Alessia Canfarini è Managing Director di Zeta Service Consulting. Leadership Non fidarsi è bene, fidarsi è meglio: Change MindSet Transformation di Alessia Canfarini Anche nel mondo del business, così come nella società civile, è urgente attivare un processo di cambiamento culturale che metta al centro la fiducia come condizione imprescindibile dei rapporti fra le persone, siano essi di natura affettiva o commerciale. È questo il messaggio di fondo che è emerso da un’indagine di Zeta Ser- • L’aspetto psicologico che ha a che fare • Saper delegare con il significato di attestare con l’impatto emotivo, di self confidence fiducia, mettere nelle mani dell’altro parte e di possibilità di relazione che la fiducia del proprio successo, che si sia promotori o genera. destinatari del processo di delega. • L’aspetto strategico che riguarda la visione, • Generare una cultura della comunicazione, la costruzione di modelli culturali- aziendali, con modalità comunicative che permettano i comportamenti e l’azione. la costruzione di una cultura di trasparenza, vice Consulting fra trenta top manager europei, uno dei quali ha sottolineato che “anche se si La complessità della dimensione della fiducia dice che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio, sociale richiedono quindi un salto qualitativo in realtà la vita si fonda sulla fiducia, senza la che non ha che fare solo con il tema delle re- quale l’uomo non potrebbe vivere”. gole e delle sanzioni, ma che incide profonda- L’obiettivoprincipale dellostudio è stato quello mente sugli atteggiamenti, in particolare di chi di indagare come la dimensione della fiducia ha il ruolo di leader, dentro e fuori l’azienda. Si venditore-fornitore e focalizzarsi su un pro- impatti sullo sviluppo del business, al fine di tratta quindi di avviare un change mindset, con getto, un obiettivo comune; inoltre, superare costruire un modello di competenze compor- la necessità (e difficoltà) di rimuovere vecchi tamentali ripetibile per lo sviluppo di indivi- automatismi di pensiero e di comportamento l’aspetto puramente economico e focalizzarsisullarelazionedifiduciaa lungotermine. dui, team e organizzazioni. La fiducia, è anche per generare nuove strategie, e di superare una scaturito dall’indagine, va ben oltre il rapporto visione ingenua per costruire una dimensione Le competenze “esterne” si riferiscono espli- con i clienti: “Non esiste credibilità esterna se strategica della fiducia dove possano confluire non c’è credibilità interna”, è stato il pensiero le dimensioni emotiva, razionale ed etica. comune, e per costruire una fiducia verso l’e- Le “competenze per la fiducia” individuate – in- sterno è indispensabile creare un clima di fidu- terne ed esterne - hanno quindi a che fare con cia, coerenza e credibilità al proprio interno. una concezione di sé, come individui e come Viviamo in un’epoca di sfiducia diffusa che leader, che va oltre la semplice azione e che coinvolge tutti gli ambiti: sociale, istituzionale, mette in discussione vecchie credenze non più economico.È dunque fondamentale ricostruire attuali. In particolare emerge un curioso ribal- la fiducia e questo richiede lo sviluppo di una tamento del paradigma: da “cosa posso fare un prodotto o servizio e avere il supporto ne- precisa consapevolezza della necessità di un cambiamento, innanzitutto culturale, nel quale particolare rilevanza assume la dimensione per ottenere la fiducia” a “cosa posso fare per cessario in caso di problemi. Un’azienda che etica che connota tutte le competenze che gli executive intervistati individuano come strategiche per generare fiducia: “La trasparenza, l’integrità e l’etica sono i fattori principali in grado di sviluppare fiducia”. Ma cosa dobbiamo intendere esattamente con il termine fiducia? Nel corso delle interviste sono emersi tre livelli differenti della dimensione fiducia nella percezione individuale: e l’eccezionalità dell’attuale crisi economica e dare e generare fiducia”. Le competenze “interne” hanno a che fare con la capacità di creare un clima e una vision favorevoli alla fiducia. • Gestire l’incertezza è la capacità di prendere decisioni anche in assenza di elementi certi; assumersi il rischio non è andare allo sbaraglio ma assumersi la responsabilità delle proprie decisioni e dei propri comportamenti. • Saper generare speranze e prospettive, prendere in carico le preoccupazioni proprie, dei collaboratori e dei clienti, imparare ad ali- • L’aspetto metaforico (rappresentato da mentare un ottimismo intelligente. immagini, suggestioni e metafore) che rimanda alla sfera dell’istintività, dell’ingenui- • Creare una cultura dell’errore e generare tà, dei desideri e delle paure. un mindset dinamico che consideri l’errore come utile al processo innovativo. autenticità e feedback. • La capacità di ascoltare per capire e non solo per rispondere, comprendere i bisogni, ma anche le diversità e le posizioni non con- divise dell’altro. • Creare partnership per superare la logica citamente al cliente e sono state individuate principalmente quando si chiedeva agli intervi- statidi riviverele proprie esperienze dicliente. • Credibilità, comprensione e orientamento ai bisogni. Se ci si pone dal punto di vista del cliente risulta evidente come l’azienda debba saper costruire un rapporto di fiducia. • Vicinanza e accessibilità: la percezione di poter raggiungere facilmente chi ha fornito sa creare dei canali di comunicazione diretta è affidabile. • Cultura della vendita: trasferire questa competenza a tutti i livelli aziendali – anche a chi non interagisce mai con il cliente – diventa un fattore essenziale per creare una reale cultura customer oriented. “È più facile spezzare un atomo che un pregiu- dizio”, ha detto Einstein, ben descrivendo la sfida che il management dovrà raccogliere per innescare il più difficile fra tutti i cambiamenti: quello mentale e relazionale della scommessa della fiducia, dove ci si assume il rischio della relazione con gli altri realmente basata sul concetto che “Non fidarsi è bene, fidarsi è meglio”. Ottobre 2014 Harvard Business Review 95