Provincia di Asti Area Agricoltura Storia dei legumi Le leguminose hanno sempre avuto un ruolo importante in quasi tutte le civiltà antiche costituendo la base dell’alimentazione. Se ne rinvengono tracce fin dal Neolitico, nelle tombe dei faraoni egizi, nei poemi epici di Omero e anche nell’Antico Testamento. I legumi li troviamo anche nella dieta dei greci, infatti, zuppe di legumi misti, “panspermià”, venivano offerte alla Grande Madre all’inizio di ogni primavera, per propiziare il raccolto. I più umili erano i lupini, detti “thermòs”, che comparivano sulle tavole contadine nell’ultimo giorno di ogni mese, allo scopo di propiziarsi Ecate, dea dell’Oltretomba e allontanare dalle case i fantasmi. In queste “cene di Ecate” i poveri mangiavano gratis. Insolita è la loro preparazione: dopo averli lessati, venivano lasciati in ammollo in acqua di mare e poi consumati nei giorni di digiuno. [Fonte: http://www.taccuinistorici.it/ita/news/antica/dieta-dietetica/Legumi-presso-gli-antichi-Greci.html] Le fave erano considerate misteriose dalla casta sacerdotale egizia e della scuola pitagorica greca, essendo associate al mondo dei morti e alle pratiche esoteriche: l'unione dei due cotiledoni, all'interno di un solo involucro, suggeriva la complementarietà tra la vita esterna (essoterica) e la vita nascosta (esoterica) e, secondariamente, quello della continuità tra la vita e la morte. Erano anche cibo riservato ai giorni di digiuno ed alimentazione dei reclusi. Per gli antichi romani e greci i frutti e le verdure erano dono degli dei (Pomona e Vertumno, quest’ultimo era incaricato al cambio delle stagioni). Publio Ovidio Nasone Metamorfosi, libro XIV Versi 622-697; 765-769 Immagine: Abraham Bloemaert (1566-1651) – Vertumno e Pomona Lucio Giunio Moderato Columella (Gades, 4 – 70) è stato uno scrittore romano di agricoltura. Il suo trattato De re rustica, in dodici volumi, è pervenuto integro, e rappresenta la maggiore fonte di conoscenza circa l'agricoltura romana. Dopo la caduta dell’Impero Romano (476 d.C.) le attività agricole subirono un periodo di lungo declino per le invasioni barbariche; nel IV secolo d.C. si assiste alla diffusione del monachesimo. Per San Benedetto il monastero doveva essere un complesso autosufficiente. Sulla mensa dei monaci comparivano spesso le zuppe di legumi di fagioli, di lenticchie e fave. Nel XII secolo anche Santa Ildergarda (1098-1179) citò tra le verdure i legumi. Nel Medioevo e nel Rinascimento divennero il cibo destinato a chi coltivava i campi e ai salariati. I legumi però non erano mai presenti alla mensa dei ceti più abbienti che erano grandi consumatori di carne d’ogni specie. Nel 1700 la ricca borghesia amava che nell’orto le aiuole fossero ben disciplinate e gli ortaggi precisamente disposti. Erano previsti dei muri per proteggere l’orto e costringere la natura in forme geometriche, ma poi con lo stile paesaggistico inglese si abbandona questa concessione e si lascia maggiore libertà al paesaggio circostante. Si ricordino gli esperimenti di Mendel (1822-1884) sui piselli comuni che portarono alla scoperta dei caratteri ereditari attraverso gli incroci delle diverse varietà e l’osservazione de. risultati ottenuti Durante la guerra la penuria di cibo era molto diffusa in tutti gli strati della popolazione il regime si esprimeva con la solita retorica. “E se la carne, ricca di proteine, fa difetto, nulla vieta, anzi tutto consiglia di ricorrere alle proteine vegetali specialmente a quelle dei legumi. Non per nulla i fagioli furono détti «la carne del povero». Le proteine dei legumi (fagioli, fave, ceci, lenticchie, piselli, lupini, ecc.) possono sostituire nell'alimentazione umana le proteine della carne, anzi hanno il vantaggio di non lasciare residui che possono originare disturbi artritici, reumatici, ecc. Nel 1989, da dati statistici, si riscontra una notevole ascesa della produzione di leguminose da granella (fagioli, piselli), che in precedenza aveva subito un forte decremento. Si legge su alcuni articoli de La Stampa online che, per quanto riguarda il Piemonte, nel 1989-90 «L'agricoltura regionale vale 4350 miliardi». Nel 1989 la produzione salì del 10 % sull'anno precedente. Arrivando ai nostri giorni, non si può non fare riferimento all'area che Expo Milano 2015 dedica alla frutta e ai legumi, due tra i gruppi di alimenti più diffusi sul Pianeta, che sono un concentrato di proprietà nutrizionali che li rende indispensabili per la salute e il benessere dei popoli fin dall’antichità. Al fine di far conoscere e diffondere questi cibi virtuosi, Expo Milano 2015 ha progettato il Cluster Frutta e Legumi realizzando orti affacciati sul Decumano come fossero delle terrazze colorate che invitano i visitatori a scoprire i tesori dell’area. Per la loro centralità in agricoltura e il loro apporto calorico i legumi sono la coltura ideale per ridurre la povertà e la fame migliorando le condizioni di salute e di nutrizione. Il termine legume, dal punto di vista botanico, indica un tipo di frutto secco di forma più o meno allungata che, una volta maturo, si apre lungo due linee opposte e al cui interno si trovano dei semi attaccati lungo l’asse principale. Questo frutto è tipico delle specie vegetali appartenenti alla famiglia delle Fabaceae (Papilionaceae o Leguminosae). Ne fanno parte il fagiolo (Phaseolus vulgaris L.), il pisello (Pisum sativum L.), la fava (Vicia faba L.), il lupino (Lupinus), il cece (Cicer arietinum L.), il caiano (Cajanus indicus), l'arachide (Arachis hypogaea L.), la soia (Glycine max (L.) Merr.), la lenticchia (Lens culinaris), la cicerchia (Lathyrus sativus) e alberi come la mimosa (Acacia), la sofora (Sophora), la robinia (Robinia pseudoacacia), il carrubo (Ceratonia siliqua), il tamarindo (Tamarindus indica), la grenadilla (Dalbergia melanoxylon). Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Fabaceae Il prodotto che consumiamo, nella maggior parte dei casi, è il seme, che si trova all’interno del frutto; viene consumato fresco per piselli e fave oppure viene cucinato quando è già secco e maturo, come nel caso di fagioli, lenticchie e ceci. I legumi si possono usare anche così.. Classe Dicotyledonae Ordine Leguminosae Famiglia Papilionaceae Tribù Genisteae Specie Phaseolus vulgaris L. Il fagiolo comune (Phaseolus vulgaris L.) originario dell’America meridionale (Perù, Colombia). E' diffuso soprattutto in Asia, ma nel bacino del Mediterraneo. In Europa il maggiore produttore è la Spagna, seguita da Portogallo, Italia e Grecia. Pianta annuale a rapido sviluppo, con apparato radicale molto ramificato e superficiale, steli angolosi, di altezza e portamento variabile, da nani a rampicanti. La forma del fagiolo è varia: dalla sfera, al parallelepipedo, al reniforme, all’ovale, all’appiattito, al cilindrico. I colori sono diversissimi: dal bianco al nero passando per il giallo, il beige, il bruno, il rosa, il rosso, il violetto; il colore può essere uniforme o variamente screziato. Le prime foglie sono semplici, le altre trifogliate con foglioline cuoriformi. I fiori sono riuniti a grappoli in numero da 4 a 10 all’ascella delle foglie, e sono di colore per lo più bianco. La semina del fagiolo si può fare su un lungo arco di tempo: da aprile alla fine di luglio - primi di agosto. La profondità di semina ottimale è di 40-60 mm in terreni a grana media, fino a 60-80 mm in terreni sciolti. La temperatura minima per avere nascite pronte e regolari è di 13-14 °C. Il fagiolo soffre molto gli abbassamenti di temperatura: muore a 1-2 °C. Teme molto la siccità, è quindi necessaria l’irrigazione per realizzare produzioni soddisfacenti e costanti. La maturazione è favorita dal tempo secco. Valori nutrizionali e composizione I fagioli sono composti per il 10 % da acqua, 24,5 % da proteine, 48% da glucidi, 14,50 % da fibra alimentare, ed il restante 3 % da lipidi. I minerali presenti in maggior quantità sono il sodio, il potassio, il ferro, il fosforo, il manganese, il calcio, il magnesio, lo zinco ed il selenio. I fagioli contengono una buona dose di vitamine del gruppo B e precisamente le vitamine B1, B2, B3, B5 e B6; oltre a queste troviamo la vitamina E, K, J e la vitamina PP. Tra gli aminoacidi citiamo invece quelli presenti in percentuale maggiore che sono: acido aspartico, acido glutammico, arginina, fenilalanina, leucina, lisina, valina e prolina. Le calorie fornite da 100 grammi di parte edibile di fagioli è pari a 343 calorie. Proverbio: “Riso e fagioli fanno crescere i figliuoli” Ingredienti (per 2 persone): • 160 g di riso carnaroli • 1 scatola di fagioli borlotti precotti • 200 g di pomodori pelati o pomodorini • 1 spicchio d’aglio • prezzemolo fresco • olio extravergine di oliva q.b. • brodo vegetale q.b. • sale q.b. Sciacquare bene i fagioli e scolarli. In un tegame dai bordi alto, versare qualche cucchiaio di olio, l’aglio e il prezzemolo tritato. Lasciar insaporire. Aggiungere i pelati o i pomodorini e far cuocere per 7-8 minuti. A questo punto, unire anche i fagioli borlotti e mescolare tutto. Coprire con 3-4 bicchieri di brodo vegetale (o acqua calda) e far cuocere con il coperchio per 5 minuti. Versare il riso direttamente nel sugo, salare e mescolare. Coprire e lasciar cuocere, girand spesso. Se il riso si asciuga, unire piano piano un mestolo di brodo alla volta, sempre mescolando sino ad ultimarne la cottura. Una volta cotto, servire caldo con una manciata di formaggio grattugiato e del prezzemolo fresco tritato grossolanamente Situazione della produzione nelle province piemontesi Dati anno 2014 Vengono considerate le variabili “numero di aziende” e “superficie totale” per illustrare il modo in cui la coltura del legume sia distribuita tra le varie province piemontesi. Classe Dicotyledonae Ordine Leguminosae Famiglia Papilionaceae Tribù Vicieae Specie Pisum sativum Asch. et Gr I piselli giunsero nel Mediterraneo dalla Mesopotamia intorno al III millennio a.C., costituendo una parte essenziale della dieta dei Greci e dei Romani. La pianta del pisello è erbacea, glabra ed annuale: ha un unico stelo, sottile e fragile, la cui lunghezza varia dai 30 cm ai 3 metri; in funzione delle dimensioni e delle caratteristiche morfologiche della pianta, si distinguono piselli nani, rampicanti e semirampicanti. La radice della pianta di pisello è fittonante, e raggiunge anche gli 80 cm di profondità scavando nel terreno per raggiungere l’acqua e sali minerali. Le foglie sono composte e pennate e, nella parte terminale, presentano un viticcio. I fiori assumono una colorazione che differisce in base alla specie: alcuni sono bianchi, altri rossi o viola, ma sono tutti riuniti in grappoli e lungamente peduncolati. I baccelli racchiudono un numero variabile di semi, che a loro volta si differenziano per colore, forma e dimensioni. La pianta germina con temperature del terreno intorno a 4°C, mentre la temperatura ottimale per il compimento del ciclo vitale è compreso tra 15°C e 18°C. L’epoca di semina più comune nelle regioni del Centro-Nord è in febbraio appena la temperatura del terreno è risalita a 5-6°C; ma ove si disponga di varietà resistenti al freddo, la semina autunnale è da preferire, va fatta in tempo affinché all’arrivo dei freddi le piantine siano arrivate allo stadio di 3-4 foglie. In genere l’epoca è ottobre nel Nord Italia, novembre nel Centro Sud. La semina va fatta a file distanti sui 0,18-0,25 m e i semi vanno posti alla profondità di 50-70 mm, onde ridurre la predazione da parte degli uccelli e roditori. Valori nutrizionali e composizione I piselli contengono 72-80% di acqua, sono ricchi di carboidrati, proteine, fibre e sali minerali. potassio (300 mg), il fosforo (125 mg), Magnesio (35 mg), calcio (25 mg), ferro (2 mg). Tra gli oligoelementi ricordiamo: cobalto, fluoro, iodio, manganese, nichel, rame, selenio e zinco. Nei piselli freschi troviamo: Vitamina B1 (0,4 mg), Vitamina B2 (0,14 mg), Vitamina B3 (2,2 mg), Vitamina B5 (0,45 mg), Vitamina B6 (0,16 mg), Vitamina B8 (5 mg), Vitamina B9 (70 mg). Il tasso di Vitamina C è di 30 mg (dopo la cottura ne restano circa 14 mg). La Vitamina E è abbondante nei piselli ed è un ottimo antiossidante. Anche la provitamina A (carotene) è un ottimo antiossidante ma il suo contenuto è moderato (circa 0,3 mg). Risotto ai piselli e prosciutto croccante Ingredienti: • 360 gr di Riso • 150gr di prosciutto crudo • 200gr di piselli • cipolla • carota • olio • sale & pepe • parmigiano Preparazione: Lessare il riso in acqua bollente salata. Scolarlo al dente e metterlo da parte in un contenitore coperto. Prendere una casseruola e fare un soffritto di cipolla e carota, una volta che la cipolla si sarà imbiondita, aggiungere i piselli e lasciar cuocere per circa 20 minuti. Tagliare il prosciutto crudo a listarelle e scaldatelo in una padella a parte fino a farlo diventare croccante. A 3 minuti dalla fine della cottura dei piselli aggiungere il riso nella casseruola. Far mantecare il tutto, amalgamando bene gli ingredienti, aggiungendo anche le listarelle di prosciutto croccante. Aggiungere pepe e parmigiano se di gradimento. Situazione della produzione nelle province piemontesi Anno 2014 Sono prese in esame le variabili “numero di aziende” e “superficie totale” per illustrare il modo in cui la coltura del legume sia distribuita tra le varie Province Classe Dicotyledonae Ordine Leguminosae Famiglia Papilionaceae Tribù Vicieae Specie Faba vulgaris Moench. Coltivato già nell'età del bronzo, nell'antichità era conosciuto e apprezzato. Nell'antica Grecia si riteneva che Cerere avesse donato ad una città dell'Arcadia i semi di tutti i legumi tranne quelli delle fave, cui era legata la superstizione di “albergare le anime dei morti”. Venivano per esempio cotte ed offerte a Bacco e Mercurio che donassero protezione alle anime dei morti. Questa leggenda legava in legume all’aldilà, rafforzata anche dal colore del loro fiore in parte nero. La fava è una pianta erbacea annua, non rampicante e con radice fittonante. Gli steli eretti, quadrangolari, alti fino a 1,50 m non sono ramificati, ma a volte si possono vedere steli secondari sorgenti alla base di quello principale. Le foglie sono alterne, composte da due o tre paia di foglioline sessili ellittiche intere, con la fogliolina terminale trasformata in un appendice poco appariscente ma riconducibile al cirro che caratterizza le foglie delle Vicieae. I fiori si formano in numero da 1 a 6 su un breve racemo che nasce all’ascella delle foglie mediane e superiori dello stelo. I fiori sono appariscenti (lunghezza 25 mm), la corolla ha petali bianchi e a volte violacei e, quasi sempre, con una caratteristica macchia scura. Le fave sono contenute in un bacello lineare e lungo fino a 25 cm, se fresche, sono di colore verde, se secche sono di colore bruno e molto dure. La fava germina con temperature del terreno intorno a 5 °C, ha una limitata resistenza al freddo. La semina avviene da settembre a fine autunno, interrando, alla profondità di 4-5 cm, due semi e adottando un sesto di 80 – 100 cm tra le file, mentre sulla fila la distanza può oscillare, a seconda della vigoria della pianta. Valori nutrizionali e composizione Le fave sono composte per l'80% da acqua, 12% da carboidrati, 5,5% da proteine e la restante percentuale è divisa tra fibre e ceneri; tra i minerali troviamo invece il calcio, il fosforo, il sodio, potassio, ferro, magnesio, zinco e selenio. Le fave più giovani sono quelle che meglio si prestano ad essere consumate crude mentre quelle più mature vanno consumate cotte. Le fave fresche forniscono 71 calorie ogni 100 grammi, quelle secche ne forniscono 305. Le vitamine presenti sono la B1, B2, B3, B5 e B6 e la vitamina C. Gli aminoacidi presenti nelle fave in maggior percentuale: acido aspartico, acido glutammico, alanina, arginina, leucina, tirosina, treonina, triptofano e valina. Superstizione: Stando ad una credenza popolare diffusa in Italia, se si trova un baccello di fava contenente sette semi si avrà un periodo di grande fortuna. Pesto di fave Ingredienti: • Pecorino 75 g • Aglio 1 spicchio • Menta fresca 3-4 foglie • Fave fresche 150 gr • Olio di oliva extravergine 70 ml Per preparare il pesto di fave, iniziate a sgranare le fave che devono essere freschissime, privatele della buccia esterna più dura; togliere anche la pellicina che le riveste. Versate le face nel mixer e unite lo spicchio di aglio intero sbucciato, il formaggio grattugiato, le foglie di menta e l’olio a filo. Azionate il mixer e frullate il tutto ad intermittenza, interrompendovi a intervalli regolari dopo pochi secondi (così da non surriscaldare eccessivamente le lame), fino ad ottenere un composto cremoso e omogeneo; trasferite in una ciotolina il pesto di fave ottenuto e se non lo utilizzate subito potete coprirlo con pellicola trasparente oppure con l'olio extravergine d'oliva. Utilizzatelo per condire gustosi primi piatti! Situazione della produzione nelle province piemontesi Anno 2014 Sono prese in esame le variabili “numero di aziende” e “superficie totale” per illustrare il modo in cui la coltura del legume sia distribuita tra le varie Province Classe Dicotyledonae Ordine Leguminosae Famiglia Papilionaceae Tribù Genisteae Specie Lupinus spp. Il nome del genere Lupinus deriva forse dal vocabolo “greco” Iypè, che significa “odore, amarore, tristezza…”, con riferimento alle caratteristiche del seme dal sapore amarognolo. Legume noto e diffuso fin dall’antichità nel bacino del Mediterraneo e nel Medio Oriente per la sua capacità di adattarsi agli ambienti più ingrati, acidi e magri dove altre leguminose non riescono a crescere, per il suo potere di migliorare la fertilità del terreno e per la sua capacità di produrre una granella ricchissima di proteine (fin oltre il 35%) anche se non priva di inconvenienti. I lupini coltivati in Europa appartengono a tre specie: lupino bianco (Lupinus albus), lupino giallo (L. luteus) e lupino blu o azzurro (L. angustifolius). La specie più adatta al clima e ai terreni italiani è il lupino bianco, mentre le altre specie sono più favorite dai terreni acidi e dal clima a estate umida e fresca. Il lupino bianco presenta una pianta annuale, rustica, erbacea, eretta, alta fino a 1,5 m, poco ramificata, pubescente con radice robusta e fittonante. Le foglie sono alterne, palmato-composte, glabre sulla pagina superiore, spesso vellutate e pelose su quella inferiore. I fiori sono bianchi, grandi, vistosi, riuniti in racemi sulla parte terminale del fusto e delle ramificazioni. I legumi sono lunghi, eretti, addossati all’asse del racemo, pubescenti, schiacciati, contenenti numerosi (3-6) semi. I semi sono grandi, bianchi, lenticolari, di diametro spesso variabile. Tutti i tipi di lupini temono i ristagni e l’asfissia radicale. La semina del lupino bianco in Italia avviene in ottobre-novembre, a file distanti 0,25-0,35. La maturazione si raggiunge in giugno-luglio. Caratteristiche, valori nutrizionali I lupini contengono un alcaloide amarissimo per cui prima di essere consumati devono essere “sanati”, ossia immersi in acqua per qualche giorno e poi immersi in una soluzione di acqua e sale. La lavorazione industriale per la produzione dei lupini salati prevede una fase di cottura in acqua salata e una serie di lavaggi in acqua, necessari per eliminare le sostanze ancora presenti nei lupini appena cotti, che li rendono amari e quindi immangiabili. Durante questi lavaggi in acqua i lupini vengono acidificati, in modo da raggiungere un Ph intorno a 4, in grado di inibire la crescita di microrganismi dannosi. All’interno dei lupini si trovano, oltre a un dato quantitativo di acqua (variabile intorno al 68%), per ogni 100 grammi circa 15-16 g. di proteine, 8-10 di carboidrati, 3 di grassi e 3 di fibre. Completano il quadro vari livelli di vitamine (tra queste A, B1, B2, B3, B5, B6, C e D), acidi grassi omega-3 e omega-6, oltre a sali minerali come calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, sodio e zinco. Il fabbisogno di calorie soddisfatto dai lupini è di 114 kcal per ogni 100 grammi di prodotto consumato. Polpette di zucchine e lupini Ingredienti (per 6 polpette): 200 g di zucchine 100 g di lupini 2 cucchiai di farina di ceci 1 cucchiaio raso di pangrattato integrale olio evo olio di arachidi per la teglia timo zenzero pepe Tagliare le zucchine a cubetti e soffriggerle in padella con 1 cucchiaio di olio a fiamma bassa, con il coperchio, per 10 minuti. Nel frattempo sbucciare i lupini. Mettere zucchine e lupini nel minipimer e ridurre il tutto in crema. Trasferire il composto in una ciotola e aggiungere la farina di ceci e il pangrattato. Aggiungere ancora le spezie (il sale no se i lupini usati sono in salamoia) e fare le polpette. Ungere una teglia da forno con 1 goccio di olio, mettere le polpettine ottenute e spennellarle un po’ con un po’ di olio. Infornare a 200° per circa 20 minuti (dipende molto dal tempo di cottura del forno). Girare a metà cottura per dorarle da entrambi i lati. Situazione della produzione nelle province piemontesi Anno 2014 Sono prese in esame le variabili “numero di aziende” e “superficie totale” per illustrare il modo in cui la coltura del legume sia distribuita tra le varie Province