5. Scappato via e ritornato
1938 - 1939
quadro storico
Il fatidico 1939.
All’ inizio del 1939 la geografia politica dell'Europa mostra già tutte le
numerose e complesse cause che fra poco scateneranno la II Guerra
Mondiale. L'alleanza tra nazismo e fascismo scardina le basi dell'assetto
internazionale. Mentre la Germania di Hitler persegue la propria politica di
espansione a est, l'Italia di Mussolini guarda oltre che al Mediterraneo e
all'Africa, anche alla Penisola Balcanica.
Il 6 Maggio il ministro degli esteri italiani Ciano incontra von
Ribbentrop a Milano e su sollecitazione perentoria di Mussolini viene spinto
a definire un vero e proprio trattato di alleanza militare con la Germania che
viene firmato il 22 maggio a Berlino nel quale i due alleati s'impegnano a
intervenire automaticamente in un conflitto se uno dei due vi è coinvolto. E'
chiamato il Patto D'acciaio. 100 giorni dopo questo Patto, inaspettatamente
il 25 Agosto arriva un dispaccio nelle agenzie di tutto il mondo dove si dice
che Hitler ha firmato un patto di non aggressione e di alleanza con la
Russia.
Questo patto di non aggressione “Ribbentrop-Molotov” fra Russia e
Germania fu il passo decisivo per far muovere - dopo soli tre giorni - le
armate di Hitler per invadere la Polonia.
Prima del patto i tentativi di Stalin di fare un'alleanza antinazista con gli
anglo-francesi si scontrarono con la riluttanza dei medesimi, e Stalin
temendo una aggressione tedesca in Russia, firmò il patto “a salvaguardia
degli interessi nazionali della Russia”, “per guadagnare tempo”.
Stalin non immaginava di dover subito iniziare una guerra dopo tre giorni,
ma purtroppo Hitler così aveva deciso. Dopo aver invaso la Polonia ( Hitler
era già andato oltre la sua sfera d'influenza, era arrivato fino a Varsavia),
ipocritamente sollecitò la Russia a intervenire a est per spartirsi il bottino,
per non allarmarlo troppo, ma anche per coprirsi le spalle pensando già a
occidente.
Nel corso del 1939, per ben due volte l'Unione Sovietica fa proposte
alla Gran Bretagna e alla Francia per un fronte comune contro Hitler, ma
Chamberlain è diffidente, mentre la Polonia stessa governata da un regime
militare antirusso e anticomunista non è disposta ad accettare una garanzia
sovietica. Churchill che non è ancora primo ministro, però è lungimirante, e
avverte, al di là delle illusioni di Chamberlain e dei polacchi, che la scelta
che l'Unione Sovietica farà al momento decisivo potrebbe essere fatale.
“Non posso prevedere l'azione della Russia: è un rebus avvolto nel mistero
entro un enigma. Ma forse c'è una chiave; e la chiave è l'interesse nazionale
della Russia”.
23 AGOSTO 1939 - Il mondo conosce la soluzione all'enigma di
Churchill. Stalin ha firmato il patto con la Germania.
25 AGOSTO - Dopo nemmeno 48 ore, Hitler è già pronto a invadere la
Polonia. La Radio alle ore 11,30 trasmette una notizia che sembra
concordata per giustificare l'attacco: “la cronologia:
situazione fra il Reich tedesco e la
Polonia è attualmente tale che ogni 1939
• 26 gennaio - Spagna: Le
ulteriore incidente può condurre a uno
truppe di Franco, aiutate
scontro delle forze armate, da ambo le
da truppe inviate
parti già in posizione”.
dall'Italia fascista,
25
AGOSTO
Tutto
è
già
conquistano Barcellona
• 2 febbraio - Parigi: viene
predisposto;
alle
4,30
del
giorno
pubblicato Finnegan's Wake
successivo, provocando degli incidenti
di James Joyce.
ad arte, le armate tedesche sono già
• 28 marzo - Spagna:
tutte pronte a oltrepassare il confine
Francisco Franco conquista
polacco per l'invasione. Ma nella notte
Madrid. Finisce la guerra
civile spagnola.
Hitler apprende due sgradite notizie:
•
12 marzo - Eugenio Pacelli
La prima è quella che Churchill ha
viene eletto papa. Prenderà
firmato con i polacchi un patto di
il nome di Pio XII
alleanza che significa aiutarla in caso di
• 7 aprile - L'esercito
italiano invade l'Albania
conflitto.
•
27 dicembre - La città
La seconda viene dall'Italia: Mussolini
turca di Erzincan è colpita
comunica l'appoggio morale, ma che non
da un disatroso terremoto.
è disposto a schierarsi con lui, non
• Stati Uniti: Bob Kane crea
essendo pronto, che non ha cioè i
il personaggio di Barman
mezzi. Infatti gli scrive: “dopo i nostri
• Stati Uniti: Victor Fleming
gira il film "Via col
incontri e secondo i piani concordati, la
vento"
guerra era prevista dopo il 1942, io solo
• La fissione nucleare viene
a quell'epoca sarei stato pronto per
scoperta indipendentemente
terra per mare e per aria”.
da Lise Meitner e Otto
Hahn(Premio Nobel per la
Insomma
Mussolini
ormai
è
nello
chimica 1944)
sconforto e forse è angosciato, non sa
• Il Siam cambia nome in
ancora da che parte schierarsi,e trova
Thailandia
pretesti per non partecipare facendo
• 23 settembre – Muore
Sigmund Freud, fondatore
presente
la
mancanza
del
non
della psicanalisi (n. 1856)
preventivo accordo di una guerra a
•
Lo svizzero Müller mette a
breve scadenza, non esplicitamente
punto il DDT.
richiesto dall'alleanza; (quello dell'Asse
- detto anche “Patto d'Acciaio” stipulato appena tre mesi prima); quel
legame contrattuale che era tale da impegnare i tedeschi a non prendere
iniziative prima di una consultazione con l'Italia.
Mussolini nel dire “ni” nella lettera citata sopra, si barcamena, aggiungendo
che “all'interno ho già predisposto un piano di difesa per far fronte a un
eventuale urto di anglo-francesi ai confini, ma non sono pronto per fare una
guerra, e non posso intervenire al Vostro fianco unicamente per la
mancanza di materiali bellici e materie prime, senza i quali l'Italia non è in
grado di partecipare alla guerra”.
Sembra che voglia dire: moralmente ci sentiamo obbligati a intervenire;
vorremmo farlo, ma non possiamo.
La sera stessa Hitler gli risponde : “Vi prego di comunicarmi di quali mezzi
bellici e di quali materie prime Voi abbisognate ed entro quale tempo,
affinché io sia in grado di giudicare se ed in quale misura io possa
soddisfare le Vostre richieste”.
26 AGOSTO - Alle ore 12,10, Mussolini dopo aver riunito nella notte i
Capi di Stato Maggiore fa pervenire il fono a Berlino con una lunga lista
(Ciano dirà “da tramortire un elefante”) “Furher, ecco il minimo e la
quantità di materiale e materie prime che occorrono alle Forze Armate
italiane per sostenere una guerra di dodici mesi”. E' una lunga lista, pari a
18 milioni di tonnellate di materiale e una lista a parte di macchinari
indispensabili per accelerare la produzione bellica. Per il solo trasporto
occorrevano 50 treni al giorno per un anno intero. Poi Mussolini chiude la
lettera con celato pudore ma anche mettendo in guardia Hitler: “Furher, io
non vi avrei mandato questa lista o avrebbe contenuto un minor numero di
voci e cifre molto minori, se avessi avuto il tempo d'accordo previsto per
accumulare scorte e accelerare il ritmo dell'autarchia. Senza la certezza di
questi rifornimenti, ho il dovere di dirvi che i sacrifici ai quali io chiamerei il
popolo italiano -sicuro di essere obbedito- potrebbero essere vani e
comprometterebbero con la mia anche la vostra causa”.
La risposta di Hitler non si fa attendere; arriva alle ore 15.08:
“Duce, Attolico -(l'ambasciatore italiano a Berlino)- ha testé consegnato al
mio Ministero la vostra richiesta e la lista di quanto occorrerebbe che l'Italia
ottenesse dalla Germania per il caso di una guerra. Attolico ha presentato
come condizione decisiva la richiesta della immediata consegna di tutto il
materiale prima dello scoppio delle ostilità, io vedo con mio dispiacere che il
soddisfacimento del Vostro desiderio non è possibile, per ragioni puramente
organizzative e tecniche. In queste condizioni, Duce, io mi rendo conto della
vostra situazione e vi prego soltanto di voler procedere a impegnare, come
voi prospettate, le forse anglo-francesi mediante un'attività di propaganda e
dimostrazioni militari appropriate”.
Con la notizia di Londra e poi questa di Mussolini, l'attacco viene rinviato.
Ma è nell'aria. Tutta Europa sa che mancano ormai poche ore. Il cielo di
Berlino è attraversato continuamente da squadriglie di aerei diretti a
oriente. Hitler ha già tutta pronta la sua macchina di guerra.
27 AGOSTO - Il ministro polacco Ian Paderewsky, in missione a Londra
(per firmare il patto accennato sopra) da Radio Londra legge un messaggio
disperato: “Tutto il mondo civile ha condannato le richieste irragionevoli e
senza precedenti della Germania di Hitler. Questa è l'ultima e la minore
preoccupazione di Hitler e dei suoi amici che ormai dopo alcune goffe
finzioni di moralità politica, hanno sdegnosamente messo da parte tutti i
principi morali che stavano sul loro cammino. Hanno proclamato come unica
regola del loro comportamento il diritto naturale del Reich tedesco ad
espandersi con la forza fino al massimo potere militare dei suoi eserciti
bene equipaggiati. Tutto ciò che chiedono ora, facendo grande sfoggio di
ipocrita indignazione, è di essere lasciati in pace, e conseguentemente che
gli si consenta di schiacciare la resistenza della Polonia nella sua impari
lotta per l'onore e l'indipendenza nazionali. Il crimine così facilmente
perpetrato sul corpo vivo della Cecoslovacchia ha perfezionato il metodo di
attaccare le vittime prescelte una per una. Hitler ama la pace; ha fatto
cenno a questo suo nuovo sentimento in numerosi discorsi, molte volte e in
varie occasioni. Anche noi amiamo la pace. Perché allora non si può
raggiungere un’intesa con un metodo pacifico? Forse a causa del significato
diverso che noi diamo alla stessa parola. La pace, così come la intende il
cancelliere del Reich, significa “rinunciate” a qualsiasi speranza e a qualsiasi
resistenza e cedete a tutte le mie pretese, non discutete sulla loro giustizia
e accettate i miei desideri come legge inevitabile dello sviluppo storico della
grandezza del Reich”.
29 AGOSTO - Hitler prosegue nel suo atteggiamento ostile, e comunica
all'Inghilterra che ormai non è più possibile raggiungere un negoziato. Ma
anche l'Inghilterra -tramite il suo ministro Chamberlain- non è disposta più
a nessun compromesso.
30 AGOSTO - Hitler si dichiara ancora disposto a ricevere a Berlino un
plenipotenziario polacco cui sottoporre le sue richieste. Ma Varsavia non
accetta, andare a Berlino vorrebbe dire come andare a Canossa. Il rifiuto
non lo comunica direttamente, ma da Washington è l'ambasciatore polacco
Petowsky a pronunciare il discorso alla radio, e a rispondere a Hitler.
“Per tutta la durata dell'attuale crisi, il governo polacco non ha risparmiato
alcun sforzo per risolvere le controversie con la Germania.
Eravamo disposti a negoziare; eravamo disposti a fare concessioni per
amore della pace. Ma ciò che nessuna nazione può fare per impedire la
guerra, ciò che nessun governo libero può fare, è di consegnare il suo
popolo in schiavitù in cambio di una pace temporanea. Combatteremo
questa guerra per la Polonia, per la santità delle nostre case, per diritto di
conservare la nostra fede e le nostre tradizioni. Ma combatteremo anche per
allontanare dall'Europa lo spettro della violenza e dell'intimidazione, per
garantire alle nazioni libere del mondo il diritto di godere la libertà,
l'indipendenza, il diritto di perseguire la loro felicità nel modo che più
ritengono opportuno”.
1 SETTEMBRE - Il mondo alle ore 10.00 - mentre già l'esercito tedesco
da quattro ore sta dilagando in Polonia e gli aerei stanno bombardando le
città polacche- dalla radio ascolta Hitler dal Reichstag che legge il suo
messaggio: “Tre settimane fa dissi all'ambasciatore polacco che se la
Polonia avesse tentato, mediante ciniche iniziative politiche di annientare
economicamente Danzica, la Germania non avrebbe potuto restare inattiva a
guardare. Sotto questo punto di vista non si può confondere la Germania di
oggi con la Germania di ieri. Mi sono perciò deciso a parlare alla Polonia con
lo stesso linguaggio con cui la Polonia da mesi ci parla. E' noto che la
Russia e la Germania sono governate secondo due differenti ideologie. Una
volta chiarita questa questione, non vedo più motivo alcuno per cui i nostri
due paesi dovrebbero mai più mettersi uno contro l'altro. Per la prima volta
questa notte truppe regolari polacche hanno aperto il fuoco contro il nostro
territorio. Dalle 5,45 noi rispondiamo al fuoco. E d'ora in avanti
ricambieremo ogni bomba con una bomba. Chi combatte col veleno viene
combattuto col gas velenoso. Colui che di propria iniziativa si distacca dalle
regole di condotta di una guerra umanitaria non può aspettarsi da noi
null'altro che un ugual trattamento. Condurrò questa battaglia, contro
chiunque, fin a quando la sicurezza del Reich e i suoi diritti non saranno
garantiti. Una parola non ho mai imparato, si chiama capitolazione. E perciò
vorrei assicurare il mondo intero: un novembre 1918 non si ripeterà mai più
nella storia tedesca. Come io stesso sono pronto a dare la mia vita in
qualunque momento -chiunque me la può prendere per il mio popolo e per
la Germania - così pretendo la stessa cosa da ogni altro tedesco. Ma chi
crede di potersi opporre a questo imperativo nazionale, in modo diretto o
indiretto, sarà abbattuto. I traditori non possono aspettarsi altro che la
morte!(pausa). Se la nostra volontà sarà così forte che nessuna avversità
potrà piegarla, la vostra volontà e l'acciaio tedesco domineranno qualunque
evenienza. Germania, vittoria, evviva”.
1 SETTEMBRE - L'invasione tedesca è già in corso. L'Inghilterra
avverte la Germania che è pronta a rispettare il patto che ha stipulato con
la Polonia. Ed è pronta a scendere in guerra se le armate tedesche che
hanno passato il confine non ritornano sui loro passi. Ma nessuno risponde.
3 SETTEMBRE - A Londra non arriva nessun segnale da parte tedesca.
La Gran Bretagna tenta la sua ultima carta: alle ore 9 invia un ultimatum
alla Germania con scadenza alle ore 11. Ribbentrop lo respinge.
Chamberlain alle ore 11,15 dal suo ufficio si collega alla radio e annuncia al
popolo inglese e al mondo il rifiuto dei tedeschi. “Questa mattina il nostro
ambasciatore a Berlino ha consegnato al governo tedesco un ultimatum in
cui si dice che se non avessero comunicato entro le ore 11 che erano
disposti
a
ritirare
immediatamente le loro truppe
dalla Polonia, sarebbe esistito
fra noi uno stato di guerra. Devo
dirvi ora che non abbiamo
ricevuto nessuna garanzia di
questo genere e che quindi il
nostro paese è in guerra con la
Germania. (...) Fino all'ultimo
momento sarebbe stato del tutto
possibile
arrivare
a
una
composizione pacifica e dignitosa
fra la Germania e la Polonia, ma
Hitler non ne ha voluto sapere.
Egli aveva chiaramente deciso di
attaccare la Polonia, qualsiasi
cosa fosse successa, e anche se
Forze armate tedesche marciano su Varsavia.
adesso dice di aver avanzato
proposte ragionevoli che i polacchi hanno rifiutato, quest'affermazione non
è vera. Tali proposte non sono mai state rese note né ai polacchi né a noi; e
anche se sono state annunciate dalla radio tedesca, giovedì sera, Hitler non
ha aspettato di ricevere una qualsiasi risposta, ma ha ordinato al suo
esercito di attraversare la frontiera polacca l'indomani mattina”. Alle ore
17.00 dello stesso giorno anche la Francia dichiara guerra alla Germania.
Ma perchè DANZICA?
Questa città è stata storicizzata, è diventata il simbolo delle
rivendicazioni tedesche, Hitler la blandì come una bandiera per minacciare
le potenze occidentali. Ma anche per la Polonia (quella nazionalista) la città
era un simbolo. Ma in effetti la città che “scatenò” Hitler era un'altra città,
una particolarissima città. La più giovane città d'Europa, il più giovane porto
del mondo, che in poco più di dieci anni aveva eclissato una dozzina di
grandi porti d'antica fama; Gdynia. Una città sorta al centro di quel
corridoio che già nel 1934 viene considerata come una causa sicura della
prossima guerra mondiale. Tutto sarebbe partito da Danzica. Dove Hitler nel
1934 ha già le sue Truppe d'Assalto che però tiene sotto controllo su questo
territorio dove il social-nazionalismo alle ultime elezioni ha raggiunto
risultati impressionanti.
La conquista del comune delle Camicie Brune ha agghiacciato il sangue
agli Ebrei e ai Polacchi; ma si è anche detto che ha mozzato il respiro a
mezza Europa. Danzica da quando era stata proclamata Città Libera, non
aveva avuto che liti con la Polonia che hanno interessato 259 volte la Lega
della Nazioni, e dopo la ascesa al potere di Hitler di questioni ne erano
rimaste 34 ancora insolute. Ora gli uomini di Hitler sono al potere e hanno
riorganizzato il territorio con quella “rigorosa conformità” che caratterizza
ora tutta la Germania. Che significa ubbidienza a Hitler.
Ma cos'ha di particolare questa Danzica? La città polacca originaria
slava era divenuta nel XII secolo centro mercantile tedesco. Quando fu poi
fondato nel 1870 l'Impero tedesco, ovviamente Danzica passò alla
Germania. Poi - dopo un periodo caotico a sconvolgere nuovamente Danzica
e l'intera Polonia fu la disfatta della Germania nella grande guerra.
A Versailles Wilson disegnò la nuova cartina d'Europa, in Polonia fu
costituita la Repubblica, mentre la città di Danzica (con l'antica vocazione
nel
suo
dna
di
città
autonoma) fu nuovamente
elevata a Città Libera a una
condizione
che
lasciasse
alla Polonia un accesso al
mare, tramite un “corridoio”
tra la tedesca Pomerania e
la città. Ma nel fare il
corridoio Wilson lo traccia
su suolo germanico.
Quando Hitler non era
ancora entrato in “birreria”,
ed
era
un
perfetto
sconosciuto, non ci fu un
solo tedesco in tutta la
Germania che non reclamò
e con indignazione questa
In verde scuro i territori annessi alla Germania nel 1939.
incisione-ferita nel corpo
del Reich. Inizia qui l'avventura di GDYNIA che è tedesca, ma è al servizio
della Polonia.
Quando fu creato il corridoio, questa località era un gruppetto di case,
tuguri, abitati da un centinaio di pescatori. Non in Europa ma nemmeno in
Germania e in Polonia l'avevano mai sentita nominare Gdyna. Che è sempre
sul Baltico, è sempre nella stessa grande baia di Danzica, ma è in una
posizione ancora più felice quasi dentro un grande golfo, che dal 1919
diventa il terminale del corridoio polacco che sbocca sul mare.
Il piccolo borgo viene stravolto; le costruzioni edilizie nascono come
funghi, il traffico diventa sempre più intenso, le banchine sul porto si
moltiplicano ogni mese, gli affari fanno passi da giganti, in pochi anni come
porto è già concorrente di Danzica, nel 1933, dopo appena dieci anni,
Gdynia ha già 50.000 abitanti tutti dediti agli affari, e ha il porto più attivo
di Amsterdam, di Copenaghen, di Le Havre, di Bordeaux, di Brema, di
Stoccolma.
Ci sono più banchine e società marittime che abitanti. 2 miglia di dighe, 6
miglia di banchine, 122.000 metri quadrati di docks, un intrigo di binari che
scendono al porto, una media di 50 navi ancorate ogni giorno. Nel 1924
attraccarono le prime 29 navi, nel 1932 erano già 3.610. Nel 1938 non
esiste un conteggio ma secondo i tedeschi sfioravano la 6-7.000 unità.
Transita dal porto il 70% del commercio estero polacco. La vita economica
della nuova nazione polacca è legata tutta al porto di Gdynia. Abbastanza
singolare (con i dati che abbiamo del 1934). Passano nel corridoio nel senso
dei meridiani dodici milioni di tonnellate di mercanzia all'anno. Ma nel senso
dei paralleli (tra il Reich e la Prussia Orientale) solo due milioni di
tonnellate. Un rapporto di 1 a 6 a favore della Polonia. (ma nel 1938 era
ancora aumentato. Quindi una mortale strozzatura dei mercati tedeschi
verso est e ovviamente quasi totale nella stessa fascia ex territorio tedesco.
Già nel 1934 la Polonia su Gdynia ha investito più di cento milioni di
dollari oro, ed è solo una piccola frazione del valore che la Polonia
attribuisce alla località, perchè ha la ferma volontà di farne una grande
impresa commerciale europea, un porto a caratura mondiale. Con ulteriore
preoccupazione di carattere economico per la Germania.
Ma le considerazioni non sono solo di carattere commerciale, ma
anche di carattere militare, perchè la Polonia sta creando a Gdynia anche un
porto strategico militare. Che la Polonia non ha mai avuto nella sua storia.
C'era la Danzica Città Libera, ma non ha dimenticato la Polonia -quando
scoppiò la guerra con la Russia, che gli scaricatori (comunisti) filo-russi nel
grande porto incrociarono le braccia e si rifiutarono di spedire munizioni e
materiale bellico alla Polonia per difendersi. Ma non avvenne solo questo nel
corridoio nel corso degli anni del dopoguerra. Creata questa fascia, sotto
varie pressione della autorità polacche, 900.000 tedeschi -come risulta dalle
statistiche- dovettero abbandonare il territorio (non trovando più né lavoro
né impieghi) così che la sua popolazione, già tedesca, nella fascia è
divenuta tutta polacca.
Arriviamo agli anni critici. Il 1938-1939. La Polonia è irremovibilmente
risoluta a mantenere il corridoio, perchè è persuasa che rinunciandovi si
esporrebbe ad un nuovo smembramento, alla morte cioè del nuovo Stato.
La Germania (a parte il nazionalismo) dopo questa preoccupante
ascesa economica ha incominciato da anni a dichiarare, che il corridoio
tagliava fuori dal Reich la Prussia Orientale, che era “uno strozzamento alla
sua economia” “recide un membro dal rimanente nostro corpo”.
Il corridoio inizia a tenere un posto di primo piano tra gli obiettivi della
Germania, che persiste con determinazione di riconquistare il territorio a
costo di scatenare una guerra su tutto l'occidente.
Hitler scrive a Mussolini tre giorni prima dell'invasione “non mi pento
di risolvere la questione orientale, anche col pericolo di complicazioni ad
Occidente”.
Mentre Varsavia con altrettanta determinazione dalla radio lancia accorati
appelli al mondo. Infine dobbiamo dare un'occhiata alla carta. Se la
Germania aveva la ferma volontà di recuperare il territorio, e per fare un
attacco avesse voluto trasferire le truppe nella Prussia Orientale, non
avrebbe mai potuto farlo via terra.
Salvo - dissero tutti in coro gli occidentali e quindi avevano ben presente il
“pericolo di complicazioni”- invadere tutta la Polonia.
Ed è proprio quello che fece poi Hitler il 1 settembre 1939!