MACROECONOMIA
Lezione 1:
Paul Krugman premio nobel per l’economia nel 2008.Nel 2010 egli sosteneva che le decisioni prese in sede OCSE (organizzazione della
cooperazione e dello sviluppo economico finanziata dai paesi più sviluppati del mondo) erano decisioni sbagliate.Quando è scoppiata la crisi i
leader hanno agito nel modo più giusto, tagliando il tasso di interesse e lasciando crescere il deficit.L’OCSE con la quale Krugman non era
d’accordo, affermava che i leader politici avrebbero alzare il tasso di interesse tagliando la spesa.
La macroeconomia è l’economia dei grandi aggregate (spesa pubblica, disoccupazione, inflazione..).In macroeconomia ci sono posizioni diverse
da parte di autorevoli studiosi.La macroeconomia dà degli strumenti per capire la realtà ma non la soluzione ideale:Il destino di diversi paesi è
legato.Perchè una persona su 4 è povera?Ovvero ha un reddito inferiore alla media? La macroeconomia tratta dell’economia reale, ossia
l’economia della produzione, degli impianti, della disoccupazione, l’altra sfera è la parte monetaria, le due parti sono collegate tra loro (credit
crunch=rosicchiamento del credito).
Articolo sul supplemento economico.Autore è Marcello De Cecco economista e storico interessato alla storia e all’economia monetaria. La
macroeconomia è legata alla storia e alle istituzioni.Importante è il ruolo della banca centrale, dove la teoria economica e le istituzioni politiche
sono fuse insieme (di fatti, due ex governatori della banca centrale divennero presidenti della repubblica Ciampi ed Einaudi).
Economia dei grandi aggregati.Quali sono i grandi aggregati del sistema economico?Supponiamo che su un isola isolata dal mondo ci siano 1000
persone, la loro macroeconomia cosa comprende?Devono mangiare, produrre..Allora il primo aggregato di cui parleremo è il prodotto.
Qualifichiamo il PRODOTTO con 2 aggettivi:


Interno = cioè nel loro sistema economico.Nel sistema economico italiano, I lavoratori italiani sono tra I 20 e i 21 milioni di persone,
il loro prodotto è quello che l’Italia fa in un anno -> è il prodotto annuo dell’Italia, prodotto nel confine del nostro paese.Se una
azienda francese costruisce un impianto in italia, questo impianto fa parte del prodotto interno italiano anche se è stato fatto da
stranieri.
Lordo = ogni anno le mille persone che stanno sull’isola produrranno qualcosa di nuovo, però supponendo che per mangiare
dovranno coltivare la terra utilizzando un aratro, dopo un tot di anni occorre sostituire l’aratro -> quanto produco? Produco una
cosa nuova, ma lo faccio per rimpiazzare qualcosa di vecchio -> nel pil mettiamo anche tutto quello che viene prodotto per sostituire
quello che si è logorato (ammortamenti).
P.I.L.= tutto quello che viene prodotto nell’arco di un anno entro il confine compresi gli ammortamenti.
I sistemi economici più avanzati hanno una gran parte del pil che non è costituita da beni ma da servizi.Per esempio supponiamo una fabbrica
che costruisce aereoplani.Dopo molti anni, il paese diventa molto sviluppato e di aereoplani non ne costruisce più, o meglio, solo una parte, in
quanto, la gran parte della lavorazione, le fabbriche le costruisce in paesi che sono meno avanzati.Si specializza nel progettare gli aereoplani e
di vendere questi progetti, questa conoscenza (know how), ad altri paesi, passando così da un settore industriale ad un settore di servizi.Nei
paesi molto avanzati esistono anche servizi finanziari molto particolari.In Inghilterra una trentina di anni fa si formò una linea di politica
economica che mirava a deindustrializzare l’Inghilterra e sviluppare molto i servizi finanziari della city.Tant’è che la Gran Bretagna ha
conservato la sua moneta, essendo una piazza finanziaria molto importante, se avesse aderito all’euro se la sarebbe giocata con Francoforte.I
servizi finanziari hanno un ruolo molto importante in Inghilterra.Se un paese diventa molto avanzato, la quota dei servizi sul pil diventa molto
importante.In Italia il peso dei settori dei servizi è superiore al 60%.
Quali sono i settori dell’economia?
1.
2.
3.
Settore primario – agricoltura
Settore secondario – industria
-costruzioni (edilizia) (settore particolare dell’industria, a sé stante)
Settore terziario – сommercio, banche e servizi alle imprese, servizi pubblica amministrazione (istruzione e sanità non sono destinati
alla vendita).
Come contribuiscono queste voci al pil?? L’insieme della produzione annua come si spartisce?
Agricoltura
2%
Industria
20,8%
Costruzioni
6,2%
Commercio
22,1%
Banche e servizi alle imprese
27,9%
Servizi pubblica
amministrazione
21%
100%
L’agricoltura in Italia contribuisce al 2% del pil, questo ci fa pensare che per quanto l’agricoltura sia un settore importante e si possa anche
sviluppare, è un settore che continua a scendere e molto limitato.L’industria è un quinto del pil, se mettiamo insieme industria e costruzione
arriviamo ad un po’ più di un quarto del pil.Il commercio ha una quota rilevante.Le banche e i servizi alle imprese sono pari all’industria e
costruzioni messe insieme come contributo al pil.I servizi della pubblica amministrazione rappresentano un quinto del pil.Questa è la
rappresentazione di un sistema economico avanzato in cui la voce maggiore come quota è quella di banche e servizi alle imprese.
Come facciamo a misurare in valore monetario dei servizi delle forze di pubblica sicurezza?Lo stato somma gli stipendi degli addetti alla
pubblica sicurezza, lo stesso vale per l’istruzione e per la sanità.
Definizioni che sono equivalenti del pil, 3 punti di vista diversi:
1. I beni e i servizi finali prodotti in un anno.
Perché finali? Es. I beni e i servizi finali, sono i beni che vengono immessi sul mercato, ma bisogna stare attenti.Supponiamo che in un anno
vengano prodotti dei pneumatici a giugno e a settere un’automobile sulla quale vengono montati quei pneumatici. La fabbrica che produce
pneumatici vende alla fabbrica che produce automobili.Allora nel pil a prima vista dovrei collocare il valore dei pneumatici e il valore
dell’automobile.Facendo così, li conto due volte e sbaglio.I pneumatici non sono finali nella misura in cui sono stati venduti per fabbricare la
macchina.è la macchina finale.Mentre sono finali se vengono venduti da un negozio di autoricambi e io voglio cambiare le ruote della mia
macchina. Occorre fare attenzione alle duplicazioni contabili.
2. Il valore aggiunto creato in un anno.
Es. La ditta che fabbrica automobili compra i pneumatici, il motore, lamiera grezza.. mette tutto insieme, la lavora e vende la macchina ad un
valore supreriore al valore dei beni iniziali.Questo è il valore aggiunto, ossia il PIL.
3. Somma dei redditi annui dell’economia.
Di tutto quello che viene prodotto e venduto sul mercato, il ricavato a chi va?Noi possiamo immaginare, in un sistema economico semplice in
cui il bene viene prodotto partendo dalla materia grezza.In questo caso, tutto quello che viene incassato va a qualcuno.Nel sistema economico
avanzato, tutto quello che l’azienda ricava, il fatturato delle imprese, va in tasca dell’imprenditore il quale paga i lavoratori.In economia si dice il
valore del pil è uguale alla somma dei redditi dell’economia, ossia,il valore di tutto quello che viene prodotto affluisce nelle tasche di chi ha
partecipato alla produzione.Gli interessi sono la quota dei profitti.
PIL annuo:

Nominale, ossia a prezzi correnti

Reale , ossia a prezzi costanti
Questa differenza diventa importante quando si considera il pil in due anni diversi.Supponiamo il pil italiano nell’anno 2003 e il pil italiano
nell’anno 2010.Se il pil è aumentato, secondo le definizioni uno è portato a pensare che in un anno si sono prodotti più beni e servizi, si è creato
più valore aggiunto, sono aumentati i salari e i profitti (o perché uno guadagna di più o perché ci sono più produttori).Però nell’anno 2010 si
verifica il fenomeno dell’inflazione (l’aumento generale, un processo di aumento nel corso dei tempi dei prezzi).
Se voglio misurare se vi è stata crescita nell’economia, devo misurare il pil reale prendendo i prezzi del 2002, poi guardando la produzione
dell’anno 2003 considerando i prezzi del 2002 ossia, le quantità prodotte nel 2003 moltiplicate per i prezzi del 2002.Poi vado a vedere la
produzione del 2004 e la moltiplico per i prezzi del 2002.I prezzi sono costanti, decisi dall’istat. Nel confronto con i pil degli altri paesi bisogna
tenere conto del cambio della moneta e della parità del potere d’acquisto.
Supponiamo due sistemi economici uguali.In uno vengono prodotte tante cose, nell’altro vengono prodotte esattamente le stesse cose.Nel
primo tutto quello che viene prodotto viene venduto mentre, nell’altro, metà viene venduta e l’altra metà rimane come scorta nei magazzini.
Nel primo sistema l’economia tira, nel second caso l’economia ristagna.Quindi uno dei problemi fondamentali della macroeconomia è di
riuscire a trovare lo sbocco per quello che viente prodotto.Se questo sbocco non c’è, vuol dire che si ha sovvraproduzione e si avrà che
nell’anno seguente si produrrà di meno e l’economia va in recessione (quando si produce meno di quello che si è prodotto l’anno precedente).
Nei sistemi economici di mercato l’economia deve sempre crescere.Esiste un dibattito su questo argomento: 1. il PIL non è una misura
soddisfacente per le performance dei sistemi economici 2. Esiste una cosiddetta economia della decrescita.
VALORE
MATERIA PRIMA
SALARI
PROFITTI
ACCIAIO
100
80
20
AUTO
200
100
70
30
SETTORE INTERNO
200
150
50
Nella tabella sono rappresentati 2 settori : acciaio e auto.
Possiamo notare che se integrassimo i due settori, crando un’unica impresa che parte dall’estrazione del ferro e arriva alle automobili,
avremmo come settore integrato un valore pari a 200, la presenza di tutti i lavoratori e la somma dei profitti.
Calcolo del pil:

Valore aggiunto = 100 + ( 200 – 100) = 200

Somma profitti = ( 80 +70 ) + ( 20 + 30 ) = 200
Lezione 2:
PIL NOMINALE / PIL REALE
Ogni economia di mercato ha un funzionamento che quando non ci soddisfa si tratta di cominciare a capire quail cose si potrebbero fare
sapendo che non c’è un consenso unanime.L’imposta sul valore aggiunto entra nel pil oppure no? L’imposta sul valore aggiunto in termini
macroeconomici significa prendere una quota del valore aggiunto trasferendolo dal settore privato allo stato, quindi l’iva non entra nel valore
aggiunto è una quota parte.
Il prezzo è calcolato al prezzo di mercato o al costo dei fattori.


Pil nominale è calcolato a prezzi correnti (è quello che abbiamo in un anno).
Pil reale è calcolato a prezzi costanti (quelli di un anno base, importante per fare il confronto nel corso del tempo per vedere cosa è
successo nel sistema economico senza essere ingannato dall’inflazione che gonfia i prezzi).
Se in un medesimo anno faccio il rapporto fra pil nominale e reale ottengo il deflatore del pil.
PIL NOMINALE / PIL REALE = DEFLATORE del pil
Il deflatore del pil è una serie di deflatori del pil (io posso applicare il deflatore al pil nominale), serve per dare una definizione rigorosa del
tasso di inflazione π.
Π = tasso di inflazione (riguarda i prezzi), è definito come il tasso di variazione del deflatore del pil.
Inflazione = è un fenomeno nel corso del tempo che dipende da molti fattori.
Supponiamo che un sistema economico in 5 anni ha i prezzi costanti, poi c’è un aumento del 20%, e poi per 5 anni i prezzi rimangono
uguali.Questo sistema economico soffre di inflazione oppure no? Nell’arco di 10 anni c’è stato un momento in cui si è avuto un aumento dei
prezzi che poi sono rimasti stabili, quindi tecnicamente il sistema non soffre di inflazione.L’inflazione è un fenomeno nel tempo nel cui i prezzi
aumentano e continuano ad aumentare per un certo periodo. Nella realtà un sistema con i prezzi stabili è difficile che esista.Qual’è la causa
dellàinflazione? Supponiamo che tutte le famiglie decidano di consumare di più e la quantità prodotta nel sistema economico non riesce ad
aumentare tanto, aumenteranno i prezzi.Questo potrebbe essere inflazione per esempio (qui la causa non è un aumento del costo di
produzione, ma un aumento della domanda).
2000
100
200
500
Libri
Pane
Mele
q
p
10
1
0,5
2001
q
110
200
450
p
10
1,5
1
Prezzi edonici = Se compro un computer oggi e lo confronto con uno di 3 anni fa che costava uguale, quello di oggi presenta performance
migliori.Se il prezzo è uguale, senza dubbio la qualità del prodotto nuovo è più alta di quello vecchio.Se noi avessimo un sistema economico in
cui la quantità di computer è rimasta invariata e i prezzi sono rimasti invariati, facendo questo tipo di calcoli, otterremmo lo stesso tipo di
risultato,oggi e 3 anni fa.Sostanzialmente, dal punto di vista economico avremmo invece un risultato differente.Quindi dovremmo tenere conto
non dei prezzi veri ma i prezzi che rispecchino la migliore qualità.I prezzi edonici vengono usati per rispecchiare questo fenomeno, sono prezzi
fittizzi.
Nella tabella sono riportate 3 categorie di beni in due anni consecutivi:

La quantità prodotta di libri aumenta, il prezzo rimane invariato.

La quantità prodotta di pane rimane invariata, il prezzo cresce.

La quantità prodotta di mele diminuisce, il prezzo aumenta.
Che cosa è successo al pil? Si è prodotto di più o di meno?
I prezzi sono cresciuti o diminuiti? La quantità è aumentata o diminuita? Il pil sarà uguale?




Pil nom 2000 = ( 100 x 10 ) + (200 x 1 ) + ( 500 x 0,5 ) = 1450
Pil nom 2001 = ( 110 x 10 ) + (200 x 1,5 ) + ( 450 x 1 ) = 1850 (aumento piuttosto forte del pil)
Calcolo il pil reale prendendo come anno base il 2000, ossia modificando le quantità per i prezzi dell’anno 2000.
Pil reale 2000 = 1450
Pil reale 2001 (anno base 2000) = ( 110 x 10 ) + (200 x 1 ) + ( 450 x 0,5 ) = 1525
In termini reali c’è stata una crescita ma non così forte.
Quanto è stato il tasso di crescita del pil in termini reali? 1525 – 1450 = 75
75 non posso dire se è tanto o poco, dipende dal sistema economico.
L’idea di crescita del fenomeno ce l’ho se prendo questa differenza e la divido per il pil di partenza: 75 /1450 = 5,2 %  tasso di crescita del pil
reale.Il tasso di crescita è sempre in percentuale ( si legge: tasso di crescita del 2001 sopra il 2000).
Di solito si usa indicare il tasso di crescita del pil con la lettera g (growth).
Posso fare la stessa cosa con il pil nominale facendo:
pil nom 2001 – pil nom 2000 / pil nom 2000 = 1850 – 1450 / 1450 = 27,6 % g nominale (tasso di crescita nominale)
Abbiamo visto due sistemi in cui il tasso di crescita è estremamente diverso.è sufficiente una variazione di un prezzo su 3 per dare luogo ad una
variazione nominale estremamente alta e un tasso di crescita reale comunque alto.Cosa provoca questa differenza? L’aumento dei prezzi
(inflazione).
Calcolo il deflatore (pil nom / pil reale ) e vedo l’inflazione (tasso di crescita dei valori):


deflatore 2000 = 1450 / 1450 = 1
deflatore 2001 = 1850 / 1450 = 1,213
 il tasso di crescita del deflatore del pil (g) = 1,213 – 1 / 1 = 21,3 % (spiega perché la crescita apparentemente è così forte ma sostanzialmente
non così grave).
Per quanto riguarda la DISOCCUPAZIONE, ci sono molti indicatori:
In un sistema economico la popolazione si distingue in lavoratori e non lavoratori.Tra quelli che non lavorano, ce ne sono alcuni che stanno
cercando attivamente lavoro.
Persone in età da lavoro
190
Occupati
120
In cerca di lavoro
10
Disoccupati scoraggiati
45
Rentiers
15
1.
Tasso di occupazione: mi dice quanto il mio sistema economico è in grado di creare posti di lavoro .
occupati / persone in età da lavoro = 120 / 190 = 63,2 %
è importante perché mi dice quanto il mio sistema economico è in grado di creare posti di lavoro.Questo sistema econoico ha creato
120 posti di lavoro per 190 potenziali lavoratori.
2.
Tasso di partecipazione: mi dice quante persone partecipano attivamente sul mercato di lavoro.
Forza lavoro / popolazione in età da lavoro = 130 / 190 = 68,4 %
Forza lavoro = 120 + 10 = 130 = tutte le persone che lavorano e che lavorerebbero se avessero il lavoro. È l’indicatore sulla
potenzialità lavorativa del nostro sistema economico.Di solito si considerano le persone rientranti nella fascia di età 15-64.
3.
Tasso di disoccupazione: mi dice quanti sono quelli che non lavorano rispetto a quelli che fanno parte del mercato del lavoro.
Disoccupati / forza lavoro = 10 / 130 = 7,7 %
4.
5.
45 persone sanno che comunque il lavoro non lo trovano per motivi di età, per l’ambiente in cui vivono..
Rentiers (rantiè – in francese ) significa percettore di rendita ( benestanti ) sono le persone che non lavorano perché non hannp
bisogno di lavorare.
PPP = purchasing power parity = parità del potere d’acquisto. La teoria della parità dei poteri di acquisto (PPA, PPP in inglese), in economia,
introduce una relazione tra i prezzi e il tasso di cambio di diversi paesi.
Mismatch = Termine di sintesi che indica la contestuale presenza, sul mercato del lavoro, di un eccesso di offerta rispetto alla capacità di
assorbimento della domanda, da un lato, e di un eccesso – potenziale - di questa rispetto ai livelli di offerta, dall’altro.( facendo riferimento agli
occupati e alle persone in cerca di lavoro).
2010
EU27
GE
SP
PIL procapite PPP
100
118
100
FR
IT
GR
108
101
90
g reale %
2
3,7
-ø,1
1,5
1,5
Tasso disoccupazione %
10
6,3
20,7
Tasso occupazione %
64,1
71,1
58,6
9,6
8,1
63,8
56,9
Quando noi parliamo di diversi paesi, il pil di per sé non ci dice molto.È ovvio che un paese più popolato presenti un pil maggiore rispetto ad
uno meno popolato.Per cui in questi casi si usa il pil procapite, cioè diviso per popolazione (quanto c’è di pil per ogni tedesco, ogni francese…).
C’è anche la questione della parità dei poteri di acquisto.
La tabella riguarda i dati del 2010.Come è possibile che a Spagna che ha un tasso di disoccupazione quasi del 21% abbia un pil procapite in linea
con l’unione europea?Dipende da quanto pesano i salari dei lavoratori, dalla forza del lavoro, dai risparmi..
Nel 2010 l’economia europea è cresciuta in media del 2%.Sono cresciute diverse economie.La Germania ha avuto un tasso di crescita ottimo, è
riuscita a superare la crisi economica.Il tasso di disoccupazione del 6,3% è alto, ma rispetto agli altri paesi migliore.Il sistema economico tedesco
è in grado di creare numerosi posti di lavoro.è il dato più resistente alla crisi.Perchè? Intanto le imprese producono di meno, poi c’è la cassa
integrazione, poi licenziano il personale.Quando l’economia riparte, le imprese richiama no la gente dalla cassa integrazione, ma l’occupazione
sale molto più lentamente.Questi dati dicono che probabilmente, con il passare del tempo, i disoccupati troveranno un occupazione. La
Germania tira molto l’economia europea.
In Spagna la crescita è negativa, vuol dire che gli pil 2010 spagnolo era inferiore a quello dell’anno precedente.Nella crescita degli anni
precedenti della Spagna, c’erano 2 cose che non andavano: un deficit molto forte ( importava più di quello che esportava), c’era la bolla
speculativa immobiliare ( I prezzi delle case salivano tantissimo, si costruivano case che salivano sempre di più di valore).Un sistema così può
andare bene finchè tutti continuano così ma quando tutti cominciano a vendere, si viene a creare una situazione critica.
Il tasso di crescita francese è di 1,5%. Come disoccupazione non se la passa bene e come occupazionerimane sotto la media europea e molto
sotto il dato tedesco.
Nel 2010 l’Italia è cresciuta, ma come si concilia con il fatto che ora è in recessione?Questo è un dato che riguarda il 2010. Il tasso di crescita di
un paese viene rilevato ogni 3 mesi, perché nei dati si ha g = 1,5 se siamo in recessione? Occorre vedere il rendiconto annuale.Il tasso di
disoccupazione è rimasto alto ma sopra di quello francese, peggiore di quello tedesco.Il personale in cassa integrazione non è statisticamente
disoccupato, infatti il nostro sistema economico non è in grado di creare posti di lavoro, questo è il problema più grave dell’Italia.



Cause storiche
Scarsa propensione all’innovazione tecnologica
Scarso ruolo della formazione
Il fatto che in Italia l’età media della popolazione è molto elevata, non influisce sul mercato, perché il mercato tiene conto della popolazione fra
i 15 e i 64 anni.
Lezione 3:


PIL= Prodotto interno lordo è la somma dei beni e dei servizi che vengono prodotti in un sistema economico in un certo intervallo di
tempo.Quanto il sistema economico italiano (ossia, tutta l’attività produttiva che si svolge in Italia, quindi anche dai lavoratori e le
aziende straniere che lavorano in Italia) produce.(indicatore che fa riferimento al territorio).
RNL= Reddito (prodotto) nazionale lordo , tutto quello che viene prodotto dagli italiani, anche all’estero (indicatore che fa
riferimento alla nazionalità delle persone).
In una economia complessa, come è che viene stabilito il livello di produzione, quante persone devono lavorare ecc..?
Si guarda a cosa si ha bisogno e che cosa si ha a disposizione.Ossia a ciò che i soggetti domandano (cibo, case, vestiti..) e a quello che si ha a
disposizione (terra coltivabile, lavoro..).In un sistemaeconomico complesso, chi esprime la domanda?Ciò che è necessario? I consumatori.
In macroeconomia la domanda espressa dalle persone viene deriva dal punto di vista della famiglia (tutto il settore privato visto come
consumatore), da un aggregato.

Domanda di beni di consumo espressa dalle famiglie: C
I beni di consumo sono quelli di:sussistenza (beni alimentari) , beni di consumo durevoli (automobili, elettrodomestici..). L’acquisto delle
abitazioni, nelle convenzioni macronomiche,sono beni durevoli.In ogni caso, sono necessari anche i servizi (ad esempio domanda di consulenza
finanziaria).
Nel sistema economico esistono famiglie ed imprese (gruppi di persone che operano per produrre qualcosa).Le imprese domandano
tipicamente materie prime, semilavorati, macchinari, software, immobili,investimento di abitazione..

Parliamo della domanda espressa dalle imprese come domanda degli investimenti produttivi: I
Vi è un altro soggetto in macroeconomia: il settore pubblico (stato, provincie, regioni..).Esprime domanda, in quanto, per esempio, per
trasformare un immobile in una facoltà domanda: beni (cemento, mobili); servizi (progetto dell’architetto); spesa( fatta da un soggetto che è la
pubblica amministrazione).

Domanda di beni espressa dal settore pubblico: G (governo)
Noi abbiamo studiato la domanda del consumatore, in macroeconomia parliamo di domanda del sistema economico, ossia della domanda
aggregata (delle famiglie,delle imprese, della pubblica amministrazione).
I sistemi economici, hanno contatti con il mondo.I beni ed i servizi prodotti in Italia vengono richiesti anche dal settore estero.Della domanda
aggregata fa parte anche la domanda che proviene dall’estero.

Domanda di beni espressa dalle esportazioni: X (export)
La domanda degli stranieri sono le nostre esportazioni.
Per la nostra produzione che viene dall’estero, dobbiamo fare riferimento alle importazioni, in quanto, una parte della nostra domanda si
rivolgerà alla produzione estera.

Domanda di beni espressa dalle importazioni: Q
Questi dati mi servono per capire il livello di attività del sistema economico italiano.

Domanda aggregata: Z
Z=C+I+G+(X–Q)
X – Q = NX (esportazioni nette)
La domanda aggregata è quello che determina il livello di attività economica, è molto importante perché qua si vede la differenza tra concetto
semplice (in un sistema piccolo ed isolato) e complesso.
In un sistema economico piccolo, non dovrebbe esistere disoccupazione.Ma, in un sistema economico complesso, perché esiste la
disoccupazione?Perchè la domanda può essere insufficiente.Mettere insieme di 60 milioni di persone fisiche, imprese, pubblica
amministrazione è molto complesso.
L’offerta, cioè l’uso delle risorse, in particolare quello del lavoro, va in contro alla domanda.Dunque, la domanda aggregata traina il sistema
economico,dunque la produzione si deve adeguare alla domanda.
Z = C + I + G + (X – Q )
EU 27
GE
SP
FR
IT
GDP pro capite €
24.400
28.800
24.500
26.300
24.600
C%
58,1
57,5
57,7
58,2
60,5
I%
19
17,5
24,0
19,3
19,5
G%
15,9
16,4
18,9
17,2
17,3
22,2
19,7
21,1
24,8
21,1
Se la domanda aggregata è bassa, l’offerta risulterà bassa e ciò causerà disoccupazione.Quando Z è insufficiente, vuol dire che il sistema
economico lavora poco.
La domanda e l’offerta in un’economia di mercato devono essere uguali? In macroeconomia non sono sempre uguali.Sono sempre uguali da un
punto di vista contabile.Supponendo che: un impresa, facendo i conti alla fine dell’anno, abbia prodotto troppo.A questo punto la merce non
viene distrutta ma trattenuta nel magazzino come scorte, sperando di venderla l’anno prossimo.Nell’anno seguente decideranno di proddurre
meno.Da questo punto di vista si vede come la domanda traina l’offerta.
La tabella, mostra 5 righe dove sono rappresentati i paesi e 5 colonne (consumi C; spesa della pubblica amministrazione I come percentuale
rispetto al PIL, ossia quanto ciascuna di queste voci contribuiscono alla domanda aggregata quindi contribuiscono a determinare il livello di
equilibrio del PIL; spesa pubblica G).
Che quota sono della domanda aggregata i consumi delle famiglie nella realtà?Nella realtà siamo vicini al 60%.Le famiglie tedesche spendono
per consumi una quota piccola (inferiore alla media europea) rispetto alla domanda aggregata.Diciamo che le famiglie tedesche per i loro
consumi privati non siano così desiderose di spendere rispetto ad altri paesi.Si potrebbe pensare (anche se servirebbero altri dati) che in Italia il
contributo della domanda delle famiglie è relativamente un po’ più alto, forse perché le famiglie devono spendere per cose che in altri paesi
sono fornite dai servizi pubblici (divise, gli asili i servizi sociali..).
È anche importante vedere quanto il paese riesce ad esportare, quanto un paese è competitivo ( se riesce ad esportare molto oppure no).
X%
Q , mln €
GDP mln €
PPS
X / GDP %
Eu 27
5.000.000
4.900.000
12.250.000
40,8
GE
1.160.000
1.000.000
2.350.000
49,3
SP
290.000
300.000
1.130.000
25,7
FR
500.000
540.000
1.700.000
29,4
IT
415.000
445.000
1.500.000
27,7
La Germania esporta molto rispetto agli altri paesi. La dimensione delle esportazioni europee è quasi del 49 % rispeto al prodotto annuo;
questo da l’idea di quanto sia importante per la Germania la domanda che arriva dall’estero.Se il livello di attività economica di un paese è
molto alto, dovrà anche importare molto (es. per sviluppare l’attività industriale, occorrerà una maggiore fornitura di energia come petrolio,
gas…).
La linea di condotta della Germania nei confronti del sistema economico europero è una linea di forza per questo motivo, per il mercato
internazionale.Le esportazioni tedesche vengono anche comprate dagli altri paesi europei in una quota significativa.





GDP ( gross domestic product ) = Pil in inglese, in valore assoluto
PIL procapite = in media, a ciascuno quanto tocca del PIL (dati del 2010).
Eurostat corregge ogni volta i dati in base alla parità di potere d’acquisto, ossia se si cercano questi dati da Spagna o Germania si
avranno risultati diversi.
PPS = (purchasing power standard) parità dei poteri d’acquisto.
X / GDP = esportazioni / PIL , mi dice quanto la domanda degli stranieri è rilevante nelle dimensioni del sistema economico.
Se facciamo la somma ci avviciniamo al 100%, ciò vuol dire che l’Europa ha un valore di inport e export quasi uguale.
Eu 27 ha gli scambi commerciali con l’estero in equilibrio.
Z = C + I + G + (X – Q )
È un’identità, la facciamo diventare un’equazione quando impongo:
Z=Y


 equilibrio macroeconomico reale tra domanda aggregata e produzione
Z è la domanda aggregata
Y è la produzione aggregata ( PIL )
Il PIL è anche la somma di tutti i redditi che sono pagati nel sistema economico  Y è chiamato anche reddito (reddito aggregato).
Se Y è troppo basso, c’è disoccupazione.Noi trattiamo della parte reale dell’economia. Reale ha significato etimologico. Esiste anche l’equilibrio
della parte finanziaria.
Lezione 4:
Z=C+I+G+(X–Q)
La domanda aggregata è formata da:

C rappresenta la domanda di beni di consumo

I rappresenta la domanda di beni di investimento produttivi espressa dal settore privato

G domanda espressa dalla pubblica aministrazione

(X – Q) domanda che proviene dall’estero al netto delle importazioni (ossia quella parte di domanda nostra che riguarda la domanda
straniera.
Nella nostra teoria macroeconomica è sempre la domanda che traina l’offerta.
Io posso trasformare la definizione della domanda aggregata in una condizione di equilibrio facendo:
Y=Z=C+I+G+(X–Q)
 Z diventa identità
È una equazione, nel senso condizione di equilibrio.
Z = C + I + G + ( X – Q )  definizione di domanda aggregata.
Y = Z  condizione di equilibrio macroeconomico, significa che l’offerta si adegua alla domanda.
Può essere che l’offerta sia eccessiva rispetto alla domanda  si dovrà adeguare ridimensionando la produzione (lasciando inutilizzati gli
impianti, licenziando i lavoratori..) ; oppure che l’offerta sia inferiore alla domanda  I prezzi salgono, i profitti delle imprese aumentano.. ; se
la domanda è molto forte e l’offerta non riesce a starle dietro  avremo che alcuni consumatori non avranno quello che desiderano.
Trattiamo della parte reale dell’economia (facciamo finta che non ci sia moneta).
La Germania è un paese per cui le esportazioni sono molto importanti. Supponiamo che un paese esporti quest’anno 1000 e l’anno prossimo,
nel caso di un aumento della domanda estera 1500.

Di quanto aumenta la sua produzione? Di 500, ma l’effetto di questo aumento comporta ad altro? L’aumento comporta la necessità
di più materie prime per esempio.

Vedendo in positivo aumentare la produzione di 500, cosa farà il nostro paese per aumentare la produzione? Utilizza più impianti,
richiede più lavoro assumendo disoccupati…  se io sfrutto più impianti e ne costruisco nuovi, nella formula avrò un aumento di I.Se
assumo nuovi lavoratori le famiglie avranno più soldi  spenderanno di più  aumenterà C.
Un aumento di una componente della domanda aggregata, mette in moto un aumento dell’offerta che è maggiore dell’impulso iniziale (1000).
Dovremo aggiungere il valore nuovo di I e C.Se le esportazioni cadono, il sistema economico tenderà ad implodere (tornare indietro impianti
sottoutilizzati, disoccupazione..).Si mette in moto un meccanismo di avvitamento dell’offerta maggiore dell’impulso iniziale. Noi useremo 3 tipi
di linguaggio per capire il meccanismo del sistema economico:

Verbale

Grafico

Formule
Per adesso ci limitiamo a prendere le voci della domanda aggregata come dati, come determinate grandezze, senza rappresentarle in maniera
analitica.





I = investimenti: dipende da come gli imprenditori vedono il futuro.Se l’imprenditore è ottimista, ingrandisce la sua attività.
L’investimento dipende dalle aspettative.
G = spesa pubblica: dipende dalle scelte politiche, quanto lo stato ritenga opportuno fare per sostenere la domanda aggregata e
provvedere ai bisogni dei cittadini.Storicamente, la scuola liberale ritiene opportuno il minimo coinvolgimento dello stato il quale
deve provvedere comunque alla giustizia, alla sicurezza, alle infrastrutture..
X = esportazioni: Supponiamo che due paesi A e B abbiamo sistemi economici legati tra di loro.Quando nel paese A le cose vanno
bene, anche il paese B ne trae beneficio in quanto, la domanda di A cresce, aumentando le esportazioni di B.Se A scresce molto, può
accadere che inizia a produrre al’interno del proprio sistema ciò che importava dall’estero e dunque dal paese B.Generalmente
parlando, se l’economia di un paese cresce, crea benessere anche negli altri paesi.Il commercio estero dipende anche dal tasso di
cambio.
Q = importazioni: Se l’economia del nostro paese cresce, le importazioni aumentano o diminuiscono? C’è una teoria economica per
cui, con lo sviluppo, le importazioni dovrebbero diminuire.Ma i dati dicono che se l’economia di un paese avanzato cresce molto, si
tende ad importare di più, in quanto, vi sarà una maggiore richiesta di fonti di energia. Dal punto di vista del pil come somma dei
redditi, se l’economia cresce molto, la popolazione diventa più ricca e i consumi diventano più raffinati.Le importazioni dipendono
da quanto cresce il sistema economico, dipendono in senso positivo dal livello di attività ( Y  produzione).
Q=mY
 m = coefficiente di importazione.è un numero positivo inferiore ad 1. 0 < m < 1
C = consumo: il consumo dipende dai bisogni e il suo livello dipende dal reddito.
C = C0 + C1 (Y – tY )


C0 = consumo autonomo (non è un coefficiente è un dato fisso).
C1 = consumo che dipende dal reddito.
Le famiglie tendono a mantenere nel tempo lo stesso tenore di vita per quanto possibile.Ci sono bisogni di base.Nel nostro
modello una parte del consumo dipende dal reddito e da una quota dei consumi che non dipende dal reddito, che possiamo
prenderla come quota fissa (domanda autonoma dei beni di consumo). Avendo inserito la spesa pubblica dobbiamo, per
corerenza, inserire le imposte, le imposizioni fiscali. --> Quando le famiglie prendono decisioni di consumi dipendenti dal
reddito, si basano sul reddito che effettivamente è il reddito disponibile (spendibile) dato dalla somma di:
reddito disponibile = reddito + trasferimenti (sussidi che le famiglie ricevono) – imposte sul reddito (tasse)



T=tY
T = gettito fiscale (tasse): è a sua volta una quota del reddito.Nel senso che esiste l’aliquota di un’imposta (percentuale
che devo pagare).Insieme delle imposte che si dovranno pagare.
t = aliquota fiscale. In macroeconomia calcoliamo un’aliquota media e calcoliamo la percentuale.
Y = insieme dei redditi che equivale al valore del prodotto.
Y = C0 + C1 ( Y – tY ) + I + G + X – mY

Y = produzione o reddito o livello di attività economica.

C0 = consumo autonomo.

C1 = parte di consumo che dipende dal reddito disponibile ( Y – tY )  propensione al consumo (si applica al reddito disponibile).

m = propensione all’importazione.
Riscrivo la formula distinguendo la domanda autonoma da quella non autonoma:
Y = C0 + I +G + X + C1Y – C1tY – mY

C0, I, G, X = domanda aggregate autonoma DAA, hanno in commune di essere indipendenti.

C1Y, C1tY, mY = ricavati dal consumo non autonomo e dipendono da Y.
Ora raccolgo Y tra i 3 termini non autonomi e C1.
Y = C0 + I + G + X + Y [ C1 ( 1 – t ) – m ]

Y – Y [ C1 ( 1 – t ) – m ] = DAA

Y [ 1 – C1 ( 1 – t ) + m ] = DAA
Quest’ultima equazione è composta da 3 parti:

Y che è il livello di produzione.

Un coefficiente di Y all’interno della parentesi quadra che a sua volta è formata da coefficienti.

A destra dell’equazione è rimasta isolata la parte autonoma della domanda.
È l’equazione dell’equilibrio macroeconomico reale, rappresenta un altro modo di scrivere Y = C + I + G + ( X – Q ), di fatti, il significato
economico è lo stesso., abbiamo fatto dei passaggi algebrici.
0 < { C1, m, t } < 1
 sono coefficienti, percentuali, positivi inferiori ad 1.
Casi limite se dal punto di vista economico:



C1 = 1  le famiglie consumano tutto il reddito spendibile.
m = 1  il nostro paese importa tanto quanto il nostro reddito.
Se la propensione al consumo C1 > 1 e la propensione all’importazione m > 1  qualcosa non funziona nel sistema
economico.
L’aliquota d’imposta ha un aspetto interessante:
se noi mettiamo sull’asse delle ordinate il gettito fiscale e sull’asse delle ascisse l’aliquota, diciamo che:

Quando l’aliquota è 0 il gettito è 0.

Quando l’aliquota è al 100%, ossia tutto quello che guadagno l’ho dato in tasse, il gettito è 0.
Per andare da un punto all’altro, all’aumentare dell’aliquota aumenterà il gettito fino ad un certo punto, oltre il punto di massimo se l’aliquota
continua a crescere, il gettito scende  vuol dire che la tassazione diventa così pesante da spingere il sistema economica a produrre di meno.La
base imponibile si riduce  esiste un’aliquota compresa tra 0 e 100% tale per cui il gettito è massimo.
Y = DAA x 1/ 1 – C1 ( 1 – t ) + m
Livello di reddito = DAA x il moltiplicatore del reddito e della produzione
1 / 1 – C1 ( 1 – t ) + m = α
Nel caso del paese in cui aumentano le esportazioni da 1000 a 1500, abbiamo capito che l’impulso iniziale avrà un effetto sulla produzione
maggiore di 500 (maggiore sfruttamento degli impianti, nuovi impieghi di lavoro..).Nella DAA ci sono anche le esportazioni.
Se le esportazionei aumentano di 500 e la DAA aumenta di 500, di quanto aumenta la produzione?
Data la formula Y = DAA x 1/ 1 – C1 ( 1 – t ) + m conosco l’effetto di un aumento di 500 sulla produzione (Y).
DAA = C0 + I + G + X
Se la spesa pubblica aumenta, Y aumenterà per l’incremento moltiplicato per α.
1 / 1 – C1 ( 1 – t ) + m = α

Se la propensione al consumo è molto alta, il valore dui questa frazione sarà maggiore o minore?In un paese in cui la propensione al
consumo è alta, se noi aumentiamo il livello di attività economica, diamo lavoro a disoccupati, paghiamo il lavoro straordinario  le
famiglie avranno più reddito disponibile ed una quota considerevole sarà spesa in beni di consumo  l’effetto dell’impulso iniziale
sul sistema economico sarà maggiore.Se le famiglie tendenzialmente consumano poco, aumenteranno di poco i consumi
all’aumentare del reddito.È vero che C1 è al denominatore, però è al denominatore con il segno meno  un aumento di C1
rimpicciolisce il denominatore  aumenta il valore della frazione. La propensione al consumo in economia, aumenta la dimensione
della domanda.Se la propensione al consumo cresce (il valore del moltiplicatore aumenta), la dimensione della domanda cresce.

L’aliquota all’imposta va al contrario rispetto alla propensione al consumo.Se io esercito una pressione fiscale forte sulle famiglie,
riduco il loro reddito disponibile e loro consumeranno di meno.Infatti l’aliquota all’imposta compare al denominatore con il segno
+.Il suo effetto è indebolito per il fatto che è moltiplicato per la propensione al consumo.

Propensione all’importazione compare nel moltiplicatore al denominatore ed è preceduta dal segno +, ossia un valore più elevato di
m indebolisce il valore del moltiplicatore.Se la propensione all’importazione è alta, un aumento della DAA avrà un effetto sulla
produzione maggiore o minore?Se un paese tende ad importare molto, quindi se noi diamo un impulso alla domanda, una parte
significativa di quella domanda andrà a ricadere sul sistema economico dei paesi stranieri.Se io dò un impulso significativo alla
domanda, l’effetto sulla produzione del mio paese sarà comparativamente più piccolo rispetto al caso in cui il mio paese importasse
poco.Se l’economia è molto aperta e importa tanto, io darò un impulso alla domanda aggregata ma l’effetto sull’offerta sarà
comparativamente più piccolo se il mio paese importasse poco; infatti m compare nel moltiplicatore al denominatore ed è
preceduta dal segno +, ossia un valore più elevato di m indebolisce il valore del moltiplicatore.
Lezione 5:
Nell’ipotesi che non c’è moneta e che I è un dato:
Z = c0 + c1 ( Y – tY ) + I + G + X – mY
Abbiamo visto che visto che è la domanda che traina l’offerta, un impulso da parte della domanda aggregata ( uno schock esogeno), mette in
moto un meccanismo di adeguamento dell’offerta.Aumentando l’offerta, aumenta il livello di attività dell’economia e le famiglie si trovano una
maggiore capacità di spesa ( hanno un reddito disponibile maggiore)  le famiglie spenderanno di più, quindi la domandacontinuerà ad
aumentare e l’offerta si continuerà ad adattare fino a quando il sistema non raggiunge un nuovo punto di equilibrio.Nuovo equilibrio perché
siamo partiti da un ipotesi di situazione di equilibrio, ossia partendo da una situazione di equilibrio, succede uno schock esogeno, il sistema
economico raggiunge un nuovo punto di equilibrio.
Schock esogeno = schock significa impulse, esogeno significa qualcosa che viene da fuori.Il contrario di esogeno è endogeno, che si stabilisce
all’interno del meccanismo di equilibrio di quel sistema economico.Per esempio,se un governo decide un aumento della spesa pubblica ( G )
pari a 100, questa è una decisione presa dal governo, è una decisione esogena, viene dall’esterno della nostra formula, di fatto G lo prendo
come dato, con una riga sopra.Nelle nostre formule, se l’aliquota d’imposta è di ¼, se io calcolo con le variabili il livello di Y e supponendo, mi
venisse 1000, quanto sarebbe il gettito fiscale?Sarebbe ¼ di 1000, cioè 250.Il gettito fiscale non è esogeno, una volta stabilita l’aliquota
d’imposta e che ho calcolato Y, stabilirò il gettito fiscale  il gettito fiscale non è una cosa che posso imporre.
Immaginiamo che sia esogeno tutto ciò che è esterno a questa formula Z = c0 + c1 ( Y – tY ) + I + G + X – mY  sarà esterno c0, I, G, X.
Per esempio, le esportazioni, tra i tanti motivi le potremmo spiegare anche come derivazione del livello di attività economica degli altri paesi,
quindi da questo punto di vista sono esogene.Le importazioni invece, dipendono dal livello di attività economica del mio paese che vado a
calcolare.Una volta calcolato Y, con m posso calcolare le importazioni.Le importazioni non le prendo come dato, sono una variabile che io posso
determinare  sono il livello dentro la formula.
Formule che riguardano il moltiplicatore:
Supponiamo che:

c0 = 100; la propensione al consumo = 2/3,circa il 66%; l’aliquota d’imposta sia bassa = ¼ ; c0, I, G, X = dati esogeni; la propensione
all’importazione 1/8, consideriamo un’economia abbastanza chiusa.

Z = 100 + 2/3 ( Y – ¼Y ) + 200 + 300 + 100 – 1/8Y
Dobbiamo rendere questa espressione più compatta  ricavo la DAA ( 700 )
Z = 700 + 2/3 • 3/4Y – 1/8Y
Z = 700 + 3/8Y
Che significato economico ha questa espressione?
Abbiamo scritto la domanda aggregata Z in due parti:

La DAA

E una parte che è funzione di Y
Questo è importante perché, abbiamo detto che la nostra impostazione economica, in un sistema economico, è la domanda che traina
l’attività: si produce solo nell’ipotesi di vendere un una economia di mercato  la domanza Z diventa il reddito ( nel senso che le famiglie
spendono se hanno un reddito disponibile. Maggiore è il reddito disponibile, più le famiglie spenderanno ); anche l’investimento è un dato: è
sensato pensare che gli imprenditori ingrandiscano la loro attività se hanno la sensazione che il mercato stia tirando.Il reddito e la produzione,
sono uguali  il pil ( Y) abbiamo visto che può essere definito in tre modi:
1.
2.
Un modo ha a che fare con il valore dei beni e dei servizi finali
L’altro modo ha a che fare con i redditi che accudiscono i soggetti dell’economia
 La domanda determina la produzione, l’offerta, ma a sua volta, la domanda dipende dal livello di produzione, perché nella formula c’è
scritto Z uguale funzione di Y. Questo fa pensare che una insieme di valori attribuiti ad Y dà luogo ad un insieme di valori attribuiti a Z.
Per esempio, in questo caso, supponiamo che:


Il livello di produzione Y = 800  Z = 700 + 3/8•800 = 1000  la domanda è maggiore dell’offerta  se la domanda è
maggiore dell’offerta, l’offerta aumenta.
Il livello di produzione aumenti, Y = 1200  Z = 700 + 3/8•1200 = 1150  la domanda è minore dell’offerta.
Abbiamo notato che la domanda e l’offerta sono molto vicine, questo perché esiste il cosiddetto ciclo economico, ossia:

C di espansione la domanda tira molto e l’offerta le va dietro.

C di contrazione  con cui abbiamo una sola produzione: l’offerta supera la domanda e pian piano il sistema economico rallenta.
Un sistema economico diventa complesso quando mette insieme delle decisione ad un andamento.
A noi interessa determinare la posizione di equilibrio, ossia vedere come si fa a calcolare offerta e domanda uguali, sapendo che la posizione di
equilibrio è la tendenza verso la quale và il nostro sistema economico.
Come facciamo a calcolare la domanda e l’offerta uguali?
Io voglio calcolare Z = Y, ossia l’equilibrio macroeconomico reale. Z = Y, mi fa vedere quale deve essere il livello dell’offerta per fare in modo che
offerta e domanda siano uguali.Di fatto calcolo Y, considerando che la Y che vado a calcolare, che chiamo Ye ( Y con e), è la tendenza verso la
quale si orienta il nostro sistema economico.Potrà essere fuori dall’equilibrio, ma in tal caso ci saranno delle forze che lo spingeranno verso la
direzione di equilibrio.Bisogna ricordarsi che trattiamo sempre della parte reale dell’economia.
Y = 700 + 3/8Y
Y = 1120
Y = 700 + 3/8Y è l’equazione di una retta che posso rappresentare graficamente, dove 3/8 è il coefficiente angolare e 700 è l’intercetta della
retta.
Come sono arrivato a Y = 700 + 3/8Y ? Ho sostituito delle cifre a 3 coefficienti: la propensione al consumo, l’aliquota all’imposta, la propensione
all’importazione.Facendo questo calcolo per arrivare al moltiplicatore, al posto delle cifre avevamo lasciato dei simboli ([ c1 ( 1 – t ) – m ]).


700 = DAA
3/8 = [ c1 ( 1 – t ) – m ]  coefficiente angolare della retta.

Y = DAA + c1 ( Y – tY ) – mY =
= DAA + c1Y - c1tY – mY =
= DAA + Y ( c1 – c1t – m ) =
= DAA + Y [ c1 ( 1 – t ) – m ] =

= DAA + [ c1 ( 1 – t ) – m ] Y.
Perché posso fare questo passaggio che mi permette di calcolare Y?
Y – [ c1 ( 1 –t ) – m ] Y = DAA

Y = [ 1 / 1 – c1 ( 1 – t ) + m ] • DAA
[ 1 / 1 – c1 ( 1 – t ) + m ] = α
Questo è un discorso puramente formale: il moltiplicatore è un concetto importante che mi serve per usare il linguaggio verbale,quello delle
formule e dei grafici. Il moltiplicatore α è un parente stretto della retta Y = 700 + 3/8Y.
Relazione tra l’equazione della retta Y = 700 + 3/8Y ed il moltiplicatore:
Y – [ c1 ( 1 – t ) – m ] Y = DAA
Se [ c1 ( 1 – t ) – m ] = k

Y – kY = DAA
Y ( 1 – k ) = DAA
Y = DAA • 1 / 1 – k
Se k era [ c1 ( 1 – t ) – m ]  k = 3/8

Il moltiplicatore è:
[ 1 / 1 – 3 /8 ]
=
8/5

La relazione tra il coefficiente angolare e il moltiplicatore è:
DAA • 1 / 1- k
Z = 700 + 3/8Y e Y = 700 + 3/8Y sono 2 concetti diversi per formule quasi identiche:


Z = 700 + 3/8Y mi dice che la domanda aggregata dipende dalla DAA e dal livello di reddito.Per esempio utillizzo questa equazione
quando, supponendo che Y = 800, vediamo che c’è un eccesso di domanda; oppure se Y = 1200 vediamo che c’è un eccesso di
offerta  confronto il livello di Y, della domanda.Vedo la Z in funzione di Y.
Se voglio trovare Y di equilibrio, ossia il valore per cui domanda e offerta sono uguali. Il valore di equilibrio, per cui l’offerta e la
domanda sono uguali, per cui quindi è verificata la relazione di equilibrio macroeconomico reale, lo trovo facendo semplicemente un
calcolo.Per il valore Y = 1120, ho preso un punto della retta Y = 700 + 3/8Y che è il punto di equilibrio  posso rappresentare
Z
graficamente questa retta nel piano cartesiano ( Y ; Z ), disegnando prima la bisettrice che taglia a metà l’angolo retto. In gni punto
della bisettrice, noi abbiamo Z = Y. Le coordinate di ogni punto della bisettrice sono uguali.
La bisettrice è il luogo geometrico dei punti per cui Z e Y sono uguali.Per cui è verificato l’equilibrio macroeconomico reale.
Bisettrice 45°
Y
VINCOLO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI: quando un’economia cresce, aumentano le importazioni. Per esempio, la Germania ha
un’economia che sta crescendo molto, importa tanto, ma il vincolo della bilancia dei pagamenti per la Germania non è in difficoltà perché,
abbiamo visto che esporta tanto.La Germania ha un surplus di bilancio dei pagamenti.L’Italia, essendo un paese che sta chescendo poco, è in
deficit.
Può essere importante vedere la curva reddito-spesa, il nostro modo di rappresentare l’equilibrio macroeconomico reale, in maniera
scomposta, cioè in 3 pezzi cominciando con la domanda interna.
Z
(Z)
H
X–Q=0
I + G + c0 + X -Q
(D) Z = C + I + G
(A) Z = C+ I + G - mY
I + G + c0
(H)
YH
c0 + I + G = c0 + I + G + X - Q
Y
Supponiamo che la curva D rappresenti Z = C + I + G, ossia la domanda proveniente dalle famiglie, dagli imprenditori per compiere investimenti
produttivi, dal settore pubblico.
Tenendo conto anche delle importazioni ( mY ), per ogni livello di Y, da 0 in avanti, tenendo conto solo delle importazione, devo togliere
qualcosa alla domanda perché le importazioni hanno il segno negativo davanti ( - mY ).Significato economico: vedo quanto le importazioni sono
rilevanti per il mio sistema.Se io aggiungo le esportazioni, traccio la curva Z, partendo dalla curva A traccio una parallela.Nel punto H, vale C + I +
G = C + I + G + X – Q. In H corrisponde l’equilibrio dei conti con l’estero, in quanto X – Q = 0.
CURVA REDDITO-SPESA, mi dice quando c’è un certo livello di reddito, quanto è la spesa.
T
1120
E
700
Z >Y
Eccesso di domanda
1120
Z<Y
Y
Eccesso di offerta
Z = 700 + 3/8Y
700 = punto di partenza, l’intercetta con l’asse verticale. È la DAA, ossia quando Y = 0, Z = 700. Man mano che Y sale, Z sale. La retta tratteggiata
è la bisettrice, ossia il luogo dei punti per cui Y e Z sono uguali, qualsiasi punto della bisettrice, corrisponde a livelli uguali tra loro.
Il punto di equilibrio reale del sistema economico (E), è il punto di intersezione tra la retta della domanda aggregata e la bisettrice.Sarà un
punto in cui è verificata l’uguaglianza e l’offerta aggregate nelle condizioni che ho determinato io.
A sinistra della bisettrice, la domanda e l’offerta aggregata non sono uguali.Prima di arrivare ad E, c’è un eccesso di domanda aggregata
Z > Y .Nel punto E, Z = Y. A destra di E, ho un eccesso di offerta, Z < Y.
Una volta calcolato Y = 1120, posso calcolare il gettito fiscale, il consumo autonomo e le importazioni.



T = 280
C = 660
Q = 140
Traccio 3 curve reddito-spesa, senza la bisettrice:
Z
Z2
α
Z1
Z2
α
Z3
Z1
DAA (700)
c1sale, α sale, Z1 Z2
t,m} sale, α scende, Z1Z3
Y
Supponiamo di partire dalla situazione Z1, ricordando che:
K = c1 ( 1 – t ) – m
α = 1 / 1 – c1 + c1t + m
Quando aumenta la propensione al consumo c1, siccome fa parte del coefficiente angolare e nel coefficiente angolare è positiva, aumenta
anche il coefficiente angolare  la retta Z1 ruota e diventa più ripida. La retta Z1 ruota e diventa più ripida quando c1 aumenta, passando a
Z2.Quando aumenta la propensione al consumo, il valore del moltiplicatore cresce.La propensione al consumo la abbiamo al denominatore
però con il segno meno.Crescendo in valore assoluto la propensione al consumo, il valore del moltiplicatore diventa più piccolo  il valore del
moltiplicatore cresce.Graficamente si vede perchè: se aumenta il valore del moltiplicatore, io mi aspetto che una crescita del reddito disponibile
delle famiglie mi dia luogo ad un aumento maggiore della domanda aggregata, di quello che succedeva prima.In altre parole, se al passaggio da
Z1 a Z2 si accompagna un aumento del valore del moltiplicatore, vuol dire che se aumentano i redditi delle famiglie di un certo ammontare,
quando sono su Z1 la domanda aumenterà di un certo ammontare, quando sono su Z2 l’aumento della domanda sarà più forte.
Come lo vedo graficamente? All’aumento del reddito ( tratto viola), corrisponde un aumento di Z2 più forte (perché aumenta la propensione al
consumo)(tratto arancione) e Z1 più piccolo (tratto verde).
Aumenta c1, a parità di t e m.Facciamo variare i coefficienti uno per volta.Ceteris paribus  a parità di condizioni.
A parità di condizioni, variamo ora l’aliquota d’imposta.Se le famiglie devono pagare delle tasse più forti, avranno meno reddito disponibile 
consumeranno di meno.Se inaspriamo la pressione fiscale, possiamo dare un credito alle famiglie, ma portiamo loro via una fetta maggiore 
l’effetto di questo aumento di reddito delle famiglie, sarà meno forte sulla domanda rispetto a quella di prima.Facendo crescere l’aliquota
d’imposta, mi aspetto che l’economia reagisca ad un aumento del reddito in maniera meno forte, ossia un caso inverso a quello di prima.
L’aliquota d’imposta compare al denominatore con il segno meno  se aumenta l’aliquota d’imposta, aumenta il valore del denominatore di α
 il valore di α scende  se parto da Z1, aumentando l’aliquota d’imposta, il coefficiente angolare si riduce e la retta ruota diventando meno
ripida.Da Z1 passo a Z3.In Z3, l’aumento del reddito ha un effetto abbastanza piccolo sulla domanda. Se aumenta la propensione
all’importazione, vale lo stesso discorso, perché diminuisce il valore del coefficiente angolare e il valore del moltiplicatore.
Se aumenta la propensione al consumo, ogni aumento di reddito avrà un effetto maggiore sulla domanda.Perchè le famiglie devono spendere
proporzionalmenre tutto, risparmi compresi.
Se aumenta l’aliquota d’imposta, io sto portando via una parte di reddito.Si potrebbe dire una quota di reddito l’avrebbe potuta risparmiare,
ossia non spenderla.Se noi sciogliamo la parentesi quadra [ c1 ( 1 – t ) – m ]  tc1 l’effetto dell’aliquota all’imposta viene moltiplicata per la
propensione al consumo il significato economico è che l’aliquota d’imposta mi indebolisce il valore del moltiplicatore, appiattendo la retta,
nella misura in cui va a sottrarre una parte di reddito che altrimenti sarebbe stato speso. Supponiamo che la propensione al consumo sia 1, che
tutti spendano il loro reddito  l’aliquota d’imposta ha effetto su tutto il reddito.Nel caso in cuile famiglie per metà spendino e per l’altra metà
risparmino,ossia che la propensione sia ½  l’aliquota sarà moltiplicata per ½  colpirà il moltiplicatore solo nella misura in cui va a togliere
una parte di reddito che altrimenti sarebbe speso (quello che sarebbe risparmiato).Il risparmio, in questo approccio economico, ha produzione
passiva, è quello che non viene speso.Ma l’accento viene messo sulla spesa, sulle decisioni di consumo.
STATICA COMPARATA:
Statica è lo studio dei corpi che stanno fermi.Comparato, vuol dire che mette a confronto delle cose.
In macroeconomia la statica è la situazione di equilibrio, comparata è il confronto fra 2 posizioni di equilibrio.Noi faremo un’analisi di static
comparata.Il moltiplicatore nell’esempio di prima era 8/5, se io do un impulso di domanda aggregata iniziale pari a 100, il mio livello di attività
alla fine del processo di aggiustamento del nuovo equilibrio sarà aumentato di 160.
È importante vedere questo fenomeno graficamente perché ci mostra le 2 situazioni di equilibrio e capire come da una si passa
all’altra.Un’aumento della spesa autonoma di 100 metterà in moto il meccanismo di sistema economico per cui aumenta l’offerta,aumentano i
redditi, la domanda..Però questo meccanismo non è esplosivo.
Z
Z2
Domanda aggregata totale
Domanda aggregata totale
DAA2
B
A
E2
Z1
E1
offerta e domanda sono uguali
DAA1
Y
Ho un impulso alla DAA, la spesa pubblica era 200, diventa 300. Nel grafico, traccio una retta più alta,parallela alla precedente, perché la DAA è
cresciuta.Parto da una situazione iniziale E1 ( E con uno) e arrivo ad un nuovo punto di equilibrio E2. Aumentata la DAA, il nuovo punto di
equilibrio corrisponde a un livello di reddito, produzione e domanda aggregata totale molto maggiore dell’impulso ricevuto.
Come si passa da E1 a E2? Il grafico così non me lo dice, devo fare un ragionamento economico: aumenta la domanda.Supponiamo che
all’aumento della domanda segua piano piano l’aumento dell’offerta, ossia, io passo dal punto E1, ho l’aumento della domanda e arrivo al
punto A.In corrispondenza del punto A, la domanda aggregata totale ( autonoma e non autonoma) che corrisponde al punto A quale sarà? Se
questa è la domanda, come faccio a trovare l’offerta uguale a questa domanda?Qui domanda e offerta sono uguali,ma questo punto non fa
parte di Z1.In quel punto, il sistema economico sta producendo di più rispetto a prima.Le famiglie hanno più soldi da spendere quando il
livello di produzione è arrivato lì, per inseguire il livello della domanda che sale lo vado a cercare sulla curva reddito spesa e arrivo a B.Il sistema
economico ha aumentatol’attività, ma è cresciuta anche la domanda. A non è sulla bisettrice, ma neppure B, la quale però si avvicina di più.
Pian piano con un percorso a gradini, il sistema economico converge lla nuova posizione di equilibrio  l’aumento dell’offerta, in questo caso,
provoca un aumento della domanda.
Lezione 6:
Z
(D) Z = C + I +G
c0 + I + G + X
(A)
Z = C + I + G - mY
c0 + I + G
X>Q
X<Q
surplus
Y
deficit
Per costruire questo grafico, abbiamo posizionato la produzione, il reddito sull’asse delle ascisse e la domanda sull’asse delle ordinate.
La curva D rappresenta la domanda aggregata in un sistema economico chiuso, che non ha contatti con l’estero.Nel caso della retta D, la
domanda aggregata è uguale alla somma tra il consumo, gli investimenti e la spesa pubblica (D) Z = C + I + G .La retta D parte da un punto dove
la domanda aggregata autonoma è data dal: consumo autonomo, l’investimento e la spesa pubblica.
Partendo da questo punto, abbiamo costruito la retta A, (A) Z = C + I + G – mY, il cui significato economico non è particolarmente importante,
semplicemente, quando noi scriviamo la domanda aggregata, nel caso della retta A, teniamo conto anche delle importazioni.Le importazioni,
entrano nella domanda aggregata come elemento negativo (hanno il segno meno davanti), il che vuol dire che le consideriamo una funzione
della Y ( mY).  Se vogliamo costruire la curva A partendo dalla D, ogni punto di D si dovrà spostare verso il basso perché all’aumentare di Y, il
valore delle importazioni cresce e le importazioni sono un elemento negativo  le importazioni abbassano la domanda aggregata.Per cui da A,
deriva come una rotazione della D.
La Z contiene anche le esportazioni, che sono un elemento autonomo della domanda aggregata.Se partiamo dalla A aggiungiamo le
esportazioni.La Z è uno spostamento parallelo della A.La distanza rappresenta le esportazioni.Nel punto k la situazione D e Z sono uguali  avrò
che:
La situazione D sarà uguale alla situazione Z: С + I + G = C + G + I – mY + X
Perché sono uguali? Perché in k sono verificate entrambe le espressioni, è il loro punto si incrocio. Se I + G = C + G + I – mY + X  – mY + X = 0,
ossia esportazioni ed importazioni devono essere uguali tra di loro. I mY I = X  k è il punto in cui i conti con l’estero, la bilancia commerciale,
è in pareggio.
Guardando il grafico, andando avanti, arriviamo ad un livello di reddito, di produzione, di attività economica per cui la bilancia commerciale è in
pareggio.Prima di Yk, la Y sarà in surplus o in deficit?In attivo o in passivo?In nero o in rosso? Ossia per i liveli di Y < Yk, noi avremo che le
esportazioni saranno maggiori delle importazioni o viceversa?Se un paese riesce ad esportare, man mano che cresce il suo livello di attività
economica, il paese importerà sempre di più.Man mano che sale il livello di attività economica, il paese importa di più.Ipotizzando sempre che X
sia dato, è esogeno, preso da fuori.La politica economica, deve essere tale per cui man mano che aumenta il livello di attività e il nostro paese si
sviluppa importando di più, deve fare in modo che il paese esporti sempre di più.Il grafico fa vedere il cosiddetto vincolo della bilancia dei
pagamenti, ossia noi facciamo in modo che il nostro paese cresca facendo attenzione che non esporti sempre tanto uguale,ma aumenti le
esportazioni, in quanto, oltre il punto Yk, andrebbe in deficit man mano che il livello di attività cresce (sempre nelle ipotesi che X sia dato).
NX
0
Yk
Y
In questo grafico, sull’asse delle ascisse ho sempre la Y, mentre sull’asse delle ordinate rappresento le esportazioni nette NX. NX = X – Q.
(esportazioni nette positive è un altro modo per dire che la bilancia commerciale è in surplus, saldo della bilancia commerciale in negativo o in
positivo).Questo grafico mi permette di vedere quando il saldo commerciale è negativo o positivo.
Lezione 6:
Germania
Y
Italia
NX
Supponiamo che le rette di questo grafico valgano per Italia e Germania.
Abbiamo visto che la Germania ha un surplus nella bilancia di pagamenti  la posizione della Germania dovrebbe avere un livello di Y elevato.Il
vincolo della bilancia dei pagamenti per la Germania non si fa ancora sentire.
L’Italia ha un livello di Y più basso ed è in deficit  dobbiamo tracciare una nuova retta al di sotto di quella tedesca.
In teoria, per tenere conto della dimensione dei paesi che stiamo confrontando, dovremmo utilizzare Y procapite.La differenza però sta nella
struttura del sistema economico  se vogliamo passare dai grafici alla situazione vera, potremmo dire che l’Italia, in vincolo della bilancia dei
pagamenti lo sente perché le esportazioni italiane sono collocate in fasce di mercato in cui risentono della concorrenza di prezzo di paesi meno
sviluppati che hanno costi di produzione minori.La Germania non risente di questo problema perché ha un sistema produttivo più tecnologico.
Se noi invece di parlare di 2 paesi, parlassimo del medesimo, potremmo dire che le 2 rette si riferiscono allo stesso paese in 2 momenti storici
diversi Un paese che inizialmente si trova in deficit, riesce a diventare più competitivo e la sua retta si sposta verso l’esterno.
In macroeconomia, l’analisi di statica comparata è l’analisi di 2 situazioni di equilibrio che vengono messe a confronto.
Esempio: Facendo riferimento al grafico della curva reddito-spesa, si parte da una posizione di equilibrio (ossia dall’intersezione con la
bisettrice), c’è uno schock esogeno (aumenta la DAA)  la curva si alza e arriviamo ad un’altra intersezione con la bisettrice (nuovo equilibrio).
Come si verifica questo passaggio? Lo spieghiamo attraverso l’analisi dinamica, cercando di capire quali sono le azioni e le reazioni che si
innestano cercando di rappresentarle attraverso modelli matematici.Siccome è una cosa che si sviluppa nel tempo, si usano equazioni
differenziali, equazioni logaritmiche…
Noi partiamo da questa equazione:
Z = DAA + k Y
700 + 3/8Y
Osserviamo che se Yaumenta di 1, Z aumenta di 3/8 moltiplicato per 1, cioè 3/8.  k ci dice di quanto aumenta Z quando Y aumenta di 1.
Questa considerazione ci è utile per ricavare il moltiplicatore, vedendo come funziona nel sistema economico.
ΔZ
ΔY
I
ΔDAA
ΔDAA
II
kΔDAA
kΔDAA
III
k kΔDAA
k kΔDAA
…
……
…..
T
k^T–1 ΔDAA
k^T–1 ΔDAA
Teniamo conto che Z è la domanda e Y è sia la produzione, sia il reddito. ( in tutti e due i modi).
I numeri romani indicano il tempo e si legge: “al momento 1…”.
1.
2.
Al momento 1, noi abbiamo una variazione in aumento della DAA, l’offerta risponde. ( k^1)
Nel secondo periodo, la domanda cresce di kΔDAA (k moltipliato la variazione della DAA) perché il reddito è aumentato di ΔDAA 
la spesa aumenterà nel periodo successivo di kΔDAA.Perchè? perché k ci dice di quanto aumenta Z quando Y aumenta di 1  kΔDAA
ci dice di quanto aumenta Z quando Y aumenta di ΔDAA. ( k ^2)
3. Al momento 3, aumenta la domanda, l’offerta risponde. Io avrò un ulteriore aumento alla domanda che sarà pari all’aumento della
produzione e quindi del reddito precedente kΔDAA moltiplicato per k.  domanda tira, l’offerta le va dietro.
T.
Al momento 3, avrò k^T-1.
Con questo impulso, di quanto è cresciuto Y? Quanto vale ΔY?
ΔY = ΔDAA + kΔDAA + k^2ΔDAA + ….. + k^T–1 ΔDAA
Questa espressione la posso scrivere in maniera più corta raccogliendo a fattore comune ΔDAA:
ΔY = ΔDAA ( 1 + k + k^2 + … + k^T-1 )
Lezione 6:
Semplifico ulteriormente:
( 1 + k + k^2 + … + k^T-1) • 1 – k /1 - k =
= 1 / 1 – k • ( 1 + k + k^2 + … + k^T-1 – k – k^2 – k^3 - … - k^T ) =
= 1 / 1- k • ( 1 – k^T) =
= 1 – k^T / 1 – K.
Ricordando che k = с1 (1 – t ) – m
e
0 < c1, t, m < 1  k valore positivo minore di 1.
T è il tempo, periodo.Quando T è molto grande ( quando è passato molto tempo, vedo il risultato da un certo impulso iniziale), vedo che k
continua a diventare più piccolo.è vero che le famiglie hanno più reddito e spendono di più, ma è anche vero che non spendono tutto il reddito
in più che hanno, le famiglie risparmiano. Ad ogni giro (perché è come un percorso a zigzag), ci sarà un aumento della domanda, ma sarà
sempre più piccolo.Dopo tanto tempo, quando l’esponente è molto grande, se T è sufficientemente grande k^T diventa 0, vuol dire che:
quando T  all’infinito, k a 0.Se tengo conto di un tempo abbastanza lungo, questa espressione 1 – k^T / 1 – K la posso scrivere come :
1/1–k
Ossia, questa espressione è: ( 1 + k + k^2 + … + k^T-1 ) della espressione ΔY = ΔDAA ( 1 + k + k^2 + … + k^T-1 )
Allora posso concludere che:
ΔY = ΔDAA • 1 / 1 – k
Tenendo conto dell’effetto dinamico del tempo.Ma 1/ 1- k = α è il moltiplicatore

ΔY = ΔDAA • α
In macroeconomia i processi difficilmente sono bidirezionali.Il moltiplicatore funziona anche all’indietro, nel senso, se diminuisce la DAA,
effettivamente il sistema economico tende a ridimensionarsi.Sono quelle che vengono chiamate politiche deflative.Politiche di tagli della spesa,
salari bassi, conducono ad una diminuzione della domanda, del livello di attività.Si chiamano politiche deflative perché la deflazione porta il
sistema economico ad implodere ( a ripiegarsi su sé stesso).In questi casi, quando l’attività del sistema economico si ripiega su sé stessa,
succede che i lavoratori hanno meno lavoro, gli impianti vengono utilizzati di meno.Il fatto che gli impianti vengano utilizzati di meno rispetto
alla loro utilizzazione formale,non comporta che vengano distrutti.
Quando la domanda riparte, quando c’è una fase ascendente del ciclo, gli impianti verranno utilizzati di più, ma non verranno realizzati nuovi
investimenti  Quando il sistema economico riparte, riparte tutto il processo di moltiplicazione, quando ci sono tante capacità produttive, il
processo del moltiplicatore è molto più lento, perché prima di costruire impianti nuovi, verranno utilizzati quelli vecchi.I quali, fra l’altro, se la
fase di implosione è permasta per molti anni, saranno anche tecnologicamente arretrati rispetto a quelli disponibili  il sistema riparte
utilizzando gli impianti vecchi, per i quali magari non è stata effettuata la manutenzione.
Per quanto riguarda il lavoro, i lavoratori vengono utilizzati maggiormente o magari i ritmi di lavoro vengono intensificati in caso di ripresa, ma
vengono comunque impiegati per primi i lavoratori che già erano presenti.È vero che c’è più guadagno, però l’effetto sul tasso di
disoccupazione di una ripresa non è immediato.
Il concetto del moltiplicatore risale agli anni ’30, quando un gruppo di economisti, si ritrovano a Cambridge per riflettere sulla crisi economica.
Tra queste persone vi era John M. Keynes, figlio di un’economista, il quale partecipò anche alla conferenza di Parigi che portò in seguito al
trattato di Versailles e all’elaborazione del sistema monetario mondiale a Breton Woods.
Ora ci occupiamo di una revisione a consuntivo (una specie di analisi contabile), per esaminare cosa è successo nel 2011 e vedere le grandezze
in che rapporto sono tra di loro:
Y=C+I+G+X–Q
Y–T–C=C+I+G+X–Q–T–C
T è l’insieme delle imposte, il gettito fiscale.Tolgo T e C da tutte e due le parti.
Spriv = I + G – T + X – Q
Y – T – C è uguale al risparmio (savings) privato Spriv, ossia il reddito dal quale tolgo le tasse e la spesa per consumo. Spriv perché stiamo
parlando del risparmio delle famiglie, del settore privato.
I = Spriv + ( T – G ) + ( Q – X )
L’investimento produttivo ( fatto dagli imprenditori) è uguale al risparmio privato più quello che lo stato prende con le imposte al netto di
quello che lo stato spende [ ( T – G ) lo possiamo anche chiamare il risparmio del settore pubblico Spubbl] più il deficit della bilancia dei
pagamenti.Bisogna stare attenti nel valutare la bilancia dei pagamenti, in quanto se Q=100 e Y=90, mi rimane +10 di deficit; non scrivo X – Q.
L’investimento deve essere finanziato dalle risorse disponibili, che non sono impiegate in altro modo.( Q – X ) sono risorse nette che
provengono dall’estero.
Supponiamo che un paese abbia un forte deficit della bilancia dei pagamenti e che sta assorbendo risorse dalla restante parte del mondo. Se un
paese si approvvigiona così vuol dire che si sta fortemente indebitando con l’estero.Queste 3 grandezze possono essere positive o negative, nel
senso che il risparmio privato può essere positivo o negativo (se le famiglie si indebitano); lo stesso per il risparmio pubblico e il deficit con i
conti con l’estero.Se per esempio il Spriv è piccolissimo, il Spubbl è negativo ( i conti dello stato sono in rosso), come farà il paese a finanziare l’
investimento?Lo finanzierà con il deficit della bilancia dei pagamenti.Infatti, spesso, quando c’è un Spubbl negativo, vedo anche che la bilancia
Lezione 6:
dei pagamenti è in deficit. [È il caso degli USA, che si portano dietro quello che viene chiamato il deficit gemello ( perché sono in rosso i conti
pubblici ed è in rosso anche la bilancia di pagamento)].Nella nostra impostazione macroeconomica questa relazione è una relazione a
consuntivo, però, nel nostro ragionamento è importante chiedersi se:
1. Un paese deve spendere poco in modo da risparmiare tanto e finanziare tanti investimenti.
2. Se le famiglie consumano poco e risparmiano tanto, il mercato tira poco, la domanda quindi è scarsa e le imprese fanno pochi
investimenti.
Queste due opzioni, conducono a due diverse conclusioni ma c’è un modo per risolvere questa contraddizione:
La prima posizione dice che le famiglie risparmiano tanto così gli imprenditori hanno tante risorse da investire.
La seconda posizione dice le famiglie risparmiano tanto così la domanda è bassa e gli imprenditori non vogliono investire.
Innanzitutto vediamo che la prima posizione non mi sta dicendo che quelle risorse vengano poi effettivamente utilizzate, mi dice solo che sono
lì (gli imprenditori potrebbero avere le banche desiderose di prestare soldi, ma loro possono non volere investire); la seconda posizione dice
che gli imprenditori vogliono investire.Il risparmio nella nostra impostazione è qualcosa di passivo, le decisioni sono decisioni di consumo ed il
risparmio tutto quello che rimane  se gli imprenditori sono desiderosi di investire, investono, aumenta la domanda, aumenta la produzione,
aumenta il reddito  se le famiglie sono più ricche, supponendo che abbiano una proprensione al consumo pari a 2/3  il loro reddito
dispinibile verrà speso per 2/3 e risparmiato per 1/3  se il reddito e la produzione cresce, questo 1/3 risparmiato diventa più grande in valore
assoluto  le decisioni di investimento mettono in moto l’economia, il livello di attività sale, la produzione sale, il reddito aumenta e quindi
aumenta anche il risparmio.
Nella nostra teoria macroeconomica l’investimento cresce e il risparmio private gli va dietro aumentando, non perché le famiglie vogliono
risparmiare una quota maggiore del loro reddito, è il loro reddito che cresce  il valore totale del risparmio aumenta.
G – T = ( Spriv – I) + ( Q – X )
Supponiamo che un paese abbia la spesa pubblica molto alta rispetto al gettito. (G – T) è il deficit del settore pubblico, finanziato dall’eccesso
del risparmio privato sopra l’investimento delle imprese private, ossia è tutto il risparmio che non viene utilizzato dagli imprenditori per
ingrandire la loro attività; che può servire per finanziare il deficit pubblico. ( Q – X ) è il deficit dei conti con l’estero.
Questo è un altro modo per vedere il deficit gemelli.Supponiamo che tutto il risparmio privato venga riciclato in investimento degli
imprenditori, abbiamo che G – T = ( Q – X ).
Q – X = ( Spriv – I ) + ( T – G )
X – Q sono le esportazioni nette.Immaginiamo un paese in via di sviluppo che ha bisogno di esportare, che per molti anni ha importato tanto,
avendo la bilancia commerciale in rosso, in deficit, adesso si trova a realizzare un surplus nella bilancia dei pagamenti perché il deficit non può
esistere per sempre.Senza realizzare grandi modelli, come fa ad avere un surplus di 8? (un risultato positivo).
Per avere (Spriv – I) positivo, occorrerebbe che il settore privato risparmiasse molto, oppure, che il settore privato investisse poco. Ma in un
paese in via di sviluppo in cui la popolazione è povera, e che si vuole sviluppare come fa??
Per avere ( T- G) positivo, occorrerebbe che il paese imponesse tante tasse e spendesse poco nella spesa pubblica.
Il sottosviluppo è una situazione drammatica dalla quale è molto difficile uscirne fuori.
Riepilogando, siamo partiti da un equilibrio a consuntivo, i conti devono tornare in questi 3 modi:

I = Spriv + ( T – G ) + ( Q – X )  la grandezza che tira è l’investimento del settore private che fa crescere l’economia e quindi il
risparmio del settore privato.Se cresce l’economia cresce anche il gettito fiscale

G – T = ( Spriv – I) + ( Q – X )  cosa deve fare il deficit dei conti pubblici per essere finanziato dal settore privato e da quello estero.

Q – X = ( Spriv – I ) + ( T – G )  come la bilancia dei pagamenti può essere una situazione dalla quale è difficile tirarsi fuori.
Lezione 7 :
Abbiamo visto, che nell’ipotesi dell’isola che non ha scambi con l’estero, che se si vogliono tenere le risorse ed impiegarle per ottenere dei
bene in futuro, risulta chiaro che bisogna risparmiare.Tuttavia, in un sistema economico complesso, in cui il coordinamento fra la domanda e
l’offerta passa attraverso il mercato, la priorità, l’accento, va messa sull’investimento. L’investimento fatto dagli imprenditori fa crescere la
domanda facendo lavorare di più il sistema economico ( l’investimento viene finanziato dal credito, dale banche)  fa crescere il reddito e la
produzione  fa crescere anche il risparmio.Le decisioni di risparmio vengono prese di conseguenza.
Se aumenta la spesa pubblica ( una componente autonoma parte della domanda aggregata), aumenta il reddito, la domanda, la produzione,
scatta il moltiplicatore.Scatta il moltiplicatore perché girano i soldi, l’economia gira, le famiglie hanno di più redditi e quindi spenderanno di più.
Se aumenta la spesa pubblica e simultaneamente aumenta il gettito fiscale T in modo da coprire l’aumento della spesa pubblica, ossia
l’aumento della spesa pubblica lo faccio in pareggio, ci sarà un aumento del reddito e della produzione oppure no?Vediamo di rispondere a
questa domanda attraverso le formule.
Partendo dalla solita formula:
Y = c0 + c1 ( Y – T ) + I + G + X – mY
Ho messo T al posto di tY perché mi interessa l’entità del gettito.
Adesso impongo che l’aumento della spesa e del gettito sia uguale.Impongo che il bilancio dello stato sia in pareggio. Supponiamo di partire da
una situazione di bilancio in pareggio e che ogni incremento di G sia controbilanciato da un incremento di T in modo che il bilancio rimanga
sempre in pareggio.In questo modo otterrò un particolare tipo di moltiplicatore.
Hp: G = T = K
Y = c0 + c1 ( Y – K ) + I + K + X – mY
Y = c0 + c1Y – c1K + I + K + X – mY
Y = c0 + ( c1 – m )Y + ( 1 – c1 )K + I + X
Y – ( c1 – m )Y = c0 + I + X + ( 1 – c1 )K
Y( 1 – c1 + m ) = c0 + I + X + ( 1 – c1 )K
In questa formula ottengo qualcosa che assomiglia molto al moltiplicatore α, solo che in questo caso siamo partiti imponendo una cifra per il
gettito fiscale, quindi t non compare.Quello che ci interessa è il coefficiente di K.
Y = ( 1 / 1 – c1 + m ) • ( c0 + I + X ) + ( 1 – c1 / 1 – c1 + m)K
( c0 + I + X ) sarebbe la DAA senza la spesa pubblica G, perchè il suo ammontare l’ho chiamato K e abbiamo fatto in modo che sia uguale a T.
Ci interessa la seconda parte.
Possiamo immaginare che se K aumenta di 1, Y aumenterà di uno moltiplicato il suo coefficiente ( 1 – c1 / 1 – c1 + m).  se aumentiamo la
spesa pubblica di 1, e contemporaneamente il gettito aumenta di 1, Y aumenta di 1 moltiplicato il suo coefficiente ( 1 – c1 / 1 – c1 + m).
Quanto vale il coefficiente 1 – c1 / 1 – c1 + m ?

Se noi imaginiamo di non avere scambi con l’estero, che non ci siano importazioni, questo coefficiente sarà uguale ad 1 – c1 / 1 – c1.
 il coefficiente tende ad 1 quando m tende a 0.  In mercato chiuso, in economia chiusa, un aumento di G (interamente
coperto da T ) mi provoca un aumento di reddito e di produzione, secondo il moltiplicatore che in economia chiusa è uguale a 1. Se
G aumenta di 100  T aumenta di 100  Y aumenta di 100. Quindi, in risposta al problema di prima ( se aumento la G e
simultaneamente aumenta T,Y aumenterà o resterà invariato), la produzione aumenta perché il moltiplicatore è 1.

Oppure, il moltiplicatore diventa un po’ più piccolo man mano che il nostro sistema economico importa dall’estero. Se teniamo
conto delle importazioni sarà di poco inferiore, ma in ogni caso, nell’ipotesi data, Y aumenta.
Se l’effetto espansivo dell’aumento della spesa pubblica ricade anche sull’estero, ricade anche un po’ meno sul nostro paese.Questo aspetto ci
permette di comprendere un altro aspetto del moltiplicatore.Tant’è vero che ora, in Europa il bilancio dello stato molto presto dovrà essere
così.
La moneta
Marco Polo ha dettato Il Milione a Rustichello da Pisa in prigionia a Genova alla fine del XIII secolo. Nel capitolo 97, troviamo il primo esempio di
moneta fiduciaria, ossia, la moneta veniva coniata in carta, nella misura in cui il sovrano riteneva necessaria.I cittadini, in cambio di questa
moneta cartacea, dovevano portare al sovrano una specie di tassazione, che serviva a dare fiducia alle persone.
In occidente, la moneta cartacea viene privilegiata all’oro verso il XX secolo.Si è arrivati all’idea che la moneta non deve più avere una base
aurea nel 1971.
La quantità di moneta deve essere in qualche modo legata al livello di attività economica.Se il livello di attività sale molto, anche la quantità di
moneta si deve adeguare.Se la moneta è legata all’oro,la quantità di moneta può salire soltanto se scopriamo delle nuove miniere d’oro.
.Alla fine della seconda guerra mondiale, gli esperti e i capi di stato dei paesi vincitori, si sono ritrovati in una località americana Bretton Woods
e hanno stabilito come doveva diventare il sistema monetario internazionale.A Bretton Woods c’era anche Keynes, dove propose un sistema
monetario internazionale in cui l’oro avrebbe avuto un valore molto piccolo e la moneta fiduciaria un ruolo internazionale fortissimo.
La sovranità monitaria è una cosa molto rilevante.Il fatto di avere una moneta che uno stato al suoo interno può regolare, è un fatto di
sovranità politica ed economica. Il fatto di avere una moneta che viene accettata universalmente da tutti i paesi, è un fatto anche di sovranità
all’estero.Ora la moneta che viene accettata universalmente da tutti i paesi dalla conferenza di Bretton Woods in avanti è il dollaro. Il dollaro
veniva accettato negli anni ’50 ancor prima della conferenza innanzitutto perché gli USA avevano vinto la 2° Guerra Mondiale, in secondo luogo
perché avevano il sistema economico più sviluppato del mondo.La moneta americana aveva dietro di sé il sistema economico più sviluppato al
mondo e un posto chiamato Fort Knox.Fort Knox era un posto dove era custodito tutto l’oro degli USA, importante perché la moneta americana
era convertibile in oro.L’impero britannico doveva cedere in posto agli USA.Le idee di Keynes erano quelle di istituire due istituzioni mondiali: La
banca mondiale, chiamata Fondo Monetario Internazionale e una distribuzione sorretta del Fondo Monetario Internazionale che allora si
chiamava la Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo che oggi si chiama Banca Mondiale.

Il Fondo Monetario Internazionale ha un ruolo monetario, di controllare le valute.

La Banca Mondiale ha il ruolo di prestare soldi soprattutto ai paesi che si devono sviluppare.
La base del sistema è il dollaro il quale a sua volta si può convertire in oro.
Il 15 Agosto 1071, gli USA sono in una situazione di difficoltà e il presidente Dixon dice che il dollaro non è più convertibile in oro.
L’euro è una moneta come quella descritta da Marco Polo, basata sulla fiducia.Sul fatto che io accetto di essere pagato in euro, perché so che
se io spendo gli euro mi danno le merci.Naturalmente, la dimensione degli euro ( quanti euro ci sono in circolazione) dipende dalla Banca
Centrale Europea.
La Cina è un paese con un tasso di crescita molto al di sopra della media.Vuole un accordo con il Brasile, la Russia, India ed il Sud Africa (BRICS), i
paesi della futura geopolitica mondiale, per denominare nella propria valuta i debiti che gli altri stati del cosiddetto BRICS contraggono con
Pechino.Si terrà un’intesa il 29 Marzo.La banca della Repubblica popolare cinese presterebbe valuta yuan agli altri BRICS, i quali a loro volta
concederebbero mutui nelle rispettive valute nazionali.Gli altri paesi qindi, utilizzerebbero la valuta cinese come se fosse oro.Nei prestiti tra di
loro, tutte e 5 le economie di questi paesi, sarebbero pronte ad abbandonare la valuta americana.Il 13% del commercio asiatico cinese avviene
con gli Yuan.Nel dicembre scorso, Cina e Giappone avevano siglato un’intesa che permettava loro di scambiare direttamente yuan e yen senza
passare per il dollaro.La Cina è il principale partner del Giappone.
Detto questo, vediamo cosa è la moneta, da dove viene e che fine fa.
La moneta M, è:

Mezzo di scambio – Gli scambi si possono fare anche senza moneta, esiste infatti il baratto. In ogni caso, gli scambi utilizzati con la
moneta sono i più facili.La moneta è mezzo di scambio perché viene accettata in cambio delle merci, cioè ha quella che si chiama
liquidità.Gli aggregati monetari in economia, sono più complicati.Moneta è anche assegno, depositi a vista..  la moneta è M1
(circolante e depositi a vista di cui ci occupiamo), M2, M3.
M^D = f ( Y + )  Gli agenti dell’economia, le famiglie e le imprese vogliono moneta in proporzione al livello di attività economica.
M^D è una funzione Y positiva.Al crescere di Y, cresce la domanda di moneta.

Unità di conto – Ci serve per valutare le cose. PPS = Standard del potere d’acquisto (PPP).Quando noi confrontiamo le situazioni
economiche dei diversi paesi teniamo conto del diverso potere d’acquisto; E = tasso di cambio nominale, ossia se noi abbiamo un
euro quanti dollari ci vogliono per comprare un euro? Legato a questa unità di conto c’è il concetto della parità del potere
d’acquisto: Se io ho un libro che vale 5 euro, questo libro ha un valore pari a 5 euro.Ma io posso anche chiedermi quanto valgono 5
euro? Valgono per esempio un libro, ossia si ha una relazione sempre bidirezionale.

Riserva di valore - Io posso tenere la mia ricchezza finanziaria in moneta. Tenendo i miei risparmi (i miei mezzi finanziari) sottoforma
liquida, ho un beneficio: la posso spendere facilmente ma rinuncio al rendimento.Per definizione, la moneta non dà interesse. La
moneta cambia il suo valore nol corso del tempo, normalmente lo perde, perché c’è inflazione.  inflazione è la perdita del potere
d’acquisto della moneta. Quando rinuncio a percepire interessi tenendo la moneta in forma liquida, lo faccio perché la moneta mi
serve per comprare le cose e un po’ perché se immaginiamo di fare un investimento finanziario che renda il 5% e che dopo 5 giorni
esce un nuovo pacchetto che rende il 6% perdiamo l’1%.  Entrano in gioco le aspettative. Un operatore finanziario tiene liquidità
perché ha l’aspettativa che il tasso d’interesse salga.Se mi aspetto che fra un mese usciranno dei prodotti finanziari con maggior
rendimento a parità di rischio, io preferisco aspettare.  La domanda di moneta in termini di riserva di valore è quell ache si chiama
anche la domanda di moneta a scopo speculativo. Cioè io ho bisogno di moneta perchè preferisco rinunciare all’interesse ma fare
l’investimento in un secondo tempo quando le forme di interesse saranno più alte.Tuttavia, se oggi i gli interessi sono molti alti,
posso aspettarmi che gli interessi non salgano più.Se oggi gli interessi sono molti alti io tengo moneta rinunciando a qualcosa di
significativo.  Il costo opportunità di tenere moneta è tanto maggiore quanto è maggiore il tasso di interesse.  Se i tassi di
interesse sono alti, diremo che la domanda di moneta è relativamente bassa  La domanda di moneta in funzione del tasso di
interesse è M^D = f ( i - ) , con il segno meno.
Infatti scriviamo la funzione della domanda di moneta come:
M^D = kY – hi
k Y= domanda di moneta per le transazioni, quella che cresce al crescere di Y.
hi = costo opportunità di tenere moneta. Se i tassi di interesse salgono, la domanda di moneta scende.
Effetto di leva finanziaria: io mi faccio prestare moneta e la pago il 3%, indebitandomi.Trovo un impiego per questi soldi che mi rende il 4% 
io guadagno l’1%.La leva finanziaria è lavorare con dei soldi che non sono miei, pagando degli interessi, facendoli girare e rendere molto.
La domanda di moneta è legata direttamente al livello delle transazioni, al livello di attività economica e inversamente al livelo del tasso di
interesse.Più gli interessi sono alti, più ci aspettiamo che non salgano più ci viene a costare tenere moneta.
La moneta permette di esprimere il valore, il prezzo delle cose.A sua volta la moneta ha un prezzo?
Ne esistono 3 di prezzi della moneta:
1.
2.
3.
Tasso dell’interesse i. - È il prezzo per usare la moneta.Esempio: un’azienda deve pagare i lavoratori ma il cliente non ha ancora
pagato il servizio  l’azienda ha bisogno di liquidità.
Potere d’acquisto.Quando c’è molta inflazione, i prezzi di tutte le merci salgono e si dice che i soldi non valgono più niente.Se i prezzi
salgono, il valore della moneta scende.
Tasso di cambio E – Per esempio, per comprare un euro ci vogliono un tot di dollari.
Se in un certo paese si comincia a stampare moltissima moneta, i prezzi salgono. Alimentare il mercato con la moneta è una cosa utile perché
stimola l’attività economica ma se si fa troppo il prezzo della moneta precipita.
Se in Europa ci fosse una forte inflazione cosa succederebbe al tasso di cambio con il dollaro?L’euro perderebbe valore rispetto al dollar. Per
quanto riguarda il tasso di interesse, bisognerebbe immaginare che in un mondo nel quale c’è un tasso di inflazione del 20%, se prendo in
prestito 100 per un anno, vuol dire che in un anno, per comprare le stesse merci, mi occorreranno 120 euro  il tasso interesse nominale è del
20%.Il tasso di interesse reale ( nel caso in cui un mio amico mi presta 100 euro un anno e l’anno dopo, a causa dell’inflazione gli ridò 120 euro)
è del 0%  se c’è molta inflazione diminuisce il tasso di cambio, scende il potere d’acquisto e sale il tasso di interesse nominale. Quando c’è
molta inflazione si fa in modo che il tasso di interesse salga tantissimo, in quanto, in qualche modo frena l’economia.
Grafico: M^D = kY – hi
i
( Y2)
( Y1)
M



M è la moneta.Non abbiamo scritto la domanda di moneta ma la moneta come quantità.
I = tasso di interesse
Y lo prendo come un dato
Sto facendo una curva di domanda di moneta in corrispondenza del livello di Y.

Se il tasso di interesse è alto, la domanda di moneta è bassa.

Se il tasso di interesse scende la quantità di moneta aumenta.

Se Y cresce (Y2 >Y1), cosa succede alla curva di domanda di moneta? Se Y è maggiore devo tracciare un’altra curva di domanda di
moneta tale per cui al medesimo livello di interesse di tasso, ci sia una quantità di moneta domandata maggiore.
Lezione 8
Il fatto che il dollaro sia o non sia la valuta di riserva internazionale è espressione di sovranità politica.Uno dei problemi dell’economia di oggi è
il fatto che esista una moneta che non ha dietro un potere politico unitario, nel senso che se gli Usa sono composti da tanti stati, in ognuno dei
quali circola il dollaro, essi comunque fanno parte di un unico stato federale, mentre l’Europa non è uno stato unitario, non ha la sovranità
politica corrispondente alla sovranità monetaria.
Crescita dell’economia accompagnata da una crescita, stazionarietà, diminuzione dei prezzi:
Abbiamo visto che nel nostro modello, la domanda di moneta dipende dalle transazioni e dal tasso di interesse M^D = kY – hi
La moneta ha come caratteristica fondamentale la liquidità e che non frutta interesse di per sé.Le banconote non producono interesse, semmai
cambiano il loro potere d’acquisto nel tempo a causa dell’inflazione intrinseca nel sistema economico moderno, la core inflaction. Ci sono altri
prodotti finanziari che producono interesse.
Nel nostro modello semplificato, la ricchezza finanziaria la possiamo vedere o nella forma monetaria, o nella forma di titoli ( buoni del tesoro
del governo).Immaginiamo che i titoli abbiano un rischio pari a zero e che offrano interesse. Io scelgo di tenere moneta quando ho bisogno di
liquidità, mentre quando ho più moneta che mi serve effettivamente scelgo di comprare i titoli.Io posso avere bisogno di liquidità sia per le
transazioni sia per motivi speculativi.Il tasso di interesse, è il costo opportunità di tenere moneta  nella domanda di moneta, il tasso di
interesse ha un segno meno davanti.
Indichiamo con la lettera h il coefficiente che mi dice quanto la domanda di moneta è sensibile alle variazioni del tasso di interesse.La mia scelta
di portafoglio è quando voglio tenere moneta e quando voglio tenere i titoli. Nella scelta di portafoglio il tasso di interesse può essere più o
meno importante e h mi dice quanto è importante.
Se aumenta il livello di attività economica, aumenta anche la quantità di moneta necessaria per effettuare le transazioni. Se con un certo livello
di Y la spesa pubblica cresce  cresce la domanda aggregata e il livello di attività, circola più ricchezza e si produce di più  c’è bisogno di più
moneta. Facendo questo discorso, implicitamente abbiamo fatto l’ipotesi che il livello dei prezzi rimanga invariato.
Questo discorso vale anche se il processo avviene in questo modo: Aumenta la domanda, aumentano un po’ i prezzi, le imprese fanno dei
profitti particolarmente alti (perché i prezzi sono cresciuti)  la concorrenza che porta i profitti a quelli di prima, aumenta la quantità prodotta
e il livello dei prezzi smette di crescere (in qualche caso potrebbe tornare ai livelli precedenti) ma comunque ci vuole la moneta.Potremmo
complicare il discorso con le economie di scala ( rendimenti crescenti, decrescenti).
Se io produco una maggiore quantità, potrei produrre ad un costo unitario inferiore ma ciò non conduce spesso ad una forte discesa dei
prezzi.In altri casi, se aumenta la quantità prodotta, aumenta la necessità di materie prime e il prezzo dei beni sale (rendimenti decrescenti).
Il discorso è complesso perché si potrebbe dire che se il livello di attività è uguale, se il sistema economico lavora di più non è detto che ci voglia
più moneta, infatti potrebbe bastare la stessa quantità di moneta se i prezzi scendessero.Questo è vero dal punto di vista teorico.Cioè, quando
sale il livello di attività economica, quando aumenta la domanda aggregata, le prime reazioni del sistema sono l’aumento dei prezzi e l’aumento
della quantità.In quale proporzione crescano i prezzi e la quantità dipende dalla situazione in cui ci si trova.
Nella situazione attuale, per esempio, è possibile che in futuro aumenti la domanda e la produzione con poco riscontro sui prezzi perché,
innanzitutto in Italia le famiglie hanno pochi soldi da spendere, in secondo luogo il prezzo deve coprire il costo di produzione e dare un certo
saldo di prodotto.Se ci sono lavoratori disoccupari e impianti non utilizzati, si può aumentare la produzione senza che il costo di produzione
unitario cresca.Aumento la produzione ma non il prezzo.
Come si fa a far scendere i prezzi? Per aumentare la domanda è necessario che i prezzi scendano (visione microeconomica). L’aumento di
domanda aggregate, intesa in macroeconomia, dipende da un aumento della spesa pubblica, dall’ottimismo dell’imprenditore, dall’aumento
della domanda estera..Nel nostro caso, l’aumento della domanda aggregata avviene quando il reddito prodotto affluisce di più alle famiglie che
spendono di più e che risparmiano di meno.È provato che il tenore di vita oltre un certo livello non può crescere. Se viene sgravata la fiscalità
sulle famiglie meno abbiette, quelle che risparmiano di meno, l’aumento dei consume del sistema è molto più forte rispetto alla riforma fiscale
a favore delle famiglie più ricche Le famiglie più povere hanno una maggiore propensione al consumo.  L’aumento della domanda in
macroeconomia non è una risposta alla discesa dei prezzi.
Un processo di diminuzione dei prezzi potrebbe avvenire se le imprese decidessero autonomamente di comprimere i margini di profitto, far
scendere i prezzi e vedere se riescono a vendere di più ( per esempio discount, voli low cost). La diminuzione dei prezzi per i voli per passeggeri
è stata messa in moto da un aumento della concorrenza e corrisponde anche a costi di produzione inferiori. I servizi offerti dalle compagnie
aeree vantaggiose, costano meno perché si utilizzano aereoporti meno costosi ( costo di produzione).In ogni caso, aumenta l’attività economica
e diminuiscono i prezzi.Ci sono stati dei casi storici in cui si è cercato di far crescere il valore della moneta, per esempio con la prima guerra
mondiale con la sterlina.Dopo la guerra, la sterlina aveva perso valore  Si è attuata una forte politica deflattiva per ritornare al valore aureo
precedente, cercando di comprimere i costi di produzione cominciando dai salari.Lo stato ha cercato di accumulare molto oro esportanto
moltissimo in modo da attirare valuta pregiata e oro, lo stato ha cercato di spendere il meno possibile, facendo diminuire la domanda e far sì
che i prezzi scendano.Nel ’29 poi c’è stata una crisi economica mondiale che derivara da un eccesso di produzione rispetto alla domanda che ha
messo in moto negli USA dei processi di caduta dei prezzi (ma si trattava di situazioni patologiche).Un sistema economico in crescita ha quella
che normalmente viene chiamata core inflaction, un’inflazione intrinseca, che di per sé se viene mantenuta a livelli bassi ha effetti positivi.
La deflazione è un fatto positivo o negativo? In macroeconomia non c’è un parere unanime.Nella realtà, si vede che la deflazione è un
fenomeno abbastanza raro.Quando i governi vogliono e la banche centrale vogliono una forte deflazione, in genere i sistemi economici ne
pagano i prezzi in termini di una forta disoccupazione.Una forte inflazione ha effetti negativi.Il problema è riuscire a tenere il fattore sotto
controllo.
L’inflazione danneggia quelli che non si possono difendere, ossia chi non è in grado di offrire i suoi beni, il suo lavoro, i suoi servizi a prezzi che si
accompagnano all’inflazione.



Se i salari sono indicizzati all’aumento dei prezzi, ne soffrono I percettori di reddito che non sono indicizzati.
In secondo luogo ne soffre chi possiede ricchezze in forma liquida.Chi possiede ricchezza finanziaria impiegata a tassi di interessi
molto alti, in teoria dovrebbe essere difeso.
L’inflazione va a beneficio degli imprenditori perché sopportano certi costi di produzione, producono, vendono i loro prodotti. Fra il
momento in cui viene acquistato il semilavorato, le materie prime, e i prezzi nel frattempo sono saliti, lui si può agganciare a questa
salita dei prezzi.Gli imprenditori sono spesso indebitati, ma l’inflazione un po’ alleggerisce il peso del debito.Tanto è vero che si dice
che il primo beneficiario dell’inflazione sia lo stato. Lo stato, in quanto i governi sono indebitati e immettono i titoli di debito
pubblico, se lascia andare un po’ di inflazione ne ottiene beneficio.Questa viene chiamata imposta da inflazione.Lo stato fa in modo
che ci sia inflazione in modo da diminuire il peso del debito.Lo stato ha questi poteri sui prezzi se comanda sulla banca centrale. Però
le banche centrali oggi hanno un sistema di potere piuttosto sganciato dal potere politico.La banca centrale europea infatti ha una
forte autonomia.
Grafico:
Curva di domanda di moneta: M^D = kY – hi
La domanda di moneta è sensibile alle variazione del livello di attività economica.
Può succedere che quando aumenta il livello di attività nell’ipotesi che I prezzi rimangano costanti, la domanda di moneta non aumenta nella
stessa proporzione.È come se si avesse bisogno di più moneta ma quella che già abbiamo la usiamo di più, ovvero, quante transazioni si
riescono a fare con una stessa quantità di moneta in una certa unità di tempo (velocità di circolazione).
k = sensibilità della domanda di moneta rispetto al livello dell’attività economica.
PQ = VM
PQ = prezzo (livello generale dei prezzi) per quantità ( tutto quello prodotto nel sistema economico, il PIL in termini tecnici); è il valore del Pil.
M = valore della moneta.
V = velocità di circolazione, ossia quante transazione riesco a fare con una unità monetario nell’arco di un’unità di tempo.
L’idea è questa: più la moneta gira velocemente, più transazioni riusciamo a fare con la stessa quantità di moneta.
Questa formula PQ = VM esprime la teoria quantitativa della moneta.
La teoria quantitativa ha circa 100 anni ed è stata ripresa da Milton Friedman per spiegare l’inflazione.
i
(Y2)
(Y1)
M
Quando aumenta l’attività del sistema economico, immaginando che la circolazione della moneta sia abbastanza stabile, aumenta anche la
domanda di moneta.Se noi la esprimiamo con la funzione Y1, abbiamo che la domanda di moneta si sposta (Y2).
La domanda di monetta nel nostro modello dipende da due variabili: Y e i. Io devo rappresentare la domanda di moneta. Y lo prendo come
dato (sennò avrei bisogno di un grafico tridimensionale).
Supponiamo che esista un buono del tesoro che verrà rimborsato il 13 marzo 2013 al prezzo di 100.Nel 2013 porto in banca il titolo e mi danno
100 euro. Se il titolo lo compro il 13 marzo 2010 lo pago un certo prezzo, Pt.Quanto rende questo titolo? Se oggi lo pago 90 e me lo
rimborseranno a 100, questo titolo vale 10.Quanto è il tasso di interesse di questo titolo?
i = (100 – Pt )/ Pt =
= 100/Pt – Pt/Pt =
= 1+ I + 100/Pt

Pt = 100 / (1 + i)
Ho fatto questo passaggio per far vedere che esiste una relazione inversa fra il prezzo dei titoli ed il tasso di interesse.Se il prezzo dei titoli sale,
il tasso di interesse scende.Il prezzo del titolo è il suo valore di rimborso attualizzato, cioè importato ad oggi.
Io so che il titolo verrà rimborsato a quel prezzo, se lo compro oggi, il prezzo del titolo influenza quanto effettivamente il titolo mi rende.Perchè
io so che verrà rimborsato a 100.Se il prezzo è molto basso e lo rimborso a 100, avrò un interesse molto alto.Supponendo che esistano titoli di
prezzi diversi con il medesimo rischio, la situazione di rendimenti diversi non può resistere più di tanto perché quelli che rendono di più, il
mercato tende a far salire il loro prezzo facendo scendere il loro rendimento.Esiste sul mercato una legge per cui i titoli per cui è percepito il
medesimo effetto di rischio devono valere tanto uguale.
Nel campo della moneta, non abbiamo la percezione che ci sia della domanda di moneta insoddisfatta o dell’offerta della moneta che non ha
trovato la sua controparte.La moneta circola e in questo senso, in macroeconomia si parla di eccesso della domanda di moneta o eccesso di
domanda dei titoli (considerando che i titoli sono la nostra scelta di portafoglio).Eccesso di domanda di moneta significa che c’è una spinta del
sistema economico a tenere più moneta e se, l’offerta di moneta si mantiene costante, succederà qualcosa che comunque tiene il mio sistema
economico istantaneamente nei titoli, però qualcosa cambia.
Chi crea moneta?
Normalmente viene da rispondere la banca centrale, nel senso che la banca centrale ha un ruolo fondamentale nella creazione di moneta in
quanto crea quella che si chiama la base monetaria. È su questa base che si innesta il processo di creazione di moneta. La moneta è creata
invece dall’azione congiunta della banca centrale e le aziende di credito (banche).
L’idea di fondo è che la banca centrale crea la base monetaria, nel senso che ogni euro che esce dalla cassaforte della banca centrale ed entra
sul mercato, vuol dire che la base monetaria è aumentata di un euro.
Le aziende di credito fanno parte del processo della creazione di moneta perché vale il principio per cui se un’azienda di credito raccoglie 100
euro dai risparmiatori, non li tiene chiusi in cassaforte o meglio una parte rimane come risparmio mentre l’altra parte viene fatta circolare (
prestando soldi ai clienti, ad altre aziende di credito..). Nel caso in cui tutti i clienti volessero ritirare il proprio denaro dalle aziende di credito
avviene la cosiddetta corsa agli sportelli,ossia quando i clienti non hanno più fiducia nel sistema bancario.
Ruoli della Banca Centrale:
1.
2.
3.
4.
La banca centrale è la banca delle banche, ossia le aziende di credito si rivolgono alla banca centrale per depositare e per farsi
prestare soldi.
La banca centrale è anche il creditore di ultima istanza (the lender of last resource), perché quando un’azienda di credito non ha
soldi, quello che deve salvare la banca sia la banca centrale. L’azienda di credito può essere sana, che attraversa un momento di
difficoltà perché non ha liquidità, oppure può essere debole, nel caso in cui rischia veramente il fallimento.
La banca centrale è anche istituto di emissione, in quanto emette moneta.
In Italia, la banca centrale ha anche un ruolo di vigilanza. Ossia, controlla le aziende di credito.
bilancio della banca centrale.
attività




Titoli
Anticipazioni alle aziende di
credito
Oro
Valuta estera
passività


Circolante +
Reserve delle aziende di credito =
Base monetaria
Nel bilancio della banca centrale, la prima voce nella colonna della passività è quella del circolante (le banconote).In che senso sono una
passività?Un po’ di anni fa era più semplice spiegarlo quando c’erano le lire, in quanto c’era scritto pagati a vista (nel senso che se uno andava
con 10 mila lire alla banca d’Italia, avrebbero dovuto pagarlo con un granellino d’oro del valore di 10 mila lire  il circolante era un simbolo che
stava al posto dell’oro che stava custodito dalla Banca Centrale) al portatore con una firma come se il governatore avesse firmato le banconote
una per una.
Come fa la banca centrale a far entrare la moneta in circolazione? Acquistando titoli emessi dai governi.

La banca centrale europea, può comprare titoli solo sul mercato secondario,ossia i titoli emessi che vengono acquistati da aziende di
credito, famiglie, risparmiatori, girano sul mercato  creano un mercato secondario su cui la banca centrale può mettere mano.
 Il circolante
entra in circolazione con l’acquisto dei titoli.Quando la banca centrale vuol fare aumentare la quantità di circolante
compie un’operazione di mercato aperto tirando fuori il denaro dalla sua cassaforte mettendolo sul mercato comprando titoli 



sul mercato avremo – titoli e + circolante  nel bilancio, diminuirà la voce del circolante nelle passività e aumenterà la voce dei
titoli nelle attività.
La banca centrale inotre, può emettere circolante in cambio di valuta estera, si tiene nelle valute estere le sue riserve valutabili.
Normalmente si tratta di valuta estera pregiata come dollari, franchi svizzeri.
Supponiamo che le aziende di credito raccolgano 100 dai clienti e in cassaforte si tengono 10 come riserva.Una parte dei 10 viene
tenuta in moneta e l’altra parte viene tenuta in un loro conto che hanno nella banca central.  le riserve delle aziende di credito
sono deporitate presso la banca centrale.  la banca centrale ha queste riserve, sulla quale in certi momenti storici viene
riconosciuto un piccolo tasso di interesse, che figura nelle passività perché sono soldi che la banca ha ma che non sono di sua
proprietà.Di fatti le riserve delle aziende di credito, nel bilancio delle aziende di credito sono nelle attività.
La banca centrale, presta cnhe dei soldi alle aziende di credito chiamati anticipazioni.Tutte queste operazioni, sono regolate dalle
leggi circolari, nazionali, provenienti dall’unione europea in quanto stiamo parlando di interessi enormi in cui una piccolo variazione
ha conseguenze molto alte. Le aziende di credito sono obbligate dalla legge a tenere delle riserve e poi se lo desiderano, possono
avere delle riserve in più.Ossia, se sono prudenti, assorbono 100 e fanno circolare 80 perché vogliono essere sicure.Le anticipazioni

che la banca centrale fa alle aziende in certi casi sono vietate per la questione del moral azard.L’azienda di credito che sa che
comunque viene salvata, è portata a correre dei rischi maggiori.
La base monetaria è data dalla somma tra il circolante + le reserve.
Se c’è una forte crisi economica, le aziende di credito non possono ricevere prestiti dalla banca centrale per legge, ma ciò accade in certe
situazioni.
Bilancio (fonte della raccolta e degli impieghi) delle aziende di credito.
Attività (impieghi)








Passività (raccolta)
Riserve
Titoli
Prestiti erogati a clienti delle aziende di
credito


Depositi
Debiti verso la banca centrale e le altre aziende di
credito
I depositi sono quelli fatti dalla clientela che rappresentano una passività. Come fa a prendere i soldi un’azienda di credito? Sono I
depositi dei suoi clienti.
Se l’azienda si fa prestare soldi dalla banca centrale e da altre aziende di credito,  avrà dei debiti.
Le riserve possono essere depositate presso la banca centrale.
Le aziende di credito con i soldi comprano i titoli.
Offrono prestiti ai loro clienti e si prestano soldi fra di loro.
L’idea è quella che la banca centrale crea la base monetaria e le aziende di credito la fanno girare.
Grafico:
i
M^S
l’offerta di moneta è una retta verticale perché in
un certo momento è una sola quantità.
E1
(Y2) M2^D
(Y1)
M1^D
M



Rappresento la domanda di moneta che corrisponde ai due livelli di Y.
M^S = offerta di moneta. È verticale perché in un certo momento, nel sistema economico l’offerta di moneta è una singola quantità.
Sull’asse delle ascisse, c’è sia la domanda sia l’offerta.
Nel sistema economico la moneta che circola è quella  sela moneta che circola è l’asse verticale, se il livello di Y è Y1, io ho bisogno della
curva di domanda della moneta per determinare i.Io ho una curva di domanda, una curva di offerta e determino un certo livello di i.
Immaginiamo che aumenti il livello di attività e quindi c’è bisogno di più moneta (aumenta la domanda di moneta)  siamo nella situazione Y2,
se l’offerta di moneta rimane sempre uguale noi avremo un livello di I maggiore. i sale perché c’è più domanda di moneta ma la quantità di
moneta è sempre quella  il prezzo per usare la moneta diventa maggiore.
Se invece supponiamo che sia l’offerta di moneta ad aumentare,  i scende.
i
M^S1
M^S2
M
Lezione 9
Le espressioni domanda e offerta di moneta, viene usata perchè c'è chi ha il potere di creare moneta e c'è chi la usa.
La base monetaria è creata dalla banca centrale.Ma la creazione di moneta è frutto del comportamento di diversi agenti, ossia della banca
centrale,delle aziende di credito e dei comportamenti degli agenti economici.
Le aziende di credito, hanno una raccolta (passività – le deposità dei clienti) e gli impieghi (attività– prestiti erogati, titoli acquistati).La banca
centrale, analogamente, ha delle passività (che sono il circolante e le riserve delle aziende di credito) e delle attività ( titoli, l’oro..).La banca
centrale concede anticipazioni alle aziende di credito, ossia presta loro dei soldi.Questo viene determinato dalla legge: in alcuni casi è vietato, in
altri è permesso.Le anticipazioni erogate dalla banca centrale vanno nell’attività della banca centrale, mentre nelle passività delle aziende di
credito.
Le scelte di portafoglio indicano come un soggetto tiene la sua ricchezza finanziaria, in moneta o in titoli.La moneta non da interesse i titoli sì.
Adesso faremo un discorso con riferimento alla moneta facendo entrare sia il circolante sia depositi a vista nel cc ( che spesso hanno un piccolo
tasso di interesse, ma noi facciamo finta che non ce li abbiano).
Diciamo, nel nostro esempio, che la moneta è in parte domanda di circolante in parte domanda di depositi in cc.
Equazione di comportamento:
M^D = cM^D + ( 1 – c )•M^D
c = quota di circolante, una percentuale della domanda di moneta sarà circolante e il resto, ( 1-c ) sarà deposito in cc.
Se noi prendiamo il sistema economico nel suo complesso, i depositi in cc sono questo addendo ( 1 – c ) riferito alla domanda di moneta non del
singolo ma di tutti gli agenti.Potremmo anche dire che questa espressione definisce il comportamento, le scelte degli agenti con riferimento al
contante e ai depositi.
Le aziende di credito hanno una raccolta di depositi e devono a fronte di questa raccolta, tenere una quota in riserve (i soldi che rimangono lì o
che vengono depositati alla banca centrale e che non si muovono). Questa quota di riserve la indico con il simbolo teta θ, questo simbolo vuol
dire coefficiente di riserva.
R (Riserve) = θ ( 1 – c )•M^D
Adesso, dovremmo ricordare la colonna delle passività della banca centrale, nella quale avevamo indicato il circolante con sotto scritto le
riserve delle aziende di credito e la loro somma dava la base monetaria (H) H (base monetaria) = circolante + riserve delle aziende di credito
→
H = cM^D + θ•( 1 – c )•M^D
H = M^D • [ c + θ( 1 – c ) ]
M^D = H • 1 / c + θ – θc
Sono arrivato all’espressione di sopra descrivendo il comportamento degli agenti e servendomi della relazione H = cM^D + θ•( 1 – c )•M^D
che in realtà è una voce del bilancio della banca centrale ( colonna delle passività della banca centrale). Ossia, c’è scritto che la base monetaria
è data dal circolante più le riserve delle aziende.

Nella formula formula H = cM^D + θ•( 1 – c )•M^D viene descritto il comportamento degli agenti che scelgono di tenere più
circolante e meno depositi in cc o viceversa  sono gli agenti a scegliere il valore di c.

Nella formula H = M^D • [ c + θ( 1 – c ) ] viene descritto il comportamento della banca centrale che emette circolante ed il
comportamento delle aziende di credito che decidono quali riserve tenere, il comportamento delle aziende di credito e del pubblico.
Dire che le aziende di credito decidono quante riserve tenere non è un termine preciso, esiste un minimo di riserve stabilito dalla
legge.In più ci sono le riserve volontarie.La banca centrale ha anche un ruolo di persuazione morale (moral suasion), ossia,imporre
certi comportamenti o suggerirli.
Scrivendo così:
M^S = M^D = H • 1 / c + θ – θc
Ho aggiunto la condizione di equilibrio del mercato monetario,ossia, l'uguaglianza fra domanda e offerta di moneta.Si vede che la moneta
circola ma non si vedono tanto bene gli eccessi di domanda di moneta in cosa consistono.
M^S=M^D mi serve per far vedere la relazione fra la base monetaria e la moneta in circolazione. L'idea di fondo è che esiste la moneta, le
aziende di credito, se i soggetti depositano il loro conto in banca, la banca lo fa girare.  se deposito 1000 euro nella banca, la banca tiene una
parte come riserva e fa girare l’altra parte (comprando titoli o prestando soldi a clienti). Io in ogni caso posso spendere i miei 1000, ma
materialmente quei 1000 euro non sono tutti lì.  Se i soggetti tengono usano molto le aziende di credito tenendo poco contante, ma tanti
depositi a vista la moneta rende di più ( con la stessa quantità di moneta si possono fare più transazioni).
Siccome le aziende di credito fanno girare la moneta, a parità di base monetaria, se i soggetti usano di più le aziende di credito la quantità di
moneta è maggiore  iniziamo già a distinguere la differenza fra moneta e base monetaria  se il coefficiente di riserva è del 2%, la moneta
gira tantissimo; se il coefficiente di riserva è del 20%, la moneta girerà molto meno perché è maggiore la quota che rimane immobilizzata in
banca.Si tratta di un meccanismo di moltiplicazione e il meccanismo più chiaro è M^S = M^D.
Quanto è l’offerta di moneta? L’offerta di moneta è uguale alla base monetaria H moltiplicata per 1 / c + θ – θc  M^S = H• 1 / c + θ - θc
Β(beta) = 1 / c + θ + θc è il moltiplicatore del deposito della moneta, del depsito bancario. Beta mi dice che per ogni euro di base monetaria
quanta moneta si crea.Siccome c e θ sono molto piccoli, il moltiplicatore sarà > 1.

c < 1 propensione al contante – quanto I soggetti desiderano tenere in contante.

θ < 1 coefficiente di riserva – quanto le banche desiderano o sono obbligate a tenere come riserve.
Se c e θ crescono, il valore del moltiplicatore diminuisce.
Il moltiplicatore monetario B, del deposito bancario il cui valore dipende dalla propensione al contante e dal coefficiente di riserva moltiplicato
per la base monetaria mi da l’offerta di moneta.
M^S = H• 1 / c + θ - θc è la base monetaria per il moltiplicatore B.Ossia, l’offerta di moneta dipende dal comportamento della banca centrale,
delle aziende di credito e degli agenti dell’economia.Naturalmente, di questi 3 soggetti il comportamento più influente è quello della banca
centrale.
La banca centrale opera sul mercato attraverso operazioni di mercato aperto, ossia l’acquisto e la vendita dei titoli.Per ogni euro che esce dalla
banca central europea, la base monetaria aumenta di un euro.La banca fa uscire la moneta usando gli euro per comprare titoli sul mercato
finanziario.
La domanda di moneta che si distribuisce fra circolante e depositi a vista, dipende dal livello delle transazioni, dal livello di attività economica se
)c’è ma maggiore attività economica nell’ipotesi che I prezzi siano fissi ci sarà bisogno di più moneta) e dal tasso di interesse.La scelta di
portafoglio tra moneta e titoli → dipende da quanto mi viene offerto sui titoli  dipende secondo il coefficiente k dal livello delle transazioni e
il coefficiente h indica il coefficiente al tasso di interesse (ricorda che la sensibilità del tasso di interesse è negativa, quindi se i sale, la domanda
diminuisce.)
M^D = kY – hi ; M^S = H • 1 / c + θ – θc
Ho quindi 4 coefficienti:

la sensibilità della domanda di moneta alle transazioni k ,

la sensibilità della domanda della moneta al tasso di interesse i.

la propensione verso il contante c

il coefficiente di riserva θ
Inoltre ho il livello di attività economica, cioè il PIL, la base monetaria, posso calcolare l’offerta di moneta e posso come esercizio provare a
determinare i.
È chiaro che se io ho il PIL, la base monetaria e i coefficienti posso calcolare i.Dal punto di vista economico noi possiamo immaginare di provare
a capire il comportamento della banca centrale, la quale, in un certo contesto in cui esiste un comportamento degli agenti abbordante e un
certo livello di riserva, vuole modificare la base monetaria avendo come obbiettivo un certo livello di i. Perché? Perché i è uno degli obbiettivi
della banca centrale.
Il comportamento delle banche centrali vere ha 3 obbiettivi:
1. tasso di cambio – più o meno forte
2. tasso di inflazione – possibilmente molto basso ( obbiettivo unico della banca centrale europea).
3. Tasso di interesse – si pensa che i abbia un’influenza sulle decisioni di investimento produttivo; perché i influenza il tasso di cambio;
inoltre, quando c’è un’inflazione pericolosa, la tipica politica che si fa è alzare i tassi di interesse.
Dati questi comportamenti, di quanta moneta c’è bisogno in rapporto al livello di attività economica?Quanto è importante i?
Come realizzano gli agenti dell'economia le loro scelte di portafoglio?dati i coefficienti. Il pil e la base monetaria è possibile trovare una
risposta.
Questo esercio ci permette di vedere le relazioni fra le variabili in modo efficace.
K1 e k2 rappresentano due situazioni diverse con dei valori vicini.
c = 0,4
k1 = ¼
k2 = 0,26
Y = 9000
θ = 0,1
h1 = 1000
h2 = 1500
H = 1012
1.
2.
3.
i( h1, k1) = 0,05
i(h2,k1) = 0,03
i(h1,k2) = 0,14.
1.
2.
Nel primo caso, ottengo un i del 5%.
Nel secondo caso, la domanda di moneta è più sensibile alle variazioni del tasso di interesse. Se aumenta la sensibilità della
domanda di moneta al tasso di interesse succede, a parità delle altre condizioni, in particolare di Y e di H, che il tasso di
interesse scende dal 5% al 3% in modo che la domanda di moneta risulti sempre uguale.
Economicamente vuol dire che se i miei soggetti nella scelta di portafoglio sono più sensibili, danno peso maggiore al costo
opportunità di tenere moneta (ossia alla remunerazione dei titoli), per convincerli a detenere la stessa scelta di portafoglio di
tenere moneta affinchè ci sia equilibrio tra domanda e offerta di moneta, per convincerli a detenere la stessa quantità di
moneta che avevano prima è sufficiente un i inferiore.  Se h sale, i diventa più pesante, allora scende.
Nel terzo caso, K è il coefficiente della domanda di moneta per le tranzazioni. KY è la domanda di moneta per le transazioni,
che se viene integrato con la scelta di portafoglio e mi da la domanda di moneta complessiva
Il coefficiente delle transazioni sale.Se K è maggiore i soggetti tenderanno a chiedere più moneta. Io ho imposto un certo
valore di base monetaria e un certo valore di θ, quindi la mia offerta di moneta è data nel mio esercizio. Se si tende a
domandare più moneta occorrerà che i salga per tenere la situazione in equilibrio, ossia per convincere i soggetti che è vero
che vorebbero più moneta per le transazioni, ma i diventa così alto (dal 5% al 14% ) che diventa più appetibile anche detenere
titoli. La spinta della domanda di moneta per le transazioni è controbilanciata dal costo opportunità di tenere moneta, i sale →
convinciamo i soggetti a detenere la quantità di moneta di prima.Se nella realtà si sperimenta che i soggetti hanno bisogno di
più moneta per le transazioni si vede che i tende a salire.
Con questo esercizio vediamo il significato della di moneta moneta e il ruolo di i.
3.
Adesso scriviamo l'equazione della domanda aggregata con il livello di investimento produttivo espresso dalla funzione. Come dati abbiamo
solo c0,B,G,X.
Z = c0 + c1Y – c1tY + B + aY – bi + G + X – mY
La differenza consiste in i = B + aY -bi , cosa significa?
Quando è che un imprenditore vuole ingrandire la sua attività? Quando vede che il mercato tira, che l’economia sta crescendo. Nella sua
decisione di investimento produttivo, dovrà tener conto di alcuni progetti che prendono diversi anni. Se un progetto di investimento dura 3
anni, alla fine del 2° anno, io sono praticamente obbligato a portarlo a termine, altrimenti si tratta di soldi sprecati.C'è una parte di
investimento che prendiamo come data anche perchè ,in ultima analisi, nei fondi c'è una componente imponderabile: l'ottimismo della classe
imprenditoriale che decide di investire perché pensa che le cose andranno bene. Le decisioni di investimento sono influenzate da varie cose, tra
cui il costo del credito. Siccome gli imprenditori solitamente compiono gli investimenti utilizzando i prestiti, i costituisce un fattore molto
importante. Nella funzione di investimento c’è scritto tutto questo, una parte la prendiamo come data sia perché dipende da un qualcosa che
non sappiamo cosa sia, da progetti che si stanno portando avanti, dal livello di attività economica, dal tasso di crescita, da Y e da i. Se gli
imprenditori constatano che i è troppo elevato, investono di meno. Se il credito è caro, se i è alto gli imprenditori investiranno di meno.
Y ha come coefficiente c1; t; m; a. Il coefficiente a sta ad indicare quanto la decisione dell’investimento è influenzata dalal situazione
economica corrente.
Scrivendo l’equazione in questo modo evidenziamo:
Z = [ c1( 1 – t ) + a –m ]•Y + c0 + B + G + X – bi1
I coefficienti di Y , [ c1( 1 – t ) + a –m ]
La domanda autonoma c0 + B + G + X con la quota di investimento che comunque è data.
bi = sensibilità di investimento al tasso di interesse.
Z
Z1
Y
In questa equazione, quando io traccio la retta, il tasso di interesse lo prendo come un dato. Avrò una retta che sembra uguale a quella che
avevamo già visto ma ci sono due differenze:
1. il coefficiente angolare contiene anche il termine a che compare nell'equazione con il segno più. Se a è comunque una quantità
positiva inferiore a 1, Z1 tenderà di essere più rigida della retta che avevamo visto perché ha il coefficiente angolare
maggiore.A parità di altre condizioni, se noi consideriamo l’investimento in questa maniera, abbiamo che la curva reddito
spesadiventa più ripida.
Che significato economico ha? Perchè se io considero la mia funzione di investimento la retta diventa più ripida?
aY mi dice che le decisioni di investimento dipendono positivamente dal livello di attività.  Se Y è molto alto, le decisioni di
investimento saranno molto alte  una parte del consumo diventa maggiore, ma anche una parte dell'investimento ne
risente → al crescere di Y crescerà anche la domanda visto che l’investimento fa parte della domanda aggregata. Anche se la
formula è approssimativa, quando il sistema economico va bene, ci sono forze endogene che devono farlo andare bene.Il
problema è che se il sistema economico va male, ci sono delle forze endogene che lo spingono ad andare male.Con la crisi
economica per esempio, trovare degli imprenditori ottimisti è molto difficile.I settori che sembrano essere più appetibili per
ottenere dei forti profitti da parte di grandi imprese, sono quelli fortemente protetti, settori monopolistici.
2. k1 è il livello dell'intercetta. K1 = c0 + B + G + X – bi1
K sarà uguale alla domanda aggregata autonoma in cui c’è solo una parte dell’investimento produttivo che indico con la B ( bi
maiuscola) e poi in fondo ho anche il tasso dell’interesse moltiplicato per un coefficiente b con un segno meno davanti che mi
dice quanto il tasso di interesse pesa nelle decisioni.
Z
Z1 = Y1
E1
k1
E2
Y2
Y1
IS
i2
Z2 = Y2
k2
i
i1
Y
Y2
Y1
Y
Supponiamo che i sale, i2 >i1, sul grafico avrò un diverso livello k, k2 = c0 + B + G + X - bi2
K2 lo dovrò indicare sotto.  Siccome i2 è > i1, la curva Z2 sarà sotto Z1.
Il nuovo grafico, mette insieme la parte reale e la parte monetaria dell'economia.Fino ad ora ne abbiamo trattato in modo separato. L'anello
che congiunge le due parti è i, una variabile monetaria che nel mio modello ha un'influenza reale.
Esiste un altro anello, ed è il tasso di cambio (ne riparliamo più tardi – avere una moneta forte)  la parte reale e finanziaria dell’economia è
collegata sia dal taddo di cambio, sia dal tasso di interesse.
Il nuovo grafico parte dai punti di equilibrio macroeconomico E1, E2, in cui domanda aggregata e offerta aggregata sono uguali  Z1 = Y1 e
Z2 = Y2.
Come sono arrivato a Y1 e Y2? K2 in che cosa è diverso da k1? L’unica differenza è i,sono arrivato a k2 perchè i è cresciuto. → Yi corrisponde ad
un livello i1.Ho i che sale e il livello di Y di equilibrio scende.
→ posso tracciare una retta in cui individuo livelli corrispondenti, coppie di i e Y. Prendo i1 che corrisponde k1 e ho Y1, prendo i2 a cui
corrisponde k2 e il livello di Y risulta inferiore. Perché succede questo? Perché in corrispondenza di livelli diversi di i noi abbiamo diversi
investimenti produttivi?
L’investimento produttivo è sempre in equilibrio con il risparmio privato e pubblico ( poi ci sarebbe anche il disavanzo con i conti con
l’estero).Questo modello descrive il mercato chiuso.
Questa retta si chiama IS (investimento-risparmio) e descrive la situazione del grafico di prima vedendo la relazione tra Y e i. Sono tutti punti di
equilibrio nella parte reale dell'economia. Ogni punto della IS corrisponde all'uguaglianza fra domanda e offerta aggregata nella parte reale
dell'economia. → quando io muovo i, e voglio sapere quale è il livello di Y di equilibrio posso usare la retta IS. Quando traccio IS prendo come
dato tutto tranne i nella formula Z = c0 + c1Y – c1tY + B + aY – bi + G + X – mY
In corrispondenza di ogni livello i, quando la spesa pubblica aumenta k si sposta verso l’alto e avrò dei livelli di Y maggiori → avendo un livello di
G più alto IS si allontana dall'origine. Vale se aumenta B, X,G,c0.
Se gli imprendotori sono più ottimisti, la curva IS si sposta lontano dall'origine.Quindi per ogni livello di i io ho un livello maggiore di Y. Se voglio
metterci anche la parte monetaria, devo costruire una curva partendo dalla domanda e offerta della moneta che mi faccia vedere per ogni
livello di Y, quanto è il livello di i. Se Y diventa più alto, aumenta la domanda di moneta, l'offerta rimane uguale e i cresce.Le nostre equazioni ci
fanno vedere se la domanda di moneta sale, per controbilanciare, essendo dato l’offerta, è necessario che i titoli offrano un rendimento
maggiore.
LEZIONE10
La curva IS descrive l’equilibrio della parte reale della macroeconomia, ossia l’uguaglianza tra la domanda aggregate e l’offerta aggregata. Si
chiama IS in quanto fa riferimento all’investimento e al risparmio.
Jhon Hicks nel 1937 definì, semplificando, il modello IS, dando un'interpretazione della teoria di Keynes del 1936.
A proposito dell’investimento produttivo, se il tasso di interesse è molto alto, verranno fatti solo gli investimenti produttivi che si ritengono più
redditizzi, ma se l’imprenditore fa gli investimenti con i suoi profitti accumulati (autofinanziamento),l’imprenditore ha lo stesso la possibilità di
utilizzare i suoi fondi impiegandoli nel mercato finanziario. Nel caso dell'autofinanziamento, i diventa il costo opportunità dell'investimento
produttivo, ossia quello a cui l’imprenditore deve rinunciare se compie un particolare investimento produttivo
investimenti produttivi si riducono.
i
A
B
IS
Y
Osserviamo che in questo piano cartesiano, l’asse orizzontale rappresenta il livello della produzione e di reddito, mentre quello verticale il
tasso di interesse.I punti della curva IS, sono i punti della curva di equilibrio macroeconomico nella parte reale del sistema. Ossia, c’è un certo
livello di domanda aggregata e làofferta si adegua.

Vale che: A,B} Z =Y  che posso scrivere così: Y = c0(dato) + c1YD + B + aY – bi + G + X - mY
YD = reddito disponibile = Y – tY, scritto YD, tiene conto che la propensione al consumo che applichiamo al reddito dopo che sono state pagate
le tasse.
IS è Y = c0 + c1YD + B + aY – bi + G +X – mY, in questa equazione che rappresenta la parte reale dell'economia, è presente il tasso di interesse,
ossia un elemento monetario.In questa formula, si vede che la domanda dipende a sua volta dal livello della produzione (dell’attività
economica).
Abbiamo messo in relazione Y con il tasso di interesse osservando l’equilibrio della parte reale dell’economia. In questa equazione è presente il
tasso di interesse, ossia un elemento monetario, uno degli anelli che lega la parte monetaria alla parte reale dell’economia.
Come rappresento sempre su questo grafico anche l’equilibrio della parte monetaria dell'economia?
hp. prezzi fissi
Y1 i1 Y2 > Y1
Y2 i2 i2 > i1
i
i2
i1
M^S (dato)
E
E
M2^D
M1^D (Y1)
M
Partiamo dalla domanda e dalla offerta di moneta.
Nell’asse delle ascisse rappresento la quantità di moneta, nell’asse delle ordinate il tasso di interesse.
M^S è una quantità che dipende dalle decisioni della banca centrale e dal comportamento degli agenti secondo determinate regole (dettate
dalle aziende di credito) e di consuetudini (quanti soggetti tengono sul cc a vista o in tasca).Tutto questo influenza z, il moltiplicatore del
deposito bancario.
Diciamo che l'offerta di moneta in un certo momento è data  siccome è data la rappresento con una retta verticale.
La domanda di moneta è una retta con inclinazione negativa perchè quando i è molto elevato i soggetti nella scelta di portafoglio preferiscono
tenere i titoli.
Quando tracciamo M1^D ci riferiamo ad un certo livello di attività economica, ossia ad un certo livello di reddito e della produzione che
chiameremo Y1.
L'intersezione tra M^S e M^D è l'equilibrio di mercato.
Diciamo che c’è una certa struttura della domanda di moneta, esiste una quantità di moneta che chiamo offerta di moneta e che corrisponde
all’asse verticale  diciamo che se quella è la curva di domanda di moneta e quella è la curva di offerta di moneta, io avrò un tasso di interesse
di equilibrio che chiamo , per esempio i1. Il tasso di interesse di equilibrio è quello che si verifica sul mercato quando la domanda di moneta è
fatta in un certo modo e l’offerta di moneta è la verticale.
Prendendo l’offerta come data, se il tasso di interesse è i1 → la scelta di portafoglio tra moneta e titoli è coerente con la quantità di moneta che
c’è in circolazione. ( fino a qui abbiamo parlato della situazione 1).
Se Y aumenta, avremo un’altra curva di domanda di moneta, M2^D.
Se aumenta il livello di attività economica a prezzi fissi e offerta data
ù moneta → aumento di i di equilibrio  i2>i1.
Metto in relazione diversi livelli di Y con diversi livelli di i  Se aumenta Y per ipotesi di prezzi fissi essendo data l'offerta di moneta, aumenterà
i di equilibrio  Identificati 2 livelli di Y io trovo 2 livelli di i di equilibrio, nel senso che i1, i2 danno luogo a equilibrio di mercato finanziario →
sono in grado di inserire i dati nella retta LM (liquidità monetaria).
i
LM
A
i2
iE
D
E
B
i1
C
IS
Y
C e D sono punti di equilibrio del mercato monetario (corrispondono alla situazione del grafico precedente).
La retta LM è una retta crescente e si chiama retta della liquidità monetaria per mettere in evidenza l’equilibrio della parte monetaria del
sistema economico.
In questo grafico abbiamo un equilibrio reale ( tutti i punti della IS) e un equilibrio monetario (tutti i punti della LM).
Solo un punto corrisponde all'equilibrio monetario e reale ed é il punto di incrocio tra le due curve che si chiama punto di equilibrio generale
macroeconomico, reale e monetario.In questo punto E, abbiamo che da una parte, la quantità di moneta è quella domandata dagli agenti a
quel tasso di interesse, dall’altra, in corrispondenza a iE c’è equilibrio tra la domanda e l’offerta aggregata, ossia il livello della produzione
soddisfa quel livello di domanda.
Fuori dal punto E, possiamo avere delle situazioni di equilibrio reale ma non monetario o viceversa, oppure né uno né l’altro.
Questo grafico ci fa vedere a colpo d'occhio la situazione del sistema economico.
Y = c0 + c1( Y – tY ) + B + aY – bi + G + X – mY → IS
M^S (dato) = M^D = kY – hi → LM  uguaglianza tra domanda e offerta di moneta
Hp: prezzi fissi.
i
LM
E
i2
i1
B
A
IS1
Y1
Y2
Y
Nel punto A abbiamo equilibrio monetario ma non equilibrio reale. Perchè? Cosa non va nella parte reale dell'economia in A? É in
squilibrio (eccesso di domanda aggregata o eccesso di offerta aggregata). Se l'equilibrio è uguale a Z =Y, lo squilibrio sarà Z > o < di Y.
Se il livello di Y è Y1 e il livello di i è i1, con questo livello di i, dove sarebbe rappresentato l’equilibrio della parte reale? Per avere
equilibrio, ci vorrebbe un livello di produzione molto più elevato.  possiamo dire che in questa situazione, c’è equilibrio monetario,
ma la produzione è insufficiente,ossia c'è un eccesso di domanda aggregata.
Se il livello di Y è Y1, per avere eruilibrio nella parte reale, avrei bisogno di i più alto.Ma abbiamo visto che i, sulla domanda
aggregata, ha un ruolo di freno (se i alto, livello di investimento basso).
 In A , la domanda aggregata è maggiore dell’offerta aggregate. Z > Y e M^D = M^S

Se il livello del tasso di interesse è i1, per avere equilibrio nella parte reale ci vorrebbe un livello di produzione maggiore
 c’è eccesso di domanda.Z > Y

Se il livello di Y è Y1, per avere equilibrio nella parte reale ci vorrebbe un freno più forte  eccesso di domanda. Z > Y

In A abbiamo che c’è equilibrio nella parte monetaria, ossia domanda di moneta e offerta di moneta sono uguali.Non c’è
eccesso di domanda o offerta. M^D = M^S
Il tasso i compare nell'equazione Y = c0 + c1( Y – tY ) + B + aY –bi + G + X – mY con un segno meno e un coefficiente b, perchè frena la decisione
dell'investimento.
Noi possiamo far entrare in gioco il tasso di interesse anche in altri 2 punti oltre alle decisioni imprenditoriali di investimento produttivo, per
esempio i è presente anche nella domanda delle abitazioni e nella domanda dei beni di consumo durevole.
Il punto B è un punto di equilibrio della parte reale dell'economia, non della parte monetaria.
Quando il livello di Y è Y2, per avere equilibrio nella parte monetaria, ci vorrebbe un tasso di interesse più elevato, ossia si
metteranno in moto dei meccanismi che portano ad alzare il taso di interesse. 
Nel punto B, c’è equilibrio nella parte reale ma non c’è equilibrio nella parte monetaria.  Z = Y e M^D >M^S.
Per avere equilibrio nella parte monetaria, i dovrebbe essere più alto, ossia, nella situazione B, per quanto riguarda l’aspetto
monetario, abbiamo che i troppo basso.Ciò significa che i titoli sono poco interessanti, appetibili.Si domanda troppa moneta  per
ricondurre la domanda di moneta ad un livello adeguato occorrerebbe i maggiore, rendendo i titoli più appetibili.
Potremmo anche dire che se si domanda troppa moneta, il prezzo di uso della moneta tenderà a salire  eccesso di domanda di
moneta.
Come si fanno a capire le situazioni? Si vede, con riferimento alla situazione di squilibrio, se sarebbe necessario un aumento o diminuzione di i.
 La LM è il luogo dei punti per cui è verificata l’uguaglianza fra domanda e offerta di moneta.
 La IS è il luogo dei punti in cui è verificato l’equilibrio macroeconomico reale, fra la domanda e l’offerta di beni ( la domanda
aggregata ed il livello della produzione).
 Sono verificate tutte e due soltanto nel punto E, punto dell’equilibrio generale.  al di fuori del punto E potrà esserci eccesso di
domanda o di offerta di moneta oppure eccesso di domanda o di offerta dei beni.
 Quando sono fuori salla IS ho uno squilibrio dalla parte reale (A).
 Quando sono fuori dalla LM ho uno squilibrio dalla parte monetaria (B).
Normalmente i sistemi economici gravitano intorno al punto di equilibrio E.
Supponiamo che ci sia uno schock esogeno, ossia un qualcosa che ci allontana dall'equilibrio iniziale al quale vedremo un altro tipo di equilibrio.
Il modello di IS-LM, ci serve per capire quale sarà il punto di arrivo.
Per esempio, supponiamo di partire da una situazione di equilibrio e che aumenti la spesa pubblica.Come lo vedo nel grafico?
Noi vediamo che ogni avvenimento, ogni cosa che succede nella parte reale, ha delle ripercussioni anche nella parte monetaria e viceversa.
 La parte reale e monetaria del sistema economic sono collegate fra di loro.
Se aumenta la spesa pubblica, aumenta anche la domanda, la produzione.  Questo succede nella parte reale.
Se aumenta la spesa pubblica, avrò una crescita di G (dato) e un aumento di Z. Ma se aumenta Z, avrò un aumento del livello della produzione Y
(vale sempre l’ipotesi dei prezzi fissi).
Siccome ho cambiato un dato, G, devo tracciare un’altra curva IS che sarà più lontana dall’origine, perché se G aumenta, in corrispondenza ad
un livello di tasso di interesse, avrò un livello di Y maggiore.
i
E2
E1
i2
i1
LM
B
A
IS2
IS1
Y1
Y
Y2
Y = c0 + c1( Y – tY ) + B + aY – bi + G + X – mY → IS
M^S (dato) = M^D = kY – hi → LM  uguaglianza tra domanda e offerta di moneta
Hp: prezzi fissi.
Se aumenta il livello di G, la domanda aggregata autonoma cresce, e io passo da Z1 a Z2.
 Il mio livello di Y di equilibrio, passa da Y1 a Y2.
Z2
G
Z
Y
Z
M^D = M^S (LM)
Z1
E
Z = Y (IS)
Y1

Y2
Y
Ragionando sulla IS, avrò in corrispondenza di ogni livello di i, un Y di equilibrio che sarà maggiore.Questo lo vedo tracciando una
nuova IS spostata in fuori.
Tuttavia, ciò che succede nella parte reale, ha anche un’influenza nella parte monetaria. Se è cresciuto Y, posso dire che è cresciuta anche la
domanda di moneta per le transazioni perché, se cresce Y, cresce anche kY  cresce la domanda di moneta.
Siamo partiti da un aumento della spesa pubblica, il che significa un aumento della domanda aggregata, un aumento della produzione,che da
luogo ad un aumento della domanda di moneta per le transazioni.L’offerta di moneta che rimane costante, a caeteris paribus (sto modificando
soltanto la spesa pubblica).
Se rimane costante l’offerta di moneta, avrò che: aumentando la domanda di moneta, cresce il tasso di interesse  il nuovo punto di
equilibrio E2 sarà in corrsispondenza di un maggiore livello di Y e di i. (tutto questo discorso si vede dal grafico).
L’aumento del tasso di interesse, avrà delle ripercussioni sulla parte reale? Se i cresce, l’investimento produttivo diminuisce. Se diminuisce
l’investimento, diminuisce anche la domanda, perciò, anche Y. L’effetto totale comunque è che Y è cresciuto, però nel nostro modello Y cresce
grazie ad un impulso e anche un po’ dall’aumento di i. L’aumento del tasso di interesse, nel caso di un aumento della spesa pubblica, di uno
schock esogeno, frena l’investimento privato.  forte aumento di una componente esogena e forte diminuzione di una componente
parzialmente endogena (investimento privato)  si chiama effetto di spiazzamento (crowing out), ossia l’aumento di spesa pubblica
compensato da una discesa dell’investimento privato.
Ciò si vede bene dal grafico: in quanto l’effetto spiazzamento è causato da un aumento del tasso di interesse, il quale si riperquote
sull’investimento.
Siccome l’investimento è I = B + aY – bi, l’aumento del tasso di interesse si riperquote su I. Se b fosse pari a 0, significherebbe che gli
imprenditori non si curino troppo del tasso di interesse e quindi l’effetto spiazzamento non ci sarebbe. Se il tasso di interesse non salisse,
l’effetto spiazzamento non ci sarebbe.
Da E1 a E2, ci sono arrivato tenendo conto della spesa pubblica e dell’effetto spiazzamento.
G , Z
, Y , M^D , [M^S]
, i
,I
i
LM
E2
M^D = kY – hi (LM)
E1
k
E
IS2
(IS)
IS1
Y2
Yk
Y
Quale sarebbe l’effetto dell’aumento della spesa pubblica se non ci fosse lo spiazzamento?Lo posso vedere dal grafico.Se il tasso di interesse
rimanesse costante, avremmo un aumento di Y virtuale pechè annullato dall’effetto spiazzamento.


Yk = livello virtuale al quale arriveremmo se non ci fosse lo spiazzamento.
K è un punto di equilibrio reale, non generale.
Se considerassimo un altro tipo di schock, se modificassimo l’offerta di moneta, cosa succederebbe al grafico?
Se M^S , abbiamo che il prezzo per l’uso della moneta dovrebbe scendere. In altri termini, se aumenta l’offerta di moneta, vediamo come fa
la banca centrale ad aumentare la base monetaria e quindi le operazioni di mercato aperto.
La banca centrale per aumentare la base monetaria farà delle operazioni di mercato aperto, principalmente comprando titoli in modo da
immettere nel sistema moneta e ritirare in futuro.Questo avrà come effetto l’aumento del prezzo dei titoli e la diminuzione del tasso di
interesse. Oppure, da un altro punto di vista: per convincere i nostri agenti dell’economia ad assorbire una maggiore quantità di moneta,
occorre che i titoli siano meno appetibili.  un aumento dell’offerta di moneta ha come effetto una discesa del tasso di interesse.
In corrispondenza di ogni livello di Y, il tasso di interesse risulterà inferiore.
Se M^S
i
LM1
LM2
IS
Y
lezione11
I modelli economici in macroeconomia vengono definiti rappresentazione di fatti stilizzati.Si rappresenta la realtà semplificata e si fanno delle
previsioni.
L’aumento dell’offerta della moneta, possiamo immaginare che avvenga quando: la banca centrale compie un’operazione di mercato aperto
con l’acquisto di titoli  cresce la base monetaria si mette in moto un meccanismo chiamato moltiplicatore della moneta (o moltiplicatore
del deposito bancario)  offerta di moneta aumenta.
C'è anche un altro modo per aumentare l'offerta di moneta: aumentare le anticipazioni della banca centrale alle aziende di credito (che sono
voce nell'attivo del bilancio della banca centrale).La banca centrale immette moneta nel sistema anche in questo modo: Le banche centrali
danno anticipazioni alle aziende di credito le quale se ne servono per coprire il bilancio e comprare titoli pubbici  l’acquisto di titoli pubblici
usando i soldi della banca centrale sta anche alla radice del miglioramento tra lo spread fra due nazioni (italiano – tedesco).
Le banche d'affari non possono prendere a prestito dalla Federal Reserve. In generale, la regola è che la banca centrale può fare anticipazioni
rispettando determinate regole.
LM1
i
iE1
E1
E2
LM2
iE2
iB
B
IS
YB
YE2
Y
Abbiamo visto che se aumenta l’offerta di moneta, nel grafico ciò si traduce tracciando una curva LM (LM2) più bassa rispetto a quella
precedente.In corrispondenza di ogni livello di Y, prendendo un livello di Y, alzando la verticale vediamo come cambiano le due curve LM.In
corrispondenza dello stesso livello di Y, abbiamo due tassi di interesse diversi.Se c’è più moneta (LM2), avremo un tasso di interesse inferiore.
Se abbassiamo la verticale dal punto di equilibrio E1, vediamo come il nostro sistema passa da E1 a E2 facendo un salto.
Come fa il nostro sistema a passare da E1 a E2?Intuitivamente, la domanda e l'offerta di moneta sono sempre in equilibrio, nel senso che
moneta circola.Inoltre, noi abbiamo due tipi di equilibrio:

L'equilibrio reale è Z = Y ( domanda aggregata = offerta aggregata);
L’equilibrio reale, quando noi siamo in una situazione di equilbrio e passiamo ad un’altra, ossia, quando si modifica la domanda e
l’offerta aggregata, è evidente che ci vuole del tempo (stiamo parlando di variabili reali: aumenta la domanda di beni di consumo, di
beni di investimento, aumenta la spesa pubblica, la domanda estera per i nostri beni) in quanto, la soluzione si deve adeguare.

L’equilibrio monetario è M^S = M^D (offerta di moneta = domanda di moneta).
Sui mercati finanziari l'aggiustamento è velocissimo (aumenta l’offerta di moneta con un operazione di mercato aperto quando la
banca centrale compra dei titoli  il prezzo dei titoli sale e il tasso di interesse scende).  Sulla LM l'aggiustamento è velocissimo.
Allora, per passare da E1 a E2, si passa da E1 a B; da B, rimandendo in equilibrio dalla parte monetaria, il sistema si avvicina all'equilibrio della
parte reale (E2) tramite processi interni del sistema economico.
E1 è un punto di equilibrio monetario e reale.Se aumenta l'offerta di moneta con l’operazione di mercato aperto la banca centrale compra titoli
immettendo moneta nel sistema, il prezzo dei titoli sale e l'interesse scende. Se i scende, abbiamo un effetto di aumento sulla domanda
aggregata perché nella nostra funzione di domanda aggregata il tasso di interesse ha un azione di freno).  se il tasso di interesse scende,
questo freno si allenta sulla domanda aggregata perché l’investimento cresce.  Se cresce la domanda dei beni di investimento, cresce la
domanda aggregata. Il tasso di interesse frena l'investimento produttivo, la domanda di beni durevoli e di abitazioni. Per cui, da YB si tende a
passare a YE2.
Perché per arrivare ad E2 abbiamo fatto un percorso in salita? Il percorso è in salita perchè aumentando la domanda e l'offerta ( aumentando
il livello di attività economica) la LM è inclinata verso l'alto perchè aumenta il livello di attività economica e quindi sul mercato monetario
aumenta anche la domanda di moneta per le transazioni. Infatti, quando passo da B → E2, devo ricordare che la mia domanda di moneta è
fatta in questo modo M^D = kY – hi, ossia è aumentata l’offerta,quindi dal lato monetario sono passato ad LM1 a LM2, passando prima da B
facendo scendere molto il tasso di interesse.Il tasso di interesse, funziona da stimolo per l’economia  Man mano che l'economia cresce,
questa offerta di moneta si trova controbilanciata da un aumento della domanda di moneta per le transazioni cioè passo da YB → YE2.
Mano mano che aumenta Y, aumenta la domanda di moneta per le transazioni, aumenta anche il tasso di interesse della nuova situazione. 
Man mano che l’economia si muove, abbiamo che aumenta in questo percorso la domanda di moneta per le transazioni kYB → kYE2, aumenta
il tasso di interesse passa da iB → iE2. La discesa del tasso interesse (iE1  1B), in seguito all’aumento dell’offerta di moneta ha un fenomeno
reale: aumenta la domanda aggregata Z → aumenta l'offerta Y e il tasso di interesse.Perchè aumenta anche i? Aumentando la domanda
aggregata, aumenta anche l’offerta e quindi, anche la domanda di moneta per le transazioni e questo fa crescere il tasso di interesse. Questo
accade perchè il mercato finanziario è sempre in equilibrio, mentre la parte reale deve adeguarsi.
i
LM1
LM2
LM3
ik
IS
Y
In questo grafico la LM è fatta più curva.Vuol dire che i non scende al di sotto del livello ik. Posso aumentare l'offerta di moneta  LM si
sposterà sempre più in basso ma il tratto che parte da ik rimane uguale.
Perché LM non scende al di sotto di ik? I soggetti tengono titoli quando il tasso di interesse è piuttosto basso, attendendo che salga.Abbiamo
collegato la domanda di moneta a scopo speculativo alle aspettative circa il tasso di interesse.  se viene immessa più moneta nel sistema, i
soggetti la assorbono e per questo tasso di interesse, sono disponibili a tenere qualunque ammontare di moneta.In altri termini, aspettiamo
che i scenda, ma il tasso di interesse non scende perché i soggetti assorbono tutta la moneta.Possiamo convincere i soggetti a tenere moneta
senza bisogno di rendere meno appetibili i titoli perché hanno già un rendimento giudicato bassissimo.Quando i è molto basso non si riesce a
farlo scendere di più, può soltanto salire.In questa situazione, io posso fare manovre monetarie espansive per far scendere i,ma non servono a
niente quando i è ik, risultano inefficaci.Perchè nelle convenzioni dei soggetti, i non potrebbe far altro che salire. Si tratta di una situazione
particolare e viene definita trappola della liquidità (tratto orizzontale della LM), in cui, la domanda di moneta a scopo speculativo dei soggetti è
insaziabile, assorbe tutta la moneta che viene creata per fare un’espansione monetaria. Questo modello fu definito negli anni '30.
Situazione americana:
L’economia americana, si stava riprendendo da una depressione, ma il bilancio dello stato era molto in deficit.
USA
Saldo pubblico
PIL
=
T-G
Y
1991
1992
7,3 %
-4,5 %
1994
1998
3,3 %
+ 0,8 %
Quando c’è un bilancio in deficit, il tasso di interesse deve essere tenuto alto per raccogliere fondi  Se vogliamo raccogliere dei fondi,
dobbiamo far salire il tasso di interesse per convincere banche e fondi di investimento a comprare titoli e poi magari rivenderli ai risparmiatori.
Se il dato è 4,5% bisogna far crescere T o far scendere G. Se la situazione è molto grave, bisogna agire su tutte e due.Inasprimento fiscale 
taglio della spesa.Fare una manovra depressiva quando l'economia si sta riprendendo significa prolungare la depressione.
Il presidente degli USA e il governatore della Federal Reserve hanno deciso di fare una politica fiscale restrittiva → IS si avvicina all'origine degli
assi e contemporaneamente fare una politica monetaria espansiva.  i tassi di interesse scendono moltissimo dal ’91 e il ‘94: dal 7,3% al 3,3%
L’economia ha ripreso bene, gli imprenditori erano ottimisti di questa ripresa nonostante avessero aumentato le tasse e diminuito la spesa
pubblica. Si sono visti offrire il credito con tassi di interessi molto bassi e hanno iniziato ad investire → economia ha cominciato a crescere
molto e dal '95 i è cominciato di nuovo a salire,perché la banca centrale americana ha visto che stava crescendo troppo l’economia e c’era il
rischio di inflazione.  In questo caso abbiamo avuto una manovra fiscale restrittiva e manovra monetaria espansiva.
i
LM1
LM2
IS1
IS2
Y
Si vede come il tasso di interesse è sceso e Y è salito.Questo grafico fa vedere che la politica economica deve essere coordinata; in pratica noi
abbiamo 4 possibilità:

Politica fiscale espansiva o restrittiva

Politica monetaria espansiva o restrittiva
Bisogna tener conto che non esiste la politica economica perfetta.Ci sono anche effetti negativi.
Quali sono gli aspetti positivi e negativi di queste politiche?

La politica fiscale espansiva:
Effetto positivo: fa crescere direttamente la domanda aggregata, magari ci vuole un po' di tempo, in quanto la spesa punnlica non
aumenta da un giorno all’altro, però G fa parte direttamente di Z → in questo senso è uno strumento molto utile.
Effetto negativo: l’effetto spiazzamento ( se salgono i tassi di interesse, se gli imprenditori ne tengono conto potrebbe esserci lo
spiazzamento); ma quello più rilevante è che se aumenta troppo G il bilancio dello stato va in deficit e un deficit forte può creare dei
problemi per cui devo trovare chi lo finanzia (lo stato spende e lo fa facendo pagare le tasse, ma se il gettito fiscale non è sufficiente,
allo stato non rimane che indebitarsi. In teoria, lo stato potrebbe indebitarsi facendosi prestare dei soldi dalla banca centrale, ma
nell'EU è una cosa illegale mentre negli USA succede.Se la banca centrale finanzia lo stato, aumenta la base monetaria e l'offerta di
moneta, ma il pericolo è l'inflazione).  lo stato deve finanziarsi da chi compra i buoni del tesoro ( i risparmiatori o le aziende di
credito).
Nella politica fiscale espansiva:
L’aumento di G ha di positivo:
→ è un addendo di Z (quindi è uno strumento diretto)
→ è lento
→ deficit pubblico

La politica monetaria espansiva:
Effetto positivo: stimola l'investimento degli imprenditori privati senza pesare sul bilancio pubblico. Possiamo immaginare una
politica monetaria espansiva (caso degli USA) mentre il bilancio pubblico è in grande difficoltà.(Negli USA hanno risolto il problema
del bilancio pubblico e hanno stimolato molto gli imprenditori privati).
Effetto negativo: è uno strumento indiretto che passa attraverso le scelte degli imprenditori.Non si danno fondi agli imprenditori con
tassi di interesse bassi.Se gli imprenditori vogliono investire va bene, sennò va male.
Inoltre si ha anche un effetto sull'inflazione.Se c’è un clima inflazionistico e facciamo una politica monetaria espansiva possiamo
creare grossi problemi.Ci sono anche effetti sul tasso di cambio.
Nella politica monetaria espansiva:
 È uno strumento indiretto, compatibile con l’economia di mercato
 Inflazione
i
LM2
LM1
IS
Y
IS è un modello a prezzi fissi. Ma nel modello IS-LM potremmo vedere cosa succede quando i prezzi aumentano.
Supponiamo che tutti i prezzi raddoppino (anche salari) .Da 100 a 200 → è come se tutto si duplicasse per quanto riguarda il prezzo. L'aspetto
reale dell’economia (i beni, i servizi, l’occupazione..) rimane uguale ma raddoppiano i prezzi.
Se raddoppiano i prezzi è come se la moneta venisse a valere la metà di prima → è come se fosse diminuita la moneta → l’aumento di prezzi lo
rappresento con uno spostamento di LM verso alto perché c'è bisogno del doppio della moneta per fare le transazioni.Ma se l’offerta di moneta
rimane costante, abbiamo un raddoppio del tasso di interesse (anche se in realtà bisognerebbe calcolare laformula dell’inflazione).
Se aumentano i prezzi è come se diminuisse la quantità di moneta.Si dice che la domanda di moneta è una domanda di moneta in termini reali
perchè chiedo moneta e se aumentano i prezzi ne chiedo di più.
Esercizio d’esame:
Y = Z = c0 + c1( Y – tY) + B + aY –bi + G + X – mY

Y = 800 + 2/3( Y – 2/5Y) + 900 + 4/15Y – 3000i + 150 + 100 – 1/6Y









800 = consumo autonomo
2/3 = propensione al consumo
2/5 = aliquota d’imposta
900 = investimento autonomo
4/15 = coefficiente di Y nella funzione dell’investimento (quanto l’imprenditore è sensibile nella situazione presente)
3000 = sensibilità delle decisioni imprenditoriali al tasso di interesse
150 = spesa pubblica
100 = esportazioni
1/6 = propensione all’importazione
Questa è la condizione di equilibrio della parte reale dell’economia.
Se faccio tutti i passaggi ottengo:
Y = 3900 – 6000i
La condizione di equilibrio nella parte reale si chiama curva IS (IS1).
La curva IS dal punto di vista matematico dovrei scrivere i = 3900/6000 – 1/6000Y, ossia i in funzione di Y (perché il grafico ha i sull’asse
verticale).Per risolverla invece è più facile scriverla così Y = 3900 – 6000i.
Ho 2 incognite Y e i.

offerta di moneta = 2600

domanda di moneta per le transazioni = 5/6Y

sensibilità della domanda di moneta al tasso di interesse (elemento che condiziona la scelta di portafoglio) = 10000i
M^S = M^D = kY – hi 2600 = 5/6 Y – 10000i  Y = 3120 + 12000i (LM1)  espressione dell’equilibrio sul mercato finanziario.
i
LM
IS
Y
Avendo Y = 3120 + 12000i, sono in grado di calcolare le 2 incognite Y e i.
Se metto a sistema IS e LM :
Y = 3900 – 6000i
Y = 3120 + 12000i
otterrò come soluzione del sistema il livello del reddito e della produzione YE = 3636 (3642) e il livello del tasso di interesse
iE=0,043, i valori dell'equilibrio generale macroeconomico.
Come si risolve questo sistema? Ci sono diversi modi:
Se io pongo : 3900 – 6000i = 3120 – 12000i  posso ricavare facilmente i che è il 4,3% e una volta che ho i posso sostituire nella formula e
ricavare il valore di Y.
A noi serve trovare un valore di i tale per cui c’è equilibrio nella aprte monetaria e reale, ossia quando la produzione e i è al livello del punto
bianco del grafico, la scelta di portafoglio dei soggetti è esattamente quella che vogliono e la domanda e l’offerta aggregate sono in equilibrio.
 Tasso di interesse è l'anello che lega parte reale e monetaria.

Supponiamo che G diminuisca di 30, cosa succede?
Dal punto di vista algebrico, se una delle due equazioni vede modificare un dato, la soluzione cambia. Dal punto di vista economico se G scende
abbiamo una diminuzione della domanda aggregata e del livello attività, una discesa della domanda di moneta a scopo delle transazioni e una
modifica del tasso di interesse  mi aspetto che cambino Y e i.
LM
i
IS1
IS2
Y
Una diminuzione della spesa pubblica significe che la nuova IS si avvicina all’origine degli assi, ha uno spostamento verso il basso → mi aspetto
di trovare una coppia di valori con i inferiore e Y inferiore ( diminuisce domanda e offerta).
Infatti, se rifaccio il calcolo:
Y = 3840 – 6000i  (IS2), la LM non si modifica LM e avrò altri 2 valori di E: YE2=3600, iE2 = 4%
A mano a mano che scende il livello di attività economica, scende la domanda di moneta per le transazioni e diminuisce il livello di Y.
Una volta successo questo, se volessimo che il livello di i rimanga invariato, dovremmo modificare l’offerta di moneta.Questo modello infatti ci
permette anche di modificare l’offerta di moneta.
Lezione12
Y = Z = 800 + 2/3( Y – 2/5Y) + 900 + 4/15Y – 3000i + 150 (120) + 100 – 1/6Y
2600 = M^D = 5/6Y – 10000i
(IS1, G - 150) 3900 – 6000i = Y
(IS2, G -120 ) 3840 – 6000i = Y
(LM1) 3120 + 12000i = Y
150 e 120 sono i due valori della spesa pubblica considerata. Se scende la spesa pubblica abbiamo una modifica del livello della produzione del
reddito e del tasso di interesse. I dati sono molti simili alla situazione italiana.
La LM verifica l'equilibrio della parte finanziare dell'economia quando l’offerta di moneta è 2600.
Se le metto a sistema ottengo:
IS1
Y = 3636
LM1
i = 0,043
IS2
Y = 3600
LM1
i = 0,040
Dopo la riduzione della spesa pubblica, che è una manovra restrittiva, avrò una diminuzione del livello di reddito e produzione. Siccome la
manovra restrittiva è uno schock esogeno in senso restrittivo della parte reale dell’economia, ho anche una discesa del tasso di interesse.
La diminuzione della spesa pubblica la consideriamo uno schock esogeno in senso restrittivo, una diminuzione della domanda aggregata.
 Ho una diminuzione di Y perché scende la domanda aggregata e quindi scende anche l’offerta.
 Ho una diminuzione di i perché, essendo sceso il livello e non essendo cambiata l’offerta di moneta, abbiamo che ci sarebbe bisogno
di meno moneta.In altri termini,se scende la domanda di moneta per le transazioni, per mantenere l'equilibrio, per convincere i
soggetti a equilibrare la stessa offerta di moneta, sarà necessario rendere i titoli meno appetibili → i diminuisce.
i
LM
IS1
IS2
Y
Per completare il discorso, diciamo che la nuova IS (IS2) è più vicina all'origine degli assi, la IS si sposta verso il basso.
Che scenda Y e il tasso di interesse lo vedo dallo spostamento del punto di equilibrio.
IS-LM è un modello molto flessibile, perchè l'indipendenza lineare delle due equazioni si vede palesemente. Le due equazioni hanno 2
incognite: Y e i. Se noi passiamo dall'algebra all'economia, possiamo anche dire che ci interessa sapere, quando facciamo la rappresentazione
del sistema economico, cosa succede se diminuisco la spesa pubblica ma voglio che i rimanga uguale. Come si fa e quale risultato si ottiene se,
contemporaneamente, il governo diminuisce la spesa pubblica e la banca centrale fa in modo che i rimanga uguale ( perchè i è una variabile
monetaria). Per mantenere lo stesso i, la politica monetaria che deve fare la banca centrale si chiama intervento di tipo restrittivo, perchè
l'espansione monetaria fa scendere il tasso di interesse.
i
0,043
LM2
B
LM1
E1
IS2
Y
IS1
3582
3636
E1 è la situazione 1, (IS1, LM1), E2 la situazione dopo il cambiamento della spesa pubblica. La diminuzione della spesa pubblica è rappresentata
dal passaggio da IS1 a IS2. Individuo il punto B tracciando l'orizzontale da E1.
Io voglio che scenda la spesa pubblica ma che il tasso di interesse rimanga invariato → nella nuova situazione voglio che i sia 0,043.
→ devo calcolare un certo livello di Y.
Se voglio che la nuova situazione di equilibrio macroeconomico generale passi a B, mi occorre che per B passi la LM2 → è neces sario trovare un
nuovo equilibrio nella parte finanziaria dell'economia, ossia tracciare una nuova LM. Questa nuova LM dovrà avere gli stessi coefficienti (5/6;
10000) e il tasso di interesse dovrà essere 0,043 ( 2600 = M^D = 5/6Y –10000x0,043) mentre per calcolare il livello di Y, che è un punto della IS,
dovrò utilizzare la IS2 in cui metto come tasso di interesse 0,043  Y = 3840 – 6000x0,043 = 3582.
Allora B è un punto di equilibrio reale, ma voglio che sia anche un punto di equilibrio monetario  devo calcolare la nuova LM.
Devo andare sulla LM nella sua forma estesa:
2600 = M^D = 5/6Y – 10000i

2600 = M^D = 5/6YB – 10000x0,043
Nella LM, affinchè regga questa uguaglianza devo cambiare l'offerta di moneta (diventa una variabile) → 2600 che avevo preso come dato deve
scendere e diventa 2555 (politica restrittiva):
2555 = M^D = 5/6YB – 10000x0,043.
M1^S = 2600 ; M2^S = 2555.
IS1
Y1 = 3636
LM1
i1 = 0,043
i
LM1
Se M3^S = 2700
IS1
Y1 = 3684
LM3
i = 0,037
LM2
IS
Y
Tasso di cambio nominale e reale
Il tasso di cambio è un modo per esprimere il valore della moneta.Ci sono due modi per indicare il tasso di cambio:
1. E = tasso di cambio nominale - exchange rate (tasso di cambio nominale perchè ha a che fare con le valute, grandezze espresse in
termini monetari), per esempio quanti $ ci vogliono per comprare 1 euro. Quello che considero è la parità fra le due valute. Il fatto
che esista un tasso di cambio nominale, fa pensare che dovrebbe esistere un tasso reale che dovrebbe tener conto dei prezzi dei
beni (ε). Supponiamo che E=2 e diventa E=3. Se prima occorrevano 2 dollari per comprare 1 euro, adesso ne occorrono 3. Quando
sale E, abbiamo un apprezzameto dell'euro che chiamiamo apprezzamento nominale.
a.
2.



Peuro•E = Pdollari
Ε tasso di cambio reale:
a.
ε = EP / P*
P = prezzo dei beni domestici
P* = prezzo dei beni esteri
ε = tasso di cambio reale
Il tasso di cambio reale, come numero preso spot, una volta, non dice molto.Di solito serve per vedere come va nel corso del tempo
→ comparare una serie di valori nel tempo. Per esempio, dice come va la competitività di un paese. Il tasso di cambio reale è
l'inverso della competitività.Bisogna vedere quando sale e quando scende.
Il tasso di cambio reale, può salire o scendere e ha 3 componenti: E,P, P*.
A parità di condizioni, se c'è un apprezzamento nominale → c'è un apprezzamento reale →ma un apprezzamento reale, significa una perdita di
competitivtà delle nostre merci → apprezzamento non è sempre positivo.
Se a parità di condizioni il prezzi interni salgono, abbiamo un apprezzamento reale, perché se sale P, sale anche ε .
Se a parità di condizioni salgono i prezzi esteri, il livello di ε diminuisce abbiamo un deprezzamento reale
à.
Supponiamo di avere:

2 paesi, Germania e USA.

2 beni simili di media-alta gamma

il tasso di cambio nominale è E1 = 1, ossia, 1euro = 1 $
mercedes
D
50000euro
USA
50000$
cardillac
50000euro
50000$
I due beni hanno le stesse caratteristiche e costano uguale. Diciamo che viene rispettata la condizione della parità dei poteri d’acquisto.
Supponiamo che in Germania viene varata una legge contro l'inquinamento, per cui gli impianti per la produzione degli automobili devono
essere modificarie di conseguenza, produrre le mercedes diventa più costoso → prezzo delle mercedes sale a 75000 euro.
mercedes
D
75000euro
USA
75000$
cardillac
50000euro
50000$
I produttori di mercedes non sono contenti, perchè subiscono una forte concorrenza in Germania e negli USA  si aspettano che le mercedes
verrano vendute di meno.
Anche i consumatori non sono contenti, perchè non possono più scegliere indifferentemente → bisogna porre rimedio a questa situazione.
Occorre riflettere sul fatto che le mercedes sono prodotte in Germania e le cardillac negli USA; che le mercedes e le cardillac hanno un prezzo in
euro e in dollari→ noi possiamo intervenire sul tasso di cambio → facendo in modo che visto che i 750000 euro della mercedessono il nocciolo
del problema immodificabile, dovremmo fare in modo che le mercedes diventino più competitive negli USA e che le cardillac costino di più in
Germania.
→ bisogna modificare il tasso di cambio: 1euro = 0,66$ → E2 = 0,66 → bastano 66 centesimi di dollaro per comprare 1 euro.
L'euro rispetto al dollaro ha perso valore. L'euro si è deprezzato rispetto al dollaro. Abbiamo un deprezzamento del tasso di cambio nominale.
Rifacendo i conti, convertendo gli euro in dollari, modifico il prezzo delle mercedes negli USA e il prezzo delle cardillac in Germania.
D
USA
mercedes
75000euro
50000$
cardillac
75000euro
50000$
Non ho ripristinato la situazione precedente, ma in termini di competitività dei beni europei, in Europa e sul mercato americano e di
competitività dei beni statunitensi negli USA e in Europa, la situazione è di nuovo alla pari. In Europa e negli USA le mercedes e le cardillac
costano tanto uguali.
I produttori di mercedes sono più contenti rispetto a prima, perchè combattono alla pari, anche se in Europa costano di più.
I consumatori europei non sono contenti perchè: all'inizio con 50000 potevano comprare tutte e due, poi solo la cardillac e poi niente.I
consumatori degli USA sono contenti perchè possono comprare a 50000 dollari una delle due essendo stata ripristinata la situazione
precedente.In questo esempio, grazie ad un deprezzamento del tasso di cambio, è stata ripristinata la competitività.
→ il tasso di cambio reale è l'inverso della competitività.
Se il deprezzamento del tasso di cambio viene fatto da più paesi, ognuno dei quali deprezzando, acquista competitività → si hanno svalutazioni
competitive che provocano danni grandissimi. Un esempio storico è quello che precede la seconda guerra mondiale.
Supponiamo che per produrre la mercedes sia necessaria la scatola di cambio prodotta negli USA, adesso la scatola di cambio costa negli USA
1000$, in euro 1300 → per il deprezzamento, tutto quello di cui prezzo è espresso in dollari diventa più caro in Europa. Allora, quando passo da
E1 a E2, tutto quello prodotto negli USA o che ha un prezzo nominale in dollari diventa un po' più caro.
Dopo il deprezzamento ,le mercedes negli USA si vendono molto bene, come in partenza  se la nostra valuta si deprezza,i nostri beni
diventano più competitivi all’estero perchè si comprano più a buon prezzo.
Il discorso della competitività vale se i nostri beni sono competitivi in termini di prezzo.Ci sono paesi che si specializzano in alta qualità in cui la
competitività in termini di prezzo non è molto rilevante (per esempio in Germania abbiamo visto l’importanza dell’esportazione).



La differenza tra tasso di cambio fisso e flessibile consiste nel coinvolgimento della banca cenrale:
Il tasso di cambio flessibile – viene fatto sul mercato da chi possiede per esempio dollari e ha bisogno di euro. Il coinvolgimento della banca
centrale è quasi inesistente.
tasso di cambio fisso - supponiamo un accordo fra la banca centrale europea e la federal reserve americana per cui il tasso di cambio
diventa fisso di 1.1. si impegnano in maniera ufficiale a comprare e vendere dollari e euro ad uno a uno.Chiunque può rivolgersi ad una
delle due banche dare una valuta e ricevere l’altraIn questo caso, il coinvolgimento della banca centrale è ufficiale. Il tasso di cambio rimane
fisso finchè i due paesi sono in grado di mantenere gli impegni. Se ci fosse un afflusso troppo forte di persone che chiedono dollari per euro,
ad un certo punto le riserve valutarie (voce dell’attivo della banca centrale) si esauriscono  o la banca centrale riesce a convincere la
federal reserve a farsi prestare i dollari oppure il tasso di cambio fisso salta, creando una svalutazione (l’euro non riesce più a stare dietro al
dollaro).
Esistono anche tassi di cambio fisso unilaterali ( per esempio se la Thailandia si impegna a manterere tasso di cambio fisso con il dollaro e la
Federal Reserve no).
Lezione 13
cambi fissi / flex (flessibili)
ε = E · P / P* Peuro · E = Pdollaro
Se nel corso del tempo abbiamo un apprezzamento reale
à.
Come si può perdere competitività? Si può perdere competitività quando nel corso del tempo, per esempio, aumenta il tasso di cambio nominale E.
Quando aumenta il tasso di cambio nominale noi perdiamo competitività in termini di prezzo, perché? Se aumenta il tasso di cambio nominale, noi
abbiamo che le nostre merci che costano 1 euro, costeranno sempre di più in dollari
à delle nostre merci sul mercato americano
peggiorerà in termini di prezzo. Ossia, nella misura in cui le decisioni di acquisto degli americani dipendono anche dal prezzo della merce, loro ne
compreranno meno → se aumenta E aumenta anche ε.


Indicatore del livello generale di prezzi interi = P
indicatore del livello generale dei prezzi esteri = P*
Siccome ci interessa l'evoluzione di ε nel corso del tempo, ci interesserà anche l'evoluzione del livello dei prezzi interni ed esteri nel corso del
tempo, ossia l'inflazione (deflazione).
→ Il nostro paese può perdere competitività per 2 motivi:
1.
Quando il tasso di cambio nominale E tende ad essere sopravalutato (ossia che E tende a salire troppo rispetto alla parità dei poteri
d'acquisto).Il tasso di cambio sopravalutato è quello per cui le merci prodotte di un paese in termini di prezzo non hanno competitività.
2.
A causa del differenziale nel tasso di inflazione interno ed estero. Quando l'inflazione del mio paese viaggia al 5% e quello del paese
straniero che sto considerando viaggia al 2% io perdo in competitività. Che posso recuperare se si riesce a deprezzare, il tasso di cambio.
Questo ci porta al discorso dei cambi fissi e dei cambi flessibili:

Tasso di cambio fisso – se il tasso di cambio è fisso, la banca centrale è coinvolta per un impegno che si è presa. Può per esempio trattarsi di un
impegno contenuto in un trattato internazionale, oppure ricordiamo storicamente, che all'indomani della seconda guerra mondiale l'accordo di
Bretton Woods aveva stabilito un sistema di cambi fissi. Oggi il tasso di cambio invece, fluttua tutti i giorni.
Le banche centrali in questo caso si impegnano ad intervenire.
Supponiamo un tasso di cambio fisso tra lira e dollaro per cui la banca d'Italia vendeva i dollari in cambio di 625 lire (la banca aveva un impegno,
un “commitment”). Negli anni '50, quando esisteva questo tasso di cambio fisso, occorreva una giustificazione affinchè una persona si facesse
cambiare la valuta. Normalmente, quando c'è il tasso di cambio fisso, il possesso della valuta, della mobilità dei capitali ecc. sono sottoposti a
controlli; si tratta di un qualcosa di regolamentato.
La banca, nel caso in cui un italiano compra dollari dalla banca d'Italia o indirettamente dalla cassa di risparmio dando le 625 lire e ricevendo 1
dollaro, permette lo scambio fino a quando possiede dollari. In altri termini. Quando le riserve valutarie della banca centrale si esauriscono o
stanno diminuendo troppo, la banca centrale si rende conto che il tasso di cambio fisso è in pericolo. Allora può chiedere a chi ha il potere di
creare dollari ( la Federal Reserve) di prestarle dei dollari per continuare a mantere la parità. Naturalmente, S
se il tasso di cambio fisso deriva da un accordo, la federal reserve glieli presterà, in altri casi può anche rifiutarsi. Quando il tasso di cambio fisso
è unilaterale, ossia c'è un paese che si impegna a mantenere la propria valuta ancorata, per esempio al dollaro, la federal reserve in questo caso
può decidere di rifiutarsi di prestare soldi → si dice che il tasso di cambio fisso salta.
Si procura valuta estera esportando o attirando capitali dall'estero ( per esempio, gli americani che vogliono investire in Italia, fanno affluire
dollari che costituiscono le riserve valutarie della banca d'Italia. Oggi potremmo dire che i dollari affluiscono costituendo le riserve valutarie
della banca centrale europea).
Oggi, nel mondo finanziario le regolamentazioni ai movimenti di capitali sono molto poche. Seun operatore dell'area dell'euro vuole convertire i
suoi capitali in dollari lo può fare liberamente → se c'è un tasso di cambio fisso e gli operatori economici non ci credono, nel caso in cui il tasso di
cambio fisso sia 1 euro contro 1 dollaro, pensando che rispetto alla situazione concreta il dollaro si sopravalutato (perchè in realtà servono 1,30
dollari),
è vogliono essere possessori di dollari sopravalutati (il che comporta che l'euro sia
sottovalutato). Gli operatori cercheranno di liberarsi degli euro chiedendo tantissimi dollari e a questo punto, la banca centrale europea dovrà
andare incontro alle sue riserve di dollari e un tasso di cambio fisso non credibile salta. Quindi, diciamo che un tasso di cambio fisso, significa un
coinvolgimento prestabilito della banca centrale. Un tasso di cambio fisso riesce a tenere finché ha una sua credibilità. Un tasso di cambio è
credibile se la mia aspettativa è che rimanga. Se la mia aspettativa è che il tasso di cambio non può rimanere perché è falso, non rispecchia la
realtà, io mi aspetto che salti.
Ogni volta che un euro esce dalla cassaforte della banca centrale europea, la base monetaria aumenta di un euro. Tasso di cambio fisso significa
che la banca centrale europea dà euro in cambio di un'altra valuta e che quindi, la base monetaria si modifica continuamente. Se noi vogliamo
che la banca centrale si impegni a mantenere quel tasso di cambio, noi sappiamo che la base monetaria si modificherà. La banca centrale può
mantenere il tasso di cambio fisso finchè ha una sua credibilità ma la base monetaria non la può più controllare come prima perchè deve
continuamente fare entrare ed uscire della valuta nazionale dalla sua cassaforte. La banca centrale non riesce a tenere sotto controllo
simultaneamente la base monetaria e il tasso di cambio.

Tasso di cambio flessibile - per esempio il tasso di cambio tra dollaro ed euro è fatto nel mercato e significa che quando gli operatori desiderano
gli euro, convertono i loro fondi in euro, il quale continuerà ad apprezzarsi. Tutto ciò che rende l'euro più interessante per gli operatori, farà
apprezzare l'euro.
Noi partiamo dal presupposto che il tasso di cambio si formi sul mercato finanziario, ossia ci sono dei flussi di capitale che vanno e vengono dalle
diverse aree bancarie nella forma di investimento finanziario → parliamo della parte monetaria dell'economia. Siamo nell'ipotesi in cui tutto ciò
che rende più attraente il nostro mercato finanziario farà sì che acquista della valuta, quindi la nostra moneta tenderà ad apprezzarsi.
Ciò che fa apprezzare la nostra moneta sono essenzialmente 2 cose. Ipotizziamo che un operatore finanziario usa i dollari, ha delle posizioni in
dollari. Cosa potrebbe spingerlo a convertire le sue posizioni di dollari in euro? L'aspettativa sull'evoluzione del tasso di cambio e l'investimento
finanziario.
Supponiamo che ho fatto un viaggio negli USA e che quando torno in Italia mi ritrovo 200 dollari. Potrei farmeli cambiare in euro oppure posso
aspettarmi che nel 2012 il dollaro acquisti molto valore in quanto, secondo me, il tasso di cambio è destinato ad aumentare. Decidendo di
lasciare i 200 dollari, se ho ragione ci guadagnerò →a tempo debito, io operatore mi porterò sull'euro se mi aspetto che l'euro si apprezzi
rispetto al dollaro.
Quello che conta però, non è il tasso di cambio di oggi ma la proporzione tra quello di oggi e quello di domani.
C'è un altro elemento più strutturato che può spingere chi opera sul mercato finanziario a passare dal dollaro all'euro ed è l'investimento
finanziario, un elemento che dobbiamo considerare insieme all'evoluzione del tasso di cambio. Il rendimento dell'investimento finanziario viene
misurato con il tasso di interesse.
Nell'ipotesi in cui possa scegliere se comprare dei titoli denominati in euro che mi offrono un rendimento del 5%, e dei titoli di pari rischiosità
denominati in dollari che mi offrono il 4%
prendo un tasso di
interesse più alto, ma sto anche affrontando un rischio di cambio.
→ il tasso di interesse e l'evoluzione del tasso di cambio sono i due punti di riferimento per scegliere in quale valuta compiere l'investimento
finanziario.
Nel nostro modello semplificato macroeconomico, diciamo che quando in un paese il tasso di cambio è maggiore rispetto a quello di un
altro paese i > i*, ci aspettiamo un flusso di capitale che va da i* a i. Stiamo facendo l'ipotesi di considerare delle oscillazioni talmente
piccole del tasso di cambio che non sono tali da farmi cambiare idea.
Se un paese vuole che la sua valuta si apprezzi cercherà di tenere i tassi di interesse piuttosto alti perché questo attira capitale.
Storicamente, all'inizio degli anni 80, gli USA hanno tenuto i tassi di interessi molto alti per fare apprezzare il dollaro e il meccanismo ha
funzionato perfettamente.
Con il tasso di cambio flessibile fatto dal mercato che cerca il massimo investimento sugli investimenti finanziari, diciamo che quando i
tassi di interessi sono tenuti alti, una valuta tende a diventare più appetibile e quindi apprezzarsi.
Immaginiamo i tassi di cambio flessibili e un paese che abbia un deficit cronico nelle esportazioni nette → la sua valuta si deprezzerà
perchè esporta pochissimo e importa tutto. Un paese che ha forte instabilità politica può offrire una grande percentuale di interesse ma
nessuno investe.
Vediamo il tasso di cambio come una variabile essenzialmente monetaria e influenzata dai movimenti di capitali ingenti e veloci. Il tasso
di cambio è influenzato anche dagli investimenti diretti all'estero (quando porto i capitali all'estero per costruire delle fabbriche).
(Nelle prove d'esame metterà le ipotesi dei cambi flessibili perché è quella più realistica di oggi).
Esempio dell’effetto del deprezzamento della moneta in 2 sistemi economici, Stati Uniti ed Europa.
Quando l'euro si deprezza rispetto al dollaro, le merci prodotte nell’area dell’euro vengono a costare di meno per gli statunitensi → se noi
ragioniamo in termini di competitività di prezzo, l’Europa dovrebbe riuscire a vendere di più negli USA → se l’euro perde valore rispetto al dollaro le
merci europee si dovrebbero vendere di più negli USA, allora, la bilancia commerciale import export dell’Europa dovrebbe migliorare. Per i paesi
avanzati, quando la moneta si deprezza, riescono a vendere di più all’estero  l’Europa dovrebbe incassare globalmente di più.
Gli USA, per esempio, negli ultimi anni hanno chiesto alla Cina di lasciar salire il loro tasso di cambio perchè Il tasso di cambio della valuta cinese
yuan rispetto al dollaro è molto sottovalutato e questo aiuta molto le esportazioni cinesi.
Svalutazione e rivalutazione sono parole che si usano con riferimento ai tassi di cambi fissi, per i tassi di cambio flessibili usiamo i termini
apprezzamento deprezzamento.
Nel caso in cui si deprezza l’euro, le bottiglie di acqua europee vengono a costare di meno per gli americani  L’Europa esporta in termini di
quantità e di incassi di più. Ma se le bottiglie di acqua europee si vendono meglio negli Stati Uniti, occorre però vedere quanto riesce a venderne di
più per essere sicuri che l'incasso totale sia maggiore. Inoltre bisogna considerare che l'Europa compra il petrolio e il gas naturale da paesi
produttori la cui borsa per cui gli scambi si fanno usando il dollaro. È vero che adesso si tende a dire che si può commerciare anche in euro e non
solo in dollari, ma per adesso le fonti di energie vengono pagate in dollari.
Se l’euro vale meno rispetto al dollaro, è vero che le nostre merci si vendono meglio negli USA, ma è anche vero che le merci che hanno il prezzo in
dollari per noi europei diventano più costose. Se l’euro si deprezza e basta mezzo dollaro a comprare un euro  con mezzo dollaro si potrà
comprare una bottiglietta d’acqua ma se un barile di petrolio costa un dollaro, ci vorranno due euro per comprarlo  aumenta il prezzo di petrolio.

Possiamo immaginare che la domanda di bottiglia d’acqua sia abbastanza elastica rispetto al prezzo.

La domanda di petrolio invece, non è elastica.

Il deprezzamento della moneta favorisce le esportazioni nella misura in cui sono competitive sul prezzo.
Hp:


Et = 1
Et+1 = 1/2
esportazioni
importazioni (esportazioni americane)
qxp
Q
in euro 1000 x 1 euro = 1000 euro
1000 x 1 x 1/Et = 1000 euro
in dollari 1000 x 1 x Et = 1000 dollari
1000 x 1 dollari
dopo il deprezzamento:
in euro 1000 x 1 = 1000 euro
1000 x 1 x 1/Et+1 = 2000 euro
in dollari 1000 x 1 x Et+1 = 500 dollari

1000 x 1 = 1000 dollari
I beni che io esporto: io esporto 1000 unità di beni (1000 automobili) che costano 1 euro ( che consideriamo essere 100000 euro)  il
valore è: 1000 x 1 euro = 1000 euro

Le mie esportazioni quanto costano agli americani? 1000 x 1 x Et = 1000dollari. (Et = tasso di cambio al tempo t).

Gli americani esportano in Europa  le considero come mie importazioni. Gli americani esportano 1000 unità di merce che costano 1
dollaro l’una  esportano 1000 dollari.
Per me quanto è 1000 dollari? 1000 x 1 x 1/Et = 1000 euro
Supponendo un deprezzamento:
Con il deprezzamento, il tasso di cambio scende (da 1 diventa ½).

Le mie esportazioni (la roba che vendo in America) non variano  1000 x 1 = 1000 euro.
La roba che vendo in America per gli americani sarà 1000 x 1(euro) x Et+1 (tasso di cambio) = 500 dollari.

Le importazioni (esportazioni americane) costano 1000 x 1 x 1/Et+1 = 2000 euro.
Nella mia contabilità nazionale (euro) avevo 1000 di esportazioni e 1000 di importazioni. Avevo la bilancia commerciale in pareggio. Dopo il
deprezzamento, ho che le esportazioni valgono 1000 euro e le importazioni 2000 euro  la bilancia dei pagamenti va in deficit (avrebbe dovuto
andare in surplus).
Perché va in deficit?
In questo schema sono state tenute invariate le quantità. Se le quantità rimangono invariate e cambiano solo i prezzi, siccome la mia valuta si
deprezza, le importazioni le pago più care. Tutto il discorso sull’effetto del deprezzamento vale nella misura in cui le esportazioni e le importazioni
sono elastiche rispetto al prezzo.
Se le esportazioni e le importazioni hanno una certa elasticità rispetto al prezzo  è vero che il deprezzamento migliora la situazione. Se le
esportazioni e le importazioni sono rigide rispetto al prezzo, il discorso di deprezzare la valuta per esportare di più non vale.
Se esporto una merce che ha una quantità consumata fissa, posso far cambiare il prezzo come voglio ma non risparmio di più.
Il discorso del deprezzamento come fattore positivo per la bilancia commerciale nel caso in cui le esportazioni e le importazioni sono elastiche, è
stato studiato da due economisti Alfred Marshall e Abba Lerner.
La condizione Marshall-Lerner (ML) dice che deve ricorrere una certa elasticità di esportazioni e importazioni affinchè valga il discorso per cui si
deprezza la valuta e migliorano i conti con l’estero. Occorre che la somma dell’elasticità considerata in valore assoluto sia > 1, il che comporta un
miglioramento della bilancia dei pagamenti.
Il peggioramento della bilancia dei pagamenti si chiama: Effetto J. Si chima così perché se noi immaginiamo che sull’asse verticale del piano
cartesiano ci sia il saldo della bilancia dei pagamenti, la nostra curva avrà un andamento a forma di j, ossia prima un peggioramento e dopo un
miglioramento. Questo succede perché in mercati monopolistici abbiamo che i prezzi tendono a essere abbastanza stabili (sticky prices, prezzi
rischiosi che si modificano con difficoltà)  l’effetto, la competitività in termini di prezzo non si migliora subito.  Per i primi mesi l’effetto è di
peggioramento, poi succede che le quantità si modificano e può per esempio succedere che le nostre esportazioni per gli americani costano la metà
 Gli americani sono contenti di questa situazione ed aumentano la domanda.
Modificando le quantità vediamo cosa succede:
Dopo deprezzamento e modifica delle quantità:
In euro 2000 x 1euro = 2000 euro
500 x 1 x 1/Et+1 = 1000 euro
in dollari 2000 x 1 x Et+1= 1000 dollari
500 x 1 = 1000 dollari

Io esporto per 2000 unità, il prezzo è sempre 1 euro.

Per noi le merci americane diventano molto care: se la nostra domanda è elastica e noi prima spendevamo 1000, adesso se rimane
invariata la quantità spendiamo 2000  la nostra domanda scende e passa da 1000 a 500. In questo modo spendiamo di nuovo 1000
euro. Le nostre importazioni rimangono sempre di 1000 euro anche se la quantità è scesa rispetto a prima.

Gli americani ci vendono quello che per loro è 500 dollari di merce

Dopo il deprezzamento che modifica le quantità le nostre esportazioni sono di 2000 euro, mentre le nostre esportazioni sono 1000 euro
 miglioramento della nostra bilancia commerciale e un peggioramento della bilancia commerciale americana. Questa è la condizione
di Marshall-Lerner, una condizione importante perché il deprezzamento della valuta rende possibile un miglioramento della bilancia
commerciale. Questa condizione dipende da quanto le quantità sono sensibili ai mutamenti del prezzo.
Bilancia dei pagamenti
La bilancia dei pagamenti registra tutti i flussi di denaro e di merci che oltrepassano il confine, ossia tratta di tutti i rapporti con l’estero.
Conto delle Partite correnti (sopra la linea)
attività
export
passività
x
- importazioni
x
Profitti e interessi
ricevuti
- pagati
Trasferimenti unilaterali e rimesse degli
emigrati
x
x
Ricevuti
x
- pagati
x
La prima metà della bilancia si chiama conto delle partite correnti. Esso rappresenta tutti i movimenti di beni, servizi e denaro che entrano ed
escono con riferimento ad eventi economici reali o situazioni politiche.
1.
Il primo flusso di merci e denaro sono le esportazioni (attività perché entra denaro in cambio di merci prodotte) e le importazioni.
Davanti a import c’è il segno meno.
2.
Profitti e interessi – sono il rendimento di quello che il mio paese ha fatto come investimenti produttivi che mi danno prodotti e come
investimenti finanziari che mi danno interessi. I miei investimenti produttivi e finanziari danno luogo ai miei profitti e interessi ricevuti.
Viceversa, nel mio paese vi sono anche investimenti produttivi e finanziare fatti da altri paesi  devo pagare gli stranieri.
3.
Vi sono anche altre voci che vengono chiamate partite invisibili, i trasferimenti unilaterali e rimesse degli immigrati , in quanto, esistono
flussi di denaro che entrano ed escono che hanno la loro giustificazione economica che non rientra in quelle precedenti. Per esempio se
una mia nave viene noleggiata da un operatore straniero, egli pagherà per questo servizio. Oppure se i lavoratori stranieri dall’Italia
mandano i soldi alle famiglie che vivono all’estero, sono comunque soldi che escono. Queste rimesse degli immigrati per la nostra
economia sono molto rilevanti.
Conto movimenti capitale (sotto la linea)
attività
In ingresso
In uscita
passività
x
x
L’altra metà della bilancia dei pagamenti è il conto dei movimenti di capitale. I capitali sono quelli che gli stranieri mandano nel mio paese perché
rendono.
Nei capitali in ingresso rientrano gli investimenti finanziari e i capitali che gli stranieri impegnano in Italia per fare delle attività produttive o trarre
dei pacchetti addizionali. I capitali in uscita fanno riferimento ai capitali italiani all’estero.
Ognuno dei capitali in entrata e in uscita, danno luogo col tempo a profitti e interessi.
I capitali in ingresso fanno parte delle attività mentre quelli in uscita nelle passibilità. Sono contabilizzati così perché la bilancia dei pagamenti è
tenuta con una tecnica simile alla partita doppia. Nel senso che se noi mettiamo insieme il conto sopra la linea e il conto sotto la linea e facciamo i
conti dovremmo ottenere un pareggio contabile. Dal punto di vista della macroeconomia questo significa che se il nostro paese esporta poco e
importa tanto evidentemente riesce a pagare le importazioni facendosi prestare soldi. I capitali che entrano all’interno di un paese vanno visti
sempre con attenzione. Perché vuol dire che ci stiamo indebitando con l’estero. Per esempio l’Irlanda si trova ora in forte difficoltà perché qualche
anno fa aveva basato lo sviluppo nei capitali d’ingresso.
Lezione14
La bilancia dei pagamenti è ottenuta con la tecnica della partita doppia, il che in macroeconomia significa che se un paese esporta poco e importa
tanto, si indebiterà con l’estero. Se un paese fonda la propria crescita sui capitali provenienti dall’estero (caso Irlanda), deve stare attento perché la
sua crescita è fondata su basi deboli.
Discutiamo delle opportunità offerte dalle politiche monetarie (fiscali) tenendo conto che esistono i rapporti con l’estero. In altri termini ci
occupiamo di politiche fiscali (monetarie ) in economia aperta tenendo conto dei tassi di cambio.
Politiche monetarie (fiscali) in economia aperta con tassi di cambio fissi o flessibili:
Politica fiscale espansiva: G
t
(aumento della spesa pubblica o diminuzione dell’aliquota d’imposta o entrambe)
Può essere fatta mantenendo il bilancio il pareggio, aumentando G e t →si ha comunque un effetto espansivo. Se manteniamo il bilancio in
pareggio,( G = t = k) l'effetto di moltiplicazione non c'è perchè il moltiplicatore è uguale a 1.
Supponiamo un aumento solo della spesa pubblica G
→ avremo un aumento della domanda aggregata Z
(nell’ipotesi che ci sia solo un
aumento di G avremo che il moltiplicatore generalmente è > 1  l’aumento di Z sarà pari all’aumento di G per il moltiplicatore).
Nella nostra idea di funzionamento dell'economia, se aumenta Z aumenta anche l'offerta Y
→ Se aumenta Y, succede che negli gli scambi con
l’estero (le esportazioni nette NX = X – Q = X – mY) nelle esportazioni nette aumenterà il valore delle importazioni mY
(perché aumenta Y) →
aumento delle importazioni è l'effetto dell'aumento della politica economica espansiva che innalza il livello di attività economica e fa sì che per
esempio, abbiamo bisogno di più petrolio, gas naturale..
Però, l'aumento di Y ha anche un altro effetto, un effetto di tipo monetario. L'aumento di G è un fenomeno reale → ricordandoci la funzione della
domanda di moneta, se aumenta Y aumenta la domanda di moneta per le transazioni ( M^D = kY -hi) → come conseguenza nella parte monetaria
aumenterà anche il tasso di interesse, che nella parte reale dell’economia (sulle decisioni di investimento produttivo) dà luogo all’effetto di freno sul
livello di investimento produttivo del settore privato.
Modello di funzionamento:
G
Z
Y
(mY
) kY
i
(I
) entrano capitali
- hp: E flex

G
Z
Y
(mY
) kY
i
(I
) E
(ML-deve valere la condizione Marshall-Lerner) X
.
L'aumento del tasso di interesse rende i nostri titoli più appetibili anche all'estero, allora ci possiamo aspettare che dei flussi di capitale stranieri
affluiscano nel nostro paese

Nell'ipotesi di tasso di cambio flessibili ( hp: E flex) l’afflusso di capitali che effetto avrà? Possiamo immaginare che E flex vuol dire che la mia
valuta è quella in circolazione per cui la banca non interviene e il tasso di cambio viene fatto dal mercato  se il tasso di cambio viene fatto dal
mercato, ho che l’ingresso di capitali (di dollari) significa che entrano dollari che vogliono essere convertiti in euro per acquistare titoli
denominati in euro di cui il rendimento è cresciuto → con E flex si ha un apprezzamento del tasso di cambio che ha l'effetto reale di penalizzare
le esportazioni nette se vale la condizione di ML → l’apprezzamento del tasso di cambio mi fa perdere competitività in termini di prezzo  mi
aspetto di esportare meno.
i è la variabile monetaria che ha un’influenza reale sul livello dell’investimento produttivo del settore privato I.
E è il tasso di cambio è una variabile monetaria che ha importanza nella parte reale dell'economia sulle esportazioni nette.
L’effetto di riduzione di X, dipende dalla elasticità delle mie esportazioni rispetto al prezzo. La competitività di prezzo dei beni tedeschi, per
esempio, non è molto rilevante rispetto alla capacità di imporsi sul mercato.
i
E
Aumenta il tasso di interesse  si apprezza il tasso di cambio.

Nel caso del tasso di cambio fisso, in cui la banca centrale interviene sempre:
G
Z
Y
(mY
) kY
i
(I
) entrano capitali
- hp: E fisso

G
Z
Y
(mY
) kY
i
(I
) H
(β) M^S
i
.
Spesso questi tassi di cambio fissi sono accompagnati da una certa regolamentazione sui mercati finanziari. Ipotizziamo di avere un ingresso di
capitali denominati in dollari in cambio dei quali vengono dati euro  noi abbiamo che se la banca centrale da euro, aumenta la base monetaria
H e l'offerta di moneta (perché c’è il moltiplicatore del deposito bancario β → il tasso di interesse che prima era salito scende. Non ci deve
essere apprezzamento. La banca centrale nel momento in cui interviene per mantenere E fisso fa un'espansione monetaria perchè è obbligata a
farlo perché assume questo impegno rinunciando a controllare l’offerta di moneta ( perchè c'è il tasso di cambio fisso) → questa espansione
monetaria è una politica monetaria accomodante perché viene fatta senza volerlo fare.
Considerazioni su X
1.
e i
:
Nel caso del tasso di cambio flessibile, abbiamo visto che durante il percorso c'è lo spiazzamento dell'investimento privato e alla fine uno
spiazzamento delle esportazioni. Vi sono due componenti che diminuiscono (I,X) a fronte di un componente della domanda aggregata
che aumenta (G). Se vale la condizione ML  si avrà nel tempo una diminuzione delle esportazioni.
Nella realtà abbiamo dei piani di aumento di G che devono essere decisi dal decisore politico, poi realizzati, poi ci sarà l'effetto del
moltiplicatore (aumento della domanda aggregata), l'effetto sul livello di attività e sulla domanda di moneta che spingerà in su il tasso di
interesse. Stiamo parlando di un processo che si svolge nel tempo  É difficile stabilire quanto sarà quantitativamente l'effetto della
politica attuata.
Se i tassi di cambio sono flessibili, la politica fiscale espansiva perde un po' di efficacia perché c’è lo spiazzamento delle esportazioni.
2.
Se i tassi di cambio sono fissi, questa politica è accompagnata da un'espansione monetaria. Ci sono modelli che dicono: siccome
l’aumento del tasso di interesse provoca l’ingresso di capitale (Hp: cambi fissi) che provoca aumento di base monetaria, questo processo
andrà avanti fino a quando il tasso di interesse non sarà sceso fino a controbilanciare l'effetto di aumento che ha avuto prima. Se il
cambio è fisso abbiamo una politica monetaria espansiva che è accomodante verso la politica fiscale. Questa politica monetaria
espansiva è un obbligo che la banca centrale ha perché il tasso di cambio è fisso.
Lo stesso modello dice che se ci sono i cambi flessibili questo effetto sarà tale da (immaginando il modello illustrato nel modello IS-LM)
abbassare la curva IS fino a ritornare al livello precedente, cioè ad un tasso di interesse uguale a quello mondiale.
Se i tassi di interesse mondiali sono diversi, lo sono per compensare il diverso rischio legato al tasso di cambio.
Modello IS – LM di economia aperta ( modello Mundell - Fleming ).
i
LM
E2
E1
i*
IS2
IS1
Y*
Y
La situazione iniziale è IS1, con la politica fiscale espansiva ci spostiamo in IS2 con un nuovo punto di equilibrio E2 che ha un tasso di interesse e un
livello di Y maggiore rispetto a E1.
Considerazioni:
Da l punto di equilibrio E2 si mettono in moto dei meccanismi per cui, nell’ipotesi di tasso di cambio flessibile, le esportazioni scendono perché il
tasso di cambio si è apprezzato in seguito di capitali che sono entrati perché il tasso di interesse è cresciuto. Questa penalizzazione delle
esportazioni, ha l’effetto di far tornare la IS2 verso la IS1.
Nel modello IS-LM si tiene conto di una variabile implicita: il tasso di interesse estero i*.Quando i cresce vuol dire che diventa maggiore del tasso di
interesse estero. Questo modello nella sua formulazione dice che i deve ritornare al livello di i*.
C’è inoltre l’ipotesi che ci sia la perfetta mobilità dei capitali : quando un operatore finanziario internazionale riesce a far muovere liberamente i
propri capitali (non c'è regolamentazione). Con i cambi fissi normalmente qualche regolamentazione si pone, ma in generale oggi ci sono i capitali
flessibili (con qualche eccezione) e perfetta mobilità di capitali.
Coordinamento:
Supponiamo ci siano tassi di cambio flessibili, l’espansione della domanda aggregata andrà incontro al vincolo della bilancia dei pagamenti. Questo
vale per tutte le politiche espansive. Se noi pensiamo alla politica espansiva fiscale in regimi di cambi flessibili, vediamo che ha un effetto sulle
esportazioni nette:
1.
Fa aumentare le importazioni perché fa aumentare Y
2.
La politica fiscale espansiva avrà come effetto nei tassi di cambio flessibili di far apprezzare i tassi di cambio  questo vincolo delle
esportazioni nette, della bilancia dei pagamenti, esterno, sarà ancora più forte.
Bisogna che paesi che hanno sistemi economici vicini, che fanno scambi tra di loro e hanno delle valute
diverse, facciano delle politiche espansive in modo coordinato, mettendosi d’accordo.
Storicamente, negli anni ’80 la Francia fece forti politiche espansive nello stesso momento in cui Germania, Gran Bretagna e Italia fecero politiche
restrittive. La Francia espanse la sua economia, importando molto e esportando poco perché i suoi partner fecero politiche restrittive  le politiche
espansive francesi diedero vita ad un forte deficit per cui il franco perse molto valore e dunque questo tipo di politica si dovette abbandonare.
Anche oggi, nei paesi dell’euro in cui la questione del tasso di cambio non centra, se un paese fa una politica espansiva aumentando le sue
importazioni, occorre che anche gli altri paesi facciano questa politica espansiva altrimenti si va incontro a squilibri della bilancia di pagamento.
Un paese come la Germania che esporta molto, è perché evidentemente ci sono paesi che importano molto.
Il commercio dell'UE è molto intenso. Ci sono specializzazioni regionali spesso asimmetriche per cui le esportazioni della Germania sono le
importazioni degli altri paesi. Un nuovo equilibrio potrebbe avvenire se: la Germania esportasse un po’ meno e allargasse la sua domanda interna
in modo che gli altri paesi abbiano un vincolo estero meno duro.
Il coordinamento nel sistema di cambi fissi, si realizza anche nella regolamentazione, nel fatto che i capitali non dovrebbero muoversi così
liberamente.
Politica monetaria espansiva:
Aumenta la base monetaria H
; aumenta l’offerta di moneta M^S
; i scende perché normalmente queste operazioni di aumento di base
monetaria avvengono come operazioni di mercato aperto, la discesa del tasso di interesse è necessaria affinchè la scelta di portafoglio dei soggetti
sia tale da assorbire la maggiore quantità di moneta  i titoli sono meno redditizi; l’investimento produttivo del settore privato viene incoraggiato
dalla riduzione del tasso di interesse, per questo effetto indiretto bisogna vedere quando l’investimento produttivo del settore privato è davvero
sensibile ad i ; cresce la domanda aggregata e quindi l’offerta  abbiamo il problema delle esportazioni nette.
(una domanda di esame può essere: l’effetto di una espansione monetaria quale effetti ha sulla bilancia dei pagamenti? Abbiamo una fuga di
capitali perché il rendimento dei titoli è basso, c'è sempre il discorso della perfetta mobilità dei capitali del fatto che non ci sono barriere fra un
paese e l’altro).
H

(β) M^S
i
[(effetto indiretto: I
)Z
Y
mY
] escono capitali
Se ho tassi di cambio flessibili succede il contrario della politica fiscale : il tasso di cambio si deprezza perchè i capitali crescono, se vale la
condizione ML abbiamo che le esportazioni traggono giovamento dal deprezzamento tasso di cambio. Se è importante la competitività in
termini di prezzo, se la domanda di esportazioni è fatta in un certo modo, le esportazioni vengono incoraggiate mentre le importazioni
diventano più care. L'effetto finale non si può dire, bisogna vedere l'elasticità delle esportazioni e delle importazioni, l'impatto
quantitativo in mY.
Alla fine scrivo le importazioni come Q perchè mi interessa la massa e l'elasticità della domanda importazioni. mY per vedere che il loro
aumento è legato ad Y.
- Hp: E flex
→
H

(β) M^S
i
[(effetto indiretto: I
)Z
Y
mY
]E
( ML) X
Z
Q
Nell'ipotesi di tasso di cambio fisso, succede che se escono i capitali possiamo immaginare che la loro fuori uscita possa avvenire così: gli euro se
ne vanno perchè il tasso di interesse è basso e gli operatori preferiscono investire negli USA, quindi danno euro in cambio di dollari. Gli euro
escono dalla circolazione e quindi la loro quantità diminuisce → avremo una diminuzione dell’offerta di moneta e della base monetari (M^S e H)
ed un innalzamento del tasso di interesse i. Questo effetto annulla la manovra monetaria espansiva ed è la prova del fatto che se la banca
centrale vuole controllare il tasso di cambio, la banca centrale non può controllare autonomamente la base monetaria. Quando la banca
centrale perde il potere sulla quantità di moneta in circolazione a meno che non si mettano delle regole sui movimenti di capitale si impegna sul
tasso di cambio fisso l'offerta di moneta, perchè il controllo sulla base monetaria, a meno che non si mettono delle regole sulla mobilità di
capitale. Se al posto di escono capitali tracciassimo una linea retta, un muro che impedisce la libera circolazione dei capitali, questo problema
non ci sarebbe.  Possiamo dire che la banca centrale se vuole un tasso di cambio fisso e la sovranità sulla massa monetaria, bisogna che la
mobilità dei capitali sia regolata.
Se ciò non avviene e c’è l’ipotesi di libera circolazione di capitali succede Hp: E fisso → H
, M^S
i
.
Hp: E fisso
→
H
(β) M^S
i
[(effetto indiretto: I
)Z
Y
mY
] H
M^S
i
Considerazioni:
Con i cambi fissi la politica monetaria espansiva è molto delicata mentre a cambi flessibili è molto efficace perché con la discesa di i, abbiamo uno
stimolo all’investimento privato produttivo I e attraverso gli effetti sul tasso di cambio e movimento di capitale abbiamo anche un effetto positivo
sulle esportazioni nette, in particolare, il fatto che aumentino le esportazioni significa che la domanda aggregata aumenta ulteriormente. Se vale
questa condizione abbiamo che aumenta la domanda aggregata perché aumentano le esportazioni e anche perchè una componente negativa della
domanda (le importazioni con segno negativo) diminuisce  politica monetari espansiva a E flessibili molto efficace.
Questo effetto si può verificare in diversi modi, inoltre inondare il sistema di moneta mette a forte rischio di inflazione. L'effetto può anche essere
buono ma tutto il meccanismo induce ad essere prudenti, ossia aumentare la domanda deprezzando la moneta significa che la moneta vale sempre
meno, i capitali tendono a fuggire e che il sistema economico prima o poi avrà delle reazioni negative.
Q diminuisce perchè diventano più care. Se le quantità reagiscono al prezzo va bene, ma se la mia domanda di importazioni è rigida l’effetto J che è
un effetto temporaneo, può non esserlo più.
esercizio:
I Paesi A e B, importanti partners commerciali, hanno tassi di cambio flessibili e libertà di movimento di capitali. Il paese B esporta verso A prodotti
ad alta tecnologia ed importa da A materie prime per l’industria e per la produzione energetica. Il Paese A decide una diminuzione della sua offerta
di moneta. Quali potrebbero essere le conseguenze sul sistema economico del Paese A e del Paese B?
Se diminuisce l'offerta di moneta, nel paese A abbiamo una politica restrittiva. A è meno sviluppato del paese B ( guardo cosa esporta A e B ).In
questo caso è importante che A rafforza il suo tasso di cambio perchè attua una politica monetaria restrittiva (il caso opposto a quello si sopra)
H
(β) M^S
i
[(effetto indiretto: I
)Z
Y
mY
]E
( ML) X
Z
Q
Con una politica monetaria restrittivà, salirà il tasso di interesse, entreranno capitali, si rafforzerà il tasso di cambio.
A esporta materie prime e fonti di energia e importa prodotti tecnologici avanzati .Se si rafforza il tasso di cambio, per B diventerà più caro
importare petrolio, mentre per A diventeranno più a buon mercato i prodotti ad alta tecnologia → si tratta di vedere cosa potrebbe succedere nella
realtà.
B si troverà a comprare dal suo partner pagando di più ed eventualmente immaginare di trovare in futuro altri fornitori (ma per un certo periodo di
tempo per un sistema economico sviluppato conviene pagare di più). Per A, i beni ad alta tecnologia di cui ha tanto bisogno diventano più a buon
mercato.
Fare questa politica è un rischio che A accetta di correre, rafforzando la sua valuta, comprerà meglio i prodotti tecnologici e sperando di non essere
troppo penalizzata nella vendita di petrolio.
Bisogna ragionare quale elasticità ci può essere tra e prodotti e ricordare che un rafforzamento del tasso di cambio mi permette di comprare
all'estero più facilmente.
Lezione 15
 P euro · E = P dollari
Questa formula ci dice che se una cosa costa 10 euro e che ci vogliono 2 dollari per comprare un euro, ossia il tasso di cambio è 2, il prezzo di
questa cosa è di 10 euro e di 20$.

1+x–y=1+x/1+y
→
( 1 + x – y ) · ( 1 + y ) = 1 + x - y + y + xy – y^2
(1 + x – y ) · ( 1 + y ) = 1 + x
Immaginiamo che x e y siano delle percentuali. Se ho delle grandezze < 1 e le moltiplico fra di loro, ottengo degli infinitesimi ancora di ordine
superiore, lo stesso vale se ho una grandezza < 1 e la elevo al quadrato. Usando questo strumento algebrico, posso dire se per per esempio x e
y fossero un tasso di interesse e una variazione attesa nel tasso di cambio, moltiplicandoli fra di loro ottengo una cifra piccolissima → posso dire
che questa moltiplicazione (1 + x – y ) · ( 1 + y ) la posso scrivere approssimativamente così 1 + x. Perché -y e +y si eliminano e + xy e -y^2 li
trascuriamo.
Parità scoperta dei tassi di interesse :
è la spiegazione della cosiddetta condizione di arbitraggio. Sono in un certo senso la stessa cosa. Servono per vedere quando per un investitore
è indifferente investire in euro e in dollari ossia, quando per un investitore è la stessa cosa investire in una valuta o in un'altra. É un discorso da
microeconomia perché siamo dal punto di vista del singolo operatore. Per un investitore investire in una valuta o in un'altra, dato il rischio
(supponiamo che non ci sia una valuta di un paese debole), quando il rendimento è uguale. Si tratta di vedere quale è il rendimento di questo
investimento.
t
t+ 1
In euro
1 euro
1 · (1 + i)
In dollari
1euro · Et
Et · (1 + i^*) · 1/E^e t+1
Supponiamo di essere europei e di investire 1 euro al tempo t. Al tempo t +1 recupero l'euro più gli interessi. Se faccio un investimento di
questo tipo in dollari, devo fare questo calcolo: ho un euro che devo convertire in dollari. Moltiplico l'euro per il tasso di cambio al momento t
(1euro · Et) e questo è il mio investimento (ho fatto il passaggio di convertire gli euro in dollari). Il rendimento dell'investimento sarà il valore
del mio investimento espresso in dollari, quindi
Et · (1 + i^*) · 1/E^e t+1.
(Et sarebbe 1· Et)
Et = tasso di cambio al tempo t (indice).
i^* = tasso di interesse estero.
Se voglio fare il confronto con l'altro caso, se sono un operatore europeo ed ho la mia contabilità in euro, devo riportare questa somma Et·(1 +
i^*) in euro,perchè è una somma in dollari
E^e t+1 è il tasso di cambio al tempo t + 1 (indice). Siccome sto confrontando i due investimenti, il tasso di cambio al tempo t+1 non lo conosco,
ho un'aspettativa → sarà il tasso di cambio atteso al tempo t+1
Condizione di arbitraggio
significa vedere quando questi due investimenti sono indifferenti, quando il rendimento è uguale. → occorre fare:
1 + i = Et · ( 1 + i^*) · 1/ E^e t+1
scriviamo un'espressione in una maniera più agevole tenendo il risultato e scrivendola a destra dell'uguale:
( 1 + i^* ) · Et / E^e t+1
riscrivo tutto con la frazione:
( 1 + i^*) / (E^e t+1/ Et)
aggiungo e tolgo 1 al denominatore:
( 1 + i^*) / (1 + E^e t+1/ Et – 1)
Al posto di 1, scrivo Et/Et e ottengo che al denominatore ho 2 frazioni E^e t+1 / Et – Et / Et :
( 1 + i^*) / (1 + E^e t+1 / Et – Et / Et)
→ al denominatore metto un'unica frazione:
1 + i^* / [1 + (E^e t - Et)/ Et ]
→ mi posso rifare a questo caso 1 + x – y = 1 + x / 1 + y , dove:


1 + x = 1 + i^*
1 + y = [1 + (E^e t – Et )/ Et]
→
1 + i^* / [1 + (E^e t – Et )/ Et] = 1 + i^* - (E^e t+1 – Et) / Et
Di questo 1 + i^* - (E^e t+1 – Et) / Et posso mettere al primo termine di uguaglianza 1 + i^*:
1+ i = 1 + i^* - (E^e t+1 – Et) / Et
posso togliere la cifra 1:
i = i^* - (E^e t+1 – Et) / Et
Economicamente, questa è la condizione di arbitraggio, ossia siamo arrivati a questo risultato
i = i^* - (E^e t+1 – Et) / Et scrivendo la condizione di indifferenza 1 + i = Et · ( 1 + i^*) · 1/ E^e t+1 fra investire sul mercato europeo e investire sul
mercato finanziario americano.
i = i^* - (E^e t+1 – Et) / Et a sinistra dell'uguale ho il tasso di interesse sul mercato finanziario europeo, a destra dell'uguale il tasso di interesse
sul mercato finanziario americano i^* e
(E^e t+1 – Et) / Et è l'evoluzione attesa del tasso di cambio, ossia un tasso di crescita o tasso di crescita negativo.
Per esempio, se la condizione di arbitraggio è:
0,10 = 0,15 – (1,05 – 1) /1
Supponiamo che il tasso di cambio dollaro-euro sia 1, che in Europa il tasso di interesse è del 10% e negli USA il 15%, sarà indifferente investire
se mi aspetto un deprezzamento del dollaro, ossia un apprezzamento dell'euro di questo tipo (1,05 – 1) /1 .
Dal punto di vista matematico è corretto, dal punto di vista economico bisogna stare attenti perchè 1,05 non è un dato ma un'aspettativa (E^e
t+1) → per l'operatore sarà indifferente investire se le cose stanno così e nella sua testa si è creato questa aspettativa.
Si chiama parità scoperta dei tassi di interesse perchè in questa condizione in cui 0,10 = 0,15 – (1,05 – 1) /1 i tassi di interesse sono diversi ed il
rendimento è uguale, io come operatore dico che per me è indifferente investire su una valuta o l'altra esponendomi al rischio di cambio. Se io
tengo i miei fondi in euro e ne vengono meno perchè considero che se cambio valuta e dal 10% passo al 15%, quello che guadagno di interesse
lo rimetto con il cambio, io mi sto basando su una mia aspettativa, se è sbagliata ci perdo → in questo senso è a parità scoperta, perchè non mi
copro dal rischio di cambio ma lo assumo. Il rischio di cambio è (1,05 –1) /1.
Se i tassi di interesse di due paesi A e B sono così 0,10 = 0,15 –(1,05 – 1) /1 e i flussi di capitale sono abbastanza fermi, vuol dire che in generale
gli operatori si aspettano un deprezzamento della valuta del paese B. Se se la banca centrale del paese B vuole attirare i capitali, volendo
smentire l'aspettativa degli operatori → deve alzare i tassi di interessi fino a quando non vengono attratti capitali
tenere i tassi di interessi alti.
A volte il fatto di tenere i tassi di interesse molto alti, in alcuni paesi, può tradire il fatto che la valuta di quel paese in quel momento è debole.
Si vede bene il gioco fra le banche centrali e operatori che si costruiscono certe aspettative.
Medio/lungo periodo:
il vero significato del lungo periodo è di tener conto di varie azioni e reazioni del sistema economico che richiedono tempo.
L'aumento della produzione provoca una salita dei prezzi, non tanto per delle diseconomie di scala, ma per l'aumento dell'occupazione a
seguito dell'aumento della produzione. Diminuendo la disoccupazione, i lavoratori hanno un potere contrattuale maggiore, ossia nello scontro
per determinare il livello di salario i lavoratori sono tanto più forti quanto meno disoccupati ci sono. Se il salario aumenta perchè la
disoccupazione è scesa a seguito di politiche monetarie espansive, questo farà anche aumentare i prezzi.
L'aumento di salario fa aumentare i prezzi e se aumentano i prezzi, il salario reale torna uguale a prima e la quantità di moneta rimane
invariata, ma se i prezzi aumentano, la quantità di moneta in termini reali diminuisce (le grandezze reali tengono conto dell'inflazione). La
quantità di moneta nominale rimane invariata mentre diminuisce la quantità di moneta in termini reali. Se i prezzi aumentano, ci sarebbe
bisogno di più moneta per fare le stesse transazioni di prima e questo farà salire i tassi di interesse e creerà un effetto di freno sull'economia.
→All'aumentare del livello di attività: diminuisce la disoccupazione, aumenta il salario monetario e questo fa crescere i prezzi.
Considerazioni:
L'aumento del salario monetario, si trascina dietro l'aumento dei prezzi, per cui il salario reale ( potere d'acquisto dei lavoratori) ritorna al livello
precedente. Stiamo facendo l'ipotesi che il tasso di profitto rimane costante perchè se aumenta il salario reale, il tasso del profitto diminuisce.
In altre parole, se noi vediamo la produzione del sistema economico come un insieme in termini reali di cose, se i lavoratori prendono la parte
maggiore, gli imprenditori prendono quella minore → questo è il processo di contrattualità. Se noi prendiamo come dato il sag gio di profitto gli
imprenditori devono prendere sempre quella parte e i lavoratori non possono chiedere una parte maggiore, quindi l'aumento del salario
monetario e il ritorno del salario reale al livello precedente è una proprietà del modello perchè si prende per dato il saggio del profitto.
Il breve periodo magari dura 2 o 3 anni
è una cosa che ha un senso
→ giustificazione
; inoltre il lungo periodo è un insieme di brevi periodi. É una successione di brevi periodi e di schock esogeni.
Immaginiamo la Spagna con un tasso di disoccupazione del 20%. L'autorità di politica economica vedendo che nel lungo periodo le manovre di
politica economica sono inutili, decide di lasciare le cose come stanno nell'ottica che prima o poi la disoccupazione verrà riassorbita.
Dal punto di vista strettamente economico, se nel breve periodo si ha una disoccupazione del 20% e il breve periodo dura per un po' di anni,
occorre pensare al processo di accumulazione di capitale. Ossia se il 20% di lavoratori potenziali non lavorano, il sistema economico lavora
molto più lentamente e a basso regime di quanto potrebbe di fare
è molto inferiore a quella che potrebb e essere. Se
viene mantenuta questa situazione, significa che quando il sistema economico andrà meglio, questo buco nel breve periodo influenzerà quello
di lungo, ossia il processo di accumulazione di capitale e di crescita viene molto rallentato.
Vedere il lungo periodo non ci deve far perdere di vista il fatto che il breve periodo influenza il lungo.
Il mercato del lavoro
Ricordiamoci che esiste un indicatore, il tasso di disoccupazione (n° disoccupati / forza lavoro) e il tasso di occupazione ( n° occupati / tutta la
popolazione in età da lavoro ).
Il salario
Il salario è influenzato dalla disoccupazione. Il potere contrattuale dei lavoratori: se c'è molta disoccupazione i lavoratosi sono
contrattualmente deboli e difficilmente possono ottenere un salario più elevato perchè se il sistema economico è in crisi, anche se il lavoratore
fa sciopero, ciò non fa molta differenza per l'impresa.
Se la disoccupazione è molto bassa, il problema si rovescia. L'impresa che può avere interesse a tenersi i lavoratori perchè saranno difficili da
rimpiazzare e vale anche il discorso che se il lavoratore è soddisfatto dell'ambiente di lavoro è più produttivo → si dice che per il lavoratore c'è
uno stipendio nell'immaginazione che se è troppo basso non va più a lavorare e viene chiamato salario di riserva. La realtà ci dice che, in alcune
aziende, anche se la disoccupazione è bassa comunque i lavoratori vengono pagati ad un salario di efficienza (efficiency wages), ossia il salario
che convince l'operatore a non cambiare posto.


Salario di riserva – al di sotto del quale non si può pagare il lavoratore sennò nessuno lavora.
Salario di efficienza – salario più altro che l'impresa è disponibile a dare.
Come avviene la contrattazione del salario:
1. equazione del salario:
W = P^e · f( u , z +)


W = salario monetario.


f( u , z +)

P^e = livello dei prezzi attesi. Quando contrattiamo il salario monetario, abbiamo in mente i prezzi che ci saranno l'anno prossimo o fra
due anni, perchè i contratti da lavoro si stipulano oggi e valgono per i prossimi 2 anni. Quello che entra in gioco, per capire quanto
guadagna il lavoratore, è il salario monetario e l'andamento dei prezzi nei prossimi 2 anni
e tutto il
periodo di vigenza contrattuale.
u = disoccupazione. Vuol dire che se la disoccupazione è molto alta, i lavoratori riusciranno a contrattare un salario relativamente basso.
Se la disoccupazione è molto bassa, il salario contrattato sarà maggiore → c'è una relazione inversa tra disoccupazione e contrattazione di
salario.
z = ( non ha a che vedere con la domanda aggregata) sono le altre circostanze che possono rafforzare il potere contrattuale del lavoratore
(per esempio i sussidi di disoccupazione). Se il lavoratore sa che il sussidio di disoccupazione è molto alto avrà meno paura di restare
disoccupato. Questo ci porta a dire che laddove i sussidi sono molto alti c'è parecchia disoccupazione. Questo però è contraddetto dalla
realtà: in Europa, i sussidi di disoccupazione sono più alti in Svezia e Germania che hanno un tasso di disoccupazione minore rispetto alla
Romania e alla Bulgaria
2. Equazione dei prezzi:
P = W·( 1 + μ)
Abbiamo che ci siano processi che si svolgono a ritmi costanti e il posto che a noi interessa è il costo di lavoro, ossia il livello di salario sul quale
calcoliamo il ricarico.
Il prezzo sarà dato dal salario e un margine, il mark-up, che serve all'imprenditore per coprire i costi diversi dal costo del lavoro e rappresenta il
saggio del profitto. Il mark-up lo rappresentiamo come costante.
É un modo semplificato coerente con l'idea che il mercato sia oligopolistico.
In concorrenza perfetta, il produttore è price taker (riceve il prezzo dal mercato), in oligopolio è price maker, ossia può influenzare il prezzo
mettendo un margine sul salario.
Noi possiamo rappresentare queste equazioni in un grafico:
W/P
1 / 1 + μ2
PS: W/P = 1/1+ μ
WS: W/P = f( u , z )
WS
E2
E1
1 / 1 + μ1
uE2
uE1
PS
u
[p^e oppure p?]
Nel momento in cui si contrattano i salari, ci si aspetta un tasso di inflazione pari a zero e questo p^e potrebbe diventare p.
C'è un modo realistico per verificare questa cosa: si può immaginare che ci sia un tasso di inflazione costante per cui noi sappiamo che i prezzi
aumentano ad un ritmo che avevamo già previsto → Se uso i prezzi correnti posso dire che se in W = P^e ·f( u , z ) metto i prezzi correnti e
facendo un passaggio algebrico ottengo W/p = f (u , z ), ho che il salario reale è uguale ad una funzione del tasso di disoccupazione e di z che
prendo come costante.
WS: W/p = f (u , z )
Se prendo z come costante
è la relazione tra salario reale e la disoccu pazione è negativa,
la retta W/ P è funzione decrescente del tasso di disoccupazione. Se il tasso di disoccupazione è molto alto, il salario reale sarà basso.
Chiamiamo la retta wage setting o equazione dei salari.
Siamo nell'ipotesi che il prezzo è dato dal salario più un margine negativo. Partendo da P = W·( 1 + μ ), attraverso un opera zione algebrica ricavo
W/P → W/P = 1 / 1 + μ.
Ho ricavato così un tasso di disoccupazione. Si tratta di una situazione di equilibrio perchè è l'incrocio di 2 rette.
Siamo arrivati alla situazione di equilibrio E1 tracciando due curve, una basata sul potere contrattuale dei lavoratori, sull'idea che se c'è tanta
disoccupazione i lavoratori sono contrattualmente deboli ( se c'è poca disoccupazione i lavoratori sono contrattualmente forti e prenderanno il
salario di efficienza) e l'altra facendo l'ipotesi di forte semplificazione dei posti.
Gli imprenditori devono tenere il profitto μ,per il quale è necessario che il salario reale sia a questo livello 1/1 + μ. Per tenere il mark-up a
questo livello 1/1 + μ, è necessaria che ci sia questa disoccupazione uE1.
Se la disoccupazione è inferiore a uE1
à un aumento dei prezzi e una diminuzione
dell'offerta reale di moneta tanto da riportarci alla situazione precedente.
Questa disoccupazione viene chiamata naturale dal libro ma noi la chiamiamo disoccupazione normale coerente con il livello del profitto
importo dal mark-up.
Il mark-up lo prendiamo come dato nel modello (perchè diciamo che in un certo modello la struttura dell'economia è quella ma che poi
cambierà anche se a cambiare impiega parecchio tempo), per il fatto che dipende dalla struttura del mercato:

Se la struttura di mercato è di tipo oligopolistico, il mark-up sarà più alto

se la struttura di mercato è più vicina alla concorrenza, nella quale gli imprenditori si fanno concorrenza → il mark-up sarà inferiore.
Se c'è una forte liberalizzazione di apertura alla concorrenza, nella nostra idea il mercato scende cioè se μdiminuisce, il salario reale aumenta e
diminuisce la disoccupazione → il nuovo punto di equilibrio diventa E2. Questa è la visione teorica che sta dietro alla politica economica italiana
di questo periodo, la politica delle liberalizzazioni, fatta per rendere il mark-up più flessibile, aumentare il salario e diminuire la disoccupazione.
Lezione16
Modello a prezzi variabili:
W/P
1/1+µ
PS
WS
u1 u normale
Il modello a prezzi variabili è un modello di lungo periodo.
u
I sussidi di disoccupazione:
A presenza di un forte sussidio di disoccupazione aumenta il salario di riserva ( se io avessi un sussidio di disoccupazione di 2000 euro al mese
se mi offrono un salario di 1800, a lavorare non vado) e aumenta il potere contrattuale dei lavoratori. Aumentando il potere contrattuale dei
lavoratori ( si vede anche dal grafico), siccome la price setting è quella e la formazione dei prezzi e del salario reale deve essere tale da
permettere un saggio di profitto (mark-up) uguale a µ → per avere un salario reale così sarà necessaria un tasso di disoccupazione maggiore per
indebolire il potere contrattuale dei lavoratori che dall'altra parte stanno rafforzando dalla presenza dei sussidi di disoccupazione.
Se togliamo i sussidi di disoccupazione, la disoccupazione diminuirà. I sussidi di disoccupazione più elevati sono in Svezia e in Germania, mentre
quelli più bassi in Bulgaria e Romania, in cui la disoccupazione è più alta  nella realtà la situazione è diversa.
Disoccupazione e salario reale:

WS: W = P^e f( u ,z+)
Il salario monetario è stabilito contrattualmente, cioè in seguito ad un processo di contrattazione. Tiene conto dei:
prezzi attesi (perché quando si contratta il salario si cerca di capire quale sarà l’evoluzione dei prezzi e questo risultante del processo di
contrattazione dipende dal potere contrattuale dei lavoratori che è la funzione f( u tratto sotto , z+ linea di sopra perxhè dato) che dipende dal
tasso di disoccupazione ( u = disoccupati / forza lavoro) e dalla situazione sociale (per esempio i sussidi di disoccupazione) che stanno dietro il
potere contrattuale dei lavoratori. La relazione con il tasso di disoccupazione è una relazione negativa per il fatto che maggiore è il tasso di
disoccupazione minore è il potere contrattuale dei lavoratori, minore è il salario monetario che riusciranno ad ottenere sotto la u mettiamo il
segno meno. Sotto la z mettiamo il segno più e la prendiamo come dato.
L’equazione del salario, la WS la possiamo scrivere in un altro modo supponendo che i prezzi attesi siano uguali ai prezzi correnti. Ci aspettiamo
che non ci sia inflazione.
Hp: p^e = p
→
W = P^e f( u , z) → W / P = ( u , z +)
Il salario reale è W / P . La funzione negativa del tasso di disoccupazione è u e z + lo scrivo come dato. Scritta così, posso rappresentare
sull’asse vertical il salario reale, su quello orizzontale il tasso di disoccupazione. Avrò una funzione con inclinazione negativa perché la loro
operazione è negativa e la posizione della curva WS dipenderà da quello che prendo come dato, ossia da z. Quando ci sono cause esogene che
modificano il potere contrattuale dei lavoratori la curva si sposta verso destra o verso sinistra.
 PS: P = W ( 1 + µ )
PS è l’equazione dei prezzi. Noi l’abbiamo vista come l’equazione di formazione del prezzo in mercato oligopolistico assumendo che ci sia un
costo del lavoro sul quale calcoliamo un ricarico.
Facciamo variare il costo del lavoro il ( 1 + µ ) il mark-up lo prendiamo come costante e diciamo che all'aumentare del salario monetario
aumentano il livello dei prezzi.
 Questa espressione la posso scrivere:
→
P= W ( 1 + µ ) → W/P = 1 / 1 + µ
Questa espressione mi permette di vedere che esiste una relazione inversa fra µ e il salario monetario W. È evidente che se sale µ, W scende.
W/P sono variabili in senso macroeconomico. Sappiamo che il salario reale W/P di modifica variando il salario monetario e i prezzi → se varia µ
varia il salario reale. Può variare anche il salario monetario, può essere che aumenti il margine di profitto e i salari monetari scendano, ma
questo fenomeno può accadere o accade in modo diverso: si alzano il margine di profitto, il salario monetario rimane invariato e si alzano i
prezzi. Ossia, il salario reale viene più facilmente modificato dalla variazione dei prezzi.
Il motivo macroeconomico per cui è importante questa relazione è che: il salario monetario viene contrattato raggiungendo un certo livello, ma
se W varia e µ rimane costante (per l’ipotesi) → i prezzi varieranno in modo che la frazione W/P sia uguale a 1 / 1 + µ.
Concludiamo dicendo che: esiste una relazione inversa fra il mark-up (saggio di profitto) ed il salario reale. Questa eguaglianza viene mantenuta
attraverso variazioni del salario monetario e dei prezzi.
Graficamente abbiamo il salario reale sull'asse verticale ed il tasso di disoccupazione sull'asse orizzontale.

WS - l'equazione dei salari monetari, dice che il salario monetario dipende dal tasso di disoccupazione, però l’abbiamo riscritta in un
modo per cui si vede bene che il salario reale dipende dal tasso di disoccupazione. Se il tasso di disoccupazione è particolarmente
alto, il salario reale sarà molto basso ( u1); se il tasso di disoccupazione è basso, il salario reale particolarmente alto → questo è il
processo di contrattazione.

PS - la price setting non è una curva, è una retta orizzontale. PS dice che il salario reale è 1 / 1+ µ e non può non esserlo → questa
rappresentazione del mercato del lavoro mi sta dicendo che il salario reale è 1 / 1+ µ e noi lo prendiamo come nella PS dato perchè
è dato µ (che potrebbe essere variabile ma che noi prendiamo come data). Se c'è un processo di contrattazione tra salario reale e
tasso di profitto se si modifica una si modifica anche l'altra – se uno cresce l’altro deve scendere. Ma se una delle due variabili la
prendo come dato, è chiaro che risulta dato anche l’altra variabile.
Quello che è il risultato del processo di contrattazione è il tasso di disoccupazione. Perché da questo modello so che il salario reale è 1 / 1+ µ e
vado ad individuare u normale.
Individuo il tasso di disoccupazione normale. u normale è il risultato dell'organizzazione istituzionale del mercato del lavoro ( lo vediamo da z
che rappresenta per esempio i sussidi di disoccupazione) e anche dell'organizzazione istituzionale del sistema economico (perchè u normale lo
trovo perchè si incrociano WS e PS. La posizione della WS dipende da z, gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro, mentre µ è un dato che a
sua volta dipende dalla struttura dei mercati: ossia se i mercati dei beni e dei servizi, se la struttura dell'economia è molto oligopolistica,
monopolistica, regolamentata, facilmente i profitti saranno più elevati).
La disoccupazione è u normale perchè per ottenere che i lavoratori accettino questo salario reale, è necessario che il loro potere contrattuale
dato z sia 1 / 1+ µ. Ma il loro potere contrattuale dato dall’incrocio è 1 / 1+ µ se la disoccupazione è u normale.
Se la disoccupazione fosse maggiore, i lavoratori sarebebro disposti a lavorare per un salario inferiore, però per quel livello di produzione
possiamo immaginare che i datori di lavoro si farebbero concorrenza per avere lavoratori a sufficienza per produrre e  il salario si alzerebbe
un poco. Se la disoccupazione è inferiore a u normale, i lavoratori hanno maggiore potere contrattuale  riescono ad ottenere salari monetari
maggiori ma non lo riescono ad ottenere perché il saggio di profitto sarebbe molto basso  I datori di lavoro reagirebbero alzando I salari
monetari e i prezzi. Possono alzare il livello dei prezzi perché esiste un certo grado di concorrenza e di monopolio sul mercato.
 Il processo di contrattazione salariale è il processo in cui il saggio di profitto lo prendiamo come dato, e che dipende dal grado di
monopolio che a sua volta determina µ  determinato µ, determino il salario reale che messo insieme al potere contrattuale dei
lavoratori determina il tasso di disoccupazione normale (si chiama normale perché corrisponde al mark-up normale, ossia quello
vigente nel nostro sistema economico). µ potrebbe essere un’approssimazione del saggio di profitto normale ed è un’idea che si
ritrova per la prima volta nella “ricchezza delle nazioni” di Adam Smith.
Prima abbiamo preso come dato z tracciando la WS e come dato µ tracciando la PS, l’equazione dei prezzi.
Cosa succede ai salari se:

Varia z:
Se aumenta il potere contrattuale dei lavoratori, l'equazione dei salari si sposta. Se il potere contrattuale dei lavoratori aumenta
l'equazione dei prezzi WS si sposta verso destra.
Se uno dei paramentri, in questo caso z, cresce(z ) e tutto il resto rimane uguale, ossia che la PS rimane esattamente come era
prima e che quindi il salario rimane uguale ma i lavoratori hanno più potere contrattuale, abbiamo che cresce la disoccupazione. Il
processo di contrattazione sul mercato del lavoro, è rappresentato così f(u,z) tenendo conto che P^e = P . Quando parliamo di
potere contrattuale, in questo caso, intendiamo soltanto z. Infatti u non è un dato ma in questo caso un’incognita  se aumenta z e
i lavoratori sono più forti perché viene dato loro per esempio un sussidio di disoccupazione maggiore, occorrerà che i lavoratori
accettino comunque questo salario reale. Anche se z è aumentato, per far accettare questo salario reale, sarà necessario che
aumenti la disoccupazione. Perché se aumenta la disoccupazione, quel maggiore potere contrattuale che i lavoratori hanno da una
parte li viene tolta dall’altra, infatti f(u , z +) se aumenta z che è con il segno +, deve aumentare anche u con il segno – perché il
salario reale comunque è quello.
Se cresce z, la WS si sposta verso destra perché i sussidi di disoccupazione sono più elevati z2 > z1.
z1 → z2
z2 > z1
WS1 → WS2
W/P
PS
WS1
WS2
u


µ1→µ2
µ 2> µ 1
PS1 → PS2
Varia il mark-up:
Se il mark-up aumenta: per esempio sui mercati dei beni e dei servizi si creano situazioni di una maggiore regolamentazione o
aumenta il grado di monopolio, avremo che il saggio di profitto aumenta, il mark-up aumenta ed il salario reale diminuisce (a seguito
dell’aumento del mark-up) → scrivo un’altra PS più bassa rispetto alla prima che corrisponde ad un salario reale inferiore. Infati, se µ
cresce, il valore della frazione 1 / 1+ µ scende. Il salario reale diminuisce e per convincere o costringere i lavoratori ad accettare un
salario reale inferiore, il tasso di disoccupazione deve salire. Infatti il punto di incrocio della PS2 con la WS si trova più a destra.
Se il mark-up cresce, la nuova PS sarà più bassa.
W/P
PS1
PS2
WS1
u
Considerazioni:
Abbiamo fatto tutto una rappresentazione del mercato del lavoro diversa da quella di microeconomia.
In microeconomia: la curva di offerta del lavoro dipende dalla scelta del lavoro-tempo libero sulla base della massimizzazione dell’utilità, la
domanda di lavoro di pende dal numero dei posti di lavoro che vengono creati sulla base della produttività marginale decrescente.
In macroeconomia: teniamo conto che il mercato dei beni e dei servizi è oligopolistico, di quello che si chiama grado di monopolio e del fatto
che il salario monetario è il frutto del processo di contrattazione e del salario reale che deriva dal salario monetario più i prezzi fissati dai
produttori sulla base del loro grado di monopolio.
C’è un aspetto di questo modello non molto convincente: se noi immaginiamo un sistema economico nella sua forza più semplice, per esempio
l’isola in cui esiste una struttura istituzionale per cui esiste il salario monetario, è evidente che quando si è realizzata la produzione, una parte
andrà al salario e una parte andrà al profitto. Il grado di monopolio, effettivamente da luogo ad un saggio di profitto maggiore, però si tratta di
un saggio di profitto settoriale. In un settore c’è un grado di monopolio maggiore, nell’altro un grado di monopolio minore.  Il grado di
monopolio redistribuisce il profitto tra i vari recettori del profitto, qualcuno ne avrà di più e qualcun altro di meno, però di per sé, aumentando
il grado di monopolio, aumenta il profitto perché scende il salario reale. Questo, dal modello si vede perché se aumenta il grado di monopolio la
PS deve scendere ed effettivamente la disoccupazione aumenta.
Sembra che il processo logico sia: aumenta il grado di monopolio e deve necessariamente aumentare la disoccupazione. In realtà il processo
logico è diverso: se aumenta la disoccupazione  il potere contrattuale dei lavoratori diminuisce  diminuisce il salario reale  aumenta il
tasso dei profitti. In seguito ci saranno i mercati in cui c’è molta concorrenza per cui il profitto sarà basso, mentre per i mercati dove vi è meno
concorrenza il profitto sarà maggiore. Si tratta di distribuire una fetta di torta che è aumentata in virtù del processo di contrattazione, non per il
fatto che per qualche motivo è cresciuto il salario di oligopolio in quanto tale. Infatti il fatto che sia aumentato l’effetto del processo di
contrattazione ci è dimostrato nel grafico perché sulla PS2 il punto di equilibrio corrisponde ad un tasso di disoccupazione maggiore. Però il
modello ci fa vedere questo come una conseguenza e non come una causa.
Questo è il primo passo per presentare la produzione Y in funzione del livello del prezzo.
Y in funzione dei prezzi:
Noi abbiamo presentato Y come livello di produzione in funzione del tasso di interesse. Adesso rappresenteremo Y in funzione dei prezzi.
Per rappresentare Y in funzione dei prezzi, sarà necessario ritornare al modello IS-LM per capire meglio la domanda aggregata.
Noi stiamo parlando di lavoro, quindi di produzione  non stiamo parlando della domanda aggregata ma dell’offerta aggregata che possiamo
rappresentare:
u=(L–N)/L=1–N/L

u = tasso di disoccupazione ( n° disoccupati / forza lavoro)

L = forza lavoro – persone in età da lavoro che partecipano al mercato del lavoro. Ossia lavoratori e disoccupati che vorrebbero
lavorare.

N = lavoratori – persone che fanno parte della forza lavoro e che sono occupate.

L – N = disoccupati.

( L – N ) / L = 1 – N / L = disoccupati sulla forza-lavoro. Ossia il tasso di disoccupazione.
Se scrivo Y = N
Y insieme beni e servizi prodotto in un anno, il prodotto della mia economia. Il prodotto è prodotto dai lavoratori, dalle persone che lavorano
che hanno una certa produttività ( ogni lavoratore produce una certa quantità di beni e servizi che posso rappresentare con una quantità
economica). Se faccio l'ipotesi che in un anno la produttività si mantiene costante ( ossia che la struttura della produttività del sistema
economico è data), devo prendere come unità di misura del prodotto, la quantità di valore prodotta in media da un lavoratore.
Se il prodotto è 1 milione e i lavoratori sono 1000 ed ogni lavoratore produce in media 1000  scelgo come unità di misura del PIL la quantità
in termini monetari di prodotto fatta da ciascun lavoratore in un anno  1000.
1000 lavoratori, ogni lavoratore produce 1000
→ Y = N è l'ipotesi che la produttività si mantiene costante per tutto l’anno e una scelta di una opportune unità di misura.
u=(L–N)/L=1–N/L
Scrivo l’equazione del salario in questo modo W = P^e f(1 – Y/L , z+ ) perché sto tenendo conto che esistono delle aspettative dei prezzi.
L’equazione del prezzo è P = W ( 1 + µ ), ma W è uguale a W = P^e f(1 – Y/L , z+ )  io metto l’equazione dei salari dentro l’equazione dei
prezzie ottengo P = P^e f( 1 – Y/L, z+ )•( 1 + µ ).
Scrivendo così P = P^e f( 1 – Y/L, z+ )•( 1 + µ ) scriviamo l’equazione della WS dentro la PS, mettendo il relazione il livello generale dei prezzi con
diverse altre componenti variabili. In particolare, vedo che il livello generale dei prezzi oggi dipende da:

P^e - i prezzi che ci aspettiamo domani.

Y/L - ossia dalla disoccupazione vista come livello di produzione (se c’è più disoccupazione si produce di meno). Y/L = 1  prodotto
potenziale, ossia come funzionerebbe il sistema economico se non ci fossero disoccupati.

Z - Un paramentro che rappresenta certe situazioni sul mercato del lavoro.

(1 + µ ) - il mark-up.
Considerazioni:
La aspettativa, la si fa con il prezzi correnti. Nella formula compare che i prezzi di oggi dipendono dall’aspettativa dei prezzi di domani per il
fatto che abbiamo scritto la WS dentro la PS. Ossia i prezzi attesi sono importanti nel processo di contrattazione salariale, il quale a sua volta è
importante nella formazione del costo di produzione e quindi del prezzo corrente.  P^e influenza il prezzo corrente perché influenza la
contrattazione salariale. Ossia, il salario monetario, che si trascina dietro i prezzi, da luogo al salario reale.
Il livello di Y centra con i prezzi per il fatto che
Nell’approccio microeconomico, il livello della produzione influenza il prezzo sulla base dei rendimenti crescenti o decrescenti di scala ( se io
aumento la produzione aumenta il costo).
In macroeconomia, Y è rilevante perché per aumentare Y è necessario avere lavoratori  se aumenta Y, il tasso di disoccupazione scende. Ciò
creerà delle tensioni sul mercato del lavoro per ottenere salari maggiori  nella misura in cui µ è dato quindi il salario reale è fissato  le
tensioni sul mercato del lavoro e sul salario monetario si portano dietro un aumento dei prezzi.  le aspettative e Y sono importanti nella
formazione del prezzo perché sono importanti nel processo di contrattazione salariale, di fatti WS l’abbiamo inserita nella PS.
Lo stesso discorso vale se aumentiamo i sussidi di disoccupazione  i prezzi saliranno perché i lavoratori saranno più forti e potranno ottenere
un W maggiore  questo farà crescere P per mantenere W/P.
Se µ aumenta, il prezzo aumenta in modo che ci sia maggiore profitto e minore salario reale.
Curva di offerta aggregata (Aggregate Supply):
P
AS
Y
Lezione 17
Stiamo passando da un’analisi di breve periodo ad un’analisi di lungo periodo. A noi interessa vedere cosa succede quando cambiano i prezzi,
per questo noi diciamo che: se in una realtà economica esiste un mercato di oligopolio e non di concorrenza, se è vero che i prezzi sono
relativamente stabili quando noi osserviamo un cambiamento dei prezzi vuol dire che stiamo osservando un orizzonte temporale più lungo.
In una realtà di mercati oligopolistici esistono dei contratti che hanno fissato un livello dei prezzi che deve rimanere tale per tutta la durata del
contratto. Nei mercati oligopolistici, i produttori cambiano il prezzo perché referiscono tenersi in piedi piuttosto che cercare di aumentare il
prezzo. È una visione convenzionale.
Core inflation = inflazione insita nel sistema economico.
Questo ragionamento P = P^e (1 + µ ) f(1 – Y/L, z) si può estendere alla core inflation.
Modello dell’offerta aggregata AS a prezzi variabili:
P
Pnorm
AS
K
Ynorm
Y
Teniamo conto del cambiamento dei prezzi considerando che un aumento del livello di produzione provoca un aumento del costo di
produzione e il costo di produzione che cresce è esclusivamente il salario nel nostro modello. É come se, nel nostro modello, i costi di
produzione fossero costanti tranne il costo del lavoro. Come se la produzione avvenisse a rendimenti costanti (raddoppia la produzione,
raddoppia il costo) con l'eccezione del costo di lavoro.
Supponiamo che per produrre automobili servono plastica ferro e lavoro. Se produco 1000 automobili avrò un costo di plastica, ferro e lavoro
pari a 300, 400, 400 → se la produzione raddoppia , il costo diventa 600 di plastica, 800 di ferro ma non avrò 800 di lavoro, diventa 1000 il
lavoro. La plastica e il ferro li posso comprare su un mercato internazionale ad un prezzo costante, il lavoro invece no, perché se aumenta
l’occupazione (se scende la disoccupazione), il salario del lavoratore cresce, perchè facciamo l'ipotesi che ci sia un mercato di lavoro fondato
sulla contrattazione salariale, ragion per cui se scende la disoccupazione i lavoratori hanno un maggior potere contrattualeper cui il salario del
lavoratore aumenta.
Aumentando la produzione, aumenta il costo unitario di produzione
à prodotta, diventa più
cara ( aumentano i prezzi).
Noi stiamo facendo l'ipotesi su un mercato di lavoro fondato sulla contrattazione salariale (il salario è ilrisultato del processo di contrattazione)
e l’ipotesi del mark up sia dato P = P^e ( 1 + µ ) f (1 – Y/L, z ).
 Aumenta la produzione, aumenta il potere contrattuale dei lavoratori, aumenta il salario, aumenta il salario monetario (la
quantità di euro che trovo nella busta paga).Siccome c’è anche làipotesi che il mark’up sia dato, se aumenta il salario
monetario, non può aumentare il salario reale. Perché se aumentasse il salario reale, questo farebbe scendere il mark-up in
quanto sono legati da una relazione inversa (la relazione inversa l'abbiamo vista nell'espressione W/P = 1 / 1 + µ ).
W/P
1/ 1 + µ
u
Se c’è questa relazione inversa tra salario reale e mark-up  quando crescerà il salario monetario, cresceranno anche i prezzi. I
meccanismi per cui ciò avviene, è quello per cui le imprese fanno i prezzi e ricaricano sul prezzo il maggiore costo di produzione.
All’aumentare del livello di produzione, aumentano I prezzi.
P^e i prezzi attesi (aspettativa sul prezzo futuro) sono importanti perchè quando avviene il processo di contrattazione salariale, si tiene conto
del prezzo futuro. Quando avviene il processo di contrattazione salariale, i lavoratori chiedono un salario monetario commisurato ai prezzi che
si aspettano che ci saranno durante il periodo di vigenza contrattuale.
Il prezzo di offerta è il prezzo (secondo gli economisti classici) che permette che la merce venga portata al mercato, ossia è il prezzo dal punto di
vista del produttore ( il prezzo è: costo di produzione e margine di profitto).
Abbiamo detto che il livello dei prezzi deriva da un costo di produzione contrattato (perchè il salario è contrattato nel quale c’è dentro anche il
mark-up che è profitto più copertura dei costi fissi) → siamo giunti a questa espressione P = P^e (1 + µ ) f [(1 – Y)/L, z] secondo la quale il prezzo
di oggi dipende dai prezzi attesi, dal mark-up, dale condizioni istituzionali del mercato del lavoro e 1-Y/L è il tasso di disoccupazione.
1– Y/L è il tasso di disoccupazione perché possiamo riscrivere 1-Y/L:
1– Y/L = 1 – N/L = L/L – N/L = (L-N)/L
→ in P = P^e (1 + µ ) f[(1 – Y)/L, z ] è come se ci fosse scritto P = P^e (1 + µ ) f(u, z).
Nella espressione P = P^e (1 + µ) f(1 – Y/L , z ) (in cui la WS è scritta dentro la PS) ho la rappresentazione del mercato del lavoro, nell'ipotesi che
la produttività del lavoro sia data e che i processi di produttivi avvengano a rendimenti costanti salvo la questione del lavoro che ha un costo
crescente non per motivi economici per la decrescita della sua produttività marginale, bensì per il processo della contrattazione salariale.
È importante questo perché se ragioniamo in termini microeconomici abbiamo l’idea della produttività marginale che scende come un’idea
tecnica, in microeconomia, il costo del lavoro sale per motivi istituzionali.
Nel grafico abbiamo tracciato una funzione che rappresenta il prezzo di offerta, ossia quanto deve costare la merce affinché venga prodotta, in
corrispondenza di diversi livelli di produzione.
La mia curva di offerta aggregata rappresenta il livello di attività dell'economia sull'asse orizzontale e il livello dei prezzi sull'asse verticale.
P3 > Pnorm > P2
Y3 > Ynorm > Y2
P
AS2
K1
P3
AS1
Pnorm
P2
Sale disoccupazione, rallenta disoccupazione


B
A
K
Y2
Ynorm
Y3
Y
Scende disoccupazione, aumenta inflazione
Se voglio che il livello di attività dell’economia sia in corrispondenza di A, nel sistema economico ci saranno 2 elementi per cui il livello dei prezzi
sarà P2.
il mark-up che prendiamo come dato e che dipende dal grado di concorrenza che c’è nei vari mercati. Si tratta di un dato istituzionale legato
alla situzione concreta dei determinati mercati.
la forza contrattuale dei lavoratori che tiene conto di P^e.
P normale, Y normale:

Il prezzo normale è quello per cui abbiamo che il livello effettivo dei prezzi è uguale ai prezzi attesi Pnormale  P = P^e.
Lungo l'asse verticale, abbiamo che il livello effettivo dei prezzi può essere maggiore o minore del prezzo atteso.
Considerazioni:
Partendo dalla formula P = P^e (1 + µ ) f( 1 – Y /L , z ), il livello effettivo dei prezzi dipende dal livello atteso. I prezzi attesi stanno
all’interno della formula perché fanno parte del processo di contrattazione salariale e che faranno sì che i lavoratori contrattino
salari più o meno alti
produzione e quindi nei prezzi effettivi.
Se i lavoratori si aspettano un 20% di più dei prezzi e riescono ad ottenere un aumento del salario, i prezzi effettivamente saliranno,
perché questo aumento del salario ci sarà e per mantenere il mark-up, verrà scaricato sui prezzi. Per cui i prezzi correnti del 2013
saranno del 20% superiori, cioè uguali ai prezzi attesi.
 Nel punto K abbiamo che la forza contrattuale dei lavoratori è tale da permettere un andamento del salario monetario
che non costringa le imprese ad aumentare i prezzi.

Y normale è quello per cui trasferito nella formula P = P^e (1 + µ ) f (1 – Y/L, z ) abbiamo che nel punto K i prezzi rimangono costanti,
ossia la forza contrattuale dei lavoratori è tale per cui si tiene sempre lo stesso salario monetario, non c’è motivo per aumentare i
prezzi  siccome il salario reale è W/P norm  abbiamo che il sistema economico può andare avanti con quel livello di produzione
senza che cambino né il salario monetario né i prezzi  rimane invariato anche il salario monetario  siamo in una situazione non
inflazionistica perché non c’è ragione per cui debbano aumentare i prezzi.
Nel punto K i prezzi rimangono costanti. Si chiede lo stesso salario monetario e non c'è motivo per alzare i prezzi. Se W/P costante e
mu desiderato non c'è bisogno di modificare il livello dei prezzi. K non è un punto di equilibrio. Siamo in una situazione non
inflazionistica perché non c'è motivo che aumentino i prezzi. È una situazione di equilibrio dal lato dell'offerta.
La retta AS mette in evidenza il punto K.
Punto K:
Il punto K dice che quando il livello della produzione è Y normale, significa che i lavoratori hanno quella forza contrattuale che permette loro di
ottenere un salario monetario tale che, essendoci il livello dei prezzi P normale → il salario reale sarà tale per cui nel sistema economico si può
realizzare esattamente:
W/ P norm = µ
Il punto K corrisponde ad un certo livello di produzione, Ynormale. In K la funzione di offerta aggregata è AS  vuol dire che c’è un livello di
produzione e di disoccupazione tale per cui non c’è motivo che il livello dei prezzi cambi.
In K Pnorm = Pnorm (1 + µ ) f(1 – Ynorm/L, z ) c'è un livello di produzione e disoccupazione tale per cui i lavoratori ottengono un salario
monetario tale che W/Pnorm = è il salario reale nella situazione Pnorm = Pnorm (1 + µ ) f (1 – Ynorm/L , z )e sarà tale che si avrà nel sistema
economico: W/ P norm = µ.
Infatti il livello dei prezzi si modifica per dar luogo ad un salario reale compatibile con il mark-up  abbiamo che in K, il mark-up viene
realizzato, nel senso che si verifica W/ P norm = µ. Marx parlava di realizzazione del plusvalore.  viene realizzato quel profitto perché viene
realizzato quel salario reale.
Punto A:
è un punto in cui Y2 è un livello di attività basso → il tasso di disoccupazione, se il livello di attività è più basso, sarà superiore → i lavoratori
avranno meno potere contrattuale e riusciranno ad ottenere salari monetari più bassi. Per questo motivo, per mantenere quel mark-up, che
prendiamo come dato, nella situazione A abbiamo un livello di prezzi sotto il livello di P normale.
Il livello dei Pnorm è quello tale per cui Pnorm → P = P^e.
In A, il prezzo corrente è inferiore al prezzo atteso P < P^e. Stiamo dicendo che i lavoratori sono talmente deboli che riescono ad ottenere salari
monetari così bassi da far scendere i prezzi. Nella realtà, quando i lavoratori sono molto deboli, e riescono a ottenere salari monetari bassi, non
è il prezzo che scende, se mai sale il mark-up.
Se c'è un profitto superiore a quello desiderato, questo profitto superiore spinge altre imprese ad entrare sul mercato →questo spiega perchè
aumentando la concorrenza i prezzi tendono a scendere.
Nel punto A in cui i prezzi scendono, questo modello ha senso se pensiamo di avere sull'asse verticale al posto dei livelli dei prezzi, il tasso di
inflazione. Se sale la disoccupazione, il tasso di inflazione rallenta (core inflation). Se la disoccupazione scende molto, l’inflazione aumenta.
Diciamo che quando l’economia rallenta, siamo in una situazione deflazionistica e possiamo immaginare che i prezzi scendono, che i salari
monetari scendono e che il salario monetario e il mark-up rimangono sempre quelli.
Punto B:
nella situazione B, il livello dei prezzi che si realizza è superiore al livello normale.
AS:
Se aumenta il prezzo dell'energia, i prezzi di tutte le merci crescono, perchè cresce ciò che abbiamo considerato costante nell'esempio di prima
→ il sistema delle aspettative si modifica. Abbiamo delle aspettative inflazionistiche → P^e aumenta. La situazione di tranquillità di K si
modifica. Un cambiamento delle aspettative si riflette sulla AS in modo da dover tracciare una nuova curva di offerta AS2. La curva di offerta mi
dice che il prezzo corrente dipende dal: mark-up, dalla disoccupazione e dai prezzi attesi.  se i P^e cambiano e diventano maggiori, la AS2 sarà
più in alto. Il livello di Ynormale, mi dice che quella forza contrattuale dei lavoratori ai prezzi attesi, è tale per cui si realizzerà il mark-up che
continua ad essere dato.  ha a che fare con la disoccupazione e il mark-up, l’unica cosa che è cambiata sono i prezzi attesi Per cui il livello di
Ynormale rimane sempre Ynormale, ma cambia il livello dei prezzi.
Lezione 18
Grafico1:
P
PB
E
Pnorm
PA
AS
AD
Y
YB Ynorm YA
Ci occupiamo di un modello a prezzi variabili. In questo modello, vediamo l’effetto che c’era nella IS-LM quando teniamo conto anche della
variazione dei prezzi. L’offerta aggregata AS l’abbiamo costruita a partire da una certa visione del mercato del lavoro, che tiene conto del fatto
che il salario è contrattato, e che all’aumentare della produzione aumentano i salari monetari dei lavoratori ( mettendo insieme l’equazione
delle rette WS e PS abbiamo ricavato la AS P = P^e( 1 +µ ) f( 1 – Y/L , z )
Abbiamo detto che la AS è quella rappresentata ,ma abbiamo detto che nel nostro sistema economico, immaginiamo che esista un livello di
disoccupazione, ovvero di produzione tale per cui il salario monetario contrattato messo insieme ai prezzi correnti da luogo a quel mark-up
→ P = P^e.
La curva di domanda aggregata:
Il livello della domanda aggregata nel sistema economico dipende dalla domanda per i consumi, dalla domanda per gli investimenti, la spesa
pubblica, le esportazioni. È quello che abbiamo visto nel modello IS-LM che era però a prezzi fissi.
Adesso noi inseriamo il modello IS-LM a prezzi fissi nel modello a prezzi variabili. Per farlo, dobbiamo tenere conto che se il livello dei prezzi
aumenta è come se l'offerta di moneta diminuisse. Perché se làofferta di moneta (prendendola come data) ci serve per fare determinate
transazioni, se per qualsiasi motivo il livello dei prezzi raddoppia, per fare le stesse transazioni, avremmo bisogno del doppio di moneta, però
abbiamo visto che se il livello di offerta è dato, se aumentano i prezzi, l’effetto di ciò è come se i prezzi rimanessero uguali e l’offerta di moneta
si dimezzasse.  diciamo che consideriamo l'offerta di moneta in termini reali.
Quando parliamo di quantità in termini reali, stiamo attenti all’inflazione. Il salario reale è il salario monetario diviso i prezzi W/P, ossia il potere
d’acquisto dei lavoratori. L’offerta reale di moneta, è l’offerta di moneta diviso il livello dei prezzi e dice quante transazioni posso fare. Ossia, se
considero l’offerta reale di moneta, sono in grado di capire cosa succede quando l’offerta di moneta resta uguale e i prezzi aumentano.
Questo concetto, lo possiamo facilmente rappresentare con il grafico IS-LM:
Grafico 2:
i
LM2
E
LM1
IS
YB YA
Y
E è un punto di equilibrio macroeconomico del modello a prezzi fissi in cui sono in equilibrio i mercati reali e finanziari.
Noi abbiamo sempre fatto il discorso che in E sono in equilibrio i mercati reali e finanziari, che questo è il livello della domanda e l’offerta si
adegua. Il ragionamento che facevamo spostando le curve a seguito di politiche fiscali e monetarie, l’abbiamo sempre visto come un aumento
della domanda aggregata z e l’adeguazione dell’offerta. Ora, vale sempre il discorso per il quale aumentiamo la domanda e l’offerta si adegua,
però adesso vedremo che comanda la domanda, l’offerta si adegua però l’adeguamento dell’offerta avviene sempre tenendo conto che se la
quantità prodotta si modifica, si modifica il potere contrattuale dei lavoratori, quindi si modifica il salario monetario che riescono ad ottenere
ed entrano in gioco le aspettative per le quali succederà qualcosa.
Il livello di YA del grafico 1, lo riporto nel grafico2 (si tratta dello stesso livello).
Per trasportare il ragionamento dalla IS-LM al modello a prezzi variabili modifico i prezzi: Se modifico il livello dei prezzi, supponiamo che
crescano, nella IS-LM, a parità di condizioni, abbiamo lo stesso effetto sul grafico di una politica monetaria restrittiva → passo da LM1 a LM2.
Il punto YA corrispondeva ad un certo livello dei prezzi, adesso nella IS-LM, il punto YB corrisponderà ad un livello di prezzi maggiore. YA
corrisponde a PA, facendo alzare i prezzi la LM sale e ottengo YB per cui avrò un livello di PB di prezzi, dove abbiamo visto che alzando il livello
dei prezzi diminuisce l’offerta reale di moneta  YA > YB, PA < PB.
Per 2 punti, abbiamo ottenuto la retta della domanda aggregata. La retta della domanda aggregata è il ragionamento del modello IS-LM ripreso
e sviluppato tenendo conto di cosa succede quando i prezzi variano. Tenendo conto che quando il prezzo sale la LM si sposta verso l’alto.
Politica monetaria espansiva nel modello a prezzi variabili:
Ragioniamo sul punto di equilibrio E:
P
E1
AS1
PA
Pnorm
A
E
AD2
AD1
Pnorm1 → Pnorm2
i1 → i2 → i1
Ynorm → YA → Ynorm
Ynorm
YA
Y
La retta della offerta aggregata presuppone l’equilibrio del mercato dell’avoro fra l’equazione dei prezzi e l’equazione dei salari.
La retta della domanda aggregata presuppone tutto il modello IS-LM.
AS: P = P^e (1 + µ ) f( 1 – Y/L , z)
La AS mi dice che il livello dei prezzi dipende:

Dai prezzi attesi

Dal mark-up

Dal dasso di disoccupazione

Da z
Per scrivere l’equazione della AD, dovrei dire che il livello di produzione dipende dalla domanda aggregata  dovrei scrivere che Y è anche
funzione dell'offerta reale di moneta, perché abbiamo visto che l’offerta di moneta modifica la domanda aggregata.
Più sinteticamente, scriviamo che la produzione dipende dalle variabildell’attività economica. È chiaro che il livello della produzione dipende
anche dai consumi, ma i consumi nel mio paese sono qualcosa che si modificano nel tempo, che dipendono da molte cose e che tuttosommato
la politica economica può influenzare le abitudini di consumo in un modo indiretto.Semmai la politica economica influenzerà i consumi
attraverso le imposizioni fiscali.  scriviamo che Y è funzione della politica economica.
AD: Y = f(M/P , G, T)
Y è funzione:

Della politica monetaria

Della politica fiscale (quantità di moneta in termini reali perché stiamo lavorando sul modello a prezzi variabili)
Y è funzione della politica monetaria e fiscale. Ci potrebbe stare anche dell'altro (non stiamo prendendo conto dei rapporti con l'estero, le
esportazioni).
L'equilibrio macroeconomico E: in questo punto c’è l’uguaglianza tra domanda e offerta aggregata.
In questo punto di incrocio, noi abbiamo un certo livello di domanda aggregata e abbiamo che il sistema economico la soddisfa perchè la
domanda aggregata si incrocia con l'offerta aggregata → abbiamo un certo livello dei prezzi e di disoccupazione.
Sappiamo che questo modello dei prezzi variabili è fondato sulla disoccupazione e i prezzi entrano in gioco in quanto prezzi correnti e attesi.
Dovremmo sapere se per esempio il livello dei prezzi dell'incrocio è uguale maggiore o minore dei prezzi attesi. Dovremmo sapere se siamo
nella situazione normale o no.
Per capire questo modello, facciamo l’ipotesi che il punto E sia il punto di equilibrio normale (P = P^e). Nel punto E non c'è ragione di modificare
i prezzi. Se siamo nel punto E, abbiamo un modello di produzione equindi di disoccupazione, tale per cui i salari monetari divisi per Pnorm sono
coerenti con il mark-up che prendiamo come dato.
Supponiamo che questo livello di Ynormale sia poco soddisfacente dal punto di vista delle autorità di politica economica.
Poco soddisfacente può voler dire, per esempio, che le autorità di politica economica vogliono che la produzione aumenti, che l’economia lavori
di più, che ci sia meno disoccupazione.  le autorità di politica economica possono fare una politica monetaria espansiva.
Una politica monetaria espansiva significa:

aumentare l’offerta di moneta

stimolare l'attività dell’economia

stimolare il livello di produzione
per il medesimo livello dei prezzi cercare di avere una produzione maggiore → la domanda aggregata tracciata in base a questi dati, siccome
uno di questi dati, l'offerta di moneta si modifica, → dovrò tracciare un'altra AD più lontana dall'origine. Perchè in corrispondenza di questi
livelli di prezzi avremo livelli di produzione maggiori.  La AD1 si sposta verso l’alto in AD2.
La AD2, corrisponde ad un nuovo punto di equilibrio, il punto A. Il punto A è il nuovo punto di equilibrio tra domanda ed offerta. Corrisponde ad
un livello di Y ( YA) e di prezzi maggiore rispetto al livello normale.
La curva di offerta è inclinata positivamente. Quando siamo in YA abbiamo maggiore produzione e quindi:

minore disoccupazione u

maggiore pressione salariale W

aumento dei prezzi P
Il prezzo PA è un prezzo corrente maggiore del prezzo atteso perché Pnorm = P = P^e ma PA > P  PA >P^e.
Questo è importante perché se il prezzo corrente diventa maggiore del prezzo atteso → il prezzo atteso a sua volta si modifica.
Se io avevo unàaspettativa che i prezzi crescessero del 10% e vedo che i prezzi sono cresciuti del 20%  le mie aspettative si modificheranno e
questo vuol dire che ho costruito la AS sulla base di questa equazione P = P^e (1 + µ ) f( 1 – Y/L , z), quindi sulla base di questo prezzo atteso
Pnorm = P = P^e. Se il prezzo aumenta, cambia uno dei paramentri dell’equazione.  se il prezzo atteso aumenta, devo tracciare una nuova AS
spostataverso in alto, ossia tutto l’apparato dei prezzi corrispondenti alla Y della AS, diventa maggiore perchè c'è stata una sorta di “sorpresa di
tipo inflazionistico”(perché il prezzo corrente è maggiore del prezzo atteso).
Io potrei spostare la AS a più riprese, ma è chiaro che questo processo di spostamento della AS per cui le aspettative si adeguano, va avanti fino
a che il potere contrattuale dei lavoratori non si sarà ridotto al punto da ritornare a una pressione salariale compatibile a quel livello dei prezzi
che nel frattempo avremo raggiunto tale per cui la pressione salariale darà luogo ad un salario monetario che diviso per quel livello dei prezzi
che nel frattempo avremo raggiunto, sarà pari ad un salario reale che sia compatibile con il mark-up.
A destra di Y normale c'è tanta produzione e poca disoccupazione → vuol dire che ci può essere una forte pressione sul salario monetario.
Nel frattempo, se il salario monetario sale e il livello dei prezzi rimane quello, vuol dire che è salito il salario reale. Ma se sale il salario reale,
questo va a far diminuire il mark-up (cosa che non deve succedere perché l’abbiamo preso come dato)  devo far salire i prezzi. Salendo i
prezzi, salgono anche i prezzi attesi perché ci siamo portati nella regione del grafico al di sopra di P normale. salgono I prezzi, I prezzi attesi si
adeguano, ma alla successive tornata, finchè rimaniamo a destra di Y normale, avremo sempre una pressione sul salario monetario tale che
riesce a far salire così tanto il salario monetario che per un momento, anche se sono saliti i prezzi, il salario reale un po” riesce ad intaccare il
mark-up. Questo processo va avanti finchè siamo a destra di Y normale, perché la produzione è alta e la disoccupazione bassa e quindi si può
spingere all’insù il salario moetario.
Man mano che la AS si sposta, quando arriviamo al punto di equilibrio E1, avremo che la disoccupazione è tornata normale, i prezzi attesi sono
tornati ad essere uguali al prezzo corrente (torniamo nellla situazione di P normali)  è stato tutto assorbito dall’aumento dei prezzi.
In pratica, la politica monetaria espansiva ha avuto:

Nel breve periodo un effetto reale perché la produzione è cresciuta

Nel lungo periodo un effetto soltanto sul livello dei prezzi, perché nel lungo, siamo ritornati a Ynormale.
La politica monetaria va bene nel breve epriodo, nel lungo si torna alla situazione normale e effettivamente il livello dei prezzi cresce.
La produzione aumenta solo nel breve periodo poi ritorna ai livelli di prima. I prezzi aumentano stabilmente e questo aumento dei prezzi è
possibile perchè è aumentata l'offerta di moneta, l’economia ha risposto aumentando il livello di attività che ha fatto crescere il costo di
produzione e quindi i prezzi.

Il mark-up rimane uguale

I prezzi crescono

Il salario reale, il potere d’acquisto dei lavoratori, rimane uguale (dipende dal livello dei prezzi che è cresciuto, dal livello del salario
monetario che è cresciuto)

nel lungo periodo rimane uguale anche il potere contrattuale dei lavoratori perché si passa da Ynormale a Ynormale attraverso A.
Grafico 3:
i
LM1
i1
LM2
i2
IS
Y
Per sapere cosa succede al tasso di interesse, dobbiamo ricorrere al modello IS-LM che mi fa vedere che: aumenta l’offerta di moneta, il tasso di
interesse diminuisce nel breve periodo, però siccome aumentano i prezzi, l’offerta di moneta reale ritorna quella di partenza ( La LM si è
abbassata per effetto dell’aumento dell’offerta di moneta, poi ritorna nella posizione precedente per effetto dell’aumento dei prezzi)  il tasso
di interesse rimane uguale nel lungo periodo (i1 diventa i2 diminuendo, poi ritorna a i1).
Nel modello, abbiamo visto che la politica monetaria è efficace solo nel breve periodo, nel lungo periodo si traduce in inflazione.
Nella realtà, quando si passa dal breve al lungo periodo, dobbiamo tenere conto che questo modello non tiene presente altri fenomeni come il
progresso tecnologico, il progresso della produttività che ci sono nel lungo. Questo modello ci inchioda ad una situzione normale che dipende
dalle istituzioni:

del grado di lavoro

del grado di concorrenza
La politica monetaria è efficace nel breve periodo ma non nel lungo. Cosa succede nel breve tanto da influenzare il lungo, non viene
esplicitamente detto dal modello.
Politica fiscale restrittiva nel modello a prezzi variabili:
Grafico 4:
P
Pnorm
PB
Pnorm2
E1
AS1
AS2
B
E2
AD1
AD2
YB
Ynorm
Y
Una politica fiscale restrittiva vuol dire che a parità del livello dei prezzi, la domanda è inferiore.
Nel modello IS-LM, una politica fiscale restrittiva, è rappresentata con uno spostamento della IS verso sinistra verso il basso  abbiamo una
diminuzione del livello del tasso di interesse ed una diminuzione del livello di Y.
Nel modello a prezzi variabili, la vediamo come uno spostamento della AD verso sinistra  Spostando la AD verso sinistra abbiano un nuovo
punto di equilibrio fra domanda e offerta aggregata che chiamiamo B. In B, siamo sotto il prezzo normale e abbiamo un livello di produzione
YB. Nel nostro linguaggio abbiamo molta disoccupazione perché YB è inferiore al livello normale.
I prezzi sono più bassi dei prezzi attesi  si modificano le aspettative nel senso che i prezzi attesi diminuiscono.
Questa modifica dei prezzi attesi influenza la posizione della curva AS che dipende dalle aspettative → dobbiamo tracciare una AS2 inferiore,
man mano che le aspettative si modificano, i prezzi sono bassi.
Questa discesa dei prezzi fa scorrere la AS lungo la AD. Man mano che i prezzi scendono, cosa succede all’offerta reale di moneta?
Noi stiamo parlando di politica fiscale restrittiva, per esempio taglio della spesa pubblica, l’offerta nominale di moneta rimane uguale, man
mano che i prezzi scendono però, l’offerta reale di moneta aumenta. Man mano che i prezzi aumentano, siccome l’offerta reale aumenta, la LM
si sposta verso il basso. Infatti man mano che i prezzi diminuiscono, l’offerta reale aumenta, il tasso di interesse scende, la domanda aggregata
rimane stimolata da questo. È il momento in cui abbiamo costruito la AD in questo modo  man mano che la AS si sposta verso il basso perché
cambiano le aspettative, la domanda aggregata rimane stimolata dalla discesa dei prezzi ma non perché la gente compra di più per una discesa
dei prezzi, ma perché quello che avviene nel sistema economico è che i tassi di interesse diminuiscono, la diminuzione dei tassi di interesse è lo
stimolo alla domanda e man mano che i prezzi scendono, anche i salari monetari si adeguano. Di fatto non è che le persone hanno di più da
spendere, anche perché guadagnano di meno, ma lo stimolo del sistema economico viene dato dalla diminuzione del tasso di interesse, dovuto
all’aumento della quantità reale di moneta (perché scendono i prezzi). Questa diminuzione del tasso di interesse stimola gli investimenti del
settore privato che rimpiazzano il taglio della spesa pubblica ( è una specie di effetto spiazzamento al rovescio).
Infatti nel punto E2, il nuovo punto di equilibrio, è caratterizzato da un livello di produzione normale, uguale a quello di partenza  il taglio
della spesa pubblica che ci ha portati da E1 a E2, ha avuto un effetto recessivo nel breve period, ma nel lungo periodo viene riassorbito (nel
senso che si ritorna al livello di produzione E1) dall’espansione dell’investimento del settore privato resa possibile dalla discesa del tasso di
interesse. La discesa del tasso di interesse è resa possibile a sua volta dalla diminuzione del livello dei prezzi. La diminuzione del livello dei prezzi
prosegue perché noi ci siamo trovati in PB che è al di sotto del prezzo normale  noi abbiamo avuto un prezzo effettivo PB inferior al prezzo
atteso. Man mano che le aspettative cominciano ad adeguarsi, c’è stata una sorpresa di tipo deflazionistico, il prezzo continua a scendere fino
ad arrivare a Pnorm2, un prezzo normale inferiore a quello dal quale eravamo partiti.
Grafico 5:
LM1
i
LM2
IS2
IS1
Y
Come possiamo rappresentare sul modello della domanda e dell’offerta aggregata uno Schock esogeno dal lato dell'offerta:
Per esempio, supponiamo un aumento del prezzo del petrolio:

Dal punto di vista dell'imprenditore provoca un aumento del costo di produzione (nel grafico è esplicito essere il salario perché tutti
gli altri costi di produzione, compreso il compenso per le imprese, sono coperti dal mark-up).

Dal lato della domanda, per un momento, possiamo immaginare che le cose rimangano uguali

L’aumento del prezzo di petrolio riguarda il lato dell’offerta  quello che crescerà dal lato dell’offerta sarà il mark-up ( c’è bisogno di
un mark-up più alto per coprire il maggiore costo di produzione. Il mark-up più alto lo rappresentiamo nel grafico 6:
Se µ aumenta  il salario reale deve diminuire  l’aumento del prezzo del petrolio provoca un abbassamento della retta PS.
La WS è inclinata negativamente  il nuovo punto avrà un salario reale inferiore e un tasso di disoccupazione maggiore (grafico 6).
 La AS si sposta verso l’alto (grafico 7)  l’aumento del prezzo del petrolio mi porterà ad un effetto restrittivo sull’economia
(deflazionistico).
Grafico 6:
P = W( 1+ µ )
W/P
WS
1/1+µ
1/1+µ1
PS
PS1
u
Grafico 7:
P
AS1
AS
AD
Y
Lezione 19





P = P^e ( 1 + μ ) f( 1 – Y/L , z)
C'è il livello dei prezzi :
Stiamo ragionando in un mondo a prezzi variabili. Finora, nel modello IS-LM abbiamo fatto l’ipotesi dei prezzi fissi, poi abbiamo fatto variare i
prezzi per capire le caratteristiche del modello. Il modello IS-LM non ci spiega perchè i prezzi cambiano. In questa formula, P = P^e ( 1 + μ ) f( 1 –
Y/L , z) abbiamo una spiegazione del perché i prezzi sono ad un certo livello.
I prezzi correnti dipendono da:
i prezzi attesi: la determinazione dei prezzi, deriva da una certa visione del mondo del lavoro. L'attività del sistema economico è un'attività
di lavoro, siamo in un mondo in cui esiste il lavoro salariato in cui il livello del salario viene contrattato e che da luogo ad un certo livello di
prezzi. Ci sono i prezzi attesi perchè nella contrattazione salariale, il livello dei prezzi attesi è rilevante. Quando si contratta il salario, si ha in
mente un livello di prezzi futuri. Si contratta il salario monetario W = P^e f( u , z ) in base ai prezzi attesi.
Y/L : significa che quando c’è un livello di produzione, c’è un certo livello di occupazione e di disoccupazione.
Y/L dice che se abbiamo un certo livello di attività avremo tanti disoccupati. Se i disoccupati sono pochi → c'è una certa pressione per
spingere all'insù i salari monetari e questa pressione si riperquote sul livello del prezzo. Se i salari monetari sono alti, gli imprenditori
scaricheranno questo maggiore costo che devono sopportare sui prezzi. Facciamo l’ipotesi in cui l'unico costo di cui consideriamo la
variazione è il costo del lavoro e l’ipotesi che quando aumenta il livello di attività, aumenta anche il costo del lavoro. Se aumenta il costo del
lavoro W = P^e f( u , z ) aumentano anche i prezzi P = W(1 + μ). Quando c’è una forte disoccupazione, c’è poca pressione salariale.
Il mark-up ha 2 significati: tasso di profitti e entrata che deve avere l’impresa per coprire i costi diversi dal costo del lavoro. Lo prendiamo
come dato perchè il tasso di profitto deve essere quello.
Y = f( M/P , G , T )
livello di produzione dipende:
dalla politica economica monetaria
dalla politica economica fiscale
C’è una differenza rispetto al modello IS-LM, infatti: invece di esserci M^s/P c'è M/P. (M = moneta in circolazione) perché in Y = f( M/P , G , T ) a
differenza del modello IS-LM, prendiamo in conto che i prezzi possono cambiare, in particolare, per esempio, se il livello dei prezzi aumenta per
fare le stesse transazioni di prima, ci sarebbe bisogno di più moneta.  Se l’offerta di moneta rimane costante, da parte della banca centrale e
del sistema delle aziende di credito attraverso il moltiplicatore del deposito bancario, ma aumentano i prezzi, è come se l'offerta di moneta
fosse scesa ( la LM si sposta verso l'alto).
P = P^e ( 1 + μ ) f( 1 – Y/L , z )
Y = f( M/P , G , T )


Sono due equazioni linearmente indipendenti → possiamo vedere questo modello come se fosse un sistema algebrico.
Abbiamo come incognite: il livello dei prezzi e il livello di attività. Dal punto di vista della macroeconomia è interessante sapere chi comanda:
Su Y comanda la domanda aggregata. Quello che avevamo detto parlando del modello IS-LM rimane valido.
C'è anche la questione della distribuzione del reddito, ossia, in questo caso, significa dividersi il prodotto fra profitti e salari. → quando si
tratta di dividere il prodotto fra profitti e salari comanda il mark-up che prendiamo come dato.
Noi abbiamo un sistema algebrico che esprime una situazione macroeconomica complessa. Noi abbia la domanda aggregata che fissa Y, il markup che fissa il saggio di profitto → rimane determinato il salario reale.
Il sistema economico produce qualcosa che va diviso fra le diverse componenti della società ( fra i percettori di profitto e di salario).
Nell'esempio dell'isola che produce, con un’economia molto primitiva, il 31 dicembre si ottiene il prodotto che va tutto ripartito. È chiaro che se
se un gruppo si prende di più, un altro gruppo prende di meno
, da una parte, il rendimento sull'investimento sul capitale
e dall’altra parte il salario in termini reali, ossia il potere d’acquisto dei lavoratori.
Ci deve essere un salario reale compatibile con Y e il mark-up. Se questo salario reale non è compatibile, ossia se per esempio esiste una forte
pressione sul salario monetario → si alzano i prezzi, continua questa pressione sul salario monetario, continuano a salire i prezzi fino ad arrivare
ad un certo punto in cui il salario reale W/P sarà tale che con quel livello di Y che nel frattempo abbiamo raggiunto, si possa soddisfare il markup.
Se la situazione occupazionale nel mondo del lavoro è tale per cui il mark-up non può essere soddisfatto
endogeno per cui si modifica il livello di occupazione fino a che non osserviamo un mark-up ed un salario reale compatibili fra di loro.
Grafico 1:
P
P2norm
Pnorm
AS1
B
A
AS
E
AD1
AD
Ynorm
P e Y sono le 2 incognite del sistema. Gli altri sono tutti parametri.
Y
Il punto di equilibrio E, in cui si incrociano la domanda e l'offerta aggregata, non possiamo dire se sia stabile o no. La stabilità dell’equilibrio vuol
dire che se l’economia si trova nel punto di equilibrio, tende a rimanerci, a meno che non ci sia uno schock esogeno. Il fatto che l'economia
tende a stare li o no, dipende dal livello dei prezzi e dal livello dei prezzi attesi.
Abbiamo un livello dei prezzi P, ma non possiamo dire se è uguale al livello dei prezzi attesi. A priori non lo possiamo dire. Dipende da come è
fatto il sistema economico e da chi vive in quel sistema economico (aspettative).
Per comodità, per capire come funziona il modello, possiamo fare l'ipotesi in cui quel punto sia un punto di equilibrio è stabile, ossia in cui il
livello dei prezzi è uguale al livello dei prezzi attesi → vuol dire che P è il livello dei prezzi normali. Questa normalità, il fatto che non ci siano
tensioni di prezzi verso l'alto e verso il basso, è una proprietà di questa situazione, della coppia P, Y. È una proprietà della coppia P e Y perché
nel nostro modello succede che c'è una spinta dei prezzi, per esempio, verso l'alto quando la disoccupazione è troppo bassa. Se la
disoccupazione è troppo bassa, i lavoratori sono più forti e ci sarà una pressione sul salario monetario e quindi una pressione sui prezzi.
Sper esempio, se la forza lavoro è di 1 milione di persone e se effettivamente lavorano 980000 persone, i lavoratori sono abbastanza forti da
imporre un aumento del salario monetario che poi verrà scaricato sui prezzi. Se i lavoratori sono 900000, hanno una forza contrattuale da
ottenere salario monetario, dato questo livello dei prezzi, che comporta un salario reale, che comporta quel mark-up  I lavoratori devono
essere soddisfatti per forza perché non possono ottenere di più, gli imprenditori sono soddisfatti perché il mark-up è questo  abbiamo che di
spinta verso l’alto o il basso dei prezzi non c’è.
Noi chiamiamo la situazione in cui la pressione sul salario è virtualmente nulla ( i lavoratori si accontentano di questo salario monetario il quale
fratto il livello dei prezzi da luogo ad un certo salario reale → se il salario reale è quello lì va bene.il mark-up va bene → la situazione è no rmale.
Ma non è normale per il fatto che le curve si incrocino, ma una proprietà della combinazione tra P e Y→ chiamiamo normale anche il livello di Y.
Abbiamo visto cosa succede quando viene fatta una manovra monetaria espansiva: una manovra espansiva monetaria vuol dire che la banca
centrale aumenta l'offerta di moneta → abbiamo uno spostamento della LM verso il basso, una diminuzione del tasso di interesse, uno stimolo
all'investimento privato e un aumento della domanda aggregata che si porta dietro un aumento della produzione.
Nel grafico 1, abbiamo tracciato la AD inclinata negativamente non perché a prezzi inferiori la gente compra di più ma perchè, facendo un
discorso macroeconomico, possiamo immaginare che a prezzi inferiori anche le imprese incassano di meno, è in gioco il discorso quantità reale
di moneta e tasso di interesse. Quando traccio la AD Y = f( M/P , G , T ) prendo come dato T ; G ; M. P non lo prendo come dato perché è una
variabile. Dal punto di vista della domanda aggregata: se aumenta il livello dei prezzi, diminuisce la quantità di moneta in termini reali, il tasso
di interesse sale. Se sale il tasso di interesse, questo frena la domanda. Per questo la AD è inclinata negativamente. Man mano che scorro in
alto sulla AD, aumenta il livello dei prezzi, diminuisce il tasso di interesse, viene frenata la domanda e quindi diminuisce Y.
Per quanto riguarda l'offerta aggregata: se aumenta Y, diminuisce la disoccupazione → abbiamo una spinta all’insù dei costi di produzione e
dunque la AS è crescente e il costo di produzione viene scaricato sul prezzo.
La AD, quando si modifica il livello dei prezzi, se il livello dei prezzi sale, mi fa vedere che abbiamo una stretta sull'economia.
Modifichiamo l'offerta di moneta: Se la banca centrale mette in atto un aumento dell'offerta di moneta, sappiamo che M cresce ( che
inizialmente avevo preso come dato. Ma se modifico un dato, → la AD si sposta verso l'alto) ossia, l’aumento dell’offerta di moneta stimola
l'economia, aumenta la domanda aggregata → possiamo dire per un momento che a parità di prezzi abbiamo un livello maggiore di Y ( aumenta
la domanda e aumenta la produzione).
L'aumento della domanda, in questo modello, ha come conseguenza un aumento della produzione ma anche una pressione sui prezzi.
Immaginiamo che è AD a spostarsi e scorrere lungo la AS. Nel punto di equilibrio A è aumentata la produzione, è scesa la disoccupazione, è
aumentata la pressione salariale, sono aumentati i salari monetari e sono cresciuti i prezzi.
Noi siamo partiti da E in cui P = P^e. C’è stato uno shock esogeno: l’aumento della quantità di moneta. In A abbiamo avuto un aumento dei
prezzi non previsto. I prezzi correnti sono diventati maggiori dei prezzi attesi a seguito di una sopresa inflazionistica → si devono modificare i
prezzi attesi (allora si modificano le aspettative e la curva AS si sposta verso l'alto).
Man mano che AS si sposta, i prezzi salgono perché finchè ci troviamo a destra di Y norm, continua ad essere forte la pressione sul salario
(continuano a salire i salari monetari e i prezzi perché il salario reale deve scendere ad un livello tale per cui si ottenga il mark-up precedente).
Man mano che i prezzi salgono, si ha una conseguenza anche dal lato della domanda: si riduce la quantità reale di moneta e questo fa salire il
tasso di interesse e frena gli investimenti. Infatti man mano che da A mi sposto in B, i prezzi salgono e si riduce anche il livello di Y.
In B il livello di Y sarà uguale a quello di partenza, Ynorm; il livello dei prezzi è un livello dei prezzi normali, ma non quello di partenza, un livello
maggiore. Buttando moneta nel sistema, questa moneta si traduce su un aumento dei prezzi. L’effetto reale, di attività c’è stato solo per un
periodo di tempo limitato.
Grafico 2:
W/P
WS
1 / ( 1 +μ1)
A
PS1
1 / ( 1 + μ2)
B
PS2
U
Grafico 3:
P
AS2
P2norm
AS1
A
P1norm
E
AD
Y2norm
Y1norm
Y
Suppuniamo che aumenti il prezzo del petrolio:
Quando abbiamo parlato di politica deflazionistica, bisogna considerare che di fatto i prezzi salgono.
Quando sale il prezzo dei petrolio, abbiamo un aumento del costo di produzione (diverso dal costo del lavoro). Questo maggiore costo di
produzione va coperto dal mark-up che deve salire in modo da tenere fisso il tasso di profitto.
Dobbiamo partire da W = P^e f ( u , z ) e P = W ( 1 + μ ) per capire cosa succede. Ossia, non dalla AS ma dai mattoni che la costituiscono.
Dal grafico 2, deriva che: Nella PS1, il salario reale è uguale a 1/( 1 + μ ).
Cresce il prezzo del petrolio → aumenta il mark-up → la PS1 si sposta verso il basso(PS2). In PS2, il salario reale è diminuito.
Per capire cosa significa questo in termini di disoccupazione e di attività devo inserire la WS, ossia, l’equazione del salario. La WS per
determinare la situazione delle aspettative, è una retta ad inclinazione negativa.
Nella situazione B (dopo l’aumento del prezzo del petrolio) c'è una maggiore disoccupazione. L'aumento del prezzo di petrolio significa che una
maggiore quantità di risorse nostre deve essere dirottata verso l'estero per comprare petrolio. Queste risorse, nell'ipotesi dell'isola che il 31
dicembre ha tutti i prodotti ripartiti tra i lavoratori e gli imprenditori, chi ce le deve mettere? Occorre in ogni caso che qualcuno ce le metta
perché il prezzo del petrolio è salito.
Il mark-up aumenta per coprire I costi ma il saggio di profitto rimane quello. Quello che scende è il salario reale. Per avere un minore salario
reale, in un mercato del lavoro e di contrattazione salariale è necessaria una maggiore disoccupazione. Questo lo vediamo con uno
spostamento della AS verso l'alto.
Nel grafico 3, il punto A è diverso dal punto A del grafico 1 perché rappresenta la nuova situazione normale in cui si ha un cambiamento nella
struttura delle equazioni, in quanto, μ è salito e deve rimanere più elevato e di conseguenza il salario reale è sceso per rimanere più basso. Per
rimanere più basso, è necessario che il potere contrattuale dei lavoratori, sia compatibile con il livello di salario reale inferiore a prima
dell'aumento del petrolio. Il livello di attività è diminuito e rimane inferiore.
Nel grafico 3, la situazione normale dipende dall'assetto del sistema economico, che si è modificato perché è salito il prezzo del petrolio.
Ossia, una risorsa fondamentale ha cambiato il prezzo
che produciamo, al
tempo stesso, il mark-up è salito → abbiamo che la reazione all’aumento del prezzo del petrolio, sarà un aumento dei prezzi che si trascina
dietro un aumento dei salari monetari.
In E eravamo in una situazione normale che andava bene fino a che non c’è stato uno schock esogeno dal lato dell’offerta ( supply side), per cui
c’è stato un aumento il prezzo del petrolio inatteso, una sorpresa di tipo inflazionistico  la AS si sposta verso l’alto, i prezzi aumentano più
delle aspettative e man mano che i prezzi aumentano abbiamo che l’offerta di moneta in termini reali diminuisce, che l’economia frena e che il
livello di occupazione scende.
 La pressione sul salario monetario, man mano che ci spostiamo da E ad A sarà sempre minore. Al punto A abbiamo i prezzi maggiori
di prima e il salario monetario diviso per i prezzi normali nuovi è compatibile con nuovo livello di mark-up. Ma il salario monetario
diviso per i prezzi nuovi, non è altro che il nuovo salario reale compatibile con il mark-up più alto. Di fatto, il salario reale, nel grafico
2 è più basso.
Lo spostamento avviene così: l’economia si muove percorrendo la AD, arrivando alla nuova situazione normale A.
Questo modello spiega contemporaneamente una situzione di inflazione e recessione. Si chiamava stagflazione = stagnazione (economia che
stagna e torna indietro) e al tempo stesso inflazione.
Si pone in essere una politica deflazionistica. È vero che i prezzi salgono, ma è anche vero che l'economia va in recessione. Ad un certo punto
l'aumento dei prezzi si ferma.Nell’economia, si mette in moto un meccanismo che spinge i prezzi in alto e fa diminuire il livello di attività. É un
meccanismo che crea inflazione e crea anche il rimedio per fermare questa inflazione. Di fatti i prezzi aumentano, ma ad un certo punto
smettono di crescere  In A siamo di nuovo in un punto di equilibrio normale.
Lezione 20
W = P^e f( u , z )
P = W( 1 + µ )
P = P^e( 1 + µ ) f( 1 – Y/L , z )
Y = f( M/P , G , T )
Esercizi d’esame:
Effetto di una diminuzione del grado di concorrenza. Rappresentando con il modello AS-AD e spiegare il processo di aggiustamento.
Se diminuisce la concorrenza, abbiamo come effetto:
1.
2.
3.
L’aumento dei prezzi.
Aumenta il profitto (il mark-up)
diminuisce il salario.
L’aumento dei prezzi fa scendere il salario reale. In altri termini, diciamo che aumenta il profitto perché diminuisce la concorrenza. Aumenta il
saggio del profitto che noi vediamo attraverso l’aumento del mark-up. L’aumento del saggio di profitto, comporta una diminuzione del salario
reale ( che si vede attraverso la diminuzione del salario monetario a prezzi invariati – ma questo non lo dice il nostro modello). Il nostro modello
dice che aumenta il mark-up e il salario reale diminuisce per effetto dell’aumento dei prezzi.
Grafico 1:
µ2 > µ1
W/P
1/(1 + µ1)
A
PS1
1 / (1+ µ2)
B
PS2
WS
uA
uB
u
La PS1 corrisponde a 1/(1 + µ1), il mark-up aumenta  la PS2 sarà più bassa rispetto a PS1, PS2: 1 / (1+ µ2). Aggiungiamo la WS e abbiamo che
aumentato il mark-up, è aumentata anche la disoccupazione. La disoccupazione è aumentata pechè per convincere i lavoratori a ottenere un
salario reale ( W/P) inferiore, è necessario un tasso di disoccupazione più alto.
Grafico 2:
P
AS2
E2
AS1
E1
AD
Y
Sappiamo che, data una certa situazione, la AS è crescente perchè: all’aumentare dell’offerta, aumenta anche il livello di occupazione (ossia,
scende la disoccupazione) e questo spinge i salari monetari e i prezzi ( perché i maggiori salari monetari sono scaricati sui prezzi in modo che il
salario reale rimanga sempre quello e il mark-up rimanga sempre quello). Ora però stiamo facendo un discorso diverso, in quanto nella nostra
ipotesi il mark-up si modifica. Quando tracciamo la AS, il mark-up lo prendiamo come dato  se si modifica un dato, dobbiamo tracciare
un’altra AS  da AS1 passiamo ad AS2. Se il mark-up è maggiore, a parità di Y, il livello dei prezzi sarà maggiore (perché se aumenta il profitto
aumentano anche i prezzi). Il nuovo punto di equilibrio sarà E2. Possiamo immaginare che E2 sia un nuovo punto di equilibrio stabile, nel senso
che il mark-up si è modificato, si è modificata una caratteristica strutturale del nostro sistema economico (diminuisce il grado di concorrenza).
Se cambia una caratteristica strutturale del sistema, si arriva ad un nuovo punto normale.
Vediamo il processo di aggiustamento del grafico 3:
Grafico 3:
P
AS2
E2
AS1
c
E1
AD
Ynorm2
Ynorm1
Y
Non dare nome al punto c, l’ho fatto per spiegare meglio.
Vediamo cosa succede quando ci muoviamo da E1 e che percorso facciamo per arrivare ad E2. Dobbiamo ricordare che E1 era la nostra
situazione normale di partenza.La situazione normale, non è una proprietà di un certo livello dei prezzi o di Y. È una proprietà del punto E, ossia,
questa struttura del sistema economico fa sì che nel punto E ci sia quella disoccupazione necessaria per tenere quel livello di salario reale che è
compatibile con il livello di µ che noi prendiamo come dato. Prendendo come dato µ, cerchiamo quell livello si salario reale e quell livello di
occupazione. Modificando µ, abbiamo trovato un’altra situazione normale. Da E1 per arrivare ad E2 abbiamo che: se diminuisce il grado di
concorrenza, aumentano i prezzi. Ciò significa che la parallela tracciata all’asse delle ascisse si ferma fino ad incontrare la retta della domanda
aggregata . Il punto sulla AD ( c ), mi dice che: quando il livello dei prezzi è quello, il livello di domanda aggregata sarà quello indicato da quel
punto (c) della AD. La quantità reale di moneta è diminuita. Se la quantità reale di moneta è diminuita (non si vede da questo grafico ma sul
modello IS-LM) il tasso di interesse è salito –> la domanda aggregate viene frenata e rispetto al punto E1, il punto c è più a sinistra. A livello di Y
è scesa anche l’occupazione, quindi la forza dei lavoratori. Il punto c corrisponde ad un livello di occupazione inferiore rispetto al punto E1,
quindi ad una forza contrattuale dei lavoratori inferiore. I lavoratori però, sono ancora in grado di ottenere aumenti del salario monetario tale
per cui questo aumento dei prezzi che c’è stato, viene compensato dall’aumento del salario monetario. Quindi, il salario reale non è ancora
sceso abbastanza per essere compatibile al nuovo livello di mark-up. Succederà che i prezzi saliranno ancora. Il salario monetario cercherà di
stare dietro all’aumento dei prezzi. L’aumento dei prezzi darà luogo di nuovo ad:
1.
2.
3.
una diminuzione di quantità di moneta,
un aumento del tasso di interesse,
un ulteriore freno della domanda aggregata per cui l’occupazione scenderà
Questo nuovo aumento dei prezzi si trascinerà un aumento piccolissimo di salario monetario tale per cui il salario reale sarà compatibile con il
nuovo livello di mark-up. Per questo E2 è una nuova situazione normale. Noi lo stavamo cercando perché abbiamo capito subito che si trattava
di un cambiamento strutturale per cui si partiva da una situazione normale e per la quale si doveva arrivare ad una nuova situazione normale.
Il processo di aggiustamento, è quello definito come “Spirale dei prezzi e salari”: è l’inseguimento dei prezzi e salari monetari che converge
verso una nuova posizione normale. Perché man mano che salgono i prezzi, abbiamo una AD inclinata negativamente.
Man mano che salgono i prezzi e AD inclinata negativamente vuol dire che: la quantità reale di moneta diminuisce, che il tasso di interesse sale
e che l’economia frena.
Il nostro punto di arrivo è un livello di Ynormale inferiore a quello dal quale eravamo partiti.
Il nostro punto di partenza era una diminuzione del grado di concorrenza (se vogliamo, un aumento di grado di monopolio) e quindi un
aumento del saggio di profitto.
Aumentando il saggio di profitto, il modello mi dice che deve scendere il livello di attività. Se fossimo imprenditori e diminuisse il livello di
attività del sistema, non penseremmo che il livello di saggio di profitto stia andando bene. Abbiamo un aumento del mark-up che, per come è
fatto il modello deve condurre ad una situazione “restrittiva”. Di fatto, è come se si fosse fatta una politica monetaria restrittiva (non si è fatta,
ma l’aumento dei prezzi ha fatto scendere l’offerta reale di moneta) pechè è aumentato il tasso di interesse. Il modello dice che per avere un
saggio di profitto più alto, è necessario un tasso di disoccupazione di un certo livello.
Nel primo modello, è necessario un saggio di profitto ex-ante, ossia quando si fanno i conti. Il problema potrebbe sorgere per il tasso di profitto
effettivamente conseguito, ossia ex-post. Quando si fa una certa previsione riguardo al profitto, per poterla realizzare, occorre anche che le
merci, oltre ad essere prodotte, vengano anche vendute. Se succede questo, le merci verranno prodotte con un costo di produzione inferiore
perché il salario reale è diminuito. Bisogna vedere se si riescono a vendere. Ossia, il modello non considera il fatto che esistano anche dei vincoli
dal lato degli sbocchi sul mercato, la possibilità di vendere le merci. In IS-LM si vede meglio rispetto al modello P-Н, perché questa situazione,
verrebbe rappresentata da uno spostamento della LM. Il modello P-Y ci dice che la torta è più piccola e c’è chi se ne prende una fetta maggiore.
Però chi si prende la fetta maggiore deve anche riuscire a vendere a qualcuno.
Politiche restrittive, in una situazione di forti oligopoli, possono anche portare a forti aumenti dei profitti, ma chi non riesce a partecipare a
quella fetta di torta ( le imprese più piccole) rimangono fortemente penalizzate.
Vediamo se questo modello ci aiuta a capire cosa succeed in un paese con una situazione economica difficile: supponiamo che il paese A ha
forte inflazione e forte disoccupazione. Ha il deficit gemelli ( conti dello stato e bilancia dei pagamenti in deficit) e esporta manufatti e importa
fonti di energia. Che cosa può fare il paese A per far fronte a questa situazione? Quali conseguenze avremo nel lungo e nel breve periodo? Quali
effetti si possono avere sul paese B, supponendo che sia partner economico del paese A. (Di solito specifichiamo le ipotesi dei cambi).
Grafico 4:
i
LM2
LM1
IS
Y
Il paese A, per affrontare questa situazione (grafico 5), non ha molte alternative. Se vuole combattere il deficit e l’inflazione, dovrà adottare
delle politiche restrittive, sia fiscali sia monetarie. Abbiamo applicato l’effetto restrittivo. Il tasso di interesse varia e dipende da come sposto le
curve:


per la politica fiscale restrittiva – diminuisce la domanda pubblica  tagliamo la spesa G ; possiamo aumentare le imposte 
aumentiamo P ; diminuiscono i consumi. In quanto politica fiscale restrittiva, scende il tasso di interesse perchè, a parità di
condizioni, diminuirà la domanda per le transazioni.
Per la politica monetaria restrittiva – diminuisce l’offerta di moneta; sale il tasso di interesse  ciò crea investimenti.
Le 2 politiche sono entrambe restrittive ma hanno effetti sul tasso di interesse opposti:


La politica fiscale fa scendere indirettamente il tasso di interesse.
La politica monetaria fa salire direttamente il tasso di interesse.
Se voglio fare delle politiche veramente restrittive, devo fare in modo che il tasso di interesse salga, in modo da dare una forte frenata ad Y.
Per vedere l’evoluzione, dobbiamo vedere la situazione attuale del paese A: forte inflazione, disoccupazione, deficit gemelli, esportazione di
manufatti. Dando una frenata ad Y tagliando la spesa pubblica e tirando la politica monetaria per combattere l’inflazione, non risolviamo tutti
gli obiettivi perché c’è anche il problema della disoccupazione. Con questa politica si crea disoccupazione. Se faccio una politica molto
restrittiva importerò di meno perché l’economia marcia veloce, ma se metto I tassi di interesse alti, c’è il rischio che il tasso di cambio rimanga
forte proprio quando il paese A avrebbe bisogno di un cambio più debole.
C’è anche un altro problema: se il bilancio dello stato è molto in deficit, è probabile che esso non sia recente. Vuol dire che lo porto dietro da
anni e che quindi esiste uno stock, un insieme di debito pubblico che, se i tassi di interesse sono alti, diventa molto pesante da “portare” per lo
stato. Potrebbe essere utile, una volta occupati dell’inflazione, lasciare che i tassi di interesse scendano un po’, quindi alimentare la spesa
monetaria. Se lascio che i tassi di interesse scendano, avrò un esportazione imparitari? e un deprezzamento del tasso di cambio. Il paese A
esporta manufatti, quindi, potrebbe essere che la concorrenza in termini di prezzo sia importante. Se i tassi di interesse scendono, il peso del
debito pubblico sarà inferiore  anche il bilancio dello stato ne trarrà beneficio.
Subito i tassi salgono per sbloccare l’inflazione, poi li posso lascir scendere.
Gli effetti sul paese B sono: se l’economia di A ha frenato bruscamente, e A importa fonti di energia ed esporta manufatti, se il paese B esporta
verso A e l’economia di A ha frenato tanto, il paese B esporterà molto meno.

Nel lungo periodo, tenendo conto della variazione dei prezzi, il modello di medio-lungo periodo della domanda e offerta
aggregata,nel grafico 6, abbiamo preso per dato la quantità nominale di moneta M, spesa pubblica G e imposizione fiscale T ( Y = f(
M/P , G , T )). Le due variabili erano Y e P. Adesso, abbiamo modificato M perché abbiamo attuato una politica monetaria restrittiva,
abbiamo modificato G e P perché abbiamo attuato una politica fiscale restrittiva  la AD si sposta. Abbiamo tagliato la spesa
pubblica, ma non è cambiata una caratteristica strutturale del sistema economico, abbiamo dato degli schock esterni modificando
delle componenti della domanda aggregata. Non abbiamo una nuova situazione normale nel punto A del grafico 6 perché, mentre
nel grafico 3 avevamo modificato la struttura dell’economia (il grado di concorrenza per cui non c’erano forze endogene); nel grafico
6 abbiamo agito con degli schock esterni sulla domanda aggregata. Il punto A, è un punto in cui il livello dei prezzi è sceso però,
questo è quello che succede di solito. Quando si modifica la domanda, ci sono delle relazioni endogene nel sistema. In A la discesa
del livello dei prezzi è stata una sorpresa (sorpresa deflazionistica che fa modificare le aspettative). Le aspettative entrano
nell’offerta aggregata, quindi, a causa dello spostamento della domanda aggregata, si mette in moto un meccanismo endogeno che
fa scendere l’offerta aggreagata ( la AS scende e continuerà a scendere fino a quando non ritorniamo al livello di Y normale dal quale
eravamo partiti).
Se teniamo conto dell’andamento dei prezzi e dell’adeguamento dei prezzi attesi e dei prezzi effettivi, abbiamo che da A si va giù, si
ritorna ad un livello di Y di partenza, il mark-up non si è modificato, quindi il salario reale non si modifica.
In E2 il livello dei prezzi è inferiore, il salario monetario è inferiore mentre il salario reale è uguale a puello di partenza. Passando per
un processo deflazionistico, abbiamo tagliato la spesa pubblica e la quantità di moneta. La domanda aggregata complessiva sarà
uguale a quella di prima ma la spesa pubblica è inferiore, allora se verosimilmente è superiore l’imposizione fiscale (quindi sono
inferiori i consumi) e la domanda aggragata deve essere uguale a prima, vuol dire che si deve modificare un’altra voce: gli
investimenti del settore privato. Nel mio modello, la salita degli investimenti del settore privato, deve essere stata provocata da una
diminuzione del tasso di interesse.
Il tasso di interesse, nella manovra fiscale restrittiva dovrebbe abbassarsi, nella manovra monetaria restrittiva dovrebbe abbassarsi
però abbiamo visto che la moneta del lungo periodo è neutrale. Quando abbiamo visto l’effetto di una manovra monetaria
espansiva, abbiamo visto che nel lungo periodo, tutto questo effetto si traduce nei prezzi. Qui stiamo vedendo nel lungo periodo
l’effetto di una manovra monetaria restrittiva e di una manovra fiscale restrittiva. Possiamo dire che:
Nel lungo periodo, l’effetto di una manovra monetaria restrittiva si traduce tutto sui prezzi. Quindi, nel lungo periodo, la caduta dei
prezzi si prende la caduta della quantità di moneta. Però noi abbiamo anche fatto una manovra fiscale restrittiva che fa sì che al
posto di C che ho tagliato, ci vada l’investimento privato. Nel lungo periodo abbiamo neutralità della moneta e, in questo caso,
abbiamo l’effetto spiazzamento funziona in senso inverso (rispetto all’altra volta, ossia nel caso in cui la spesa pubblica diminuisce).
In E2, abbiamo che l’investimento privato ha sostituito la spesa pubblica tagliata precedentemente e l’effetto della manovra
monetaria restrittiva non si verifica perché è stato tutto assorbito dalla diminuzione dei prezzi, ma questa sostituzione è stata resa
possibile perché la manovra fiscale restrittiva anch’essa spinge all’ingiù i tassi di interesse rendendo possibile una discesa del tasso di
interesse che ha reso possibile la sostituzione di investimento privato a spesa pubblica.
Grafico 5:
i
LM2
LM1
IS1
IS2
Y
Grafico 6:
P
AS1
P = P^e
E1
AS2
P < P^e
A E2
AD1
AD2
Y
Ynorm
Lezione 21
Y = f( M/P , G , T )
Y è: la produzione o il livello del reddito o il livello di attività del sistema economico.
Il livello di attività dipende dalla quantità di moneta in termini reali. Questo significa che la moneta ha una sua rilevanza. In questa formula la
moneta compare come argomento di una funzione che ci spiega il livello di attività del sistema. Se la moneta, in termini reali, contribuisce a
spiegare il livello di attività, vuol dire che la moneta non è semplicemente un mezzo di scambio ma un qualcosa che influisce a sua volta sul
livello di attività. La spesa pubblica determina il livello di attività perché interviene direttamente sulla domanda aggregata.
La moneta entra in questo discorso in quanto interviene a stabilire il livello del tasso di interesse. Se aumenta o diminuisce la quantità di
moneta e quindi, parliamo di quantità di moneta reale, allora, avremo che diminuisce o aumenta il tasso di interesse. Il tasso di interesse
sappiamo che influenza le scelte di investimento produttivo privato fatto dagli imprenditori. La quantità di moneta è una delle determinanti del
livello produttivo dell’attività in quanto influenza il tasso di interesse e il livello dell’investimento produttivo privato.
Abbiamo visto che il modello della PS-WS, AD-AS, è un modello a prezzi variabili, quindi, dobbiamo metterci il livello dei prezzi. IS-LM era un
modello a prezzi fissi, quindi quando noi parlavamo di tasso di interesse, parlavamo di moneta. Adesso teniamo conto che il prezzo cambi.
Y = f( M^s /P ; G ; T ) è l’equazione della domanda aggregata di cui consideriamo variabili P e Y. G, T, M^s li prendiamo come dati. Sul libro c’è
scritto solo M, però quello che a noi interessa è l’offerta di moneta e quindi scriviamo M^s che prendiamo come dato. In particolare vediamo:
quando P si modifica cosa succede a Y. Quando P sarà molto basso, M^s/P sarà molto alto  l’offerta reale di moneta sarà molto alta perciò il
tasso dell’interesse sarà basso e quindi avremo che la domanda aggregata è stimolata e il livello di Y sarà particolarmente alto.
Facciamo salire i prezzi: la quantità di moneta in termini reali diminuisce quindi, il tasso di interesse si e alza e che l’investimento privato viene
frenato e il livello di Y corrispondente sarà inferiore. Con questi due punti costruiamo la AD. P2 > P1  Y2 < Y1.
Quando parliamo di prezzi variabili, stiamo parlando di tasso di interesse reale. i è il tasso di interesse monetario, r è il tasso di interesse reale.
Quello dell’imprenditore, è il tasso di interesse reale, non quello nominale (importante per le operazioni finanziarie).
Grafico 1:
P
AD
P2
P1
Y2
Y1
Y
Adesso abbiamo una funzione di domanda che incorpora dentro di sé il modello IS-LM. Il modello IS-LM ci dice:


IS - la parte reale dell’economia: il livello di consumo, dell’investimento, della spesa pubblica, delle esportazioni nette
Y=C+I+G+(X–Q)
LM - la domanda di moneta messa a confronto con l’offerta di moneta M^S = f ( Y , i )
Noi abbiamo che IS-LM, mi da un punto di equilibrio, il livello della domanda aggregata, quando c’è una certa quantità di moneta e un certo
livello di attività reale a sua volta influenzato dalla quantità di moneta. Infatti, l’equilibrio IS-LM è un equilibrio che risulta dal sistema di 2
equazioni con 2 incognite (Y e i).
Facendo variare P, varia l’offerta di moneta in termini reali, ossia, LM-IS è un modello fisso, ma se varia P in termini reali, questo modifica il
tasso di interesse che modifica il livello di investimento privato che modifica a sua volta la domanda aggregata.
Abbiamo messo nel grafico 1 una curva di domanda aggregata, il passo successivo sarà quello di trovare nel mio sistema economico il grado di
livello di attività. Per fare questo,devo avere un’idea di come funziona l’offerta. Quando parlavamo dell’offerta, dicevamo che l’offerta si
adegua. Questo è vero, ma adesso vogliamo vedere che cosa succede quando l’offerta si adegua, ossia, in che modo avviene questo
adeguamento dell’offerta. Innanzitutto occorre avere un’idea della produzione del mercato del lavoro. Questo è il punto di partenza per
arrivare all’offerta. Ossia, avere un’idea di come funzionano le istituzioni che regolano i rapporti di lavoro salariato ( mercato del lavoro).
Il salario è :
W = P^e f ( u , z )
W è il salario monetario, ossia la quantità di denaro che tocca ai lavoratori. Il salario monetario viene stabilito attreaverso un processo di
contrattazione salariale. Questo processo di contrattazione tiene conto dell’inflazione che ci aspettiamo (noi non parliamo di contrattazione ma
di livello di prezzi) e quindi del livello dei prezzi attesi e della forza contrattuale che è influenzata da tante cose, tra le quali mettiamo in
evidenza il livello di disoccupazione ( se c’è molta disoccupazione i lavoratori si devono accontentare di un salario basso ). u ha segno meno,
perché se la disoccupazione è alta, il salario monetario sarà basso.
Il salario monetario è stabilito processo di contrattazione nel quale è importante la situazione di forza reciproca fra 2 parti ed entrano in gioco
le aspettative sul livello dei prezzi.
Il mercato dei beni è visto dal lato dell’offerta. Come si fissano i prezzi? I prezzi si fissano cercando un margine, che è rappresentato
sostanzialmente dal costo del lavoro cioè dal salario che viene contrattato e da un mark-up sul costo di produzione. Si prendono per dati tutti
gli altri costi dicendo che sono coperti dal mark-up.
Abbiamo visto che c’è una relazione inversa fra mark-up e salario reale. Prendiamo in considerazione il modello WS-PS. A questo proposito, se i
lavoratori diventano più forti, la WS si sposta verso destra. Il fatto che la WS si sposti verso destra, vuol dire che nel nostro modello, con
l’aumento di un sussidio di disoccupazione (z) la disoccupazione aumenta. Man mano che z aumenta, i lavoratori diventano più forti, quindi, in
corrispondenza di un dato modello di disoccupazione, se i lavoratori diventano più forti, otteniamo che potrebbero ottenere un salario
maggiore. Ossia, WS2, rappresenta una situazione in cui z è cresciuto.
Grafico 2:
W/P
WS1
WS2
PS
u
I lavoratori, in realtà, non possono contrattare. È il salario monetario che viene contrattato non quello reale. Il salario reale è W/P. Il salario
reale dipende da quanto crescono i prezzi e il salario monetario. Nel nostro modello, il salario reale rimane sempre quello, perché il mark-up è
dato. Per ottenere che il salario reale rimanga quello, se i lavoratori diventano più forti attraverso un aumento di z, occorrerà che quello che i
lavoratori hanno in più, ossia un potere contrattuale maggiore in seguito ad un aumento di z, venga controbilanciato da quello che il potere
contrattuale del lavoratore ha in meno a causa della disoccupazione. Il tasso di disoccupazione aumenta per ristabilire una situazione in cui ci
sia un certo livello di mark-up ed un certo livello di salario reale. Quando assegnamo i livelli, se ci soffermiamo sui tassi di attività,ossia sui tassi
di vendita dei prezzi (che si chiama inflazione), noi dovremmo avere un processo di continua rincorsa ma, ad un certo punto, la disoccupazione
frena questo processo. In questo modo noi abbiamo un Y che rappresentiamo prendendo queste 2 equazioni W = P^e f( u , z ) e P = W ( 1 + µ) e
mettendole insieme ottengo l’equazione dell’offerta aggregata P = P^e ( 1 + µ) f ( 1 – Y/L , z ) dove al posto della disoccupazione metto 1 – Y/L
(anziché mettere in maniera esplicita la disoccupazione, mettiamo il livello di attività del sistema). Facendo variare solo Y e P, io ottengo la retta
dell’offerta aggregata la quale mi dice che se la disoccupazione è bassa il livello di attività del sistema è particolarmente elevato, avremo che il
salario monetario sarà particolarmente alto e quindi dovrà essere alto anche il livello dei prezzi (mark-up dato!). Vicerversa se c’è molta
disoccupazione, il salario monetario sarà particolarmente basso così come i prezzi.
Grafico 3:
P
AD2
AS2
AS
Pnorm
E
Ynorm
AD
Y
Un altro concetto importante è quello di equilibrio normale. Fra tutti i livelli possibili di Y, un livello di attività si porta dietro un livello di
disoccupazione il quale si porta dietro un livello di salario monetario che sia compatibile con il mark-up (il mark-up ed il salario monetario sono
dati). Stiamo cercando le caratteristiche del punto di equilibrio normale. Il livello di attività normale è quello per cui c’è un tasso di
disoccupazione normale, un certo livello di salario monetario, so che il mark-up e che i prezzi attesi sono quelli  se ho quel livello di mark-up,
avrò un certo livello di attività che darà luogo ad un salario reale compatibile con il mark-up (se è dato il mark-up è dato anche il salario reale).
Pretendo anche che il livello dei prezzi reali, sia uguale ai prezzi attesi, ossia che non ci sia una spinta ad adeguare i prezzi correnti ai prezzi
attesi o viceversa. Ossia se la situazione è effettivamente normale, questo livello dei prezzi ha due caratteristiche:


salario reale compatibile con il mark-up dato: questo livello di prezzi accoppiato con questo livello di salario monetario sarà tale da
essere compatibile con il mark-up
deve essere uguale al livello dei prezzi attesi perché se il livello dei prezzi correnti è uguale al livello dei prezzi attesi  abbiamo che
nel processo di contrattazione salariale non c’è nessun intento a modificare questo livello dei prezzi o il salario monetario. Perché se
P = P^e e il livello di disoccupazione è quello e il mark-up è dato  il sistema economico ha trovato una situazione di equilibrio per
cui il salario monetario non ha nessuna ragione per aumentare o diminuire. Il livello dei prezzi correnti, quindi, non ha nessuna
ragione per aumentare o diminuire. Noi abbiamo un certo livello di potere contrattuale dei lavoratori il quale è tale da mantenere la
situazione salario-profitto intatta. Potremmo avere un cambiamento solo se, per esempio, cambiato il tasso di disoccupazione che
precipita, i lavoratori diventano molto più forti, otterranno dei salari maggiori, quindi saliranno i prezzi, si modificheranno le
aspettative. Se si modificano le aspettative, si modifica anche il salario monetario ed il livello dei prezzi. Se ci si aspetta che i prezzi
saliranno, allora i lavoratori chiederanno un salario monetario più alto e questo farà salire il livello dei prezzi.
Vediamo cosa succede se da questa situazione normale ci spostiamo. A questo livello di attività normale, corrisponde un certo livello di
disoccupazione. Sappiamo che se è a questo livello, il sistema economico ha un andamento dei prezzi costante, ossia, nel nostro modello, non
c’è inflazione. Per esempio, supponiamo che nella situazione normale ci sia un tasso di disoccupazione del 15%. A questo punto, l’autorità
politica decide che il 15% è troppo e decide di intervenire sulla domanda aggregata: aumento della domanda aggregata, e questo porterà ad
una diminuzione della disoccupazione. Dobbiamo anche capire cosa succede ai prezzi. Se aumento la domanda aggregata  scende la
disoccupazione  avremo una spinta all’insù del salario monetario che si porterà dietro una spinta all’insù del livello dei prezzi (se cresce il
salario monetario crescono i prezzi perché il mark-up è dato e il salario reale deve rimanere quello compatibile con il mark-up. Ricorda la WS e
la PS). Questa salita dei prezzi, avrà anche un effetto sulla domanda aggregata. Senza volerlo, cresce i. Se cresce i, la quantità di moneta in
termini reali dimininuisce  i aumenta  l’investimento privato viene frenato. Avevamo già visto un effetto in questa direzione senza variare i
prezzi. Se aumenta la domanda aggregata la curva sale  sale il tasso di interesse perché è aumentata la domanda di moneta per le transazioni
(c’è già l’effetto spiazzamento).
Grafico 4:
i
LM
IS2
IS1
effetto spiazzamento
Y
Nel modello del mark-up dove variano i prezzi  l’effetto spiazzamento sarà ancora più forte  la mia maggiore domanda aggregata viene
controbilanciata da un grande effetto spiazzamento e inoltre, se io aumento l’aspettativa, la curva AD si sposta verso l’alto (AD2 grafico 3) e i
prezzi crescono. Se P > P^e, cosa succederà alle aspettative sul livello dei prezzi? Le aspettative si devono adeguare anche se succede qualcosa
di inatteso  i prezzi attesi, a questo punto, sono maggiori. Un cambiamento nei prezzi attesi a causa di una politica economica monetaria
espansiva ha dato una scossa al mio sistema che stava andando bene pur avendo una disoccupazione al 15%. Questo schock, modifica le
aspettative dei prezzi. In questa equazione, se si modificano i prezzi attesi P = P^e( 1 + µ ) f( 1 – Y/L , z )  la AS si sposta (grafico 3). In
particolare, se si modificano i prezzi attesi la AS si sposta verso l’alto. In corrispondenza dello stesso livello di Y, abbiamo prezzi maggiori. La
rincorsa tra i prezzi attesi e quelli correnti dura fino a quando i lavoratori, grazie all’intervento di politica economica, hanno acquistato un po’
più di potere contrattuale. La AS scorre lungo la AD2 (dopo l’aumento di G) e questo fino a che non ritorna a livello di Y precedente. Il livello dei
prezzi, nella nuova situazione è maggiore però la quantità di moneta in circolazione non è aumentata.
Lezione 22
Riprendiamo dalla lezione 21:


Cambiamento a livello generale dei prezzi senza un cambiamento dell’offerta di moneta.
Spostamenti della curva WS.
Il livello del mark-up, che prendiamo come dato, può essere più o meno alto a seconda se prevalgano condizioni di oligopolio o condizioni più
vicine alla concorrenza. Il mark-up è maggiore se i mercati sono meno concorrenziali. Liberalizzando i mercati, il mark-up dovrebbe scendere e
quindi il salario reale dovrebbe aumentare. Cercando di attribuire dimensioni più piccole alle imprese si potrebbe andare a perdere delle
economie di scala, le quali consettirebbero di avere dei costi inferiori, siccome il mark-up va a copertura di questi costi, allora, potrebbe
addirittura salire e non scendere il mark-up. L’idea che liberalizzando ilmercato, il mark-up scenda e quindi aumenti il salario reale è una delle
idee che formano l’azione dei governi europei in questo momento (compreso quello italiano).
Grafico 1:
W/P
WS1
WS3
WS2
PS
u
Abbiamo anche visto che un’altra idea che informa le azioni dei governi europei è: se aumentano le garanzie per i lavoratori, nel nostro schema,
se cresce z dell’equazione W = P^e f( u ; z )  noi abbiamo che la WS del grafico 1 si sposta verso destra (WS2) , con un aumento della
disoccupazione. z sono le garanzie dei lavoratori. Per esempio sussidi di disoccupazione. In Italia, simile al sussidio di disoccupazione è la cassa
integrazione. La cassa integrazione fa parte di z, infatti, oggi che siamo in un periodo di disoccupazione alta è in corso un processo di
diminuzione della cassa integrazione. Sull’efficacia di questi provvedimenti, lo schema ci dice che: ci sono tanti disoccupati  noi togliamo la
cassa integrazione. Questo farebbe spostare la curva verso sinistra (WS3).
Nella lezione 21, abbiamo visto che:
Grafico 2:
P
AS2
AS1
.
P > P^e
P=P^e
AD2
AD1
Y
Ynorm
Y
Siamo partiti da una posizione di equilibrio normale (finchè non c’è uno schock, l’economia continua ad andare così), ossia una posizione in cui
il livello dei prezzi è uguale al livello dei prezzi attesi. In questa situazione normale, il tasso di disoccupazione è considerato troppo alto dal
governo, che decide di intervenire aumentando la spesa pubblica. L’aumento di G, provoca lo spostamento della curva AD verso l’alto (AD2).
Nel nuovo punto di incrocio tra AS e AD2, aumenta Y e aumentano i prezzi, perché la AD scorre sulla AS). I prezzi correnti diventano così
maggiori dei prezzi attesi. I prezzi attesi si modificano, si modificano le aspettative  la AS si sposta verso l’alto AS2. La nuova AS2 e la nuova
AD2 si incroceranno in corrispondenza del medesimo livello di Y da cui eravamo partiti ma i prezzi saranno maggiori.
Grafico 3:
i
LM
IS2
IS1
Y
Come è possibile che aumentino i prezzi se non è aumentata l’offerta di moneta? Abbiamo visto che aumentando l’offerta di moneta c’è il
rischio di inflazione. È una teoria monetaria dell’inflazione. In questo caso si vede che può anche esserci un aumento dei prezzi senza che sia
stata buttata moneta nel sistema. Per spiegare questo serviamoci del modello a prezzi fissi IS-LM nel breve periodo. Prendiamo una politica
fiscale espansiva. Aumenta la spesa pubblica  aumenta il tasso di interesse  viene frenato l’investimento del settore privato. C’è uno
spostamento della IS verso l’alto (IS2 grafico 3). Sono però aumentati anche i prezzi.
Grafico 4:
P
AS2
P>P^e
AS1
P=P^e
AD2
AD1
Ynorm
Y
Passiamo al modello a prezzi variabili, al modello di lungo periodo (grafico 4). I prezzi sono aumentati perché è aumentato il livello del salario
monetario e il mark-up deve rimanere uguale. Aumentando i prezzi, diminuisce l’offerta di moneta in termini reali  l’investimento privato
viene ancora di più frenato. Se noi passiamo dal punto di incrocio tra AS1 e AD1 al punto di incrocio tra AS1 e AD2, abbiamo che i prezzi nel
secondo punto sono maggiori dei prezzi attesi (grafico 4) perché sull’asse verticale io ho il livello dei prezzi correnti. Se P >P^e c’è stata una
sorta di sorpresa inflazionistica. Le aspettative a questo punto si modificano e incominciano ad inseguire i prezzi attesi. I prezzi attesi si
modificano vuol dire che la AS1 si sposta verso l’alto ( quando traccio la AS i prezzi attesi li prendo come dati, ma se modifico un dato la curva
ovviamente si sposta). Questo inseguimento fra i prezzi attesi e i prezzi correnti va avanti finché arrivo a tracciare la AS2. La AS2 incrocia la AD2
nel punto in cui corrisponde il livello di Y normale (quello in cui i lavoratori non hanno più la forza di far crescere troppo il salario monetario e i
prezzi sono cresciuti sufficientemente perché con un salario monetario più alto si stabilizza un salario reale compatibile con il mark-up). Nel
punto di incrocio di AD2 e AS2 abbiamo che i prezzi sono molto più alti e abbiamo avuto una forte crescita del tasso di interesse. Il tasso di
interesse è cresciuto molto perchè, innanzitutto, era cresciuto per effetto dell’espansione fiscale e poi, in seguito all’aumento dei prezzi. Dato
uno stock di moneta, l’aumento dei prezzi fa scendere l’offerta di moneta reale e questo spinge all’insù il tasso di interesse.
G , stiamo esaminando una politica economica espansiva. Il tasso di interesse è salito per 2 ragioni:


Lo vediamo nel modello IS-LM ( grafico 3). Si sposta la IS e il tasso di interesse sale. i sale perché la IS scorre lungo la LM, perché sale
Y . M^S = M^D = f ( Y +, i ) è la LM, la quale dipende da Y con il segno + ( c’è un legame diretto) e da i ( c’è un legame inverso). Se
aumenta Y, aumenta la domanda di moneta, ma se l’offerta è data, deve aumentare il tasso di interesse per tenere la domanda di
moneta in equilibrio con l’offerta. Quindi, aumenta la domanda di moneta per le transazioni, data l’offerta, cresce il tasso di
interesse.
Il modello della domanda e dell’offerta aggregata (grafico 4). È aumentata la spesa pubblica, si è spostata la curva della domanda
aggregata verso l’alto. Noi vediamo che l’aumento della spesa pubblica fa aumentare i prezzi oltre che il livello di attività. L’aumento
della spesa pubblica ha aumentato il livello di attività, fatto scendere il livello di disoccupazione, quindi c’è stato un impulso
all’aumento del salario monetario. Quando parliamo di domanda e offerta aggregata, dobbiamo ricordarci che: spostata la
domanda, l’offerta inclinata è all’insù  ogni aumento di Y fa crescere il salario monetario, e quindi i prezzi. L’aumento dei prezzi, fa
sì che l’offerta reale di moneta diminuisca  abbiamo lo stesso effetto di una politica monetaria restrittiva. Parlando di IS-LM
l’avevamo detto. IS-LM è un modello a prezzi fissi, ma se noi facessimo cambiare i prezzi, un aumento dei prezzi, sposterebbe la LM
verso l’alto. Nel grafico 4, vediamo che un aumento dei prezzi diminuisce l’offerta reale di moneta. L’aumento dei prezzi modifica
anche le aspettative e questo fa spostare la AS verso l’alto (AS2). L’aumento dei prezzi frena l’economia proprio perché diminuisce
l’offerta reale di moneta. Frenare l’economia, vuol dire che Y era inizialmente aumentato e poi diminuito. Siccome le aspettative si
adeguano ai prezzi che sono cresciuti, i prezzi continuano a crescere fino a quando lo spostamento della AS verso l’alto ( adesso è la
AS che scorre sulla AD) non arriva al livello di attività dal quale eravamo partiti. Se i prezzi salgono, vuol dire che il tasso di interesse
sarà ulteriormente cresciuto perché l’aumento dei prezzi ha avuto il medesimo effetto di una politica monetaria restrittiva. È come
se la banca centrale avesse fatto una stretta monetaria senza volerlo. L’offerta di moneta della banca centrale rimane sempre quella
ma, siccome crescono i prezzi, la quantità reale di moneta (l’offerta reale di moneta) diminuisce.
Abbiamo quindi visto che il tasso di interesse è cresciuto. Allora abbiamo che sono aumentati i prezzi. L’aumento dei prezzi fa crescere la
domanda di moneta per le transazioni. Lo stock di moneta rimane sempre quello.
Se lo stock rimane quello e la domanda di moneta cresce molto, come fa a stare in equilibrio? Occorre che aumenti molto anche la domanda di
titoli. Ricorda: La ricchezza finanziaria tenuta in moneta e in titoli è una scelta di portafoglio. Nella mia scelta di portafolgio, voglio molta più
moneta ma per essere in equilibrio bisogna che io desideri anche molti più titoli. In questo modo, la domanda di moneta cresce, ma cresce
anche la domanda di titoli e quindi, si può anche rimanere in equilibrio con l’offerta di moneta che invece non si è modificata.
Se cresce la domanda di moneta e cresce la domanda di titoli  io voglio meno moneta. Ossia, io vorrei più moneta per le transazioni ma al
tempo stesso ne voglio di meno perché voglio i titoli. Cos’è che fa crescere i titoli? Il tasso di interesse. Risulta chiaro che se il tasso di interesse
è salito molto, vuol dire che sarà molto più conveniente tenere titoli  è vero che sono saliti i prezzi, ma io cercherò di tenere una quantità di
moneta indispensabile per fare le mie transazioni e vorrò più titoli  è possibile un aumento dei prezzi a parità di quantità di moneta in
circolazione perché con questa quantità di moneta, il sistema economico riesce a fare lo stesso le transazioni perché i soggetti sono molto
attirati dai titoli.
Buttando moneta nel sistema, si può avere inflazione. Però, in macroeconomia non esiste una egola ferrea. In questi ultimi anni, è stata
immessa tanta moneta nel sistema ma non si è scatenata una grandissima inflazione. Un inflazione abbastanza moderata attacca il potere
d’acquisto di chi non può difendersi dall’inflazione.
Conflitto distributivo:
Con il modello AS-AD, abbiamo visto che esiste anche un’altra causa dell’inflazione: il conflitto distributivo. Perché salgono i prezzi? Perché le
curve si spostano? Perché noi abbiamo una rincorsa fra i prezzi e i salari. La discesa della disoccupazione fa aumentare W  W = P^e f ( u , z ).
Se poi si adeguano le aspettative, questo fa salire ulteriormente i prezzi. Sale W, cosa succede ai prezzi? Se W è maggiore, saliranno anche i
prezzi perché il mark-up lo prendiamo come dato P = W (1 + µ ). Qui non si tratta di quantità di moneta ma di un conflitto distributivo: i salariati
vogliono più salario i percettori di profitto vogliono mantenere quel saggio di profitto e scarico il maggiore salario monetario sui prezzi.
 Ci sono 3 cause di inflazione:



Buttando moneta nel sistema
Conflitto distributivo (la spirale prezzi-salari)
Aumento dei costi di produzone delle materie prime: in questo caso si parla di inflazione importata. Noi importiamo materie prime,
se aumenta il loro costo, chiaramente ci verranno a costare di più. Qui entra però entra in gioco anche un altro discorso: dobbiamo
distinguere tra aumento del livello dei prezzi e inflazione. L’aumento del livello dei prezzi può essere un “gradino”, l’inflazione una
“scala” in quando i prezzi continuano ad aumentare.
In pratica, questa distinzione ci permette di vedere che cosa succede nel sistema economico. Se aumenta il livello dei prezzi c’è qualcuno che ci
guadagna e qualcuno che ci rimette. Se si scatena una spirale inflazionistica, c’è qualcuno che ci guadagna e qualcuno che ci rimette ma chi ci
rimette cerca a sua volta di scaricare il danno su qualcun altro.
Quale è la teoria dell’inflazione giusta? Tutte e due sono ragionevoli. Si può anche immaginare che se oggi ci fosse una forte pressione salariale,
essendoci molta moneta nel sistema, una spirale ci sarebbe.
Esercizio:
Se aumenta la spesa pubblica G, ma si torna a Y normale, allora c’è completo spiazzamento. Completo spiazzamento vuol dire che questo
aumento della voce della domanda aggregata è controbilanciato dalla riduzione dell’investimento privato. Se il livello di Y è tornato quello di
prima, vuol dire che il livello della domanda aggregata è uguale a quello di prima. Però è diversa la sua composizione. È aumentata G e sarà
diminuita I ( Y = Z = C + I + G + ( X – Q )). Potremmo complicare il discorso se noi tenessimo conto di i che è cresciuto molto  avrà degli effetti
sui movimenti di capitale  sul tasso di cambio  sulla competitività dei prezzi  influenza le esportazioni nette (Però non lo facciamo).
Stiamo facendo un ipotesi un po’ forzata che le esportazioni nette non siano influenzate (ipotesi di mercato chiuso). Se si ritorna a Y normale,
vuol dire che il livello di disoccupazione ed il salario reale è quello precedente. Il salario monetario e i prezzi saranno diversi.
Vediamo ora cosa succede se facciamo 2 politiche economiche insieme. Nell’esempio aumenta G, ma lo stato da dove prende i soldi? Mettiamo
che, in questo caso, lo stato emetta buoni del tesoro (prende i soldi dai cittadini indebitandosi). Se lo stato emette buoni del tesoro che
vengono comprati dalla banca centrale  dobbiamo ricordarci che per ogni euro che esce dalla banca centrale aumenta la base monetaria. Se
lo stato aumenta G facendosi prestare soldi dalla banca centrale abbiamo: politica fiscale espansiva e monetaria espansiva. Ma se nel nostro
esempio, la banca centrale non interviene  parliamo solo di politica fiscale espansiva.
Facciamo l’esempio della politica fiscale restrittiva insieme alla politica monetaria espansiva. È un caso pratico perché riguarda la politica
economica di Clinton all’inizio degli anni 90. Avevamo fatto riferimento a questa politica con IS-LM. Ora vediamo cme funziona con il modello
AS-AD ma le conclusioni che trarremo non riguardano il caso degli USA.
Negli USA ci fu una stretta fiscale, un’espansione monetaria e come risultato finale una crescita. Questo perché la stretta fiscale permise di far
ritornare in pareggio i fondi dello stato, l’espansione monetaria ha avuto un effetto molto buono ( ricorda che l’espansione monetaria ha un
effetto indiretto, ossia dipende da come ne esce il sistema) perché gli imprenditori avevano molta voglia di investire tanto che poi si creò una
bolla speculativa.
Se io uso insieme una politica fiscale restrittiva e una politica monetaria espansiva, posso immaginare di fare in modo che il sistema non si
muova ( siccome da una parte spingo e dall’altra tiro). Naturalmente, ciò non vuol dire che non succede niente, però posso ottenere certi effetti
ma Y può rimanere quello perché con la stretta fiscale succede che: taglio della spesa pubblica  diminuisce la domanda aggregata
 diminuisce l’offerta s cende la domanda di moneta per le transazioni  scende il tasso di interesse ( la IS si sposta verso il basso grafico 5 )
 AD si sposta verso il basso; partiamo da una situazione di aspettative realizzate ma abbiamo una sorpresa deflazionistica, ossia il livello dei
prezzi che si realizzano è addirittura inferiore al livello dei prezzi attesi  si sposta la AS verso il basso (grafico 6)  ritorniamo al livello di Y
precedente con un livello di disoccupazione normale (quello di prima) ; un livello di prezzi inferiore ; una discesa del salario monetario ; il salario
reale rimane uguale. Io sono arrivato al Y normale, ma il tasso di interesse, rispetto alla situazione di partenza come sarà? Siccome i prezzi sono
scesi, il tasso di interesse sarà inferiore. Lo stock di moneta rimane uguale, i prezzi scendono  il tasso di interesse sarà inferiore, infatti ho
tagliato la spesa pubblica ma so che la domanda aggregata deve essere rimansta uguale nel lungo periodo (taglio G, la domanda aggregata
scende, c’è una recessione, una deflazione perché i prezzi scendono, ma al fine di tutto il processo ritorno a Y normale). La mia manovra
restrittiva ha avuto come effetto: una recessione, deflazione e alla fine di tutto il processo nel lungo periodo la recessione viene riassorbita e
ritorno a Y che avevo prima  la domanda aggregata è scesa ma torna poi uguale con una diversa composizione perché G è diminuito  deve
essere aumentato l’investimento privato perché è sceso il tasso di interesse.
Y norm = ; u norm = ; P
;W
; W/P = ; i
;G
;I
; Z =.
Grafico 5:
i
LM
i
i1
LM1
i1
i2
IS1
IS2
LM2
i2
IS1
i3
Y
IS2
Y
Grafico 6:
P
AS1
P=P^e
P
AS2
AS1
AS2
P<P^e
AD1
AD1
AD2
Ynorm
Y
Y
Adesso, io metto assieme a questa manovra che mi ha provocato una recessione, lasciato più spazio al settore privato e diminuito il tasso di
interesse, una politica monetaria espansiva.
La politica monetaria espansiva (la LM grafico 5 scende) cerco di calibrarla in modo che Y rimanga sempre quello. Voglio ottenere questo
risultato senza passare attraverso la recessione.  Avrò che la politica monetaria espansiva faccia sì che AD rimanga come è. AD scende nel
grafico 6 per la politica fiscle restrittiva, da AD2 dovrebbe salire per l’espansione monetaria. Se le 2 politiche sono calibrate bene, le 2 forze si
compensano allora la AD rimane ferma. La politica monetaria espansiva dovrebbe far crescere i prezzi però c’è una stretta fiscale  faccio in
modo che la domanda aggregata rimanga quella ; il livello di Y rimane quello. Se Y rimane normale anche u rimane normale. I prezzi avevano
avuto una discesa per la recessione ma se immetto moneta nel sistema, nella logica di questo modello, faccio scendere ulteriormente il tasso di
interesse ( che già era sceso per effetto della politica fiscale )  viene stimolato molto l’investimento privato  la domanda rimane sostenuta
 non c’è motivo perché i prezzi scendano. Ossia, i prezzi rimangono lì perché quello che fa muovere i prezzi in questo modello è il
cambiamento della disoccupazione, la pressione sul salario. Se faccio in modo che Y rimanga quello, la disoccupazione rimanga quella, non c’è
particolare pressione salariale  non c’è una particolare spinta all’aumento dei prezzi. Ho però aumentato la quantità di moneta. Quello che
stiamo vedendo, è una forte diminuzione del tasso di interesse. In realtà la stretta fiscale è controbilanciata dall’espasione monetaria e
abbiamo l’espansione monetaria che a sua volta da scendere il tasso di interesse (Da i1 a i2 con la stretta fiscale, da i2 a i3 con l’espansione).
Così facendo ho ottenuto lo stesso risultato senza passare per la recessione. L’investimento privato ha reagito a questo stimolo del tasso di
interesse in tempo per controbilanciare la diminuzione di G. Io posso usare 2 politiche insieme per ottenere quel risultato senza passare
attraverso una fase recessiva di diminuzione della produzione. Abbiamo ottenuto un cambiamento della composizione della domanda
aggregata con una riduzione della spesa pubblica e stimolando l'’conomia grazie all’immissione di moneta nel sistema
Ynorm = ; unorm = ; P
;W
; W/P = ; i
;G
;I
; Z =.
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Lezione 23
Articoli sulle domande facoltative:
Le previsioni sul 2012 offerte dal Financial Times nel Gennaio di questo anno.
Di Joseph Stiglitz, ex direttore del fondo monetario e premio nobel per l'economia, trattiamo 2 articoli, uno del 2011 e uno del 2009.
Articoli di Paul Krugman, esperto di economia internazionale.
Articoli di Paul Kennedy, storico.
Stiglitz
La crisi iniziò nel 2007-2008. Il motivo scatenante della crisi che identifica Stiglitz è in 2 punti del sistema economico americano, in quanto viene
affermato da lui che gli USA hanno una responsabilità molto grave:


Mercato finanziario
Mercato immobiliare
Possiamo già vedere la controprova di uno dei principi fondamentali che abbiamo intravisto durante il corso, ossia che la parte finanziaria e
reale dell'economia si influenzano reciprocamente.
Joseph Stiglitz dice che la questione forse è già cominciata tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 con la deregolamentazione del
mercato finanziario nell'illusione pseudoscientifica e politica che il mercato finanziario si regolasse da solo.
Siccome il principio dell'autoregolamentazione del mercato finanziario si è molto affermato per tante ragioni, anche chi dovrebbe controllare e
regolamentare i mercati finanziari, nella regolamentazione non ci crede affatto.
Joseph Stiglitz si è occupato di asimmetria informativa sul mercato finanziario.
I prodotti finanziari (chiamati titoli tossici ) non sono altro che l'espressione del fenomeno della cessione del credito ( ho un credito verso una
persona, lo cedo ad un altro e il creditore diventa lui). Se per esempio le banche hanno crediti verso una pluralità di soggetti, che
probabilmente non in grado di ripagare
ritto ad essere
rimborsati da questa pluralità di persone. Il fatto è che chi compra i titoli, li compra e li rivende alla banca, ma la banca non è garante
dell'assorbibilità dei soggetti o se anche giuridicamente lo fosse economicamente non potrebbe esserlo perché è troppo esposta, non è in
grado di tappare il buco e quindi, rischia di fallire.
L'attività bancaria è rischiosa, però esistono dei parametri entro i quali bisogna stare. Facendo operazioni, prestando soldi o in termini di
garanzia contabile di struttura aziendale, la banca deve avere un certo capitale proprio. Il suo capitale proprio è la prima garanzia verso i suoi
creditori.
In questa situazione, c'è stata un assunzione di rischio eccessiva. Il rischio e il rendimento sono correlati. Le operazioni molto rischiose rendono
tanto. Questo fenomeno è dovuto andare avanti per diverse ragioni.
1. Una ragione era perché i controllori ( agenzie di rating ) non solo non credevano molto nella regolamentazione ma si trovavano in
una situazione di conflitto di interessi. I controllori sono posseduti dai controllati, ossia le agenzie di rating appartengono alle
banche. In situazioni simili, un controllo molto efficace è molto difficile che ci sia.
2. Un'altra condizione ha permesso il rigonfiamento di in questa bolla è la bolla finanziaria ed è la bolla immobiliare. Negli USA i prezzi
delle case continuavano a salire molto più velocemente rispetto ai redditi delle persone. Se noi mettiamo a confronto, il gonfiarsi del
prezzo delle case era un fenomeno patologico. Stiglitz commenta una posizione molto nota e sostenuta da un grande esponente del
mondo economico degli USA, Alan Greenspan che per molti anni è stato il governatore della Federal Reserve. Alan Greenspan dice
che il rigonfiarsi dei prezzi di una merce (per esempio quello delle case) non si può dire a priori che si tratti di un caso patologico. Si
può dire che si tratta di una bolla solo nel momento in cui lo vediamo, ossia solo quando scoppia. Stiglitz controbatte dicendo che se
si confronta la crescita dei redditi con i prezzi di un bene (asset) come la casa che risulta crescere molto più velocemente, allora c'è
qualcosa che non va. Stiglitz notò anche che venivano concessi dei mutui (l'espressione tecnica che usa è 100% non recourse
mortgages) per cui si possono identificare 2 fenomeni:
1. La concessione facile di mutui per comprarsi la casa,
2. la concessione facile di prestiti a chi la casa la aveva già e la dava in garanzia.
Questo fatto riguarda la questione dei mutui per chi si vuole comprare una casa. Di solito, una persona compra una casa e la banca presta dei
soldi. Se la casa ha un valore di mercato di 100, la banca da 50-60 prendendosi in garanzia la casa. La banca non presta l'intero ammontare
perché questo è a garanzia della banca e dei clienti che sanno che in questo modo i prestiti continueranno ad essere derogati. Negli USA era
successo che venissero prestati i soldi al 100% del valore con una clausola, il non recourse, nel senso che la persona non è responsabile con suoi
beni del prestito, l'unica responsabilità a fronte del prestito è il valore della casa.
Operazioni di questo genere generalizzate (fatte tanto), dovevano far pensare che c'era qualcosa che non andava. In un mondo dove nel 1999 è
stata abrogata una legge importante: la Glass-Steagall Act. Questa legge è del 1932 (perché nel 1929 c'è stata la grande crisi). La legge bancaria
italiana molto simile era nel 1936. Negli anni '30 per intervenire, erano usciti nei paesi leggi che disciplinavano l'attività bancaria. In particolare,
chi raccoglieva risparmio a breve non poteva impiegarlo in operazioni a lunga. Le fusioni fra banche d'affari e casse di risparmio erano vietate.
Con la sua abrogazione, il settore finanziario rimane deregolamentato ,gli stipendi dei manager salgono alle stelle e le 2 cose che il settore
finanziario doveva fare, vennero fatte malissimo. Queste due cose sono:
1. dare credito a chi se lo merita. Aiutare nell'allocazione vincente delle risorse.
2. aiutare a gestire il rischio, allocare il rischio.
Il settore finanziario negli USA non l'ha fatto, ha dato tantissimo credito e alimentato la bolla immobiliare speculativa. La gestione del rischio è
stata eccessiva e anche distorta da queste simmetrie informative. Ossia, io banca faccio operazioni rischiosissime e cerco di scaricare questo
rischio su un altro soggetto (il mercato) ignaro di questo.
Stiglitz suggerisce dei rimedi fissando 8 punti:
1. Parte da una constatazione: Le perdite ci sono e non si possono cancellare. Bad Company a proposito dell'Alitalia: l'Alitalia è stata
scorporata in due differenti compagnie (good e bad company). Nella prima verranno convogliati tutti gli attivi (strutture, crediti),
mentre nella seconda i passivi. Stiglitz dice che noi possiamo anche azzerare i crediti insolvibili. Ma per questo credito, essendo stato
fatto, qualcuno ci deve rimettere. Nella realtà, se le banche hanno dei crediti in sofferenza o ce li rimettono loro o lo stato
finanziando le banche ( il finanziamento verrà scaricato sui contribuenti). La questione diventa a chi far pagare. Stiglitz propone una
sorta di ristrutturazione finanziaria in cui le banche, aiutate a ripartire, vengano nazionalizzate temporaneamente ( quando
l'economia ripartirà le banche possono di nuovo essere privatizzate). Stiglitz è un sostenitore dell'economia del mercato.
2. Un'altra questione riguarda i fondi pensione che devono dare a coloro che hanno pagato i contributi. Negli USA si tratta di fondi
privati che vanno sovvenzionati a non fallire. Stiglitz mette in evidenza che bisogna sovvenzionare chi è titolare di un contratto
sociale. Parla di una sorta di “doppio standard” con cui non è d'accordo secondo cui vengono tagliati i salari ma non si tagliano i
benefici dei banchieri.
3. Questi salvataggi danno luogo ad un problema di moral hazard (negligenza colpevole). Questo problema di moral hazard è grave.
Occorre stare attenti che non ricapiti di nuovo in futuro una situazione in cui chi espone la propria azienda a rischi molto forti e
questa azienda sull'orlo del fallimento viene aiutata. Stiglitz ritiene che chi ha preso casa sapendo già di non poter dare indietro i
soldi è coinvolto in un comportamento condannabile, però il grado di “sofisticazione finanziaria” , il grado di conoscenza era diverso
rispetto a quello del funzionario di una banca → quando si interviene si deve tener conto di questo.
4. Bisogna guardare al futuro e non al passato. Stiglitz dice che se tutti i soldi usati per le banche li avessimo usati per sovvenzionare le
banche che hanno funzionato bene, in grado di allocare in maniera efficiente il credito e di gestire in maniera corretta il rischio,
probabilmente lo stimolo all'economia americana sarebbe stato molto migliore. Questo, nel sistema degli USA si potrebbe fare
perché i depositanti non ci rimetterebbero i soldi perché le banche sono assicurate presso il governo, ci rimetterebbero i soldi gli
azionisti.
5. Mortage equity withdrawal. Negli stati uniti si è verificata una sostituzione di debito a salario. Per sostenere il proprio stile di vita,
essendo i salari bassi, le famiglie si sono indebitate. Questa è una causa reale. Quando si è trattato di restituire il debito, c'è stata
una recessione dell'economia. Questa sostituzione di debito a salario si è accompagnata ad un'accentuazione della disuguaglianza.
Stiglitz dice che l'1% della popolazione americana recepisce il 20-25% del reddito. Le riforme fiscali dagli anni '80 in avanti hanno
sempre privilegiato il taglio delle aliquote sui i redditi superiori, mentre per sostenere i consumi sarebbe stato necessario il
contrario.
In questa situazione, un ulteriore taglio dei salari non può che peggiorare la situazione perché non fa altro che diminuire la
domanda. Quello che propone è aumentare l'investimento pubblico anche se finanziato con il debito può migliorare la solidità
complessiva e ridurre il rapporto tra deficit pubblico e PIL nel medio termine. Se il tasso di interesse è basso, le entrate fiscali
aumenterebbero più del rimborso.
6. Sono necessarie politiche espansive e non restrittive. Anche se la struttura del debito pubblico americano è molto elevato, se si
fanno politiche restrittive e l'economia si contrae, il gettito fiscale non che diminuire. Se il gettito fiscale diminuisce, i conti dello
stato non possono migliorare e quindi si dovrebbero fare ulteriori politiche restrittive.
Le politiche espansive monetarie: La Federal Reserve ha prestato moltissimi soldi alle banche, lo stesso, dopo molte esitazioni, ha
fatto la BCE, però essendo in una fase di orizzonti pessimistici, in quanto la politica monetaria (mettiamo a disposizione degli
imprenditori il credito con il tasso di interesse basso) è una politica indiretta, gli imprenditori decidono di non investire.
Allora si pensa alla politica fiscale espansiva con investimenti pubblici. La politica fiscale di sgravi avrebbe un esito macroeconomico
di rilancio della domanda molto piccolo perché se le famiglie hanno più soldi, Stiglitz ipotizza che tenderebbero a risparmiare e non
spendere e allora il bilancio della domanda dei consumi. É necessario, secondo Stiglitz, aumentare l'investimento pubblico, anche
con il debito pubblico perché tanto i tassi di interesse sono bassi, perché può ridurre il rapporto tra deficit PIL .
7. Stiglitz cita poi l'espressione di “stabilizzatori automatici”. Gli stabilizzatori automatici sono, per esempio:
1. l'imposizione progressiva sui redditi - In una situazione di boom economico, tutti i redditi aumentano. Se aumentano, il boom
continua, allora le famiglie pagheranno proporzionalmente più tasse perché l'aliquota comincerà ad essere più elevata. La punta del
ciclo economico ascendente sarà un po' più bassa perché se facciamo pagare tante tasse alle famiglie, esse avranno meno reddito
disponibile e lo stato potrà incassare dei soldi per fare spesa pubblica, per investire, quando il ciclo economico sarà in basso. Le
aliquote sono tanto maggiori quanto sono maggiori i redditi. Se l'aliquota è di 100 e pago il 20%, sui secondi 100 pago altri 20, in
totale 40. Se l'aliquota è progressiva, sui primi 100 euro pago 20, sui secondi 100 pagherei altri 25, quindi in totale 45. Questa
aliquota progressiva colpisce i redditi maggiori ed è coerente con il principio dell'utilità marginale decrescente.
2. sussidi di disoccupazione – vuol dire che quando c'è crisi molta gente rimane disoccupata però un po' di reddito ce l'ha lo stesso e
quindi spende e quindi alimenta la domanda aggregata e questo permette un po' di aiuto per uscire dalla crisi. Se esistono dei
sussidi, la caduta di domanda dovuta ad una crisi economica è meno forte. Questi meccanismi automatici, hanno l'effetto di
stabilizzare un po' l'economia, di impedire una fluttuazione verso il basso troppo forte.
8. Stiglitz propone politiche espansive coordinate tra tutti i paesi. Qui esiste un altro problema, il Free riding: ossia,se tutti fanno una
cosa, ma io non la faccio, il beneficio lo ottengo anche io. Il free riding significa che stati che non vogliono fare politiche espansive,
ottengono lo stesso il beneficio delle politiche espansive attuate dagli altri stati. Se la Germania cresce molto, per esempio, l'Italia ne
tra beneficio. É necessario moltiplicatore molto alto a livello globale. Il moltiplicatore globale non è lo stesso del moltiplicatore
interno. A questo proposito c'è un articolo di Paul Kennedy in cui si dice che le novità dell'economia e della geopolitica di questi anni
sono 4:
1. l'erosione del ruolo del dollaro.
2. la paralisi del progetto europeo.
3.la corsa agli armamenti in Asia orientale.
4.declino delle nazioni unite.
Stiglitz fa una specie di simulazione sulla perdita della domanda aggregata e sulle conseguenze. Introduce il concetto di prodotto potenziale,
ossia il prodotto, il PIL se la disoccupazione fosse a livelli bassissimi. Abbiamo visto che anche se ci si può illudere a livello di Y normale,
comunque, la perdita di domanda all'interno di un certo intervallo di tempo è molto dannosa per il sistema, è uno spreco ( la disoccupazione).
Stiglitz dice perdita di domanda aggregata perché le famiglie non si vogliono più indebitare → vuol dire indebitarsi dando in pegno la propria
casa e l'indebitamento non è per comprare la casa. La bolla immobiliare, suggerisce Stiglitz,deve essere sostituita da investimenti pubblici. Dice
che continuerà la politica monetaria finché il dollaro rimane la valuta di riserva mondiale. Qui interviene quello che ha detto Krugman: il dollaro
pian piano viene affiancato dall'euro e in prospettiva, la prossima valuta sarà quella cinese.
Riguardo alle cause, diceva delle politiche dissennate degli stati. Vediamo 2 casi la Spagna e l'Irlanda:
Stiglitz ricorda che prima della crisi, il bilancio pubblico dello stato spagnolo era perfettamente in regola. É scoppiato il deficit pubblico della
Spagna, la quale ha sofferto per una bolla immobiliare esattamente come negli USA e inoltre, i conti dello stato perfettamente in ordine ma la
bilancia dei pagamenti no. La Spagna era un importatore di merci.
L'Irlanda era un paese preso in esempio da tutta l'Europa per la sua politica di deregolamentazione finanziaria e le basse imposizioni fiscali. La
deregolamentazione finanziaria ha portato a forti bolle speculative, mentre, le basse imposizioni fiscali hanno alimentato la disuguaglianza.
Financial Times:
Martin Wolf, afferma che la crescita nel 2012 nell'area dell'euro è una crescita del 0,5% per la Germania, 0% per la Francia, Italia –1,3%.
La Grecia è intrappolata in un circolo vizioso di austerità e recessione. Se la Grecia esce dall'Euro sarà seguita dalla Irlanda e dal Portogallo.
In questa situazione, il vero problema è che i sistemi economici di paesi come la Germania, USA,e la Gran Bretagna non si sa se sarebbero in
grado ad otturare le perdite dovute al dissolvimento dell'euro. Le economie emergente e il settore delle imprese non finanziarie si comportano
( usa il termine “contained depression”) non spendendo, danneggiando così il sistema economico. Questo comportamento di cautela è andato
avanti perché dall'altra parte vi erano politiche espansive fiscali e monetarie. Se però c'è stretta fiscale, la domanda però non c'è più. É
necessario una politica di “quantitative easing” che equivale a politica monetaria accomodante (di cui ne parla anche Krugman). É un rimedio
che potrebbe funzionare.
Lezione 24
Esercizi d'esame:
Prendiamo un articolo di Paul Kennedy del 7 ottobre del 2010.
Supponiamo che ci sia un paese A, con la sua moneta, che ha i suoi rapporti commerciali con molte altre nazioni tra cui il paese B. Supponiamo
che A si lamenti perché la moneta di B è sottovalutata: questo danneggia in modo sleale le esportazioni di A e rende le sue importazioni molto
più economiche (più a buon prezzo) del dovuto. Infine immaginiamo che la moneta del paese B inverta la rotta e diventi sempre più forte. Cosa
succede?
É un caso vero. A fa riferimento agli Stati Uniti mentre B alla Cina
La moneta di B è molto sottovalutata, che cosa vuol dire? Intanto fra A e B c'è un tasso di cambio flessibile. Sottovalutata perché il paese B
tiene la sua moneta con il tasso di cambio particolarmente basso. Tiene bassi i tassi di interesse, se arrivano capitali, in generale, in un paese a
tasso di cambio flessibile, le valuta di quel paese tende ad apprezzarsi. Ma questo caso fa riferimento alla“sterilizzazione di capitale” ossia, i
capitali arrivano e noi facciamo in modo che la moneta non si apprezzi. Lo facciamo, per esempio, emettendo moneta a fronte dei capitali che
stanno arrivando oppure regolamentando la possibilità di cambiare i dollari che arrivano in yuan. Se per esempio, arrivano tanti dollari perché
esportiamo tantissimo, (quindi incassiamo tanti dollari), nel caso generale, arrivano dollari in forma di capitale, però possiamo anche
considerare, visto che il commercio internazionale si svolge in dollari, che arrivino non solo come movimenti di capitale, ma anche per
comprare le merci cinesi. La Cina li potrà allora tenere in particolari fondi di investimento, di proprietà cinese, che usano come valuta di un altro
paese, cioè il dollaro).
La situazione presenta che: La valuta cinese è sottovalutata, ci sarebbero 2 flussi ( le due parti della bilancia dei pagamenti):
1. un afflusso di capitali,
2. un ingresso di valuta estera per comprare le merci
Ciò porterebbe ad un apprezzamento della valuta cinese ma vi sono certe regole che fanno in modo che questo apprezzamento della valuta non
ci sia. Questo danneggia in modo esponenziale le esportazioni del paese A (degli USA) e rende le sue importazioni ( quello che gli USA comprano
dalla Cina molto più a buon prezzo del dovuto).
Quando la moneta del paese B diventa sempre più forte negli scambi internazionali perché gli è stato chiesto dal paese A cosa succede? Le
esportazioni del paese B diventano più costose e quindi, quelle di A diventano più a buon prezzo ( a favore dunque del paese A ). Ma non si
conclude qui.
Quella rappresentata, è la condizione di Marshall-Lerner, la competitività in termini di prezzo. Abbiamo visto che di regola le cose stanno così.
Ma siccome stiamo parlando di competitività in termini di prezzo, non è detto che le cose siano sempre così. Questa è una regola, ma vi sono
eccezioni molto importanti nella realtà. Un esempio che avevamo fatto era che un paese puntava sulla competitività in termini di qualità. A
quel punto riuscirà a vendere le merci anche se sono care perché o le comprano da questo paese o non le comprano. Un altro caso riguarda un
paese che vende solo materie prime: se il paese produce solo ferro e il prezzo del ferro cade, non è detto che venga venduta una quantità
maggiore di ferro, al contrario, è possibile che si riporti un danno.
In questo caso abbiamo i rapporti tra Cina e USA. Paul Kennedy , parte dal principio che una valuta forte ha un forte potere d'acquisto
internazionale. Se il dollaro è forte, con 1$ si può comprare tanto. Se il dollaro è forte, le merci il cui prezzo è denominato in dollari, sono molto
care. Avevamo visto che se il paese che produce merci ad altissima tecnologia ha una moneta forte, le sue merci sono care. Però può
permettersi di tenerle care perché ha pochi concorrenti. Ovviamente, alcuni paesi non potranno permettersi queste merci, ma chi le può
comprare spende tanto. Il medesimo paese, che ha una valuta forte, per fabbricare queste merci ad altissima tecnologia, ha bisogno di materie
prime (chiamate “terre rare”) che sono molto particolari. Con una unità della sua valuta forte, potrà comprare tanto minerale → avrà un
vantaggio nel commercio internazionale. Le sue importazioni se le può permettere perché ha una valuta forte e quindi può comprare tante
merci.
A questo punto Kennedy parla del dollaro e dello yuan:
Supponiamo che un paese africano disponga di giacimenti minerari importanti di tungsteno,manganese e cobalto, che servono per realizzare
sistemi di comunicazione d'avanguardia ( e i moderni armamenti). Questi minerali sono fondamentali per l'economia statunitense, ma anche per
Cina, India, Giappone, UE e altri. Cosa succede, quindi, quando il valore del dollaro crolla e quello dello yuan cresce?
Succede che il tungsteno deriva più costoso per il sistema statunitense e molto più economico per il complesso militare e industriale cinese.
Indebolire il dollaro, significa indebolire gli Stati Uniti. Peraltro, se la valuta cinese si apprezza, nel supermercato Walmart, se prima gli
americani trovavano la maglietta “made in china” ad 8$, adesso viene a costare 10$, quale sarà il vantaggio degli stati uniti?
Kennedy ha scritto questo articolo perché nel 2010 c'era una pressione da parte di alcuni noti statunitensi per convincere la Cina ad apprezzare
la sua valuta perché la Cina con la sua valuta deprezzata inonda gli Stati Uniti con biciclette, magliette, binocoli e prodotti un po' più raffinati.
Siccome gli USA hanno un deficit con i conti con l'estero, se si apprezza la valuta cinese, i prodotti importati diventano più cari e per la
condizione di
Marshall-Lerner dovrebbe riequilibrarsi la situazione.
Nella storia, quando si indebolisce la valuta di un grande paese, quel grande paese perde peso a livello internazionale.
Il vantaggio per gli USA sarebbe nullo. Pagherebbero più care le magliette cinesi e ci sarebbe la questione che le materie prime particolari
diventerebbero più care.
Kennedy, aggiunge che gli stati uniti non chiedono un rafforzamento della valuta cinese sui mercati monetari per ragioni di tipo geopolitiche. É
unfatto storicamente provato: nessun paese ha indebolito la sua valuta e il suo potere d'acquisto a vantaggio di un altro paese senza perdere
anche la sua influenza internazionale.
Nel 1945, gli USA erano all'apice dell'influenza delle questioni mondiali e quindi volevano comprare dollari.
C'è una domanda d'esame in cui si chiede quali possono essere le ragioni per cui un paese vuole tenere moneta forte.
1. Comprare all'estero
2. Avere una rilevanza internazionale
3. Noi vogliamo avere una moneta forte per certe ragioni, però vogliamo anche vendere all'estero. Allora, dobbiamo fare in modo che i
nostri beni, pur avendo la moneta forte non siano così cari. Dobbiamo cercare di contenere i costi di produzione. Se il nostro paese
vuole fare una politica di austerità salariale ( la deflazione salariale), può giustificare questa politica con il motivo di tenere la valuta
forte. La volontà di tenere una moneta sopravalutata giustifica le politiche, per esempio, di rigore salariale oppure, può anche essere
un incentivo: gli imprenditori fino a ieri potevano contare su una valuta molto debole, da oggi, alzando la valuta, se gli imprenditori
vogliono stare sul mercato internazionale devono cercare di rendere più efficienti le loro imprese.
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Il paese A vorrebbe entrare a far parte di una unione monetaria con altri paesi che sono suoi partner. Questo paese ha:
elevato debito pubblico posseduto in buona parte da operatori economici stranieri
una bilancia commerciale in deficit
il tasso di inflazione non è preoccupante.
Cosa dovrebbe fare per entrare nell'unione monetaria?
Se vuole entrare in un unione monetaria, verosimilmente dovrà cercare di affrontare il problema del debito pubblico. Perché un debito
pubblico elevato posseduto da operatori stranieri e una bilancia commerciale il deficit potrebbe dare al paese dei problemi di credibilità.
Gli operatori economici stranieri che possiedono il debito potrebbero emettere titoli e quindi, il prezzo dei titoli potrebbe precipitare e il tasso
di interesse salire alle stelle.
Fra l'altro se il paese ha la bilancia commerciale in deficit, vuol dire che esporta poco e importa tanto. Questo deficit può essere compensato da
un afflusso di capitali ( abbiamo visto sopra la linea e sotto la linea della bilancia dei pagamenti). In effetti, c'è un flusso di capitale in entrata
che va a comprare il debito pubblico.
Il paese A dovrà affrontare il debito pubblico facendo una politica fiscale restrittiva. Ottenere un avanzo primario del bilancio dello stato ( ossia
al netto degli interessi, lasciando da parte gli interessi, dobbiamo cercare di spendere meno di quello che incassiamo) in modo da cominciare a
rimborsare il debito.
La politica fiscale restrittiva stringe l'economia. Questa politica di austerità, dovrebbe far diminuire la domanda di moneta per le transazioni
perché l'economia gira meno velocemente ( nel modello IS-LM avremmo che Y diminuisce e la IS si abbassa e i scende).
La discesa del tasso di interesse, in seguito alla politica fiscale restrittiva, ha 2 effetti:
1. Il peso del debito pubblico dovrebbe diventare meno forte.
2. Dovrebbe esserci una tendenza al deprezzamento della moneta.
Se noi facessimo una politica monetaria espansiva, questo abbassamento del tasso di interesse sarebbe ancora più forte:
1. il peso degli interessi sul debito pubblico sarebbe ancora inferiore
2. ci sarebbe una spinta di apprezzamento della nostra valuta, se vale la condizione Marshall-Lerner, la nostra bilancia commerciale in
deficit dovrebbe ricevere qualche beneficio.
Se noi facciamo politica fiscale restrittiva e politica monetaria espansiva, la recessione che sarebbe provocata dalla politica fiscale restrittiva
verrebbe compensata politica monetaria espansiva se sono ben equilibrate.
Gli investimenti del settore privato, secondo i nostri modelli, dovrebbero compensare la diminuzione della spesa pubblica, quindi, affrontare il
debito pubblico, migliorare la bilancia dei pagamenti (il modello AS-AD ci dice che con la politica di austerità, con l'andare del tempo,
comunque, se siamo partiti da un livello di Y normale ritorniamo a quel livello).
Se c'è stata una politica di austerità e viene fatta una politica monetaria espansiva, questa austerità non risulterà molto forte → possiamo
entrare nell'unione monetaria. Noi entriamo nell'unione monetaria portandoci dietro la nostra moneta deprezzata, il che non si sa se sarà un
bene o un male.
Nel paese A si sta verificando un'alta inflazione. Le cause principali sono:
elevato prezzo delle fonti di energia che importa
danni causati alle infrastrutture per eventi naturali
la disoccupazione è forte
il debito pubblico è basso.
Cosa può fare? Quali conseguenze ci potrebbero essere sul sistema economico di un altro paese molto legato ad A?
Nel paese A si sta verificando una forte inflazione che va fermata. Avendo le infrastrutture danneggiate, i costi per le imprese aumentano →
aumentano i prezzi. Il paese deve cercare di affrontare le cause dell'inflazione vedere gli effetti che ci sono sulla disoccupazione.
La politica monetaria restrittiva è la soluzione appropriata per questo problema. Per quanto riguarda l'elevato prezzo delle fonti di energia
importate, la politica monetaria restrittiva aiuta il paese A perché:
funziona perché spinge all'insù i tassi di interesse,
frena il settore dell'investimento privato,
frena anche i consumi del settore privato perché comprare a rate diventa più caro
→ l'inflazione dovrebbe scendere.
Il fatto che i tassi di interesse salgano, attira anche capitali dall'estero perché, per esempio, il nostro governo ha dimostrato con questa politica
di voler combattere seriamente l'inflazione
tassi di interesse sono alti.
Questo però fa apprezzare la nostra valuta. Se la nostra valuta si apprezza, le fonti energetiche importate diventano per noi meno care.
Il nostro problema è anche la disoccupazione
la spesa
pubblica, lo possiamo fare in quanto il nostro debito basso e quindi il governo si può indebitare.
Il nostro governo potrebbe indebitarsi e prendere un grosso piano di miglioramento delle infrastrutture di trasporto in modo da avere un
vantaggio da parte della domanda aggregata, aumentando i posti di lavoro.
I tassi di interesse però sono alti. Può essere un ottimo rimedio ma bisogna tener dei tassi di interesse alti. Una volta combattuta l'inflazione
potremmo tener conto di far scendere i tassi di interesse.
Se la nostra valuta si apprezza, se facciamo delle politiche fiscali espansive, il paese B potrà trovare in A un buon mercato di sbocco e rispetto al
nostro paese una valuta deprezzata. Di conseguenza il paese B è contento della situazione.
Il paese B, è un importante partner commerciale di A e ha un forte deficit della bilancia dei pagamenti. É possibile che A acquisti molti titoli del
debito di B? Con quale effetto sulle economie nell'ipotesi di cambio flessibile?
É un esempio vero. B sarebbero gli USA e A la Cina.
B emette tanti titoli del debito pubblico, ha una spesa pubblica molto forte, una domanda aggregata molto forte che continuerà a crescere
(adesso gli USA si stanno riprendendo) e continuerà a comprare i prodotti dell'altro paese.
La Cina vende tanti prodotti in America. Entrano tanti dollari in Cina che li usa a sua volta per comprare il debito degli USA.
La situazione continua ad andare avanti finchè va. Nel momento in cui si blocca potrebbero succedere cose molto spiacevoli.