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Rosanna Marsico
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LUCA SERIANNI
UN TRENO DI SINTOMI.
PERCORSI LINGUISTICI NEL PASSATO E NEL PRESENTE
Milano: Edizioni Garzanti, 2005. 316 pp.
l linguaggio della medicina rientra nell ambito più ampio dei sottocodici,
che, usati in rapporto a determinate discipline ad alto grado di
specializzazione, esplicano funzioni nettamente differenti rispetto alla
lingua comune. All esplorazione del linguaggio medico e conseguentemente
al rapporto di comunicazione che si istituisce tra medico e paziente è dedicato
l ultimo pregevole lavoro di Luca Serianni che, tra l altro, offre interessanti
spunti di riflessione validi per tutte le categorie socio-professionali,
inducendo a riflettere sulla lingua che si usa nel proprio mestiere. Partendo
dal rapporto tra medicina e letteratura, l autore conduce il lettore in un
affascinante viaggio tra passato e presente, aiutandolo a comprendere i
percorsi che hanno portato alla nascita di nuovi termini, la tipologia dei
tecnicismi e la loro divulgazione, a mettere a confronto l ottica dei medici
antichi e quella dei moderni. La trattazione invita a riflettere sulle differenze
tra le metodologie comunicative dei primi e le nuove strategie di
divulgazione dei secondi, anche in rapporto alle altre lingue (ed in particolare
all inglese, che è ormai diventato una sorta di lingua franca, una vera e
propria koinè della comunità scientifica). Attraverso una scrittura chiara e
piacevole Serianni focalizza l attenzione sulla necessità di conciliare le
esigenze di informazione con quelle di sintesi e divulgazione. Sia i testi
specialistici scritti che i discorsi di carattere medico devono necessariamente
bilanciare la complessità, la densità informativa e la molteplicità dei
chiarimenti da trasmettere, ed attenersi ai limiti di spazio (nel caso della
scrittura) e di tempo (nel caso del discorso orale) a disposizione per
comunicare i contenuti; ma devono anche adeguarsi agli scopi, alle situazioni
comunicative e soprattutto alla diversità dei destinatari e alle loro molteplici e
diversificate esigenze di ricezione.
Da tali osservazioni scaturisce una disamina puntuale di buona parte della
classe medica, meticolosamente documentata (dalla redazione delle cartelle
cliniche con relativi eufemismi ai bugiardini delle confezioni di medicinali,
dai saggi scientifici alla divulgazione presso la grande stampa) e a tratti
impietosa. Emerge così tutta l inadeguatezza comunicativa della categoria
medica che, pur essendo investita di un ruolo fondamentale per la società
(ossia quello di leggere i sintomi ed individuare eventuali terapie), si mostra
spesso incapace di veicolare in modo appropriato le informazioni ai propri
pazienti.
Quello dei medici è un codice costantemente sospeso tra comunicazione
verbale e scrittura; un codice che, senza rinunciare alle proprie peculiarità
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scientifiche quali la precisione, l appropriatezza e il rigore, non dovrebbe
mai rinnegare le proprie origini umanistico-letterarie. Diagnosi indecifrabili
con una terminologia eccessivamente tecnica, irta di sigle arcane e acronimi,
ingenerano nel paziente un senso di inadeguatezza e di distanza nei confronti
della classe medica che spesso viene vissuta come una elite inavvicinabile ed
incomprensibile.
Nella prassi comunicativa si osserva infatti una sorta di ambiguità che
deriva dalla mancata intesa comunicativa (e anche pragmatica) tra medico e
paziente. La matrice di tale ambiguità non è legata alla situazione o al
messaggio né va ricercata nel linguaggio criptico e astruso che pure spesso lo
specialista utilizza. Il problema è piuttosto generato dal fatto che le cose di
cui si parla non hanno, per il medico e per il paziente, il medesimo
significato.
Ovviamente gran parte dello sforzo comunicativo spetterebbe al primo, che
dovrebbe farsi latore di uno spazio comunicativo nuovo, che contenga
conoscenze condivise con l interlocutore.
Al di là delle iniziali ipotesi che potrebbero spiegare i motivi che inducono
il medico a usare un linguaggio tecnico ai limiti dell incomprensibilità
(volontà di stabilire la propria superiorità scientifica ponendo l interlocutore
in una posizione subordinata, presunzione nell approccio dettata dal
considerarsi l unico detentore di un sapere, ostinazione nel voler difendere un
interesse di categoria, ecc.), il libro è una miniera in cui scavare e da cui
estrarre esempi, osservazioni, spunti che devono far riflettere.
D altra parte oggi la comunicazione di carattere sanitario trascende il
rapporto personale medico-paziente, avvalendosi di nuove strategie e di
nuovi strumenti di informazione. In questo senso i mass-media svolgono un
ruolo fondamentale ai fini dello sviluppo e dell aggiornamento delle
conoscenze del pubblico, ma allo stesso tempo possono provocare distorsioni
e carenza di informazione efficace e corretta.
Rispetto al passato, grazie alla maggiore accessibilità alle notizie di
carattere sanitario, il paziente medio è infatti generalmente in grado di
comprendere le problematiche relative alla salute e di prendere a tal proposito
decisioni consapevoli relative al proprio benessere.
Eppure, nonostante le conoscenze in materia siano molto più elevate e si
assista sempre più ad una progressiva evoluzione verso una volontà di
autodeterminazione della propria salute, il livello di alfabetizzazione è
totalmente inadeguato ed è assai frequente che i soggetti meno istruiti non
comprendano il linguaggio utilizzato per affrontare temi legati alla salute,
travisando così le informazioni e accrescendo le proprie ansie collettive.
Anche a livello di scrittura, l informazione medica risulta essere complessa
ed espressa in un linguaggio tecnico e scientifico che provoca difficoltà nella
lettura e nella comprensione (ne sono esempi lampanti le prescrizioni, le
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istruzioni dei medicinali, gli opuscoli informativi sulle malattie e sui
trattamenti, le forme di consenso, ecc.).
Altro aspetto non secondario messo in luce da Serianni è l inserzione,
favorita dalla relativa diffusione anche presso un pubblico di massa di
nozioni mediche, di tecnicismi nella lingua comune. Che il linguaggio
medico sia, tra i linguaggi settoriali, quello che ha avuto una maggiore
capacità di penetrazione nella lingua del parlante medio è un dato di fatto
facilmente accertabile: di un vocabolario della lingua italiana (il calcolo è
stato fatto dall autore sul Sabatini-Colletti) fanno parte oltre 5.000 termini
tecnici medici (poco più del 5 per cento del totale delle parole riportate). Tale
presenza ingombrante si deve secondo Serianni a tre principali motivazioni:
1. La medicina, attingendo alle lingue classiche per coniare una nuova
terminologia specialistica passata poi nella lingua comune, ha intrapreso un
percorso inverso a quello di molte altre scienze, che hanno invece applicato
alla scienza parole di uso comune.
2. Il medico, quasi in virtù di un innato individualismo legato alla sua
professione, aspira a lasciare anche attraverso la lingua utilizzata un segno
tangibile di sé e della propria professionalità
3. La ricchezza terminologica della medicina si riflette nell uso corrente dal
momento che questo settore della scienza suscita un interesse generalizzato.
L autore individua una spiccata tendenza della classe medica ad impiegare
non solo i tecnicismi indispensabili per una diagnosi corretta, ma anche il
cospicuo numero dei cosiddetti tecnicismi collaterali , che potrebbero essere
adeguatamente espressi con parole più facilmente comprensibili al paziente.
Ne deriva il quadro di una lingua che tende a divenire anonima e asettica,
con un abuso degli aggettivi di relazione (del tipo manifestazioni anginose
in luogo di angina , patologia abortiva in luogo di aborto ), con un uso
scorretto (e spesso inutile) delle preposizioni e delle locuzioni preposizionali
o con una destrutturazione della microsintassi originata dall elisione
dell articolo.
Ad essi andranno aggiunti i tecnicismi collaterali lessicali , cresciuti in
maniera esponenziale negli ultimi due secoli. Serianni individua sei principali
tipologie di prestiti lessicali (penetrati in periodi successivi e con alterne
fortune): grecismi, latinismi, arabismi, francesismi, germanismi e inglesismi.
Il ricorso alle lingue classiche e straniere è un tratto stilistico peculiare del
linguaggio scientifico ed uno dei mezzi attraverso i quali esso può godere di
un certo prestigio sulle altre varietà di lingua.
L autore spiega le diverse radici dei termini medici attraverso un breve
excursus storico-linguistico: le componenti latine e arabe sono le più antiche
(risalgono infatti al Medioevo), mentre l inserzione di grecismi nella
terminologia medica è molto più recente (Otto-Novecento). Ruolo ben
diverso è quello svolto dal francese, che è penetrato per lo più attraverso i
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cosiddetti xeno-latinismi e xeno-grecismi, ossia parole francesi derivate da
radice latina o greca e importate in Italia.
Discorso a parte meritano il tedesco la cui influenza è stata fugace ma
soprattutto l inglese, divenuto ormai in senso lato la lingua ufficiale della
scienza. L influenza dell inglese è significativa non solo al livello lessicale
ma anche al livello di costruzione e ordine dei costituenti frasali (ad esempio
la tendenza a preporre il soggetto al predicato quando non necessario).
Particolare attenzione è data da Serianni all analisi variazionale e agli
allotropi fonetici e grafici. È indubbio che, sul piano lessicale, la
concentrazione di tecnicismi collaterali e termini obsoleti o appartenenti ad
un registro non adeguato abbassi notevolmente il grado di comprensibilità.
Ciononostante, è anche vero che la questione della semplificazione del testo
specialistico deve comprendere nelle sue aree d intervento anche altri livelli
testuali o, se non altro, includerli nella stessa misura in cui include i problemi
di natura lessicale: l organizzazione logico-concettuale; l attenzione al
contesto reale della comunicazione; il rapporto tra testo e altri testi della
stessa tipologia; le funzioni comunicative; tutti gli aspetti retoricoargomentativi. Le scelte lessicali e sintattiche non sono le sole che
permettono di ridurre il divario, in ogni caso ineliminabile, tra emittente e
ricevente. La complicazione e la difficile comprensibilità del testo
specialistico sono causate anche dalla mancanza di chiarezza sugli scopi, i
contenuti e la destinazione del testo o del discorso, dall errata disposizione
dei temi e dall inadeguata gestione del rapporto medico-paziente.
Merita un cenno la parte finale del lavoro, in cui il medico viene
considerato, sotto il profilo della lingua, più vicino alla figura del giurista che
a quella dello scienziato: come il giurista, anche il medico è infatti attento a
calibrare il significato dei termini che usa.
A conclusione di queste brevi osservazioni, riteniamo che Un treno di
sintomi. Percorsi linguistici nel passato e nel presente, mettendo a nudo il
rischio elevatissimo di comunicazione difettuale e di incomprensibilità del
linguaggio medico-scientifico, abbia il pregio di offrire interessanti spunti
utili a coloro che indossano il camice bianco, affinché rifuggano l eccessivo
meccanicismo e il freddo rigore descrittivo e si rendano latori di quella
empatia comunicativa che dovrebbe instaurarsi tra medico e paziente e che
dovrebbe attenuare la sofferenza che la malattia spesso comporta.
ROSANNA MARSICO
Università degli Studi di Roma La Sapienza