LO SPIRITO DEL TEMPO. La seconda industrializzazione e colonizzazione riguarda lo spirito e l’anima e si afferma nel XX secolo. Quella che viene definiti terza cultura è legata all’avvento di alcune tecnologie come la scrittura, la radio, la televisione e si pone affianco di culture classiche, umanistiche e religiose , e culture nazionali. Fu solo dopo la seconda guerra mondiale che la sociologia americana riconobbe la terza cultura definendola mass-culture: una cultura prodotta secondo norme di fabbricazione industriale di massa, attraverso la promozione di tecniche di massa, e riferiti alla massa, vista come agglomerato di persone colte, posta al di qua e al di là delle strutture sociali interne. La cultura di massa predilige un ambito particolare della società: la società moderna, definita anche policulturale. Il termine massa è a priori troppo ristretto, mentre quello di cultura è troppo ampio. La cultura può tanto riferirsi alle caratteristiche biologiche dell’essere umano, che riferirsi alle culture specifiche e particolari presenti in epoche differenti. In ogni caso un punto fondamentale da tener in considerazione è che la cultura fornisce un punto di appoggio immaginario alla vita pratica e un punto d’appoggio pratico alla vita immaginaria . è proprio nella cultura che reale e immaginario si influenza e si integrano reciprocamente. Il prodotto culturale scaturisce tanto da caratteristiche industriali che di consumo ,difatti non vi è distinzione tra arte e vita ma la fruizione e il consumo avvengono a tutte le ore della giornata degli individui. La cultura di massa è stata oggetto di ondate di critiche soprattutto da parte degli intellettuali i quali la definivano da un lato oppio per il popolo, e dall’altro barbarie plebea. Ma sostanzialmente la cultura di massa non è stata creata dagl’intellettuali ed è proprio per questo che l’intenzione di Edgar Morin, attraverso il metodo della totalità che ingloba quello dell’autocritica, di studiare le interdipendenze tra i fenomeni includendo e calando in esse l’osservatore stesso, non esaltando la cultura di massa ma ridimensionando quella alta, analizzando appunto il rapporto tra la cultura e gli aspetti sociali ed individuali. L’affermazione della cultura di massa non sarebbe stata possibile senza alcune invenzioni come il cinematografo e il telegrafo senza fili, ma ancora di più senza la spinta del capitalismo non si sarebbe diffusa in maniera cosi massiccia e radicale. I contenuti culturali cambiano a seconda del contesto in cui si inseriscono e dalle tecnologie che li veicolano. Vi sono regimi politici che impediscono la diffusione di alcune tecnologie e di conseguenza di specifici contenuti culturali per paura che questi intacchino il potere politico , mentre ci sono paesi che integrano le nuove tecnologie a favore di un maggiore sviluppo economico e sostegno politico. Il sistema privato tende ad intrattenere e divertire il pubblico, mantenendosi sempre entro i limiti della censura. Lo stato invece propone contenuti più alti, per educare informare, istruire. Se i sistemi privati adattano la cultura al pubblico, lo stato cerca di adattare il pubblico alla propria cultura. Ciò che interessa di più, al di là della distinzione tra stato e sistemi privati e la diffusione della cultura di massa sotto la spinta del capitalismo privato, chiameremo dunque cultura industriali i caratteri comuni a tutti i sistemi e cultura di massa, la cultura industriale presente in occidente. Abbiamo detto che i contenuti culturali sono diversi ma vi è un unico fenomeno in comune di concentrazione dell’industria culturale. Il potere della cultura si trova tra il potere burocratico e quello tecnico. In più è costantemente richiesta una produzione individualizzata e originale. E’ proprio sula base di queste coppie antitetiche che avviene il suo funzionamento: burocrazia-invenzione, individualizzazione -standardizzazione. Se la stampa è più standardizzata in quanto l’originalità è comunque legata ad avvenimenti e fatti, questo discorso non vale per i film i quali pur seguendo forme standard di individualizzazione implicano comunque un certo grado di innovazione, invenzione ed originalità per ricreare ogni volta il proprio pubblico. Ed è qui che la produzione si interrompe lasciando libero spazio alla creazione. Nonostante ciò la creazione si sta sempre più identificando con la produzione. Questa nuova arte richiede nuove forme di organizzazione e divisione del lavoro. Le forme standardizzazione e razionalizzazione tipiche della produzione industriale si riflettono nel mondo culturale. Ma la standardizzazione e la razionalizzazione non comportano de-individualizzazione . esse comprimono e la tempo stesso sostengono la cultura. Per quanto riguarda la figura dell’autore, spesso viene eclissata dalla super-individualità dei divi , in altri casi la burocratizzazione impone al creatore di identificarsi con la propria opera, in cambio se essa ha successo, l’autore viene super pagato. La cultura di massa si riferisce ad un pubblico universale, a tutti e al tempo stesso a nessuno. Questa differenziazione richiede una variabilità nella produzione di informazioni e immagini, il ricorso ad un pubblico esteso richiede la presenza di un comune denominatore. La tendenza ad omogeneizzare le varietà secondo norme comuni può anche essere definito sincretismo. È sotto la spinta del sincretismo che si riuniscono due aspetti fondamentali dell’industria culturale: l’informazione e il romanzesco. Il reale imita l’immaginario e l’immaginario imita il reale. La cultura diventa il terreno di comunicazione delle diversi classi sociali. Nonostante la stratificazione sociale non sparisca del tutto, i suoi confini diventato sempre più sfumati ; e allora l’operaio leggerà lo stesso giornale dell’imprenditore vedrà il suo stesso film. Il comune denominatore è rappresentato dall’identità dei valori del consumo. La stampa non è più maschile, ma maschile e femminile al tempo stesso, più propensa ad esaltare valori femminili. La stampa per adulti non è più poi cosi lontana da quella per ragazzi. Horkheimer sostiene che “non vi è più alcun sviluppo, l’adolescente è adulto nel momento in cui inizia a camminare e la condizione dell’adulto si stabilizza.” Dunque l’omogeneizzazione nella produzione diventa omogeneizzazione del consumo abbattendo le barriere dell’età. La tendenza ad omogeneizzare è al tempo stesso una tendenza cosmopolita; l’industria culturale universalizza temi folklorici locali. L’uomo si presenza come “uomo medio”, comune a tutti gli altri e al tempo stesso un uomo sviluppato da una civiltà che tende all’universale. Nella nuova cultura la promozione degli standard non rispecchia più quella aristocratica basata sulla contrapposizione tra qualità e quantità, ma la qualità è strettamente legata alla sua quantità, ovvero alla sua produzione in serie. I confini tra cultura di massa e cultura alta tendono a sfumare attraverso due importanti processi: democratizzazione , moltiplicazione delle opere che non intaccano comunque la cultura alta ; e la volgarizzazione , ovvero l’adattamento al grande pubblico. Il processo di volgarizzazione si articola in 4 fasi: semplificazione, manicheismo , ciò opposizione tra bene e male per aumentare l’attenzione affettiva dello spettatore, attualizzazione inserire l’aspetto psicologico e la drammaticità moderna nelle opere del passato , e infine la modernizzazione il passaggio dell’azione dal passato al tempo presente. Questi processi consentono di acclimare nella cultura di massa, la cultura alta. La cultura di massa è l’erede di un processo iniziato con la stampa. La democratizzazione della cultura scritta può far riferimento ad alcuni aspetti fondamentali: l’affermarsi della classe borghese, la promozione del romanzo e della donna. Nel XVII secolo la letteratura aristocratica viene sostituita da quella borghese in cui aristocratiche sognatrici e borghese erano affascinate da romanzeschi che esaltava l’idea mitologica dell’amore sublime in contrasto la cruda realtà. Don Quischotte e Madame Bovary sono l’esempio vivente di una sempre maggiore identificazione del lettore con l’eroe. Il bovarismo che raggiungerà l’apice del successo negl’anni ’30 del ‘900 spiega appunto questa relazione sempre più viva tra romanzesco e realtà. Nel XIX si afferma il romanzo popolare che, a differenza di quello borghese comunque calato nella realtà della vita quotidiana, sostituisce l’ordinario con lo straordinario. In più a differenza del romanzo borghese, quello popolare resta comunque legato a temi melodrammatici per questo sarà preferito nel romanzo d’appendice a buon mercato e incamerato nello scenario cinematografico. La cultura di massa frammenta l’aspetto unitario tipico delle culture arcaiche sostituendolo con la partecipazione psichica, il legame concreto e immediato viene declassato in onore di una tele partecipazione mentale. rifiuta l’idea dell’hic et nunc delle culture folkloristiche . Di queste mantiene comunque tematiche che universalizza, dunque la cultura di massa non produce ex nihilo. I temi folkloristici vengono posti sotto un nuovo sincretismo che relativizza l’hic e universalizza il nunc. Ciò di cui non fa a meno la cultura di massa è il ricorso all’arcaismo, ovvero ad un passato primitivo comune a tutti. Il consumo della cultura di massa diventa svago moderno, il loisir non rappresenta semplicemente l’accesso democratico al tempo libero ma è una vera e propria sottrazione al tempo del lavoro. Il loisir restituisce all’individuo la personalità negata al lavoro. E un tempo libero legato alla sfera privata ma posto al di fuori dei problemi familiari, lavorativi delle feste, è il momento in cui l’uomo si dedica a se stesso per condurre una vita di benessere e consumo. Il divertimento e il raggiungimento della felicità rappresentano gli obbiettivi in sé. Il loisir si pone al tempo stesso come spettacolo e gioco, le vacanze moderne ne sono un esempio. L’operario, il contadino, l’imprenditore giocano a fare il campeggiatore, il turista, costruiscono castelli di sabbia con i loro bambini,è un tempo libero a pieno vivo e vissuto. Questi nuovi valori della modernità implicano il declino dei vecchi valori tradizionali. “Alle vacanze dei grandi valori si passa ai valori delle grandi vacanze”. Vi è un nichilismo proprio della modernità per cui l’individualità del soggetto si afferma ed esprime solo attraverso il raggiungimento della felicità personale. La cultura di massa si presenta soprattutto sottoforma di spettacolo,attraverso cui smaltisce i suoi contenuti immaginari. E’ la modalità estetica che crea il suo rapporto con l’immaginario. La cultura di massa è la prima cultura che sia pienamente estetista in quanto pone l’accento sul godimento individuale del presente. L’immaginario da spazio ai nostri desideri più profondi ma anche alle nostre paure e timori. Nel rapporto estetico ,rappresenta una forza consolatrice oltre che procurare evasione e divertimento. Nella proiezione vi è liberazione psichica, dei fermenti più intimi che muovono e agitano la nostra anima. L’identificazione richiede un rapporto di verisimiglianza con la realtà, ma richiede sempre all’immaginario di porsi comunque in un gradino più alto rispetto alla realtà. In ogni caso, a un massimo della proiezione –identificazione , l’immaginario crea miti che diventano veri e propri modelli culturali. L’happy end. A partire dagl’anni ’30, l’immaginario viene sempre più indirizzato verso il realismo. Tra il 1939 e il 1940 sul panorama americano e quello occidentale si compie un evoluzione radicale in cui lo scenario offre tutte le apparenze della realtà. L’attore diventa così il doppio esaltato dello spettatore. La relazione tra eroe simpatico, happy end e propensione verso il realismo diventa sempre più forte. L’happy end, rappresenta la felicità che irrompe , come una vera e propria provvidenza. L’eroe sembra essere diventato immune alla morte, ma dopo una serie di peripezie arriva alla felicità, totale o parziale che sia. La necessità del ricorso al lieto fine porta alla modificazione di morte opere narrative riadattate al cinema. Dopo Camus e Kafka, la letteratura viene pervasa dall’assurdo. La cultura di massa cerca di sopprimere l’assurdità e il non-sense della vita cercando di escludere il non senso della morte. E’ soltanto nel XX secolo che l’immaginario spiega le vele verso i mass-media. L’immaginario prende il posto da sempre destinato all’informazione, alla rappresentazione della realtà, ai documentari. L’immaginario si fa sempre più reale , mentre l’informazione è sempre più protesa alla spettacolarizzazione a alla forma teatrale. E allora il fatto di cronaca interessa se è spettacolare, il processo diventa teatrale, il crimine romanzesco. Il crimine fa le veci della tragedia, la divinizzazione della mitologia. Anche la politica è stata assorbita dal meccanismo della spettacolarizzazione. I programmi televisivi sono arene di confronto che permettono di aumentare le proprie chance politiche. Se la cultura di massa depoliticizza l’uomo politico, al tempo stesso necessita di canonizzare personaggi per renderli divi. La televisione non fa altro che rendere tutto questo visibile, rende sempre più familiare la cultura di massa , permettendole di diffondere consigli di Savoir Vivre. Questi consigli non fanno altro che alimentare desideri di benessere , prestigio e consumo. Essi sono veicolati dalla pubblicità. La cultura di massa è il terreno attraverso cui la pubblicità esercita il suo potere, e i bilanci pubblicitari sono utilizzate dalle grandi ditte per la costruzione di sistemi radiofonici, film pubblicitari tutti appartenenti al settore dell’industria culturale. La cultura di massa è il riflesso della pubblicità e al tempo stesso la pubblicità è prolungamento pratico della cultura di massa. Dall’incontro tra reale e immaginario si collocano i personaggi presi di mira dalla stampa: i divi. Essi creano un nuovo olimpo fatto di semi-divinità. Essi rappresentano da un lato degli dei per il loro potere imitativo, permettendo agl’uomini di proiettarsi in loro; dall’altro invece, sono l’incarnazione dell’uomo comune a tutti, che, impegnato nella vita quotidiana, instaura rapporti normali e quindi permettono di potersi identificare con loro. Essi veicolano scelte di vita, comportamenti, atteggiamenti e stili di vita. In loro prendono forma 3 universi differenti: immaginario, informazione e consigli per saper vivere. La super- individualità dei divi è il fermento dell’individualità moderna. Già da tempo Hollywood ha consacrato quella che può essere definita la sua “ricetta”, in riferimento alle tematiche presenti nella catena di produzione cinematografica hollywoodiana. GIRL AND GUN, una donna e una pistola, permettono da un lato, attraverso la presenza di tematiche come l’amore, la felicità , l’erotismo l’identificazione del soggetto; dall’altro le tematiche dell’avventura, della violenza e del crimine non potendosi comunque esprimere nella vita di tutti i giorni permettono il solo proiettarsi. Nella cultura di massa l’uomo non solo vive più intensamente, ma sembra svincolato da norme e leggi sociali. In realtà questa libertà risiede solo nella propria condizione umana. Anche i divi non sono affatto svincolati dalle leggi sociali. Non è un caso , che per evadere dai sistemi burocratici che schiacciano la vita vera dell’uomo , egli si stenta attratto da stereotipi come ad esempio le gang, che sembrano portare alla luce una realtà comunitaria e unitaria, condizioni richieste dall’uomo che ormai vive in una condizione atomizzata. Come nel cinema , anche i videogiochi fanno emergere aspetti violenti. La stampa ha incrementato ancora di più , attraverso la spettacolarizzazione della notizia e dei fatti, l’attenzione non tanto agl’avvenimenti quanto all’impatto emotivo che questi possa generare sul letto. Mai come nella modernità le morti sono così lontane dal lettore come lo era lo spettatore dalla morte Shakespeariana . L’erotismo È nella cultura di massa che l’erotismo raggiunge l’apice: le merci si caricano costantemente di sex-appeal. L’erotismo si manifesta non tanto nel prodotto in sé quanto nella pubblicità, dunque più nell’esortazione al consumo che al consumo stesso. La merce si fa donna seducente, la quale risulta soggetto per le altre donne in quanto veicola stili di vita comportamenti , suggerisce consigli per essere più attraenti agl’occhi dell’uomo, ma è al tempo stesso oggetto di desiderio per l’uomo. L’erotismo predilige la sessualità , ma spesso e volentieri si manifesta attraverso diverse parti del corpo che riduco il potere della concentrazione della sessualità in quanto tale. Per ciò maggiore è l’erotismo più si indeboliscono le differenze sessuali. L’erotismo del XVIII secolo separava l’anima dall’amore. La cultura di massa cerca di unificare l’anima e l’eros. La cultura di massa è impregnata di anima, l’amore non si manifesta più come rozza brutalità, ma è pervasa da un erotismo epidermico. La felicità L’idea di felicità manifesta tutta la sua potenza nelle società moderne, in seguito al declino dei vecchi valori tradizionali e alle forme di trascendenza . La felicità è vista tanto come proiezione dell’immaginario di archetipi di felicità che come dea forza, richiesta da numerosi adepti. Tra proiezione e identificazione però vi sono dei punti in comune: la felicità riguarda tanto quella personale, che quella della coppia quindi felicità dell’amore e infine una felicità vissuta nel presente in cui passato e futuro si dissolvono. La felicità rappresenta la nuova religione moderna senza sacerdoti, ma industrializzata. Fornisce risposte alle domande poste dall’uomo, compito che un tempo era dei grandi miti e delle religioni. I divi rappresentano la proiezione e identificazione della felicità moderna. Ma non tutti si proiettano e identificano con loro, c’è chi lo fa attraverso i protagonisti dei film o chi la ricerca nella sicurezza contro ogni rischio. L’amore L’amore si presenta in ogni aspetto della cultura di massa, la cui peculiarità è quello si universalizzare alcune tematiche ed estenderle in ogni settore. L’amore moderno si presenta non come disintegrante o integrante , ma come integratore. E’ sintetico, in quanto in esso si ricongiungono valori e aspetti opposti tra loro. È un amore che vince contro tutto e tutti, grazie al lieto fine, può superare tutte le barriere. Già con LE CID, l’amore vince contro il ciclo ininterrotto della tragedia antica. E’ un amore TOTALE, come quello romantico ma rigenerato; non vive più dell’aspirazione all’amore sublime che si scontra la cruda realtà, è un amore impregnato di realtà ma che vive costantemente dell’idea del suo compimento. L’amore del cinema diventa modello culturale da imitare e con cui identificarsi, ma non solo nel cinema. Esso vive nei racconti, nella stampa, nella cronaca, nella storia raccontata dei divi. E’ proprio facendo riferimento a quest’ultimi che la loro vita sentimentale disastrata mette in crisi l’idea di “amore unico”. Un amore che diventa comune a tutti perde del suo valore eterno, e spinge l’uomo alla costante ricerca del nuovo, di quello che il linguaggio borghese definisce “avventura.” Nella cultura di massa vi sono valori maschili tipicamente proiettivi e valori femminili tipicamente identificativi. Non vi è più una stampa propriamente maschile ma al tempo stesso maschile e femminile. Sono ancora presenti campi in cui predominano valori maschili come il loisir o lo sport , ma per il resto i valori femminili si affermano senza eguali: il cuore monopolizza la stampa sentimentale, la moda le riviste e i settimanali. La moda appunto discende dalle classi aristocratiche verso la massa femminili. La moda esprime un desiderio di novità, di rinnovo di usi e costumi, per questo bisogno di rinnova aristocraticamente e si diffonde democraticamente. Risulta essere un mondo il cui le donne si mascolinizzano e gli uomini si femminilizzano. Sfumano sempre di più i confini di genere apportando delle novità anche nel campo della sessualità. I valori femminili si incarnano nella realtà, quelli maschili nello sport e nei sogni , nei giochi. Un altro aspetto fondamentale che ci viene posto nella modernità è il ruolo del vecchio e del giovane. In passato era il grado di saggezza ad essere importante, ad oggi invece in un mondo sempre più in velocità è il grado di adesione al movimento a fare la differenza. La vecchiaia viene vista semplicemente fase conclusiva della vita , prossimo alla morte. È il XX secolo ce consacra la società dei giovani. Già con Goethe nel 1777 e i dolori del giovane Werther, si era dato il via al giovanilismo culturale. Vengono messe in crisi le identità del padre, con cui il bambino non riesci più ad identificarsi, e della madre come protettrice. È la società che analizza il tema della scomparsa dei genitori. Si vive in cerca della propria autorealizzazione personale, per la ricerca delle felicità, del benessere, dell’amore e del consumo; ancora più importante si vuole essere giovani per sempre. Hollywood rappresenta proprio questo bisogno attraverso il maquillage hollywoodiano per mascherare l’età e porre riparo all’oltraggio degl’anni. La cultura di massa crea così un nuovo olimpi quello dei minori di 20 anni. La cultura di massa pone un problema fondamentale. Questo non riguarda l’alienazione, in quanto rappresenta la condizione basilare necessaria all’uomo per aprirsi al mondo dell’immaginario. Ciò che risulta problematico è dato dal fatto che la cultura di massa proponendosi come religione della modernità manca i quegl’aspetto fondamentali tipi della religione: divini, immortalità e sacralità. La contraddizione della cultura di massa sta nella sua capacità di alimentare processi religiosi in ciò che è profano, processi mitologici in ciò che vi è di empirico. E ancora processi empirici e profani basati sull’idea madre della religione moderna: la salvezza individuale. Ma anche l’immaginario non si riflette più nel cielo, ma in terra. L’aumento dello sviluppo del consumo di immaginario realmente comporta un aumento della domanda, rendendo così sempre più l’immaginario reale. Vengono rese forme fittizie di ciò che praticamente non potrebbe essere consumato. La cultura di massa per ciò si adatta agl’adattati e adatta gli adattabili. Il nuovo individualismo non richiede solo il godimento dell’istante, tipico dell’edonismo classico, ma una partecipazione al presente. La cultura di massa predilige il presente e tende ad marginalizzare i miti per creare sempre qualcosa di nuovo. La cultura bagna così un presente sempre nuovo , un presente vivo e vissuto, avvertito a livello mentale mentre i corpi restano comunque soggetti alla ripetizione. E’ un tempo accelerato che fa leva sullo spirito. L’adesione al presente rende la cultura di massa una cultura non in divenire ma del divenire . la possibilità dell’uomo di poter divenire tutto e niente getta l’individuo in una condizione di angoscia. La cultura di massa risponde a dei bisogni antropologici contrapposti: l’affermazione individuale e la partecipazione cosmica. Se la cultura di massa partecipa all’evoluzione del mondo anch’essa deve essere in continua evoluzione. E ciò che si evolve non può essere tradotto in essenza.