La Confraternita del Santissimo Sacramento in Formigine

La Confraternita del Santissimo Sacramento in Formigine,
processioni e solennità liturgiche
Parte II
di Francesco Gherardi
Funzioni straordinarie
Come accennavamo nella prima parte di questo articolo, pubblicata sulla precedente edizione dei
«Quaderni formiginesi», oltre alle funzioni religiose che potremmo definire “ordinarie” – quelle
cioè che si ripetevano regolarmente ogni anno, seguendo il calendario liturgico, come
l’Annunciazione o il Corpus Domini- avvennero nella storia della Confraternita del Santissimo
Sacramento anche eventi “straordinari” che comportarono festeggiamenti particolari e funzioni
religiose ad hoc al fine di solennizzarli.
Festeggiando Waterloo
La Confraternita del Santissimo Sacramento ricevette dalle invasioni napoleoniche danni ingenti, al
pari delle altre realtà ecclesiali del nostro territorio e dell’intera Europa, squassata da un ventennio
di continue guerre e dai furori anticlericali della Rivoluzione francese.
Il 13 luglio 1798, similmente a molte altre corporazioni religiose, essa venne soppressa d’imperio.
La ritroviamo attiva dal 1803, e in lite nel 1807-1808 con la Confraternita di San Pietro Martire, a
causa della limitazione sancita per legge di mantenere una sola confraternita per parrocchia - quella
del Santissimo Sacramento, con funzioni di illuminaria - che avrebbe dovuto assorbire i confratelli
degli altri sodalizi, tutti soppressi. (1)
Tra le passate soppressioni, le guerre ininterrotte ed i continui passaggi di soldatesche, il periodo
napoleonico non fu affatto felice per la Confraternita del Santissimo Sacramento, come d’altronde
non lo fu per i formiginesi tutti.
Per questo, la definitiva sconfitta del Buonaparte sul campo di battaglia di Waterloo venne salutata,
a Formigine come altrove, con la celebrazione di un solenne Te Deum di ringraziamento. La
restaurazione dei sovrani legittimi o dei loro eredi era il segno del ritorno alla pace e ad un ordine
sociale che poneva in una posizione di assoluto riguardo e prestigio le espressioni della religione.
La Chiesa, che aveva visto deportare e morire in esilio Pio VI, ad opera di Napoleone ed esporre il
successore Pio VII ad un regime di cattività ed all’umiliazione di celebrare la famosa autoincoronazione dell’Imperatore dei Francesi, esultava per l’avvenuta liberazione.
Così, il 15 luglio 1815 l’arciprete formiginese don Andrea Lancellotti informava il priore Luigi
Castiglioni che “Dimattina alle ore dieci si canterà Messa Solenne in questa Plebana Chiesa, e
dopo un Tedeum [sic] in ringraziamento a Dio per la segnalata Vittoria riportata per divina
misericordia dalle otto Potenze alleate contro i Francesi” ed esortava la Confraternita ad
intervenire “ col suo indumento” per “condecorare una Funzione, che formerà epoca nei fasti della
Chiesa” (2)
Il grande restauro del 1846
Luigi Manzini, San Liborio e San Geminiano al cospetto della Vergine Maria, chiesa della Santissima Annunziata,
Formigine.
Passata l’esultanza per la fine dei ventennali sconvolgimenti napoleonici, pare che - per circa
trent’anni - la Confraternita non registri alcun evento di rilevanza tale da motivare la celebrazione di
cerimonie straordinarie, sino a quando, sfogliando l’antico Libro dei Partiti, non ci imbattiamo nei
solenni festeggiamenti per l’avvenuto restauro della chiesa della Santissima Annunziata: correva
l’anno 1846, ed erano appena terminati i lavori di restauro avviati il 13 giugno 1845. (3)
Naturalmente, l’idea di abbattere buona parte dell’edificio sacro per rettificare il tracciato della via
Giardini – che allora correva lungo l’attuale via Trento Trieste- era ancora di là da venire ed i
Confratelli che avevano messo mano ad un costoso intervento, completato dall’affresco a
chiaroscuro degli interni della chiesa, erano lontani dall’immaginare che nel volgere di mezzo
secolo la loro opera sarebbe stata completamente sconvolta.
Allorché in ogni parte interna ebbe termine l’opera del Ristauro, e che tutto l’ornamento della
chiesa appariva in perfetta disposizione, si determinò finalmente di solennizzare un Triduo con
tutta pompa a rendimento di Grazie all’Altissimo per la condotta di sua divina Provvidenza in
un Lavoro, a cui non si sarebbe mai potuto arrivare a capo, se per sua singolarissima clemenza
non avesse mosso il cuore di tanti generosi Confratelli e d’altre benefiche Persone a concorrere
in simile urgente circostanza. (4)
I lavori dovettero essere veramente molto dispendiosi: l’edificio sacro era costruito in parte sul
canale di Modena, il quale scorreva sotto il volto che sosteneva le pareti ed il pavimento della
chiesa all’altezza dell’attuale marciapiedi di via Giardini. Le infiltrazioni di umidità erano
notevolissime, la statica dei muri portanti e degli archi precaria:
Fu primo lavoro dei muratori l’intonacare tutta la soffitta della Chiesa, a poco a poco
discendendo assicurarne le tre maggiori arcate mettendovi le catene che tengono unita, e
legata la superiore volta […] Furono rinnovati nel basso della Chiesa quei muri, che
vennero trovati di frantumi, e di sassi mal connessi, e senza risparmio alcuno visitati tutti
gli altri muri della Sagristia, della tribuna, ed altri ripostigli, senza sorpassare luogo, che
fosse necessario di pronto riparo […] (5)
Oltre al restauro delle opere murarie ed all’affresco degli interni, la Confraternita del Santissimo
Sacramento acquistò a Bologna tre campane nuove ( la-si-do) in luogo delle due preesistenti,
ritenute troppo piccole. Le campane nuove, consacrate dall’Arcivescovo di Bologna, vennero
suonate a terzetto per la prima volta il 24 marzo 1846, vigilia dell’Annunciazione. Infine, i
Confratelli commissionarono al “Pittore Modenese Sig. Luigi Manzini impiegato del Pubblico
Ministero di Economia ed Istruzione”, uno dei principali artisti modenesi del tempo, l’esecuzione di
due teleri raffiguranti rispettivamente Santa Liberata con Sant’Agata e Gesù Redentore ed i Santi
Liborio e Geminiano al cospetto della Vergine Maria. Sullo sfondo della grande tela raffigurante
San Geminiano e San Liborio, il Manzini raffigurò Formigine come appariva nel 1846. Si vedono
chiaramente l’abside dell’Annunziata con l’antico campanile e la vasta sagrestia: è l’unica
raffigurazione della chiesa officiata dai Confratelli del Santissimo Sacramento precedente le
demolizioni tardo ottocentesche, ad eccezione dell’affresco di Spezzano, che ci mostra il piccolo
oratorio antico, prima della costruzione della chiesa seicentesca. I due dipinti, terminati il 18 aprile
1846, costarono “Italiane £ 276” e giunsero a Formigine il 22 aprile, venendo immediatamente
collocati ai lati del presbiterio. (6 )
Particolare dal dipinto “San Liborio e San Geminiano al cospetto della Vergine Maria” di Luigi Manzini. Si noti la
veduta dalla parte dell’abside della chiesa della Santissima Annunziata, con il solo campanile originale, osservata
dall’aperta campagna che si stendeva presso l’attuale via Mazzini
Ma ora, torniamo al grande triduo di ringraziamento del 24-25-26 aprile 1846, scorrendo la vivida
descrizione che la cronaca del Libro dei Partiti ci offre:
Quand’ecco che il giorno 24 aprile 1846 il Capellano D. Gaetano Zanfi celebrò per la prima
volta il Santo Sacrificio della Messa concorrendovi numerosa popolazione, che mostrava il
desiderio e l’ardente brama di rinnovare in essa Chiesa quella fervorosa preghiera ad onore del
Sacratissimo Cuore di Gesù, della sempre intemerata Vergine dall’Arcangelo Annunziata, e di
tutti quei Santi, che con particolare devozione si venerano.
Quindi verso sera dal M.to Rev.do ed Ill.re Sig.r Arciprete D. Battista Giberti all’Altare del
Sacro Cuore si compartì la Benedizione con l’Augustissimo Sacramento, nel qual tempo ebbe
luogo uno sparo di mortari in segno di comune esultanza, formatasi a tale oggetto una società di
Confratelli, il cui capo fu Giusti Vincenzo, e ne diresse con somma avvedutezza , e prudente
cautela nei tre giorni di scarica di detti mortari il Benemerito Confratello nostro Sindaco Sr.
Gio: Battista Gatti. (7 )
I festeggiamenti erano continuati il giorno successivo, 25 aprile 1846:
Così nello stesso modo seguì il secondo giorno, appaerendo la chiesa nel suo maggior splendore,
perché magnificamente apparata, mostrando verso sera colla moltitudine dei lumi, e con tutto il
compimento negli aredi sacri, tutto quello che corrispondere doveva a formare un’alta idea della
riverente sommissione dei vari Fedeli dovuta alla Maestà di un Dio fattosi Sacramento per
abitare fra noi. ( 8)
Finalmente, domenica 26 aprile 1846 le celebrazioni del triduo giunsero al culmine. Alla solennità
della funzione contribuì l’intervento di un’orchestra musicale diretta dal maestro Alessandro
Gandini:
Nel terzo giorno ultima Domenica del mese d’Aprile la salva duplicata di grossi Mortari
annunziavano nella prima aurora la Solennità ai più lontani, ed al comparire il Sole al suo
orizzonte ebbe principio la celebrazione del Santo Sacrificio, che continuò per concorrenza anche
di Sacerdoti forestieri fino dopo il mezzo giorno, avendo in tal giorno cantata la Messa il
rammemorato D. Gaetano Zanfi Consorziale Decano, e Cappellano di questa Chiesa,
accompagnata da Scelta Musica, ad orchestra formata mediante soggetti Modenesi, e diretta dal
Nobil Uomo Sig.r Alessandro Gandini Maestro di Cappella della R. Corte. Dopo pranzo
finalmente oltre il vespro solenne pure con Musica si cantò l’Inno Ambrosiano coll’intervento del
Sacerdotale Consorzio della Parrocchiale, e dei Confratelli con torcia, e candelotti, e dandosi la
terza Benedizione coll’Augustissimo Sacramento si terminò la Solenne Funzione con immenso
sparo di Mortari, essendovi in tal giorno concorso innumerevole popolazione in questa civil
Terra. (9)
1891: il primo arretramento
Dopo circa quarant’anni dalla solenne
riapertura al culto dell’Annunziata, nel 1887,
un primo arretramento venne a deturpare
l’impianto architettonico della chiesa: il
Comune di Formigine, per esigenze di
sicurezza stradale, chiese ed ottenne
inizialmente l’abbattimento “ai due angoli
della facciata della chiesa stessa, di qua e di
là, [di ] due quadretti di spazio perché [fosse]
allargata la strada pubblica che passa
dinanzi ad essa chiesa”, a patto che i lavori
venissero fatti a spese del Comune stesso, il
quale avrebbe provveduto anche a fornire due
confessionali da collocarsi sotto le tribune, a
destra ed a sinistra dell’altar maggiore.
Purtroppo, non abbiamo alcuna immagine di
questa parte abbattuta, come, del resto, del
fronte in cotto che, di lì a poco, venne
distrutto per far spazio ad una “strada
circondaria”.(10)
Dopo il primo arretramento (collezione Carlo Manni )
La cessione di quella piccola porzione, un danno apparentemente limitato, si rivelò la proverbiale
falla che, ineluttabilmente, si muta in una voragine prima che sia possibile porvi rimedio:
l’Amministrazione comunale offerse immediatamente un consistente indennizzo alla Confraternita
del Santissimo Sacramento, qualora questa avesse ceduto anche la porzione di chiesa compresa tra i
due angoli abbattuti. Si sarebbe trattato della demolizione di una campata e della facciata
seicentesca. I Confratelli rifiutarono categoricamente. Il Consiglio Comunale ritornò alla carica, il
Sindaco si rivolse direttamente all’Arcivescovo e la Confraternita, sperando che quest’ultimo
avrebbe impedito un tale scempio – cosa che non avvenne- non poté far altro che rifiutare
nuovamente:
Considerato da ultimo che col proposto arretramento non sarebbero tolti i pretesi ostacoli alla
pubblica viabilità, e ben presto verrebbe chiesto l’arretramento di quasi tutta la chiesa e cioè
fino alla balaustrata dell’Altar Maggiore; e d’altra parte verrebbero accresciuti gli aggravi e i
disturbi alla chiesa stessa […] Questa Venerabile Arciconfraternita è ben grata a questo
Ill.mo Sig. Sindaco per le attenzioni benevole che ha addimostrato pubblicamente in questa
circostanza, ma sente ribrezzo alla sola idea di un ulteriore arretramento, essendosi concesso
tutto quello che si potea […] (11)
Nel 1890, il priore Nicola Braidi si dimise ed i Confratelli elessero al suo posto il conte ( ed
assessore) Luigi Alberto Gandini, uno dei principali notabili cattolici del paese, affinché
provvedesse ad ottenere alla Confraternita stessa le condizioni migliori possibili in vista dello
sciagurato abbattimento, che avvenne nel 1891. I lavori terminarono il 14 novembre e
l’arretramento della facciata comportò l’accorciamento della navata di 3, 80 metri, con non pochi
problemi di ordine liturgico ed estetico. Infatti, i due altari laterali, quello di San Lorenzo e San
Giovanni Battista e quello del Crocefisso e del Sacro Cuore, vennero a trovarsi accanto al portale
d’ingresso: furono pertanto spostati a spese del Comune. (12)
La nuova facciata in stile neogotico così ottenuta fu decorata con la bicromia che tuttora caratterizza
l’Annunziata, mentre il campanile originario non venne minimamente modificato.
Dipinto raffigurante l’Annunziata dopo il primo arretramento e prima del secondo. Si notino il campanile originario e la
facciata del 1891. L’edificio attuale corrisponde alla parte priva di intonaci compresa tra il campanile e l’abside –
sostanzialmente, solo il presbiterio ed il coro della chiesa antica- parzialmente ampliata grazie ad una piccola edicola
aggiunta posteriormente all’abside originaria.
In occasione dell’arretramento del 1891, non si ha notizia di particolari festeggiamenti per
solennizzare la riapertura al culto dell’edificio sacro, forse a causa del carattere relativamente poco
invasivo dei lavori, perlomeno rispetto al definitivo arretramento del 1928.
Ben altra solennità ebbe la riapertura del 1930 – seguita ad una vera e propria ricostruzione della
chiesa e dello stesso altar maggiore, divenuto l’unico altare- dopo che, grazie all’opera inesausta ed
appassionata del priore Francesco Barozzini,venne evitata la totale demolizione della chiesa
dell’Annunziata.
1928: il secondo arretramento
Il grande traffico che la via Giardini portava con sé, creando non pochi disagi al centro di
Formigine lungo il quale si snodava il suo tracciato settecentesco – attraverso una piazza molto più
piccola a causa dalle case pittoresche ma ingombranti che sorgevano tra la chiesa di San Pietro
Martire ( o Madonna del Ponte che dir si voglia) ed il castello- fu la grande rovina della chiesa
dell’Annunziata e del patrimonio artistico che essa aveva accumulato nei secoli. Quod non fecerunt
barbari, fecerunt Barberini: così, anziché ricostruire la via Giardini al di fuori dell’abitato, che
terminava all’altezza dell’abside dell’Annunziata lasciando spazio alla vasta (allora… ) campagna
formiginese, si preferì utilizzare la “strada circondaria” ricavata qualche decennio prima,
demolendo un’ulteriore campata della chiesa o radendola al suolo completamente.
Si verificava ciò che, nel 1888, i Confratelli avevano previsto con orrore: “ben presto verrebbe
chiesto l’arretramento di quasi tutta la chiesa e cioè fino alla balaustrata dell’Altar Maggiore”.
Così avvenne.
Due immagini precedenti l’arretramento del 1928: nella prima si noti il bel profilo neogotico. La seconda cartolina
mostra come la “Césa Righeda” fosse divenuta da subito un simbolo di Formigine e, come tale, posta al centro delle
vedute che raffigurano il paese antico e la moderna stazione ferroviaria. (Collezione Giuseppe Corradini)
“ Tarpato nel 1887, rimpicciolito nel 1894 [ in realtà 1891 ], dimezzato nel 1928 pareva destinato a
scomparire per sempre. Ma quasi la Celeste Patrona vegliasse sui destini del tempio entro il quale
dal 1632 si conserva la Sua Sacra Immagine, esso risorse e resterà nei secoli, testimonio di fede,
asilo di grazia e di preghiera.” Si leggeva sull’avviso sacro annunciante la solenne celebrazione
che avrebbe avuto luogo il 26 ottobre 1930, composto da Ermete Milanti. (13)
La demolizione completa era stata evitata, almeno l’abside della chiesa originaria si era salvata: con
il campanile oramai situato accanto alla nuova facciata, si rese necessaria una soluzione fantasiosa
che salvasse il salvabile e ridesse una parvenza d’armonia all’edificio sfigurato. Venne così
costruito un ulteriore campanile all’altra estremità della facciata: il tutto, campanili inclusi, decorato
con la stessa bicromia bianca e nera del 1891. La terza e definitiva facciata subentrava così, con il
suo stile neoromanico, al neogotico della precedente ed all’originale seicentesca. Furono demoliti i
due altari laterali, scomparvero l’antico organo a canne, il coro ligneo e la pregevole ancona
dell’altar maggiore, sparirono le decorazioni a chiaroscuro, parzialmente sostituite da affreschi di
Arcangelo Salvarani. Il priore Francesco Barozzini realizzò personalmente il nuovo altare ed i fregi
in gesso all’interno della chiesa; in seguito, nel 1934, vi aggiungerà la cappella della Pietà, dedicata
alla memoria dello zio don Achille Mammi.
Terminati i lavori, si celebrò la riaperta al culto con una sacra funzione di grande solennità. La
celebrazione venne addirittura preceduta da un ottavario predicato da un canonico di Prato, il
monsignore e professore Diego Sarti. Per otto giorni la pala d’altare della Beata Vergine
Annunziata rimase esposta alla venerazione popolare presso la chiesa parrocchiale di San
Bartolomeo.
A tal proposito, sull’Avvenire d’Italia del 28 ottobre 1930, il Milanti scriveva:
Oggi il Priore rag. Barozzini può finalmente chiamarsi soddisfatto. Il ricostruito tempio sorride
nel fulgore dell’arte al mite sole d’autunno e contribuisce a rendere più bello e più leggiadro
questo paese. Oggi sono dimenticate le amarezze e gli sconforti, i sarcasmi e l’indifferenza che
precederono [ sic] la sua ricostruzione. Ma ciò che rende maggiormente straordinaria questa
festività è il sacro oratore Mons. Prof. Diego Sarti di Prato che da otto sere tiene avvinta
l’attenzione dei fedeli, che rigurgitano nella nostra vasta chiesa parrocchiale, colle sue smaglianti
prediche. (14)
Santino commemorativo dell’ottavario predicato dal canonico Diego Sarti in occasione “dei restauri dell’oratorio della
SS. Annunziata sede dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento”, Modena, Tipografia Immacolata Concezione.
( Collezione Giuseppe Corradini )
Il 26 ottobre, la pala d’altare dell’Annunziata, accompagnata da una interminabile processione
composta dal Visitatore Apostolico, dal Vescovo di Modena, da molti sacerdoti – tra i quali i
parroci delle altre parrocchie che facevano capo alla chiesa plebana di Formigine- dalle
confraternite e dalle associazioni cattoliche formiginesi, il tutto accompagnato da ben due bande
musicali e da una grande folla, fece ritorno alla sua sede.
Al termine della solenne celebrazione liturgica, il priore Francesco Barozzini, il quale aveva
ottenuto per l’occasione un telegramma vaticano recante l’apostolica benedizione di Pio XI, firmato
dal cardinal Eugenio Pacelli, così annotava la storica giornata sul Libro dei Partiti della
Confraternita del Santissimo Sacramento:
Al mattino numerosa la Comunione Generale distribuita alla messa celebrata da S. E. Mons
Pasetto Visitatore Apostolico, edificante l’ora di Adorazione predicata, imponente la Processione
Eucaristica di chiusura coll’intervento di tutte le Confraternite del paese, associazioni, di S. E
predetta e di S. E. Mons. Ferdinando Bussolari Arcivescovo di Modena.
Pure solenne riuscì la Processione pel trasporto del quadro della Madonna dalla Chiesa
Parrocchiale ( dove era stato esposto per tutto l’ottavario) alla sua sede.
La cerimonia si svolse all’Ave Maria partecipandovi tutti i componenti la Processione
Eucaristica.
Non occorre quindi dettagliarne lo svolgimento, conviene solamente aggiungere che l’ora nella
quale ebbe luogo e l’entusiasmo di tutta la popolazione accresciuto da opportune parole
pronunziate dal valente oratore per comprendere quanto edificante e suggestiva sia stata questa
manifestazione d’affetto a Maria Santissima nel 3° e definitivo suo ingresso nella Chiesa a Lei
consacrata.
______________
Nell’occasione il sig. Botti Vincenzo regalò la cera occorrente per l’Altare della Madonna, le
sig.re Manfredini Imelde e Botti Irma una tovaglia per lo stesso Altare; Bagni Achille,
confratello, due bellissimi ceri con le insegne dell’Arciconfraternita.
Formigine, 26 ottobre 1930
Il Priore
Rag. Francesco Barozzini (15)
Guerra e pace
Barozzini non poteva sapere che il “3° e definitivo suo ingresso nella Chiesa a Lei consacrata” non
sarebbe stato poi così definitivo: circa dieci anni dopo, l’Annunciazione di Bartolomeo Schedoni
venne nuovamente rimossa dalla sua sede e sostituita temporaneamente con un dipinto di minor
valore.
La sostituzione venne effettuata dalla Confraternita stessa, per proteggere il prezioso dipinto
durante l’infuriare della seconda guerra mondiale.
Secondo una tradizione che si sperava oramai relegata nel passato più remoto, i luoghi di culto
vennero nuovamente utilizzati come alloggi provvisori per le truppe o magazzini improvvisati, con
tutte le conseguenze che tali circostanze potevano comportare. Forse, la chiesa della Santissima
Annunziata poté scampare a tale sorte proprio a causa dell’esiguità delle sue dimensioni, causata
dei ripetuti arretramenti della facciata. Non così avvenne, ad esempio, per il Conventino: dapprima
requisito per ospitare i militari della 54^ sezione di sanità (16), esso divenne poi un deposito di
macchinari e materiale industriale, analogamente alla chiesa di San Pietro.
Dopo l’8 settembre 1943 anche Formigine subì l’occupazione militare nazifascista, un motivo in più
per occultare eventuali oggetti di pregio, per non parlare di autentiche opere d’arte come la pala
d’altare dipinta dallo Schedoni. Quando la guerra volgeva al termine, giunsero su Formigine, luogo
lontano dal fronte e, sino ad allora, passato relativamente illeso attraverso il conflitto, i micidiali
bombardamenti a tappeto degli alleati. Il loro principale effetto non fu tanto il conseguimento di una
vittoria che i rapporti delle forze in campo ed il progressivo arretramento delle truppe germaniche
rendevano oramai scontata, quanto l’inutile devastazione di centri abitati come il nostro, che non
potevano certo dirsi obiettivi strategici. Il solo capoluogo subì, tra il 4 aprile 1944 ed il 20 aprile
1945, ben 22 tra mitragliamenti e bombardamenti.(17)
Formigine bombardata. L’Annunziata sullo sfondo.
( Collezione Carlo Manni )
Viste le condizioni precarie degli edifici del
paese – o, almeno, di quelli che non erano
stati ridotti ad un cumulo di macerie- la chiesa
dell’Annunciata, danneggiata anch’essa,
venne utilizzata come obitorio d’emergenza e
contenne temporaneamente i cadaveri delle
vittime formiginesi dei bombardamenti.(18)
Possiamo immaginare che, quindici anni
prima, alcuni di loro avessero preso parte ai
grandi festeggiamenti per la ricostruzione
dell’edificio sacro. Ora giacevano straziati
dalle bombe come le loro case, le loro strade
ingombre di macerie, il castello sventrato, la
parrocchiale dall’abside distrutta ed il
Conventino squarciato.
Ma dopo le guerre, come dopo le calamità naturali, la vita ricomincia. Terminate le scosse
sussultorie delle deflagrazioni, rifluita l’onda di ferro e di fuoco che lascia dietro si sé una scia di
morti e di relitti, inizia la ricostruzione.
Formigine ricostruito dopo le devastazioni belliche, come si presentava nei primi anni ‘50. In basso a destra, una rara
veduta aerea della chiesa dell’Annunciata. Si notino i campanili non “rigati”. Forse a causa del restauro del 1945.
( Collezione Giuseppe Corradini )
Il priore Francesco Barozzini annotava sul Libro dei Partiti che, tra il 19 agosto 1945 ed il mese di
settembre dello stesso anno, i “danni rilevanti” subiti dalla chiesa della Santissima Annunziata –
danni di cui non si conosce l’effettiva portata al di là di questa attestazione e dei ricordi di chi
contribuì a restaurare le parti della facciata crivellate dalle schegge delle bombe – vennero
interamente “riparati”.
I lavori furono iniziati subito e terminati a metà Settembre.
In mezzo alle tante rovine circostanti era conveniente festeggiare la rinascita di questo edificio
dedicato al culto e tributare onore a Colei che dalle lontane campagne del Comune attendeva di fare
ritorno alla sua Sede.
Il bel quadro della Madonna in previsione degli orrori della guerra era stato portato privatamente
presso la famiglia del Confratello Iotti Alberto ed era doveroso salutarne pubblicamente il ritorno in
mezzo a’suoi figli festanti. (19)
Il ritorno solenne della venerata immagine doveva essere il simbolo del ritorno della pace stessa.
Finito l’incubo della guerra, avviati i primi passi per la ricostruzione di Formigine, dove buona
parte degli edifici – perlomeno considerando il centro storico attuale- era stato abbattuto o
gravemente lesionato, seppur fra le tante privazioni che caratterizzarono i primi tempi del
dopoguerra, la vita tornava a scorrere regolare, con i ritmi di sempre:
Bartolomeo Schedoni, Annunciazione, pala d’altare
della chiesa della Santissima Annunziata, Formigine
Fu quindi disposto che il 23 Settembre i
confratelli del SS. Sacramento e i formiginesi
che volessero parteciparvi si portassero a
casa Iotti e di là processionalmente
condecorassero la cara
cerimonia. Indimenticabile e veramente
suggestiva riuscì questa manifestazione
d’affetto a Maria Santissima fra il verde dei
campi.
All’arrivo nei pressi di Formigine il corteo
trovò in entusiastica attesa quanti non
poterono
assoggettarsi
a
questo
pellegrinaggio e tutti uniti raggiunsero la
Chiesina bellamente disposta per ricevere
l’Immagine di Maria Santissima. Prima di
chiudere la funzione il nostro amatissimo
Arciprete D. Antonio Baraldi pronunziò
elevate parole d’occasione lasciando in tutti
più vivo il ricordo di questa cara ricorrenza.
La funzione ebbe termine mentre le campane
col suono dell’Ave Maria salutavano il
cadere del giorno e la Madonna ritornava,
come in tante altre occasioni, alla sua Sede
dove resta a benedire coloro che passando
dalla via la salutano alma Regina. (20)
Conclusione
Con la processione per il ritorno della venerata immagine da casa Iotti all’Annunziata termina il
nostro viaggio attraverso le grandi solennità del passato.
Molto è cambiato dell’epoca delle grandi funzioni religiose, quando si accoglievano i nuovi parroci
ai confini delle parrocchie con processioni imponenti, si facevano le rogazioni per preservare i
raccolti ed ogni celebrazione solenne era anche un buon motivo per evadere dalle miserie della vita
quotidiana festeggiando tutti insieme.
Oggi, il clamore dei festeggiamenti e degli “eventi” più svariati che invadono quasi ogni mese
dell’anno – spesso senza legami con il tradizionale calendario liturgico o prendendolo a puro
pretesto “folkloristico”- hanno in gran parte spento il rilievo delle pompe esteriori in occasione delle
feste cristiane. In un passato scandito dal ritmo lento delle stagioni e dei tempi liturgici le ricorrenze
della tradizione cattolica ed i suoi simboli venivano concepiti come l’occasione per rompere la
monotonia, istruire i semplici ed offrire loro, con gli addobbi, la musica ed i fuochi, occasioni di
onesto divertimento.
Poi, il mondo si è messo a correre.
Adesso, in mezzo ad un mondo che corre e che grida, si preferisce il raccoglimento, si opta per
celebrazioni religiose che seguano uno stile più sobrio, più “essenziale”, perlomeno nelle intenzioni.
Negli ultimi anni, ulteriori momenti di grande rilevo per Formigine hanno visto coinvolta la
Confraternita del Santissimo Sacramento: si pensi all’arrivo dell’urna contenente le reliquie di Santa
Clelia Barbieri nel 1989 o alla riapertura al culto dell’Annunziata nel 1990, dopo i lavori di restauro
che l’usura del tempo e lo smog della via Giardini avevano reso necessari. Oppure, più
recentemente, alla solenne funzione tenutasi nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo,
presieduta dall’Arcivescovo-Abate mons. Benito Cocchi, in occasione del Congresso Eucaristico
Vicariale dello scorso anno, così come alla S. Messa che egli ha celebrato presso la Santissima
Annunziata a chiusura del maggio mariano 2009.
Ma questa non è più storia, bensì cronaca.
Note
(1) F. Cuoghi, C. Tacchini, L’oratorio della Santissima Annunciata di Formigine, Confraternita SS.
Sacramento, Formigine 1987, pp. 15-16 ed anche Libro dei Partiti della Venerabile
Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, Archivio della Confraternita del
Santissimo Sacramento in Formigine ( d’ora in poi ACSSF), frontespizio e p. 1, oltre che
congregazione del 6 novembre 1814, p. 13.
(2) Biglietto manoscritto in ACSSF.
(3) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 67.
(4) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.
(5) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, pp. 67-68.
(6) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 69.
(7) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.
(8) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.
(9) Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in Formigine, in
ACSSF, congregazione del 24 maggio 1846, p. 73.
(10)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 12 agosto 1888, p. 123.
(11)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 12 agosto 1888, p. 124.
(12)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, congregazione straordinaria, 6 luglio 1890, p. 129.
(13)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, avviso sacro ricopiato a mano dal priore Francesco Barozzini in data 26
ottobre 1930, p. 200.
(14)
Ermete Milanti, Formigine in festa, «L’Avvenire d’Italia», 28 ottobre 1928.
(15)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, 26 ottobre 1930, p. 201.
(16)
Confraternita delle Sacre Stimmate di San Francesco d’Assisi Eretta nel 1693 Nella Chiesa
detta del Conventino in Formigine – Registro di cassa, conservato in ACSSF, elenco di risarcimenti
per la presenza ed i danni causati dalla 54^ sezione di sanità tra il 2 ottobre e l’8 novembre 1940.
(17)
C. Tacchini, A. Ferrari, A. Bergamini, F. Bernabei, Formigine nel vortice delle incursioni
( commemorazione del 50° anniversario), Associazione di storia locale Ezechiello Zanni, Formigine
1995, pp.20-21.
(18)
F. Cuoghi, C. Tacchini, L’oratorio della Santissima Annunciata di Formigine, Confraternita
SS. Sacramento, Formigine 1987, pp. 25-26.
(19)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, settembre-agosto 1945, pp. 214-215.
(20)
Libro dei Partiti della Venerabile Arciconfraternita del Santissimo Sacramento in
Formigine, in ACSSF, settembre-agosto 1945, pp. 214-215.