Lasciato alle spalle il centenario celebrato lo scorso anno con un programma di straordinario successo che ha rafforzato il ruolo del Toniolo come asse culturale della città, la stagione 2014.2015 propone nuovamente al proprio pubblico la sfida della curiosità, attenta, come da sempre, a soddisfare i gusti di pubblici differenti in un cartellone coerente e composito. C’è spazio per tutto nella nuova stagione del teatro Toniolo: i classici, i grandi interpreti, i registi della nuova generazione, la drammaturgia contemporanea compongono un mosaico che se da una parte conferma il Toniolo come teatro d’eccellenza di un’area metropolitana vasta, dall’altra non rinuncia ad indagare – attraverso il linguaggio del teatro e della danza – i temi del nostro tempo, a mostrare nuovi punti di vista, a riflettere oltre che a divertire. Ecco, dunque, Giuseppe Battiston e Giorgio Albertazzi alla prova con Shakespeare, Umberto Orsini che già protagonista di un’indimenticata edizione del Giuoco delle parti con Giorgio De Lullo e Romolo Valli, torna a cimentarsi con il grande capolavoro pirandelliano. Il maestro Scaparro guida un gruppo di giovani attori tra i fili della scrittura di Kafka e Michieletto, il più internazionale dei nostri registi lirici, che con Gogol’ racconta i contorni di un’umanità gretta alla ricerca di una troppo facile affermazione. Grandi autori sì, ma anche storie che parlano dell’oggi: il mondo della la scuola con le sue aspirazioni e contraddizioni è al centro del lavoro di Silvio Orlando, il rapporto padre/figlio e la difficoltà del confronto tra generazioni è il tema che Claudio Bisio ha scelto per il suo ritorno in teatro. Anche Elio De Capitani, nel duplice abito di regista e interprete, riflette sui rapporti tra giovani e adulti in un capolavoro della drammaturgia americana di Arthur Miller. E poi il ritorno di Marco Paolini e Stefano Accorsi e per la prima volta sul palcoscenico del Toniolo Emma Dante, Corrado Augias, Giuliana De Sio. Anche questa edizione 2014.2015 di Verso l’Universo - Rassegna Internazionale di Danza d’Autore propone un cartellone in cui spiccano i nomi di danzatori e compagnie di altissimo livello, per un quadro d’insieme di grande impatto, in cui suggestioni rock, tradizione e contemporaneo si confrontano passando al setaccio proposte d’assoluta eccellenza, ripercorrendo i fili sotterranei di una sensibilità in continua evoluzione. In un tempo difficile e controverso il Teatro Toniolo rilancia il proprio progetto culturale, nel convincimento che una comunità possa ritrovare nella proposta del proprio teatro un’occasione di incontro, di svago e la narrazione del proprio tempo. IO SONO TEATRO STAGIONE DI PROSA | TEATRO TONIOLO 2014.15 dal 5 al 9 novembre 2014 GIUSEPPE BATTISTON dal 26 al 28 dicembre 2014 Compagnia dell’Alba 15 febbraio 2015 Teatro Musica Novecento dal 17 al 22 marzo 2015 CLAUDIO BISIO FALSTAFF AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA LA PRINCIPESSA DELLA CZARDA FATHER AND SON da Enrico IV / Enrico V di W. Shakespeare traduzione Nadia Fusini adattamento e regia Andrea De Rosa dal 21 al 23 novembre 2014 GIORGIO ALBERTAZZI IL MERCANTE DI VENEZIA di William Shakespeare traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi regia Giancarlo Marinelli 26 e 27 novembre 2014 ANGELA FINOCCHIARO MARIA AMELIA MONTI LA SCENA di Garinei e Giovannini regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini dal 7 all’11 gennaio 2015 GIULIANA DE SIO NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI di Annibale Ruccello regia Enrico Maria Lamanna LA SCUOLA dal 25 febbraio al 1 marzo 2015 UMBERTO ORSINI 10 e 11 dicembre 2014 MARINA ROCCO MATTEO DE BLASIO dal 21 al 25 gennaio 2015 MARCO PAOLINI 14 dicembre 2014 CORRADO AUGIAS GIUSEPPE FAUSTO MODUGNO LA VERA STORIA DI TRAVIATA regia Stefano Mazzonis di Pralafera AMERIKA di Franz Kafka traduzione e adattamento Fausto Malcovati regia Maurizio Scaparro di Domenico Starnone regia Daniele Luchetti di Carlo Goldoni regia Andrée Ruth Shammah 19 e 20 febbraio 2015 GIOVANNI ANZALDO UGO MARIA MOROSI CARLA FERRARO dal 16 al 18 gennaio 2015 SILVIO ORLANDO MARINA MASSIRONI di Cristina Comencini regia Cristina Comencini GLI INNAMORATI operetta di E. Kàlmàn orchestra “Cantieri d’Arte” diretta da Stefano Giaroli regia Alessandro Brachetti BALLATA DI UOMINI E CANI dedicata a Jack London di Marco Paolini dal 4 all’8 febbraio 2015 Teatro Stabile del Veneto Teatro Stabile dell’Umbria L’ISPETTORE GENERALE di Nikolaj Vasil’evic Gogol’ adattamento drammaturgico e regia Damiano Michieletto IL GIUOCO DELLE PARTI da Luigi Pirandello adattamento Roberto Valerio, Umberto Orsini e Maurizio Balò regia Roberto Valerio dal 4 all’8 marzo 2015 STEFANO ACCORSI DECAMERONE vizi, virtù, passioni liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio adattamento teatrale e regia Marco Baliani drammaturgia Maria Maglietta ispirato a Gli sdraiati e Breviario comico di Michele Serra regia Giorgio Gallione 1 e 2 aprile 2015 Teatro dell’Elfo MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE di Arthur Miller regia Elio De Capitani 17 e 18 aprile 2015 Compagnia Sud Costa Occidentale LE SORELLE MACALUSO testo e regia di Emma Dante Foto Fabrizio Cestari per Primopiano Cinetv dal 5 al 9 NOVEMBRE 2014 PRIMA REGIONALE Mai che mi vada un solco diritto da quella volta che ho barato a primero. Bene, s'io fussi certo che mi bastasse il fiato, quasi quasi mi pentirei. Falstaff 4 FONDAZIONE DEL TEATRO STABILE DI TORINO E.R.T. Emilia Romagna Teatro Fondazione GIUSEPPE BATTISTON FALSTAFF da Enrico IV / Enrico V di William Shakespeare traduzione Nadia Fusini con Giuseppe Battiston, Gennaro Di Colandrea, Giovanni Franzoni, Giovanni Ludeno, Martina Polla, Andrea Sorrentino, Annamaria Troisi, Elisabetta Valgoi, Marco Vergani TURNO A B C D E adattamento e regia Andrea De Rosa scene e costumi Simone Mannino suono Hubert Westkemper luci Pasquale Mari Fondazione del Teatro Stabile di Torino – ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione “Tutto nel mondo è burla”: così chiosa Falstaff. Millantatore, sbruffone, vorace, vitalista, furfante, è un personaggio così dirompente da essere ripreso in due drammi di Shakespeare e diventare protagonista della irriverente commedia lirica di Arrigo Boito musicata da Giuseppe Verdi. Falstaff ha affascinato i più grandi talenti della scena, come Orson Welles, che riservò per sé il ruolo di protagonista nella versione teatrale e in quella cinematografica. Il fortunato sodalizio artistico tra Giuseppe Battiston e Andrea De Rosa, già sperimentato con successo nel 2012 con Macbeth, si rinnova in Falstaff: la potente duttilità espressiva di Battiston darà vita alla partitura drammaturgica di Nadia Fusini, impreziosita dalla regia di De Rosa, attento a moltiplicare immagini, a toccare sponde semantiche lontane dalla tradizione e a coniugare con grande perizia la tradizione lirica con quella di prosa. Strano e singolare il destino di Sir John Falstaff! Apparso la prima volta nel dramma storico Enrico IV, questo personaggio riscosse un tale successo che William Shakespeare dovette farlo rivivere e poi rivivere e poi rivivere ancora, in ben altri quattro testi. Pare addirittura che la stessa Regina Elisabetta ne avesse gradito così tanto la sagacia da intervenire, in prima persona, facendosi dare assicurazioni dal Bardo affinché questo impareggiabile ciccione non fosse accantonato dalla sua produzione. C’è in Falstaff qualcosa che ci conquista subito: un amore sfrontato per la vita, che si manifesta soprattutto nella forma dell’amore per la lingua, per le parole, per il motto di spirito, per la creazione instancabile di metafore e giochi linguistici; un senso pieno delle cose che accadono qui e ora e che di fronte al suo sguardo sembrano le sole che abbiano un qualche senso; ci sono nelle sue parole una gioia che non si stanca mai, sempre pronta a rovesciare il male in bene, un senso dell’amicizia ingenuo e vorrei dire persino infantile, una ostinazione a fare di ogni dolore uno scherzo, di ogni situazione senza via d’uscita uno sprone a cercare di non lasciarsi imprigionare. Dopo il felice incontro con Macbeth, ho chiesto a Giuseppe Battiston di calarsi stavolta nei panni di questo buffone, convinto che ci sia anche qui qualcosa di inaspettato e imprevedibile da scoprire sotto la maschera solo apparentemente tranquilla che egli sembra mostrarci. Andrea De Rosa Andrea De Rosa / foto Bepi Caroli dal 21 al 23 NOVEMBRE 2014 6 GHIONE PRODUZIONI GIORGIO ALBERTAZZI IL MERCANTE DI VENEZIA TURNO C D E di William Shakespeare traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi regia Giancarlo Marinelli e con Stefania Masala, Sergio Basile, Francesco Maccarinelli, Ivana Lotito, Cristina Chinaglia, Vanina Marini, Diego Maiello scene Paolo Dore costumi Daniele Gelsi consulenza storico letteraria Sergio Perosa Se esiste nella drammaturgia del Bardo, un personaggio totalmente opposto all’uomo Albertazzi, questi è senza dubbio Shylock. Ma proprio facendo leva su questo contrasto, l’attore ci regala uno Shylock inedito. Rita Sala, “Il Messaggero” [...] Ho visto e soprattutto letto la riduzione, (o forse l’ampliamento, o forse la perizia poetico ermeneutica), firmata da Giorgio Albertazzi, e mi sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere giorno secondo lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo tramonto”, scrive Albertazzi. Giorgio Albertazzi ha fatto del Mercante un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili. È come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più, (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende. In questo senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. È tutto ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una stranissima zattera, (così come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini). Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì; Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca. È Giorgio Albertazzi. Giancarlo Marinelli 26 e 27 NOVEMBRE 2014 Foto Fabio Lovino DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI SENZA INTERVALLO 8 COMPAGNIA ENFI TEATRO IL ROSSETTI - TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA ANGELA FINOCCHIARO MARIA AMELIA MONTI LA SCENA di Cristina Comencini regia Cristina Comencini TURNO A B con Stefano Annoni Un testo divertente e sottile, che coglie nodi critici della sensibilità contemporanea. La vera forza è la naturalezza e vis comica degli interpreti: trascinante Angela Finocchiaro, nel ruolo della fredda repressa, e Maria Amelia Monti, buffa seduttrice sexy... “la Repubblica” Dopo il travolgente successo ottenuto con Due Partite, Cristina Comencini torna a teatro con La scena per raccontare la comica immersione di un ragazzo nella vita e nei sentimenti femminili, la scoperta di due donne delle pulsioni, le rabbie e le fragilità di un giovane uomo, la comune ricerca d’amore e di libertà in un mondo mutante. Due amiche mature leggono una domenica mattina una scena di teatro che una delle due deve recitare l’indomani. I loro caratteri opposti si rivelano subito dal modo in cui sentono e interpretano il monologo: per Lucia, attrice, quelle righe raccontano fragilità e temibili tempeste dell’anima; per Maria, dirigente di banca, separata e madre di due bambini, le tempeste della scena sono allegri ed erotici terremoti interni, occasioni di vita. Due femminilità opposte. Lucia ha rinunciato alla passione, all’idea di avere un uomo nella vita, si accontenta di amare i personaggi molto più interessanti che incontra sul palcoscenico. Maria invece senza un uomo non può stare, senza fare l’amore, senza illudersi di avere finalmente incrociato quello giusto. Come l’ultimo, agganciato la sera prima a una festa in cui ha bevuto troppo, e di cui non ricorda esattamente il nome né l’età ma che - lei sostiene - potrebbe essere proprio l’atteso. Anche se risvegliandosi al mattino, non l’ha più trovato nel suo letto. Foto Fabio Lovino scene Paola Comencini costumi Cristiana Ricceri Eccolo, invece, apparire in mutande, un giovane ragazzo di meno di trent’anni. Si era messo a dormire nella stanza dei bambini (fuori col padre per il fine settimana) perché la donna, di cui ricorda solo l’esuberanza fisica, russava. Davanti agli occhi esterrefatti di Lucia, il ragazzo la scambia per Maria. Un po’ per liquidarlo, un po’ per divertimento, Lucia interpreta la parte dell’amica disinibita e Maria, rientrata con il caffè, è costretta a recitare il ruolo della sua amica severa e moralista. Finché il gioco tra loro, sotto lo sguardo allucinato del ragazzo, non regge più e le due si rivelano a lui nelle loro vere identità. E il ragazzo chi è? Un giovane uomo cresciuto da una madre imperiosa e assolutista: “Come voi due”, rivela lui ingenuamente. Le due donne lo interrogano, lo prendono in giro, gli fanno scuola di vita. Ma non prevedono la sua reazione, la rabbia che ha in corpo, la consapevolezza della sua fragilità e della sua forza senza sbocco. Su sponde opposte, le due donne e il ragazzo scoprono di vivere nello stesso mondo tutto da rifare perché “… il passato sono solo muri sventrati, case terremotate da cui si deve fuggire…”, come dice la scena che Lucia deve interpretare il giorno dopo, e anche quella che i tre hanno appena recitato insieme sul palcoscenico, che forse resta il solo luogo veramente libero del mondo. 10 e 11 DICEMBRE 2014 Foto Neige De Benedetti per il Teatro Franco Parenti DURATA: 1 ORA E 45 MINUTI 10 TEATRO FRANCO PARENTI MARINA ROCCO e MATTEO DE BLASIO GLI INNAMORATI di Carlo Goldoni regia Andrée Ruth Shammah e con Roberto Laureri, Elena Lietti, Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Andrea Soffiantini drammaturgia Vitaliano Trevisan scene e costumi Gian Maurizio Fercioni TURNO A B Lo spettacolo è interessante perché trova un punto di equilibrio tra un testo e una regia classica, l’evidente debito al teatro di Strehler e gli stimoli di un teatro più contemporaneo nella voglia di rompere quelle convenzioni, di giocare con una recitazione più “quotidiana”. Anna Bandettini, “la Repubblica” Carlo Goldoni narra nelle sue Memorie: “Poche sono quelle commedie, nelle quali non entrino innamorati, e in quasi tutte l’onesto amore è il principale movente della comica azione. Questa Commedia adunque dee rappresentar un amore più violento di tutti gli altri. Due persone che si amano fedelmente, perfettamente, dovrebbero esser felici, tanto più ch’io non figuro ostacoli che attraversino le loro brame, ma la pazza gelosia, che nella nostra Italia principalmente è il flagello de’ cuori amanti, intorbida il bel sereno, e fa nascere le tempeste anche in mezzo alla calma. Darsi de’ pugni pel capo, stracciarsi le vesti, minacciare la propria vita sono galanterie di questo gentile amore. Non è da romanzo il coltello, con cui si vuol ferire l’amante invasato da quest’amore [...] Povera gioventù sconsigliata! Volersi tormentar per amore! Voler che il balsamo si converta in veleno!” La storia è quella di due giovani, Eugenia e Fulgenzio, che per essere l’uno dell’altro troppo innamorati, finiscono per tormentarsi, benché niente si opponga al loro amore. Dalla diatriba tra i due si scatena una tensione vibrante che attraversa tutti i personaggi protagonisti della storia e fa sì che agli occhi del pubblico risultino così umani da essere vicini alla nostra sensibilità. Tanto che si può parlare di una commedia moderna [...] dove si ride e dove ci si dispera presi da attimi di vera malinconia, non solo dei personaggi, ma anche della proiezione inevitabile che ognuno di noi può fare all’interno delle dinamiche amorose in un testo così straordinariamente contemporaneo. Andrée Ruth Shammah Foto Neige De Benedetti La paura di amare e di lasciarsi andare a sentimenti sinceri. Gli innamorati è un testo straordinariamente contemporaneo che intrappola il pubblico: si ride e ci si riconosce nelle dinamiche che Goldoni ha saputo orchestrare con acume e infinita umanità. Andrée Ruth Shammah riprende il suo percorso di ricerca sui classici e affronta di nuovo il drammaturgo veneziano, dopo La Locandiera e Sior Todero Brontolon, con uno spettacolo che è una “macchina inesorabile”, perfetta per la nuova compagnia del Teatro Franco Parenti, reduce dal successo travolgente de Il Don Giovanni di Filippo Timi. 14 DICEMBRE 2014 DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI SENZA INTERVALLO 12 OPERA ROYAL DE WALLONIE - LIEGI in collaborazione con PROMO MUSIC - CORVINO MEDA EDITORE CORRADO AUGIAS GIUSEPPE FAUSTO MODUGNO LA VERA STORIA DI TRAVIATA TURNO E di e con Corrado Augias, voce narrante Giuseppe Fausto Modugno, pianoforte e voce regia Stefano Mazzonis di Pralafera Ti prego dunque di adoperarti affinché questo soggetto sia il più possibile originale e accattivante nei confronti di un pubblico sempre teso a cercare in argomenti inusuali un confine alla propria moralità. Giuseppe Verdi a Francesco Maria Piave sulla trama de La Traviata La Traviata è probabilmente il capolavoro di Giuseppe Verdi, comunque la sua opera più popolare. Le vicende di Violetta Valery sono arrivate al libretto di Francesco Maria Piave e alla musica del Maestro quasi direttamente dalla vita. Circostanza che contribuisce a dare alla storia l’accento d’una commovente verità. All’origine di tutto c’è una ragazza nata nel 1824 in Normandia da una famiglia poverissima, che si chiama Alphonsine Plessis. Suo padre la cede, a 14 anni, a una carovana di zingari. Alphonsine finisce a Parigi dove nel giro di pochi mesi cambia nome, si fa chiamare Marie Duplessis, e riesce a diventare una delle vedette della vita mondana nel solo modo in cui una ragazza povera ma ricca d’ingegno può farlo. Tra i suoi amanti c’è Alexandre Dumas, figlio del celebre autore dei Tre moschettieri. Una relazione tempestosa e breve che finisce dopo nemmeno un anno. A 23 anni Marie muore di tisi. Alexandre, in parte commosso in parte intuendo il fascino della vicenda, la racconta nel romanzo La dame aux camélias che ha subito enorme successo. Marie diventa in quelle pagine Marguerite Gautier. Nel 1852 Verdi, di passaggio a Parigi, vede a teatro la commedia ricavata dal romanzo. A sua volta intuisce che quella vicenda sembra scritta per lui. Appena un anno dopo, 1853, l’opera va in scena a Venezia. L’eroina cambia ancora una volta nome: Violetta Valéry. Già da questo schema si può capire il fascino di una storia ispirata dalla vita ma poi filtrata per due volte da una doppia trasposizione artistica. Sullo sfondo della vicenda c’è il bel mondo parigino, la volgarità degli arrivisti non meno cinici allora di oggi, il mondo delle cocotte di lusso, il costume sessuale che rendeva quasi obbligatorio per un borghese mantenere una donna per i suoi capricci, l’attività dei pittori che hanno ritratto quei salotti, quelle sembianze, quelle carezzevoli nudità. Ma soprattutto c’è la musica di Verdi che lo spettacolo racconta, smonta, analizza, lascia infine all’ascolto consapevole degli spettatori. dal 26 al 28 DICEMBRE 2014 FUORI ABBONAMENTO COMPAGNIA DELL’ALBA in collaborazione con il TEATRO STABILE D’ABRUZZO AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA Foto Vincenzo Fedecostante - Stagione 2013.14 14 Aggiungi un posto a tavola, uno dei due classici di Garinei e Giovannini – l’altro è Rugantino – si presenta per la prima volta in un’edizione «extra Sistina», ripresa con gran intelligenza, devozione al gioco del teatro e qualche piccola innovazione. Maurizio Porro, “Il Corriere della Sera” con Gabriele De Guglielmo, Carolina Ciampoli, Tommaso Bernabeo, Gaetano Cespa, Simona Patitucci Foto Vincenzo Fedecostante - Stagione 2013.14 di Garinei e Giovannini scritta con Iaia Fiastri musiche Armando Trovajoli coreografie originali Gino Landi regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini direzione musicale M° Gabriele de Guglielmo scene costumi Gabriele Moreschi, Maria Sabato Nel 40° anniversario del suo debutto, un omaggio alla commedia musicale italiana più famosa al mondo riproposta in una versione fedele alla prima edizione degli anni ‘70. “Andavo al cinema, andavo a teatro, compravo libri nella speranza di trovare uno spunto che per associazione mi facesse venire l’idea giusta per uno spettacolo. Una volta, alla stazione Termini, trovai un libro che mi colpì perché la copertina era molto carina: c’era un giovane prete con i capelli biondi e lunghi, con una faccia simpatica. Si intitolava Dopo di me il diluvio (scritto da David Forrest, pseudonimo scelto da due scrittori inglesi: David Eliades e Forrest Webb). Era una storia di fantapolitica alla Gogol’, ma quello che mi accese la lampadina era l’idea che Dio telefonasse ad un prete per organizzare un secondo diluvio e ne parlai entusiasta a Garinei e Giovannini e così ci mettemmo a scrivere la commedia”. Iaia Fiastri Un monumento nazionale: ecco cos’è questo spettacolo. Il primo lavoro che ho visto a teatro, nella sua edizione originale (avevo 11 anni), e che probabilmente mi ha fatto decidere quello che avrei fatto da grande… Che in qualche modo mi ha accompagnato nel corso della vita, e che ora il destino ha voluto mettere nelle mie mani… Non c’è molto da dire: massima umiltà e rispetto, con il doveroso timore che si può avere nell’accostarsi ad un capolavoro del Teatro italiano. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, noi come teatranti mettiamo la nostra passione, l’entusiasmo e la professionalità al servizio dello spettacolo. Nessun migliore auspicio che le parole di Garinei & Giovannini in un’intervista del 9 maggio 1975 a Renzo Tian per “Il Messaggero”, al termine della prima trionfale stagione di repliche: “Forse lo spettacolo ha toccato le corde giuste al momento giusto. Parlava di un diluvio mentre eravamo dentro un ciclone; mostrava un barlume di luce mentre eravamo nel buio di un tunnel, e finiva su una nota di speranza e di solidarietà. Sono cose che contano, in tempi di egoismo e ostilità feroci. Una cosa è certa: la gente esce dallo spettacolo contenta, sollevata. Sembra che ciascuno si porti via una fettina di gioia, di fiducia”. Fabrizio Angelini dal 7 all’11 GENNAIO 2015 16 TEATRO E SOCIETÀ srl GIULIANA DE SIO NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI di Annibale Ruccello regia Enrico Maria Lamanna TURNO A B C D E con Gino Curcione, Rosaria De Cicco, Andrea De Venuti, Mimmo Esposito, Luigi Iacuzio scene Sergio Tramonti costumi Teresa Acone musiche Carlo De Nonno Magnifico il testo scritto da Annibale Ruccello, drammaturgo fra i più rappresentativi della scena contemporanea, che si attorce attorno all’interiorità turbata di una donna come tante, una moderna Medea. (…) Giuliana De Sio s’impone con la straordinaria bravura di un’interprete sensibilissima. Antonella Melilli, “Il Tempo” Il testo propone, ancora una volta, il viaggio che Ruccello aveva intrapreso nel quotidiano, attraversato e contaminato dal thriller, nonché il viaggio nel panorama desolato della periferia urbana, dei ghetti degradati, tra le tv locali e le radio libere. Un percorso apparentemente triste, che però viene ravvivato ora da una miscellanea di sentimenti, ora da involontaria comicità. Una serie di colpi di scena con un occhio al cinema “thrilling”; ma mentre Le cinque rose ha come riferimento il cinema di Hitchcok, di Argento, di Polanski, in Notturno domina quello anni ‘70, per intendersi quello di Scorsese e di Kubrik. I canoni sono sempre gli stessi: il luogo isolato, il protagonista barricato all’interno, la minaccia esterna che semina orrore e sgomento fino a un catartico finale. L’azione si svolge in una casa a due piani nella periferia di una metropoli: Adriana porta avanti la sua esistenza, nel caldo afoso, tra canzoni e note di un pianoforte, tra televisione e una terza gravidanza, con un marito, Michele, che lavora di notte e ritorna a casa all’alba. Una sera accade che strani individui, temuti e desiderati da troppo tempo, si introducano in casa. Improvvisamente riaffiorano senza una logica i ricordi, angoscianti fantasmi del passato, che provocheranno in Adriana una reazione atroce, insensata, ma a lei necessaria per fuggire da quella prigione grigia e ossessiva. Un progetto in definitiva che segna l’ideale ricostruzione del discorso su Ruccello, sulla violenza e modernità delle metropoli. La mano del regista ha saputo cogliere gli aspetti più significativi di un testo in apparenza drammatico, percorso tuttavia ora da un coacervo di sentimenti contrastanti, ora da una naturale comicità, recuperando peraltro il finale dell’ultima stesura di Notturno, voluto e condiviso dalla madre dell’autore che segue ancora oggi rigorosamente la “vicenda drammaturgica” dell’indimenticabile Annibale. dal 16 al 18 GENNAIO 2015 CARDELLINO srl SILVIO ORLANDO MARINA MASSIRONI LA SCUOLA 18 TURNO C D E di Domenico Starnone regia Daniele Luchetti con Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini scene Giancarlo Basili costumi Mariarita Barbera Non è una rimpatriata. Oltre vent’anni dopo Silvio Orlando ritrova la sua scuola, anzi la nostra, più o meno come l’aveva lasciata. Le cose, in classe, nel frattempo non sono migliorate. Tutt’altro. E quindi La scuola può perfino diventare un classico teatrale. Rodolfo Di Giammarco, “la Repubblica” Era il 1992 quando debuttò Sottobanco, spettacolo teatrale interpretato da un gruppo di attori eccezionali capitanati da Silvio Orlando e diretti da Daniele Luchetti. Lo spettacolo divenne presto un cult, antesignano di tutto il filone di ambientazione scolastica tra cui anche la trasposizione cinematografica del 1995 della stessa pièce che prese il titolo La scuola. Fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un successo teatrale e non viceversa. Lo spettacolo era un dipinto della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso un esempio quasi profetico del cammino che stava intraprendendo il sistema scolastico.”Ho deciso di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico - dice Silvio Orlando. A vent’anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo poi”. A scuola si impara, si cresce, si studia, si boccia. Ma la scuola è anche una guerra, per ragazzi e insegnanti, nella quale ci si sfida e dove si cercano strategie di sopravvivenza vincenti. Il testo di Domenico Starnone ne mette in risalto i tratti paradossali e divertenti, oltre che descriverne i risvolti drammatici e formativi. È l’ultimo giorno di scuola in una periferia romana. Gli insegnanti devono fare gli scrutini, decidere chi bocciare e chi premiare. La scuola è un microcosmo in cui la realtà filtra solo indirettamente e tutto si svolge tra queste mura: le speranze e le amicizie dei ragazzi, le ambizioni, gli scontri generazionali, gli amori, le situazioni paradossali. Gli scrutini non sono solo i risultati dell’andamento scolastico. Gli scrutini dicono chi ce la fa e chi torna indietro, chi ha ragione e chi sbaglia, chi è il professore bravo e chi è odiato, chi ha la stoffa del leader e chi non se lo fila neanche un ragazzino di tredici anni. Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali e personali, amori, amicizie e scontri generazionali, prendono vita personaggi esilaranti, giudici impassibili e compassionevoli al tempo stesso. Il dialogo brillante e le situazioni paradossali lo rendono uno spettacolo irresistibilmente comico. dal 21 al 25 GENNAIO 2015 Foto Marco Caselli Nirmal DURATA: 2 ORE 20 MICHELA SIGNORI - JOLEFILM MARCO PAOLINI BALLATA DI UOMINI E CANI dedicata a Jack London La Ballata è un magistrale spettacolo (…) Per me è un racconto meraviglioso, umoristico, comico, di grande amore per la natura e gli animali. Franco Cordelli, “Il Corriere della Sera” musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi con Angelo Baselli e Gianluca Casadei TURNO A B C D E consulenza e concertazione musicale Stefano Nanni Ballata di uomini e cani è un tributo a Jack London. A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più. Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la supera. La produzione letteraria è enorme, e ancor più lo è pensando a quanto poco sia durata la sua vita. Sono partito da alcuni racconti del grande Nord, ho cominciato questo spettacolo raccontando le storie nei boschi, nei rifugi alpini, nei ghiacciai. Ho via via aggiunto delle ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi. Ma l’antologia di racconti è stata solo il punto di partenza per costruire storie andando a scuola dallo scrittore. So che le sue frasi non si possono “parlare” semplicemente, che bisogna reinventarne un ritmo orale, farne repertorio per una drammaturgia. Ballata di uomini e cani è composto di tre racconti della durata di circa mezz’ora ciascuno più uno più breve costruito su episodi giovanili tratti dalla biografia di J. London. Tra le traduzioni che ho letto preferisco quella di Davide Sapienza. I racconti che ho trascritto oralmente sono Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco e in tutti e tre uomini e cani sono coprotagonisti. Lo spettacolo ha la forma di un canzoniere teatrale con brani tratti da opere e racconti di Jack London e con musiche e canzoni ad essi ispirate che non svolgono funzione di accompagnamento ma di narrazione alternandosi e dialogando con la forma orale. Marco Paolini Foto Marco Caselli Nirmal animazione video di Simone Massi dal 4 all’8 FEBBRAIO 2015 Foto Serena Pea DURATA: 3 ORE CON INTERVALLO Si direbbe che Michieletto, forte di un’ormai consolidata esperienza nel campo della lirica, abbia riversato in Gogol’ la leggerezza di ritmo e la malizia di certe pagine pucciniane... Claudio Facchinelli, “Corriere Spettacolo” 22 TEATRO STABILE DEL VENETO TEATRO STABILE DELL’UMBRIA L’ISPETTORE GENERALE TURNO A B C D E Foto Serena Pea di Nikolaj Vasil’evic Gogol’ adattamento drammaturgico di Damiano Michieletto regia Damiano Michieletto e con (in ordine alfabetico) Alessandro Albertin, Luca Altavilla, Alberto Fasoli, Emanuele Fortunati, Michele Maccagno, Fabrizio Matteini, Eleonora Panizzo, Silvia Paoli, Pietro Pilla, Giacomo Rossetto, Stefano Scandaletti scene Paolo Fantin costumi Carla Teti disegno luci Alessandro Carletti In una cittadina della sterminata campagna russa, popolata da personaggi corrotti, profittatori, affaristi e sfruttatori, si sparge la notizia dell’arrivo di un ispettore generale. Tutti sono in fermento e impauriti. Figurarsi quando si crede che l’ispettore sia già arrivato, in incognito. In realtà quello che è creduto l’ispettore è un giovinastro squattrinato che capisce subito quali benefici può trarre dalla situazione. Derisione e mascalzonaggine, imbroglio e nessuna buona fede, neppure in casa del sindaco dove il finto ispettore è ospite e si diverte con la moglie e la figlia. “Guarda queste banconote, sono tutte sporche!” È una battuta detta dal presunto ispettore generale dopo aver ricevuto i soldi con i quali tutti cercano di corromperlo. Questi soldi sono sporchi: unti di grasso, di terra... forse accartocciati e logori. In un grande testo, vi si accede spesso tramite un piccolo dettaglio, come una piccola chiave che può iniziare a far cigolare un grande portone. Questa battuta è stata un indizio per aprire la mia immaginazione sui personaggi di Gogol’. Chi può avere delle banconote unte?... Gente che forse un pò sporca lo è... probabilmente non si lavano molto. I personaggi infatti vengono spesso descritti attraverso i loro odori: puzzano di cavolo, di tabacco, e di vodka... È una storia che puzza di alcool e di gente ubriaca. L’alcool diventa quasi un concetto che perdura nei cinque atti: usato per calmare la paura, per comunicare la propria virilità, per festeggiare e far baldoria, per annegare la propria depressione. Del resto, qual è la prima cosa che il Sindaco e la sua combriccola fanno nell’accogliere il presunto ispettore? Lo fanno bere, lo ubriacano. Sfera pubblica e sfera privata si mescolano, si contaminano, si confondono. Non ci sono regole, non ci sono leggi, la violenza è dietro l’angolo, mascherata spesso da bonarietà. Un’umanità gretta e sporca, compressa nella paura per quattro atti e pronta a esplodere nel finale in una catartica liberazione, raccontata come un’aspirazione al lusso, al divertimento facile, a un altrove forse ancora più gretto e meschino della loro realtà. Damiano Michieletto 15 FEBBRAIO 2015 DURATA: 2 ORE E 15 MINUTI CON INTERVALLO 24 COMPAGNIA TEATRO MUSICA NOVECENTO LA PRINCIPESSA DELLA CZARDA operetta in due atti di Emmerich Kàlmàn TURNO E regia Alessandro Brachetti con Susie Georgiadis, Antonio Colamorea, Alessandro Brachetti, Silvia Felisetti, Fulvio Massa, Francesco Mei, Marco Falsetti Corpo di Ballo Novecento coreografie Salvatore Loritto scene e costumi Artemio Cabassi realizzati da ArteScenica Reggio Emilia Orchestra “Cantieri d’Arte” diretta da Stefano Giaroli Presentata al Teatro Johann Strauss di Vienna il 13 novembre 1915, proprio nei giorni dell’assassinio di Sarajevo e dello scoppio della prima guerra mondiale, La Principessa della Czarda ottenne uno dei più grandi successi della storia dell’operetta. Il libretto si rifà alla tipica atmosfera del crepuscolo dell’Impero Asburgico, ispirandosi alle più frequenti conversazioni da salotto e all’argomento più popolare in quell’epoca: quello dei matrimoni impossibili tra rampolli dell’aristocrazia viennese e belle ed affascinanti primedonne del varietà. Anche se l’operetta riporta il conflitto nei termini di una brillante commedia, il testo mantiene un suo nucleo di realismo e di credibilità. Una festa d’addio al cabaret Orpheum di Budapest per la celebre cantante Sylva Varescu prima della sua partenza per l’America. Il fatto turba assai Edvino Lippert-Weylersheim che ama riamato la diva. Un ordine giunge dal Principe di Lippert-Weylersheim: determinato a troncare il rapporto di suo figlio Edvino con la canzonettista, lo fa richiamare a Vienna. Edvino ubbidirà ma prima firmerà un contratto che lo impegna a sposare Sylva entro otto settimane. Boni rivela a Sylva che Edvino sta per fidanzarsi con Stasi, sua cugina, che giunge all’Orpheum. Il secondo atto ha luogo a Vienna, presso i Lippert-Weylersheim. Sono passate diverse settimane, ed è in corso un altro festeggiamento: il fidanzamento di Edvino e Stasi. Durante le celebrazioni, giunge a Palazzo Boni con Sylva, presentata come sua consorte. Tuttavia, qualcuno la riconosce come la famosa Principessa della Czarda, sebbene lei neghi. Boni è in realtà innamorato di Stasi, ed annuncia il divorzio da Sylva. Dopo molteplici colpi di scena, Edvino potrà coronare il suo sogno d’amore con Sylva, mentre Boni accoglierà Stasi come sua sposa. 19 e 20 FEBBRAIO 2014 PRIMA REGIONALE Ph Salvatore Pastore Ag Cubo DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI 26 COMPAGNIA GLI IPOCRITI GIOVANNI ANZALDO UGO MARIA MOROSI CARLA FERRARO AMERIKA Lo spettacolo vuol far riflettere proprio sul presunto sogno americano e sul futuro del vecchio continente, in un’epoca difficile in cui non sono più gli europei a emigrare, ma altri popoli a coltivare il presunto sogno europeo. Maurizio Scaparro TURNO B C di Franz Kafka traduzione e adattamento Fausto Malcovati regia Maurizio Scaparro e con Giovanni Serratore, Fulvio Barigelli, Matteo Mauriello Ph Salvatore Pastore Ag Cubo musiche ispirate alla cultura yiddish della vecchia Europa e al jazz nero di Scott Joplin adattate da Alessandro Panatteri eseguite dal vivo da Alessandro Panatteri, piano Andy Bartolucci, batteria, Simone Salza, clarinetto scene Emanuele Luzzati riprese da Francesco Bottai costumi Lorenzo Cutuli movimenti coreografici Carla Ferraro regista assistente Ferdinando Ceriani in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola Karl Rossmann, giovane ebreo europeo, viene inviato in America come un pacco postale per sfuggire ad uno scandalo che lo vede coinvolto con una domestica. Deve raggiungere lo zio Jacob, un autentico “zio d’America” che deve trovargli un lavoro e una sistemazione. Ed è così che iniziano le tribolazioni del giovane uomo-cavallo (Ross – Man) in un’America che rivela già, nella visione fantastica ma sorprendentemente profetica di Kafka, i suoi mali, le sue contraddizioni ma anche la sua dirompente vitalità. Al ritmo della musica jazz di Scott Joplin, lo spettacolo ripercorre la storia dell’emigrante Rossmann, del suo viaggio, della sua vita errante in cerca di un benessere (il sogno americano?) che sembra sempre a portata di mano ma che rimane inafferrabile. Anzitutto Amerika è un testo visionario. L’America come un grande sogno kafkiano, come allegoria di un mondo che non necessariamente deve avere a che fare con l’America reale. Altro tema posto fin dall’inizio come chiave dello spettacolo da Maurizio Scaparro: l’emarginazione, la diversità, la condizione dell’emigrante. In un’Europa dove i flussi migratori sono sempre più massicci e spesso drammatici, ecco uno spettacolo dove un ragazzo boemo va in America, incontra un fuochista tedesco, fa un pezzo di strada con un disoccupato irlandese e uno francese, ha come compagno di lavoro un ragazzo italiano. Scaparro voleva addirittura che ogni personaggio dicesse qualcosa nella sua lingua; voleva che questa sua America fosse una sorta di Torre di Babele. Infine, l’aspetto più sorprendente è la ricerca e lo sviluppo della linea musicale. Nella prassi registica di Scaparro c’è un’incessante koinè di linguaggi (spaziale e scenografico, gestuale e vocale, musicale), ciascuno dei quali non può fare a meno dell’altro, ciascuno dei quali condiziona e stimola l’altro. Come un veggente, che coglie con la sola imposizione delle mani il senso di un libro, ha visto, senza il bisogno di studi filologici, chiose, note e ricerche, quello che voleva far uscire dal testo. Da Amerika è uscito un discorso di cui abbiamo bisogno: un discorso contro tutte le discriminazioni, contro tutti i razzismi, contro tutte le violenze e gli ottusi autoritarismi. dal 25 FEBBRAIO al 1 MARZO 2015 Foto Marco Caselli Nirmal DURATA: 1 ORA E 40 MINUTI SENZA INTERVALLO Umberto Orsini era stato da «giovane» protagonista nell’edizione di Romolo Valli e Giorgio de Lullo; oggi che sta per diventare un patriarca nobile degli attori italiani, rientra ancora protagonista nel Giuoco, e giocando sul desiderio di aprire squarci nuovi sul testo, ma anche per volerne esplicitare un proprio punto di vista, rovescia il racconto. Gianfranco Capitta, “Il Manifesto” 28 COMPAGNIA ORSINI in collaborazione con FONDAZIONE TEATRO DELLA PERGOLA UMBERTO ORSINI IL GIUOCO DELLE PARTI con Alvia Reale, Michele Di Mauro, Flavio Bonacci, Carlo de Ruggieri, Woody Neri scene Maurizio Balò costumi Gianluca Sbicca In memoria dello storico allestimento curata dalla Compagnia dei Giovani del 1965, Umberto Orsini dedica lo spettacolo all’amica Rossella Falk (co-fondatrice della Compagni dei giovani), nella certezza che “l’intelligenza teatrale di Rossella non sarebbe indietreggiata di fronte ai piccoli tradimenti che questa versione propone”. Leone Gala è un filosofo che ha raggiunto una stramba saggezza. Ha capito il gioco della vita e ne ha preso consapevolezza. Tende a vivere senza inciampi e discussioni inutili: invulnerabile al dolore, impenetrabile alla gioia. Separatosi amichevolmente, Leone Gala continua a essere ufficialmente il marito di Silia. Ogni sera, tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne va. Se ne va verso i suoi cari libri e le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia e ama comporre salse preziose aiutato dal suo camerierecuoco con il quale parla di Socrate e Bergson. Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi un amante e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua libertà è relativa. È una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Gala s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno “spettatore” del mondo. La signora Gala, indignata, decide di farlo diventare “attore”. Al punto che progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello... Nella vita usuale e ripetitiva di Leone Gala, il Caso crea uno strappo introducendo un elemento di crisi, improvviso e devastante. Così come accade nella novella Quando si è capito il giuoco, lo spettacolo muove i suoi primi passi proprio dallo strappo, dal momento cioè in cui Silia racconta al marito di essere stata oltraggiata sanguinosamente. Immaginando Leone Gala rinchiuso in una sorta di “stanza della tortura”, egli ripercorre ossessivamente i fatti; ma ricucire quello strappo è impossibile, se non a patto di una lucida follia. Naturalmente i ricordi di Leone non possono che essere frammentati, distorti, offrendo una versione-visione dei fatti assolutamente parziale e soggettiva. Tutto questo amplifica i possibili piani del racconto: Silia è stata realmente oltraggiata o è solo un pretesto per portare il marito al duello? Silia è una donna strega-Alcina o una fragile e complessa donna moderna? L’amante è un freddo complice della trappola ordita, o una vittima della follia omicida di Silia e della follia filosofica di Leone? Leone Gala è riuscito veramente a svuotarsi dei sentimenti e delle passioni della vita o è invece un rancoroso marito tradito? E soprattutto, commettere un assassinio crea una frattura insanabile nella vita di qualsiasi uomo: cosa accade nella testa di Leone Gala dopo tale frattura? Roberto Valerio TURNO A B C D E Foto Marco Caselli Nirmal da Luigi Pirandello adattamento Roberto Valerio, Umberto Orsini e Maurizio Balò regia Roberto Valerio Foto Chico De Luigi dal 4 all’8 MARZO 2015 30 NUOVO TEATRO diretta da Marco Balsamo in collaborazione con FONDAZIONE TEATRO DELLA PERGOLA DI FIRENZE STEFANO ACCORSI DECAMERONE vizi, virtù, passioni TURNO A B C D E liberamente tratto dal Decamerone di Giovanni Boccaccio adattamento teatrale e regia Marco Baliani drammaturgia Maria Maglietta scene e costumi Carlo Sala disegno luci Luca Barbati Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse da quella che si sta faticosamente vivendo, le storie servono ad allontanare, per un poco di tempo, l’alito della morte. Finché si racconta, finché c’è una voce che narra siamo ancora vivi. Per questo ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si principia a raccontare. La città è appestata, la morte è in agguato, servono storie che facciano dimenticare, storie di amori ridicoli, erotici, furiosi, storie rozze, spietate, sentimentali, grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene, perché la vita reale là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda. Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché oggi a essere appestata è l’intera società. Ne sentiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le conventicole, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. Foto Filippo Manzini con Salvo Arena, Silvia Briozzo, Fonte Fantasia, Mariano Nieddu, Naike Silipo In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali, un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità di altre esistenze. Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali e laidi, quelle strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto sotto, il mistero della vita stessa, un’amarezza lucida che risveglia di colpo la coscienza, facendoci scoprire che il “re è nudo” e che per liberarci dalla peste dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze. Marco Baliani dal 18 al 22 MARZO 2015 Foto Bepi Caroli DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI 32 TEATRO DELL’ARCHIVOLTO CLAUDIO BISIO FATHER AND SON il 17 marzo FUORI ABBONAMENTO TURNO A B C D E ispirato a Gli Sdraiati e Breviario comico di Michele Serra regia Giorgio Gallione scene e costumi Guido Fiorato musiche Paolo Silvestri luci Aldo Mantovani Father and Son racconta il rapporto padre/figlio radiografato senza pudori e con un linguaggio in continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, tra il comico e il tragico. È una riflessione sul nostro tempo inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti, entrambi consumatissimi, di libertà e di autorità, che rivela in filigrana una società spaesata e in metamorfosi, ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata. Una società di “dopo-padri”, educatori inconcludenti e nevrotici, e di figli che preferiscono nascondersi nelle proprie felpe, sprofondare nei propri divani, circondati e protetti dalle loro protesi tecnologiche, rifiutando o disprezzando il confronto. Da questa assenza di rapporto nasce un racconto beffardo e tenerissimo, un monologo interiore (ovviamente del padre, verboso e invadente quanto il figlio è muto e assente) a tratti spudoratamente sincero. La forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e struggenti, con la musica in continuo dialogo con le parole. La società dalla quale i ragazzi si defilano è disegnata con spietatezza e cinismo: ogni volta che la evoca, il padre si rende conto di offrire al figlio un ulteriore alibi per la fuga. È una società ritorta su se stessa, ormai quasi deforme, dove si organizza il primo Raduno Nazionale degli Evasori (…) Bisio è aperto, cordiale, amichevole; ma mai ruffiano, mai condiscendente. In più egli ha un’inclinazione, quasi un pudore, nel tirarsi indietro al momento giusto, che fanno di lui una presenza tanto ammirata quanto amata dagli spettatori. Father and son gli sta alla perfezione. Franco Cordelli, “Il Corriere della Sera” Fiscali, si medita di sostituire al Porcellum il ben più efferato Sputum, dove non è chiaro se i vecchi lavorano come ossessi pur di non cedere il passo ai giovani o se i giovani si sdraiano perché è più confortevole che i vecchi provvedano a loro. “Sei sdraiato sul divano, immerso in un accrocco spiegazzato di cuscini e briciole, il computer acceso appoggiato sulla pancia. Con la mano destra digiti qualcosa sull’iPhone. La sinistra regge con due dita un lacero testo di chimica. Tra lo schienale e i cuscini vedo l’avanzo di uno dei tuoi alimenti preferiti: un wurstel crudo. La televisione è accesa, a volume altissimo, su una serie americana nella quale due fratelli obesi, con un lessico rudimentale, spiegano come si bonifica una villetta dai ratti. Alle orecchie hai le cuffiette collegate all’iPod: è possibile, dunque, che tu stia anche ascoltando musica. Non essendo quadrumane, purtroppo non sei ancora in grado di utilizzare i piedi per altre connessioni… Ti guardo, stupefatto. Tu mi guardi, stupefatto della mia stupefazione, e commenti: “È l’evoluzione della specie”. Penso che tu abbia ragione. Ma di quale specie, al momento, non ci è dato sapere”. Michele Serra Foto Bepi Caroli Laura Masotto, violino Marco Bianchi, chitarra 1 e 2 APRILE 2015 Foto Laila Pozzo DURATA: 3 ORE 10 MINUTI INTERVALLO COMPRESO 34 TEATRO DELL’ELFO MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE Perché si fallisce dove si è puntato di più, nei figli, nell’averli addestrati a una guerra che non sono pronti a combattere: la guerra del fare le scarpe al prossimo, dell’arrivare primi nella vita, il sogno di svoltare una volta per tutte. Elio De Capitani, note di regia TURNO A B Elio De Capitani: Premio Hystrio 2014 all’interpretazione di Arthur Miller traduzione Masolino d’Amico regia Elio De Capitani con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Federico Vanni, Andrea Germani, Gabriele Calindri, Alice Redini, Vincenzo Zampa, Marta Pizzigallo “Costruito inizialmente sul ricordo di mio zio - spiegava Arthur Miller - il personaggio di Willy Loman, il protagonista di Morte di un commesso viaggiatore, s’impadronì velocemente della mia immaginazione e divenne qualcosa che non era mai esistito prima: un commesso viaggiatore con i piedi sui gradini della metropolitana e la testa nelle stelle”. Un’immagine che racconta la grandezza di questo personaggio, figura tragica di uomo comune nel quale potrebbe riconoscersi chiunque, nell’America del dopoguerra come oggi. Miller racconta gli ultimi due giorni di vita di un commesso viaggiatore, prima del suo suicidio, riuscendo a mettere in luce, oltre alla precarietà della sua condizione socio-economica - che oggi appare Foto Laila Pozzo scene e costumi Carlo Sala luci Michele Ceglia suono Giuseppe Marzoli ancora di grande attualità - il dramma di un fallimento esistenziale. Brillante venditore dalla lingua sciolta, che ha fondato la sua vita sulla rincorsa del successo personale e professionale e sull’aspirazione alla “popolarità” per sé e per i propri figli, Loman si ritrova escluso dal ‘sogno americano’: a 63 anni non riesce più a piazzare la merce, non regge più la fatica dei lunghi viaggi attraverso l’America (che un tempo avevano per lui il sapore dell’avventura e della conquista). Soprattutto non riesce più a illudersi e illudere, vede sgretolarsi il castello di grandi sogni e piccole bugie che ha faticosamente costruito. Nei figli Biff e Happy ha alimentato le stesse illusioni, proiettando su di loro aspettative e fallimenti, fino a minarne l’equilibrio e la felicità. Ormai incapace di stare nella realtà, Willy non distingue più tra presente e passato, sogni e ricordi, tra quanto si agita nella sua testa (il titolo avrebbe dovuto essere proprio The inside of his head) e la vita vera. Per mettere in scena questo groviglio di emozioni, Arthur Miller sceglie una via totalmente innovativa: tutto quello che “accade” nella mente di Willy, viene messo concretamente in scena, senza distinzioni tra flashback, ricordi o visioni future. La regia e l’interpretazione di De Capitani seguono questa strada, come anche la scena di Carlo Sala che non individua luoghi deputati, ma ridisegna il palco con una parete obliqua, da cui emergono pochi elementi e arredi, per definire uno spazio (e un tempo) che è mentale e fisico, dentro e fuori, presente e passato. 17 e 18 APRILE 2015 DURATA: 1 ORA E 10 MINUTI SENZA INTERVALLO 36 TEATRO STABILE DI NAPOLI THÉÂTRE NATIONAL (Bruxelles) FESTIVAL D’AVIGNON FOLKTEATERN (Göteborg) in collaborazione con ATTO UNICO / COMPAGNIA SUD COSTA OCCIDENTALE LE SORELLE MACALUSO È uno spettacolo profondo e delicato... Ecco questo è Le sorelle Macaluso, bello perché costruito con una comunicazione autentica ed essenziale, dove non c’è nulla di morboso, dove la commozione si mescola all’ironia, dove la morte è descritta con una partecipazione di vita, quasi come un destino, un modo di essere da cui è impossibile staccarsi. “la Repubblica” TURNO C D Premio Associazione Nazionale Critici Teatrali 2014 come migliore spettacolo testo e regia Emma Dante con Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier luci Cristian Zucaro armature Gaetano Lo Monaco Celano organizzazione Daniela Gusmano Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere sul fondo. Sul fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo, dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco, appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. Le sorelle Macaluso sono uno stormo di uccelli che partecipano al proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte. La famiglia è composta da sette sorelle, Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella morta qualche anno prima. Durante la cerimonia le sorelle si fermano a ricordare, ad evocare, a rinfacciare, a sognare, a piangere e a ridere della loro storia. È il funerale di una di loro. Nel confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, i morti sono pronti a portarsi via la defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano. Al momento, immagino un controluce, abiti scuri e un cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura. Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: “see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri”. (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi). Emma Dante IO SONO DANZA VERSO L’UNIVERSO 2014.15 | TEATRO TONIOLO RASSEGNA INTERNAZIONALE DI DANZA D’AUTORE 19 dicembre 2014 ore 21.00 Adrián Aragón e Erica Boaglio Quintetto I Fiori Blu 14 febbraio 2015 ore 21.00 Balletto di Roma Consorzio Nazionale del Balletto MITICO TANGO IL LAGO DEI CIGNI coreografie Adrián Aragón e Erica Boaglio musiche A. Piazzolla, F. De Andrè, E.S. Discepolo, C. Gardel, M. Mores, J.C. Cobian 30 dicembre 2014 ore 18.30 (fuori abbonamento) The Royal Ballet of Moscow The Crown of Russia IL LAGO DEI CIGNI musica P. I. Ciaikovsky, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa 31 dicembre 2014 ore 21.00 (fuori abbonamento) The Royal Ballet of Moscow The Crown of Russia LA BELLA ADDORMENTATA musica P. I. Ciaikovsky, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa 31 gennaio 2015 ore 21.00 Compagnia Junior BallettO di ToscanA GISELLE Premio Danza & Danza 2013, miglior produzione italiana musica Adolphe Adam drammaturgia, regia e coreografia Eugenio Scigliano OVVERO IL CANTO liberamente ispirato a Il Lago dei Cigni e Il Canto del Cigno di Anton Cecov musiche P. I. Ciaikovsky, coreografia e regia Fabrizio Monteverde 14 marzo 2015 ore 21.00 Compagnia Artemis Danza TRAVIATA coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei musiche Giuseppe Verdi 16 aprile 2015 ore 21.00 Mvula Sungani Company e Marlene Kuntz Live IL VESTITO DI MARLENE la DANZA incontra il ROCK con la partecipazione di Emanuela Bianchini coreografie Mvula Sungani musiche e testi Marlene Kuntz PROGETTO SUPPORTER DANZA Il progetto Supporter danza è nato per promuovere e sostenere le nuove generazioni di autori e interpreti della danza italiana, con l’intento di valorizzare i giovani artisti offrendo l’opportunità di esibirsi in una creazione coreografica di alcuni minuti, subito prima di ciascuno spettacolo della Stagione di danza Verso l’Universo del Teatro Toniolo. Giunto alla sua sesta edizione, il progetto ha come elemento peculiare - e ragione specifica della sua denominazione “Supporter” - il fatto che a segnalare questi nuovi nomi sono stati critici, coreografi, direttori di compagnie, cui Arteven ha chiesto di indicare i più recenti talenti incontrati nel corso della loro attività professionale. In questi cinque anni si sono alternati sul palcoscenico di Mestre molti giovani danz’autori – definizione danzatori che creano anche la loro coreografia – che hanno continuato il loro percorso artistico ottenendo poi ottimi risultati. Il progetto Supporter è uno degli ultimi tasselli di un’intensa attività nell’ambito della promozione della danza e della formazione del pubblico, che vede Arteven operare anche in collaborazione con molti altri enti regionali e nazionali alla realizzazione di iniziative di diffusione nazionale e internazionale (tra cui ricordiamo il Premio Giovane danza d’Autore, Progetto Anticorpi Explò e Premio Residenze di Prospettiva danza). Questo progetto conferma quindi l’attenzione del Circuito verso le nuove generazioni di artisti e coreografi, in continuo fermento nella nostra regione, espandendosi anche in altri teatri come il Comunale di Vicenza. 19 DICEMBRE 2014 ore 21.00 Foto Charly Soto DURATA: 1 ORA E 25 MINUTI SENZA INTERVALLO 40 ADRIÁN ARAGÓN e ERICA BOAGLIO Quintetto I Fiori Blu MITICO TANGO ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER coreografie Adrián Aragón e Erica Boaglio musiche A. Piazzolla, F. De Andrè, E.S. Discepolo, C. Gardel, M. Mores, J.C. Cobian danzatori Adrián Aragón e Erica Boaglio, Pablo Moyano e Roberta Beccarini, David Palo e Letizia Fallacara Foto Charly Soto Quintetto I Fiori Blu: Gloria Clemente, pianoforte Pietro Sinigaglia, voce - corno francese - percussioni Matteo Rovinalti, violino Davide L’Abbate, chitarra Andrea Cozzani, basso elettrico Sulle note dei tanghi più celebri, in un percorso che va da Gardel a Piazzolla passando per le contaminazioni varie che questo genere ha attraversato, il “Quintetto I Fiori Blu” accompagnato da Adrián Aragón e Erica Boaglio trasporta il pubblico in un emozionante viaggio da Buenos Aires a Parigi, toccando i più celebri brani che hanno fatto la storia del tango. La musica dal vivo trasporta i ballerini nella Buenos Aires di inizio secolo, nelle atmosfere fumose e notturne della capitale e dei suoi caffè. Su queste note si dipanano gli incontri delle coppie che in un viaggio immaginario arrivano al Vecchio Continente e ai carrugi di Genova dove la malinconia del “sentimento triste che si balla” viene raccolta dalla voce di De Andrè e dalle sue storie. Mitico tango è una serata indimenticabile di mondi lontani, solitudini che si incontrano e emozioni notturne. I Fiori Blu direzione Pietro Sinigaglia È un progetto musicale che unisce la passione e il lavoro di una vita che ha esplorato il territorio del tango e la musica italiana d’autore, nel segno di Fabrizio De Andrè e del suo amico fragile, Luigi Tenco. Tutto comincia da uno sguardo trasversale che quasi per caso cerca di coniugare in una sola musica le sonorità scure, meditative, sensuali ma mai lascive del tango con la raffinatezza del pensiero che si trasforma in parola comune, del comune mortale, tanto cara a De Andrè. È l’incontro dell’immortalità, inseguita dal passo lento della milonga notturna, con la mortalità dei vinti cantati e poi risorti nelle canzoni del cantautore, poeta. Adrián Aragón e Erica Boaglio Insieme dal 1994, vantano esperienze di altissimo livello nell’ambito del tango e questo ha permesso loro di toccare i massimi vertici della professione. Costantemente impegnati in tournée e seminari in Europa come in America Latina, protagonisti assoluti di festival e grandi eventi, ammaliano da tempo le platee di tutto il mondo interpretando come pochi tutta la passione di questo intramontabile ballo. 30 DICEMBRE 2014 ore 18.30 DURATA: 2 ORE E 20 MINUTI CON INTERVALLO 42 THE ROYAL BALLET OF MOSCOW – THE CROWN OF RUSSIA IL LAGO DEI CIGNI FUORI ABBONAMENTO balletto in due atti e quattro scene musica P. I. Ciaikovsky coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa libretto Marius Petipa scene e costumi Yuri Samodurov direzione artistica, adattamento coreografia e libretto Anatoly Emelyanov Royal Ballet of Moscow – the Crown of Russia Diretto da Anatoly Emelyanov è stato fondato dallo stesso Emelyanov e da Anna Aleksidze nel 1997. Il Corpo di Ballo annovera tra le sue fila ballerini di grande esperienza e raffinatezza artistica, provenienti dai migliori teatri russi. Punta di diamante è la splendida étoile Julia Golitcina, già solista del Eifman Ballet. Nel corso degli anni la compagnia ha realizzato tournée in Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti, Thailandia, Cina, Giappone, Israele, Messico, Svezia, Germania, Francia, Spagna e Portogallo, riscuotendo un grande successo internazionale. La loro filosofia artistica prevede non solo la messa in scena dei grandi classici del balletto, ma anche la creazione di un repertorio moderno di più ampio respiro, rivolto ad un pubblico sempre più vasto e al contempo esigente. Atto I: nel parco del castello il principe Siegfried festeggia il compleanno con gli amici. Contadini si avvicinano per fargli gli auguri. Giunge la regina madre che gli regala una faretra per la caccia esortandolo a trovare una sposa tra le invitate al ballo del giorno dopo. È quasi buio, in cielo appare uno stormo di cigni. Siegfried e gli amici decidono di andare a caccia inoltrandosi nella foresta. Al lago nuotano dei cigni, in realtà fanciulle stregate dal malvagio Rothbart, che solo la notte assumono forma umana. Siegfried prende la mira, ma i cigni si trasformano in fanciulle. La loro regina Odette, gli narra la loro triste storia: solo una promessa d’amore sincero scioglierà l’incantesimo. Siegfried, incantato da Odette la implora di partecipare al ballo in cui dovrà scegliersi una sposa. Anche Odette sembra colpita dal principe e danza con lui prima che l’alba la trasformi in cigno. I due giovani si giurano eterno amore. Atto II: Siegfried e la regina accolgono gli invitati al ballo. Squilli di tromba annunciano l’arrivo di sei principesse pretendenti del principe che danzano per lui, che si rifiuta di scegliere. Un altro squillo annuncia l’arrivo del mago Rothbart con la figlia Odile, che ha assunto le sembianze di Odette. Il mago vuol fare innamorare il principe della figlia così da mantenere per sempre Odette in suo potere. Odile riesce a sedurre Siegfried, che la presenta alla madre come futura sposa. Rothbart esulta, si trasforma in civetta e fugge dal castello, che piomba nell’oscurità. Il principe capito l’inganno scorge la vera Odette e, disperato, si precipita a raggiungerla. Al lago, Odette morente piange il suo destino. Arriva Siegfried, le ribadisce il suo amore e racconta l’inganno di Rothbart. Odette commossa lo perdona. Compare Rothbart, che provoca una furiosa tempesta: il lago inghiotte gli amanti. Finita la bufera, le anime dei due si riuniscono in un’apoteosi celeste. 31 DICEMBRE 2014 ore 21.00 DURATA: 2 ORE E 20 MINUTI CON INTERVALLO SERATA DI CAPODANNO 44 THE ROYAL BALLET OF MOSCOW – THE CROWN OF RUSSIA LA BELLA ADDORMENTATA FUORI ABBONAMENTO balletto in un prologo e due atti ispirato alla fiaba di Charles Perrault musica P. I. Ciaikovsky coreografia Marius Petipa, Lev Ivanov libretto Marius Petipa, Ivan Vsevolozhsky scene e costumi Yuri Samodurov direzione artistica, adattamento coreografia e libretto Anatoly Emelyanov Prologo: Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della principessa Aurora. Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di fate, ciascuna delle quali reca un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata Carabosse, furiosa per non essere stata invitata e, curva sulla culla di Aurora, ne predice la morte a causa della puntura di una spina al compimento del sedicesimo compleanno. La Fata dei Lillà la allontana e promette la sua protezione alla neonata, tramutando la maledizione in modo che Aurora non muoia, ma cada in un lungo sonno. Atto I: Sedici anni più tardi, si festeggia il compleanno della principessa. Ospiti importanti e giovani pretendenti, convergono a palazzo dai quattro angoli del mondo. Aurora danza con tutti, ma non concede a nessuno i suoi favori. Da un angolo nascosto sbuca una vecchina che le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel valzer con i giovani pretendenti, ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo, perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida Carabosse che, per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade sguainate, scompare. La Fata dei Lillà non può annullare l’incantesimo, ma può alleviarne le conseguenze. Aurora non è morta, ma è solo addormentata in un sonno profondo. La bacchetta magica della Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un sonno secolare. Atto II Scena prima: La Visione Sono passati cent’anni e il principe Desiré, con il suo seguito, è a caccia nel bosco. Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che evoca la figura di Aurora. Affascinato, il principe corre verso di lei, ma la splendida visione scompare, lasciandolo con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme alla Fata, il principe si dirige in barca verso il castello addormentato, circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono appena le torri del palazzo reale. Scena seconda: Il Risveglio Il bosco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque di raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe Desiré, i suoi malefici si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia Aurora e, con lei, tutto il reame. Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne chiede la mano al Re e alla Regina. Scena terza: Il matrimonio Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi invitati vi sono i personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l’Uccello Azzurro, il Gatto con gli Stivali e la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri, dell’Oro e dell’Argento salutano e rendono omaggio agli sposi in un tripudio finale. 31 GENNAIO 2015 ore 21.00 Foto Fluvio Impiumi DURATA: 1 ORA E 10 MINUTI 46 COMPAGNIA JUNIOR BALLETTO DI TOSCANA GISELLE Premio Danza & Danza 2013, miglior produzione italiana ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER Giselle Laura Massetti / Lucia Zimmardi Educatore Mirko De Campi / Luca Cesa Istitutrice Giovanna Pagone / Chiara Afilani / Eleonora Peperoni Studentesse Chiara Afilani, Sofia Barilli, Giulia Cella, Martina Consoli, Elena Martinelli, Eleonora Peperoni, Myriam Tomé, Lucia Zimmardi / Giorgia Drago, Carolina Giornelli, Sofia Manca, Elena Pera Studenti Luca Cesa, Joseph Caldo, Francesco Lucia, Alberto Tardanico, Giovanni Visone / Giovanni Imbroglia, Lorenzo Savino Per affrontare Giselle, caposaldo e sintesi del Romanticismo coreografico, Eugenio Scigliano torna direttamente alle fonti poetiche e letterarie del balletto. Proprio partendo dalla suggestiva leggenda delle Wilis che Heinrich Heine evocò nel suo libro sulla Germania e tanto suggestionò Theophile Gauthier nello scrivere lo scenario di Giselle, il coreografo si immerge direttamente nell’atmosfera gotica e notturna tanto cara alle culture nordiche, della quale il tema dell’irresistibile passione amorosa legata all’idea della ‘non-morte’ è fulcro portante. Con molte altre creature destinate a vagare inquiete nell’aldilà create dalla letteratura romantica, le Wilis evocate da Heine condividono molte cose: il vagare in luoghi boschivi e notturni, la bellezza selvaggia ed esangue, la silenziosa e sfuggente seduttività, il potere di far sperimentare un sentimento così forte e irresistibile da lasciarne in chi l’ha provato indelebile traccia. Wilis, Villi o comunque si chiamino, queste fanciulle fatali hanno in sé anche una natura demoniaca, tanto da essere assimilate ai vampiri, e come loro sono infatti esseri erotici e mortiferi, implacabili e vendicativi. E così, ripensando la traccia dell’antico balletto, Scigliano riconduce la vicenda in quella età vittoriana, in una scuola che ricorda assai da vicino l’Appleyard College di Picnic ad Hanging Rock, dove si educano fanciulle di buona famiglia con rigidi rituali accuratamente pensati per soffocarne le passioni, ma nel quale è anche sufficiente mettere a contatto l’innocenza dei sentimenti dei più giovani con l’ambiguità cinica degli adulti per fare esplodere un conflitto profondo e sconvolgente tra verità Foto Fluvio Impiumi balletto in un atto unico musica Adolphe Adam drammaturgia, regia e coreografia Eugenio Scigliano luci Carlo Cerri in collaborazione con Andrea Narese costumi Santi Rinciari realizzati da Opificio della Moda e del Costume e convenzioni. Nella nuova scrittura drammaturgica del famoso secondo ‘atto bianco’, così, prevale la necessità di evidenziare un riscatto femminile, che riemerge, più forte del dolore, in una complicità solidale contro l’uomo che ha tradito. In questa trasfigurazione della realtà - eterna e attuale allo stesso tempo così nelle sue dinamiche emozionali, nei suoi ritratti psicologici, nei suoi ‘giuochi di ruolo’ che ancora oggi la cronaca ci registra tragicamente Scigliano si fa guidare dalla musica di Adam e affrontando la sfida di una pagina ‘assoluta’ del repertorio ballettistico trova la sua personalissima, coerente risposta alla vicenda, alla quale offre la sua inconfondibile cifra stilistica e la sua sensibilità di autore capace di registrare le minime sfumature del cuore in gesti e movimenti di ampio respiro teatrale. 14 FEBBRAIO 2015 ore 21.00 foto di repertorio Gabriele Orlandi DURATA: 1 ORA E 25 MINUTI CON INTERVALLO 48 BALLETTO DI ROMA Consorzio Nazionale del Balletto IL LAGO DEI CIGNI OVVERO IL CANTO balletto liberamente ispirato a Il Lago dei Cigni e Il Canto del Cigno di Anton Cecov coreografia e regia Fabrizio Monteverde musiche P. I. Ciaikovsky costumi Santi Rinciari light designer Emanuele De Maria allestimento scenico Fabrizio Monteverde assistente alle coreografie Sarah Taylor maitre de ballet Piero Rocchetti “Titolo” per eccellenza nel repertorio del grande balletto classico, Il lago dei cigni ben si presta (anche per il complesso, sofisticato ‘arco’ drammaturgico della struggente vicenda rappresentata, in cui il libretto di Begicev e la stupenda musica di Ciaikovsky si fondono con inimitabile fluidità) a essere punto di partenza per una riflessione sul sottile, ambiguo rapporto che lega inscindibilmente arte e vita, e se sia quest’ultima a influenzare la prima o se piuttosto non sia – secondo un vecchio paradosso – la vita a “imitare” l’arte. Capolavoro del teatro di danza, perfetta sintesi di composizione coreografica accademica e “notturno” romantico, di chiarezza formale e inquietanti simbologie psicanalitiche, Il lago dei cigni è una fiaba senza “happy end”, in cui i due protagonisti Siegfrid e Odette pagano con la vita l’amore che li lega, anche se vediamo i loro spiriti risorgere e avviarsi uniti verso una felicità ultraterrena. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza”, avrebbe detto un altro grande russo contemporaneo di Ciaikovsky, Anton Cechov, che nel 1887 scrive l’atto unico Il canto del cigno, in cui un attore ormai vecchio e malato, “con l’anima fredda e buia come una cantina”, ripercorre in modo struggente i grandi ruoli interpretati nella sua ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER lunga carriera... Con una dichiarata derivazione intellettuale dal grande commediografo russo, questa proposta di Fabrizio Monteverde mette in scena un gruppo di anziani danzatori che provano un’eventuale messa in scena del Lago dei cigni come “inevitabile” percorso memoriale d’arte e di vita, tentando (invano?...), o meglio, illudendosi (ricerca dell’happy end) di vincere la battaglia contro gli anni con la sola cosa che possono – e forse sanno – fare. Crudele, solipsistico, grottesco “jeu de massacre” – dove si mescolano teatro, immagine e, ovviamente, danza – questo “lago dei cigni/canto del cigno” scava in quella zona “neutra e incolore” in cui l’interprete si fa, misteriosamente, personaggio, lasciandosi alle spalle volgarità e minuzie della vita quotidiana per ritrovarle, in un inquietante automatismo, ogni sera subito dopo il calare del sipario. Costante, ininterrotta ricerca che – come tutta l’arte – non conosce traguardo, allo stesso modo del personaggio bifronte di Odette/Odile, creato per una ballerina “bianca e buona” ma anche “nera e perfida”, nonché metà principessa e metà cigno, in una perenne metamorfosi che non giunge mai (ed è questa l’autentica, geniale invenzione coreografica del balletto) al pieno compimento - metafora, per l’appunto, dell’arte stessa. 14 MARZO 2015 ore 21.00 Foto Stefano Baioni DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI SENZA INTERVALLO 50 COMPAGNIA ARTEMIS DANZA / MONICA CASADEI TRAVIATA coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei assistente alla coreografia Elena Bertuzzi con Francesca Cerati, Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco Castelli, Sara Muccioli, Camilla Negri, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Filippo Stabile musiche Giuseppe Verdi elaborazione musicale Luca Vianini drammaturgia musicale Alessandro Taverna ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER Traviata è il primo capitolo di un progetto firmato da Monica Casadei, eclettica coreografa emiliana, dedicato al celebre Maestro Giuseppe Verdi, che si propone di tradurre nel linguaggio della danza i melodrammi più celebri del più amato compositore italiano. “Violetta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta in rosso, perché le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe stato meglio non fosse mai battuto. Meno dolore, meno contrasto. Violetta, una storia in cui scorre il senso della fine ad ogni alzar di calice. Nulla si risolve. È tardi. È tardi. Dietro i valzer, il male che attende. Dietro le feste e la forma, il marciume di una società in vendita, vuota, scintillante. Addio, del passato bei sogni ridenti. Perché non si è pura siccome un angelo. Questa donna conoscete? Amami, Alfredo...” Una storia in cui vibra il sentimento amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione di sapere che tutto finisce, mentre si consuma il conflitto tra singolo e società, pubblica facciata e privato sentire. Alfredo e Violetta si mischiano nella mente con Marguerite e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, 1848, una storia, scriveva il suo autore, che ha un solo merito: “quello di essere vera”. Perché è la società reale con il suo conformismo di copertura che pulsa nelle pagine di Dumas e in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si nascondeva quella Marie Duplessis, morta di tisi, sepolta a Montmartre e amata dal giovane scrittore. Romanzo che diventa prima dramma teatrale, poi opera lirica, poi balletto. Ma quale Traviata vedremo? Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Foto Paolo Bonciani produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi - Parma con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma 16 APRILE 2015 ore 21.00 Foto Antonio Agostini DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI SENZA INTERVALLO 52 MVULA SUNGANI COMPANY E MARLENE KUNTZ LIVE IL VESTITO DI MARLENE la DANZA incontra il ROCK con la partecipazione di Emanuela Bianchini e i solisti della Mvula Sungani Company ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER coreografie Mvula Sungani musiche e testi Marlene Kuntz soggetto Tom Cardinali drammaturgia Mvula Sungani / Paolo Cardinali Il CRDL Residenza delle Contaminazioni Coreutiche in collaborazione con il Zona Franca Spettacolo, hanno dato vita ad un progetto innovativo che traccia i contorni di un garbato profilo muliebre dal titolo Il Vestito di Marlene la DANZA incontra il ROCK. La nuova produzione, nata da una residenza multidisciplinare al Teatro Lyrick di Assisi, fonda le sue basi su due elementi portanti la Physical Dance ed il Rock, forza e poesia di due anime artistiche da sempre all’avanguardia: la Mvula Sungani Company ed i Marlene Kuntz. Un cast d’eccezione che propone sul palco Emanuela Bianchini ed i solisti della Mvula Sungani Company uniti ai Marlene Kuntz per un’opera simbiotica. Il Vestito di Marlene è tanto la veste di seta che accondiscende le flessuosità di un corpo femminile quanto la pelle che le costringe, le vessa o in estrema sintesi i lividi, lascito di un rapporto possessivo a farle da vestigia. Dalle muse delle notti insonni dei poeti alle prostitute complesse, spigolose, profonde di Egon Schiele. Da Marlene a Marlene senza che Marlene sia mai la stessa. Una sorta di intima esposizione che attraverso il ponte metaforico del vestito cuce lo sviluppo dello spettacolo ai fianchi partendo dalla mente, in una sintesi ammaliante, a tratti lisergica e corporale attraverso il viatico della fisicità della danza di Mvula Sungani dritto alla poetica dei Marlene Kuntz, carezzandola, al Foto Antonio Agostini musica live Cristiano Godano, voce e chitarra Riccardo Tesio, chitarra Luca Bergia, batteria petto cingendola. Due anime, la danza e la musica, che si alternano nel ruolo di modella e sarto, di musa e cantore, alcove di un’anima comune. Un “Flash nevrotico” o una quiete ammaliante, confortante. Un passaggio/transito degli stati d’animo vittime del concetto tempo/umori. Un ritratto di donna che si esaurisce in un gemito tanto quanto di quella capace di protendere all’eterno. Filo conduttore dello spettacolo è la figura femminile in tutti i molteplici aspetti che la contraddistinguono. Figura alla quale spesso non si rende adeguata giustizia, ma che altrettanto spesso si impone quale fonte di ispirazione. Protagonista assoluta dell’arte che non può trovare rappresentazione migliore, oltre che nella pittura e nella scultura, anche nella danza e nella musica. Espressioni artistiche che, grazie al loro dinamismo, favoriscono l’interazione ed il coinvolgimento emotivo dello spettatore. La particolarità di questo innovativo progetto sta nel fatto che, cosa senza precedenti nell’ambito della danza contemporanea e della musica rock, sia i danzatori che la band sono presenti in scena. Due espressioni artistiche si fondono dal vivo: le melodie ammalianti, tanto quanto le sonorità acide e disturbate dei Marlene Kuntz, in una simbiosi perfetta con la fisicità e la grazia della Mvula Sungani Company. IO SONO COMICO & DINTORNI 2014.15 18 novembre 2014 turno A 19 novembre 2014 turno B PAOLO ROSSI ARLECCHINO 5 dicembre 2014 turno A 6 dicembre 2014 turno B MAX GIUSTI 2015 PERSONAGGI 12 dicembre 2014 turno A 13 dicembre 2014 turno B OBLIVION OTHELLO - L'H È MUTA 27 gennaio 2015 turno A 28 gennaio 2015 turno B LILLO & GREG LA FANTASTICA AVVENTURA DI MR STARR 12 febbraio 2015 turno A PUCCI 27 marzo 2015 turno A RIMBABAND C'È SOLO DA RIDERE IL SOL CI HA DATO ALLA TESTA 13 febbraio 2015 turno B LE RAGAZZE DI “STASERA NON ESCORT" MARGHERITA ANTONELLI, ALESSANDRA FAIELLA, RITA PELUSIO E CLAUDIA PENONI 28 marzo 2015 turno B MAX PAIELLA COMEDIANS di Trevor Griffiths 21 febbraio 2015 turno A 22 febbraio 2015 turno B TERESA MANNINO SONO NATA IL 23 INDAGINE DI UN MUSICISTA AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO 09 aprile 2015 turno A 10 aprile 2015 turno B GIOELE DIX ONDEROD IO SONO MUSICA XXIX STAGIONE DI MUSICA SINFONICA E DA CAMERA DI MESTRE Anche quest’anno la stagione degli Amici della Musica di Mestre propone al proprio appassionato pubblico la possibilità di seguire dei percorsi “a tema”. Una modalità che offre una visione della musica nelle sue diverse, infinite sfaccettature e nello stesso tempo invita il pubblico ad accostare i grandi capolavori della tradizione musicale a opere meno note che a pieno diritto vivono nel mondo universale dell’espressione artistica attraverso la magia del suono. Un primo “mini-ciclo” sarà dedicato a Beethoven con tre concerti in cui gli artisti presenteranno in maniera informale le opere; concerti “raccontati” dunque, senza pretendere di “spiegare” la musica, ma per far conoscere da vicino le ragioni di una interpretazione. Percorreremo in due concerti, insieme a Mario Brunello e Andrea Lucchesini, l’arco intero della vita di Beethoven dall’op. 5 all’ op. 102 con le 5 Sonate per violoncello e pianoforte. E arriveremo poi alla fine del suo cammino musicale, con le irraggiungibili Variazioni Diabelli op. 120 per pianoforte, presentate nel terzo concerto da Guido Barbieri, celebre voce di Radiotre, e da tre giovani pianisti che si alterneranno alle variazioni, dando così una interpretazione quasi “tridimensionale”. Chi volesse poi concludere il percorso Beethoveniano i questa stagione con una “esperienza viscerale”, come è stata descritta dal Washington Post, non può mancare al concerto del pianista Daniil Trifonov, in chiusura della Stagione, in cui suonerà tra Bach e Liszt trascendentali, l’ultima Sonata di Beethoven op. 111. Un secondo ciclo è dedicato quest’anno agli strumenti a fiato: clarinetto, oboe e tromba protagonisti in tre ambiti diversi, come la musica da camera con il funambolico e visionario clarinettista svedese Martin Fröst, assieme al pianista Roland Pöntinen, in un programma di danze e canzoni popolari. L’oboista francese Francois Leleux sarà insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto per un programma di grande virtuosismo strumentale, incorniciato da due gioielli di Mozart e Schubert. Uno dei trombettisti più espressivi e creativi del panorama mondiale del Jazz, Paolo Fresu, ci proporrà un programma di musiche e canzoni ispirate o create nel periodo della Grande Guerra. Assieme al fisarmonicista Daniele Di Bonaventura farà sentire quanto l’improvvisazione possa rendere attuale temi e motivi legati a eventi del passato. L’anniversario della Grande Guerra sarà anche ricordato dalla presenza nella nostra Stagione di uno dei cori più amati in tutto il mondo per la perfezione delle loro esecuzioni, il Coro della SAT di Trento che, con la presenza di Edoardo Pittalis, ci ricorderà le atmosfere di quegli anni in cui proprio tra aprile e maggio di cento anni fa l’Italia entrava nel conflitto mondiale. Infine tre concerti “orchestrali”, anch’essi legati tra loro per la diversa sonorità della forma “orchestra”. Un violino, un violoncello, una chitarra e un bandoneon formano una strana orchestra che fa dialogare le Stagioni di Vivaldi con quelle di Piazzolla; i fratelli Francesco e Stefano Cerrato, Gianpaolo Bandini e Cesare Chiacchiaretta saranno gli straordinari protagonisti di queste “otto stagioni”. Dalla Lituania avremo l’Orchestra d’Archi con Sergej Krilov come solista e direttore per un programma di “arte dell’arco”: violino nella prima parte e insieme di archi nella seconda con la entusiasmante “Carmen Fantasy” di Bizet nella versione con percussioni di Schedrin. Non mancherà infine, la tradizionale trasferta a Venezia, al teatro La Fenice per un concerto della Stagione di musica sinfonica diretto da Diego Matheuz. Così dice Beethoven: “La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della mia musica potrà liberarsi delle miserie in cui si trascinano gli altri uomini” Mario Brunello. 15 ottobre 2014 ore 20.30 23 ottobre 2014 ore 20.30 MARIO BRUNELLO violoncello ANDREA LUCCHESINI pianoforte L. VAN BEETHOVEN, UNA VITA RACCONTATA DAL VIOLONCELLO E PIANOFORTE 3 novembre 2014 ore 20.30 LITHUANIAN CHAMBER ORCHESTRA SERGEJ KRYLOV Direttore e violino solista 20 novembre 2014 ore 20.30 MARTIN FRÖST clarinetto ROLAND PÖNTINEN pianoforte 2 dicembre 2014 ore 20.30 GIANPAOLO BANDINI chitarra CESARE CHIACCHIARETTA bandoneon FRANCESCO CERRATO violino STEFANO CERRATO violoncello LE OTTO STAGIONI 29 gennaio 2015 ore 20.30 ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO FRANCOIS LELEUX Direttore e oboe solista 17 febbraio 2015 ore 20.30 PAOLO FRESU tromba DANIELE DI BONAVENTURA bandoneon SILENZIO Omaggio a tutti i caduti della Grande Guerra 28 febbraio 2015 ore 17.00 Venezia Teatro La Fenice ORCHESTRA DEL TEATRO LA FENICE DIEGO MATHEUZ Direttore 16 marzo 2015 ore 20.30 GIULIANO GRANITI pianoforte MARCO MANTOVANI pianoforte GIOVANNI NESI pianoforte GUIDO BARBIERI voce narrante LE DIABELLI COME NON LE AVETE MAI SENTITE Metamorfosi, trasformazioni. Lo spirito dell'improvvisazione nelle Variazioni Diabelli op. 120 di L. Van Beethoven In collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole 11 aprile 2015 ore 20.30 CORO della SAT di Trento EDOARDO PITTALIS storico/giornalista, vicedirettore de Il Gazzettino MESTRE, LA GRANDE GUERRA DI QUA DEL PIAVE Nel centenario dell'inizio della Grande Guerra. Commemorazione dello storico discorso interventista che Cesare Battisti tenne al Teatro Toniolo nel maggio 1915 13 maggio 2015 ore 20.30 DANIIL TRIFONOV pianoforte IL CALENDARIO TURNO PER TURNO STAGIONE 2014.15 TURNO A MERCOLEDÌ ORE 19.30 TURNO B GIOVEDÌ ORE 21.00 TURNO C VENERDÌ ORE 21.00 mercoledì 05 novembre 2014 giovedì 06 novembre 2014 venerdì 07 novembre 2014 mercoledì 26 novembre 2014 giovedì 27 novembre 2014 venerdì 21 novembre 2014 mercoledì 10 dicembre 2014 giovedì 11 dicembre 2014 venerdì 09 gennaio 2015 mercoledì 07 gennaio 2015 giovedì 08 gennaio 2015 10 spettacoli FALSTAFF LA SCENA GLI INNAMORATI NO VI TÀ NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI RIDUZIONE PER I GIOVANI FINO A 30 ANNI mercoledì 21 gennaio 2015 BALLATA DI UOMINI E CANI mercoledì 04 febbraio 2015 L’ISPETTORE GENERALE mercoledì 25 febbraio 2015 IL GIUOCO DELLE PARTI mercoledì 04 marzo 2015 DECAMERONE mercoledì 18 marzo 2015 FATHER AND SON mercoledì 01 aprile 2015 MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE 11 spettacoli FALSTAFF LA SCENA GLI INNAMORATI 11 spettacoli FALSTAFF IL MERCANTE DI VENEZIA NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI venerdì 16 gennaio 2015 giovedì 22 gennaio 2015 venerdì 23 gennaio 2015 giovedì 05 febbraio 2015 venerdì 06 febbraio 2015 giovedì 19 febbraio 2015 venerdì 20 febbraio 2015 giovedì 26 febbraio 2015 venerdì 27 febbraio 2015 giovedì 05 marzo 2015 venerdì 06 marzo 2015 giovedì 19 marzo 2015 venerdì 20 marzo 2015 giovedì 02 aprile 2015 venerdì 17 aprile 2015 BALLATA DI UOMINI E CANI L’ISPETTORE GENERALE AMERIKA IL GIUOCO DELLE PARTI DECAMERONE FATHER AND SON MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE LA SCUOLA BALLATA DI UOMINI E CANI L’ISPETTORE GENERALE AMERIKA IL GIUOCO DELLE PARTI DECAMERONE FATHER AND SON LE SORELLE MACALUSO TURNO D SABATO ORE 21.00 TURNO E DOMENICA ORE 16.30 FUORI ABBONAMENTO sabato 08 novembre 2014 domenica 09 novembre 2014 venerdì 26 dicembre 2014 10 spettacoli FALSTAFF sabato 22 novembre 2014 IL MERCANTE DI VENEZIA sabato 10 gennaio 2015 NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI sabato 17 gennaio 2015 LA SCUOLA sabato 24 gennaio 2015 BALLATA DI UOMINI E CANI sabato 07 febbraio 2015 L’ISPETTORE GENERALE sabato 28 febbraio 2015 IL GIUOCO DELLE PARTI 11 spettacoli FALSTAFF domenica 23 novembre 2014 IL MERCANTE DI VENEZIA domenica 14 dicembre 2014 LA VERA STORIA DI TRAVIATA domenica 11 gennaio 2015 NOTTURNO DI DONNA CON OSPITI domenica 18 gennaio 2015 LA SCUOLA sabato 27 dicembre 2014 AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA domenica 28 dicembre 2014 AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA martedì 17 marzo 2015 FATHER AND SON BALLATA DI UOMINI E CANI domenica 08 febbraio 2015 L’ISPETTORE GENERALE domenica 15 febbraio 2015 DECAMERONE LA PRINCIPESSA DELLA CZARDA sabato 21 marzo 2015 domenica 01 marzo 2015 sabato 18 aprile 2015 domenica 08 marzo 2015 LE SORELLE MACALUSO IL PICCOLO ABBONAMENTO PER SEI GRANDI SPETTACOLI domenica 25 gennaio 2015 sabato 07 marzo 2015 FATHER AND SON AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA TONIOLO SEI UNICO! IL GIUOCO DELLE PARTI DECAMERONE domenica 22 marzo 2015 FATHER AND SON Crea il tuo abbonamento personalizzato a SEI spettacoli. Scegli i tuoi preferiti tra due gruppi di 10 titoli ciascuno, in cartellone nelle Stagioni di Prosa e Danza. PREZZI Platea Intero Platea Ridotto Galleria Intero Galleria Ridotto € 135,00 € 110,00 € 120,00 € 90,00 L’abbonamento viene composto scegliendo tre spettacoli da ognuno dei due gruppi visionabili in biglietteria e nel sito www.teatrotoniolo.info. È possibile scegliere il giorno e il posto per ogni rappresentazione. Gli spettacoli hanno disponibilità diverse di posti e di giorni, l’offerta è quindi valida fino a esaurimento dei posti disponibili per spettacolo e per data. Gli abbonamenti sono acquistabili solo in biglietteria del teatro Toniolo e sono in vendita da martedì 11 novembre 2014. TEATRO MOMO 21 dicembre ore 15.00 e ore 17.00 Theama Teatro ODETTE E IL LAGO DEI CIGNI spettacolo teatrale per bambini e famiglie musica P. I. Ciajkovskij TEATRO TONIOLO 26 dicembre ore 18.30 - 27 dicembre ore 18.30 - 28 dicembre ore 16.30 Compagnia dell’alba AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA commedia musicale di Garinei e Giovannini regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini TEATRO TONIOLO TEATRO SOTTO LE FESTE 30 dicembre ore 18.30 The Royal Ballet of Moscow - The Crown of Russia IL LAGO DEI CIGNI musica P. I. Ciajkovskij, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa direzione artistica e adattamento Anatoly Emelyanov TEATRO TONIOLO 31 dicembre ore 21.00 The Royal Ballet of Moscow - The Crown of Russia LA BELLA ADDORMENTATA musica P. I. Ciajkovskij, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa direzione artistica e adattamento Anatoly Emelyanov TEATRO MOMO 4 gennaio ore 15.00 e ore 17.00 Michele Cafaggi OUVERTURE DES SAPONETTES UN CONCERTO PER BOLLE DI SAPONE spettacolo di clownerie e bolle di sapone per bambini e famiglie ABBONAMENTI PROSA BIGLIETTI PROSA PROSA&DANZA TURNO A - 10 spettacoli - MERCOLEDÌ ore 19.30 intero € 28,00 - ridotto € 25,00 Father and Son intero € 32,00 - ridotto € 30,00 Biglietto ridotto fino ai 30 e dopo i 65 anni. Ingresso ridotto per i diversamente abili e accompagnatori. Altre specifiche riduzioni presso la biglietteria del teatro. Particolari agevolazioni sono riservate al pubblico organizzato. La prevendita del biglietto comporta il pagamento di un diritto, che non viene applicato se l’acquisto avviene il giorno stesso dello spettacolo. PREZZI Platea intero Platea ridotto Galleria intero Galleria ridotto € 180,00 € 150,00 € 150,00 € 105,00 TURNO B - 11 spettacoli - GIOVEDÌ ore 21.00 Platea intero Platea ridotto Galleria intero Galleria ridotto € 195,00 € 150,00 € 170,00 € 120,00 TURNO C - 11 spettacoli - VENERDÌ ore 21.00 Platea intero Platea ridotto Galleria intero Galleria ridotto € 205,00 € 160,00 € 180,00 € 130,00 TURNO D - 10 spettacoli - SABATO ore 21.00 Platea intero Platea ridotto Galleria intero Galleria ridotto € 205,00 € 165,00 € 180,00 € 135,00 TURNO E - 11 spettacoli - DOMENICA ore 16.30 Platea intero Platea ridotto Galleria intero Galleria ridotto € 210,00 € 175,00 € 185,00 € 155,00 NUOVI ABBONAMENTI DALL’11 OTTOBRE 2014 RINNOVO ABBONAMENTI PREZZI VENDITA BIGLIETTI PROSA Per Falstaff dal 18 ottobre 2014. Per tutti gli altri spettacoli dall’11 novembre 2014. ORARIO SPETTACOLI Mercoledì, ore 19.30. Giovedì, Venerdì e Sabato, ore 21.00. Domenica, ore 16.30. Aggiungi un posto a tavola del 26 e 27 dicembre, ore 18.30. Father and Son del 17 marzo, ore 21.00 MODALITÀ DI PAGAMENTO ABBONAMENTI DANZA www.vivaticket.it PREZZI intero € 105,00 - ridotto € 90,00 Ingresso gratuito per i ragazzi al di sotto dei 12 anni, se accompagnati da due adulti in possesso dell’abbonamento. NUOVI ABBONAMENTI DAL 26 NOVEMBRE 2014 RINNOVO ABBONAMENTI dal 13 al 23 novembre 2014 CAMBIO POSTO il 25 novembre 2014 BIGLIETTI DANZA PREZZI intero € 26 - ridotto € 22 Mitico Tango, Il lago dei cigni (30/12) intero € 28,00 - ridotto € 23,00 La bella addormentata intero € 30,00 - ridotto € 28,00 Traviata intero € 20,00 - ridotto € 15,00 VENDITA BIGLIETTI Contanti, assegno bancario, bancomat. PREVENDITA ONLINE BIGLIETTERIA Aperta dalle 11.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.30. Lunedì giorno di chiusura. INFORMAZIONI Biglietteria del Teatro 041 971666 Attività culturali e Comunicazione 041 3969220/230 Arteven 041 5074711 www.teatrotoniolo.info www.arteven.it SE PIOVE PORTA UN OMBRELLO PICCOLO, EVITERAI CODE PER IL GUARDAROBA Per Mitico Tango, Il lago dei cigni (30/12), La bella addormentata dal 6 dicembre 2014. Per tutti gli altri spettacoli dal 20 dicembre 2014. dal 9 al 21 settembre 2014 ORARIO SPETTACOLI il 4 e 5 ottobre 2014 Inizio ore 21.00. Il lago dei cigni del 30 dicembre, ore 18.30. CAMBIO TURNO E POSTO RIDUZIONI Non è consentito l’accesso in sala a spettacolo iniziato; i ritardatari potranno avere accesso in sala secondo le indicazioni del personale di sala. La direzione si riserva il diritto di apportare eventuali modifiche al programma dovute a circostanze impreviste. POSTI A TEATRO PLATEA GALLERIA PALCOSCENICO PALCOSCENICO 1 1 1 16 16 18 D E F 1 2 1 20 21 28 G H I 1 1 1 28 28 28 L 1 W1 14 A B C 1 26 3 W2 M 28 1 N 28 1 O P 28 1 28 1 Q R 28 1 1 1 1 1 W3 28 24 S T U 1 1 W4 22 24 V 1 24 Z 7 1 6 1 6 12 7 3 7 1 1 1 1 1 7 1 16 A B C D E F G H I A B C D E F G H I 1 16 12 INGRESSO INGRESSO 1 4 18 25 25 26 27 27 26 COMUNE DI VENEZIA ARTEVEN CIRCUITO TEATRALE REGIONALE Commissario Vittorio Zappalorto Sub-Commissario con delega alla Cultura Sergio Pomponio Direttore Attività culturali Roberto Ellero Dirigente Settore Produzioni culturali e Spettacolo Direzione Teatro Toniolo Angela Fiorella Responsabile Amministrazione Daniela Voltan Presidente Leandro Comacchio Organizzazione Teatro Toniolo Massimo Grandese Presidente Onorario Anselmo Boldrin Promozione e Comunicazione Maria Cristina Moreschi Alessandra Pedani Chiara Toso Struttura Organizzativa Direttore Pierluca Donin Comunicazione web Michele Diliberto Roberto Ranieri Francesca Sartori Amministrazione Miriam Balbo Cristina Pomelli Tiziana Rizzo Marina Trevisan Staff 2014/2015 Programmazione e gestione Patrizia Baggio Lucina Baldan Stefania Baldassa Pier Giacomo Cirella Federico Corona Chiara Doria Vanessa Gibin Giada Marcon Anna Zamattio Amministrazione Valentina Baldan Marta Broccardo Antonella Guzzo Alessandra Pavan Chiara Pistollato