m2 K/W. Si evidenzia inoltre che la
temperatura del fluido termovettore
nel caso di sistemi radianti non viene
mai considerata. Il minimo rendimento di emissione che si ottiene per
radiatori ad alta temperatura su parete non isolata è 0.92, valore sempre superiore ai rendimenti di emissione dei sistemi radianti installati su
parete a contatto con l’esterno.
Alla luce di tali considerazioni emerge la necessità di un approfondimento della fenomenologia dei diversi
sistemi. Una proposta di procedura
di analisi viene descritta di seguito.
Analisi e confronto di
sistemi di emissione idronici:
proposta di una metodologia
di studio
L’analisi intende sfruttare la modellazione numerica (con l’utilizzo del
software Comsol Multiphysics) per
confrontare due sistemi di emissione: radiatore e pavimento radiante.
Entrambi i terminali sono posizio-
I risultati del confronto sulla parete disperdente dietro il radiatore
mostrano un incremento del flusso
termico del 6.5% nel Caso 1 (radiatore) rispetto al Caso 2 (pavimento radiante).
I principali dati ottenuti dalle simulazioni sono riportati nella tabella e nella figura seguente.
Figura 3. Posizionamento dei terminali, evidenziati in colore violetto, all’interno
della stanza. Nel Caso 1 la stanza è dotata di un radiatore (immagine a sinistra)
mentre nel Caso 2 è dotata di un pavimento radiante (immagine a destra)
nati all’interno di una stanza che ha
due pareti disperdenti verso l’ambiente esterno, rappresentando la
condizione tipica di un angolo in un
edificio multipiano.
Il confronto viene effettuato in regime di riscaldamento, con temperatura dell’aria interna pari a 20°C e
temperatura dell’ambiente esterno
pari a 0°C. Entrambi i sistemi emettono in ambiente la stessa potenza
termica. Il modello prevede alcune
assunzioni, derivate da un’impostazione analitica, che permettono di
ridurre il carico computazionale.
La principale è la valutazione di un
singolo nodo aria interno, per cui gli
scambi convettivi interni vengono
calcolati tramite una relazione lineare che utilizza i coefficienti convettivi
presenti in letteratura. Lo scambio
termico globale tra le superfici esterne della stanza e gli ambienti adiacenti o esterni è valutato anch’esso
con una relazione lineare, utilizzando i coefficienti liminari secondo
normativa o letteratura. Lo scambio termico radiante all’interno
della cella è calcolato dal software
tenendo in considerazione l’emissività delle superfici e la loro reciproca orientazione. Queste assunzioni
permettono di eseguire rapidamente i processi di calcolo, con un’accurata modellazione dello scambio
radiante, a fronte di una limitazione
nella valutazione dello scambio convettivo. Le caratteristiche principali
della stanza e della simulazione sono
descritte nella tabella seguente.
Conclusioni e prospettive
Nell’attuale contesto normativo
il livello di prestazione energetica
richiesta agli edifici è sempre crescente: l’importanza dei ponti termici assume quindi un’importanza primaria. Alla luce delle recenti
evoluzioni normative risulta fondamentale approfondire il fenomeno dei ponti termici collegato ai
sistemi impiantistici. L’analisi della
normativa tecnica vigente presenta infatti diversi approcci a seconda del metodo di riferimento che
viene utilizzato. In questo articolo
viene proposta una metodologia
di analisi numerica per il confronto tra diversi sistemi di emissione.
Il metodo si dimostra in grado di
quantificare le anomalie termiche
legate alla presenza e al posizionamento dei sistemi. Il lavoro futuro
estenderà questa procedura ad altri casi studio, che verranno anche
supportati da indagini strumentali
sul campo.
Bibliografia
Comsol Multphysics Version 4.4,
2013.
Tabella 3. Caratteristiche e parametri per la simulazione
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Figura 4. Distribuzione di temperatura superficiale sulla parete esterna nel Caso 1
(radiatore). L’impronta termica del radiatore è chiaramente visibile sulla superficie.
ree-dimensional enclosures, Energy Conversion and Management,
42 (4), 2001.
UNI EN 1264:2009. Sistemi radianti alimentati ad acqua per il
riscaldamento e il raffrescamento
integrati nelle strutture
UNI EN 15316-2-1:2008. Impianti
di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 2-1: Sistemi di emissione
del calore negli ambienti
EN ISO 6946:2007, Building
components and building elements - Thermal resistance and
thermal transmittance - Calculation method
UNI EN ISO 10211:2008. Ponti
termici in edilizia - Flussi termici
e temperature superficiali - Calcoli
dettagliati
Khalifa, A.-J.N. Natural convective heat transfer coefficient - a
review II. Surfaces in two- and th-
UNI EN ISO 14683:2008. Ponti
termici in edilizia - Coefficiente di
trasmissione termica lineica - Meto-
neo-Eubios 54
9
di semplificati e valori di riferimento
UNI/TS 11300-1:2014. Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del
fabbisogno di energia termica
dell’edificio per la climatizzazione
estiva ed invernale
UNI/TS 11300-2: 2014. Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei
rendimenti per la climatizzazione
invernale, per la produzione di
acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in
edifici non residenziali
* Ing. Clara Peretti, Segretario Generale
Consorzio Q-RAD e Libera professionista
Ing. Giovanni Ferrarini, DII Università
degli Studi di Padova e ITC-CNR
Padova
dicembre 2015
PRIMI CHIARIMENTI DEL MINISTERO
DELLO SVILUPPO ECONOMICO IN MATERIA
DI EFFICIENZA ENERGETICA IN EDILIZIA
a cura di ANIT
Il documento pubblicato il 21
ottobre 2015 dal Ministero
dello sviluppo economico il si
propone di fornire chiarimenti per l’applicazione delle disposizioni previste dal decreto
ministeriale 26 giugno 2015
recante modalità di applicazione della metodologia di calcolo
delle prestazioni energetiche
e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici nonché
dell’applicazione di prescrizioni e requisiti minimi in materia
di prestazioni energetiche degli
edifici, attuativo dell’articolo 4,
comma 1, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, come
modificato dalla Legge 3 agosto
2013, n. 90 e dal decreto ministeriale 26 giugno 2015 recante
adeguamento del decreto del
Ministro dello sviluppo economico, 26 giugno 2009 – Linee
guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici.
Nel documento è evidenziato,
per ogni disposizione oggetto di analisi, il dubbio riscontrato con maggior frequenza e
fornito il relativo chiarimento.
Il documento è stato predispo-
neo-Eubios 54
sto con il supporto tecnico di
ENEA e CTI e i contenuti sono
stati oggetto di confronto con le
principali associazioni di categoria del settore.
DM 26 GIUGNO 2015
REQUISITI MINIMI
1. Allegato 1 punto 1.1 e 3.3
Per gli edifici di cui al paragrafo
3.1, di tutte le categorie così come
definite al paragrafo 1.2 del Capitolo 1, in sede progettuale si procede alla verifica dell’EPgl,tot o
dell’EPgl,nren?
Si procede alla verifica che
l’indice EPgl,tot sia inferiore
all’indice EPgl,tot,limite calcolato per il corrispondente anno
di vigenza. Oltre a ciò, si procede alla verifica di tutti gli altri
requisiti previsti al punto 3.3.
Non è prevista la verifica dell’
EPgl,nren.
2. Allegato 1 punto 3.4
L’obbligo di integrazione delle
fonti rinnovabili in un edificio
ad energia quasi zero è costituito
esclusivamente dalla copertura del
50% della somma dei consumi
previsti per ACS, riscaldamento e
10
raffrescamento (paragrafo 1, lettera c) dell’Allegato 3 del DLgs
28/2011)?
Il riferimento al paragrafo 1,
lettera c) dell’Allegato 3 è da
intendersi esplicativo della
quota da fonti rinnovabili da
garantire (50% della somma di
ACS, riscaldamento e raffrescamento) a prescindere dalla
decorrenza; l’obbligo di integrazione si riferisce comunque
a tutte le prescrizioni contenute
nell’Allegato 3 (50% di ACS e
potenza elettrica installata)
3. Allegato 1 punto 3.4
Ai fini dell’identificazione di un edificio ad energia quasi zero, rimane
valido quanto previsto ai punti 5, 6,
7 e 8 dell’Allegato 3 del D.Lgs 3
marzo 2011, n. 28?
Sì
4. Come vanno interpretati gli obblighi di cui al comma 2 dell’Allegato 3
del D.Lgs 28/11 nel caso di utilizzo
di una pompa di calore elettrica e del
fotovoltaico?
Il comma 2 dell’Allegato 3 del
D.Lgs 28/11 si riferisce esclusivamente ai dispositivi o im-
dicembre 2015
pianti che utilizzino l’energia
elettrica tramite effetto Joule.
5. Allegato 1 punto 2.2
La sostituzione di una caldaia tradizionale a gas con una caldaia a
condensazione a gas deve essere intesa come cambio di tipologia di generatore?
Non costituisce cambio di tipologia poiché utilizza lo stesso
vettore energetico e la stessa
tecnologia di combustione.
6. Appendice A punto 2.1 e 2.2
Le verifiche di H’T e Asol/Asup,utile
sono richieste per unità immobiliare o
per intero fabbricato?
La verifica dell’H’T e Asol/
Asup,utile si effettua per unità
immobiliare.
DM 26 GIUGNO 2015
LINEE GUIDA PER
LA CERTIFICAZIONE
ENERGETICA
7. DM articolo 10
Non esistono nor me transitorie,
per cui, mentre è chiaro che per
compravendite e locazioni i nuovi APE seguiranno le nuove linee
guida, cosa succede per le pratiche
edilizie in corso, cioè le pratiche
che hanno la richiesta di per messo
a costruire prima dell’entrata in
vigore del decreto requisiti e/o delle linee guida nazionali (e anche il
i requisiti minimi)?
Posso prospettarsi più casi: Visto che nella normativa si fa
riferimento alla data di richiesta del permesso a costruire, i
requisiti minimi restano quelli della normativa precedente
e nella redazione dell’APE/
AQE finale si fa riferimento
alle vecchie linee guida, ameno
che non intervengano variazioni tali da richiedere un nuovo
permesso a costruire - Oppure
neo-Eubios 54
i requisiti minimi restano quelli della normativa precedente,
mentre la redazione dell’APE/
AQE va fatta secondo le nuove linee guida (ma in questo
caso verranno analizzati solo
riscaldamento e acs o comunque tutti i servizi?...) - Oppure
sia requisiti minimi che linee
guida non seguono “la regola”
della data della richiesta del
permesso a costruire e quindi si
applicano i nuovi decreti anche
alle pratiche edilizie in corso..
C’è la possibilità di scegliere tra
APE vecchio e metodo nuovo?
I requisiti minimi da rispettare
dipendono dalla data di richiesta del titolo abilitativo.
La procedura e la normativa da
seguire è quella in vigore a tale
data.
La redazione dell’AQE a cura
del direttore dei lavori avverrà
secondo le procedure e le metodologie di calcolo vigenti alla
data della richiesta del permesso a costruire.
L’attestato di prestazione energetica deve essere redatto seguendo la legislazione e la normativa in vigore al momento
della produzione dell’attestato.
Dal 1 ottobre 2015 varrà quindi solo la nuova procedura (DM
interministeriale 26 giugno
2015) di redazione dell’APE.
Nel campo “informazioni aggiuntive” del nuovo APE può
essere 4 riportata la vecchia
classe energetica e la vecchia
prestazione energetica.
8.Appendice B,
prima pagina,
campo destinazione d’uso
Quali, tra gli edifici della categoria E.1, sono le destinazioni d’uso
“residenziali”?
Per quali categorie è necessario con-
11
siderare i servizi di illuminazione e
trasporto?
Ai fini della compilazione
dell’APE e nell’ambito del DM
Interministeriale 26 giugno
2015, tra gli edifici di categoria
E.1, si considerano “non residenziali” le seguenti sotto-categorie: E.1.(1) bis: collegi, conventi, case di pena, caserme;
E.1.(3): edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari.
Si considerano “residenziali”
solamente le seguenti sottocategorie: E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere
continuativo, quali abitazioni
civili e rurali; E.1 (2) abitazioni
adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per
vacanze, fine settimana e simili.
I servizi di illuminazione e trasporto vanno considerati per
tutti gli edifici non residenziali.
Per quanto riguarda i servizi
energetici da considerare a seconda della destinazione d’uso,
si consideri che gli alberghi, le
pensioni e attività similari rientrano nel “settore terziario”,
per cui i servizi energetici di illuminazione e trasporto vanno
considerati ai fini della prestazione energetica dell’edificio
(cfr. definizione di “prestazione energetica di un edificio”
contenuta nella Legge 90/13).
5 Inoltre il testo del decreto
26 giugno 2015, al capitolo 2,
specifica che l’obbligo di determinazione dell’indice di prestazione per l’illuminazione degli
ambienti è esteso anche per
collegi, conventi, case di pena e
caserme (appartenenti alla categoria E.1.(1)).
Quindi, anche se non esplicitamente detto, per analogia, si
faccia lo stesso anche per il servizio di trasporto.
dicembre 2015
9. E’ ammessa la possibilità di produrre un APE nel quale sia indicata
contemporaneamente Residenziale e
Non residenziale?
No, poiché secondo quanto
indicato all’Art. 1, nel caso in
cui coesistano porzioni di immobile adibite ad usi diversi,
laddove non sia possibile trattare separatamente diverse zone
termiche, l’edificio è valutato
e classificato in base alla destinazione d’uso prevalente in
termini di volume riscaldato.
Da tenere presente che, considerando la metodologia di
calcolo, è praticamente sempre
possibile poter suddividere in
zone termiche; tuttavia, nei rari
casi in cui questo non sia possibile, si suggerisce di classificare
secondo la destinazione d’uso
prevalente.
10. Appendice B,
prima pagina,
campo oggetto dell’attestato
Cosa si intende per intero edificio,
unità immobiliare e gruppo di unità
immobiliari?
Quando si può certificare un intero
edificio, una unità immobiliare e un
gruppo di unità immobiliari?
Per intero edificio si intende
un edificio con una sola unità
immobiliare (per esempio una
villetta monofamiliare, una palazzina uffici, un hotel,).
Per unità immobiliare si intende una sola unità in un edificio
pluri-unità.
Per il gruppo di unità immobiliari si deve far riferimento a
quanto previsto dall’art.6 del
D.Lgs.192/2005: 4. L’attestazione della prestazione energetica può riferirsi a una o più
unità immobiliari facenti parte
di un medesimo edificio.
L’attestazione di prestazione
neo-Eubios 54
energetica riferita a più unità
immobiliari può essere prodotta solo qualora esse abbiamo la
medesima destinazione d’uso,
la medesima situazione al contorno, il medesimo orientamento e la medesima geometria e
siano servite, qualora presente,
dal medesimo impianto termico destinato alla climatizzazione invernale e, qualora presente, dal medesimo sistema di
climatizzazione estiva.
L’attestato di prestazione energetica, di norma, si riferisce
ad una sola unità immobiliare.
La certificazione per “intero
edificio” è possibile quando si
tratta di un edificio composto
da una sola unità immobiliare
(per esempio una villetta monofamiliare, una palazzina uffici,
un hotel).
La redazione di un solo attestato di prestazione energetica per un 6 “gruppo di unità
immobiliari” è raro e deve far
riferimento a quanto previsto
dall’art.6 del D.Lgs.192/2005.
In questo caso l’attestato fa
riferimento ad una unità rappresentativa e i valori riportati
nell’ape sono ad essa riferiti.
11. Appendice B,
prima pagina,
servizi energetici presenti
E’ necessario indicare i servizi energetici effettivamente presenti nell’edificio oppure i servizi energetici
valutati nel calcolo della prestazione
energetica?
E’ necessario indicare i servizi
energetici valutati o, eventualmente, “simulati” nel calcolo
della prestazione energetica.
Per esempio nel caso in cui un
edificio residenziale non sia riscaldato e non abbia l’impianto
di produzione dell’ACS (acqua
12
calda sanitaria) essi saranno
comunque indicati tra i servizi
perché è necessario simularli.
Per tenere traccia del fatto che
i consumi indicati sono stati
calcolati “simulando” la presenza di un impianto fittizio/
convenzionale, si indichi, nella
tabella degli impianti a pagina
3 dell’attestato, “impianto simulato in quanto assente”. In
questo caso non si compilano
i campi delle potenze ecc. ma
solo le efficienze medie e i fabbisogni EP “simulati”.
12. Servizi energetici presenti: edifici non dotati di
impianto di climatizzazione
invernale.
Nel caso di unità dotate di impianto
di climatizzazione estiva, ma nelle
quali non è presente l’impianto di
riscaldamento, è necessario simulare
l’impianto di climatizzazione invernale come sempre presente?
Sì, visto che nel testo delle Linee guida è scritto: Il calcolo
della prestazione energetica si
basa sui servizi effettivamente
presenti nell’edificio in oggetto, fatti salvi gli impianti di
climatizzazione invernale e,
nel solo settore residenziale, di
produzione di acqua calda sanitaria che si considerano sempre presenti.
13. Appendice B,
prima pagina,
prestazione energetica
globale
Quale è la superficie utile da mettere
al denominatore nel calcolo degli indici di prestazione energetica?
Secondo la definizione n.50 dell’allegato A del D.Lgs.192/2005: La
superficie utile è la superficie
netta calpestabile dei volumi
interessati dalla climatizzazio-
dicembre 2015
ne ove l’altezza sia non minore
di 1,50 m e delle proiezioni sul
piano orizzontale delle rampe relative ad ogni piano nel
caso di scale interne comprese
nell’unità immobiliare, tale superficie è utilizzata per la determinazione degli specifici indici di prestazione energetica.
Per “volumi interessati dalla climatizzazione” si intende
l’unione dei volumi riscaldati
e raffrescati, corrispondenti a
superfici riscaldati o raffrescati (vedere prUNI/TS 11300-5).
Tale superficie, così come definita, è utilizzata al denominatore 7 per la determinazione
degli indici di prestazione energetica di tutti i servizi.
molto probabilmente, non sarà
conveniente dal punto di vista
economico). Sarà responsabilità del certificatore inserire le
raccomandazioni con tempo
di ritorno più breve. Sarà discrezione dell’utente capire che
interventi con tempo di ritorno
elevato o con miglioramenti di
prestazione molto ridotti saranno poco appetibili.
14. Appendice B, seconda
pagina, raccomandazioni
In un edificio senza impianto, in
cui si simula l’impianto di riscaldamento, ha senso inserire le raccomandazioni?
Le raccomandazioni vanno inserite
anche per edifici ad altissima prestazione energetica?
Le raccomandazioni sono un
elemento obbligatorio del certificato, pena la sua invalidità.
In assenza di impianto, il certificatore deve inserire almeno
le raccomandazioni relative
all’involucro, segnando nelle
note che l’edificio non è dotato
di impianto e dare indicazioni circa una possibile soluzione impiantistica riguardante
il riscaldamento invernale e la
produzione di acqua calda sanitaria.
Le raccomandazione vanno sempre inserite, anche per
quelli ad altissima prestazione
energetica. Anche un nZEB
potrebbe migliorare la prestazione energetica (anche se,
16. Appendice B,
terza pagina, dati di
dettaglio degli impianti
Cosa si intende per “impianti combinati”?
Per “impianto combinato” si
intende un impianto asservente
più servizi energetici. Suggeriamo comunque di non compilare
tale riga in quanto i generatori
sono già presenti nelle righe relative ai vari servizi.
neo-Eubios 54
15. Appendice B,
seconda pagina,
raccomandazioni
Il tempo di ritorno è un tempo di
ritorno semplice o un VAN?
Per tempo di ritorno nella redazione dell’APE si intende il
tempo di ritorno semplice.
17. Appendice B,
terza pagina, dati di
dettaglio degli impianti
Cosa bisogna scrivere nelle righe
“Produzione da fonti rinnovabili”?
Per le fonti rinnovabili si elenchino gli impianti utilizzanti
fonti rinnovabili in situ presenti nell’edificio, quali, ad esempio pompe di calore (anche già
presente sopra), solare termico,
fotovoltaico, ecc. ; Per questi
impianti ci si limiterà ad indicare la potenza nell’apposita
colonna.
In particolare si indicheranno:
13
potenza di picco per il fotovoltaico, la potenza nominale elettrica per il minieolico, la potenza utile per le pompe di calore.
Tutte le potenze si indichino
espresse in [kW]. Nel caso di
collettori solari termici, invece
della potenza in kW si indicherà il valore della superficie di
apertura installata in m2.
18. Appendice B,
terza pagina, dati di
dettaglio degli impianti.
Cosa indicare come potenza dell’impianto nel caso di trasporto di cose
e persone?
Si indichi la somma delle potenze elettriche dei motori degli
ascensori e delle scale mobili.
19. Appendice D,
prima pagina,
caratteristiche costruttive
Come si compilano i campi relativi
alle caratteristiche costruttive?
Si propone di scegliere l’informazione prevalente in termini di superficie per copertura,
struttura, telaio, vetro e ombreggiatura. Per quanto riguarda le superfici, si propone di
sommare la totalità delle aree
di telaio presenti, anche di tipologia diversa.
Con la medesima logica saranno quindi inserite le superfici di
vetro e ombreggiatura (intendendo esclusi gli aggetti verticali, orizzontali e le ostruzioni
esterne).
CTI ENEA e tutti gli altri enti
coinvolti nella stesura delle
FAQ hanno già preparato e
proposto al Mise altri quesiti
soprattutto
sull’applicazione
dei requisiti minimi che speriamo vengano pubblicate a breve.
dicembre 2015
Fortunatamente questa situazione può essere agevolmente
corretta attraverso la realizzazione di un controsoffitto ad
elevate prestazioni fonoisolanti ancorato solo alle pareti
laterali così da essere assolutamente disaccoppiato dalla
soletta da trattare.
RUMORI DI CALPESTIO:
DIAGNOSI E RIQUALIFICAZIONE
di
Eugenio Fontana, Stefano Benedetti
La diagnosi
Le misure ante operam e lo
studio delle strutture dell’edificio, hanno permesso di individuare le prestazioni di partenza e l’intervento correttivo
migliore.
A quante persone è capitato
di acquistare casa, ristrutturarla e finalmente andarci ad
abitare, per poi scoprire di ritrovarsi sottoposti a insopportabili rumori che disturbano
giorno e notte la propria esistenza?
Purtroppo questa esperienza è
fin troppo comune negli innumerevoli edifici plurifamiliari
che compongono le nostre città.
Mentre negli ultimi anni abbiamo imparato a fare attenzione a quanto consuma la
nostra casa, continuiamo in
genere a ignorare quanto ci
protegge dai rumori circostanti.
Inoltre il numero di edifici con
scarsa protezione ai rumori,
supera di gran lunga il numero di vicini rumorosamente
molesti, quindi un’attenzione
maggiore all’aspetto dell’isolamento acustico degli edifici, non solo migliorerebbe la
qualità della vita all’interno
di case e uffici, ma ridurrebbe drasticamente anche molti
“problemi di vicinato”.
neo-Eubios 54
Il problema
Il caso in esame ricade proprio
in questa circostanza, dove i
nuovi proprietari, al rientro
dalle lunghe ferie dell’inquilino di sopra, hanno scoperto
di poter riconoscere ogni singolo passo del vicino perché
accompagnato da un improbabile scricchiolio del solaio
in legno.
Oltretutto i responsabili dei
rumori non erano un’allegra
combriccola di studenti universitari fuori sede, ma una
coppia di gentilissimi pensionati, che svolgevano una vita
molto tranquilla.
Il disturbo quindi era imputabile completamente allo scarso isolamento del solaio che
trasmetteva “amplificandole”
tutte le sollecitazioni ricevute.
Nella recente ristrutturazione,
il progettista delle opere, pur
avendo eseguito interventi su
tutte le superfici, non aveva
tenuto in debito conto il tema
dell’isolamento acustico soprattutto nei confronti dell’unità abitativa soprastante, se-
14
In particolare le misure fonometriche in opera restituiscono informazioni oggettive sulla prestazione di isolamento
prima della riqualificazione,
e in molti casi lo studio delle frequenze aiuta nell’individuazione dei punti deboli.
parata da un sottile solaio in
assito di legno, limitando l’intervento ad un tamponamento
in cartongesso tra una trave e
l’altra avente finalità prettamente estetica.
Come premesso l’assenza del
vicino di casa per un lungo
periodo di tempo, inoltre, non
ha reso evidente da subito il
deficit di isolamento che è
emerso poi in tutta la sua importanza.
Si ritiene utile evidenziare
che il problema affrontato sia
“tipico” degli edifici più datati ed è legato proprio alla
tipologia costruttiva, caratterizzata dalla presenza di solai
leggeri in legno (che suggeriscono in modo inequivocabile
la presenza del punto debole
acustico), e da una elevata
massa delle pareti (nel nostro
caso costituite in gran parte
da muri in mattone pieno da
50cm), che, al contrario delle
solette, assicurano una limitata trasmissione di rumore laterale.
dicembre 2015
Le misure devono essere opportunamente supportate dall’analisi delle strutture circostanti,
le quali permettono di individuare l’efficacia o meno degli
interventi migliorativi.
Nel caso in esame, la presenza
di pareti laterali molto massive escludeva le trasmissioni
laterali come punto debole.
Le misure però hanno permesso di accertare l’assenza di
ponti acustici, quali passaggi
impiantistici o cavedi/intercapedini non isolati.
La figura 3 mostra la misura
di indice di livello di calpestio
proveniente dall’appartamento
soprastante.
Le figure 1 e 2 riportano le piante dell’appartamento.
neo-Eubios 54
15
dicembre 2015
Il rivestimento in parquet del
solaio era in grado di fonoisolare sufficientemente le alte frequenze, mentre le componenti
di calpestio alle basse frequenze
erano molto disturbanti. Inoltre in questi casi una prova di
calpestio “classica” ai sensi del
DPCM 5.12.97 non è sufficiente a descrivere il disturbo che
proveniva maggiormente dallo
scricchiolio del solaio sotto i
passi del vicino, disturbo non
riproducibile da una macchina
di calpestio. Tuttavia i risultati
ottenuti si sono rivelati molto
interessanti.
La riqualificazione
Con l’obiettivo di realizzare un
sistema fonoisolante completamente distaccato dal solaio,
l’intervento è consistito in:
- Posa di doppia lastra in cartongesso da 12mm cadauna,
una delle quali accoppiata a
20mm di gomma vulcanizzata
(Figura 8)
Figura 6: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari
Figura 3: indice di livello di calpestio disturbante
- Realizzazione di opportuno
sistema di travi (con sezione ad
H) aventi una luce di 5m (tali
da attraversare la stanza nel
lato più corto) ancorate alle pareti laterali tramite opportune
mensole.
Le mensole sono state disaccoppiate dalle pareti tramite
l’interposizione di materiale viscoelastico (Figura 4)
- Ancoraggio del sistema di travatura secondaria alla quale
fissare il controsoffitto tramite
l’impiego di opportuni telaietti ad “omega” appoggiati alla
trave principale anch’essi disaccoppiati dalle travi portanti
sempre attraverso l’interposizione del medesimo materiale
viscoelastico (figure 5 e 6)
- Inserimento di materiale fonoassorbente in fibra di poliestere (figura 7)
neo-Eubios 54
Figura 7: dettaglio del telaio del controsoffitto completo con materiale fonoassorbente
Figura 4: dettaglio delle travi principali e della mensola di ancoraggio
Figura 5: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari
16
dicembre 2015
Figura 8: dettaglio delle lastre di cartongesso impiegate
neo-Eubios 54
17
Da notare come tali interventi
debbano necessariamente tenere in debito conto le normali
flessioni delle vecchie travi in
legno che dovranno essere inglobate nel controsoffitto; la
freccia da esse offerta (di circa
20cm), infatti, rende necessario
distanziare opportunamente il
nuovo controplaccaggio e crea
inevitabilmente una intercapedine di dimensione variabile
che deve essere opportunamente assorbita.
Il collaudo
Nonostante l’intervento migliore per ridurre i rumori di
calpestio sia quello di intervenire direttamente sulla sorgente, ovvero con un sistema
di calpestio “sotto i piedi del
disturbante”, nell’impossibilità pratica di eseguire tale intervento quello che si è creato con le opere descritte è un
controplaccaggio solidale con
le pareti laterali massive completamente disaccoppiato dalla
soletta esistente, la cui performance acustica è confermata
sia dalle misure di collaudo seguenti che dalla soddisfazione
espressa dal proprietario.
Si evidenzia che la misura
fonometrica di collaudo (figura 9), eseguita al termine
dei lavori, è stata condotta da
tecnici esterni, consulenti del
proprietario, che hanno verificato quindi l’efficacia dell’intervento e la bontà della realizzazione.
dicembre 2015
Figura 10: indice di livello di calpestio post operam
È utile ricordare che tale risultato è ottenuto grazie alle
specifiche condizioni al contorno, ovvero ridotte trasmissioni laterali, assenza di ponti
acustici specifici e punto debole indivduabile esclusivamente nel solaio leggero.
Figura 9: collaudo dell’indice di livello di calpestio
I risultati ottenuti hanno confermato l’efficacia della scelta
progettuale e l’ottima realizzazione da parte dell’impresa
intervenuta.
Conclusione
La tabella 1 mostra il confronto tra l’indice di livello di calpestio prima e dopo l’intervento. Il
miglioramento ottenuto è significativo, pari a 24 dB, risultato
Tali risultati quindi sono ritrovabili in situazioni confrontabili a quella presentata e non
estensibili a tutti gli altri problemi di calpestio.
Infine è molto importante
prestare attenzione all’isolamento acustico dell’unità immobiliare che si sta per abitare perché questo potrà influire
significativamente sulla qualità della vita.
ricordino di tendere sempre
al miglioramento dell’isolamento acustico soprattutto in
caso di intervento di ristrutturazione o riqualificazione
energetica.
Intervenire prima è ovviamente sempre più agevole che
correre ai ripari dopo.
* Eugenio Fontana
Socio ANIT
Ingegnere Libero Professionista
Aqust srl
È inoltre auspicabile che tutti
i professionisti del settore si
Stefano Benedetti
staff ANIT
comparabile con un buon sistema
anticalpestio sulla sorgente. La figura 10 mette a confronto le prestazioni di isolamento nel dominio delle frequenze mostrando un
miglioramento su tutto lo spettro.
Tabella risultati
neo-Eubios 54
18
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neo-Eubios 54
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dicembre 2015
CONSIDERAZIONI PER UN NUOVO DECRETO
SUI REQUISITI ACUSTICI PASSIVI
A cura del
Gruppo di Lavoro di acustica ANIT *
INTRODUZIONE
Negli ultimi mesi si è ricominciato
a parlare della pubblicazione di un
nuovo decreto sul tema dei requisiti
acustici passivi degli edifici.
di Lavoro di acustica ANIT, composto da soci aziende e soci individuali, propone con questo articolo
alcune semplici considerazioni su
questi argomenti.
La Legge Europea 2013 bis (Legge
30-10-2014, n. 161, in vigore dal 25
novembre 2014) infatti, all’articolo
19, delega il Governo ad “adottare,
entro 18 mesi […], uno o più decreti
legislativi per il riordino dei provvedimenti normativi vigenti in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente
abitativo dall’inquinamento acustico prodotto dalle sorgenti sonore fisse e mobili”.
Inoltre al comma 2 lettera g del medesimo
articolo si legge che un decreto legislativo
dovrà riguardare la “semplificazione delle
procedure autorizzative in materia di requisiti acustici passivi degli edifici”
Pertanto sembra vi sia, in un certo senso, spazio per la scrittura di
un nuovo documento sull’acustica
edilizia che andrà ad abrogare il
D.P.C.M. 5-12-1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi
degli edifici”.
Ma come dovrà essere impostato il
decreto? Quali aspetti dovrà chiarire rispetto al documento del 1997?
Certamente il “nuovo DPCM” dovrà rispondere a molte domande.
In particolare però si ritiene che dovrà individuare chiaramente il proprio campo di applicazione, i valori
limite da rispettare e le procedure
di verifica e controllo. Il Gruppo
CAMPO DI APPLICAZIONE
Ad avviso del gruppo ANIT un
nuovo decreto sull’acustica edilizia
dovrà prevedere limiti di legge per:
• Isolamento dai rumori aerei provenienti da altri ambienti abitativi o
da ambienti di uso comune (ad es.
vani scala)
• Isolamento dai rumori esterni
• Isolamento dai rumori da calpestio
• Isolamento dai rumori da impianti a funzionamento continuo e discontinuo
• Controllo del tempo di riverbero
di alcuni ambienti abitativi
neo-Eubios 54
Le prescrizioni per queste problematiche potranno fare riferimento ai parametri e alle grandezze
indicate nella norma UNI 11367
“Classificazione acustica delle unità
immobiliari”. Pertanto i descrittori
acustici da utilizzare per individuare i valori limite potranno essere:
R’w – indice di potere fonoisolante
apparente, DnTw – indice di isolamento acustico normalizzato sul
tempo di riverbero, D2mnTw – indice di isolamento acustico di facciata, Lic – livello di rumore di impianti a funzionamento continuo,
20
Lid – livello di rumore di impianti a
funzionamento discontinuo. Inoltre
i nuovi limiti dovranno riguardare:
le prestazioni dei singoli elementi
tecnici (singole pareti, solai, facciate, ecc.), i valori di classe acustica
dei singoli requisiti (che in estrema
sintesi si ricavano mediando le prestazioni dei singoli elementi tecnici)
e la classe acustica globale dell’unità immobiliare (che è la media delle
classi acustiche dei singoli requisiti).
Si evidenzia che, per le prestazioni
dei singoli elementi tecnici, la UNI
11367 definisce sia un “valore misurato”, risultato della misura in
opera, sia un “valore utile”, che si
ottiene “peggiorando” il valore misurato con un coefficiente relativo
all’incertezza di misura.
In generale si propone di differenziare i limiti in base alla destinazione d’uso dell’ambiente abitativo ed
alla tipologia di intervento (nuova
costruzione o ristrutturazione). Il
decreto dovrà inoltre specificare
chiaramente quali ambienti/elementi tecnici dovranno rispettare
tali limiti.
Infine si ritiene opportuno applicare le prescrizioni agli ambienti
abitativi caratterizzati dalle destinazioni d’uso già previste nel DPCM
5-12-1997 (residenze, uffici, alberghi, pensioni, ospedali, cliniche,
case di cura, scuole a tutti i livelli,
attività ricreative o di culto, attività
commerciali)
dicembre 2015
ambienti abitativi interni alla stessa unità immobiliare rispetteranno
anche i valori numerici corrispondenti alla classe III indicati nella
UNI 11367 (cfr. Tabella 3)
• Gli ambienti abitativi adibiti a
aula scolastica, palestra, bar, sala
ristorante, mensa o destinazioni
d’uso simili rispetteranno i valori di
tempo di riverbero ottimale indicati
nell’Appendice C della UNI 11367
VALORI LIMITE
DA RISPETTARE
Per nuove costruzioni e ristrutturazioni totali si richiede, per tutte le
destinazioni d’uso ad eccezione di
ospedali e scuole, l’obbligo di presentare in Comune, prima dell’inizio dei lavori, una relazione di progetto che attesti che:
• I singoli elementi tecnici rispetteranno i valori numerici corrispondenti alla classe III della norma
UNI 11367 (cfr. Tabella 1)
• Le singole facciate degli ambienti
abitativi rispetteranno anche prescrizioni legate al clima acustico
dell’area.
• Le singole partizioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso
comune rispetteranno i valori di
base indicati nella UNI 11367 Appendice B (cfr. Tabella 2)
• Per le unità immobiliari aventi
destinazione d’uso ricettiva i singoli elementi tecnici che separano
nella UNI 11367 Appendice B.
• Per le unità immobiliari aventi destinazione d’uso ricettiva la classe
acustica degli elementi tecnici che
separano ambienti abitativi interni
alla stessa unità immobiliare dovrà
essere migliore o uguale alla classe
III indicata nella UNI 11367.
• Inoltre i valori misurati (non i valori utili) dei singoli elementi tecnici
dovranno rispettare i valori numerici corrispondenti alla classe III
della norma UNI 11367.
• I valori rilevati in opera del tempo
di riverbero degli ambienti indicati
in precedenza dovranno rispettare
le prescrizioni dell’Appendice C
della UNI 11367.
All’atto del rilascio dell’agibilità i
Comuni dovranno acquisire la documentazione relativa alla classe
acustica globale e alle classi dei singoli requisiti.
Per nuovi ospedali e scuole invece si
propone di presentare in Comune,
prima dell’inizio dei lavori, una re-
Inoltre il decreto dovrà specificare
che al termine dei lavori:
• La classe acustica globale e le
classi dei singoli requisiti dovranno
essere migliori o uguali a classe III.
• La classe di isolamento acustico
di facciata dovrà rispettare anche
prescrizioni legate al clima acustico
dell’area
• I valori utili delle singole partizioni dotate di accessi o aperture
che separano ambienti abitativi da
ambienti di uso comune dovranno
rispettare i valori di base indicati
Tabella 1 – Classi acustiche UNI 11367
Tabella 2 – partizioni verso ambienti di uso comune UNI 11367
Tabella 3 – Classi acustiche alberghi UNI 11367
neo-Eubios 54
21
dicembre 2015
lazione di progetto che attesti che:
• I singoli elementi tecnici rispetteranno i valori di base di cui all’appendice A della UNI 11367 (cfr.
Tabella 4).
• Le singole partizioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso
comune rispetteranno i valori di
base indicati nella UNI 11367 Appendice B (cfr. Tabella 2)
• Le singole facciate degli ambienti
abitativi rispetteranno anche prescrizioni legate al clima acustico
dell’area.
Inoltre al termine dei lavori dovranno risultare rispettati i valori
indicati nei calcoli della relazione di
progetto. Anche in questi casi all’atto del rilascio dell’agibilità i Comuni dovranno acquisire la documentazione relativa ai requisiti acustici
dell’edificio. In caso di ristrutturazioni parziali (sostituzione, trasformazione o modifica degli elementi
tecnici), invece il decreto dovrà evidenziare che l’intervento in questione dovrà tendere a migliorare,
o quantomeno a non peggiorare,
le prestazioni acustiche preesistenti.
L’indicazione si applica solo agli
elementi tecnici oggetto di ristrutturazione e il rispetto della prescrizione dovrà essere dimostrato
attraverso una relazione di calcolo
o misure in opera. Considerata la
variabilità degli interventi possibili
si ritiene opportuno non specificare
valori limite da rispettare.
Si specifica infine che tutti i calcoli
previsionali dovranno essere realizzati seguendo le indicazioni delle
più recenti norme tecniche di riferimento. (Attualmente UNI EN
12354 e UNI TR 11175).
PROCEDURE DI VERIFICA
E CONTROLLO
Per nuove costruzioni e ristrutturazioni totali si propone di introdurre l’obbligo di verificare i limiti di
legge attraverso misure in opera a
campione sull’edificio realizzato,
eseguendo il collaudo almeno sul
10% degli elementi tecnici (pareti,
solai, facciate) e sul 5% degli impianti installati. Per le partizioni e
gli impianti non collaudati il titolare
del permesso di costruzione dovrà
autocertificare il rispetto dei limiti
di legge. Per le ristrutturazioni parziali invece, come già accennato, il
rispetto delle indicazioni dovrà essere dimostrato attraverso relazioni
di calcolo o misure in opera. In generale le rilevazioni fonometriche
dovranno essere eseguite seguendo
le indicazioni delle più recenti norme tecniche di riferimento (UNI
EN ISO). Il calcolo dell’indice di
valutazione dei requisiti acustici
dei singoli elementi tecnici dovrà
essere effettuato utilizzando le procedure delle norme UNI EN ISO
717, parte 1 e parte 2, del 2013.
Seguendo le indicazioni della UNI
11367 inoltre si ritiene opportuno considerare “non verificabili”
gli elementi tecnici per i quali non
possano essere attuate le procedure
di misura specificate nelle norme.
Entrando più nel dettaglio si riportano di seguito alcune proposte su
come dovranno essere interpretati,
e verificati in opera, i limiti del futuro decreto.
RUMORI DI CALPESTIO
Per i rumori di calpestio la prescrizione dovrà essere intesa
come “livello di rumore percepito
nell’ambiente disturbato da non
superare”. Ad esempio il limite
Tabella 4 – Valori per ospedali e scuole UNI 11367
neo-Eubios 54
22
dicembre 2015
“L’nw ≤ 63 dB” deve interpretarsi
che il livello di rumore da calpestio,
percepito in un ambiente abitativo
dopo aver attivato la sorgente di
rumore in un altro ambiente, deve
essere inferiore o uguale a 63 dB.
L’ambiente emittente non deve necessariamente essere soprastante
all’ambiente ricevente e, se l’ambiente disturbato ha destinazione
d’uso residenziale, la misura verrà
eseguita posizionando la macchina
da calpestio in una distinta unità
immobiliare. Per altre destinazioni
d’uso invece (ad esempio scuole o
alberghi) la misura potrà essere realizzata mettendo la sorgente anche
all’interno della medesima unità
immobiliare. Ovviamente, nel caso
la macchina sia nella medesima unità immobiliare, occorrerà verificare
che il rumore aereo della sorgente
da calpestio non disturbi la rilevazione. Si ritiene inoltre che la macchina da calpestio non dovrà essere posizionata su: balconi, bagni,
corridoi, ripostigli e, in generale,
ambienti non abitativi. Al contrario
potrà essere posta su ambienti abitativi, terrazzi sovrastanti ambienti
abitativi, scale interne a una unità
immobiliare, scale comuni e pianerottoli. Le misure fonometriche di
livello di rumore dovranno essere
eseguite negli ambienti abitativi.
Saranno esclusi dalle rilevazioni:
bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi.
RUMORI AEREI DA ALTRI
AMBIENTI DELL’EDIFICIO
Per l’isolamento ai rumori aerei
la prescrizione riguarderà la prestazione di isolamento ai rumori
tra due ambienti (emittente e ricevente). Per le residenze ambiente
emittente e ambiente ricevente
dovranno essere in distinte unità
immobiliari. Per altre destinazioni
d’uso (ad esempio scuole o alber-
neo-Eubios 54
ghi) potranno trovarsi all’interno
della medesima unità immobiliare.
Gli ambienti emittenti potranno
essere: ambienti abitativi, scale comuni e pianerottoli, box e garage.
Al contrario la sorgente di rumore
non potrà essere posizionata in: bagni, corridoi, ripostigli e ambienti
non abitativi. Le misure di livello di
rumore invece dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Sono
esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi.
RUMORI ESTERNI
La prescrizione riguarderà la prestazione di isolamento ai rumori tra
ambiente esterno (emittente) e ambiento abitativo (ricevente).
I limiti dovranno essere differenziati in base al clima acustico esterno
all’edificio. Le rilevazioni dovranno
essere eseguite con eventuali sistemi oscuranti aperti e con eventuali
aperture di ingresso aria nella normale condizione di utilizzo. Le misure di livello di rumore dovranno
essere eseguite negli ambienti abitativi. Sono esclusi dalle rilevazioni:
bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi.
RUMORI DA IMPIANTI
La prescrizione riguarderà il livello
di rumore da impianti percepito
nell’ambiente disturbato. Ad esempio “Lid ≤ 37 dBA” deve intendersi
che il livello massimo di rumore da
impianti a funzionamento discontinuo percepito in un ambiente
abitativo, deve essere inferiore o
uguale a 37 dBA. Si specifica che
sarebbe opportuno differenziare i
limiti di legge in base alla destinazione d’uso dell’ambiente disturbato, alla tipologia d’impianto e
all’ambiente che serve l’impianto (a
servizio della UI, a servizio di altra
UI, a servizio dell’edificio).
23
Le misure di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Saranno esclusi
dalle rilevazioni: bagni, corridoi,
ripostigli e, in generale, ambienti
non abitativi.
CONCLUSIONI
Con questo articolo si è cercato di
esporre il punto di vista del Gruppo di Lavoro di acustica ANIT
sui contenuti di un nuovo decreto
sui requisiti acustici passivi. Non
si tratta di opinioni immutabili,
ma di spunti per stimolare una
discussione costruttiva su questi
temi. Speriamo che possano contribuire a incentivare la pubblicazione di un documento condiviso
tra più parti.
Il Gruppo di lavoro di acustica
ANIT è un gruppo, interno
all’Associazione, avente lo scopo
di contribuire attivamente alla
diffusione, promozione e sviluppo
dell’isolamento acustico
nell’edilizia e nell’industria.
Rientrano tra gli scopi del gruppo:
• Stabilire un centro comune di
relazione fra gli associati interessati
ai temi di acustica edilizia.
• Definire le proposte
dell’Associazione per la definizione
della normativa legislativa e
tecnica sull’isolamento acustico.
• Raccogliere, verificare e
diffondere le informazioni
scientifiche, tecniche e statistiche
relative all’isolamento acustico
anche mediante collegamenti con
organismi nazionali, Comunitari
ed Associazioni estere.
• Effettuare e promuovere
ricerche e studi di carattere
tecnico, normativo, economico e
di mercato riguardanti l’isolamento
acustico in edilizia.
• Promuovere la realizzazione
di incontri divulgativi
sull’acustica edilizia.
dicembre 2015
RIDUZIONE DELLA RUMOROSITÀ DI
UN IMPIANTO VMC CON INTERVENTI
DI MANUTENZIONE ORDINARIA
di
Alberto Oreglia, Matteo Borghi *
Fig. 1 – Filtri sostituiti
INTRODUZIONE
Il presente articolo descrive come
sia stato possibile ridurre la rumorosità di un impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC)
a seguito di semplici interventi di
manutenzione. Nei paragrafi successivi vengono descritti l’impianto, gli interventi eseguiti ed i risultati ottenuti.
DESCRIZIONE
DELL’IMPIANTO
L’impianto di Ventilazione Meccanica Controllata in esame è a servizio di un singolo appartamento
di circa 110 mq, all’ultimo piano
di un edificio degli anni ’60, ed è
stato posato nel 2010 in occasione
di un intervento di ristrutturazione dell’immobile. L’installazione
era stata progettata da subito con
l’intento di limitare il più possibile
il disturbo da rumore nell’unità immobiliare. L’impianto è del tipo a
flussi bilanciati con recupero di calore statico, rete di distribuzione in
controsoffitto e presa aria ed espulsione in copertura. La motoventilante, posizionata nel sottotetto su
supporti antivibranti, è dotata di
ventilatori centrifughi a pale rovesce azionati da motori brushless a
corrente continua, caratterizzati da
neo-Eubios 54
un sistema detto “ad inseguimento
di portata”, che adatta automaticamente il numero di giri alla portata
impostata ed alla perdita di carico
della rete di distribuzione e dei filtri.
Lo scambiatore di calore, del tipo
in contro corrente a piastre di alluminio senza bypass, è alloggiato in
uno scafo in polipropilene espanso
nel controsoffitto di uno dei bagni
dell’appartamento, ed è quindi separato rispetto ai ventilatori. Questa configurazione (motoventilante
nel sottotetto e recuperatore nel
bagno) ha permesso di ridurre
notevolmente l’impatto acustico
dovuto alla rumorosità irradiata
dai ventilatori e di massimizzare
l’efficienza termica del sistema. Infatti lo scambiatore all’interno dello
spazio riscaldato evita dispersioni
di energia termica lungo la rete di
distribuzione. Inoltre, al contempo,
l’aver posizionato l’unità ventilante
su supporti antivibranti in un apposito locale lontano dagli ambienti di
vita, ha determinato una drastica
riduzione del disturbo da rumore
nell’unità immobiliare.
La rete stessa è stata eseguita con
condotti rigidi in acciaio zincato
spiralato, il che consente, pur essendo di limitate dimensioni, di
ridurre al minimo le perdite di ca-
24
rico e quindi il consumo elettrico
dei ventilatori. Brevi tratti di canale
flessibile, a semplice parete o a doppia parete del tipo fonoassorbente,
sono stati impiegati per comodità
di installazione e come silenziatori
e raccordi antivibranti. In particolare il raccordo della ventilante alla
rete di distribuzione è stato eseguito
mediante condotto flessibile fonoassorbente per limitare al massimo
la trasmissione di vibrazioni e di rumore alle condotte.
Il sistema è completato da bocchette di estrazione autoregolanti in
estrazione, posizionate ad un’altezza di circa m 2,50 rispetto al piano
pavimento, e da bocchette orientabili per la mandata posizionate alla
stessa altezza in soggiorno e nelle
camere da letto.
L’INTERVENTO DI
MANUTENZIONE
L’intervento di manutenzione è
consistito nella sostituzione dei
filtri del recuperatore (Fig. 1 e
2), nella pulizia delle ventole mediante spazzolatura (Fig. 3), e nel
lavaggio dello scambiatore a piastre mediante acqua e detergente
sgrassante (Fig. 4) per rimuovere
eventuali impurità che avessero
potuto superare i filtri.
dicembre 2015
Fig. 2 – Filtri nuovi
Fig. 3 – Ventola presa aria/immissione pre e post intervento
neo-Eubios 54
25
dicembre 2015
delle rilevazioni fonometriche per
verificare quanto la semplice pulizia dell’impianto avrebbe potuto modificare la rumorosità della
VMC. Le misure sono state realizzate nella camera matrimoniale,
in quanto si trattava dell’ambiente
“più disturbato” dal sistema di ricambio aria. Si specifica però da
subito che, già prima della pulizia,
il livello di rumore dell’impianto
risultava di fatto molto contenuto.
Le rilevazioni hanno evidenziato
i risultati riportati nella Tabella
1 e nella Figura 5. Si è scelto di
esporre i dati utilizzando il parametro LAeq, livello equivalente di
pressione sonora ponderato A, in
quanto è l’attuale riferimento indicato nel D.P.C.M. 5-12-1997 “Determinazione dei requisiti acustici
passivi degli edifici”.
L’intervento ha quindi comportato complessivamente una riduzione di 3 dB della rumorosità nella
camera matrimoniale, con evidenti miglioramenti in particolare nel range di frequenze compreso tra 100 e 2500 Hz. La pulizia
dell’impianto e la sostituzione dei
filtri infatti, in presenza di ventilatori del tipo “ad inseguimento
Fig. 4 – Lavaggio dello scambiatore
Il pacco lamellare si presentava già
piuttosto pulito, dato che l’utente
ha sempre sostituito i filtri con la
frequenza prescritta. Al contrario la ventola sul lato presa aria/
immissione si presentava piuttosto
sporca ricevendo l’aria direttamente dall’esterno ed essendo il
filtro di classe F7 sull’aria immessa
a valle della stessa.
I RISUTATI OTTENUTI
Prima e dopo l’intervento di manutenzione sono state eseguite
LAeq [dBA]
VMC spenta
21.1
VMC accesa - pre pulizia
26.3
VMC accesa - post pulizia
23.3
Tab. 1 – Valori di LAeq
pre e post intervento
26
di
di portata”, determina ad una riduzione della perdita di carico e
quindi dei giri motore necessari a
mantenere la portata impostata.
CONCLUSIONI
Questo breve e semplice articolo è stato scritto con l’intento di
sottolineare come un ordinario
intervento di manutenzione possa
contribuire, in alcuni casi, anche
a ridurre il disturbo da rumore di
un impianto di ventilazione meccanica controllata. Si evidenzia
pertanto ancora una volta l’importanza di mantenere in perfetta
efficienza, non solo energetica, gli
impianti delle proprie abitazioni
eseguendo controlli e manutenzioni periodiche.
* Alberto Oreglia
Tecnica 7 - VMC Group
Matteo Borghi - Tep S.r.l.
Fig. 5 – Bande in frequenza tra 50 e 5000 Hz
neo-Eubios 54
IL FUTURO CONTO TERMICO NELLA STRATEGIA
PER LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA
DEL PARCO IMMOBILIARE NAZIONALE
dicembre 2015
* Daniela Petrone
Sono circolate di recente in rete le
bozze del decreto di prossima pubblicazione Gazzetta Ufficiale sul
nuovo Conto Termico 2016. ANIT
ha collaborato alla raccolta e invio di
alcune osservazioni al testo inviandole ai Ministeri competenti pertanto si riportano in questo articolo i
passaggi più importanti ed essenziali
del decreto focalizzando anche alcune interessanti novità sia per quanto
riguarda la platea di interventi agevolabili sia per lo snellimento delle
pratiche burocratiche necessarie per
presentare la domanda.
Novità e spunti interessanti
del decreto
La prima interessante novità riguarda l’estensione degli incentivi ad altre tre tipologie di interventi effettuate su edifici esistenti pubblici :
• La trasformazione degli edifici
esistenti in “edifici a energia quasi
zero”;
• La sostituzione di sistemi per l’illuminazione d’interni e delle pertinenze esterne degli edifici esistenti con
sistemi efficienti di illuminazione;
• L’installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico (building automation) degli impianti
termici ed elettrici degli edifici, ivi
compresa l’installazione di sistemi di
termoregolazione e contabilizzazione del calore.
neo-Eubios 54
Concorrono alla determinazione
delle spese ammissibili ai fini dell’incentivo quelle di seguito elencate,
comprensive di IVA, dove essa costituisca un costo:
1. per gli interventi di trasformazione degli edifici a energia quasi zero:
i) fornitura e messa in opera di materiali e tecnologie finalizzati al conseguimento della qualifica di “edifici
a energia quasi zero”;
ii) demolizione e ricostruzione degli
elementi costruttivi dell’involucro e
degli impianti per i servizi di riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda e illuminazione
(ove considerata per il calcolo della
prestazione energetica), ove coerente con gli strumenti urbanistici
vigenti;
iii) demolizione e ricostruzione delle
strutture dell’edificio;
iv) eventuali interventi per l’adeguamento sismico delle strutture dell’edificio, rafforzate o ricostruite, che
contribuiscono anche all’isolamento
termico;
2. per gli interventi di sostituzione di
sistemi per l’illuminazione d’interni
e delle pertinenze esterne degli edifici esistenti con sistemi efficienti di
illuminazione:
i) fornitura e messa in opera di sistemi efficienti di illuminazione conformi ai requisiti minimi definiti negli
27
allegati tecnici al presente decreto;
ii) adeguamenti dell’impianto elettrico;
iii) eventuale smontaggio e dismissione dei sistemi per l’illuminazione
preesistenti;
3. per gli interventi di installazione
di tecnologie di gestione e controllo
automatico (building automation)
degli impianti termici ed elettrici degli edifici:
i) fornitura e messa in opera di sistemi di building automation finalizzati
al controllo dei servizi considerati
nel calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio e conformi ai requisiti minimi definiti nell’Allegato I
al presente decreto;
ii) adeguamenti dell’impianto elettrico e di climatizzazione invernale ed
estiva;
Sicuramente di questi interventi il
più rilevante e in linea con la STrategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale
(STREPIN, si veda la consultazione
pubblica conclusa il 4 dicembre di
due documenti messi a disposizione
dal Mise per le azioni da intraprendere per l’efficienza energetica degli
edifici pubblici ) è quello relativo alla
trasformazione degli edifici esistente
in edifici a energia quasi zero.
C’è la volontà ministeriale di porsi
dicembre 2015
obiettivi importanti e si spera raggiungibili, trasformare infatti un
edificio esistente in edificio a energia quasi zero vuol dire rispettare i
requisiti imposti dal recente DM.
26/06/2015 e riportati di seguito:
a) tutti i seguenti indici, calcolati
secondo i valori dei requisiti minimi vigenti dal 1° gennaio 2019 per
gli edifici pubblici e dal 1° gennaio
2021 per tutti gli altri edifici, risultano inferiori ai valori dei corrispondenti indici calcolati per l’edificio di
riferimento (edificio virtuale geometricamente equivalente a quello di
progetto ma dotato dei parametri
energetici e delle caratteristiche termiche minime vigenti):
- il coefficiente medio globale di
scambio termico per trasmissione
per unità di superficie disperdente
(H’T);
- l’area solare equivalente estiva per
unità di superficie utile; - l’indice di
prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPH), l’indice
di prestazione termica utile per la
climatizzazione estiva, compreso
l’eventuale controllo dell’umidità
(EPC), l’indice di prestazione energetica globale, espresso in energia
primaria (EPgl), sia totale che non
rinnovabile;
- i rendimenti dell’impianto di climatizzazione invernale ( H), di climatizzazione estiva ( c) e di produzione dell’acqua calda sanitaria ( w);
b) sono rispettati gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel
rispetto dei principi minimi di cui
all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c),
del decreto legislativo 3 marzo 2011,
n. 28.
Per raggiungere questi obiettivi l’incentivo previsto arriva fino al 65%
delle spese sostenute fino ad una
cifra massima variabile da 1,7 a 1,5
milioni di euro a seconda della zona
climatica.
neo-Eubios 54
Confermati, anche nel nuovo Conto Termico 2016, gli incentivi fino
al 40% della spesa sostenuta per gli
interventi di isolamento termico delle superficie opache delimitanti un
volume climatizzato, la sostituzione
di chiusure trasparenti (compresi gli
infissi), la sostituzione di impianti di
climatizzazione invernale con generatori di calore a condensazione
, pompe di calore elettriche e a gas,
impianti geotermici e a biomassa,
l’installazione di collettori solari termici per la produzione di ACS, la sostituzione di scaldacqua elettrici con
quelli a pompa di calore e l’installazione di sistemi di schermatura e
ombreggiamento delle chiusure trasparenti. Sono comunque aumentati i valori di incentivo massimo relativi a questi interventi, l’incremento
del massimale consente di effettuare
interventi su edifici di superficie e
volumi nella media del patrimonio
edilizio esistente ma non per edifici
un po’ più grandi e complessi come
ad esempio le scuole provinciali
dove le superfici disperdenti sono
elevate e l’incentivo si riduce ad un
15-20% per via del limite massimo.
condensazione conformi ai requisiti
tecnici previsti dal presente decreto,
la cui potenza termica utile nominale dell’apparecchio è inferiore o
uguale a 35 kW. Con riferimento a
interventi di installazione di impianti solari termici per la produzione di
acqua calda sanitaria e/o ad integrazione dell’impianto di climatizzazione invernale la superficie solare lorda del collettore o del sistema
solare è inferiore o uguale a 50 mq.
Tra le spese agevolabili ci sono anche tutte quelle, per così dire, di servizio: quindi rimborsabili (al 100%
per le pubbliche amministrazioni
e per il 50% per imprese e privati)
i costi per l’incarico a un tecnico
professionista per la redazione della
diagnosi energetica e dell’attestato
di prestazione energetica, entrambi
prodromici per la trasformazione di
un fabbrico in un edifico NZEB.
I fondi messi a disposizione per l’avvio del nuovo Conto Termico 2016
ammontano a 900 milioni di euro
suddivisi in 700 milioni per le amministrazioni pubbliche e 200 milioni
per il settore privato (imprese e privati cittadini).
Una ulteriore novità per il settore
privato stavolta riguarda le procedura di accesso all’incentivo, la bozza
del decreto precede che il gestore
dei servizi energetici predisponga un
Catalogo di prodotti e soluzioni tecnologiche la cui adozione darà diritto a un riconoscimento degli incentivi semplificato e quasi automatico.
Il Catalogo è un elenco, reso pubblico e aggiornato periodicamente
dal GSE, contenente apparecchi,
macchine e sistemi, identificati con
marca e modello, per la produzione
di energia termica per interventi di
sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale
utilizzanti generatori di calore a
Osservazioni di carattere
prettamente tecnico sui
requisiti richiesti dal
conto termico per gli
interventi sull’involucro
28
soluzioni tecnologiche atte a ridurre
l’incidenza delle dispersioni dei ponti termici e soprattutto la verifica termo igrometrica di assenza di muffa
e condensa superficiale conforme
alla UNI EN 13788 con particolare
attenzione ai ponti termici.
Per i valori di trasmittanza relativi ai
pavimenti è precisato che il calcolo
sia effettuato secondo le norme UNI
EN ISO 6946, si chiede di precisare
che nel caso di pavimenti su terreno il calcolo va effettuato secondo la
UNI EN 13370 norme specifica per
Allegato I – 1 – tabella 1 :
Criteri di ammissibilità
degli interventi
Criticità
I valori di trasmittanza minimi richiesti sono molto restrittivi se considerati comprensivi di ponti termici
per cui si chiede di chiarire se tali
valori sono medi o se corrispondono al valore della struttura corrente.
Qualora fossero considerati valori
della struttura corrente ma è importante richiedere l’adozione di
dicembre 2015
le dispersioni attraverso il terreno e
vespai che tiene conto del contributo
positivo del terreno stesso.
I valori di trasmittanza delle pareti
perimetrali sono da applicare anche ai valori di trasmittanza delle
strutture verso locali non riscaldati?
Occorrerebbe aggiungere una nota
alla tabella che specifichi che i valori
limite delle trasmittanza verso locali
non riscaldati sono ottenuti dividendo i valori della tabella per i coefficienti btr,U tabellati nella UNI TS
11300-1.
Perché legare la sostituzione degli
infissi anche all’installazione di sistemi di termoregolazione o valvole
termostatiche? E’ più logico collegare quest’obbligo all’installazione del
generatore a condensazione poiché
è precisato nel testo vale la pena riportarlo anche nella tabella.
Proposta di modifica
Tabella 1 - Valori di trasmittanza
massimi consentiti per l’accesso agli
incentivi (in grassetto le aggiunte e
modifiche proposte)
Tabella 1
neo-Eubios 54
29
dicembre 2015
LA NORMA UNI 10351: 2015.
Estratto dalla Terza Edizione del Volume 1 ANIT “I materiali isolanti”
a cura di ANIT
Tabella 2 - Requisiti tecnici di soglia minimi consentiti per l’accesso agli incentivi
Allegato I – 1
Nel testo è scritto:
“Per i soli interventi di cui
all’articolo 4, comma 1, lettera
a), in alternativa al rispetto delle
trasmittanze di cui alla Tabella
1, nel caso in cui per l’edificio
oggetto dell’intervento sia stata
dichiarata la fine dei lavori e
sia stata presentata la richiesta
di iscrizione al Catasto edilizio
urbano prima del 29 ottobre
1993, data di entrata in vigore
del decreto del Presidente della
Repubblica 26 agosto 1993, n.
412, ai fini dell’accesso all’incentivo è necessario ottenere
un miglioramento dell’indice
di prestazione energetica almeno del 70% rispetto al valore
precedente alla realizzazione
dell’intervento stesso.
A tal fine il richiedente invia,
insieme alla documentazione
di cui all’articolo 6 del presente decreto, gli attestati di certificazione energetica relativi
allo stato dell’immobile prima
e dopo la realizzazione dell’intervento.”
neo-Eubios 54
Precisare di quale indice di prestazione energetica è richiesto
il miglioramento del 70% : si
tratta di EPH,nd ?
Proposta di modifica
“Per i soli interventi di cui
all’articolo 4, comma 1, lettera
a), in alternativa al rispetto delle
trasmittanze di cui alla Tabella
1, nel caso in cui per l’edificio
oggetto dell’intervento sia stata
dichiarata la fine dei lavori e
sia stata presentata la richiesta
di iscrizione al Catasto edilizio
urbano prima del 29 ottobre
1993, data di entrata in vigore
del decreto del Presidente della
Repubblica 26 agosto 1993, n.
412, ai fini dell’accesso all’incentivo è necessario ottenere
un miglioramento dell’indice
di prestazione termica utile per
riscaldamento, EPH,nd, almeno del 70% rispetto al valore
precedente alla realizzazione
dell’intervento stesso.
te decreto, gli attestati di certificazione energetica relativi
allo stato dell’immobile prima
e dopo la realizzazione dell’intervento.”
Allegato I – 2.3 Solare termico
e solar cooling
Al punto h) ii. È riportato il
riferimento ancora al vecchio
DPR 59/09 ora abrogato.
* Daniela Petrone,
Vice Presidente ANIT
A tal fine il richiedente invia,
insieme alla documentazione
di cui all’articolo 6 del presen-
30
dicembre 2015
Introduzione
La prima versione della norma
UNI 10351 “Materiali e prodotti
per edilizia.
Proprietà termoigrometriche.
Procedura per la scelta dei valori di progetto” è stata pubblicata
nel 1994.
I valori delle caratteristiche
termoigrometriche dei materiali riportati nella norma erano frutto di un lavoro approfondito, portato avanti dalla
metà degli anni ’70 in poi. Per
questo motivo alcuni dei dati
riportati, pur definiti a suo
tempo in modo assolutamente
rigoroso, non rispecchiano più
i prodotto, anche dello stesso
tipo, presenti oggi sul mercato.
Parallelamente nel 2008 è stata pubblicata la UNI EN ISO
10456 “Materiali e prodotti
per l’edilizia” che si affianca
e in parte sostituisce la UNI
10351:1994.
L’esistenza di entrambe le norme come riferimento per i valori di conduttività termica, di
colore specifico e resistenza al
passaggio del vapore dei ma-
neo-Eubios 54
teriali impiegati nell’edilizia
ha determinato la necessità di
chiarire gli ambiti di applicazione.
La pubblicazione della versione 2015 della UNI 10351 ha lo
scopo di fornire la metodologia per il reperimento dei valori di riferimento per la conduttività termica, la resistenza al
passaggio del vapore e il calore
specifico dei materiali da costruzione in base all’epoca di
installazione.
La norma integra quanto non
presente nella UNI EN ISO
10456 con particolare riferimento ai materiali isolanti per
l’edilizia.
Valori di riferimento
I valori di riferimento da prendere in considerazione sono distinti
a seconda che si tratti di materiali già in opera o da impiegare in
nuove costruzioni o che si tratti
di materiali generici o materiali
isolanti.
A seconda del caso, come descritto di seguito, i valori di riferimento sono riportati:
- nel prospetto A.1 della
31
UNI 10351:2015;
- nel prospetto 2 della
UNI 10351:2015;
- nei prospetti 3, 4 e 5 della
UNI 10456:2008;
- nella marcatura CE
del prodotto;
- in letteratura.
MATERIALI GIÀ IN OPERA
Materiali da costruzione
generici
Per determinare i valori di conduttività termica e di resistenza
al passaggio del vapore dei materiali da costruzioni generici,
come definiti dalla UNI EN ISO
10456:2008, posti in opera prima
dell’entrata in vigore della UNI
EN ISO 10456:2008 (ovvero prima del maggio 2008), si fa riferimento al prospetto A.1 della UNI
10351:2015.
Nel caso di installazione successiva al maggio 2008, per tutti i
parametri si devono considerare i
valori riportati nei prospetti 3 e 4
della UNI 10456:2008.
Il prospetto A.1 può essere utilizzato per la determinazione
delle prostrazioni dei materiali
in opera in cui non si abbiano
dicembre 2015
dati attendibili sull’epoca di installazione, nel caso in cui il materiale non sia presente nella UNI
EN ISO 10456:2008 o non vi siano altre possibilità per reperire
informazione sulle relative caratteristiche.
Per determinare il valore del calore specifico si deve far riferimento
al prospetto 3 della UNI EN ISO
10456:2008 e per i materiali non
presenti a valori di letteratura.
Materiali isolanti termici
per l’edilizia
Conduttività termica
Per i materiali isolanti posti in
opera prima dell’entrata in vigore
dell’obbligo della relativa marcatura CE (si veda la Tabella A.1
di seguito riportata), di cui non si
abbiano dati attendibili o non vi
siano altre possibilità di reperire
informazioni sulle effettive caratteristiche, per la determinazione
della conduttività termica, si deve
far riferimento al prospetto A.1
della UNI 10351:2015 (valori già
maggiorati con il fattore m%).
Nel caso di installazione successiva all’entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE, in assenza di dati relativi alla marcatura
dello specifico prodotto installato,
si devono considerare i valori riportati nel prospetto 2 della UNI
10351:2015.
Coefficiente di resistenza
al passaggio del vapore
Per i materiali isolanti posti in
opera prima dell’entrata in vigore
dell’obbligo della relativa marcatura CE (si veda la Tabella A.1
di seguito riportata), di cui non
si abbiano dati attendibili o non
vi siano altre possibilità di reperire informazioni sulle effettive
neo-Eubios 54
caratteristiche, il coefficiente di
resistenza al passaggio del vapore si ricava a partire dai valori di
permeabilità forniti nel prospetto
A.1 della UNI 10351:2015.
Nel caso di installazione successiva all’entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE, in assenza
di dati relativi alla marcatura dello specifico prodotto installato, si
devono considerare i valori riportati nel prospetto 4 della UNI EN
ISO 10456:2008.
Calore specifico
Per i materiali isolanti già in opera, per la determinazione del calore specifico, in assenza di dati
più attendibili, si utilizzano i valori riportati nel prospetto 4 della
UNI EN ISO 10456:2008. Per i
materiali non presenti si assume
il valore di calore specifico pari a
1000 J/kgK.
MATERIALI DI NUOVA
INSTALLAZIONE
Materiali da costruzione
generici
Per i valori di conduttività termica, di resistenza al passaggio del
vapore e di calore specifico, in assenza di dati riportati nella marcatura CE dello specifico prodotto, si utilizza il prospetto 3 della
UNI EN ISO 10456:2008.
I valori di resistenza al passaggio
del vapore ricavabili dai valori di spessore equivalente d’aria
riportati nel prospetto 5 della
UNI EN ISO 10456:2008 rappresentano i valori di riferimento
da considerare in caso di nuova
installazione per i materiali impermeabilizzanti.
Per materiali da costruzione generici non compresi nella UNI
EN ISO 10456:2008 si fa riferimento a al prospetto A.1 della
UNI 10351:2015.
32
Materiali isolanti termici
per l’edilizia
Conduttività termica
Per i materiali isolanti dotati di
marcatura CE, si deve fare riferimento alla conduttività termica
dichiarata nella marcatura CE
dello specifico prodotto isolante
utilizzato.
Qualora non si conosca ancora
lo specifico prodotto da porre in
opera, si utilizzano i valori forniti nel prospetto 2 della UNI
10351:2015. Questi valori sono
da considerare indicativi della
conduttività termica dichiarata di
materiali isolanti con marcatura
CE obbligatoria o volontaria reperibili sul mercato nazionale alla
data di pubblicazione della norma stessa.
Coefficiente di resistenza
al passaggio del vapore
Per i materiali isolanti dotati di
marcatura CE, si deve fare riferimento al coefficiente di resistenza
al passaggio del vapore presente
nella marcatura CE dello specifico prodotto utilizzato.
Qualora non si conosca ancora
lo specifico prodotto da porre in
opera, utilizzare i valori forniti nel prospetto 4 della UNI EN
ISO 10456:2008.
Calore specifico
Per i materiali isolanti di nuova installazione, per la determinazione
del calore specifico, si utilizzano
i valori riportati nel prospetto 4
della UNI EN ISO 10456:2008
o, se disponibili, valori forniti dal
produttore supportati da prove di
laboratorio.
Qualora non sia possibile reperire alcun valore, si assume il
valore di calore specifico pari a
1000 J/kgK.
dicembre 2015
Tabella A.1 - Data di entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE per diversi materiali isolanti
secondo quanto indicato nel prospetto 2 della norma UNI 10351:2015.
Tabella A.2 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali già in opera generici
e isolanti in accordo con UNI 10351:2015.
neo-Eubios 54
33
dicembre 2015
TRASFORMA LA TUA CASA IN UN GUSCIO NATURALE
CON I PRODOTTI TERMOACUSTICI ISOSYSTEM
Tabella A.3 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali di nuova installazione generici
e isolanti in accordo con UNI 10351:2015.
SCHEDE DEI MATERIALI
Di seguito sono riportate alcune
delle schede dei materiali isolanti
riportate nell’ultima Edizione del
Vol. 1 de “I materiali isolanti” di
ANIT (gennaio 2016). Le schede
sono uno strumento di consultazione per tutti i professionisti (progettisti, certificatori energetici, consulenti tecnici, operatori termografici,
tecnici acustici) chiamati a conoscere le principali caratteristiche e
applicazioni dei materiali isolanti.
Sono anche un utile strumento di
consultazione e catalogazione per il
settore industriale e per chi si occupa di ricerca: aziende che producono e commercializzano i materiali
isolanti, rivenditori edili, posatori,
imprese di costruzione, Università
e laboratori.
Nome, codice del materiale e gruppo di
appartenenza, immagine del prodotto.
Descrizione del processo produttivo e della
presentazione del prodotto in commercio.
Norma di prodotto di riferimento o esistenza di ETA (benestare tecnico europeo). Esempio di codice alfanumerico
descrivente i requisiti e le prestazioni del
materiale. Il codice esempio non è esaustivo di tutte le caratteristiche del prodotto e i valori, le classi e livello sono solo
esempi indicati nelle norme di prodotto
o negli ETA.
La scheda delle caratteristiche termiche
indica i valori da fonti normative o da
fonti varie; per fonti varie si intendono le
indicazioni dei produttori.
Per alcuni materiali sono disponibili molti
dati in letteratura; per altri materiali che si
propongono al mercato da minore tempo
sono presenti meno dati.
Come si leggono le schede
dei materiali?
Le schede hanno uno schema fisso in modo da facilitare la lettura
e il confronto dei dati riportati. Le
schede dei materiali possono avere
una o due pagine in base alla quantità di dati disponibili per la tipologia del prodotto. Di seguito una
guida alla lettura delle schede:
neo-Eubios 54
Tutte le prestazioni descritte sono spiegate
in modo approfondito nei capitoli precedenti del volume: prestazioni invernali,
estive, igrotermiche, acustiche, fuoco e
altra caratteristiche (per lo più di natura
meccanica).
34
dicembre 2015
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realtà italiane nel settore della produzione di sistemi termoisolanti ed
acustici per l’ edilizia civile ed industriale. Grazie ad una filosofia
aziendale volta all’ innovazione e alla continua ricerca, ha trovato la
soluzione per regolare l’energia che si trova in natura come la forza del
vento, il calore del sole, il propagarsi del rumore, che sono in continuo
mutamento, al fine di gestirla per ottenere un ambiente confortevole.
Edificare una casa utilizzando i prodotti Isosystem è una garanzia di
benessere abitativo. I sistemi e le soluzioni termiche, acustiche ed
impermeabili fanno di Isosystem il partner ideale per proteggere la casa
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15
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APR.
11
19
24
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MAG.
25
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MAG.
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28
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15
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17
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MAG.
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20
19
MAG.
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SCHEDA 1
POLISTIRENE ESPANSO
SINTERIZZATO
Codice: EPS
Gruppo: materiale cellulare sintetico organico
Traduzione ing/ted/fra: expanded polystyrene / expandierter
Polystyrolschaum / polystyrène
espansé
Processo Produttivo
Le perle contenenti il gas espandente vengono gonfiate a vapore
e versate in stampi (blocchiere)
dove completano la loro espansione a vapore saldandosi tra
loro ovvero sinterizzandosi.
I blocchi vengono successivamente stagionati per eliminare
l’acqua e segati in pannelli o sagomati. Un altro processo prevede l’uso di stampi dove viene
completata l’espansione a vapore nelle forme determinate dallo
stampo. I pannelli stampati vengono successivamente stagionati
per eliminare l’acqua.
possono essere utilizzati sia soli
che rivestiti con altri materiali
quali ad esempio impermeabilizzanti.
Come si trova in commercio
Il polistirene espanso sinterizzato si trova in commercio sotto forma di pannelli e prodotti
sagomati sottotegola. I pannelli
Esempio di codice:
EPS – EN 13163 – T(2)- L(3)
– W(2) – S(5) – P(30) – BS 100 –
CS(10)60 – DS(N)5 – DLT(1)5 –
TR50 – WL(T)5 – WD(V) 15
Scheda marcatura CE
Norma di prodotto:
UNI EN 13163 “Isolanti termici
per edilizia – Prodotti di polistirene espanso ottenuti in fabbrica –
Specificazione” 2009
(B06/32)
(A05/32)
(B07/06)
(A05/28)
(B07/14)
(A05/20)
APPROFONDIMENTO PER I PROFESSIONISTI
28
GIOVEDÌ
(B07/02)
ore 10.00 - Convegno
(B06/24)
La simulazione dinamica
applicata all’involucro
(B06/22)
Pannelli in EPS
Pannelli in EPS sagomati
(B07/08)
29
VENERDÌ
29
VENERDÌ
30
SABATO
ore 9.00 - Corso
(B06/04)
EnergyPlus, introduzione
alla simulazione dinamica
(B06/06)
ore 14.30 - Convegno
(A06/02)
Le nuove regole del gioco
per l’edilizia
(B06/30)
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neo-Eubios 54
39
dicembre 2015
SCHEDA 1
SCHEDA 2
LANA DI ROCCIA
Codice: MW
Gruppo: materiale fibroso sintetico inorganico
Traduzione ing/ted/fra: mineral wool / Mineralwolle / laine
minérale
Processo Produttivo
Materie prime: miscugli di rocce
(diabase, basalto, dolomite) di origine vulcanica o sedimentaria.
Le materie prime vengono mescolate con carbon coke, laterizi, o
scorie d’altoforno e fusa nel forno
cubilotto a T 1500°÷1600°C. Qui
si assiste alla fusione della roccia,
che si trasforma in roccia fusa
(melt), la quale viene trasformata
in fibre e spruzzata di resina ed
olio. La lana di roccia viene quindi distribuita tramite un pendolo
su un tappeto che viene in seguito
fatto passare in un forno di polimerizzazione al fine di consentire
l’indurimento del legante. Il materiale viene quindi tagliato a misura
ed imballato.
Come si trova in commercio
La lana di roccia si può trovare in
commercio sotto forma di pannel-
Feltri e rotoli in lana di roccia
li, feltri, rotoli e coppelle.
Viene utilizzata sia da sola che accoppiata con altri materiali come
barriere al vapore, polietilene, alluminio ecc.
Scheda marcatura CE
Norma di prodotto:
UNI EN 13162 “Isolanti termici
per edilizia – Prodotti in lana minerale ottenuti in fabbrica – Specificazione” 2009
Esempio di codice:
MW – EN 13162 – T6 – DS(T,H)
– CS(10)70 – TR15 – PL(5)100 –
MU1 – CP3 – AP0.35 – AW0.40
Pannelli rigidi o semirigidi in lana di roccia
1
Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente:
- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;
- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE
reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015)
- il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A).
2
Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 10% del volume.
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40
dicembre 2015
neo-Eubios 54
41
dicembre 2015
SCHEDA 2
SCHEDA 3
FIBRA DI LEGNO
Codice: WF
Gruppo: materiale fibroso naturale organico
Traduzione ing/ted/fra: wood fibre/ Holzfaser / fibres de bois
Processo Produttivo
La materia prima è il legno di
scarti di segheria con aggiunte
di colle, resine e bitume.
Si frantumano i trucioli in dimensioni pressoché costanti;
poi con processi termomeccanici si raffinano le fibre.
Si passa poi all’immersione in
bagni ricchi di additivi e sospensioni.
L’acqua di processo viene aspirata e i pannelli passano alla
pressatura. Segue infine una
fase di essicazione in cui l’umidità passa dal 40 al 2%.
Come si trova in commercio
La fibra di legno si può trova-
Fibre di legno
re in commercio sotto forma di
pannelli.
Scheda marcatura CE
Norma di prodotto:
UNI EN 13171 “Isolanti termici
per edilizia – Prodotti in fibra di
legno ottenuti in fabbrica – Specificazione” 2009
Esempio di codice:
WF – EN 13171 - T4 - DS(70)
- CS(10/Y)20 - TR30 – WS MU5
Pannello in fibra di legno
3
Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente:
- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;
- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE
reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015)
- il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A).
4
Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 15% del volume e non
può essere impiegato se il lato caldo del materiale isolante è costantemente in contatto con
umidità prodotta.
5
I dati possono variare sensibilmente in base alla tipologia di prodotto ed alla sua posa in opera.
Si raccomanda di analizzare le schede dei produttori.
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neo-Eubios 54
43
dicembre 2015
SCHEDA 3
I MATERIALI
ISOLANTI
Guida all’approccio
prestazione per la scelta
dei materiali isolanti
Negli ultimi 10 anni questa
tendenza si è tradotta in una
forte evoluzione legislativa e
normativa, che potrebbe portare oggi a una nuova evoluzione culturale.
Abbiamo assistito infatti all’introduzione di numerosi regolamenti (a partire dal DLgs 192/2005
fino al DM 26/6/2015) per i
quali il controllo delle dispersioni dell’involucro è stato ed è alla
base dell’efficientamento degli
edifici sia nuovi che da riqualificare.
Dalla prima edizione di questo
libro (ottobre 2005) ad oggi,
il mondo dell’edilizia ha assistito a una forte spinta verso
l’efficienza energetica legata
soprattutto alla volontà europea di ridurre il fabbisogno
energetico di uno dei settori
più energivori dell’intero continente.
6
Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente:
- il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche;
- il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE
reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015).
7
Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 5% del volume.
neo-Eubios 54
44
dicembre 2015
E in questo contesto la riduzioni delle dispersioni energetiche
e quindi il corretto uso dei materiali isolanti giocano tuttora
un ruolo fondamentale.
neo-Eubios 54
Abbiamo assistito inoltre allo
sviluppo normativo delle modalità di dichiarazione delle
prestazioni dei materiali e delle modalità di scelta delle loro
caratteristiche di progetto.
Esistono oggi infatti norme severe per la corretta commercializzazione dei prodotti da
costruzione legate alla marcatura CE, alla dichiarazione
di prestazione DoP, alla valutazione tecnica europea ETA,
ecc; ed è completo il quadro
delle norme tecniche per la
caratterizzazione dei materiali
grazie alla pubblicazione nel
maggio 2008 della UNI EN
ISO 10456 e nel giugno 2015
della UNI 10351 dedicate alle
proprietà termoigrometriche
45
dei materiali e dei prodotti per
l’edilizia.
Tarda invece a prendere il via
una nuova e forte evoluzione
culturale nel mondo dell’edilizia.
Esistono ovviamente numerosi
esempi d’alto livello (con progettazione curata delle prestazioni invernali, estive, acustiche, ecc. dell’involucro), ma ad
oggi l’impressione è che siano
ancora in minoranza rispetto
alla totalità degli interventi
soprattutto nel mondo della riqualificazione energetica degli
edifici.
Con questo libro si vuole dare
un piccolo contributo alla diffusione delle conoscenze tecniche dei materiali isolanti.
Nell’introduzione dell’edizione del 2013 ci si chiedeva quale fosse “il migliore materiale
isolante”.
Oggi la domanda è senz’altro
d’attualità e la sfida della risposta dipende proprio dall’evoluzione culturale attesa.
Ed. TEP 2016
25 euro - 196 pagine
ISBN: 978-88-905300
dicembre 2015
L’ANALISI DEI PONTI TERMICI
Estratto della Terza Edizione del Volume 4 ANIT
“Muffa, condensa e ponti termici”
a cura di ANIT
L’importanza dei ponti termici
I ponti termici rappresentano
l’elemento termicamente più
debole dell’involucro edilizio.
Questo dato ha conseguenze
rispetto al contenimento del
fabbisogno energetico e al controllo delle condizioni igrotermiche per evitare problemi di
condensazione e muffa.
In merito al problema energetico va ricordato che tanto più
le strutture dell’involucro sono
ben isolate, tanto più il fabbisogno energetico dell’edificio
dipende dalla dispersione dei
ponti termici.
Illustriamo con un esempio (riportato in Figura 3.1) quanto i
ponti termici possono influenzare il risultato finale. Analizziamo il fabbisogno di energia
primaria per il riscaldamento
per un edificio residenziale
con i seguenti 3 approcci:
A) progettazione dei ponti termici mirata al rispetto del limite di legge;
B) elevata cura progettuale nel
minimizzare il peso energetico
dei ponti termici;
C) assenza di progettazione dei
ponti termici.
I risultati mostrano come la
sola “leva progettuale” della
cura dei ponti termici porta
a una variabilità del risultato
finale di circa un ± 20% su
un edificio progettato con gli
standard di legge.
Ne consegue che non è pensabile oggi un approccio di tipo
C) per un edificio di nuova costruzione.
Per quanto riguarda invece il
controllo del rischio di condensazione e muffa superficiale, come mostrato ampliamente nei capitoli precedenti,
è necessario poter prevedere la
distribuzione di temperature,
Figura 3.1 - Variabilità del fabbisogno dell’edificio rispetto alla cura dei ponti termici: i risultati A, B e C rappresentano le
differenze tra i 3 approcci sopra descritti. L’edificio di partenza è una villa residenziale (S/V pari a 1.04) situata a Milano con
le seguenti trasmittanze: pareti 0.34 W/m2K, copertura 0.30 W/m2K, solaio di pavimento 0.33 W/m2K, serramenti 2.1
W/m2K; e i seguenti rendimenti impiantistici: emissione 0.96, regolazione 0.97, distribuzione 0.99, generazione 0.94.
neo-Eubios 54
46
dicembre 2015
per non trovarsi sorprese ad
edificio o intervento realizzato
(vd. Figura 3.2).
Definizione e calcolo
dei ponti termici
Le norme di riferimento per la valutazione dei ponti termici sono la
UNI EN ISO 14683:2008 “Ponti
termici in edilizia. Flussi termici
e temperature superficiali. Calcoli dettagliati” e la UNI EN ISO
10211:2008 “Ponti termici in edilizia. Flussi termici e temperature
superficiali. Calcoli dettagliati”.
Secondo queste norme il ponte
termico è definito come:
“parte dell’involucro edilizio dove
la resistenza termica, altrove uniforme, cambia in modo significativo per effetto della compenetrazione totale o parziale di
materiale con conduttività ter-
mica diversa nell’involucro edilizio, e/o della variazione dello
spessore della costruzione, e/o
della differenza tra le aree interna ed esterna, come avviene per
esempio in corrispondenza delle
giunzioni tra parete, pavimento e
soffitto.”
In altri termini si può dire che
ogni qualvolta si presenti una discontinuità che “turba” il flusso
dispersivo lungo il profilo dell’involucro che racchiude gli spazi
riscaldati si è in presenza di un
ponte termico. Come mostrato
nella figura sottostante, il numero di ponti termici è quindi considerevole anche negli edifici più
semplici, visto che è sufficiente
un angolo, un cambio di sezione
o una giunzione tra due elementi per modificare l’uniformità del
flusso termico. La valutazione
di un ponte termico si traduce,
come vedremo nel dettaglio nelle
pagine che seguono, attraverso il
calcolo del coefficiente ψ , detto
coefficiente di trasmittanza lineica o di trasmittanza lineare. Questo coefficiente può essere utilizzato per valutare l’incidenza dei
ponti termici nella verifica della
trasmittanza media e nel calcolo
delle dispersioni attraverso l’involucro come mostrato di seguito.
Trasmittanza termica media di
una struttura:
Coefficiente dispersivo attraverso l’involucro:
Figura 3.2 - Esempi di formazione di muffa in prossimità di ponti termici come conseguenza
di una temperatura superficiale costantemente inferiore alle soglie di rischio. In particolare nel caso di:
A) spigolo e pilastro non isolato; B) cassonetto non isolato; C) cambio di sezione della parete perimetrale;
D) spalla della muratura non isolata all’innesto del serramento.
neo-Eubios 54
47
dicembre 2015
LA VALUTAZIONE
ENERGETICA DEL
COEFFICIENTE ψ
Figura 3.3 - Per ottenere l’elenco completo di tutti i ponti termici di un dato edificio è necessario individuare lungo il profilo
dell’involucro, ovvero degli elementi che separano l’ambiente riscaldato dagli ambienti non dotati di impianto, ogni tipologia di
disomogeneità geometrica e tecnologica.
dove:
è la trasmittanza termica media [W/m 2K]
è il coefficiente di scambio termico [W/K]
è la trasmittanza termica dell’iesimo componente dell’involucro calcolata in accordo con
la norma UNI EN 6946 per
gli elementi opachi e la norma
UNI EN ISO 10077-1 per gli
elementi vetrati [W/m 2K]
è la superficie lorda disperdente del componente con trasmittanza dove per le dimensioni
di porte e finestre sono assunte
le dimensioni delle aperture
nella parete [m 2]
è la trasmittanza lineica del
k-esimo ponte termico lineare
valutata in accordo con le indicazioni della norma UNI EN
ISO 14683 o della norma UNI
EN ISO 10211 [W/mK]
è la lunghezza alla quale si applica [m]
neo-Eubios 54
Secondo le norme non esiste la
definizione di “ponte termico
corretto”, ovvero non si può decidere a priori se un ponte termico
ha un effetto nullo. Ogni nodo va
valutato singolarmente e solo successivamente è possibile decidere
se è trascurabile oppure no.
Su questo tema la versione 2014
della norma UNI/TS 11300 parte 1, specifica che:
“Lo scambio termico per trasmissione
attraverso i ponti termici deve essere calcolato secondo il punto 5 della UNI EN
ISO 14683:2008. Nella valutazione
sul progetto i valori di trasmittanza termica lineare devono essere determinati
esclusivamente attraverso il calcolo numerico in accordo alla UNI EN ISO
10211 oppure attraverso l’uso di atlanti
di ponti termici conformi alla UNI EN
ISO 14683.
Per gli edifici esistenti è ammesso in aggiunto l’uso di metodi di calcolo manuali conformi alla UNI EN ISO 14683.
È sempre da escludersi l’utilizzo dei valori di progetto della trasmittanza termica lineare riportati nell’allegato A della
UNI EN ISO 14683:2008.
Nel caso in cui il ponte termico si riferisca ad un giunto tra due strutture che
coinvolgono due zone termiche diverse, il
valore della trasmittanza termica lineare, dedotto dalla UNI EN ISO 14683,
deve essere ripartito in parti uguali tra le
due zone interessate.”
La seguente tabella riassume le
possibilità di calcolo dei ponti
termici in base a quanto sopra
riprotato.
Il significato di ψ secondo UNI
EN ISO 14683
La norma UNI EN ISO 14683
propone i metodi per la determinazione del flusso di calore attraverso i ponti termici lineari che si
manifestano alle giunzioni degli
elementi dell’edificio, i requisiti
relativi ai cataloghi dei ponti termici e ai metodi di calcolo manuale.
Il coefficiente di scambio termico
è valutato secondo l’equazione
[3.2].
Per il calcolo della prima sommatoria
, la norma propone
di considerare l’estensione totale
dell’elemento corrente comprendendo anche l’estensione superficiale degli elementi che creano
i ponti termici (quali ad esempio
travi e pilastri).
Ad esempio nel caso di una parete perimetrale con un pilastro che
corre in facciata, l’area da moltiplicare per la trasmittanza della muratura corrente U, è quella
totale della parete più quella del
pilastro (come da Figura 3.4).
Figura 3.4 - Schematizzazione di un pilastro in facciata per la
valutazione della dispersione energetica attraverso l’involucro in accordo
con la norma UNI EN ISO 14683.
l1 è la lunghezza del modello geometrico bidimensionale cui si applica il valore di Ui [m]
ψ è il coefficiente lineico associato
al nodo analizzato e caratterizzato da quel L2D
Il coefficiente lineico ψ è il parametro che meglio descrive il comportamento energetico del nodo
architettonico in cui è presente il
ponte termico perché tiene conto
dell’andamento bidimensionale
dei flussi termici (Figura 3.5).
È semplice quindi intuire che aggiungiamo una dispersione, quando il coefficiente lineico è positivo
e che la quantità di dispersione è
proporzionale all’estensione lineare del ponte termico.
Quando il coefficiente
lineico ψ è negativo
In alcuni casi il valore del coefficiente ψ è negativo.
Questo fatto non è un errore o
un’assurdità fisica (il ponte termico
fa “guadagnare” energia), ma una
conseguenza del metodo di calcolo
proposto con l’equazione [3.2].
Come visto in Figura 3.4, quando
si tratta di schematizzare un ponte
termico, la geometria del nodo si
semplifica attraverso l’area A del
componente di tamponamento e
la lunghezza L del ponte termico.
Adottando questo metodo su un
ponte termico d’angolo, come ad
esempio lo spigolo tra due pareti o tra una parete e un solaio di
copertura, la valutazione dell’a-
Per il calcolo della seconda sommatoria dell’equazione [3.2]
, la norma UNI EN ISO
14683 propone l’utilizzo della seguente formula per valutare il coefficiente lineico ψ:
[3.3]
Figura 3.1 - Metodi di calcolo adottabili per la valutazione dei ponti termici in
accordo con UNI/TS 11300-1: 2014. I metodi sono differenti per la valutazione
su progetto (edifici nuovi) e su edifici esistenti. È escluso per ogni caso il ricorso ai
valori di riferimento dell’allegato A della norma UNI EN ISO 14683.
48
dicembre 2015
dove:
L2D è il coefficiente di accoppiamento termico lineico ottenuto
con un calcolo bidimensionale
del componente che separa i due
ambienti [W/mK]
neo-Eubios 54
Figura 3.5 - Andamento delle temperature in prossimità del ponte termico
generato da un pilastro in facciata: ricordando che la direzione del flusso termico
è sempre determinata dal gradiente di temperatura, lo schema aiuta a capire
l’origine della componente orizzontale del flusso.
49
dicembre 2015
rea A risulta essere sovrastimata
rispetto alla realtà. E quindi per
correggere il risultato derivante dal prodotto dell’area (A) per
la trasmittanza degli elementi di
tamponamento (U), il secondo
membro dell’equazione [3.2] in
cui compare ψ è negativo.
In questo modo anche per i ponti
termici geometrici l’uso del coefficiente lineico ψ consente di valutare correttamente la dispersione
energetica dell’involucro.
I contenuti della norma
UNI EN ISO 10211
La norma UNI EN ISO 10211
definisce le procedure per il calcolo numerico di un ponte termico
bidimensionale e tridimensionale
per valutare:
- i flussi termici nel nodo considerato per calcolare le dispersioni;
- le temperature minime superficiali per analizzare il rischio di
muffa e condensazione superficiale.
Il calcolo numerico consente di
modellare geometricamente e
termicamente il nodo oggetto di
indagine, di applicare le condizioni di temperatura al contorno
e di studiare la distribuzione di
temperatura per ogni punto del
nodo. Se si conosce la distribuzione di temperatura, la geometria e
il valore di conduttività termica in
ogni punto, è possibile anche valutare l’intensità e la direzione del
flusso termico. Un calcolo numerico può quindi stimare con buona approssimazione quanti watt
sono in gioco per effetto delle differenze di temperatura impostate
al contorno.
Segnaliamo però che le ipotesi
alla base dei calcoli previsti dalla norma UNI EN ISO 10211
prevedono che:
- tutte le proprietà fisiche sono
neo-Eubios 54
Tabella 3.4 - Descrizione delle dimensioni minime per la posizione del piano di taglio per nodi comprendenti
il terreno in funzione dell’obiettivo del calcolo. Fonte: UNI EN ISO 10211, Prospetto 1.
indipendenti dalla temperatura
e quindi per esempio il valore
di conduttività termica dei materiali non varia;
- non ci sono sorgenti di calore
all’interno dell’elemento edilizio.
Esempio d’applicazione della UNI EN ISO 14683
Figura 3.7 - Dimensioni minime dei piani di taglio.
50
dicembre 2015
La definizione del
modello geometrico
Oltre alle ipotesi sopra citate è
opportuno scegliere in maniera
adeguata il modello geometrico
tale per cui il risultato che si ottiene sul modello intero o diviso in
più parti risulti uguale.
Per definire correttamente il modello geometrico si impiegano i
“piani di taglio”, ovvero sezioni
immaginarie posizionate a una
distanza minima dal nodo oltre la
quale il flusso è sicuramente ortogonale alla struttura. Per individuare i piani di taglio la norma
suggerisce una lunghezza minima
dmin dal nodo pari a 1 metro op-
Figura 3.8 - Dimensioni minime
dei piani di taglio per le dispersioni
verso il terreno.
neo-Eubios 54
pure 3 volte lo spessore dell’elemento considerato.
Gli elementi controterra
I piani di taglio per la modellazione delle dispersioni verso il
terreno hanno invece delle condizioni diverse da quelle sopra
descritte poiché è necessario tenere conto dell’intera influenza
del terreno che non si esaurisce
in pochi centimetri. In questo
caso le dimensioni minime per
il posizionamento dei piani di
taglio sono riassunte nella seguente tabella da leggersi in relazione all’immagine che segue.
La validazione dei
software secondo
UNI EN ISO 10211
L’Appendice A della norma
descrive come validare un
software sulla base di un confronto dei risultati rispetto un
modello noto (sono proposti
diversi casi per la validazione
bidimensionale e tridimensionale). Segue un esempio di
validazione di modello bidimensionale relativamente al
“Caso1” realizzato per la validazione di IRIS.
Secondo il “Caso 1” è necessario calcolare analiticamente
Figura 3.9 - Condizioni di calcolo per metà
della colonna quadrata e risultati nei nodi evidenziati.
Fonte: esempio in Appendice A, UNI EN ISO 10211.
51
dicembre 2015
lo scambio termico nella metà di
una colonna con sezione quadrata e temperature superficiali note
come da Figura 3.9.
Nella medesima figura è riportata
la soluzione analitica nei 28 punti
di una griglia equidistante.
La differenza tra le temperature
calcolate con il metodo da validare e le temperature elencate non
deve essere maggiore di 0.1°C.
Non essendo specificato nella
norma, si è scelto per il materiale una conduttività termica λ =
1.15 W/mK e un lato di 500 mm.
IRIS implementa un metodo agli
elementi finiti bilineari su griglia
rettangolare, con condizioni al
contorno di Robin. Per riportarsi
alle condizioni al contorno imposte dalla norma, si sono scelte
resistenze superficiali tendenti a
Figura 3.10 - Distribuzione di temperatura superficiale
e di flusso per software IRIS sulla base del modello del
Caso 1 della norma UNI EN ISO 10211.
zero (Rse = Rsi = 10-9 m²K/W).
Con queste impostazioni si ottengono i seguenti risultati grafici di
distribuzione di temperatura e di
distribuzione di flusso termico:
Per verificare che il software restituisca dei valori in accordo con
quelli della norma si confrontano
i risultati di temperatura calcolati
con quelli di riferimento. Lo scarto massimo è di 0.056°C in corrispondenza del punto 21 e quindi
inferiore al valore limite pari a
0.1°C. Per il caso 2 il procedimento è analogo, ma riguarda una sezione composta da più materiali.
Una volta che si ha a disposizione
uno strumento per la valutazione
dei flussi e delle temperature in una
sezione o in pianta come si può ricavare il coefficiente lineico ψ?
Nelle prossime pagine sarà spiegato come valutare tali coefficienti ragionando sul loro significato.
La valutazione del
coefficiente lineico
Mostriamo attraverso l’esempio
proposto in Figura 3.11 le modalità di calcolo del coefficiente
lineico ψ. I risultato sono stati ot-
Tabella 3.5 - Confronto dei risultati ottenuti rispetto ai valori di riferimento.
neo-Eubios 54
52
dicembre 2015
tenuti attraverso il software IRIS
distribuito da ANIT e scaricabile
in versione demo dal sito www.
anit.it. Una volta descritte le caratteristiche e le condizioni al
contorno, dalla simulazione di
calcolo si ricava il flusso termico
uscente dal nodo geometrico per
effetto delle caratteristiche termiche e di contorno, nel nostro caso
pari a 29.8 W (per ogni metro di
profondità del nodo).
Normalizzando il flusso uscente
rispetto alla differenza di temperatura si ottiene il coefficiente
dispersivo per metro lineare del
nodo L2D:
il flusso uscente dalla stessa parete senza il balcone. In questo
caso il coefficiente dispersivo
(H t) si ottiene dal prodotto tra
area (2.3 m²) e trasmittanza
(0.294 W/m2K) della parete disperdente:
A questo punto il peso energetico del ponte termico si calcola
per sottrazione tra L2D e H t: la
differenza rappresenta l’incidenza del balcone (ψe) per ogni
metro di lunghezza:
Il coefficiente lineico del nodo
rappresentato in Figura 3.11 vale
quindi 0.81 W/mK.
dove:
L2D è il coefficiente dispersivo
derivante dal calcolo agli elementi finiti
Φ è il flusso termico uscente
dal nodo
ΔT è il differenza di temperatura tra interno ed esterno
Ipotizziamo ora di analizzare
Quando si ricorre all’uso di atlanti o di valori tabulati (calcolati da
altri) è necessario avere accesso
alle informazioni usate per effettuare i calcoli, ovvero alle caratteristiche geometriche e termiche
dei materiali che descrivono le diverse strutture.
Figura 3.11 - Schema del ponte termico balcone-solaio-parete e dati in ingresso.
neo-Eubios 54
53
dicembre 2015
MUFFA, CONDENSA
E PONTI TERMICI
Questo passaggio ha finalmente risolto l’incongruenza
nei confronti delle indicazioni della norma UNI EN ISO
13788:2013 (che da tempo
sottolinea l’importanze di evitare la formazione di muffa) e
pone al mondo della progettazione la vera sfida per garantire il benessere e la qualità
degli ambienti interni.
Per quanto riguarda le verifiche interstiziali invece, il legislatore ha voluto spostare la
partita dal “controllo” della
condensa accumulata alla dimostrazione che la stessa sia
“nulla”.
I nuovi obblighi di legge introdotti col DM 26/6/15, e
in vigore dal 1° ottobre 2015,
hanno modificato sostanzialmente il quadro delle verifiche
igrotermiche e del controllo
dei ponti termici.
Eravamo infatti abituati a
un’analisi delle sole condensazioni (superficiali e interstiziali) nonostante le procedure
normative puntassero l’attenzione sul rischio di formazione di muffa, e a un controllo
dei ponti termici descritto in
passaggi di legge non particolarmente espliciti. Ora le cose
sono cambiate.
Per quanto riguarda le verifiche igrotermiche superficiali
si è passati infatti dall’obbligo
di dimostrazione dell’assenza di condensa superficiale,
all’obbligo dell’assenza di rischio muffa.
neo-Eubios 54
Da un punto di vista formale
questo passaggio rappresenta
un forte inasprimento dell’obbligo di legge.
Dal punto di vista tecnico
però non se ne capiscono le
ragioni.
Esistono infatti soluzioni progettuali per le quali il controllo della condensa accumulata
è la corretta chiave di lettura
del problema, senza per forza
dover dimostrare l’assenza del
fenomeno di condensazione.
Su questo aspetto quindi si
apre una doppia sfida: la prima legata alle conoscenze e al
corretto uso di prodotti e materiali per rispettare il nuovo
limite; la seconda legata alle
capacità di dimostrazione della verifica attraverso non solo
modelli di calcolo semplificati
(metodo di Glaser), ma anche
attraverso nuovi metodi più
sofisticati (migrazione del va-
54
pore in regime dinamico).
Infine per quanto riguarda
i ponti termici, l’intero corpo dei nuovi requisiti minimi
impone al progettista una capacità “avanzata” di gestione
e verifica del loro peso energetico.
Sono stati infatti introdotti nuovi obblighi sul bilancio
dell’involucro (EPH,nd), sui
coefficienti dispersivi (H’T) e
sulle trasmittanze medie dei
singoli componenti (Umedia)
per i quali è chiaramente richiesto il calcolo dettagliato
dei ponti termici.
Inoltre va ricordato che
dall’ottobre 2014 con l’aggiornamento della UNI/TS
11300 parte 1, è esclusa la
possibilità di ricorrere ad abachi semplificati per la valutazione dei coefficienti di trasmittanza lineica.
Viste le recenti novità legislative e normative quindi, con la
riedizione di questo volume si
è voluto fare il punto sull’analisi igrotermica dell’edificio.
Siamo convinti che la conoscenza di questi temi sia un
aspetto fondamentale per la
qualità della progettazione.
La speranza è di aver fornito
uno strumento concretamente
utile a tutti gli interessati.
Ed. TEP s.r.l.
25 euro
176 pagine
ISBN: 978-88-941536
dicembre 2015
UNA STRADA IN SALITA
PER SALVARE IL CLIMA.
LA CONFERENZA COP21 DI PARIGI.
di
* Susanna Mammi
Si è svolta a Parigi, dal 30 novembre al 12 dicembre scorso, la ventunesima sessione
annuale della Convenzione
quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
(UNFCCC), anche chiamata
- più semplicemente - COP21.
Volendo fare un breve riepilogo delle Conferenze sul clima
fino ad oggi, possiamo riassumere la storia come segue.
Un po’ di storia.
Si comincia nel 1992 con
il “Summit della Terra” di
Rio, conclusosi con la stesura
dell’UNFCCC (154 Paesi firmatari) e del primo trattato
per la riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.
L’obiettivo era quello di arrivare, entro l’anno 2000, a una
stabilizzazione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990.
Per tenere monitorata la situazione si decise di incontrarsi ogni anno in una Conferenza delle Parti (COP). Si
neo-Eubios 54
decise anche che le nazioni in
via di sviluppo potevano essere esentate da obblighi vincolanti, sulla base del principio
delle “responsabilità comuni,
ma differenziate”.
Dopo Berlino e Ginevra, seguì la COP3 che fu senz’altro
la Conferenza sul clima più
importante. Si svolse a Kyoto,
nel 1997 e fu sede dello storico Protocollo, il primo trattato mondiale sulla riduzione
delle emissioni di gas serra.
In quell’occasione si stipularono accordi legalmente vincolanti per la riduzione delle
emissioni (tra il 6% e l’8%,
da raggiungere tra il 2008 e il
2012) per buona parte dei paesi industrializzati e per molte
economie allora in transizione. A diverse grandi economie in via di sviluppo invece,
come Cina, Corea del Sud e
Messico, venne permesso di
continuare a crescere senza
nessun impegno a ridurre le
proprie emissioni.
55
Seppur fortemente sponsorizzato dall’allora Vice Presidente USA Al Gore, il Protocollo di Kyoto non fu però
ratificato dall’amministrazione americana (Bush) e non
entrò quindi in vigore fino al
2004, con la firma della Russia. Era stato infatti previsto,
come per il nuovo accordo di
Parigi, un numero minimo di
Paesi fimatari rappresentanti
il 55% delle emissioni di gas
serra globali ed essendo gli
USA a quel tempo uno dei
maggiori “emettitori”, si dovette aspettare.
Si arrivò quindi a Montreal nel 2005 con la COP11 e
l’entrata in vigore, quasi dieci
anni dopo, del Protocollo di
Kyoto e la sua estensione di
validità oltre il 2012.
Seguì per importanza la
COP15 di Copenhagen (del
2009) dove si propose l’impegno a contenere entro i 2° C
l’aumento della temperatura
terrestre e si quantificarono
dicembre 2015
gli aiuti finanziari per incrementare le tecnologie verdi
nei paesi in via di sviluppo:
30 miliardi di dollari all’anno
tra il 2010 e il 2012, per arrivare a 100 miliardi nel 2020.
E’ da qui che si riparte con
Parigi.
La COP21.
La 21ª Conferenza sul Clima
si è aperta in una Parigi scossa dagli attentati del 13 novembre con un’allerta terrorismo che non ha certamente
giovato all’esito mediatico
dell’evento.
Gran parte delle manifestazioni collaterali e all’aperto
previste (cortei, concerti, dibattiti e altro) sono state per
cautela cancellate ed è più
che evidente che nell’opinione pubblica il Summit non ha
più ragione di essere percepito - a torto - come la minaccia
più terribile per l’umanità.
Tuttavia, forse proprio a causa della tensione di queste
settimane e la forte volontà
di far trionfare la cooperazione internazionale, per la prima volta in oltre venti anni
di mediazione da parte delle
Nazioni Unite, un accordo
universale sul clima è stato
accettato da tutti gli Stati del
Mondo.
FIGURA 1: Classifica dei quaranta Paesi del mondo maggiormente emettitori di CO2 nel 1990 e nel 2012, incluse
emissioni pro-capite. Fonte: Wikimedia Commons, EU Edgar database. (LINK: http://edgar.jrc.ec.europa.eu/overview.php?v=CO2ts1990-2013).
neo-Eubios 54
56
dicembre 2015
L’accordo di Parigi è da considerarsi un documento globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici, visto che
è stato condiviso e approvato
da tutti i rappresentanti delle
196 parti chiamate in causa.
Il risultato è stato possibile
soprattutto grazie ai diversi
neo-Eubios 54
incontri “preparativi” che si
sono svolti nel corso del 2015,
il cui più importante è stato senz’altro quello di Bonn
del 19-23 ottobre, durante il
quale è stato creato un primo
progetto di accordo.
Il documento diventerà però
giuridicamente
vincolante
solo se ratificato da almeno
55 Paesi che insieme rappresentino almeno il 55% delle
emissioni globali di gas serra.
Le parti dovranno firmarlo
a New York tra il 22 aprile
2016 al 21 aprile 2017 e anche adottarlo all’interno dei
propri sistemi giuridici (attraverso ratifica, accettazione,
approvazione o adesione).
Cosa dice l’accordo.
Volendo semplificare il documento di 31 pagine reso
pubblico e pubblicato sul sito
della Conferenza (v. http://
newsroom.unfccc.int/paris),
emerge che il risultato chiave raggiunto è stato quello
di fissare il limite di riscaldamento globale terrestre a
2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, da non oltrepassare
e rispettare almeno fino al
2100 (obiettivo già proposto
nel 2009 a Copenaghen).
Questo limite è da considerarsi cruciale per evitare
certe e serie conseguenze sul
pianeta, tra cui l’incremento
di eventi climatici estremi.
L’accordo prevede anche
l’impegno di fissare un’emissione antropica di gas serra
pari a zero in ogni Paese concordatario, risultato da raggiungere durante la seconda
metà del XXI secolo.
57
Ogni Paese sarà tenuto a fissare un obiettivo di riduzione
delle emissioni, ma il quantitativo sarà volontario. Ci sarà
meccanismo per forzare un
Paese a impostare un obiettivo entro una data specifica,
ma nessuna sanzione è stata
prevista se l’obiettivo fissato
non sarà soddisfatto: ci sarà
solo un sistema “name and
shame” ovvero una lista di
Paesi inadempienti, con l’intento di incoraggiarli ad attuare il piano sul clima.
Questo è forse l’aspetto più
debole e controverso dell’Accordo di Parigi perchè se esso
è sicuramente un gran passo
avanti nella giusta direzione,
non serve da solo a risolvere
il cambiamento climatico.
Nel documento non c’è infatti nessun obbligo per i Paesi
firmatari a raggiungere gli
obiettivi imposti e nemmeno
nessuna prescrizione su come
raggiungerli.
La Cina, responsabile da
sola del 29% delle emissioni
globali, benchè abbia fatto
valere con insistenza il tema
delle responsabilità storiche
differenziate, ha presentato il
suo piano di riduzione. Esso
prevede il raggiungimento
del proprio picco di emissioni
entro il 2030 e l’impegno ad
aumentare la quota di energia di origine non fossile.
Tuttavia, niente è previsto se
dovesse fallire, anche se molti
dicono che lo farà anche solo
perchè l’inquinamento dell’aria è diventato il più grave
problema di assistenza sanitaria nazionale.
Niente è previsto neppure per
dicembre 2015
gli USA, il secondo maggiore produttore di CO2 (con il
15% delle emissioni globali),
se non dovessero rispettare
l’obiettivo previsto di ridurre
le emissioni di gas serra del
26%-28% rispetto ai livelli
del 2005 ed entro il 2025.
Il terzo Paese in ordine di
emissioni, l’India, sembra
non intenzionata ad accettare
limitazioni all’uso di combustibili fossili, essendo considerata come economia ancora in via di sviluppo e con
un consumo energetico procapite dei suoi 1,2 miliardi
di abitanti tuttora al di sotto
della media mondiale.
Tuttavia, in sede al Summit,
ha annunciato il piano ambizioso di convertire entro 2030
la quota del 40% dell’energia
elettrica in fonti rinnovabili.
In definitiva tutti i Paesi sono
legalmente responsabili l’uno
rispetto all’altro e hanno di
fatto previsto piani di riduzione delle emissioni, ma non
essendo stati previsti vincoli
legali in caso di mancato rispetto, per non rischiare che
l’accordo resti un successo
solo sulla carta, c’è bisogno
di azioni concrete.
Secondo John Sutter, opinionista per CNN e creatore del
progetto di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica statunitense sul cambiamento climatico chiamato “2 Gradi”,
si possono identificare cinque
azioni che devono seguire
alle celebrazioni parigine per
far sì che l’accordo si traduca
in fatti concreti:
neo-Eubios 54
1. Ratificare l’accordo
Prima di tutto, perchè l’accordo abbia potere legale,
esso deve essere ratificato da
almeno 55 dei 195 Paesi firmatari, che devono rappresentare almeno il 55% delle
emissioni climalteranti.
Questo punto è visto da molti
osservatori come una formalità, visto che l’accordo ha
avuto largo consenso mediatico e politico.
L’amministrazione
Obama
sostiene che l’accordo dovrebbe essere ratificato con
un’azione esecutiva, senza
passare dal Senato, dove molti membri della maggioranza repubblicana (GOP) sono
scettici e si oppongono ai
temi del cambiamento climatico. Le Nazioni Unite - come
tutta la comunità internazionale - auspicano fortemente
per una cerimonia di approvazione della firma il prossimo aprile a New York.
2. Smettere di investire
in energie combustibili
fossili
Può sembrare assurdo, ma
moltissimi dei 195 Paesi che
hanno adottato l’Accordo
di Parigi investono massicciamente nell’energia fossile
detta “sporca”.
Diminuire o addirittura eliminare questi investimenti è
un’azione che questi governi
possono e dovrebbero fare
immediatamente. Così facendo sarebbero di grande aiuto
alla comunità internazionale
per ridurre l’inquinamento
da fonti fossili.
Citando Sutter, se 20 delle
nazioni più industrializzate
58
abbandonassero i loro investimenti in energia fossile,
le loro emissioni di diossido
di carbonio diminuirebbero
dell’11% entro il 2020 (Report from the International
Institute for Sustainable Development and the Nordic
Council of Ministers) e se il
30% di questi fondi fossero
rinvestiti in energia pulita,
le emissioni in questi Paesi
scenderebbero al 18%.
E’ ironico pensare che mentre grandi investimenti continuano in Paesi come USA,
Cina, Arabia Saudita, UAE
e ovunque nel mondo, i loro
rappresentanti politici promettono d’impegnarsi per un
accordo sul clima.
E con il prezzo del petrolio e
del carbone ai minimi storici,
è proprio adesso il momento
di agire.
3. Tassare l’inquinamento atmosferico
Sebbene la parola “tassa”
possa suonare impopolare,
come del resto in ogni settore,
una larga coalizione di gruppi di affari internazionale (v.
World Bank, Unilever, Exxon
Mobil...) sostiene che qualche
forma di tassa o politica dei
prezzi dovrebbe essere usata
per sostenere i costi dell’inquinamento atmosferico.
La ragione è semplice: qualcuno deve essere ritenuto
responsabile e pagare per i
costi dell’inquinamento - che
include l’innalzamento dei
mari (minacciando miliardi
di patrimoni costieri), intense
siccità, morti e così via.
L’inquinatore dovrebbe pagare questi costi, non le persone
dicembre 2015
e i luoghi colpiti da un’innaturale crescita della superficie e delle temperature degli
oceani.
In più - come sostiene Sutter
- i soldi derivanti da queste
tasse potrebbero essere investiti in energia pulita e nuove
tecnologie.
4. Lavorare per un
consenso politico
Uno degli aspetti più significativi dell’Accordo di Parigi è
il suo simbolismo: quasi 200
nazioni hanno convenuto che
bisogna attuare cambiamenti
radicali per affrontare la crisi climatica. Questo tipo di
consenso ha bisogno che sia
supportato anche all’interno
delle nazioni stesse, tra tutti i
loro esponenti politici - anche
in contrapposizione.
Purtroppo così non è in molti
Paesi industrializzati, tra cui
gli USA.
5. Investire in
tecnologie pulite
L’obiettivo dei 2° C è essenzialmente impossibile da
raggiungere a meno di non
sviluppare nuove tecnologie
pulite e tagliare su quelle
“sporche” in modo drastico.
Si stima infatti che con l’attuale emissione di gas serra
(+2,2% per anno tra il 2000 e
il 2010), l’aumento della temperatura terrestre dovrebbe
arrivare tra i 3,7° C e i 4,8°
C entro il 2100 - ben oltre il
limite dei 2°C.
L’obiettivo dei
100 miliardi di dollari.
Ancora nel 2009 a Copenaghen e nel 2010 a Cancun,
i rappresentanti dei Paesi
neo-Eubios 54
industrializzati
convenuti,
concordarono di raggiungere insieme la somma di 100
miliardi di dollari da raccogliere entro il 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo
ad affrontare il cambiamento climatico. Questa somma, raggiungibile con fonti
pubbliche e private, gioca
un’importante ruolo nell’accordo: garantire ai Paesi in
via di sviluppo la possibilità
di sviluppare tecnologie verdi e risarcire quelli più colpiti
dagli effetti del cambiamento
climatico.
Perchè i 100 miliardi non
restino solo una promessa,
il Wri (World Resources Institute*), delinea tre raccomandazioni essenziali. Fino
al 2020, le nazioni sviluppate dovrebbero impegnarsi ad
aumentare tutti i flussi di finanziamento pubblico al di
sopra dei livelli attuali.
Per mobilitare finanziamenti
per il clima, i Paesi industrializzati dovrebbero prendere
in considerazione l’utilizzo
di nuove e innovative fonti di
finanziamento, tra cui il reindirizzamento dei sussidi ai
combustibili fossili, le entrate
del carbon market, la tassazione delle operazioni finanziarie, i crediti all’esportazione, e la riduzione del debito,
molti dei quali sono stati finora sottoutilizzati.
Le parti dovrebbero chiarire
la definizione e lo sviluppo
di metodologie dei finanziamenti per il clima, compresi
quelli per il calcolo e l’attribuzione di investimenti per
far leva sugli investimenti del
59
settore privato, migliorare i
sistemi contabili e di reporting.
NOTA* WRI: Organizzazione
inter nazionale presente in più di
50 Nazioni che lavora a stretto
contatto con i leader politici di
tutto il mondo per tradurre idee in
azioni e salvaguardare le risorse
naturali e il benessere delle persone. http://www.wri.org.
L’accordo EGA.
All’ordine del giorno della Conferenza sul Clima di
Parigi è stato anche portato
l’accordo EGA (Environmental Goods Agreement), ovvero uno specifico accordo che
Stati Uniti, Cina, Unione Europea e altri 11 stati tra i 160
paesi membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) hanno avviato
nel 2014 per eliminare i dazi
doganali su una lista di prodotti ecologici in grado di
contrastare il cambiamento
climatico.
Ma cosa s’intende per prodotti ecologici?
Prodotti il cui scopo è il rispetto e la tutela dell’ambiente?
O si dovrebbe adottare una
definizione più ampia fino ad
includere quei beni che sono
fabbricati in modo ecologico?
L’obiettivo dei negoziatori è
quello di riuscire ad ampliare
la lista dei 54 beni ambientali
già stilato dall’APEC (AsiaPacific Economic Cooperation) e che includono tra gli
altri, prodotti tecnologici per
la produzione di energia rinnovabile, filtri per il trattamento delle acque, strumenti
dicembre 2015
per il controllo dell’inquinamento dell’aria...e così via.
Come si può immaginare la
negoziazione è complessa
e controversa se si pensa ai
suoi lati oscuri, ovvero che
l’accordo possa diventare uno
strumento per favorire interessi corporativi.
Grossi gruppi commerciali
potrebbero aver già avviato
pressioni sui decisori politici
per far inserire nella lista i
propri prodotti al solo scopo
di poter beneficiare di tariffe
più convenienti.
La questione di dare una
corretta definizione a bene
ambientale è quindi di cruciale importanza per evitare
di aggiungere alla lista, che
ad oggi conta ben 700 beni
classificati come green goods, una serie di prodotti selezionati in modo piuttosto
arbitraria, piuttosto che sulla
base dei loro effettivi benefici
ambientali.
L’italia.
L’italia, come il resto dei 28
Paesi aderenti all’UE, ha firmato l’accordo che impone
la riduzione di CO2 entro il
2030 di almeno il 40% come
obiettivo vincolante, con sanzioni.
L’impegno italiano prevede
inoltre una riduzione di almeno il 50% delle emissioni
entro il 2050, per arrivare
alla neutralità entro la fine
del secolo.
Il parere dell’OCSE sul
cambiamento climatico.
Nel suo ultimo rapporto del
luglio 2015 sul consolida-
neo-Eubios 54
mento della green economy
nei Paesi sviluppati, l’OCSE
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) identifica la lotta al
cambiamento climatico come
la più importante tra le sfide
da affrontare.
Come si legge nel documento
“Towards green growth/Verso una crescita green” (scaricabile all’indirizzo: http://
w w w. o e c d - i l i b r a r y. o r g / e n v i ro n m e n t / t o w a r d s - g r e e n growth_9789264234437-en),
i governi devono porre le sfide
ambientali al centro dell’elaborazione delle politiche economiche. Un modo per farlo
è innanzitutto quello di indicare ai mercati che il costo
delle emissioni dei gas serra
aumenterà progressivamente, in modo da incoraggiare
le aziende ad abbandonare i
combustibili fossili.
Nel 2014, 40 Paesi e 20 amministrazioni territoriali hanno messo un prezzo esplicito
sul carbonio pari a circa il
12% delle emissioni annuali
globali di gas serra.
Ma i prezzi del carbonio sono
a oggi insufficienti per incentivare le tecnologie lowcarbon o per influenzare in
modo significativo il comportamento dei consumatori.
I governi faticano a garantire
che i meccanismi di tariffazione siano sufficientemente
aggressivi per ridurre le emissioni, aumentando i prezzi e
limitando la fornitura di permessi di emissione, per il timore dei possibili impatti sul-
60
la competitività.
Anche una fiscalità in favore
dell’ambiente è uno strumento fondamentale, ma non ancora adeguatamente utilizzato. Ai giusti livelli, aiuterebbe
a cambiare il comportamento
dei produttori e dei consumatori verso attività e prodotti
più rispettosi dell’ambiente.
Alcune ricerche (nel Regno
Unito e in Germania) dimostrano che tasse sull’energia
hanno migliorato l’efficienza
energetica senza effetti negativi rilevabili sui risultati economici delle imprese.
Nel 2009 i leader del G20 si
sono impegnati a “razionalizzare ed eliminare a medio termine le sovvenzioni ai
combustibili fossili inefficienti che incoraggiano gli sprechi”, invitando il resto del
mondo a fare lo stesso.
FONTI
https://en.wikipedia.org/wiki/
2015_United_Nations_Climate
_Change_Conference
http://www.cop21.gouv.fr/en/
presse/
http://www.cop21.gouv.fr/
wp-content/uploads
/2015/11/Kit-presse-COP21
_EN_Feb-2015.pdf
http://edgar.jrc.ec.europa.eu/
overview.
php?v=CO2ts1990-2013
http://newsroom.unfccc.int/
paris/
http://www.earthtoparis.org
http://www.oxfamitalia.org/
wp-content/uploads
/2015/11/FINAL-mbgame-changers-parisclimate-deal-251115-en.pdf
http://climateactiontracker.org
https://www.oxfam.org.au/
media/2015/11/oxfam-parisclimate-talks-report-revealsmassive-costs-of-warming-forthe-worlds-poorest/
http://www.wri.org
http://edition.cnn.
com/2015/12/14/opinions/
sutter-cop21-climate-5-things/
http://edition.cnn.com/specials/opinions/two-degrees
https://www.iisd.org/publications/tackling-fossil-fuelsubsidies-and-climate-change
http://www.oecd.org/
environment/cc/
Oecd, 2015, Towards
Green Growth?, Oecd Green
Growth Studies, Oecd
Publishing, Paris / http://dx.doi.
org/10.1787/9789264234437-en
http://www.focus.it/
comportamento/economia/
cop21-parigi-conferenza-sulclima-dichiarazioni
Fig. 2-4 - Nazioni a confronto. Dal sito ClimateActionTracker.org sono consultabili le valutazioni di impatto sul clima di tutte le nazioni al mondo. I Paesi sono inseriti in tre categorie (sufficiente, medio e inadeguato).
Nelle immagini tre esempi. Fonte: www.climateactiontracker.org.
Ma i Paesi Ocse continuano
a sostenerne la produzione
e il consumo in molti modi.
Quello che ne consegue è un
indebito ulteriore vantaggio
per le tecnologie già presenti sul mercato a danno delle
nuove tecnologie green (l’Ocse ha individuato oltre 550
misure di sostegno all’uso e
alla produzione di combustibili fossili nella sua area).
Quindi?
La strada continua in salita
quindi, alla prossima Conferenza sul clima prevista in Marocco, nel novembre 2016.
* Susanna Mammi,
Ufficio Stampa ANIT
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COP21. COSA DICONO GLI SCIENZIATI.
da Focus.it
“Il testo finale dell’accordo riconosce gli imperativi della
comunità scientifica per affrontare il cambiamento climatico. I tre elementi chiave per farlo ci sono, in qualche
forma: mantenere il riscaldamento ben al di sotto di due
gradi, praticamente abbandonando i combustibili fossili e
rivedere l’impegno di ogni paese, ogni cinque anni, in modo
da essere all’altezza della sfida. I tagli alle emissioni promessi dai paesi ora sono ancora del tutto insufficienti, ma
l’accordo nel suo complesso invia un messaggio forte a
imprese, investitori e cittadini: la nuova energia è pulita e i
combustibili fossili appartengono al passato. Abbiamo davanti un sacco di lavoro perché accada.” - CORINNE
LE QUÉRÉ, University of East Anglia, Tyndall
Centre for Climate Change Research (http://
www.tyndall.ac.uk).
emissioni globali sono in linea con gli obiettivi di 1,5 e 2
°C. Molto resta ancora da fare ma è incoraggiante vedere l’accordo avviare un processo che potrebbe portare agli
obiettivi sperati. Ogni azione per il clima è stata enormemente ritardata negli ultimi decenni e, ancora oggi, le
emissioni continuano ad aumentare. Limitare il riscaldamento a 1,5 °C è un’ aspirazione che non raggiungeremo
se non saremo in grado di pianificare gli interventi per il
prossimo decennio. Le tecnologie in grado di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera diventeranno indispensabili per il raggiungimento di questo obiettivo. Ha quindi
senso incoraggiare sviluppi che abbiano ricadute positive
sul clima. Se una tecnologia non si dimostra efficace nel
lungo termine, l’unica soluzione per rimanere sotto i due
gradi sarà quella del taglio immediato delle emissioni attuali”. - JOERI ROGELJ, IIASA (http://www.
iiasa.ac.at)
Sull’obiettivo a lungo termine dell’accordo di Parigi: “Se
condiviso e attuato, significa azzerare le emissioni di gas
serra nel giro di pochi decenni. È in linea con le prove
scientifiche che abbiamo presentato di quello che dovremmo fare per limitare rischi quali i fenomeni meteo estremi
e l’innalzamento del livello del mare. Per stabilizzare il
clima del pianeta, le emissioni di CO2 devono essere abbattute prima del 2030 e dovrebbero essere azzerate il più
presto possibile dopo il 2050. Tecnologie quali la bioenergia e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, così come il
rimboschimento, sono importanti per compensare le emissioni.” - JOHN SCHELLNHUBER, Potsdam
Institute for Climate Impact Research (https://
www.pik-potsdam.de).
“Il più grande successo della conferenza di Parigi è che
più di 180 paesi hanno presentato i loro obiettivi di politica nazionale per il clima. È comunque un accordo storico,
perché per la prima volta invia un segnale chiaro ai responsabili politici, alle imprese e agli investitori chiedendo
loro di avviare la transizione verso una società con basse
emissioni di carbonio. Tuttavia, le stime suggeriscono che
gli impegni attuali si tradurranno in un aumento della
temperatura tra 2,7 e 3,7 °C. Per limitare i cambiamenti
climatici servono sforzi maggiori. Tutti i Paesi presenteranno un aggiornamento sulle loro politiche climatiche
ogni cinque anni: è importante sottolineare che ogni volta
che presenteranno un nuovo obiettivo, questo dovrà essere
più ambizioso del precedente. L’accordo di Parigi si propone di limitare l’aumento di temperatura a 2 °C al di
sopra dei livelli preindustriali e di “proseguire nello sforzo
per limitare l’aumento a 1,5 °C”. Questo riflette la crescente preoccupazione per l’impatto dei cambiamenti climatici. L’IPCC ha concluso che, per avere una possibilità
di limitare il riscaldamento a 2 ° C, le emissioni dovrebbero essere tagliate dal 40-70% rispetto al 2010 entro
il 2050. Per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi i tagli
dovrebbero essere più significativi, nell’ordine di 70-95%
entro il 2050”. - STEFFEN KALLBEKKEN, CICERO (http://www.cicero.uio.no/en)
“Questo accordo è un punto di svolta per una trasformazione del mondo all’interno di un intervallo operativo sicuro di 1,5-2 °C. Parigi è un punto di partenza.
Ora abbiamo bisogno di un’azione politica coerente con la
scienza per mettere in atto uno sviluppo sostenibile e realizzare la decarbonizzazione entro il 2050”. - JOHAN
ROCKSTRÖM, Stockholm Resilience Centre
(http://www.stockholmresilience.org)
“Il nuovo testo dell’articolo 4 è più chiaro del precedente
in termini scientifici. È importante sottolineare che i parametri di riferimento in termini di picchi e riduzione delle
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r e c e n s i o n i
Letture e visioni consigliate
r e c e n s i o n i
Letture e visioni consigliate
CLIMATE CHANGE AND PUBLIC HEALTH
di Barry Levy e Jonathan Patz
Edizioni Paperback, 2015 USA
448 pagine, 63 euro (in inglese)
ISBN: 9780190202453
QUESTO CAMBIA TUTTO
This change everything
di Avi Lewis
USA/CANADA, 2015
89’
Il cambiamento climatico avrà un impatto sempre più profondo sul sistema
sanitario pubblico, poiché sta causando (e sempre più causerà), un’ampia
gamma di effetti nocivi sulla salute, a partire da malattie cardiovascolari,
infettive, respiratorie e allergiche fino ad arrivare a malnutrizione, problemi
mentali e per finire violenza. Questo libro affronta il cambiamento climatico
dal punto di vista delle sue conseguenze sulla salute umana. Rivolto particolarmente a studenti e professionisti del settore sanitario, è in realtà un ottimo
approfondimento anche per coloro che si occupano di ambiente costruito,
comfort indoor e progettazione. Con i contributi di 78 esperti del settore prevalentemente americani, il libro affronta i seguenti temi:
- Implementazione di una strategia vincente per un sistema sanitario virtuoso e le buone pratiche di riferimento
- Comunicare con gli operatori assicurativi, i professionisti sanitari e il grande pubblico sui temi del
cambiamento climatico e le sue conseguenze sanitarie
- Sviluppare strategie sostenibili nel settore energetico, dei trasporti e nell’agricoltura
- Sviluppare ambienti costruiti sostenibili
- Supportare gli individui, le organizzazioni civili e il settore privato per un’azione mirata a fermare il
cambiamento climatico e ridurne le conseguenze sulla salute umana.
Al momento disponibile solo in lingua inglese, si puo’ acquistare anche in versione e-book.
GEOFISICA APPLICATA ALL’ARCHEOLOGIA
E AI BENI MONUMENTALI
di Giovanni Leucci
Dario Flaccovio Editore, 2015
366 pagine, 48 euro
ISBN: 978-88-579-0506-8
Nell’ambito della ricerca archeologica e del restauro dei beni monumentali
le tecniche di indagine geofisica hanno assunto un’importanza ormai ampiamente riconosciuta. La possibilità di comprendere l’estensione del deposito
archeologico o lo stato di conservazione dei manufatti senza ricorrere a un
intervento distruttivo risulta di estrema utilità per individuare emergenze
sconosciute o presunte, per meglio comprendere un sito e per indirizzare in
modo mirato le operazioni di scavo o di restauro. Lo scopo di questo volume è quello di fornire una introduzione generale ai più importanti metodi
di esplorazione geofisica. Vengono descritti i principi fisici, le procedure di
campagna e le tecniche di elaborazione e interpretazione, nonché i metodi più comunemente utilizzati nella
ricerca archeologica e nella conservazione dei beni monumentali (gravimetrico, magnetico, elettrico, elettromagnetico e sismico). Un’ampia sezione è dedicata all’applicazione di tali tecniche. Il lettore viene guidato
alla scelta del metodo geofisico più appropriato al tipo di problema che gli si pone e al tipo di acquisizione ed
elaborazione dei dati più adatto ad ottenere il migliore risultato possibile. Il testo costituisce una valida guida
sia per coloro che si approcciano per la prima volta alla geofisica sia per gli specialisti che desiderano incrementare le proprie conoscenze in questa disciplina.
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E se combattere il cambiamento climatico fosse la migliore soluzione per
costruire un mondo migliore? Girato in oltre 211 giorni, 9 Paesi e 5 continenti
nell’arco di quattro anni, il film è una scommessa per ri-immaginare la sfida
del cambiamento climatico. Diretto da Avi Lewis (regista canadese, coniuge
della Klein) e ispirato dal bestseller di Naomi Klein del 2015 e dallo stesso
titolo, il film racconta di sette importanti storie di comunità in prima linea
sull’ambiente, dal bacino di Powder River nel Montana noto per i suoi depositi di carbone, ai depositi di bitume nel nord est di Alberta, in Canada.
Intessuta con queste storie è la narrazione della Klein, che finisce per svelarci
in tutto il corso del film, la sua idea più controversa ed eccitante: si potrebbe cogliere la crisi esistenziale del
cambiamento climatico come un’opportunità per trasformare il nostro fallimentare sistema economico in
qualcosa di radicalmente migliore. Selezione ufficiale del Festival Internazionale di Cinema di Toronto del
2015, il film è stato distribuito nelle sale del Nord America e presto lo sarà anche in Europa. Nell’attesa di
vederlo al cinema, il film è scaricabile e acquistabile on-line su iTunes e Amazon.
Sito web: http://thefilm.thischangeseverything.org.
NATURE PHYSICS
periodico mensile (in inglese)
Abbonamento annuale cartaceo e on-line: 153 euro
Solo on-line: 59 euro
Sito-web: http://www.nature.com/nphys/index.html
Nature Physics, è una delle “sotto” pubblicazioni della grande famiglia di
NATURE, una delle più antiche (pubblicata dal 1869) ed importanti riviste
scientifiche esistenti, forse in assoluto quella considerata di maggior prestigio
nell’ambito della comunità scientifica internazionale. Specializzato in tutte
le aree della fisica, pura e applicata, Nature Physics tratta di temi legati alla
ricerca tra cui la fisica quantistica, molecolare e atomica, statistica, termodinamica, fluida, ottica, chimica e così via. Nel maggio 2015 ha pubblicato
uno studio che secondo diversi scienziati è da considerarsi tra i dieci più importanti progressi scientifici dell’anno: la conferma della stranezza quantistica. “A livello quantistico, la realtà
non esiste finché non la si misura” spiega Andrew Truscott, uno degli autori della ricerca.
L’équipe di Truscott ha intrappolato una serie di atomi di elio in un particolare stato quantistico, il cosiddetto
condensato di Bose-Einstein, e poi li hanno estratti finché non è rimasto soltanto uno. Successivamente, hanno inserito il singolo atomo in un interferometro - un apparato sperimentale in grado di combinare percorsi
diversi di luce per studiare le proprietà delle onde elettromagnetiche - dimostrando che, effettivamente, l’atomo si comporta come particella o come onda a seconda della configurazione iniziale dello strumento.
“Bisogna accettare il fatto che la misura cambia a seconda che lo scienziato creda che l’atomo si comporti in
un modo o nell’altro. L’atomo non si muove da un punto all’altro dell’interferometro. È solo dopo la misura
finale che la sua natura di onda o particella diventa reale”.
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c o r s i
c o r s i
LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SECONDO ANIT
ANIT, in collaborazione con la società di servizi TEP srl organizza corsi di formazione pensati per intercettare la richiesta
da parte del mondo professionale riguardo iniziative ad alto contenuto tecnico/pratico specialmente su temi come l’analisi
e certificazione energetica degli edifici, la corretta progettazione dell’involucro (ponti termici, muffa, condensa) l’analisi
impiantistica e l’isolamento acustico.
Sistema edificio
• Come preparare la relazione tecnica Legge 10 (24 ore)
• Corso per certificatori energetici degli edifici secondo le regole nazionali o regionali (72 o 80 ore)
• Guida pratica alla certificazione energetici degli edifici: esercitazione (16 ore)
• Diagnosi energetica del condominio (24 ore)
• Simulazione dinamica degli edifici con EnergyPlus (72 ore)
LA FORMAZIONE DEVE ESSERE UTILE
La formazione è un’importate strumento di lavoro: il tempo dedicato all’aggiornamento professionale deve essere finalizzato a fornire maggiore consapevolezza e capacità critica nell’affrontare il lavoro quotidiano. Per questo ai corsi forniamo
strumenti quali software, libri, linee guida, ecc. e diamo ampio spazio alle esercitazioni riscontrando un alto livello di
gradimento dei partecipanti.
impianti
• Capire gli impianti: pompe di calore e solare termico (8 ore)
• Impianti: guida alla lettura degli schemi progettuali e concetti di funzionamento (8 ore)
• Contabilizzazione e termoregolazione di un edificio esistente (8 ore)
• Impianti e Cened+, come compilare il software senza errori (8 ore)
ACCREDITAMENTO
A livello nazionale i corsi ANIT sono stati riconosciuti dal Consiglio Nazionale degli Architetti (CNAPPC) e dal Consiglio
Nazionale dei Periti Industriali, e sono in fase di accreditamento anche presso il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI)
e il Consiglio Nazionale dei Geometri (CNG). L’iter di accreditamento può essere intrapreso anche direttamente dall’Ordine o Collegio interessato a ospitare l’iniziativa.
ISCRIZIONI
Per partecipare a un corso è necessario effettuare una pre-registrazione on-line dal sito
www.anit.it selezionando dalla sezione CORSI l’evento desiderato.
Raggiunto il numero minimo di partecipanti, i prenotati vengono contattati dalla segreteria
dell’Associazione per confermare la partecipazione ed effettuare il pagamento.
Al termine del corso viene rilasciato un attestato di partecipazione per gli usi consentiti dalla Legge.
Per info: [email protected]
PERCORSO DIDATTICO
Immaginando un ideale percorso didattico, le iniziative affrontano uno o più delle seguenti 3 fasi:
1 - Inquadramento e regole
È il primo passo per capire come si relaziona l’argomento rispetto al panorama legislativo
e normativo nazionale e regionale. I contenuti sono proposti in riferimento ai regolamenti in vigore
al momento dell’erogazione del corso con uno sguardo anche alle possibili novità in arrivo.
2- Progetto e cantiere
Una volta individuate le regole da rispettare, la normativa tecnica fornisce tutti gli strumenti
operativi per dimostrare il raggiungimento di determinati livelli di prestazione. In base al tipo di
argomento si affrontano assieme ai nostri esperti gli aspetti pratici che portano ad osservare quanto
previsto dalla legge sia in fase di progettazione che di direzione dei lavori.
L’ESPERIENZA FA LA DIFFERENZA!
L’Associazione organizza circa 80 corsi all’anno per una media di 1300 partecipanti all’anno riscontrando
un alto livello di gradimento dei partecipanti ai corsi grazie a:
• Alto profilo tecnico/scientifico dei relatori
• Download di tutto il materiale didattico presentato a lezione
• Download software e strumenti di calcolo in funzione del tema trattato
• Libri, guide e pubblicazioni ANIT fornite in base alla tipologia del corso
• Esperienza didattica su come affrontare le esercitazioni
3- Controllo delle prestazioni
Le prestazioni energetiche e acustiche possono essere misurate una volta realizzato l’edificio
o l’intervento. Il corretto uso della strumentazione e la corretta interpretazione dei dati acquisiti
fanno parte del bagaglio di informazioni che un professionista deve conoscere se vuole cimentarsi
in questo tipo di analisi.
IL PIANO FORMATIVO ANIT 2015
Consulta i corsi in programma su www.anit.it
Termica
• Muffa, condensa e ponti termici (6 o 8 ore)
• Simulazione dei ponti termici: la verifica agli elementi finiti (6 o 12 ore)
• Corso di igrotermia avanzato: la migrazione del vapore in regime dinamico (16 ore)
• Termografia in edilizia, corso di 1° e 2° livello secondo EN ISO 9712:2012 (40 ore)
• Prestazioni estive degli edifici (6 ore)
Acustica
• Acustica in edilizia: dalle regole al progetto (6 o 8 ore)
• Classificazione acustica delle unità immobiliari (6 o 8 ore)
• Acustica in cantiere, soluzioni e corretta posa (6 o 8 ore)
• Guida alle misure in campo secondo il DPCM 5/12/97 (4 ore)
• Requisiti acustici passivi: come predisporre la relazione tecnica (12 ore)
• TCAA: Corso per Tecnici Competenti in Acustica Ambientale (128 ore)
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A N I T
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L’OBBLIGO ALLA FORMAZIONE CONTINUA!
Col 2014 è entrato in vigore l’obbligo alla formazione continua per tutte le categorie professionali
a cui sono rivolti gli eventi ANIT, ovvero Ingegneri, Architetti, Geometri e Periti.
L’unità di misura della formazione professionale continua è il Credito Formativo Professionale
(detto anche CFP).
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Di seguito il punto della situazione.
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• Ingegneri
Da gennaio 2014 ogni iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP.
Si parte con l’attribuzione forfettaria di 60 CFP a tutti gli iscritti e ogni anno vengono scalati 30 CFP.
Le attività che consentono l’ottenimento di CFP riguardano la partecipazione a corsi e convegni accreditati dal CNI, ma anche altre attività come l’aggiornamento legato alla propria professione (se dimostrabile), le pubblicazioni qualificate, le docenze, i brevetti, ecc.
ANIT è stata autorizzata dal CNI a svolgere attività formativa (da luglio 2015), le attività in programma
consentono pertanto l’attribuzione di CFP a tutti gli ingegneri partecipanti”.
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Maggiori inform
• Architetti
I nuovi regolamenti sono entrati a regime a gennaio 2014 dopo un inizio sperimentale avviato nell’autunno 2013. Ad oggi ogni architetto deve ottenere 60 CFP nel triennio 2014-2016 con un minimo di 15
CFP in ciascun anno di cui almeno 4 CFP all’anno sul tema della deontologia-compensi-ordinamento
professionale. I crediti sono attribuiti dal CNAPPC assegnando circa 1 CFP per ogni ora di formazione.
Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNAPPC a svolgere attività formativa (da luglio 2014), le
iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti gli architetti partecipanti.
• Geometri
Per i geometri la formazione continua obbligatoria è entrata in vigore dal gennaio 2010. Ogni iscritto
deve maturare un certo numero di CFP nell’arco di un quinquennio (il primo va dal 2010 al 2015), col
rispetto di un minimo di crediti annuali in funzione degli anni di anzianità di iscrizione all’Albo. L’attribuzione di crediti per le singole iniziative formative è subordinata ad un accreditamento delle stesse
presso i Collegi territoriali competenti o presso il CNG.
Eventi ANIT: abbiamo inviato domanda al CNG per il riconoscimento quale ente di formazione accreditati. In caso di risposta positiva sarà possibile attribuire CFP agli eventi in calendario. Segnaliamo che
alcune iniziative risultano già accreditate grazie alla collaborazione territoriale con i Collegi provinciali.
• Periti Industriali
Il CNPI ha approvato il nuovo regolamento sulla formazione obbligatoria che prevede dal 1° gennaio
2014 per ogni perito industriale l’impegno a ottenere nell’arco temporale di 5 anni 120 CFP con un
minimo di 15 CFP all’anno di cui 3 CFP all’anno sui temi dell’etica, sulla deontologia e in materia
previdenziale.
Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNPI a svolgere attività formativa (da settembre 2014), le
iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti i periti industriali partecipanti.
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IRIS 3.0
Scarica la versione di prova dal sito ANIT
IRIS 3.0 è il nuovo software ANIT per l’analisi dei ponti termici
agli elementi finiti in accordo con la norma UNI EN ISO 10211.
Con IRIS 3.0 è possibile:
• Preparare velocemente le schede dei ponti termici per la Legge 10
e la Certificazione energetica
• Calcolare il coefficiente di trasmittanza lineica Ψi e Ψe con assoluta precisione
• Valutare il rischio di muffa e condensa superficiale nei punti più critici
dei nodi architettonici
Inoltre con la nuova versione è possibile:
• Richiamare le strutture (pareti e solai) già create col software PAN6.1
• Valutare il rischio di condensa interstiziale (e non solo superficiale)
in corrispondenza dei ponti termici
• Ricavare i diagrammi della temperatura sui pilastri per un confronto
con le indagini termografiche in caso di diagnosi
IRIS 3.0 è gratuito per i soci ANIT!
Quota associativa ANIT annuale: 95 € + IVA
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
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Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente.
Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche
degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97.
I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione.
Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.
Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile
separatamente al prezzo di 200 € + IVA
196 pp., Ed. TEP srl, 2016
ISBN: 978-88-941536-0-6
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- I meccanismi di
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Volume 1 - I materiali isolanti
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ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e
acustica dell’edificio. La novità 2015 è la SUITE ANIT, ovvero la possibilità di ricevere i 4 software completi
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L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente.
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Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - [email protected]
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Software LETO 3
Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
LETO 3
Analisi del fabbisogno energetico degli edifici
secondo le UNI/TS 11300 parte 1:2014, 2:2014, 3:2010 e 4:2012
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente.
Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - [email protected]
Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo
UNI/TS 11300 parte 1,2,3 e 4 (aggiornato al DM 26/6/15)
La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile
ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge
10/91. Il software ha il consueto approccio di Anit: in accordo con la
normativa, trasparente nei passaggi e di intuitivo e semplice utilizzo.
Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile
separatamente al prezzo di 200 € + IVA
墌 versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni
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Software ANIT
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Il manuale è stato
sviluppato con l’intento di
fornire informazioni
specifiche, in maniera
semplice e chiara, ai
tecnici che decidono di
approfondire il tema
ell’acustica edilizia.
192 pp., Ed. TEP srl, 2011
ISBN: 978-88-905300-2-9
25 euro (IVA incl.)
IN
Software PAN 7 (in uscita a gennaio 2016)
Volume 3 - Manuale di acustica edilizia
A
墌 versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni
Volume 5 - Prestazioni estive
degli edifici
La Guida completa all’analisi
igrotermica degli edifici.
Completamente rinnovato
nei contenuti per offrire ai
professionisti un valido
strumento sull’importanza
del controllo delle prestazioni
igrotermiche delle strutture.
176 pp. Ed. TEP srl, 2016
ISBN: 978-88-941536-2-0
25 euro (IVA incl.)
Volume 6 - La classificazione acustica
delle unità immobiliari
- L’inquadramento legislativo.
- L’influenza dei materiali
e del colore.
- Caratteristiche termiche
dinamiche delle pareti.
- Facciate e coperture ventilate.
- La valutazione della
temperatura interna.
Vengono spiegati i contenuti
della norma UNI 11367/2010
che definisce per la prima
volta in Italia le procedure per
classificare acusticamente le
unita’ immobiliari sulla base
di misurazioni fonometriche
eseguite sull’immobile.
192 pp., Ed TEP s.r.l, 2011
ISBN: 978-88-905300-0-5
25 euro (IVA incl.)
160 pp., Ed. TEP srl, 2013
ISBN: 978-88-905300-4-3
25 euro (IVA incl.)
Come acquistare i prodotti dello shop:
- bonifico bancario intestato a TEP s.r.l. Banca Popolare Commercio & Industria
IBAN: IT 20B0504801693000000081886 indicando come causale il prodotto acquistato
e inviando copia del pagamento via fax al n. 02/58104378 - on line con carta di credito dal sito www.anit.it
I software vengono spediti via e-mail.
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Campagna
associativa ANIT!
Diventare Soci ANIT significa partecipare a una comunità di esperti intenzionati a diffondere, promuovere
e sviluppare l’isolamento termico ed acustico nell’edilizia e nell’industria come mezzo per salvaguardare
l’ambiente e il benessere delle persone.
I soci sono costantemente aggiornati sull’evoluzione legislativa e normativa e ricevono strumenti quali
software di calcolo e manuali tecnici.
I Soci ricevono:
La SUITE dei Software ANIT che comprende (nelle ultime versioni aggiornate):
• PAN: Caratteristiche igrotermiche e dinamiche delle strutture opache e trasparenti
• ECHO: Requisiti acustici passivi degli edifici e classificazione acustica
• LETO: Calcolo del fabbisogno energetico secondo UNI/TS 11300
• IRIS: Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN 10211
I 4 programmi permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia:
•Legge 10 e Certificazione energetica
•Muffe e condense
•Requisiti acustici passivi (DPCM 5-12-1997)
•Classificazione acustica
La SUITE è utilizzabile durante l’anno di associazione e può essere installata su 3 computer.
Per maggiori informazioni e scaricare una versione di prova di 30 giorni dei programmi,
visitare il sito ANIT.IT alla pagina Software.
Le Guide ANIT
I SOCI possono scaricare tutte le GUIDE ANIT dal sito www.anit.it
Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente
aggiornate con le ultime novità legislative. Oltre alla GUIDA ANIT «Nazionale» i Soci possono scaricare
documenti relativi a leggi regionali e altri argomenti specifici (sostenibilità, acustica, ecc.).
Chiarimenti normativi
I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione
della normativa di settore.
Rivista Neo-Eubios
I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista neo-Eubios in formato cartaceo.
Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico dal 1988.
Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno
(marzo, giugno, settembre e dicembre).
Servizi scontati
I SOCI hanno diritto a sconti su tutti i corsi ANIT e sull’acquisto dei volumi ANIT.
I volumi ANIT sono libri, sintetici e pratici, scritti dai professionisti per i professionisti.
Iscriviti ad ANIT!
ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico.
Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati;
- promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica;
- assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle
problematiche di energetica e acustica in edilizia;
- effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato;
- fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico
ed argomenti affini;
- organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare
le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico;
- diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico;
- realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali.
I SOCI
Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore.
Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione.
Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc.
Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico.
Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività
dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli
strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. L’Associazione è ad anno solare, con
scadenza al 31 dicembre dell’anno di iscrizione. Per info: [email protected].
LE PUBBLICAZIONI
ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi,
sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza
energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione
degli incontri e dei convegni ANIT.
I CONVEGNI
ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore.
Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni
sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia.
Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
Quota associativa
La quota associativa ha un costo di € 95 + IVA e una durata di 12 mesi.
Possono associarsi come SOCI INDIVIDUALI ANIT: professionisti, studi di progettazione, imprese edili e
privati cittadini. Per gli studi di progettazione occorre segnalare il nominativo di un unico referente.
Il SOCIO INDIVIDUALE non deve rappresentare aziende produttrici di materiali isolanti o aziende affini.
Maggiori info su: www.anit.it
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Maggiori info su
www.anit.it
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neo-EUBIOS
Periodico trimestrale
anno XVI - n. 54
Dicembre 2015
Direttore Responsabile
Susanna Mammi
Redazione
TEP s.r.l.
Via Savona 1/B
20144 Milano
tel 02/89415126
Grafica e impaginazione
Claudio Grazioli
Distribuzione
in abbonamento postale
Associato
A.N.E.S. - Associazione Nazionale
Editoriale Periodica Specializzata
Stampa
INGRAPH srl - via Bologna
104/106 - 20038 Seregno (MB)
Registrazione Tribunale di Milano
n. 524 del 24/7/1999
Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna sezione della rivista
può essere riprodotta in
qualsiasi forma senza
l’autorizzazione dell’Editore.
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