Lasciato alle spalle il centenario celebrato lo scorso anno con un programma di straordinario successo che ha rafforzato il ruolo del Toniolo
come asse culturale della città, la stagione 2014.2015 propone nuovamente al proprio pubblico la sfida della curiosità, attenta, come da
sempre, a soddisfare i gusti di pubblici differenti in un cartellone coerente e composito.
C’è spazio per tutto nella nuova stagione del teatro Toniolo: i classici, i grandi interpreti, i registi della nuova generazione, la drammaturgia
contemporanea compongono un mosaico che se da una parte conferma il Toniolo come teatro d’eccellenza di un’area metropolitana vasta,
dall’altra non rinuncia ad indagare – attraverso il linguaggio del teatro e della danza – i temi del nostro tempo, a mostrare nuovi punti di
vista, a riflettere oltre che a divertire.
Ecco, dunque, Giuseppe Battiston e Giorgio Albertazzi alla prova con Shakespeare, Umberto Orsini che già protagonista di un’indimenticata
edizione del Giuoco delle parti con Giorgio De Lullo e Romolo Valli, torna a cimentarsi con il grande capolavoro pirandelliano. Il maestro
Scaparro guida un gruppo di giovani attori tra i fili della scrittura di Kafka e Michieletto, il più internazionale dei nostri registi lirici, che
con Gogol’ racconta i contorni di un’umanità gretta alla ricerca di una troppo facile affermazione.
Grandi autori sì, ma anche storie che parlano dell’oggi: il mondo della la scuola con le sue aspirazioni e contraddizioni è al centro del
lavoro di Silvio Orlando, il rapporto padre/figlio e la difficoltà del confronto tra generazioni è il tema che Claudio Bisio ha scelto per il suo
ritorno in teatro. Anche Elio De Capitani, nel duplice abito di regista e interprete, riflette sui rapporti tra giovani e adulti in un capolavoro
della drammaturgia americana di Arthur Miller. E poi il ritorno di Marco Paolini e Stefano Accorsi e per la prima volta sul palcoscenico del
Toniolo Emma Dante, Corrado Augias, Giuliana De Sio.
Anche questa edizione 2014.2015 di Verso l’Universo - Rassegna Internazionale di Danza d’Autore propone un cartellone in cui spiccano
i nomi di danzatori e compagnie di altissimo livello, per un quadro d’insieme di grande impatto, in cui suggestioni rock, tradizione e
contemporaneo si confrontano passando al setaccio proposte d’assoluta eccellenza, ripercorrendo i fili sotterranei di una sensibilità in
continua evoluzione.
In un tempo difficile e controverso il Teatro Toniolo rilancia il proprio progetto culturale, nel convincimento che una comunità possa
ritrovare nella proposta del proprio teatro un’occasione di incontro, di svago e la narrazione del proprio tempo.
IO SONO
TEATRO
STAGIONE DI PROSA | TEATRO TONIOLO 2014.15
dal 5 al 9 novembre 2014
GIUSEPPE BATTISTON
dal 26 al 28 dicembre 2014
Compagnia dell’Alba
15 febbraio 2015
Teatro Musica Novecento
dal 17 al 22 marzo 2015
CLAUDIO BISIO
FALSTAFF
AGGIUNGI UN POSTO
A TAVOLA
LA PRINCIPESSA
DELLA CZARDA
FATHER AND SON
da Enrico IV / Enrico V di W. Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
adattamento e regia Andrea De Rosa
dal 21 al 23 novembre 2014
GIORGIO ALBERTAZZI
IL MERCANTE
DI VENEZIA
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi
regia Giancarlo Marinelli
26 e 27 novembre 2014
ANGELA FINOCCHIARO
MARIA AMELIA MONTI
LA SCENA
di Garinei e Giovannini
regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini
dal 7 all’11 gennaio 2015
GIULIANA DE SIO
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
di Annibale Ruccello
regia Enrico Maria Lamanna
LA SCUOLA
dal 25 febbraio al 1 marzo 2015
UMBERTO ORSINI
10 e 11 dicembre 2014
MARINA ROCCO
MATTEO DE BLASIO
dal 21 al 25 gennaio 2015
MARCO PAOLINI
14 dicembre 2014
CORRADO AUGIAS
GIUSEPPE FAUSTO MODUGNO
LA VERA STORIA
DI TRAVIATA
regia Stefano Mazzonis di Pralafera
AMERIKA
di Franz Kafka
traduzione e adattamento Fausto Malcovati
regia Maurizio Scaparro
di Domenico Starnone
regia Daniele Luchetti
di Carlo Goldoni
regia Andrée Ruth Shammah
19 e 20 febbraio 2015
GIOVANNI ANZALDO
UGO MARIA MOROSI
CARLA FERRARO
dal 16 al 18 gennaio 2015
SILVIO ORLANDO
MARINA MASSIRONI
di Cristina Comencini
regia Cristina Comencini
GLI INNAMORATI
operetta di E. Kàlmàn
orchestra “Cantieri d’Arte”
diretta da Stefano Giaroli
regia Alessandro Brachetti
BALLATA DI
UOMINI E CANI
dedicata a Jack London
di Marco Paolini
dal 4 all’8 febbraio 2015
Teatro Stabile del Veneto
Teatro Stabile dell’Umbria
L’ISPETTORE GENERALE
di Nikolaj Vasil’evic Gogol’
adattamento drammaturgico e regia Damiano Michieletto
IL GIUOCO
DELLE PARTI
da Luigi Pirandello
adattamento Roberto Valerio,
Umberto Orsini e Maurizio Balò
regia Roberto Valerio
dal 4 all’8 marzo 2015
STEFANO ACCORSI
DECAMERONE
vizi, virtù, passioni
liberamente tratto dal Decamerone
di Giovanni Boccaccio
adattamento teatrale e regia Marco Baliani
drammaturgia Maria Maglietta
ispirato a Gli sdraiati e Breviario comico
di Michele Serra
regia Giorgio Gallione
1 e 2 aprile 2015
Teatro dell’Elfo
MORTE DI UN
COMMESSO
VIAGGIATORE
di Arthur Miller
regia Elio De Capitani
17 e 18 aprile 2015
Compagnia Sud Costa Occidentale
LE SORELLE MACALUSO
testo e regia di Emma Dante
Foto Fabrizio Cestari per Primopiano Cinetv
dal 5 al 9 NOVEMBRE 2014
PRIMA REGIONALE
Mai che mi vada un solco diritto
da quella volta
che ho barato a primero.
Bene, s'io fussi certo
che mi bastasse il fiato,
quasi quasi mi pentirei.
Falstaff
4
FONDAZIONE DEL
TEATRO STABILE DI TORINO
E.R.T. Emilia Romagna
Teatro Fondazione
GIUSEPPE BATTISTON
FALSTAFF
da Enrico IV / Enrico V
di William Shakespeare
traduzione Nadia Fusini
con Giuseppe Battiston, Gennaro Di Colandrea,
Giovanni Franzoni, Giovanni Ludeno,
Martina Polla, Andrea Sorrentino,
Annamaria Troisi, Elisabetta Valgoi, Marco Vergani
TURNO A B C D E
adattamento e regia Andrea De Rosa
scene e costumi Simone Mannino
suono Hubert Westkemper
luci Pasquale Mari
Fondazione del Teatro Stabile di Torino –
ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
“Tutto nel mondo è burla”: così chiosa Falstaff. Millantatore, sbruffone, vorace, vitalista, furfante, è un personaggio
così dirompente da essere ripreso in due drammi di Shakespeare e diventare protagonista della irriverente
commedia lirica di Arrigo Boito musicata da Giuseppe Verdi. Falstaff ha affascinato i più grandi talenti della scena,
come Orson Welles, che riservò per sé il ruolo di protagonista nella versione teatrale e in quella cinematografica.
Il fortunato sodalizio artistico tra Giuseppe Battiston e Andrea De Rosa, già sperimentato con successo nel 2012 con
Macbeth, si rinnova in Falstaff: la potente duttilità espressiva di Battiston darà vita alla partitura drammaturgica
di Nadia Fusini, impreziosita dalla regia di De Rosa, attento a moltiplicare immagini, a toccare sponde semantiche
lontane dalla tradizione e a coniugare con grande perizia la tradizione lirica con quella di prosa.
Strano e singolare il destino di Sir John Falstaff! Apparso la prima volta nel dramma storico Enrico IV, questo
personaggio riscosse un tale successo che William Shakespeare dovette farlo rivivere e poi rivivere e poi rivivere
ancora, in ben altri quattro testi. Pare addirittura che la stessa Regina Elisabetta ne avesse gradito così tanto la
sagacia da intervenire, in prima persona, facendosi dare assicurazioni dal Bardo affinché questo impareggiabile
ciccione non fosse accantonato dalla sua produzione.
C’è in Falstaff qualcosa che ci conquista subito: un amore sfrontato per la vita, che si manifesta soprattutto nella
forma dell’amore per la lingua, per le parole, per il motto di spirito, per la creazione instancabile di metafore e giochi
linguistici; un senso pieno delle cose che accadono qui e ora e che di fronte al suo sguardo sembrano le sole che
abbiano un qualche senso; ci sono nelle sue parole una gioia che non si stanca mai, sempre pronta a rovesciare il
male in bene, un senso dell’amicizia ingenuo e vorrei dire persino infantile, una ostinazione a fare di ogni dolore uno
scherzo, di ogni situazione senza via d’uscita uno sprone a cercare di non lasciarsi imprigionare.
Dopo il felice incontro con Macbeth, ho chiesto a Giuseppe Battiston di calarsi stavolta nei panni di questo
buffone, convinto che ci sia anche qui qualcosa di inaspettato e imprevedibile da scoprire sotto la maschera solo
apparentemente tranquilla che egli sembra mostrarci.
Andrea De Rosa
Andrea De Rosa / foto Bepi Caroli
dal 21 al 23 NOVEMBRE 2014
6
GHIONE PRODUZIONI
GIORGIO ALBERTAZZI
IL MERCANTE
DI VENEZIA
TURNO C D E
di William Shakespeare
traduzione e adattamento Giorgio Albertazzi
regia Giancarlo Marinelli
e con Stefania Masala, Sergio Basile,
Francesco Maccarinelli, Ivana Lotito,
Cristina Chinaglia, Vanina Marini, Diego Maiello
scene Paolo Dore
costumi Daniele Gelsi
consulenza storico letteraria Sergio Perosa
Se esiste nella drammaturgia del Bardo, un
personaggio totalmente opposto all’uomo
Albertazzi, questi è senza dubbio Shylock.
Ma proprio facendo leva su questo contrasto,
l’attore ci regala uno Shylock inedito.
Rita Sala, “Il Messaggero”
[...] Ho visto e soprattutto letto la riduzione, (o forse l’ampliamento, o forse la perizia poetico ermeneutica),
firmata da Giorgio Albertazzi, e mi sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere giorno
secondo lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo tramonto”, scrive Albertazzi.
Giorgio Albertazzi ha fatto del Mercante un perfetto ibrido che sembra ora scritto da Strindberg e ora da Sartre,
passando per la lussuria di Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni. Ha subito capito, fin dai vagiti della luce, che
qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto
e la sera, (da considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non distinguibili. È come
se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti
dello stesso corpo, della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché vorrebbe depredare
quella giovinezza che non ha più, (di qui l’ossessione per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato
dell’ossessione per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock perché, in qualche modo, in
lui scorgono il tramonto, il capolinea, il bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende. In questo
senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia. È tutto ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per
questo Shylock non può essere l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è uno
splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli a bordo di una stranissima zattera, (così
come aveva immaginato Zanzotto per un film di Fellini).
Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni avventura e sventura; tanto da rendersi
conto, nel processo finale, che Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il capo, di
perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì; Shylock è l’uomo più bello e più giovane che io conosca.
È Giorgio Albertazzi.
Giancarlo Marinelli
26 e 27 NOVEMBRE 2014
Foto Fabio Lovino
DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI
SENZA INTERVALLO
8
COMPAGNIA ENFI TEATRO
IL ROSSETTI - TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
ANGELA FINOCCHIARO
MARIA AMELIA MONTI
LA SCENA
di Cristina Comencini
regia Cristina Comencini
TURNO A B
con Stefano Annoni
Un testo divertente e sottile, che coglie nodi critici della sensibilità contemporanea.
La vera forza è la naturalezza e vis comica degli interpreti: trascinante Angela Finocchiaro,
nel ruolo della fredda repressa, e Maria Amelia Monti, buffa seduttrice sexy...
“la Repubblica”
Dopo il travolgente successo ottenuto con Due Partite, Cristina Comencini torna a
teatro con La scena per raccontare la comica immersione di un ragazzo nella vita e nei
sentimenti femminili, la scoperta di due donne delle pulsioni, le rabbie e le fragilità di
un giovane uomo, la comune ricerca d’amore e di libertà in un mondo mutante.
Due amiche mature leggono una domenica mattina una scena di teatro che una
delle due deve recitare l’indomani.
I loro caratteri opposti si rivelano subito dal modo in cui sentono e interpretano il
monologo: per Lucia, attrice, quelle righe raccontano fragilità e temibili tempeste
dell’anima; per Maria, dirigente di banca, separata e madre di due bambini, le
tempeste della scena sono allegri ed erotici terremoti interni, occasioni di vita.
Due femminilità opposte. Lucia ha rinunciato alla passione, all’idea di avere un
uomo nella vita, si accontenta di amare i personaggi molto più interessanti che
incontra sul palcoscenico. Maria invece senza un uomo non può stare, senza fare
l’amore, senza illudersi di avere finalmente incrociato quello giusto. Come l’ultimo,
agganciato la sera prima a una festa in cui ha bevuto troppo, e di cui non ricorda
esattamente il nome né l’età ma che - lei sostiene - potrebbe essere proprio l’atteso.
Anche se risvegliandosi al mattino, non l’ha più trovato nel suo letto.
Foto Fabio Lovino
scene Paola Comencini
costumi Cristiana Ricceri
Eccolo, invece, apparire in mutande, un giovane ragazzo di meno di trent’anni. Si
era messo a dormire nella stanza dei bambini (fuori col padre per il fine settimana)
perché la donna, di cui ricorda solo l’esuberanza fisica, russava. Davanti agli occhi
esterrefatti di Lucia, il ragazzo la scambia per Maria. Un po’ per liquidarlo, un po’
per divertimento, Lucia interpreta la parte dell’amica disinibita e Maria, rientrata
con il caffè, è costretta a recitare il ruolo della sua amica severa e moralista. Finché
il gioco tra loro, sotto lo sguardo allucinato del ragazzo, non regge più e le due si
rivelano a lui nelle loro vere identità. E il ragazzo chi è? Un giovane uomo cresciuto
da una madre imperiosa e assolutista: “Come voi due”, rivela lui ingenuamente.
Le due donne lo interrogano, lo prendono in giro, gli fanno scuola di vita. Ma non
prevedono la sua reazione, la rabbia che ha in corpo, la consapevolezza della sua
fragilità e della sua forza senza sbocco.
Su sponde opposte, le due donne e il ragazzo scoprono di vivere nello stesso mondo
tutto da rifare perché “… il passato sono solo muri sventrati, case terremotate da
cui si deve fuggire…”, come dice la scena che Lucia deve interpretare il giorno
dopo, e anche quella che i tre hanno appena recitato insieme sul palcoscenico, che
forse resta il solo luogo veramente libero del mondo.
10 e 11 DICEMBRE 2014
Foto Neige De Benedetti per il Teatro Franco Parenti
DURATA: 1 ORA E 45 MINUTI
10
TEATRO FRANCO PARENTI
MARINA ROCCO e MATTEO DE BLASIO
GLI INNAMORATI
di Carlo Goldoni
regia Andrée Ruth Shammah
e con Roberto Laureri, Elena Lietti,
Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola,
Umberto Petranca, Andrea Soffiantini
drammaturgia Vitaliano Trevisan
scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
TURNO A B
Lo spettacolo è interessante
perché trova un punto di
equilibrio tra un testo e una
regia classica, l’evidente debito
al teatro di Strehler e gli stimoli
di un teatro più contemporaneo
nella voglia di rompere quelle
convenzioni, di giocare con una
recitazione più “quotidiana”.
Anna Bandettini, “la Repubblica”
Carlo Goldoni narra nelle sue Memorie: “Poche sono quelle commedie, nelle quali non entrino innamorati, e
in quasi tutte l’onesto amore è il principale movente della comica azione. Questa Commedia adunque dee
rappresentar un amore più violento di tutti gli altri. Due persone che si amano fedelmente, perfettamente,
dovrebbero esser felici, tanto più ch’io non figuro ostacoli che attraversino le loro brame, ma la pazza gelosia, che
nella nostra Italia principalmente è il flagello de’ cuori amanti, intorbida il bel sereno, e fa nascere le tempeste
anche in mezzo alla calma. Darsi de’ pugni pel capo, stracciarsi le vesti, minacciare la propria vita sono galanterie
di questo gentile amore. Non è da romanzo il coltello, con cui si vuol ferire l’amante invasato da quest’amore [...]
Povera gioventù sconsigliata! Volersi tormentar per amore! Voler che il balsamo si converta in veleno!”
La storia è quella di due giovani, Eugenia e Fulgenzio, che per essere l’uno dell’altro troppo innamorati, finiscono
per tormentarsi, benché niente si opponga al loro amore. Dalla diatriba tra i due si scatena una tensione vibrante
che attraversa tutti i personaggi protagonisti della storia e fa sì che agli occhi del pubblico risultino così umani da
essere vicini alla nostra sensibilità. Tanto che si può parlare di una commedia moderna [...] dove si ride e dove ci
si dispera presi da attimi di vera malinconia, non solo dei personaggi, ma anche della proiezione inevitabile che
ognuno di noi può fare all’interno delle dinamiche amorose in un testo così straordinariamente contemporaneo.
Andrée Ruth Shammah
Foto Neige De Benedetti
La paura di amare e di lasciarsi andare a sentimenti sinceri. Gli innamorati è un testo straordinariamente
contemporaneo che intrappola il pubblico: si ride e ci si riconosce nelle dinamiche che Goldoni ha saputo
orchestrare con acume e infinita umanità. Andrée Ruth Shammah riprende il suo percorso di ricerca sui classici e
affronta di nuovo il drammaturgo veneziano, dopo La Locandiera e Sior Todero Brontolon, con uno spettacolo che
è una “macchina inesorabile”, perfetta per la nuova compagnia del Teatro Franco Parenti, reduce dal successo
travolgente de Il Don Giovanni di Filippo Timi.
14 DICEMBRE 2014
DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI
SENZA INTERVALLO
12
OPERA ROYAL DE WALLONIE - LIEGI
in collaborazione con PROMO MUSIC - CORVINO MEDA EDITORE
CORRADO AUGIAS
GIUSEPPE FAUSTO MODUGNO
LA VERA STORIA
DI TRAVIATA
TURNO E
di e con Corrado Augias, voce narrante
Giuseppe Fausto Modugno, pianoforte e voce
regia Stefano Mazzonis di Pralafera
Ti prego dunque di adoperarti affinché
questo soggetto sia il più possibile originale
e accattivante nei confronti di un pubblico
sempre teso a cercare in argomenti inusuali
un confine alla propria moralità.
Giuseppe Verdi a Francesco Maria Piave
sulla trama de La Traviata
La Traviata è probabilmente il capolavoro di Giuseppe
Verdi, comunque la sua opera più popolare.
Le vicende di Violetta Valery sono arrivate al libretto di
Francesco Maria Piave e alla musica del Maestro quasi
direttamente dalla vita. Circostanza che contribuisce a
dare alla storia l’accento d’una commovente verità.
All’origine di tutto c’è una ragazza nata nel 1824
in Normandia da una famiglia poverissima, che si
chiama Alphonsine Plessis. Suo padre la cede, a 14
anni, a una carovana di zingari. Alphonsine finisce a
Parigi dove nel giro di pochi mesi cambia nome, si fa
chiamare Marie Duplessis, e riesce a diventare una
delle vedette della vita mondana nel solo modo in cui
una ragazza povera ma ricca d’ingegno può farlo.
Tra i suoi amanti c’è Alexandre Dumas, figlio del
celebre autore dei Tre moschettieri. Una relazione
tempestosa e breve che finisce dopo nemmeno un
anno. A 23 anni Marie muore di tisi. Alexandre, in parte
commosso in parte intuendo il fascino della vicenda,
la racconta nel romanzo La dame aux camélias
che ha subito enorme successo. Marie diventa in
quelle pagine Marguerite Gautier. Nel 1852 Verdi,
di passaggio a Parigi, vede a teatro la commedia
ricavata dal romanzo. A sua volta intuisce che quella
vicenda sembra scritta per lui. Appena un anno dopo,
1853, l’opera va in scena a Venezia. L’eroina cambia
ancora una volta nome: Violetta Valéry.
Già da questo schema si può capire il fascino di una
storia ispirata dalla vita ma poi filtrata per due volte
da una doppia trasposizione artistica. Sullo sfondo
della vicenda c’è il bel mondo parigino, la volgarità
degli arrivisti non meno cinici allora di oggi, il mondo
delle cocotte di lusso, il costume sessuale che rendeva
quasi obbligatorio per un borghese mantenere una
donna per i suoi capricci, l’attività dei pittori che
hanno ritratto quei salotti, quelle sembianze, quelle
carezzevoli nudità.
Ma soprattutto c’è la musica di Verdi che lo spettacolo
racconta, smonta, analizza, lascia infine all’ascolto
consapevole degli spettatori.
dal 26 al 28 DICEMBRE 2014
FUORI ABBONAMENTO
COMPAGNIA DELL’ALBA
in collaborazione con il TEATRO STABILE D’ABRUZZO
AGGIUNGI UN
POSTO A TAVOLA
Foto Vincenzo Fedecostante - Stagione 2013.14
14
Aggiungi un posto a tavola, uno dei due
classici di Garinei e Giovannini – l’altro è
Rugantino – si presenta per la prima volta
in un’edizione «extra Sistina», ripresa con
gran intelligenza, devozione al gioco del
teatro e qualche piccola innovazione.
Maurizio Porro, “Il Corriere della Sera”
con Gabriele De Guglielmo, Carolina Ciampoli,
Tommaso Bernabeo, Gaetano Cespa, Simona Patitucci
Foto Vincenzo Fedecostante - Stagione 2013.14
di Garinei e Giovannini
scritta con Iaia Fiastri
musiche Armando Trovajoli
coreografie originali Gino Landi
regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini
direzione musicale M° Gabriele de Guglielmo
scene costumi Gabriele Moreschi, Maria Sabato
Nel 40° anniversario del suo debutto, un omaggio alla commedia musicale italiana più
famosa al mondo riproposta in una versione fedele alla prima edizione degli anni ‘70.
“Andavo al cinema, andavo a teatro, compravo libri nella speranza di trovare uno
spunto che per associazione mi facesse venire l’idea giusta per uno spettacolo.
Una volta, alla stazione Termini, trovai un libro che mi colpì perché la copertina era
molto carina: c’era un giovane prete con i capelli biondi e lunghi, con una faccia
simpatica. Si intitolava Dopo di me il diluvio (scritto da David Forrest, pseudonimo
scelto da due scrittori inglesi: David Eliades e Forrest Webb).
Era una storia di fantapolitica alla Gogol’, ma quello che mi accese la lampadina era
l’idea che Dio telefonasse ad un prete per organizzare un secondo diluvio e ne parlai
entusiasta a Garinei e Giovannini e così ci mettemmo a scrivere la commedia”.
Iaia Fiastri
Un monumento nazionale: ecco cos’è questo spettacolo.
Il primo lavoro che ho visto a teatro, nella sua edizione originale (avevo 11 anni),
e che probabilmente mi ha fatto decidere quello che avrei fatto da grande… Che
in qualche modo mi ha accompagnato nel corso della vita, e che ora il destino ha
voluto mettere nelle mie mani… Non c’è molto da dire: massima umiltà e rispetto,
con il doveroso timore che si può avere nell’accostarsi ad un capolavoro del
Teatro italiano. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo, noi come
teatranti mettiamo la nostra passione, l’entusiasmo e la professionalità al servizio
dello spettacolo. Nessun migliore auspicio che le parole di Garinei & Giovannini
in un’intervista del 9 maggio 1975 a Renzo Tian per “Il Messaggero”, al termine
della prima trionfale stagione di repliche: “Forse lo spettacolo ha toccato le corde
giuste al momento giusto. Parlava di un diluvio mentre eravamo dentro un ciclone;
mostrava un barlume di luce mentre eravamo nel buio di un tunnel, e finiva su una
nota di speranza e di solidarietà. Sono cose che contano, in tempi di egoismo e
ostilità feroci. Una cosa è certa: la gente esce dallo spettacolo contenta, sollevata.
Sembra che ciascuno si porti via una fettina di gioia, di fiducia”.
Fabrizio Angelini
dal 7 all’11 GENNAIO 2015
16
TEATRO E SOCIETÀ srl
GIULIANA DE SIO
NOTTURNO
DI DONNA CON OSPITI
di Annibale Ruccello
regia Enrico Maria Lamanna
TURNO A B C D E
con Gino Curcione, Rosaria De Cicco,
Andrea De Venuti, Mimmo Esposito,
Luigi Iacuzio
scene Sergio Tramonti
costumi Teresa Acone
musiche Carlo De Nonno
Magnifico il testo scritto da Annibale Ruccello,
drammaturgo fra i più rappresentativi della
scena contemporanea, che si attorce attorno
all’interiorità turbata di una donna come tante,
una moderna Medea. (…)
Giuliana De Sio s’impone con la straordinaria
bravura di un’interprete sensibilissima.
Antonella Melilli, “Il Tempo”
Il testo propone, ancora una volta, il viaggio che Ruccello aveva intrapreso nel
quotidiano, attraversato e contaminato dal thriller, nonché il viaggio nel panorama
desolato della periferia urbana, dei ghetti degradati, tra le tv locali e le radio libere.
Un percorso apparentemente triste, che però viene ravvivato ora da una miscellanea
di sentimenti, ora da involontaria comicità. Una serie di colpi di scena con un
occhio al cinema “thrilling”; ma mentre Le cinque rose ha come riferimento il
cinema di Hitchcok, di Argento, di Polanski, in Notturno domina quello anni ‘70, per
intendersi quello di Scorsese e di Kubrik. I canoni sono sempre gli stessi: il luogo
isolato, il protagonista barricato all’interno, la minaccia esterna che semina orrore
e sgomento fino a un catartico finale.
L’azione si svolge in una casa a due piani nella periferia di una metropoli: Adriana
porta avanti la sua esistenza, nel caldo afoso, tra canzoni e note di un pianoforte,
tra televisione e una terza gravidanza, con un marito, Michele, che lavora di notte e
ritorna a casa all’alba. Una sera accade che strani individui, temuti e desiderati da
troppo tempo, si introducano in casa. Improvvisamente riaffiorano senza una logica
i ricordi, angoscianti fantasmi del passato, che provocheranno in Adriana una
reazione atroce, insensata, ma a lei necessaria per fuggire da quella prigione grigia
e ossessiva. Un progetto in definitiva che segna l’ideale ricostruzione del discorso
su Ruccello, sulla violenza e modernità delle metropoli.
La mano del regista ha saputo cogliere gli aspetti più significativi di un testo
in apparenza drammatico, percorso tuttavia ora da un coacervo di sentimenti
contrastanti, ora da una naturale comicità, recuperando peraltro il finale dell’ultima
stesura di Notturno, voluto e condiviso dalla madre dell’autore che segue ancora
oggi rigorosamente la “vicenda drammaturgica” dell’indimenticabile Annibale.
dal 16 al 18 GENNAIO 2015
CARDELLINO srl
SILVIO ORLANDO
MARINA MASSIRONI
LA SCUOLA
18
TURNO C D E
di Domenico Starnone
regia Daniele Luchetti
con Vittorio Ciorcalo,
Roberto Citran, Roberto Nobile,
Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini
scene Giancarlo Basili
costumi Mariarita Barbera
Non è una rimpatriata. Oltre vent’anni dopo
Silvio Orlando ritrova la sua scuola, anzi la
nostra, più o meno come l’aveva lasciata.
Le cose, in classe, nel frattempo non sono
migliorate. Tutt’altro. E quindi La scuola può
perfino diventare un classico teatrale.
Rodolfo Di Giammarco, “la Repubblica”
Era il 1992 quando debuttò Sottobanco, spettacolo
teatrale interpretato da un gruppo di attori eccezionali
capitanati da Silvio Orlando e diretti da Daniele Luchetti.
Lo spettacolo divenne presto un cult, antesignano di
tutto il filone di ambientazione scolastica tra cui anche
la trasposizione cinematografica del 1995 della stessa
pièce che prese il titolo La scuola.
Fu uno dei rari casi in cui il cinema accolse un successo
teatrale e non viceversa. Lo spettacolo era un dipinto
della scuola italiana di quei tempi e al tempo stesso
un esempio quasi profetico del cammino che stava
intraprendendo il sistema scolastico.”Ho deciso di
riportare in scena lo spettacolo più importante della mia
carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con
una forte presa sul pubblico - dice Silvio Orlando.
A vent’anni di distanza è davvero interessante fare un
bilancio sulla scuola e vedere cos’è successo poi”.
A scuola si impara, si cresce, si studia, si boccia.
Ma la scuola è anche una guerra, per ragazzi e
insegnanti, nella quale ci si sfida e dove si cercano
strategie di sopravvivenza vincenti.
Il testo di Domenico Starnone ne mette in risalto i
tratti paradossali e divertenti, oltre che descriverne
i risvolti drammatici e formativi.
È l’ultimo giorno di scuola in una periferia romana.
Gli insegnanti devono fare gli scrutini, decidere chi
bocciare e chi premiare. La scuola è un microcosmo in
cui la realtà filtra solo indirettamente e tutto si svolge
tra queste mura: le speranze e le amicizie dei ragazzi,
le ambizioni, gli scontri generazionali, gli amori, le
situazioni paradossali. Gli scrutini non sono solo i
risultati dell’andamento scolastico. Gli scrutini dicono
chi ce la fa e chi torna indietro, chi ha ragione e chi
sbaglia, chi è il professore bravo e chi è odiato, chi
ha la stoffa del leader e chi non se lo fila neanche un
ragazzino di tredici anni.
Dal confronto tra speranze, ambizioni, conflitti sociali
e personali, amori, amicizie e scontri generazionali,
prendono vita personaggi esilaranti, giudici
impassibili e compassionevoli al tempo stesso.
Il dialogo brillante e le situazioni paradossali lo
rendono uno spettacolo irresistibilmente comico.
dal 21 al 25 GENNAIO 2015
Foto Marco Caselli Nirmal
DURATA: 2 ORE
20
MICHELA SIGNORI - JOLEFILM
MARCO PAOLINI
BALLATA DI
UOMINI E CANI
dedicata a Jack London
La Ballata è un magistrale spettacolo (…)
Per me è un racconto meraviglioso,
umoristico, comico, di grande amore
per la natura e gli animali.
Franco Cordelli, “Il Corriere della Sera”
musiche originali composte
ed eseguite da Lorenzo Monguzzi
con Angelo Baselli e Gianluca Casadei
TURNO A B C D E
consulenza e concertazione
musicale Stefano Nanni
Ballata di uomini e cani è un tributo a Jack London.
A lui devo una parte del mio immaginario di ragazzo, ma Jack non è uno scrittore per ragazzi, la definizione gli sta
stretta. È un testimone di parte, si schiera, si compromette, quello che fa entra in contraddittorio con quello che
pensa. È facile usarlo per sostenere un punto di vista, ma anche il suo contrario: Zanna Bianca e Il richiamo della
foresta sono antitetici. La sua vita è fatta di periodi che hanno un inizio e una fine e non si ripetono più.
Lo scrittore parte da quei periodi per inventare storie credibili dove l’invenzione affonda nell’esperienza ma la
supera. La produzione letteraria è enorme, e ancor più lo è pensando a quanto poco sia durata la sua vita.
Sono partito da alcuni racconti del grande Nord, ho cominciato questo spettacolo raccontando le storie nei
boschi, nei rifugi alpini, nei ghiacciai. Ho via via aggiunto delle ballate musicate e cantate da Lorenzo Monguzzi.
Ma l’antologia di racconti è stata solo il punto di partenza per costruire storie andando a scuola dallo scrittore.
So che le sue frasi non si possono “parlare” semplicemente, che bisogna reinventarne un ritmo orale, farne
repertorio per una drammaturgia.
Ballata di uomini e cani è composto di tre racconti della durata di circa mezz’ora ciascuno più uno più breve
costruito su episodi giovanili tratti dalla biografia di J. London. Tra le traduzioni che ho letto preferisco quella
di Davide Sapienza. I racconti che ho trascritto oralmente sono Macchia, Bastardo e Preparare un fuoco e in
tutti e tre uomini e cani sono coprotagonisti. Lo spettacolo ha la forma di un canzoniere teatrale con brani
tratti da opere e racconti di Jack London e con musiche e canzoni ad essi ispirate che non svolgono funzione di
accompagnamento ma di narrazione alternandosi e dialogando con la forma orale.
Marco Paolini
Foto Marco Caselli Nirmal
animazione video di Simone Massi
dal 4 all’8 FEBBRAIO 2015
Foto Serena Pea
DURATA: 3 ORE CON INTERVALLO
Si direbbe che Michieletto, forte di un’ormai
consolidata esperienza nel campo della
lirica, abbia riversato in Gogol’
la leggerezza di ritmo e la malizia
di certe pagine pucciniane...
Claudio Facchinelli, “Corriere Spettacolo”
22
TEATRO STABILE DEL VENETO
TEATRO STABILE DELL’UMBRIA
L’ISPETTORE GENERALE
TURNO A B C D E
Foto Serena Pea
di Nikolaj Vasil’evic Gogol’
adattamento drammaturgico
di Damiano Michieletto
regia Damiano Michieletto
e con (in ordine alfabetico)
Alessandro Albertin, Luca Altavilla, Alberto Fasoli,
Emanuele Fortunati, Michele Maccagno,
Fabrizio Matteini, Eleonora Panizzo,
Silvia Paoli, Pietro Pilla,
Giacomo Rossetto, Stefano Scandaletti
scene Paolo Fantin
costumi Carla Teti
disegno luci Alessandro Carletti
In una cittadina della sterminata campagna russa,
popolata da personaggi corrotti, profittatori, affaristi
e sfruttatori, si sparge la notizia dell’arrivo di un
ispettore generale. Tutti sono in fermento e impauriti.
Figurarsi quando si crede che l’ispettore sia già
arrivato, in incognito. In realtà quello che è creduto
l’ispettore è un giovinastro squattrinato che capisce
subito quali benefici può trarre dalla situazione.
Derisione e mascalzonaggine, imbroglio e nessuna
buona fede, neppure in casa del sindaco dove il finto
ispettore è ospite e si diverte con la moglie e la figlia.
“Guarda queste banconote, sono tutte sporche!”
È una battuta detta dal presunto ispettore generale
dopo aver ricevuto i soldi con i quali tutti cercano di
corromperlo. Questi soldi sono sporchi: unti di grasso, di
terra... forse accartocciati e logori.
In un grande testo, vi si accede spesso tramite un piccolo
dettaglio, come una piccola chiave che può iniziare a far
cigolare un grande portone. Questa battuta è stata un
indizio per aprire la mia immaginazione sui personaggi
di Gogol’. Chi può avere delle banconote unte?... Gente
che forse un pò sporca lo è... probabilmente non si
lavano molto. I personaggi infatti vengono spesso
descritti attraverso i loro odori: puzzano di cavolo, di
tabacco, e di vodka... È una storia che puzza di alcool
e di gente ubriaca. L’alcool diventa quasi un concetto
che perdura nei cinque atti: usato per calmare la paura,
per comunicare la propria virilità, per festeggiare e far
baldoria, per annegare la propria depressione. Del resto,
qual è la prima cosa che il Sindaco e la sua combriccola
fanno nell’accogliere il presunto ispettore? Lo fanno
bere, lo ubriacano. Sfera pubblica e sfera privata si
mescolano, si contaminano, si confondono. Non ci sono
regole, non ci sono leggi, la violenza è dietro l’angolo,
mascherata spesso da bonarietà. Un’umanità gretta e
sporca, compressa nella paura per quattro atti e pronta
a esplodere nel finale in una catartica liberazione,
raccontata come un’aspirazione al lusso, al divertimento
facile, a un altrove forse ancora più gretto e meschino
della loro realtà.
Damiano Michieletto
15 FEBBRAIO 2015
DURATA: 2 ORE E 15 MINUTI
CON INTERVALLO
24
COMPAGNIA TEATRO MUSICA NOVECENTO
LA PRINCIPESSA
DELLA CZARDA
operetta in due atti di Emmerich Kàlmàn
TURNO E
regia Alessandro Brachetti
con Susie Georgiadis, Antonio Colamorea,
Alessandro Brachetti, Silvia Felisetti,
Fulvio Massa, Francesco Mei, Marco Falsetti
Corpo di Ballo Novecento
coreografie Salvatore Loritto
scene e costumi Artemio Cabassi
realizzati da ArteScenica Reggio Emilia
Orchestra “Cantieri d’Arte”
diretta da Stefano Giaroli
Presentata al Teatro Johann Strauss di Vienna il 13 novembre 1915, proprio nei
giorni dell’assassinio di Sarajevo e dello scoppio della prima guerra mondiale,
La Principessa della Czarda ottenne uno dei più grandi successi della storia
dell’operetta.
Il libretto si rifà alla tipica atmosfera del crepuscolo dell’Impero Asburgico,
ispirandosi alle più frequenti conversazioni da salotto e all’argomento più popolare
in quell’epoca: quello dei matrimoni impossibili tra rampolli dell’aristocrazia
viennese e belle ed affascinanti primedonne del varietà. Anche se l’operetta riporta
il conflitto nei termini di una brillante commedia, il testo mantiene un suo nucleo di
realismo e di credibilità.
Una festa d’addio al cabaret Orpheum di Budapest per la celebre cantante Sylva
Varescu prima della sua partenza per l’America. Il fatto turba assai Edvino
Lippert-Weylersheim che ama riamato la diva. Un ordine giunge dal Principe di
Lippert-Weylersheim: determinato a troncare il rapporto di suo figlio Edvino con
la canzonettista, lo fa richiamare a Vienna. Edvino ubbidirà ma prima firmerà un
contratto che lo impegna a sposare Sylva entro otto settimane. Boni rivela a Sylva
che Edvino sta per fidanzarsi con Stasi, sua cugina, che giunge all’Orpheum.
Il secondo atto ha luogo a Vienna, presso i Lippert-Weylersheim. Sono passate
diverse settimane, ed è in corso un altro festeggiamento: il fidanzamento di Edvino
e Stasi. Durante le celebrazioni, giunge a Palazzo Boni con Sylva, presentata come
sua consorte. Tuttavia, qualcuno la riconosce come la famosa Principessa della
Czarda, sebbene lei neghi. Boni è in realtà innamorato di Stasi, ed annuncia il
divorzio da Sylva.
Dopo molteplici colpi di scena, Edvino potrà coronare il suo sogno d’amore con
Sylva, mentre Boni accoglierà Stasi come sua sposa.
19 e 20 FEBBRAIO 2014
PRIMA REGIONALE
Ph Salvatore Pastore Ag Cubo
DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI
26
COMPAGNIA GLI IPOCRITI
GIOVANNI ANZALDO
UGO MARIA MOROSI
CARLA FERRARO
AMERIKA
Lo spettacolo vuol far riflettere
proprio sul presunto sogno
americano e sul futuro del
vecchio continente, in un’epoca
difficile in cui non sono più gli
europei a emigrare, ma altri
popoli a coltivare il presunto
sogno europeo.
Maurizio Scaparro
TURNO B C
di Franz Kafka
traduzione e adattamento Fausto Malcovati
regia Maurizio Scaparro
e con Giovanni Serratore, Fulvio Barigelli,
Matteo Mauriello
Ph Salvatore Pastore Ag Cubo
musiche ispirate alla cultura yiddish
della vecchia Europa e al jazz nero di Scott Joplin
adattate da Alessandro Panatteri
eseguite dal vivo da Alessandro Panatteri, piano
Andy Bartolucci, batteria, Simone Salza, clarinetto
scene Emanuele Luzzati riprese da Francesco Bottai
costumi Lorenzo Cutuli
movimenti coreografici Carla Ferraro
regista assistente Ferdinando Ceriani
in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola
Karl Rossmann, giovane ebreo europeo, viene inviato
in America come un pacco postale per sfuggire ad uno
scandalo che lo vede coinvolto con una domestica. Deve
raggiungere lo zio Jacob, un autentico “zio d’America” che
deve trovargli un lavoro e una sistemazione. Ed è così che
iniziano le tribolazioni del giovane uomo-cavallo (Ross –
Man) in un’America che rivela già, nella visione fantastica
ma sorprendentemente profetica di Kafka, i suoi mali, le
sue contraddizioni ma anche la sua dirompente vitalità.
Al ritmo della musica jazz di Scott Joplin, lo spettacolo
ripercorre la storia dell’emigrante Rossmann, del suo
viaggio, della sua vita errante in cerca di un benessere (il
sogno americano?) che sembra sempre a portata di mano
ma che rimane inafferrabile.
Anzitutto Amerika è un testo visionario. L’America come un
grande sogno kafkiano, come allegoria di un mondo che
non necessariamente deve avere a che fare con l’America
reale. Altro tema posto fin dall’inizio come chiave dello
spettacolo da Maurizio Scaparro: l’emarginazione, la
diversità, la condizione dell’emigrante. In un’Europa
dove i flussi migratori sono sempre più massicci e
spesso drammatici, ecco uno spettacolo dove un ragazzo
boemo va in America, incontra un fuochista tedesco,
fa un pezzo di strada con un disoccupato irlandese e
uno francese, ha come compagno di lavoro un ragazzo
italiano. Scaparro voleva addirittura che ogni personaggio
dicesse qualcosa nella sua lingua; voleva che questa
sua America fosse una sorta di Torre di Babele. Infine,
l’aspetto più sorprendente è la ricerca e lo sviluppo della
linea musicale. Nella prassi registica di Scaparro c’è
un’incessante koinè di linguaggi (spaziale e scenografico,
gestuale e vocale, musicale), ciascuno dei quali non può
fare a meno dell’altro, ciascuno dei quali condiziona e
stimola l’altro. Come un veggente, che coglie con la sola
imposizione delle mani il senso di un libro, ha visto, senza
il bisogno di studi filologici, chiose, note e ricerche, quello
che voleva far uscire dal testo. Da Amerika è uscito un
discorso di cui abbiamo bisogno: un discorso contro tutte
le discriminazioni, contro tutti i razzismi, contro tutte le
violenze e gli ottusi autoritarismi.
dal 25 FEBBRAIO al 1 MARZO 2015
Foto Marco Caselli Nirmal
DURATA: 1 ORA E 40 MINUTI
SENZA INTERVALLO
Umberto Orsini era stato da
«giovane» protagonista nell’edizione
di Romolo Valli e Giorgio de Lullo; oggi
che sta per diventare un patriarca
nobile degli attori italiani, rientra
ancora protagonista nel Giuoco,
e giocando sul desiderio di aprire
squarci nuovi sul testo, ma anche per
volerne esplicitare un proprio punto di
vista, rovescia il racconto.
Gianfranco Capitta, “Il Manifesto”
28
COMPAGNIA ORSINI
in collaborazione con FONDAZIONE TEATRO DELLA PERGOLA
UMBERTO ORSINI
IL GIUOCO DELLE PARTI
con Alvia Reale, Michele Di Mauro,
Flavio Bonacci, Carlo de Ruggieri, Woody Neri
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
In memoria dello storico allestimento curata dalla
Compagnia dei Giovani del 1965, Umberto Orsini dedica
lo spettacolo all’amica Rossella Falk (co-fondatrice della
Compagni dei giovani), nella certezza che “l’intelligenza
teatrale di Rossella non sarebbe indietreggiata di fronte ai
piccoli tradimenti che questa versione propone”.
Leone Gala è un filosofo che ha raggiunto una stramba
saggezza. Ha capito il gioco della vita e ne ha preso
consapevolezza. Tende a vivere senza inciampi e
discussioni inutili: invulnerabile al dolore, impenetrabile
alla gioia.
Separatosi amichevolmente, Leone Gala continua a essere
ufficialmente il marito di Silia. Ogni sera, tanto per salvare
le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda
se c’è niente di nuovo e se ne va.
Se ne va verso i suoi cari libri e le batterie della sua
cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia
e ama comporre salse preziose aiutato dal suo camerierecuoco con il quale parla di Socrate e Bergson.
Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa
due cose: si prende, o continua a tenersi un amante e si
annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua
libertà è relativa. È una libertà che il marito le concede e
ciò la irrita. Gala s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai
uno “spettatore” del mondo. La signora Gala, indignata,
decide di farlo diventare “attore”.
Al punto che progetta di mettere a repentaglio la vita del
marito, trascinandolo in un duello...
Nella vita usuale e ripetitiva di Leone Gala, il Caso
crea uno strappo introducendo un elemento di crisi,
improvviso e devastante. Così come accade nella novella
Quando si è capito il giuoco, lo spettacolo muove i suoi
primi passi proprio dallo strappo, dal momento cioè in
cui Silia racconta al marito di essere stata oltraggiata
sanguinosamente.
Immaginando Leone Gala rinchiuso in una sorta di “stanza
della tortura”, egli ripercorre ossessivamente i fatti; ma
ricucire quello strappo è impossibile, se non a patto di una
lucida follia.
Naturalmente i ricordi di Leone non possono che essere
frammentati, distorti, offrendo una versione-visione dei
fatti assolutamente parziale e soggettiva. Tutto questo
amplifica i possibili piani del racconto: Silia è stata
realmente oltraggiata o è solo un pretesto per portare il
marito al duello? Silia è una donna strega-Alcina o una
fragile e complessa donna moderna? L’amante è un freddo
complice della trappola ordita, o una vittima della follia
omicida di Silia e della follia filosofica di Leone? Leone
Gala è riuscito veramente a svuotarsi dei sentimenti e
delle passioni della vita o è invece un rancoroso marito
tradito? E soprattutto, commettere un assassinio crea
una frattura insanabile nella vita di qualsiasi uomo: cosa
accade nella testa di Leone Gala dopo tale frattura?
Roberto Valerio
TURNO A B C D E
Foto Marco Caselli Nirmal
da Luigi Pirandello
adattamento Roberto Valerio,
Umberto Orsini e Maurizio Balò
regia Roberto Valerio
Foto Chico De Luigi
dal 4 all’8 MARZO 2015
30
NUOVO TEATRO diretta da Marco Balsamo
in collaborazione con FONDAZIONE TEATRO DELLA PERGOLA DI FIRENZE
STEFANO ACCORSI
DECAMERONE
vizi, virtù, passioni
TURNO A B C D E
liberamente tratto dal Decamerone
di Giovanni Boccaccio
adattamento teatrale e regia Marco Baliani
drammaturgia Maria Maglietta
scene e costumi Carlo Sala
disegno luci Luca Barbati
Le storie servono a rendere il mondo meno terribile, a immaginare altre vite, diverse
da quella che si sta faticosamente vivendo, le storie servono ad allontanare, per
un poco di tempo, l’alito della morte. Finché si racconta, finché c’è una voce che
narra siamo ancora vivi. Per questo ci si sposta da Firenze verso la collina e lì si
principia a raccontare. La città è appestata, la morte è in agguato, servono storie
che facciano dimenticare, storie di amori ridicoli, erotici, furiosi, storie rozze,
spietate, sentimentali, grottesche, paurose, purché siano storie, e raccontate bene,
perché la vita reale là fuori si avvicina con denti affilati e agogna la preda.
Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone di Boccaccio perché
oggi a essere appestata è l’intera società. Ne sentiamo i miasmi mortiferi, le
corruzioni, gli inquinamenti, le conventicole, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza
dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare.
Foto Filippo Manzini
con Salvo Arena, Silvia Briozzo,
Fonte Fantasia, Mariano Nieddu, Naike Silipo
In questa progressiva perdita di un civile sentire, ci è sembrato importante far
risuonare la voce del Boccaccio attraverso le nostre voci di teatranti. Per ricordare
che possediamo tesori linguistici pari ai nostri tesori paesaggistici e naturali,
un’altra Italia, che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale
la peste ci avvilisce. Per raccontarci storie che ci rendano più aperti alla possibilità
di altre esistenze.
Perché anche se le storie sembrano buffe, quegli amorazzi triviali e laidi, quelle
strafottenti invenzioni che muovono al riso e allo sberleffo, mostrano poi, sotto
sotto, il mistero della vita stessa, un’amarezza lucida che risveglia di colpo la
coscienza, facendoci scoprire che il “re è nudo” e che per liberarci dalla peste
dobbiamo partire dalle nostre fragilità e debolezze.
Marco Baliani
dal 18 al 22 MARZO 2015
Foto Bepi Caroli
DURATA: 1 ORA E 30 MINUTI
32
TEATRO DELL’ARCHIVOLTO
CLAUDIO BISIO
FATHER AND SON
il 17 marzo FUORI ABBONAMENTO
TURNO A B C D E
ispirato a Gli Sdraiati e Breviario comico di Michele Serra
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
luci Aldo Mantovani
Father and Son racconta il rapporto padre/figlio
radiografato senza pudori e con un linguaggio in
continua oscillazione tra l’ironico e il doloroso, tra il
comico e il tragico. È una riflessione sul nostro tempo
inceppato e sul futuro dei nostri figli, sui concetti,
entrambi consumatissimi, di libertà e di autorità, che
rivela in filigrana una società spaesata e in metamorfosi,
ridicola e zoppa, verbosa e inadeguata. Una società di
“dopo-padri”, educatori inconcludenti e nevrotici, e di
figli che preferiscono nascondersi nelle proprie felpe,
sprofondare nei propri divani, circondati e protetti dalle
loro protesi tecnologiche, rifiutando o disprezzando il
confronto. Da questa assenza di rapporto nasce un
racconto beffardo e tenerissimo, un monologo interiore
(ovviamente del padre, verboso e invadente quanto il
figlio è muto e assente) a tratti spudoratamente sincero.
La forza satirica di Serra si alterna a momenti lirici e
struggenti, con la musica in continuo dialogo con le
parole. La società dalla quale i ragazzi si defilano è
disegnata con spietatezza e cinismo: ogni volta che
la evoca, il padre si rende conto di offrire al figlio un
ulteriore alibi per la fuga.
È una società ritorta su se stessa, ormai quasi deforme,
dove si organizza il primo Raduno Nazionale degli Evasori
(…) Bisio è aperto, cordiale, amichevole; ma mai ruffiano,
mai condiscendente. In più egli ha un’inclinazione, quasi un
pudore, nel tirarsi indietro al momento giusto, che fanno di lui
una presenza tanto ammirata quanto amata dagli spettatori.
Father and son gli sta alla perfezione.
Franco Cordelli, “Il Corriere della Sera”
Fiscali, si medita di sostituire al Porcellum il ben più
efferato Sputum, dove non è chiaro se i vecchi lavorano
come ossessi pur di non cedere il passo ai giovani o se i
giovani si sdraiano perché è più confortevole che i vecchi
provvedano a loro.
“Sei sdraiato sul divano, immerso in un accrocco
spiegazzato di cuscini e briciole, il computer acceso
appoggiato sulla pancia. Con la mano destra digiti
qualcosa sull’iPhone. La sinistra regge con due dita un
lacero testo di chimica. Tra lo schienale e i cuscini vedo
l’avanzo di uno dei tuoi alimenti preferiti: un wurstel
crudo. La televisione è accesa, a volume altissimo,
su una serie americana nella quale due fratelli obesi,
con un lessico rudimentale, spiegano come si bonifica
una villetta dai ratti. Alle orecchie hai le cuffiette
collegate all’iPod: è possibile, dunque, che tu stia
anche ascoltando musica. Non essendo quadrumane,
purtroppo non sei ancora in grado di utilizzare i piedi
per altre connessioni… Ti guardo, stupefatto. Tu mi
guardi, stupefatto della mia stupefazione, e commenti:
“È l’evoluzione della specie”. Penso che tu abbia ragione.
Ma di quale specie, al momento, non ci è dato sapere”.
Michele Serra
Foto Bepi Caroli
Laura Masotto, violino
Marco Bianchi, chitarra
1 e 2 APRILE 2015
Foto Laila Pozzo
DURATA: 3 ORE 10 MINUTI
INTERVALLO COMPRESO
34
TEATRO DELL’ELFO
MORTE DI
UN COMMESSO
VIAGGIATORE
Perché si fallisce dove si è puntato di
più, nei figli, nell’averli addestrati a una
guerra che non sono pronti a combattere:
la guerra del fare le scarpe al prossimo,
dell’arrivare primi nella vita, il sogno di
svoltare una volta per tutte.
Elio De Capitani, note di regia
TURNO A B
Elio De Capitani: Premio Hystrio 2014 all’interpretazione
di Arthur Miller
traduzione Masolino d’Amico
regia Elio De Capitani
con Elio De Capitani, Cristina Crippa,
Angelo Di Genio, Marco Bonadei,
Federico Vanni, Andrea Germani,
Gabriele Calindri, Alice Redini,
Vincenzo Zampa, Marta Pizzigallo
“Costruito inizialmente sul ricordo di mio zio - spiegava
Arthur Miller - il personaggio di Willy Loman, il
protagonista di Morte di un commesso viaggiatore,
s’impadronì velocemente della mia immaginazione e
divenne qualcosa che non era mai esistito prima: un
commesso viaggiatore con i piedi sui gradini della
metropolitana e la testa nelle stelle”. Un’immagine che
racconta la grandezza di questo personaggio, figura
tragica di uomo comune nel quale potrebbe riconoscersi
chiunque, nell’America del dopoguerra come oggi.
Miller racconta gli ultimi due giorni di vita di un
commesso viaggiatore, prima del suo suicidio,
riuscendo a mettere in luce, oltre alla precarietà della
sua condizione socio-economica - che oggi appare
Foto Laila Pozzo
scene e costumi Carlo Sala
luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli
ancora di grande attualità - il dramma di un fallimento
esistenziale. Brillante venditore dalla lingua sciolta,
che ha fondato la sua vita sulla rincorsa del successo
personale e professionale e sull’aspirazione alla
“popolarità” per sé e per i propri figli, Loman si ritrova
escluso dal ‘sogno americano’: a 63 anni non riesce più
a piazzare la merce, non regge più la fatica dei lunghi
viaggi attraverso l’America (che un tempo avevano
per lui il sapore dell’avventura e della conquista).
Soprattutto non riesce più a illudersi e illudere, vede
sgretolarsi il castello di grandi sogni e piccole bugie
che ha faticosamente costruito. Nei figli Biff e Happy
ha alimentato le stesse illusioni, proiettando su di loro
aspettative e fallimenti, fino a minarne l’equilibrio e la
felicità. Ormai incapace di stare nella realtà, Willy non
distingue più tra presente e passato, sogni e ricordi,
tra quanto si agita nella sua testa (il titolo avrebbe
dovuto essere proprio The inside of his head) e la vita
vera. Per mettere in scena questo groviglio di emozioni,
Arthur Miller sceglie una via totalmente innovativa: tutto
quello che “accade” nella mente di Willy, viene messo
concretamente in scena, senza distinzioni tra flashback, ricordi o visioni future.
La regia e l’interpretazione di De Capitani seguono
questa strada, come anche la scena di Carlo Sala che
non individua luoghi deputati, ma ridisegna il palco con
una parete obliqua, da cui emergono pochi elementi
e arredi, per definire uno spazio (e un tempo) che è
mentale e fisico, dentro e fuori, presente e passato.
17 e 18 APRILE 2015
DURATA: 1 ORA E 10 MINUTI
SENZA INTERVALLO
36
TEATRO STABILE DI NAPOLI
THÉÂTRE NATIONAL (Bruxelles)
FESTIVAL D’AVIGNON
FOLKTEATERN (Göteborg)
in collaborazione con
ATTO UNICO / COMPAGNIA SUD COSTA OCCIDENTALE
LE SORELLE
MACALUSO
È uno spettacolo profondo e delicato...
Ecco questo è Le sorelle Macaluso, bello
perché costruito con una comunicazione
autentica ed essenziale, dove non c’è
nulla di morboso, dove la commozione
si mescola all’ironia, dove la morte è
descritta con una partecipazione di
vita, quasi come un destino, un modo di
essere da cui è impossibile staccarsi.
“la Repubblica”
TURNO C D
Premio Associazione Nazionale Critici Teatrali 2014
come migliore spettacolo
testo e regia Emma Dante
con Serena Barone, Elena Borgogni,
Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio,
Davide Celona, Marcella Colaianni,
Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso,
Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
luci Cristian Zucaro
armature Gaetano Lo Monaco Celano
organizzazione Daniela Gusmano
Un controluce impedisce ai nostri occhi di vedere
sul fondo. Sul fondo c’è l’oscurità. La scena è vuota.
Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo,
dal cono di buio, viene lanciato verso di noi. L’oscurità
espelle una donna. Adulta. Segnata. A lutto. Viene
danzando verso di noi. Dal fondo, a poco a poco,
appaiono tre, cinque, sette, dieci facce. Sono vivi e morti
mescolati insieme. Ma non si capisce chi è vivo e non si
capisce chi è morto. Tutti sono a lutto. A lutto eterno.
Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro.
La donna danzante si unisce al corteo. Le sorelle
Macaluso sono uno stormo di uccelli che partecipano al
proprio funerale e a quello degli altri. Sospesi tra la terra
e il cielo. In confusione tra vita e morte.
La famiglia è composta da sette sorelle, Gina, Cetty,
Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella morta qualche
anno prima. Durante la cerimonia le sorelle si fermano
a ricordare, ad evocare, a rinfacciare, a sognare, a
piangere e a ridere della loro storia. È il funerale di
una di loro. Nel confine tra qua e là, tra ora e mai
più, tra è e fu, i morti sono pronti a portarsi via la
defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui
combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con
spade e scudi in mano.
Al momento, immagino un controluce, abiti scuri e un
cammino. Una famiglia in movimento che entra ed esce
dal buio. Vedo un giovane padre apparire alla figlia
cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un
eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto, vedo i
sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine e vedo
gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura.
Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta
un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una
notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo
letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva
o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!”
E la madre beffarda rispose: “see viva! Avi ca sugnu
morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri”.
(sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo
dite per non spaventarmi).
Emma Dante
IO SONO
DANZA
VERSO L’UNIVERSO 2014.15 | TEATRO TONIOLO
RASSEGNA INTERNAZIONALE DI DANZA D’AUTORE
19 dicembre 2014 ore 21.00
Adrián Aragón e Erica Boaglio
Quintetto I Fiori Blu
14 febbraio 2015 ore 21.00
Balletto di Roma
Consorzio Nazionale del Balletto
MITICO TANGO
IL LAGO DEI CIGNI
coreografie Adrián Aragón e Erica Boaglio
musiche A. Piazzolla, F. De Andrè,
E.S. Discepolo, C. Gardel,
M. Mores, J.C. Cobian
30 dicembre 2014 ore 18.30
(fuori abbonamento)
The Royal Ballet of Moscow The Crown of Russia
IL LAGO DEI CIGNI
musica P. I. Ciaikovsky,
coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa
31 dicembre 2014 ore 21.00
(fuori abbonamento)
The Royal Ballet of Moscow The Crown of Russia
LA BELLA
ADDORMENTATA
musica P. I. Ciaikovsky,
coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa
31 gennaio 2015 ore 21.00
Compagnia Junior
BallettO di ToscanA
GISELLE
Premio Danza & Danza 2013,
miglior produzione italiana
musica Adolphe Adam
drammaturgia, regia e coreografia Eugenio Scigliano
OVVERO IL CANTO
liberamente ispirato a
Il Lago dei Cigni e Il Canto del Cigno di Anton Cecov
musiche P. I. Ciaikovsky,
coreografia e regia Fabrizio Monteverde
14 marzo 2015 ore 21.00
Compagnia Artemis Danza
TRAVIATA
coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
musiche Giuseppe Verdi
16 aprile 2015 ore 21.00
Mvula Sungani Company
e Marlene Kuntz Live
IL VESTITO
DI MARLENE
la DANZA incontra il ROCK
con la partecipazione di
Emanuela Bianchini
coreografie Mvula Sungani
musiche e testi Marlene Kuntz
PROGETTO SUPPORTER DANZA
Il progetto Supporter danza è nato per promuovere e sostenere le
nuove generazioni di autori e interpreti della danza italiana, con
l’intento di valorizzare i giovani artisti offrendo l’opportunità di
esibirsi in una creazione coreografica di alcuni minuti, subito
prima di ciascuno spettacolo della Stagione di danza Verso
l’Universo del Teatro Toniolo. Giunto alla sua sesta edizione,
il progetto ha come elemento peculiare - e ragione specifica
della sua denominazione “Supporter” - il fatto che a segnalare
questi nuovi nomi sono stati critici, coreografi, direttori di
compagnie, cui Arteven ha chiesto di indicare i più recenti
talenti incontrati nel corso della loro attività professionale.
In questi cinque anni si sono alternati sul palcoscenico di
Mestre molti giovani danz’autori – definizione danzatori che
creano anche la loro coreografia – che hanno continuato il
loro percorso artistico ottenendo poi ottimi risultati. Il progetto
Supporter è uno degli ultimi tasselli di un’intensa attività
nell’ambito della promozione della danza e della formazione
del pubblico, che vede Arteven operare anche in collaborazione
con molti altri enti regionali e nazionali alla realizzazione
di iniziative di diffusione nazionale e internazionale (tra
cui ricordiamo il Premio Giovane danza d’Autore, Progetto
Anticorpi Explò e Premio Residenze di Prospettiva danza).
Questo progetto conferma quindi l’attenzione del Circuito
verso le nuove generazioni di artisti e coreografi, in continuo
fermento nella nostra regione, espandendosi anche in altri
teatri come il Comunale di Vicenza.
19 DICEMBRE 2014 ore 21.00
Foto Charly Soto
DURATA: 1 ORA E 25 MINUTI
SENZA INTERVALLO
40
ADRIÁN ARAGÓN e ERICA BOAGLIO Quintetto I Fiori Blu
MITICO TANGO
ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER
coreografie Adrián Aragón e Erica Boaglio
musiche A. Piazzolla, F. De Andrè, E.S. Discepolo,
C. Gardel, M. Mores, J.C. Cobian
danzatori Adrián Aragón e Erica Boaglio,
Pablo Moyano e Roberta Beccarini,
David Palo e Letizia Fallacara
Foto Charly Soto
Quintetto I Fiori Blu:
Gloria Clemente, pianoforte
Pietro Sinigaglia, voce - corno francese - percussioni
Matteo Rovinalti, violino
Davide L’Abbate, chitarra
Andrea Cozzani, basso elettrico
Sulle note dei tanghi più celebri, in un percorso che va da
Gardel a Piazzolla passando per le contaminazioni varie
che questo genere ha attraversato, il “Quintetto I Fiori
Blu” accompagnato da Adrián Aragón e Erica Boaglio
trasporta il pubblico in un emozionante viaggio da Buenos
Aires a Parigi, toccando i più celebri brani che hanno fatto
la storia del tango. La musica dal vivo trasporta i ballerini
nella Buenos Aires di inizio secolo, nelle atmosfere fumose
e notturne della capitale e dei suoi caffè. Su queste note
si dipanano gli incontri delle coppie che in un viaggio
immaginario arrivano al Vecchio Continente e ai carrugi
di Genova dove la malinconia del “sentimento triste che
si balla” viene raccolta dalla voce di De Andrè e dalle sue
storie. Mitico tango è una serata indimenticabile di mondi
lontani, solitudini che si incontrano e emozioni notturne.
I Fiori Blu
direzione Pietro Sinigaglia
È un progetto musicale che unisce la passione e il lavoro
di una vita che ha esplorato il territorio del tango e la
musica italiana d’autore, nel segno di Fabrizio De Andrè e
del suo amico fragile, Luigi Tenco.
Tutto comincia da uno sguardo trasversale che quasi per
caso cerca di coniugare in una sola musica le sonorità
scure, meditative, sensuali ma mai lascive del tango con
la raffinatezza del pensiero che si trasforma in parola
comune, del comune mortale, tanto cara a De Andrè.
È l’incontro dell’immortalità, inseguita dal passo lento
della milonga notturna, con la mortalità dei vinti cantati e
poi risorti nelle canzoni del cantautore, poeta.
Adrián Aragón e Erica Boaglio
Insieme dal 1994, vantano esperienze di altissimo livello
nell’ambito del tango e questo ha permesso loro di toccare
i massimi vertici della professione. Costantemente
impegnati in tournée e seminari in Europa come in
America Latina, protagonisti assoluti di festival e grandi
eventi, ammaliano da tempo le platee di tutto il mondo
interpretando come pochi tutta la passione di questo
intramontabile ballo.
30 DICEMBRE 2014 ore 18.30
DURATA: 2 ORE E 20 MINUTI
CON INTERVALLO
42
THE ROYAL BALLET OF MOSCOW – THE CROWN OF RUSSIA
IL LAGO
DEI CIGNI
FUORI ABBONAMENTO
balletto in due atti e quattro scene
musica P. I. Ciaikovsky
coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa
libretto Marius Petipa
scene e costumi Yuri Samodurov
direzione artistica, adattamento coreografia
e libretto Anatoly Emelyanov
Royal Ballet of Moscow – the Crown of Russia
Diretto da Anatoly Emelyanov è stato fondato dallo stesso Emelyanov e da Anna Aleksidze
nel 1997. Il Corpo di Ballo annovera tra le sue fila ballerini di grande esperienza e
raffinatezza artistica, provenienti dai migliori teatri russi. Punta di diamante è la
splendida étoile Julia Golitcina, già solista del Eifman Ballet. Nel corso degli anni la
compagnia ha realizzato tournée in Inghilterra, Irlanda, Stati Uniti, Thailandia, Cina,
Giappone, Israele, Messico, Svezia, Germania, Francia, Spagna e Portogallo, riscuotendo
un grande successo internazionale. La loro filosofia artistica prevede non solo la messa
in scena dei grandi classici del balletto, ma anche la creazione di un repertorio moderno
di più ampio respiro, rivolto ad un pubblico sempre più vasto e al contempo esigente.
Atto I: nel parco del castello il principe Siegfried festeggia il compleanno con gli amici.
Contadini si avvicinano per fargli gli auguri. Giunge la regina madre che gli regala una
faretra per la caccia esortandolo a trovare una sposa tra le invitate al ballo del giorno
dopo. È quasi buio, in cielo appare uno stormo di cigni. Siegfried e gli amici decidono di
andare a caccia inoltrandosi nella foresta. Al lago nuotano dei cigni, in realtà fanciulle
stregate dal malvagio Rothbart, che solo la notte assumono forma umana. Siegfried
prende la mira, ma i cigni si trasformano in fanciulle. La loro regina Odette, gli narra la
loro triste storia: solo una promessa d’amore sincero scioglierà l’incantesimo. Siegfried,
incantato da Odette la implora di partecipare al ballo in cui dovrà scegliersi una sposa.
Anche Odette sembra colpita dal principe e danza con lui prima che l’alba la trasformi in
cigno. I due giovani si giurano eterno amore.
Atto II: Siegfried e la regina accolgono gli invitati al ballo. Squilli di tromba annunciano
l’arrivo di sei principesse pretendenti del principe che danzano per lui, che si rifiuta di
scegliere. Un altro squillo annuncia l’arrivo del mago Rothbart con la figlia Odile, che ha
assunto le sembianze di Odette. Il mago vuol fare innamorare il principe della figlia così
da mantenere per sempre Odette in suo potere. Odile riesce a sedurre Siegfried, che la
presenta alla madre come futura sposa. Rothbart esulta, si trasforma in civetta e fugge
dal castello, che piomba nell’oscurità. Il principe capito l’inganno scorge la vera Odette
e, disperato, si precipita a raggiungerla.
Al lago, Odette morente piange il suo destino. Arriva Siegfried, le ribadisce il suo amore
e racconta l’inganno di Rothbart. Odette commossa lo perdona. Compare Rothbart, che
provoca una furiosa tempesta: il lago inghiotte gli amanti. Finita la bufera, le anime dei
due si riuniscono in un’apoteosi celeste.
31 DICEMBRE 2014 ore 21.00
DURATA: 2 ORE E 20 MINUTI
CON INTERVALLO
SERATA DI
CAPODANNO
44
THE ROYAL BALLET OF MOSCOW – THE CROWN OF RUSSIA
LA BELLA
ADDORMENTATA
FUORI ABBONAMENTO
balletto in un prologo e due atti
ispirato alla fiaba di Charles Perrault
musica P. I. Ciaikovsky
coreografia Marius Petipa, Lev Ivanov
libretto Marius Petipa, Ivan Vsevolozhsky
scene e costumi Yuri Samodurov
direzione artistica, adattamento coreografia e
libretto Anatoly Emelyanov
Prologo: Il re Florestano XIV e la regina festeggiano la nascita della principessa Aurora.
Alla festa partecipa la Fata dei Lillà con il suo seguito di fate, ciascuna delle quali reca
un dono alla neonata. Irrompe la malvagia fata Carabosse, furiosa per non essere stata
invitata e, curva sulla culla di Aurora, ne predice la morte a causa della puntura di
una spina al compimento del sedicesimo compleanno. La Fata dei Lillà la allontana e
promette la sua protezione alla neonata, tramutando la maledizione in modo che Aurora
non muoia, ma cada in un lungo sonno.
Atto I: Sedici anni più tardi, si festeggia il compleanno della principessa. Ospiti importanti
e giovani pretendenti, convergono a palazzo dai quattro angoli del mondo. Aurora danza
con tutti, ma non concede a nessuno i suoi favori. Da un angolo nascosto sbuca una
vecchina che le dona un mazzo di rose e Aurora volteggia felice nel valzer con i giovani
pretendenti, ma, improvvisamente, punta da un ferro acuminato nascosto nel mazzo,
perde le forze e si accascia a terra. La vecchia si rivela essere la perfida Carabosse che,
per sottrarsi alle guardie che si gettano su di lei con le spade sguainate, scompare. La
Fata dei Lillà non può annullare l’incantesimo, ma può alleviarne le conseguenze. Aurora
non è morta, ma è solo addormentata in un sonno profondo. La bacchetta magica della
Fata dei Lillà fa allora sprofondare tutto il regno in un sonno secolare.
Atto II
Scena prima: La Visione
Sono passati cent’anni e il principe Desiré, con il suo seguito, è a caccia nel bosco.
Quando rimane solo, gli appare la Fata dei Lillà, che evoca la figura di Aurora.
Affascinato, il principe corre verso di lei, ma la splendida visione scompare, lasciandolo
con uno struggente desiderio di rivederla. Insieme alla Fata, il principe si dirige in barca
verso il castello addormentato, circondato dal bosco silenzioso, nel cui intrico si vedono
appena le torri del palazzo reale.
Scena seconda: Il Risveglio
Il bosco ormai incolto è il regno della Fata Carabosse, che impedisce a chiunque di
raggiungere il castello ma, di fronte alla Fata dei Lillà e al principe Desiré, i suoi malefici
si rivelano impotenti. Con un bacio, Desiré risveglia Aurora e, con lei, tutto il reame.
Incantato dalla sua bellezza, Desiré ne chiede la mano al Re e alla Regina.
Scena terza: Il matrimonio
Si celebra il fastoso matrimonio di Aurora e Desiré. Tra i numerosi invitati vi sono i
personaggi delle fiabe: la principessa Florina e l’Uccello Azzurro, il Gatto con gli Stivali e
la Gattina Bianca, il Lupo e Cappuccetto Rosso. Anche le Fate dei Brillanti, degli Zaffiri,
dell’Oro e dell’Argento salutano e rendono omaggio agli sposi in un tripudio finale.
31 GENNAIO 2015 ore 21.00
Foto Fluvio Impiumi
DURATA: 1 ORA E 10 MINUTI
46
COMPAGNIA JUNIOR BALLETTO DI TOSCANA
GISELLE
Premio Danza & Danza 2013, miglior produzione italiana
ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER
Giselle Laura Massetti / Lucia Zimmardi
Educatore Mirko De Campi / Luca Cesa
Istitutrice Giovanna Pagone / Chiara Afilani / Eleonora Peperoni
Studentesse Chiara Afilani, Sofia Barilli, Giulia Cella, Martina Consoli,
Elena Martinelli, Eleonora Peperoni, Myriam Tomé,
Lucia Zimmardi / Giorgia Drago, Carolina Giornelli, Sofia Manca, Elena Pera
Studenti Luca Cesa, Joseph Caldo, Francesco Lucia, Alberto Tardanico,
Giovanni Visone / Giovanni Imbroglia, Lorenzo Savino
Per affrontare Giselle, caposaldo e sintesi del
Romanticismo coreografico, Eugenio Scigliano torna
direttamente alle fonti poetiche e letterarie del balletto.
Proprio partendo dalla suggestiva leggenda delle Wilis
che Heinrich Heine evocò nel suo libro sulla Germania
e tanto suggestionò Theophile Gauthier nello scrivere lo
scenario di Giselle, il coreografo si immerge direttamente
nell’atmosfera gotica e notturna tanto cara alle culture
nordiche, della quale il tema dell’irresistibile passione
amorosa legata all’idea della ‘non-morte’ è fulcro
portante. Con molte altre creature destinate a vagare
inquiete nell’aldilà create dalla letteratura romantica, le
Wilis evocate da Heine condividono molte cose: il vagare
in luoghi boschivi e notturni, la bellezza selvaggia ed
esangue, la silenziosa e sfuggente seduttività, il potere
di far sperimentare un sentimento così forte e irresistibile
da lasciarne in chi l’ha provato indelebile traccia. Wilis,
Villi o comunque si chiamino, queste fanciulle fatali
hanno in sé anche una natura demoniaca, tanto da essere
assimilate ai vampiri, e come loro sono infatti esseri
erotici e mortiferi, implacabili e vendicativi.
E così, ripensando la traccia dell’antico balletto, Scigliano
riconduce la vicenda in quella età vittoriana, in una
scuola che ricorda assai da vicino l’Appleyard College
di Picnic ad Hanging Rock, dove si educano fanciulle
di buona famiglia con rigidi rituali accuratamente
pensati per soffocarne le passioni, ma nel quale è anche
sufficiente mettere a contatto l’innocenza dei sentimenti
dei più giovani con l’ambiguità cinica degli adulti per fare
esplodere un conflitto profondo e sconvolgente tra verità
Foto Fluvio Impiumi
balletto in un atto unico
musica Adolphe Adam
drammaturgia, regia e coreografia Eugenio Scigliano
luci Carlo Cerri in collaborazione con Andrea Narese
costumi Santi Rinciari realizzati da Opificio della Moda e del Costume
e convenzioni. Nella nuova scrittura drammaturgica del
famoso secondo ‘atto bianco’, così, prevale la necessità
di evidenziare un riscatto femminile, che riemerge,
più forte del dolore, in una complicità solidale contro
l’uomo che ha tradito. In questa trasfigurazione della
realtà - eterna e attuale allo stesso tempo così nelle sue
dinamiche emozionali, nei suoi ritratti psicologici, nei suoi
‘giuochi di ruolo’ che ancora oggi la cronaca ci registra
tragicamente Scigliano si fa guidare dalla musica di
Adam e affrontando la sfida di una pagina ‘assoluta’
del repertorio ballettistico trova la sua personalissima,
coerente risposta alla vicenda, alla quale offre la sua
inconfondibile cifra stilistica e la sua sensibilità di autore
capace di registrare le minime sfumature del cuore in
gesti e movimenti di ampio respiro teatrale.
14 FEBBRAIO 2015 ore 21.00
foto di repertorio Gabriele Orlandi
DURATA: 1 ORA E 25 MINUTI
CON INTERVALLO
48
BALLETTO DI ROMA
Consorzio Nazionale del Balletto
IL LAGO
DEI CIGNI
OVVERO IL CANTO
balletto liberamente ispirato a Il Lago dei Cigni e Il Canto del Cigno di Anton Cecov
coreografia e regia Fabrizio Monteverde
musiche P. I. Ciaikovsky
costumi Santi Rinciari
light designer Emanuele De Maria
allestimento scenico Fabrizio Monteverde
assistente alle coreografie Sarah Taylor
maitre de ballet Piero Rocchetti
“Titolo” per eccellenza nel repertorio del grande balletto classico, Il lago dei cigni ben
si presta (anche per il complesso, sofisticato ‘arco’ drammaturgico della struggente
vicenda rappresentata, in cui il libretto di Begicev e la stupenda musica di Ciaikovsky
si fondono con inimitabile fluidità) a essere punto di partenza per una riflessione sul
sottile, ambiguo rapporto che lega inscindibilmente arte e vita, e se sia quest’ultima
a influenzare la prima o se piuttosto non sia – secondo un vecchio paradosso – la vita
a “imitare” l’arte. Capolavoro del teatro di danza, perfetta sintesi di composizione
coreografica accademica e “notturno” romantico, di chiarezza formale e inquietanti
simbologie psicanalitiche, Il lago dei cigni è una fiaba senza “happy end”, in cui i
due protagonisti Siegfrid e Odette pagano con la vita l’amore che li lega, anche se
vediamo i loro spiriti risorgere e avviarsi uniti verso una felicità ultraterrena. Una di
quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza”, avrebbe detto un altro grande
russo contemporaneo di Ciaikovsky, Anton Cechov, che nel 1887 scrive l’atto unico Il
canto del cigno, in cui un attore ormai vecchio e malato, “con l’anima fredda e buia
come una cantina”, ripercorre in modo struggente i grandi ruoli interpretati nella sua
ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER
lunga carriera... Con una dichiarata derivazione intellettuale dal grande commediografo
russo, questa proposta di Fabrizio Monteverde mette in scena un gruppo di anziani
danzatori che provano un’eventuale messa in scena del Lago dei cigni come “inevitabile”
percorso memoriale d’arte e di vita, tentando (invano?...), o meglio, illudendosi (ricerca
dell’happy end) di vincere la battaglia contro gli anni con la sola cosa che possono
– e forse sanno – fare. Crudele, solipsistico, grottesco “jeu de massacre” – dove si
mescolano teatro, immagine e, ovviamente, danza – questo “lago dei cigni/canto del
cigno” scava in quella zona “neutra e incolore” in cui l’interprete si fa, misteriosamente,
personaggio, lasciandosi alle spalle volgarità e minuzie della vita quotidiana per
ritrovarle, in un inquietante automatismo, ogni sera subito dopo il calare del sipario.
Costante, ininterrotta ricerca che – come tutta l’arte – non conosce traguardo, allo
stesso modo del personaggio bifronte di Odette/Odile, creato per una ballerina “bianca
e buona” ma anche “nera e perfida”, nonché metà principessa e metà cigno, in una
perenne metamorfosi che non giunge mai (ed è questa l’autentica, geniale invenzione
coreografica del balletto) al pieno compimento - metafora, per l’appunto, dell’arte stessa.
14 MARZO 2015 ore 21.00
Foto Stefano Baioni
DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI
SENZA INTERVALLO
50
COMPAGNIA ARTEMIS DANZA / MONICA CASADEI
TRAVIATA
coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
assistente alla coreografia Elena Bertuzzi
con Francesca Cerati, Vittorio Colella, Melissa Cosseta,
Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco Castelli, Sara Muccioli,
Camilla Negri, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Filippo Stabile
musiche Giuseppe Verdi
elaborazione musicale Luca Vianini
drammaturgia musicale Alessandro Taverna
ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER
Traviata è il primo capitolo di un progetto firmato da
Monica Casadei, eclettica coreografa emiliana, dedicato al
celebre Maestro Giuseppe Verdi, che si propone di tradurre
nel linguaggio della danza i melodrammi più celebri del
più amato compositore italiano. “Violetta contro tutti.
Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta in rosso,
perché le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe
stato meglio non fosse mai battuto. Meno dolore, meno
contrasto. Violetta, una storia in cui scorre il senso della
fine ad ogni alzar di calice. Nulla si risolve. È tardi. È
tardi. Dietro i valzer, il male che attende. Dietro le feste
e la forma, il marciume di una società in vendita, vuota,
scintillante. Addio, del passato bei sogni ridenti. Perché
non si è pura siccome un angelo. Questa donna conoscete?
Amami, Alfredo...” Una storia in cui vibra il sentimento
amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione
di sapere che tutto finisce, mentre si consuma il conflitto
tra singolo e società, pubblica facciata e privato sentire.
Alfredo e Violetta si mischiano nella mente con Marguerite
e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La
Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, 1848,
una storia, scriveva il suo autore, che ha un solo merito:
“quello di essere vera”. Perché è la società reale con il suo
conformismo di copertura che pulsa nelle pagine di Dumas
e in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si nascondeva
quella Marie Duplessis, morta di tisi, sepolta a Montmartre
e amata dal giovane scrittore. Romanzo che diventa prima
dramma teatrale, poi opera lirica, poi balletto. Ma quale
Traviata vedremo? Una Traviata letta dal punto di vista di
Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro
di una società maschilista espressa da un coro in nero.
Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti
spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur
malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro
cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di
Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla
morale malsana.
Foto Paolo Bonciani
produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi - Parma
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma
16 APRILE 2015 ore 21.00
Foto Antonio Agostini
DURATA: 1 ORA E 20 MINUTI
SENZA INTERVALLO
52
MVULA SUNGANI COMPANY
E MARLENE KUNTZ LIVE
IL VESTITO
DI MARLENE
la DANZA incontra il ROCK
con la partecipazione di Emanuela Bianchini
e i solisti della Mvula Sungani Company
ore 21.00 PROGETTO SUPPORTER
coreografie Mvula Sungani
musiche e testi Marlene Kuntz
soggetto Tom Cardinali
drammaturgia Mvula Sungani / Paolo Cardinali
Il CRDL Residenza delle Contaminazioni Coreutiche in collaborazione con il Zona Franca
Spettacolo, hanno dato vita ad un progetto innovativo che traccia i contorni di un
garbato profilo muliebre dal titolo Il Vestito di Marlene la DANZA incontra il ROCK.
La nuova produzione, nata da una residenza multidisciplinare al Teatro Lyrick di Assisi,
fonda le sue basi su due elementi portanti la Physical Dance ed il Rock, forza e poesia
di due anime artistiche da sempre all’avanguardia: la Mvula Sungani Company ed i
Marlene Kuntz. Un cast d’eccezione che propone sul palco Emanuela Bianchini ed i solisti
della Mvula Sungani Company uniti ai Marlene Kuntz per un’opera simbiotica.
Il Vestito di Marlene è tanto la veste di seta che accondiscende le flessuosità di un corpo
femminile quanto la pelle che le costringe, le vessa o in estrema sintesi i lividi, lascito di
un rapporto possessivo a farle da vestigia. Dalle muse delle notti insonni dei poeti alle
prostitute complesse, spigolose, profonde di Egon Schiele. Da Marlene a Marlene senza
che Marlene sia mai la stessa. Una sorta di intima esposizione che attraverso il ponte
metaforico del vestito cuce lo sviluppo dello spettacolo ai fianchi partendo dalla mente,
in una sintesi ammaliante, a tratti lisergica e corporale attraverso il viatico della fisicità
della danza di Mvula Sungani dritto alla poetica dei Marlene Kuntz, carezzandola, al
Foto Antonio Agostini
musica live
Cristiano Godano, voce e chitarra
Riccardo Tesio, chitarra
Luca Bergia, batteria
petto cingendola. Due anime, la danza e la musica, che si alternano nel ruolo di modella
e sarto, di musa e cantore, alcove di un’anima comune. Un “Flash nevrotico” o una
quiete ammaliante, confortante. Un passaggio/transito degli stati d’animo vittime del
concetto tempo/umori. Un ritratto di donna che si esaurisce in un gemito tanto quanto di
quella capace di protendere all’eterno.
Filo conduttore dello spettacolo è la figura femminile in tutti i molteplici aspetti che la
contraddistinguono. Figura alla quale spesso non si rende adeguata giustizia, ma che
altrettanto spesso si impone quale fonte di ispirazione. Protagonista assoluta dell’arte
che non può trovare rappresentazione migliore, oltre che nella pittura e nella scultura,
anche nella danza e nella musica. Espressioni artistiche che, grazie al loro dinamismo,
favoriscono l’interazione ed il coinvolgimento emotivo dello spettatore. La particolarità
di questo innovativo progetto sta nel fatto che, cosa senza precedenti nell’ambito della
danza contemporanea e della musica rock, sia i danzatori che la band sono presenti
in scena. Due espressioni artistiche si fondono dal vivo: le melodie ammalianti, tanto
quanto le sonorità acide e disturbate dei Marlene Kuntz, in una simbiosi perfetta con la
fisicità e la grazia della Mvula Sungani Company.
IO SONO
COMICO
& DINTORNI 2014.15
18 novembre 2014 turno A
19 novembre 2014 turno B
PAOLO ROSSI
ARLECCHINO
5 dicembre 2014 turno A
6 dicembre 2014 turno B
MAX GIUSTI
2015 PERSONAGGI
12 dicembre 2014 turno A
13 dicembre 2014 turno B
OBLIVION
OTHELLO - L'H È MUTA
27 gennaio 2015 turno A
28 gennaio 2015 turno B
LILLO & GREG
LA FANTASTICA
AVVENTURA
DI MR STARR
12 febbraio 2015 turno A
PUCCI
27 marzo 2015 turno A
RIMBABAND
C'È SOLO
DA RIDERE
IL SOL CI HA
DATO ALLA TESTA
13 febbraio 2015 turno B
LE RAGAZZE DI
“STASERA NON ESCORT"
MARGHERITA ANTONELLI,
ALESSANDRA FAIELLA,
RITA PELUSIO E CLAUDIA PENONI
28 marzo 2015 turno B
MAX PAIELLA
COMEDIANS
di Trevor Griffiths
21 febbraio 2015 turno A
22 febbraio 2015 turno B
TERESA MANNINO
SONO NATA IL 23
INDAGINE
DI UN MUSICISTA
AL DI SOPRA
DI OGNI SOSPETTO
09 aprile 2015 turno A
10 aprile 2015 turno B
GIOELE DIX
ONDEROD
IO SONO
MUSICA
XXIX STAGIONE
DI MUSICA SINFONICA
E DA CAMERA DI MESTRE
Anche quest’anno la stagione degli Amici della Musica di Mestre propone al proprio appassionato pubblico la possibilità di seguire dei percorsi “a tema”. Una modalità che
offre una visione della musica nelle sue diverse, infinite sfaccettature e nello stesso tempo invita il pubblico ad accostare i grandi capolavori della tradizione musicale a
opere meno note che a pieno diritto vivono nel mondo universale dell’espressione artistica attraverso la magia del suono. Un primo “mini-ciclo” sarà dedicato a Beethoven
con tre concerti in cui gli artisti presenteranno in maniera informale le opere; concerti “raccontati” dunque, senza pretendere di “spiegare” la musica, ma per far conoscere
da vicino le ragioni di una interpretazione. Percorreremo in due concerti, insieme a Mario Brunello e Andrea Lucchesini, l’arco intero della vita di Beethoven dall’op. 5 all’
op. 102 con le 5 Sonate per violoncello e pianoforte. E arriveremo poi alla fine del suo cammino musicale, con le irraggiungibili Variazioni Diabelli op. 120 per pianoforte,
presentate nel terzo concerto da Guido Barbieri, celebre voce di Radiotre, e da tre giovani pianisti che si alterneranno alle variazioni, dando così una interpretazione quasi
“tridimensionale”. Chi volesse poi concludere il percorso Beethoveniano i questa stagione con una “esperienza viscerale”, come è stata descritta dal Washington Post,
non può mancare al concerto del pianista Daniil Trifonov, in chiusura della Stagione, in cui suonerà tra Bach e Liszt trascendentali, l’ultima Sonata di Beethoven op. 111.
Un secondo ciclo è dedicato quest’anno agli strumenti a fiato: clarinetto, oboe e tromba protagonisti in tre ambiti diversi, come la musica da camera con il funambolico e
visionario clarinettista svedese Martin Fröst, assieme al pianista Roland Pöntinen, in un programma di danze e canzoni popolari. L’oboista francese Francois Leleux sarà
insieme all’Orchestra di Padova e del Veneto per un programma di grande virtuosismo strumentale, incorniciato da due gioielli di Mozart e Schubert. Uno dei trombettisti
più espressivi e creativi del panorama mondiale del Jazz, Paolo Fresu, ci proporrà un programma di musiche e canzoni ispirate o create nel periodo della Grande Guerra.
Assieme al fisarmonicista Daniele Di Bonaventura farà sentire quanto l’improvvisazione possa rendere attuale temi e motivi legati a eventi del passato. L’anniversario
della Grande Guerra sarà anche ricordato dalla presenza nella nostra Stagione di uno dei cori più amati in tutto il mondo per la perfezione delle loro esecuzioni, il Coro
della SAT di Trento che, con la presenza di Edoardo Pittalis, ci ricorderà le atmosfere di quegli anni in cui proprio tra aprile e maggio di cento anni fa l’Italia entrava nel
conflitto mondiale. Infine tre concerti “orchestrali”, anch’essi legati tra loro per la diversa sonorità della forma “orchestra”. Un violino, un violoncello, una chitarra e un
bandoneon formano una strana orchestra che fa dialogare le Stagioni di Vivaldi con quelle di Piazzolla; i fratelli Francesco e Stefano Cerrato, Gianpaolo Bandini e Cesare
Chiacchiaretta saranno gli straordinari protagonisti di queste “otto stagioni”. Dalla Lituania avremo l’Orchestra d’Archi con Sergej Krilov come solista e direttore per un
programma di “arte dell’arco”: violino nella prima parte e insieme di archi nella seconda con la entusiasmante “Carmen Fantasy” di Bizet nella versione con percussioni
di Schedrin. Non mancherà infine, la tradizionale trasferta a Venezia, al teatro La Fenice per un concerto della Stagione di musica sinfonica diretto da Diego Matheuz.
Così dice Beethoven: “La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della mia musica potrà liberarsi delle miserie in cui si
trascinano gli altri uomini”
Mario Brunello.
15 ottobre 2014 ore 20.30
23 ottobre 2014 ore 20.30
MARIO BRUNELLO violoncello
ANDREA LUCCHESINI pianoforte
L. VAN BEETHOVEN, UNA VITA
RACCONTATA DAL VIOLONCELLO
E PIANOFORTE
3 novembre 2014 ore 20.30
LITHUANIAN
CHAMBER ORCHESTRA
SERGEJ KRYLOV Direttore e violino solista
20 novembre 2014 ore 20.30
MARTIN FRÖST clarinetto
ROLAND PÖNTINEN pianoforte
2 dicembre 2014 ore 20.30
GIANPAOLO BANDINI chitarra
CESARE CHIACCHIARETTA bandoneon
FRANCESCO CERRATO violino
STEFANO CERRATO violoncello
LE OTTO STAGIONI
29 gennaio 2015 ore 20.30
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
FRANCOIS LELEUX
Direttore e oboe solista
17 febbraio 2015 ore 20.30
PAOLO FRESU tromba
DANIELE DI BONAVENTURA bandoneon
SILENZIO
Omaggio a tutti i caduti della Grande Guerra
28 febbraio 2015 ore 17.00
Venezia Teatro La Fenice
ORCHESTRA
DEL TEATRO LA FENICE
DIEGO MATHEUZ Direttore
16 marzo 2015 ore 20.30
GIULIANO GRANITI pianoforte
MARCO MANTOVANI pianoforte
GIOVANNI NESI pianoforte
GUIDO BARBIERI voce narrante
LE DIABELLI COME
NON LE AVETE MAI SENTITE
Metamorfosi, trasformazioni. Lo spirito
dell'improvvisazione nelle Variazioni Diabelli
op. 120 di L. Van Beethoven
In collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole
11 aprile 2015 ore 20.30
CORO della SAT di Trento
EDOARDO PITTALIS storico/giornalista,
vicedirettore de Il Gazzettino
MESTRE,
LA GRANDE GUERRA
DI QUA DEL PIAVE
Nel centenario dell'inizio della Grande Guerra.
Commemorazione dello storico discorso
interventista che Cesare Battisti tenne
al Teatro Toniolo nel maggio 1915
13 maggio 2015 ore 20.30
DANIIL TRIFONOV pianoforte
IL CALENDARIO
TURNO
PER TURNO
STAGIONE
2014.15
TURNO A
MERCOLEDÌ ORE 19.30
TURNO B
GIOVEDÌ ORE 21.00
TURNO C
VENERDÌ ORE 21.00
mercoledì 05 novembre 2014
giovedì 06 novembre 2014
venerdì 07 novembre 2014
mercoledì 26 novembre 2014
giovedì 27 novembre 2014
venerdì 21 novembre 2014
mercoledì 10 dicembre 2014
giovedì 11 dicembre 2014
venerdì 09 gennaio 2015
mercoledì 07 gennaio 2015
giovedì 08 gennaio 2015
10 spettacoli
FALSTAFF
LA SCENA
GLI INNAMORATI
NO
VI
TÀ
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
RIDUZIONE PER
I GIOVANI FINO A
30
ANNI
mercoledì 21 gennaio 2015
BALLATA DI UOMINI E CANI
mercoledì 04 febbraio 2015
L’ISPETTORE GENERALE
mercoledì 25 febbraio 2015
IL GIUOCO DELLE PARTI
mercoledì 04 marzo 2015
DECAMERONE
mercoledì 18 marzo 2015
FATHER AND SON
mercoledì 01 aprile 2015
MORTE DI UN COMMESSO
VIAGGIATORE
11 spettacoli
FALSTAFF
LA SCENA
GLI INNAMORATI
11 spettacoli
FALSTAFF
IL MERCANTE DI VENEZIA
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
venerdì 16 gennaio 2015
giovedì 22 gennaio 2015
venerdì 23 gennaio 2015
giovedì 05 febbraio 2015
venerdì 06 febbraio 2015
giovedì 19 febbraio 2015
venerdì 20 febbraio 2015
giovedì 26 febbraio 2015
venerdì 27 febbraio 2015
giovedì 05 marzo 2015
venerdì 06 marzo 2015
giovedì 19 marzo 2015
venerdì 20 marzo 2015
giovedì 02 aprile 2015
venerdì 17 aprile 2015
BALLATA DI UOMINI E CANI
L’ISPETTORE GENERALE
AMERIKA
IL GIUOCO DELLE PARTI
DECAMERONE
FATHER AND SON
MORTE DI UN COMMESSO
VIAGGIATORE
LA SCUOLA
BALLATA DI UOMINI E CANI
L’ISPETTORE GENERALE
AMERIKA
IL GIUOCO DELLE PARTI
DECAMERONE
FATHER AND SON
LE SORELLE MACALUSO
TURNO D
SABATO ORE 21.00
TURNO E
DOMENICA ORE 16.30
FUORI
ABBONAMENTO
sabato 08 novembre 2014
domenica 09 novembre 2014
venerdì 26 dicembre 2014
10 spettacoli
FALSTAFF
sabato 22 novembre 2014
IL MERCANTE
DI VENEZIA
sabato 10 gennaio 2015
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
sabato 17 gennaio 2015
LA SCUOLA
sabato 24 gennaio 2015
BALLATA DI UOMINI E CANI
sabato 07 febbraio 2015
L’ISPETTORE GENERALE
sabato 28 febbraio 2015
IL GIUOCO DELLE PARTI
11 spettacoli
FALSTAFF
domenica 23 novembre 2014
IL MERCANTE DI VENEZIA
domenica 14 dicembre 2014
LA VERA STORIA DI TRAVIATA
domenica 11 gennaio 2015
NOTTURNO DI DONNA
CON OSPITI
domenica 18 gennaio 2015
LA SCUOLA
sabato 27 dicembre 2014
AGGIUNGI UN POSTO
A TAVOLA
domenica 28 dicembre 2014
AGGIUNGI UN POSTO
A TAVOLA
martedì 17 marzo 2015
FATHER AND SON
BALLATA DI UOMINI E CANI
domenica 08 febbraio 2015
L’ISPETTORE GENERALE
domenica 15 febbraio 2015
DECAMERONE
LA PRINCIPESSA
DELLA CZARDA
sabato 21 marzo 2015
domenica 01 marzo 2015
sabato 18 aprile 2015
domenica 08 marzo 2015
LE SORELLE MACALUSO
IL PICCOLO ABBONAMENTO
PER SEI GRANDI SPETTACOLI
domenica 25 gennaio 2015
sabato 07 marzo 2015
FATHER AND SON
AGGIUNGI UN POSTO
A TAVOLA
TONIOLO
SEI UNICO!
IL GIUOCO DELLE PARTI
DECAMERONE
domenica 22 marzo 2015
FATHER AND SON
Crea il tuo abbonamento personalizzato a SEI spettacoli.
Scegli i tuoi preferiti tra due gruppi di 10 titoli ciascuno,
in cartellone nelle Stagioni di Prosa e Danza.
PREZZI
Platea Intero
Platea Ridotto
Galleria Intero
Galleria Ridotto
€ 135,00
€ 110,00
€ 120,00
€ 90,00
L’abbonamento viene composto scegliendo tre spettacoli da ognuno dei due
gruppi visionabili in biglietteria e nel sito www.teatrotoniolo.info.
È possibile scegliere il giorno e il posto per ogni rappresentazione.
Gli spettacoli hanno disponibilità diverse di posti e di giorni, l’offerta è quindi
valida fino a esaurimento dei posti disponibili per spettacolo e per data.
Gli abbonamenti sono acquistabili solo in biglietteria del teatro Toniolo e
sono in vendita da martedì 11 novembre 2014.
TEATRO
MOMO
21 dicembre ore 15.00 e ore 17.00
Theama Teatro
ODETTE E IL LAGO DEI CIGNI
spettacolo teatrale per bambini e famiglie
musica P. I. Ciajkovskij
TEATRO
TONIOLO
26 dicembre ore 18.30 - 27 dicembre ore 18.30 - 28 dicembre ore 16.30
Compagnia dell’alba
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
commedia musicale di Garinei e Giovannini
regia e coreografie riprodotte da Fabrizio Angelini
TEATRO
TONIOLO
TEATRO
SOTTO
LE FESTE
30 dicembre ore 18.30
The Royal Ballet of Moscow - The Crown of Russia
IL LAGO DEI CIGNI
musica P. I. Ciajkovskij, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa
direzione artistica e adattamento Anatoly Emelyanov
TEATRO
TONIOLO
31 dicembre ore 21.00
The Royal Ballet of Moscow - The Crown of Russia
LA BELLA ADDORMENTATA
musica P. I. Ciajkovskij, coreografia Lev Ivanov, Marius Petipa
direzione artistica e adattamento Anatoly Emelyanov
TEATRO
MOMO
4 gennaio ore 15.00 e ore 17.00
Michele Cafaggi
OUVERTURE DES SAPONETTES
UN CONCERTO PER BOLLE DI SAPONE
spettacolo di clownerie e bolle di sapone per bambini e famiglie
ABBONAMENTI PROSA
BIGLIETTI PROSA
PROSA&DANZA
TURNO A - 10 spettacoli - MERCOLEDÌ ore 19.30
intero € 28,00 - ridotto € 25,00
Father and Son intero € 32,00 - ridotto € 30,00
Biglietto ridotto fino ai 30 e dopo i 65 anni.
Ingresso ridotto per i diversamente abili e accompagnatori.
Altre specifiche riduzioni presso la biglietteria del teatro.
Particolari agevolazioni sono riservate al pubblico
organizzato. La prevendita del biglietto comporta il
pagamento di un diritto, che non viene applicato se
l’acquisto avviene il giorno stesso dello spettacolo.
PREZZI
Platea intero
Platea ridotto
Galleria intero
Galleria ridotto
€ 180,00
€ 150,00
€ 150,00
€ 105,00
TURNO B - 11 spettacoli - GIOVEDÌ ore 21.00
Platea intero
Platea ridotto
Galleria intero
Galleria ridotto
€ 195,00
€ 150,00
€ 170,00
€ 120,00
TURNO C - 11 spettacoli - VENERDÌ ore 21.00
Platea intero
Platea ridotto
Galleria intero
Galleria ridotto
€ 205,00
€ 160,00
€ 180,00
€ 130,00
TURNO D - 10 spettacoli - SABATO ore 21.00
Platea intero
Platea ridotto
Galleria intero
Galleria ridotto
€ 205,00
€ 165,00
€ 180,00
€ 135,00
TURNO E - 11 spettacoli - DOMENICA ore 16.30
Platea intero
Platea ridotto
Galleria intero
Galleria ridotto
€ 210,00
€ 175,00
€ 185,00
€ 155,00
NUOVI ABBONAMENTI
DALL’11 OTTOBRE 2014
RINNOVO ABBONAMENTI
PREZZI
VENDITA BIGLIETTI PROSA
Per Falstaff dal 18 ottobre 2014.
Per tutti gli altri spettacoli dall’11 novembre 2014.
ORARIO SPETTACOLI
Mercoledì, ore 19.30. Giovedì, Venerdì e Sabato, ore 21.00.
Domenica, ore 16.30. Aggiungi un posto a tavola del 26 e 27 dicembre,
ore 18.30. Father and Son del 17 marzo, ore 21.00
MODALITÀ DI PAGAMENTO
ABBONAMENTI DANZA
www.vivaticket.it
PREZZI
intero € 105,00 - ridotto € 90,00
Ingresso gratuito per i ragazzi al di sotto dei 12 anni,
se accompagnati da due adulti in possesso dell’abbonamento.
NUOVI ABBONAMENTI DAL 26 NOVEMBRE 2014
RINNOVO ABBONAMENTI dal 13 al 23 novembre 2014
CAMBIO POSTO il 25 novembre 2014
BIGLIETTI DANZA
PREZZI
intero € 26 - ridotto € 22
Mitico Tango, Il lago dei cigni (30/12) intero € 28,00 - ridotto € 23,00
La bella addormentata intero € 30,00 - ridotto € 28,00
Traviata intero € 20,00 - ridotto € 15,00
VENDITA BIGLIETTI
Contanti, assegno bancario, bancomat.
PREVENDITA ONLINE
BIGLIETTERIA
Aperta dalle 11.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.30.
Lunedì giorno di chiusura.
INFORMAZIONI
Biglietteria del Teatro 041 971666
Attività culturali e Comunicazione 041 3969220/230
Arteven 041 5074711
www.teatrotoniolo.info
www.arteven.it
SE PIOVE PORTA
UN OMBRELLO PICCOLO,
EVITERAI CODE PER IL GUARDAROBA
Per Mitico Tango, Il lago dei cigni (30/12), La bella addormentata
dal 6 dicembre 2014. Per tutti gli altri spettacoli dal 20 dicembre 2014.
dal 9 al 21 settembre 2014
ORARIO SPETTACOLI
il 4 e 5 ottobre 2014
Inizio ore 21.00.
Il lago dei cigni del 30 dicembre, ore 18.30.
CAMBIO TURNO E POSTO
RIDUZIONI
Non è consentito l’accesso in sala a spettacolo iniziato; i ritardatari
potranno avere accesso in sala secondo le indicazioni del personale di sala.
La direzione si riserva il diritto di apportare eventuali modifiche al
programma dovute a circostanze impreviste.
POSTI
A TEATRO
PLATEA
GALLERIA
PALCOSCENICO
PALCOSCENICO
1
1
1
16
16
18
D
E
F
1
2
1
20
21
28
G
H
I
1
1
1
28
28
28
L
1
W1
14
A
B
C
1
26
3
W2
M
28
1
N
28
1
O
P
28
1
28
1
Q
R
28
1
1
1
1
1
W3
28
24
S
T
U
1
1
W4
22
24
V
1
24
Z
7
1
6
1
6
12
7
3
7
1
1
1
1
1
7
1
16
A
B
C
D
E
F
G
H
I
A
B
C
D
E
F
G
H
I
1
16
12
INGRESSO
INGRESSO
1
4
18
25
25
26
27
27
26
COMUNE DI VENEZIA
ARTEVEN
CIRCUITO TEATRALE REGIONALE
Commissario
Vittorio Zappalorto
Sub-Commissario
con delega alla Cultura
Sergio Pomponio
Direttore Attività culturali
Roberto Ellero
Dirigente Settore
Produzioni culturali e Spettacolo Direzione Teatro Toniolo
Angela Fiorella
Responsabile Amministrazione
Daniela Voltan
Presidente
Leandro Comacchio
Organizzazione Teatro Toniolo
Massimo Grandese
Presidente Onorario
Anselmo Boldrin
Promozione e Comunicazione
Maria Cristina Moreschi
Alessandra Pedani
Chiara Toso
Struttura Organizzativa
Direttore
Pierluca Donin
Comunicazione web
Michele Diliberto
Roberto Ranieri
Francesca Sartori
Amministrazione
Miriam Balbo
Cristina Pomelli
Tiziana Rizzo
Marina Trevisan
Staff 2014/2015
Programmazione e gestione
Patrizia Baggio
Lucina Baldan
Stefania Baldassa
Pier Giacomo Cirella
Federico Corona
Chiara Doria
Vanessa Gibin
Giada Marcon
Anna Zamattio
Amministrazione
Valentina Baldan
Marta Broccardo
Antonella Guzzo
Alessandra Pavan
Chiara Pistollato