LA QUALITA’ DELLA VITA NEL PAZIENTE TRAPIANTATO Scardino Marcello Infermiere Coordinatore Ematologia-CTMO Azienda Ospedaliera Universitaria-Parma Quasi cinquant’anni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non solamente l’assenza di disagio o malattia” Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la QdV è definita “come la percezione soggettiva che un individuo ha della propria posizione nella vita, nel contesto di una cultura e di un insieme di valori nei quali egli vive, anche in relazione ai propri obiettivi, aspettative, preoccupazioni”. Vari studiosi di discipline sociali hanno cercato di capire su quali elementi le persone si basano nel giudicare positivamente la propria vita Si tratta quindi di una valutazione globale della qualità della vita di una persona secondo i propri criteri soggettivi. Sono stati di conseguenza creati degli strumenti psicometrici in grado di misurare il benessere, qui inteso soprattutto nella sua componente di giudizio cognitivo. Tra le scale più utilizzate possiamo indicare: a)Life Satisfaction Index di Neugarten ; b) Satisfactionwith Life Scale (SWLS) di Diener et al. ; c) il singolo indice di felicità . L’oncologia rappresenta il campo medico nel quale probabilmente la valutazione della QdV ha compiuto i maggiori progressi, sia per il numero di pubblicazioni sia per i traguardi raggiunti in termini di consensi della comunità internazionale oncologica. Solo per citare alcuni esempi, l’American society of clinical oncology pone la valutazione della QdV tra le principali misure di outcome negli studi clinici oncologici da oltre un decennio; mentre già a partire dal 1985, la FDA considerava un miglioramento inteso in termini di QoL come possibile parametro per l’immissione sul mercato di un nuovo farmaco antitumorale. Tra gli obiettivi ufficiali e strategici identificati dal National cancer institute degli Stati Uniti vi è oggi in primo luogo quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici e delle loro famiglie (National cancer institute 2006). Il rapporto tra benessere e malessere, inoltre, sembra essere molto complesso e, in alcuni trials farmacologici, le sottoscale che misuravano il benessere si sono rilevate più sensibili di quelle sintomatologiche nel valutare gli effetti del trattamento . Ruini C, Rafanelli C, Conti S, Ottolini F, Mangelli L, Tossani E,Fabbri S, Grandi S, Fava GA: Benessere psicologico e sintomi residui in pazienti con disturbi affettivi . I.Rilevazioni psicometriche. Rivista di psichiatria, 2002, 37, 171-178. Scala di Karnofsky E’ un indice “di attività” per la misurazione dei risultati dei trattamenti antitumorali: lo stato fisico del paziente, le prestazioni e la prognosi successiva all’intervento terapeutico. E’ adatta per determinare l’idoneità del paziente alla terapia. Come tutti gli attuali strumenti, la scala di Karnofsky consiste in un certo numero di domande da porre al paziente. Secondo le risposte, la qualità della vita sarà espressa in percentuale rispetto ad un normale di (100%) stato di salute. Il trapianto di midollo osseo (TMO) è da tempo una procedura terapeutica per la cura di varie forme ematologiche maligne Il TMO è un intervento terapeutico molto efficace, ma al tempo stesso molto gravoso (talvolta anche pericoloso) per il malato, avendo spesso conseguenze irreversibili su vari piani: biologico,psicologico e sociale come ad es. la perdita della fecondità oppure l’invalidità lavorativa etc La persona malata si trova costretta ad affrontare un’esperienza che induce un senso di crisi, le cui manifestazioni prevalenti toccano la percezione d’integrità e l’identità personale,in quanto il senso di sé viene profondamente messo in gioco da una serie di eventi stressanti e destabilizzanti. Risulta pertanto necessario un adattamento in funzione della gravità della diagnosi, della severità del protocollo terapeutico, delle specifiche reazioni psicologiche della persona malata. Lo scopo di molti studi è la definizione dei fattori che determinano i processi di distress con finalità di prevenzione e di cura Lee et al. (2005) individuano una serie di momenti critici nel percorso assistenziale, fra cui, in particolare: •la diagnosi, • l’inizio del trattamento, • il ricovero per il trapianto, • la fase di isolamento, • la dimissione, • l’eventuale ricaduta Lee, S.J., Loberiza, F.R., Rizzo, J.D., Soiffer, R.J., Antin, J.H. & Weeks, J.C. (2005). Routine screening for psychosocial following hematopoietic stem cell transplantation. Bone Marrow Transplantation, 35, 77-83. In un recente studio di Lee et al. (2005) vengono individuati i segni precoci del distress al fine di comprenderne il valore predittivo in termini di rischio di psicopatologia in un percorsoassistenziale post-trapianto. I risultati di varie ricerche concordano sull’importanza per quanto attiene la prevenzione del distress degli elementi relativi sia alla personalità dei pazienti, sia all’evoluzione temporale del decorso clinico-terapeutico (Fife et al. 2000) sia agli interventi di counseling e di psicoterapia. psicoterapia Lee, S.J., Loberiza, F.R., Rizzo, J.D., Soiffer, R.J., Antin, J.H. & Weeks, J.C. (2005). Routine screening for psychosocial following hematopoietic stem cell transplantation. Bone MarrowTransplantation, 35, 77-83. Fife, B.L., Huster, G.A., Cornetta, K.G., Kennedy, V.N., Akard, L.P. & Brown, E.R. (2000). Longitudinal study of adaptation to the stress of bone marrow transplantation. Journal Clinical Oncology, 18, 1539-1549. Vengono identificati lungo il percorso assistenziale tre stadi di particolare importanza: • nella fase prima del trapianto vengono rilevati stati di ansia esistenziale e di depressione legati prevalentemente alla paura di morire; • nella fase durante il ricovero il paziente può andare incontro ad una esperienza di stress da isolamento; • infine, nella fase post-TMO, possono presentarsi sia un vissuto di paura relativo alla perdita del supporto dei sanitari, sia una crisi della compliance nella relazione con il personale sanitario La presa in carico del malato dovrebbe proseguire anche dopo le dimissioni dall’ospedale. L’adattamento al ritorno a casa e al nuovo stile di vita richiede un sostegno psicologico significativo svolto da personale qualificato, in particolare, per quei soggetti che già in fase pre-trapianto e durante il trattamento hanno manifestato disturbi psicologici ed emotivi significativi Kopp, M., Schweigkofler, H., Holzner, B., Nachbaur, D., Niederwieser, D., Fleischhacker, W.W. &Sperner-Unterweger, B. (1998). Time after bone marrow transplantation as an important variable for quality of life: results of a cross-sectional investigation using two different instruments for quality-oflife assessment. Ann. Hematol., 77, 27-32. Interventi di counseling e di sostegno psicologico mostrano, soprattutto se tempestivi, una buona efficacia nel contrastare il distress e nel consentire una elaborazione personale delle esperienze significative della vita attraverso la malattia e le terapie,. In sintesi emerge dalla letteratura recente, con sempre maggiore chiarezza, una prospettiva che pone al centro il malato, con attenzione ai suoi bisogni di assistenza e di benessere psicologico. La dimissione La dimissione è molto desiderata dal paziente fin dal momento in cui entra in reparto, però quando si avvicina realmente può associarsi la paura di fare un salto nel “vuoto”. Infatti il paziente, abituato ad un ambiente e ad un’assistenza medica ed infermieristica che lo ha fatto sentire molto protetto, può essere colto da dubbi e da angosce per quanto potrà accadergli dopo la dimissione, non essendo più sorvegliato da vicino come nella sezione trapianti. Proprio per questo motivo, i medici e gli infermieri devono essere a disposizione per chiarire dubbi, suggerire consigli e cercare di ridurre ansie e timori. Dopo la dimissione saranno necessarie frequenti visite di controllo in ambulatorio con cadenza settimanale o bisettimanale, ma in caso di comparsa di problemi clinici, la frequenza potrà aumentare. Dopo i primi mesi le visite si ridurranno sensibilmente, per divenire mensili e trimestrali dopo i 16-24 mesi dal trapianto. In seguito, verrà chiesto ai pazienti di ritornare al controllo almeno una volta all’anno, anche in assenza di sintomi di qualsiasi tipo, per controlli clinici ed ematologici. E’ necessario sottolineare che il trapianto di midollo osseo allogenico non prevede un decorso uniforme per tutti i soggetti, quindi la frequenza delle visite ambulatoriali può variare sensibilmente da caso a caso. In ambulatorio per: 1. Verificare lo stato di benessere fisico e psicologico; 2. Verificare gli esiti degli esami ematochimici e prescrivere se necessario delle terapie endovenose e trasfusionali; 3. Verificare l’eventuale insorgenza di complicanze del trapianto, quali infezioni e malattia da trapianto verso l’ospite (GVHD); 4. Verificare i possibili effetti collaterali legati ai farmaci assunti dal paziente; 5. Verificare lo stato di malattia per la quale il trapianto è stato effettuato A domicilio è bene che il paziente tenga sotto controllo i disturbi più significativi: •La febbre (entità, durata e sintomi concomitanti); •Sintomi respiratori (tosse, affanno, presenza di espettorato); •L’alvo (stitichezza, diarrea); •Arrossamenti della pelle (sede degli arrossamenti e sintomi di accompagnamento). La vita dopo il trapianto Dopo il trapianto c’è la grande attesa del paziente per il “recupero” del nuovo midollo. Il nuovo midollo osseo, però, è ancora immaturo e non è in grado di affrontare la vita di tutti i giorni. Come già detto il paziente, per circa tre mesi , dovrà sottoporsi a visite ambulatoriali frequenti; durante questo periodo è importante seguire con attenzione tutte le indicazioni dei medici perché continuando a seguire le regole aumenterà in modo consistente la possibilità di arrivare ad una completa guarigione. Col passare delle settimane il paziente si sentirà sempre meglio, però bisogna ricordare che ci vogliono dai sei mesi ad un anno prima che il nuovo midollo osseo funzioni pienamente e sia in grado di produrre tutti i globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine che servono. Fino a quel momento ci saranno rischi di infezione ed emorragie si dovranno osservare alcune precauzioni ed accettare alcune limitazioni. Fino a quando il numero di globuli bianchi non torna alla normalità c’è il rischio di infezioni e fino a quel momento è bene seguire alcuni consigli per evitare queste complicazioni 1. Fare un bagno o una doccia tutti i giorni usando saponi neutri e non condividendo asciugamani o accappatoi con gli altri familiari. 2. Lavarsi spesso le mani, mani specialmente prima e dopo la preparazione di cibi, quando si usa il bagno e ogni volta che si da la mano a qualcuno. 3. Mantenere una buona igiene orale, orale lavando i denti tutti i giorni dopo i pasti e quando si va a dormire usando spazzolini morbidi. 4. Tenere la casa pulita utilizzando prodotti che svolgano anche un’azione disinfettante, soprattutto bisognerà avere molta cura all’igiene di quei sanitari (water, bidet, doccia, vasca) che prevedono un contatto diretto, facendo in modo che siano puliti quando li usa il paziente. 5. Lavare le stoviglie e gli utensili a fondo, fondo con acqua calda e sapone. 6. Evitare contatti ravvicinati con persone raffreddate o con altre infezioni. infezioni Si possono ricevere visite, ma è bene limitarle a piccoli gruppi di persone sane. 7. Evitare il contatto con persone appena vaccinate, vaccinate in particolare i bambini i quali sono potenziali portatori di malattie virali (per esempio la varicella) che il paziente sottoposto a trapianto può contrarre con facilità. 8. Evitare luoghi chiusi ed affollati per i primi mesi dopo il trapianto, ianto quando questo non è possibile mettere una mascherina. 9. Evitare di andare al mare, ai laghi e piscine pubbliche per un anno. nno 10. Limitare il numero delle piante in casa e lasciare che sia qualcun’altro ad occuparsene. 11. Allontanare da casa gli animali domestici per i sei mesi successivi al trapianto; se questo non è possibile e i medici danno il permesso, bisogna fare in modo che siano vaccinati e che non sia il paziente ad occuparsene. Dal momento della dimissione occorre seguire una dieta controllata che escluda alimenti potenzialmente a rischio da un punto di vista igienico; igienico questa dieta viene definita dieta a bassa carica microbica. La preparazione dei cibi Prima di cucinare e preparare il cibo bisogna lavarsi accuratamente le mani. •Evitare di stare con il viso sopra il cibo e mantenere i capelli raccolti. •La frutta e la verdura vanno lavate in maniera molto accurata, utilizzando amuchina o bicarbonato. La frutta deve essere sempre sbucciata. •Utilizzare piatti e posate per uso personale lavati con i programmi per lavastoviglie ad alte temperature. Se questo non è possibile utilizzare piatti di carta. •Sostituire spesso gli strofinacci e le spugne utilizzate per la pulizia delle stoviglie, conservarli in un luogo pulito ed asciutto in modo che non si conservino troppo umidi. Eventualmente adoperare panni monouso. •Utilizzare indifferentemente i vari metodi di cottura, ricordando che comunque i cibi devono essere ben cotti. Nel caso in cui venga usato il forno a microonde è bene ricordare che il cibo raggiunga uniformemente un punto di cottura adeguato. Nell’ambito di questa dieta sono da evitare i seguenti cibi: Verdure in foglia crude; Frutta fresca che non sia facilmente lavabile o sbucciabile; Frutta o vegetali che si presentano danneggiati o troppo maturi; Carni crude o poco cotte; Gelati sfusi e prodotti di pasticceria non confezionati, in particolare quelli a base di crema; Uova non perfettamente cotte; Cibi sfusi acquistati in rosticceria; Formaggi sfusi, in particolari quelli freschi. Chiamare i medici al primo segno di infezione. • la febbre più alta di 37,50C; •tosse, starnuti, naso che cola; • dolore, arrossamento della gola,degli occhi, delle orecchie, della pelle, •gonfiore delle articolazioni e dell’addome; •bruciore o dolore nell’urinare o urina opaca o scura; •piccole vesciche, fredde e dolorose, vicino alla bocca o in qualsiasi altra parte del corpo. Finché il numero di piastrine è basso si è a rischio di emorragie. Per evitare queste complicanze bisogna: 1.Evitare attività che possono causare lesioni, in modo particolare sport di squadra, sollevamento pesi, lo spostamento dei mobili, cavalcare, andare in bicicletta, sciare. 2. Usare rasoi elettrici per radersi. 3. Non usare utensili da cucina affilati. 4. Usare spazzolini da denti a setola morbida. 5. Non soffiarsi il naso vigorosamente. Cercare di non diventare stitico. Se non si riesce ad andare di corpo, rivolgersi al proprio medico; talvolta bastano più fibre e fluidi nella dieta, o un’emolliente delle feci. 6. 7. Non assumere medicinali che possono interferire con la coagulazione. Non prendere nessuna medicina che contenga aspirina Riferire ai medici ogni eventuale segno di emorragia: • gengive sanguinanti, sangue dal naso, •contusioni frequenti od eccessivamente estese, •sangue nelle urine ( in tal caso l’urina potrà apparire rossa o ambra), •sangue nelle feci (in tal caso le feci potranno apparire rosse o nere simili al catrame) • eccessiva perdita di sangue durante le mestruazioni, o mestruazioni in periodi non usuali. La cura del cavo orale E’ possibile avvertire secchezza della bocca per qualche mese dopo il trapianto. Questo effetto rende più esposti alle infezioni del cavo orale e per questo motivo la sua cura è molto importante anche dopo la dimissione. E’ necessario lavare accuratamente i denti dopo ogni pasto. La cura della cute Per alcuni mesi dopo il trapianto la pelle potrà essere più sensibile e secca del normale. E’ assolutamente vietato esporsi ai raggi diretti del sole (abbronzatura) almeno per il primo anno dopo il trapianto. E’ fortemente raccomandato l’uso di creme dotate di filtro solare totale e anallergiche. La crema dovrà essere applicata prima di uscire di casa. La sessualità Di norma è consentita un’attività sessuale normale nel periodo post-trapianto. E’ necessario però assicurarsi che il partner sia in buona salute e non sia portatore di infezioni (per esempio epatite pregressa, micosi genitali in particolare). Si consiglia inoltre di impiegare il profilattico nei primi 3-4 mesi dopo il trapianto. Il ritorno al lavoro o a scuola La ripresa dell’attività lavorativa e scolastica varia da paziente a paziente, anche in relazione all’età e al tipo di lavoro. Ogni singolo caso andrà discusso con il medico dell’ambulatorio. ambulatorio “Ogni medico dovrebbe essere ricco di conoscenze, e non soltanto di quelle che sono contenute nei libri; i suoi pazienti dovrebbero essere i suoi libri.” Paracelso