Bilancio Integrato Guna
“Un mondo in cambiamento”
http://socialhub.guna.it/2015
MAD PRIDE: ORGOGLIO MATTO!
Mad Pride/Cose da Pazzi” è un progetto che coinvolge buona parte della rete
nazionale degli utenti e degli operatori della salute mentale, con l’ambizione di
estendersi gradatamente alla rete internazionale. Attualmente collabora con Mad
Pride France, Mad Pride Toronto e Mad Pride UK. Il progetto nasce da un’idea
originale, maturata all’interno di un gruppo di auto-aiuto di pazienti in psicoterapia
presso l’ASL 1 di Torino, ed è gestito dai pazienti stessi, in collaborazione con gli
operatori sanitari.
“Mad Pride” è una manifestazione per la difesa dei diritti dei “diversamente
normali”. Il disagio è tra noi, e solo chi ha frequentato un gruppo di mutuo-aiuto può
essersene reso conto: i membri del gruppo sembrano così normali nella loro
“diversità”… ma quanti come loro vi sono per le strade, psicologicamente “malati”
senza saperlo? Quanto disagio ci portiamo addosso, nella nostra vita di tutti i giorni,
senza neppure rendercene conto? Molti di noi, cittadini “normali” faticano però a
chiedere aiuto, perchè il “pazzo” è sempre l’altro… Mad pride sogna invece “pazzi”
orgogliosi di essere tali, e soprattutto persone normali che comprendano che siamo
tutti “un po’ pazzi”, e che chiedere aiuto per vivere meglio la propria diversità o per
superare un temporaneo momento di difficoltà psicologica non significa
necessariamente “etichettarsi” come “matti” per tutta la vita. L’iniziativa, avviata
nel 2011 e proseguita di anno in anno fino ad oggi, prevede una settimana di eventi
di discussione e dibattito nonché un corteo in centro città, pacifico e colorato, che
ha per simbolo una girandola. La girandola è “preda” dei venti come i matti sono
preda delle loro follie, si muove grazie al loro soffio ma non per questo è priva
d’identità. Inoltre la girandola del “Med Pride” ha i “petali” multicolori, una
confusione di cromie che ricorda un po’ quella della psiche di tutti noi, ma che è
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anche un inno alla difesa della diversità.
Il progetto prevedeva originariamente la realizzazione – con l’aiuto di un fornitore
che prenda a cuore l’iniziativa – delle vere girandole colorate: suonando ai
campanelli dei palazzi lungo il tragitto del corteo, le girandole sarebbero state
donandole ai residenti, con l’invito a esporle subito sul balc
one. Inoltre, i partecipanti alla manifestazione avrebbero potuto costruirsi una
girandola costruita con le proprie mani, contaminano le tranquille case borghesi e
sollecitando l’attenzione della cittadinanza su un problema reale spesso occultato: il
balcone è quella parte del focolare domestico che si affaccia verso la strada, quindi
verso la vita… quale luogo simbolico migliore per “mettere in piazza la pazzia” se
non il balcone di casa…? Con il supporto del Ministero Pubblica Istruzione, avremmo
voluto sollecitare gli organizzatori a coinvolgere le scuole in un laboratorio
pedagogico sotto un tendone: “disegna la pazzia, quella Tua o quella di
qualcun’altro”. Psichiatri e psicologi potrebbero commentare sul posto – in modo
“leggero”, divertente e appassionante – i lavori dei bambini/ragazzini, trasmettendo
quindi messaggi positivi alle nuove generazioni circa questo particolare tipo di
disagio. Un altro aspetto del progetto che avremmo voluto veder realizzato erano
delle interviste a dei “pazzi normali”, ovvero persone che hanno avuto il coraggio di
chiedere aiuto per risolvere piccoli o grandi problemi, facendo un utile percorso di
analisi psichica senza per questo doversi sradicare dalla normalità della vita di tutti i
giorni e
senza finire vittime dello stigma, perché chiunque dovrebbe chiedere supporto, se
ritiene di averne necessità, ed essere un po’ pazzi pur essendo normali è
certamente possibile… Purtroppo questa tranche di idee non ha ancora trovato
stimoli e impulsi sufficienti a vedere la luce.
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Quest’anno, in compenso, “Matti a Cottimo” – progetto di lavoro del Torino Mad
Pride – ha un altro ambizioso obiettivo: documentare con riprese video quanto di
nuovo si muove in Italia in ambito di salute mentale. Si chiama “Dialogo Aperto”, è
un approccio che giunge dalla Finlandia, ha già messo radice in vari paesi del
mondo e ora sta arrivando anche in Italia, grazie ad un progetto dei Dipartimenti di
Prevenzione di alcune Asl Italiane, tra cui quella di Torino. Il dialogo aperto è un
nuovo approccio alle problematiche della salute mentale che si caratterizza per una
modalità di intervento orizzontale: non ci sono esperti in grado di somministrare
soluzioni, ma sistemi di relazioni capaci di trovare al loro interno le “soluzioni” che
occorrono. La sofferenza mentale viene affrontata non più come un problema
individuale ma come espressione del malessere di un sistema di relazioni, dunque
solo all’interno di quel sistema è possibile rintracciare, sostenendole, le risorse che
possono consentire una guarigione e il crearsi di un nuovo equilibrio.
L’intervento vede il coinvolgimento di tutte le persone significative per colui/colei
che mostra sofferenza, siano essi familiari, amici o altre figure, e si svolge presso
l’abitazione dell’interessato, evitando il crearsi di uno stigma legato al doversi
recare presso i servizi psichiatrici o in ospedale. L’impiego di farmaci è ridotto al
minimo, nel tentativo di comprendere i sintomi che chi soffre manifesta, invece di
metterli velocemente a tacere.
Si registrano remissioni complete dei sintomi in più dell’80% dei casi trattati,
secondo i dati di ricerca finlandesi. Ma in Italia? Sarà possibile ottenere gli stessi
risultati? Come applicare tale approccio anche da noi?
Nel mese di dicembre 2015 inizierà un percorso di formazione che vedrà coinvolti
operatori della salute mentale sia a Torino che a R
oma e formatori provenienti dalla Finlandia. Grazie al sostegno di GUNA, la squadra
video di Matti a Cottimo sarà presente per documentare il processo di cambiamento
in atto, attraverso riprese video dei momenti formativi, interviste ai formatori e ai
partecipanti, al fine di realizzare un documento video che possa testimoniare come
il Dialogo Aperto sia in grado di trasformare in primis il modus operandi degli
operatori stessi.
In definitiva, l’intero articolato progetto è di per se un “appello”: si desidera
manifestare per trasmettere il messaggio che l’unico sentiero in grado di portare
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veramente alla felicità, è la libertà. Anche – perchè no – la libertà di essere pazzi!
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