HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Ken Yad Mordechai - Roma
Peulot Bogrim 2011
Il mio legame con
Israele
una raccolta di fonti testuali e visive
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Peula 1
Le Fonti
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Abramo – il padre della nazione
Genesi 12
[1] Il Signore disse ad Abramo: "Va' via dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla tua casa paterna, al
paese che ti indicherò. [2] Farò di te una grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e
diventerai una benedizione. [3] Benedirò chi ti benedice , maledirò chi ti maledice, si benediranno in te
tutte le famiglie della terra". [4] Abramo partì come il Signore gli aveva detto, e Lot andò con lui. Quando
uscì da Charan aveva settantacinque anni . [5] Prese con sé sarài sua moglie, Lot figlio di suo fratello,
tutti i beni che possedevano e le persone che avevano messe insieme in Charan. Erano partiti per recarsi
nel paese di Cànaan e colà Arrivarono.
Genesi 13
[14] dopo che Lot si era separato da lui, il Signore disse ad Abramo: "Alza gli occhi dal luogo dove ti trovi
e guarda a settentrione, a mezzogiorno, a oriente e a occidente. [15] Tutto il paese che vedi, lo darò a te
e alla tua discendenza in perpetuo. [16] farò la tua discendenza come la polvere della terra: se alcuno
potrà contare la polvere della terra, ance la tua discendenza si conterà. [17] Lèvati, percorri il paese per
lungo e per largo, perché lo darò a te".
Bereshit Rabba 38, 13
E Haran morì in presenza di suo padre Terah. R.Hiyya disse:Terah era un fabbricante di
idoli.Una volta andò via e lasciò Abramo a venderli al suo posto. Un uomo venne e desiderò
comprarne uno.”quanti anni hai?”gli chiese Abramo. “50” fu la risposta. ”Vergogna a te!”
esclamò, ”hai 50 anni e adoreresti un oggetto che ha solo un giorno”!
E questo si vergognò e se ne andò una seconda occasione venne una donna con un piatto di
farina e gli chiese [ad Abramo]: “prendila e offrila agli idoli". Allora Abramo prese un bastone, li
ruppe tutti e poi mise il bastone in mano dell’idolo più grosso.
Quando il padre tornò gli chiese: “cosa gli hai fatto!?” e Abramo “non posso nascondertelo,una
donna è venuta con un piatto di finissimo cibo e mi ha ordinato di offriglielo”.
Uno esclamò “devo essere io il primo a mangiare” e un secondo: ”no,devo essere io il primo a
mangiare” e allora il più grosso a preso un bastone e li ha distrutti tutti.”
“perché ti prendi gioco di me?" strillò, “so benissimo che non possono!” ”Le tue orecchie
dovrebbero sentire ciò che la tua bocca sta dicendo” ribattè.
Genesi Rabba (Bereshit Rabba in Ebraico: ‫ )בראשית רבה‬è un testo religioso da Judaism' periodo classico. È a
midrash contenendo una collezione antico rabbinico interpretazioni homiletical del libro di Genesi (Bereshit
nell'ebreo). È midrash espositivo al primo libro del Torah, assegnato da tradizione al amora Hoshaiah (o
Osha'yah) che è fiorito nel terzo secolo in terra dell'Israele. In una sequenza continua, rotta soltanto verso
l'estremità, Biblico il testo è esposto, verse per il verse, spesso parola per la parola. È difficile da accertare
della data esatta della pubblicazione della genesi Rabba. Probabilmente è stato intrapreso non molto più
successivamente di quello di Gerusalemme Talmud (quarto secolo).
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Ebraismo, Sionismo e Socialismo
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Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Salmi - la poesia del re Davide
137,1 Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo, ricordandoci di
Sion; 2 sui salici di quella terra avevamo appese le nostre cetre. 3 Là, quelli che
ci avevano condotti in cattività ci chiedevano le parole di un canto, sì, quelli che ci
opprimevano chiedevano canti di gioia, dicendo: «Cantateci un canto di Sion».
4 Come avremmo potuto cantare i canti dell'Eterno in un paese straniero? 5 Se mi
dimentico di te, o Gerusalemme, dimentichi la mia destra ogni abilità; 6 resti la
mia lingua attaccata al palato, se non mi ricordo di te, se non metto
Gerusalemme al di sopra della mia più grande gioia. 7 Ricordati, o Eterno, dei
figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: «Demolitela, demolitela
fin dalle fondamenta». 8 O figlia di Babilonia, che devi esser distrutta, beato chi
126,1 [Canto dei pellegrinaggi.] Quando l'Eterno fece ritornare i prigionieri di
Sion, ci sembrava di sognare. 2 Allora la nostra bocca si riempì di riso e la
nostra lingua di canti di gioia, allora si diceva fra le nazioni: «L'Eterno ha fatto
cose grandi per loro». 3 L'Eterno ha fatto cose grandi per noi, e siamo pieni di
gioia. 4 Fa' ritornare i nostri prigionieri, o Eterno, come i torrenti nel sud. 5 Quelli
che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia. 6 Ben va piangendo
Il Libro dei Salmi (ebraico ‫תהילים‬, tehillìm; latino Psalmi) è un testo contenuto nella Bibbia ebraica (Tanakh) e
cristiana.
È scritto in ebraico e, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi, la redazione definitiva del libro è
avvenuta in Giudea forse alla fine del III secolo a.C., raccogliendo testi composti da autori ignoti lungo i secoli
precedenti di varia origine (il salmo considerato più antico è il 104 che riprende l'egiziano Inno al Sole del XIV
secolo a.C.).
È composto da 150 capitoli, ognuno dei quali rappresenta un autonomo salmo o inno di vario genere: lode, supplica,
meditazione sapienziale.
La tradizione riporta che i salmi furono composti da Davide. La critica moderna ritiene che siano il prodotto di vari
autori o gruppi di autori, di cui molti ignoti. La maggior parte dei salmi comincia con un versetto introduttivo che ne
attribuisce l'autore o descrive le circostanze per le quali furono composti. Comunque si ritiene che i salmi non furono
scritti prima del VI secolo a.C., e poiché il regno di Davide risale all'incirca all'anno 1000, il materiale risalente a
Davide dovrebbe essere stato preservato dalla tradizione orale per secoli.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Yehuda Ha-Levi – il Cantore di Sion
Il mio cuore è in Oriente, e io sono alle estremità dell'Occidente;
Come posso assaggiare quello che mangio e come potrebbe essermi gradito?
Come posso rendere i miei voti e le mie obbligazioni, mentre ancora
Sion si trova sotto la catena di Edom, e io sono in catene d'Arabia?
Sarebbe facile per me lasciare tutta la generosità della Spagna –
Come è prezioso per me vedere la polvere del santuario desolato.
Rabbi Yehuda ben Šmu'el ha-Levi è stato un rabbino, filosofo, medico e poeta sefardita, nato a Tudela (Emirato di
Saragozza) nel 1085, soprannominato il Cantore di Sion. Fu autore del Kuzari e lascia 800 poemi, tra cui le Odi di Sion.
Assai giovane, percorre la Spagna, in preda ai devastanti conflitti tra cristiani e musulmani Almoravidi. Studia in alAndalus e si mette in luce per una sua vittoria in un certame poetico a Cordova. Incontra poi a Granada i poeti
sefarditi Moise ibn Ezra e Abraham ibn Ezra, ai quali si legherà d'una amicizia che durerà tutta la vita.
Le persecuzioni degli Almoravidi disperdono i poeti di Granada. Yehuda Ha-Levi riprende allora i suoi viaggi e si reca
presso il vizir ebreo Meir ibn Kamniel a Siviglia e il Maestro talmudico Joseph ibn Migash a Lucena. Pratica la medicina
a Toledo, allora tornata cristiana, che lascia nel 1109 col suo amico Abraham ibn Ezra. Proseguono insieme i loro
viaggi attraverso la Spagna musulmana (Cordova) e Nordafrica.
Partigiano del ritorno a Sion, Yehuda Ha-Levi arriva ad Alessandria d'Egitto, poi al Cairo, dove muore nel 1141, prima
d'aver potuto imbarcarsi alla volta della Palestina. La leggenda lo fa morire alle porte di Gerusalemme sotto gli zoccoli
d'un cavallo
Infastidito dall'attrazione che esercitavano il Cristianesimo, l'Islam e la filosofia anche sul popolo ebraico, compose
verso il 1140, alla fine della sua vita, il suo capolavoro, redatto in lingua araba: il Kitāb al-huyya wa l-dalīl fī nusr al-dīn
al-dhalīl, in italiano "Il libro dell'argomentazione per la difesa della religione disprezzata", più noto sotto il titolo che
gli dette il suo traduttore Samuel ibn Tibbon, il Kuzari in risposta alle domande di un Caraita, egli dirà, ispirandosi alla
conversione al Giudaismo del re dei Cazari e dei suoi sudditi quattro secoli prima.
È anche autore di elegie, radunate sotto il titolo di "Sionidi" ("Zion ha-lo Tish'ali"), alcune delle quali sono riprese nella
liturgia tradizionale del 9 av, che commemora la caduta del Tempio di Gerusalemme
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Ebraismo, Sionismo e Socialismo
DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA DELLO STATO D'ISRAELE
In ERETZ ISRAEL è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità
spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha
creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo
l'eterno Libro dei Libri.
Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase
fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare
nel ritorno alla sua terra e nel ripristino in essa della libertà politica.
Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei aspirarono in
ogni successiva generazione a tornare e stabilirsi nella loro antica patria; e
nelle ultime generazioni ritornarono in massa. Pionieri, ma'apilim e difensori
fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica, costruirono villaggi e
città e crearono una comunità in crescita, che controllava la propria economia e
la propria cultura, amante della pace e in grado di difendersi, portando i
vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando
all'indipendenza nazionale.
Nell'anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della concezione d'uno Stato
ebraico Theodor Herzl, fu indetto il primo congresso sionista che proclamò il
diritto del popolo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese. Questo diritto
fu riconosciuto nella dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e riaffermato col
Mandato della Società delle Nazioni che, in particolare, dava sanzione
internazionale al legame storico tra il popolo ebraico ed Eretz Israel [Terra
d'Israele] e al diritto del popolo ebraico di ricostruire il suo focolare
nazionale. La Shoà [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul popolo
ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono stati massacrati, ha dimostrato
concretamente la necessità di risolvere il problema del popolo ebraico privo di
patria e di indipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz Israel
che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e conferirà al popolo ebraico
la posizione di membro a diritti uguali nella famiglia delle nazioni.
I sopravvissuti all'Olocausto nazista in Europa, così come gli ebrei di altri
paesi, non hanno cessato di emigrare in Eretz Israel, nonostante le difficoltà,
gli impedimenti e i pericoli e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto a
una vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del loro popolo.
Durante la seconda guerra mondiale, la comunità ebraica di questo paese diede il
suo pieno contributo alla lotta dei popoli amanti della libertà e della pace
contro le forze della malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo
sforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoverata fra i popoli che
fondarono le Nazioni Unite.
Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una
risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz
Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero
loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione.
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Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a
fondare il proprio Stato è irrevocabile. Questo diritto è il diritto naturale del
popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio
Stato sovrano.
Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità
Ebraica in Eretz Israele e del Movimento Sionista, siamo qui riuniti nel giorno
della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto
naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà
il nome di Stato d'Israele.
Decidiamo che, con effetto dal momento della fine del Mandato, stanotte, giorno
di sabato 6 di Iyar 5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente
stabilite le autorità dello Stato elette secondo la Costituzione che sarà
adottata dall'Assemblea costituente eletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il
Consiglio del Popolo opererà come provvisorio Consiglio di Stato, e il suo organo
esecutivo, l'Amministrazione del Popolo, sarà il Governo provvisorio dello Stato
ebraico che sarà chiamato Israele.
Lo Stato d'Israele sarà aperto per l'immigrazione ebraica e per la riunione degli
esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti,
sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai
profeti d'Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici
a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà
libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura,
preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della
Carta delle Nazioni Unite.
Lo Stato d'Israele sarà pronto a collaborare con le agenzie e le rappresentanze
delle Nazioni Unite per l'applicazione della risoluzione dell'Assemblea Generale
del 29 novembre 1947 e compirà passi per realizzare l'unità economica di tutte le
parti di Eretz Israel. Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il
popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella
famiglia delle nazioni. Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene
sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché
mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della
piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue
istituzioni provvisorie e permanenti. Tendiamo una mano di pace e di buon
vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello
affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano
popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere
la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.
Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga
intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo
dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la
realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele. Confidando
nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del
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Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città di Tel Aviv,
oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948
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Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Peula 2
Sionismo
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Il Momento è giunto \ Ahad Haam (1903)
Se diciamo che abbiamo un territorio nazionale, al quale vogliamo ritornare in pratica, non solo nella "Sidur"
- quindi noi ammettiamo,e vogliamo che gli altri ammettano, che siamo davvero una nazione, non solo un
incontro di preghiera. E se noi siamo una nazione, allora non possiamo esistere senza uno spirito nazionale,
in cui siamo differenti dal resto delle nazioni, e che "dobbiamo" apprezzare e preservare, come ogni nazione
eccetto noi fa con il suo spirito nazionale. E se apprezziamo il nostro spirito nazionale, i luoghi dove
dovremmo trovarlo, sono i nostri possedimenti storici, in particolare nella nostra lingua nazionale e nella
nostra letteratura ...
E 'vero, l'esilio è un fatto terribile e l'unico modo per sbarazzarsi dei problemi, necessariamente legati alla
vita in esilio, è - sbarazzarsi dell’ esilio in se stesso. Ma questa "verità" da sola non significa nulla, se manca
una seconda "verità" con essa, la quale rivelerà che i mezzi per "quell’unico modo" (per sbarazzarsi di esilio
stesso) ... e il modo di uscire di esilio non è stato trovato dal sionismo. Poiché tutte le argomentazioni del
mondo non revocheranno la realtà viziosa, che non ci permette anche da vicino o, in generale, di arrivare
alla terra di Israele.
O in altre parole: la speranza per il raduno degli esuli non ha alcun fondamento nella realtà, e anche in futuro
molto desiderato, quando la nostra gente riempirà la terra - anche allora la maggioranza delle persone sarà
dispersa in paesi stranieri, e la loro vita sarà quindi dipendente dalla volontà delle nazioni dove vivono e che
li annulla ... e la fine: l'esilio nella sua forma fisica non si è allontanato dal suo posto, e solo una piccola
porzione del popolo è riuscita ad eliminarlo, una piccola porzione, che ha guadagnato di ricostruire le rovine
della nostra terra e di raggiungere in essa una libertà nazionale, mentre per tutte le altre sue parti, sparse in
terre straniere, la situazione esterna è rimasta come era, e nessuna flotta da guerra ha lasciato la terra di
Israele per essere il loro salvatore ...
E se questo è il caso, non abbiamo ancora la giustificazione per vedere la costruzione della terra come un
ideale generale-nazionale e di collegare le speranze nazionali e generali, con il suo successo?
Sì che c'è! Dato che il nostro esilio è sempre stato di duplice natura: uno fisico e uno spirituale. Da un lato
preme il popolo della nostra nazione nella loro vita fisica ... d'altra parte preme non meno tutta la nostra
nazione nella sua vita spirituale, privandola della capacità di conservare e sviluppare il suo “essere”sia
secondo il suo spirito, in totale libertà, come il resto delle nazioni…
E la domanda di esilio spirituale - che davvero trova la sua risposta nella costruzione di un rifugio nazionale
nella terra di Israele: un rifugio non a tutto il popolo che chiede un letto e del pane, ma allo spirito del
popolo, tale particolare forma culturale, il frutto di uno sviluppo storico di migliaia di anni, che ha ancora il
potere di vivere e svilupparsi, per sua natura, anche in futuro, se solo i vincoli di esilio saranno rimossi da
essa. E se questo rifugio sarà in grado di assorbire anche solo un decimo del popolo ebraico - sarà
considerata santa da tutto il popolo ebraico che vedrà in esso la propria immagine nazionale, che vive da
sola, senza pressioni dall'esterno.
Chi poteva prevedere la portata dell'influenza, scaturita da questo “centro” nazionale verso tutte le zone
dell’esilio, e le trasformazioni rilevanti che questa influenza provoca nella vita di tutto il popolo ebraico?
Il popolo non vede la sua strada verso la salvezza fisica attraverso il sionismo, e lui non può vederlo, perché
non esiste. Il suo "senso di realtà " istintivamente gli impedisce di credere nelle promesse di contraddire la
realtà che vede ... Ecco perché ritengo, che il corso della vita stessa del sionismo alla fine lo costringerà a
vedersi come un movimento spirituale nazionale, arrivando a soddisfare la necessità di una sostanziale vita
libera nazionale, del nostro spirito particolare.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Il processo a Hertzl
A metà del 19 secolo, si cominciano ad affermare gli stati nazionali in Europa. A quel tempo gli
ebrei erano sparsi per tutto il continente. La più grande concentrazione di ebrei vivevano sotto il
dominio russo nella parte occidentale dell'impero russo. L'ascesa dei movimenti nazionali ha
notevolmente influenzato la vita degli ebrei in Europa. Da un lato, quei movimenti divennero un
modello per gli ebrei intellettuali, che iniziarono a identificare l’essere ebrei come far parte di
una nazione e si sforzarono di creare il loro movimento nazionale. Gli permise inoltre di accedere
a parti del business e della vita sociale fino ad allora irraggiungibili per loro. Dall’altro gli Statinazionali, videro gli ebrei come un fattore strano e diverso che vivevano al loro interno. Nel
tentativo di omogeneizzare le loro nazioni appena nate, credendo negli ideali liberali, offrirono agli
ebrei la possibilità di emanciparsi. Questa offerta era accompagnata dalla richiesta di
assimilazione all’ interno della società. La concorrenza economica e la libertà data condusse ad
attacchi antisemiti di natura nazionalistica; i piu’ grandi di questi si svolsero nel 1882 e nel 1903.
A tutto ciò, gli ebrei hanno reagito in modi diversi - alcuni accelleranod la loro assimlazione e e
persino convertendosi al cristianesimo, altri tentarono di essere "un Ebreo a casa - un cittadino al
di fuori", molti immigrarono, o mantenendo una ulteriore separazione. Alcuni, però, hanno
concluso che l'unica soluzione al "problema ebraico" sia uno stato per gli ebrei, dove avrebbero
potuto vivere da soli, come qualsiasi altra nazione.
Questa ultima soluzione cominciò a prendere piede tra gli ebrei istruiti già a metà del 19 ° secolo e
alcuni dicono anche prima. A partire al 1880, le organizzazioni sioniste iniziarono ad apparire in
luoghi diversi in Europa. Nel 1884 sono stati liberamente uniti, per la prima volta, sotto il nome
"Chibat Zion" (La carità di Sion).
Ma il vero cambiamento è venuto solo 13 anni dopo. Nel 1897 il primo Congresso Sionista è stato
convocato a Basilea da un entusiasta, giovane, assimilato, Ebreo ungherese chiamato Theodor
Herzl Zeev. Là, il movimento sionista, che ha unito tutte le organizzazioni locali sionista, è nato. Lì,
hanno cominciato a lavorare in modo organizzato verso l'istituzione di uno Stato ebraico in terra di
Israele. Tuttavia, non fino a quando l inglese "Dichiarazione Balfour" (1917), ha fatto riconoscere
ufficialmente al mondo il dirittol Ebraico per la autodeterminazione e indipendenza.
Il movimento sionista non è una organizzazione omogenea, però, e ha operato, mentre grandi
dispute scoppiavano tra i suoi membri e dirigenti. Uno dei più grandi di queste vertenze è stato il
"piano Uganda". Nel 1903, durante la sesta convention sionista, Herzl è arrivato ad una proposta:
di inviare una delegazione di ricerca in Uganda (Africa), al fine di verificare l'offerta inglese di
permettere agli ebrei di costruire il loro stato lì. La proposta ha suscitato una opposizione
immensa, al punto che molti delegati lasciarono la sala. Ad oggi esso è considerato da molti un
momento in cui Herzl, il visionario dello stato di Israele e padre fondatore del movimento sionista,
ha perso la strada per un po '.
Questa sera abbiamo convocato Herzl per stare a giudizio per la sua proposta di 108 anni fa.
Sarete difendensori/accusatori di Herzl.
Vii preghiamo di prepararvi bene per il vostro compito, in quanto si tratta di un momento storico
per il movimento sionista. Stasera faremo in modo che la storia giudichi Herzl per le sue
decisioni!
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
For the Madrich:
Herzl's proposal was the culmination of a long lasting effort to bring the British to
recognize the Jew's right for self realization in Palestine. Initially Herzl was not aiming for
Uganda but to other lands around Israel. Herzl was hoping to put pressure on the
Ottoman (Turkish) Sultan, who did not agree to give Jews the right to come and settle in
Israel, hinting that Jewish capital would go in other directions. In April 1903 Joseph
Chamberlain, The British Secretary of State for the Colonies, suggested a piece of land in
east Africa, around Uganda and Kenya of today.
Herzl's idea was to use the offer to make the British recognize Jewish nationality and the
Zionist movement as its representative. For him sending the research delegation had no
obligation to accept the offer, but the British recognition will already be in effect. Of
course, he could not reveal all those plans in the congress and have only hinted at them.
Despite the political storm and the burst of emotions, the proposal was eventually
approved by a great majority: 292 for the proposal, 176 against and 143 abstained.
The research delegation went to Africa. They found the land unsuitable for settling…
British politics have also, very soon, made the proposal not viable.
On the 5th Zionist congress in 1905, a year after Herzl's death, the proposal was taken off
the movement's agenda.
Nevertheless, it was probably the first stage in a political process that have eventually led
to the realization of the "Balfour Declaration" in 1917 (A formal statement of policy by
the British government stating that "His Majesty's government view with favour the
establishment in Palestine of a national home for the Jewish people, and will use their
best endeavours to facilitate the achievement of this object…". The declaration was made
in a letter from Foreign Secretary Arthur James Balfour, to the Zionist Federation of Great
Britain and Ireland).
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Peula 3
Chalutzim
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
David Ben Gurion :
“Cosa è la Chalutziut? è il riconoscimento di una missione storica e l’eleggibilità
incondizionalta e senza paura di qualsiasi difficoltà o pericolo per il conseguimento di tale
missione... Chalutziut è la dote morale e la necessità mentale per vivere giorno dopo giorno
secondo l’ordine della conoscenza e la fame di destino.”
Nel 1916 Yosef Trumpeldor spiega a Zeev Jabotinsky il significato di Chalutz:
Yosef: “E’ un termine più ampio de “Il primo a marciare”. Certamente anche il lavoratori
sono necessari, ma questo non è il significato della parola ‘chalutz’. Noi abbiamo bisogno di
persone che sono pronte ‘a tutto’, a tutto ciò che la terra d’Israele gli chiederà. Il lavoratore
ha i suoi interessi lavorativi, i soldati hanno il loro ‘spirito di gruppo’, i dottori e gli ingegneri
e tutti gli altri anno le loro abitudini come tu puoi ben dire. Ma abbiamo bisogno di ergere
una generazione che non ha interessi ne abitudini. Una sbarra di metallo puro. Flessibile- ma
metallo!. Ferro, dal quale è possibile forgiare tutto ciò che è necessario alla macchina
nazionale. Manca una ruota? Io sono la ruota. Mancano un chiodo, una vite, un volano?
Prendete me. C’è bisogno di scavare? Io scavo. C’è bisogno di un soldato? Io sono un
soldato. Polizia? Un dottore? Avvocato? Insegnante? Portatore di acqua? Per favore farò tutto
io. Non ho una faccia, non ho una psiche, nessuna emozione, non ho nemmeno un nome:
sono la pura idea di funzione, preparato per qualsiasi cosa, non connesso con nulla, conosco
solo un comando: COSTRUIRE.
Zeev: Non esistono tali esseri umani, dissi.
Yosef: Vi saranno.
Zeev: Mi sbagliavo e lui aveva ragione. Il primo di questi uomini sedeva di fronte a me. Lui
era così: un avvocato, un soldato, un agricoltore in una fattoria, è persino venuto a Tel-chai,
per vedere il lavoro della terra, dove però trovò la sua morte in un proiettile di fucile.
Disse: “non importa” e morì come un Immortale.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Una breve biografia di Ernst
Ernst Pollak crebbe come un viziato figlio unico di una
famiglia ebraica borghese a Salisburgo, in Austria. La
famiglia visse nello stesso palazzo dove nacque Mozart,
nel centro della caratteristica zona della città vecchia.
Mia nonna e sua sorella ricordavano Ernst come precoce e testardo. Una storia di
famiglia racconta che la madre mandò Enrst, che aveva 5 anni, da un fattorino per
comprare del pane, e che lui fu immediatamente ricompensato con una mela. Lui
tornò dalla sua missione senza il pane. Quando sua madre gli chiese il perché, egli
replicò discolpandosi, "Der Apfel war wurmig” – la mela aveva un verme dentro.
Ernst diventò un bellissimo adolescente, dai capelli neri folti e ondulati e uno
sguardo penetrante. Mia nonna diceva che le persone per strada si sarebbero girate
ad ammirare i suoi bei lineamenti misteriosi, che lo rendevano una vista unica tra
le capigliature chiare dell’Austria.
Anche se andava bene nelle classi del liceo, egli era frustrato dall’antisemitismo dei suoi insegnanti. Il suo
primo incontro con il Sionismo avvenne quando entrò a far parte del
movimento giovanile Ebraico Tedesco, Blau - Weiss (Blu - Bianco).
Modellato dopo il movimento giovanile tedesco, Wandervogel (Uccelli
Erranti) ricercò un ritorno alla più semplice età pre-industriale. I
giovani trascorsero il loro tempo libero vagando per la campagna
austriaca impegnati nello scoutismo e nel canto. Ernst più tardi lasciò il
Blau-Weiss per il movimento giovanile ebraico più radicale, Ha'Shomer
Ha'Tsair (La Giovane Guardia), che aderiva al Marxismo e all’obiettivo
di ristabilirsi in Palestina come madrepatria del popolo ebraico.
In un’Austria impoverita a seguito della Prima Guerra Mondiale, Ernst
fu esposto al movimento “Pessimismo Culturale” abbracciato dagli
intellettuali locali. Ernst frequentò i Caffé di Salisburgo nei quali le idee
del giorno erano discusse. Egli si fece amico lo scrittore Stefan Zweig
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
(prima della Seconda Guerra Mondiale, uno degli autori tedeschi più largamente letti in Europa) Secondo le
notizie familiari, soltanto a Ernst
era permesso visitare Zwieg senza preavviso nel castello ritiro Zweig sulle colline dominanti Salisburgo.
Zweig e il suo amico credevano che il futuro dell’Europa fosse desolato. Essendo stati testimoni di come il
continente avesse distrutto se stesso in guerra, Essi erano convinti che l’unica gloria dell’Europa risiedesse
nel passato.
Intanto, nei suoi incontri all’Ha'Shomer Ha'Tsair, Ernst stava ricevendo il messaggio che
il futuro Ebraico era volto al recupero della Terra d’Israele attraverso il lavoro fisico e il
sacrificio.
A metà del suo ultimo anno di liceo, egli abbandonò la scuola per unirsi ai suoi amici del
movimento giovanile in un addestramento alla fattoria nella periferia di Vienna. Poco
dopo, annunciò i suoi progetti di emigrazione verso la Palestina. La notizia stordì e
rattristò i suoi genitori, che, caratteristici della borghesia, avevano grandi aspettative
professionali per i loro figli in Europa.
Ernst doveva diventare un dottore, secondo suo padre, non un contadino.
Ernst certamente, ebbe un piano diverso, e nel Gennaio 1920 fu a bordo della terza classe della nave da
Venezia, Italia a Jaffa, Pelstina.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Mia nonna diceva: "Una persona non è mai morta fino a quando le persone
non smettono di parlare di loro ". Se questo è vero, vorrei assicurarmi che
mio prozio Ernst viva ancora.
E 'stato sotto l'ombra di un boschetto di eucalipti lungo le rive del mare di Galilea in
Israele che mi ritrovai a cercare la tomba del fratello di mia nonna, Ernst Pollak. Più di
70 anni prima, questo giovane idealista sionista emigrò da Salisburgo, Austria,nel
deserto incerto della Palestina. Crescendo, mi hanno incuriosito i racconti che mia
nonna disse di lui. Il suo carattere e la morte tragica catturarono la mia
immaginazione, stimolando la mia connessione a questo parente che non ho mai
conosciuto.
Ho lavorato a ritroso dalla scoperta della sua tomba nel 1992 per esplorare la struttura della sua breve vita.
Ernst (che ha cambiato il suo nome in Natan Ikar, ebraico per “Nathan il Contadino”, per via della sua
emigrazione) si suicidò all'età di diciannove anni, meno di un anno dopo il suo arrivo in Palestina, sulla scia
del suo quarto attacco di malaria.
Raggiungendo la maturità in una Austria economicamente depressa dopo il primo conflitto mondiale, Ernst
assorbì l' ipotesi pessimista sulla scomparsa dall’ Europa espressa dagli intellettuali di spicco che sentì nei
caffè di Salisburgo. Ha trovato la soluzione per il riscatto personale e nazionale nel Sionismo - il movimento
ebraico del creare una patria nella terra di Israele.
Mia nonna ricordava come questo figlio unico viziato "ha rotto il cuore dei genitori", quando che annunciato
la sua intenzione di partire per la Palestina. Una volta lì, che fatto parte di un comune radicale sionistasocialista chiamato Bittania, che si trova ai piedi di Valle del Giordano, con altri giovani immigrati che erano
venuti da Europa permeata di un forte senso di ideologia che noi a mala pena capiamo ai giorni nostri. Sono
venuti per "costruire la terra ed essere ricostruita da essa."
La ricerca non intenzionale originale nella scoperta della tomba è diventato il punto di partenza della mia tesi
di laurea college dal titolo "Ritratto di un pioniere:. L'odissea spirituale di Ernst Pollak".
Nel mettere insieme i pezzi del puzzle della breve vita di Ernst ho usato le lettere che scrisse a casa in
Austria e che mia nonna aveva tenuto per settant'anni. Ho continuato la mia ricerca all'inizio della storia
sionista nel 1995 studiando per un Master in storia.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Quando ho cercato di trovare la tomba di Ernst nel cimitero del Kinneret, lungo il Mare di Galilea, ero
armato solo di un fatto: i suoi amici avevano rotto l'angolo della lastra, che mancava per simboleggiare che la
sua vita era incompleta.
Deluso dall' esperimento sionista come lo aveva sperimentato nei confini della strana comune di Bittania,
depresso e malato di malaria, diciannove anni, Ernst si era sparato nel novembre del 1920. E' stato trovato
disteso accanto ad una copia di Dostoevskij de “I fratelli Karamazov” con il capitolo aperto su “Il Grande
Inquisitore”, un possibile riferimento al leader tirannico della comune in cui ha vissuto.
Commosso dalla vista dell’aspetto assolutamente unico della tomba, io ero debolmente tentato di pulire lo
sporco 70 anni vecchio e i detriti fuori la pietra. Sono addirittura sobbalzato all’indietro all’inizio. Il disegno
strano astratto sulla tomba di mio prozio improvvisamente ha preso forma come un volto di orrore - una testa
di diavolo, dallo sguardo minaccioso circondato da mezze lune. Nell'angolo in alto a sinistra del disegno una
zanzara in volo era chiaramente visibile. Stordito, ho deciso di pulire la tomba completamente e dopo due
ore di lavaggio della pietra oscura, i livelli degli anni lasciarono il marmo leggermente sbiadito per rivelare i
candore del marmo sotto.
Dopo aver scattato le foto della tomba, prima e dopo la pulizia, ho indagato con la mia famiglia in Israele,
circa le incisioni misteriose. Nessuno aveva mai riconosciuto l'immagine prima perché era un disegno
astratto. La tomba è stata progettata da Arieh Allweil, un amico e compagno membro della comune.
Uno dei miei cugini in Israele, che aveva anch egli un interesse per Ernst, rimase stupito dalla scoperta e si
meravigliò della potenziale importanza del ritrovamento. Ha contattato uno dei grandi quotidiani israeliani e
ha pubblicato un articolo sulla mia ricerca intitolata “La Tomba”. L'articolo toccò una corda nazionale, in
quanto molti dei membri della comune Bittania divenirono l'élite al potere dello Stato di Israele. Per
esempio, il leader del gruppo è stato il segretario generale del partito israeliano marxista (quindi il secondo
più grande partito politico) per 25 anni, un altro ha fondato la Banca di Israele.
L'immagine spaventosa della testa del diavolo sulla tomba di Ernst può essere interpretata come un riflesso
dell’angoscia collettiva e dell'orrore del gruppo di Bittania. Non solo sono stati a lutto per la morte di Pollak,
e probabilmente divorati dal senso di colpa per l’adolescente depresso da Salisburgo, ma il suicidio può
avergli fatto esaminare la propria disillusione proprio verso la comune. L'immagine del diavolo non
rappresenta l’occulto, ma delusione e disperazione. Ernst e i suoi compagni della comune erano emigrati in
Palestina, ideologicamente carichi e pieni di speranza sul costruire una nuova vita in Palestina. Tuttavia, essi
hanno trovato il loro concetto utopistico troppo fantasioso ed esigente per materializzarsi mai
completamente.
Mentre viveva in Bittania, il gruppo praticava un'etica oppressiva della condivisione comune. Fare un fettish
della loro apertura, hanno tentato di fondersi da molti individui in un’unità collettiva.
Dopo un estenuante giorno di lavoro nei campi sotto un caldo massacrante, loro si radunavano insieme per
una intensa sessione di comune formazione. Se una persona avesse sentito il bisogno di “esprimere se stesso”
loro avrebbero suonato una campana e gli altri e sarebbero usciti dale tende e sarebbero stati pronti ad
ascoltare i suoi più intimi pensieri. C’erano come degli elementi di culto nel gruppo, e il loro stile di vita
idealistico e frenetico è stato accentuato dalla malattia.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Arieh Allweil
Nasce in Galizia nel 1901, Arieh Allweil emigra in palestina nel 1920. Diventa
il leader
della Comuna radical-sociale, Bitania, della quale Ernst era membro. Fu durante il suo
periodo a Bitania che decise di diventare un pittore. Qui scrive della sua decisione.
"…ho deciso di diventare un pittore quando vivevo in un insediamento di pionieri(Bittania) su una montagna
in Galilea...il mare di Galilea e il Giordano splendono sotto la luce lunare e tutto questo sembra un dipinto
di Rembrandt che ho in un libro. Al mattino il panorama illumina le zolle della terra da arare, sono marroni,
e nei solchi si vedono i germogli verdi che crescono giovani. Da tutte le valli la nebbia cresce come scialli –
bianca, grigia, blu e viola. Sul Golan le nuvole hanno un tocco di rosa e arancio e tutto è connesso da un blu
variopinto. In quelle notti ho visto il mio futuro da pittore...".
Poco dopo aver disegnato la tomba demoniaca di Ernst, Allweil ritornò in Europa per
studiare arte a Vienna fino al 1926. Nel 1924 produsse una serie di litografie raffiguranti una
serie inquietante di immagini da incubo della sua esperienza a Bittania. Come la tomba,
queste immagini erano morbose e dissonanti. Un’immagine sembrava rappresentare
un’anima devastante e portante di una sessione confessionale, una donna morta e nuda
sembra essere la vittima ed è sdraiata a terra davanti al resto del gruppo.
Il tema del demone appare in un’altra immagine. Arroccato su una tomba in un cimitero, il
diavolo sembra imbarazzato, nudo e lugubre. Egli guarda giù con dolore alla tomba, la sua mano posta sulla
sua testa .
Nel 1926, quando Allweil lasciò Vienna per ritornare in Palestina, egli si lasciò alle spalle
anche il suo intenso stile espressionista. Scambiò il suo stile oscuro e torturato per scene
semplici e paesaggi naturali. I dipinti di tipo panoramico erano la forma dominante degli
artisti pre-fondazione d’Israele, riflettendo un desiderio di identificarsi con il paese.
Allweil scrive, “Il mio vero obiettivo è dipingere questa nostra terra dall’alba al tramonto”.
Questi due dipinti sono esempi caratteristici del suo ultimo lavoro.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Vienna
26 Ottobre, 1919
Cara Trude,
Sono le tre del mattino... Ti scrivo per dirti che cosa ho intenzione di fare, ma è poco e troppo. Il 27
Dicembre ho in piano di andare in Palestina. Rimpiango davvero di non essere stato in grado di dirlo a te e ai
nostri genitori prima. Comunque sia è stato un bene che io non lo abbia fatto perché è solo adesso che sono
sicuro di andare... Devo comprare molti rifornimenti e provviste. Fino a quando non saprò con esattezza
quando andrò, ti supplico Trude di mantenere segreto il piano.
Felici auguri,
Ernst
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
2 Febbraio, 1920
Cari Genitori,
Finalmente ho l’opportunità di scrivere la mia prima lettera...
Sono entusiasta. Non potete immaginare quanto. Sono sbarcato da una barca a Jaffa dove sono rimasto per
tre giorni. Tel Aviv, che confina con Jaffa, è il posto più bello del mondo. Tutto è in fiore e l’aria è
profumata. La gente!!! Sono tutti meravigliosi. Non si sente parlare nient’altro che ebraico. I bambini, i
lavoratori, perfino gli impiegati della banca, immaginate, parlano ebraico.
Bittania è fantastico. Un insediamento tra il Kinneret e Degania, it is billed with plams and ornamentals. Le
montagne ci circondano, il lago ci sta di fronte, all’orizzonte c’è il Monte Hermon, più alto delle Alpi,
coperto di neve.
Io mi sono unito alla squadra di piantagione ( olive e uva). Il salario non è fisso siccome è un lavoro in
appalto. E’ difficile guadagnare ciò che è necessario. Con i soldi austriaci non si riesce a vivere.
Il nostro gruppo è già famoso in tutta la Palestina. In autunno riceveremo la nostra terra e allora saremo in
grado di aprire una fattoria. Questo sarà glorioso.
Sono felice, ma dispiaciuto perché non mi sarà possibile continuare a scrivere con l’eccitazione, non ho
tempo per raccontarvi tutto. La mia salute è buona. Grazie al clima sono cambiato. Sono più grasso in faccia.
Ho cambiato ufficialmente il mio nome in Natan Ikar. Per favore, scrivete solo a quel nome.
Vostro,
Ernst
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Minhamia
3 Giugno, 1920
Cari Genitori,
Questa lunga pausa dallo scrivere ha le sue ragioni. Solo adesso la maggior parte del lavoro è terminata. Il
caldo è terribile, io sono stanco ed esausto. A parte questo, una settimana fa ho lasciato Bittania dove al
momento non c’è nessun lavoro importante da fare e niente da imparare. Sono andato in un villaggio vicino
insieme a un contadino. Sto bene...
Minhamia
3 Luglio, 1920
Miei cari,
E’ passato molto tempo dall’ultima volta che ho scritto... Lavoro dalle tre del mattino fino alle due del
pomeriggio. In mezzo c’è mezz’ora per la colazione e più tardi il pranzo. Dopo aver mangiato
frettolosamente sono di nuovo al lavoro fino alle otto di sera e poi a casa. Prima però do da mangiare agli
animali quasi fino alle dieci. A quest’ora non si riesce a cenare.
Il clima è terribile, 30-35 gradi all’ombra. Non so se posso resistere...
Noi siamo venuti qui per trasformare dal popolo del libro al popolo della terra. Di tanto in tanto continuo ad
incontrare amici che continuano a frugare in letteratura estera. Come se avessero dimenticato perché sono
venuti...
Molti nuovi membri sono arrivati in questa zona e molti sono diventati disillusi e arresi. (Come è detto: i
profughi rimangono profughi)
Non posso immaginare una deviazione dalla mia direzione... quelli tristi e delusi scappano...
Baci,
Vostro carbone nero
Ernst
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Bittania
October 18, 1920
Ho la malaria, più o meno tutti sono malati di malaria. Scrivimi tanto e presto, ho bisogno di sapere cosa sta
aacadento intorno a te. Ti prego non abbandonare il duo figlio lontano
Tanti tanti baci, Ernst
Safed
October 24, 1920
Cari genitori,
Sono ricoverato nell’ospedale di safed e sono malato di malaria.. l’ospedale è
stato costruito da Hadassah of America ed è modern e pulito. I medici sono bravissimi e ho trovato un libro
scritto in Germania. Ho ricominciato a leggere.
Quando uscirò di qui cercherò lavoro in Rosh Pinah. Ho il desiderio di non tornare nella nostra regione per le
difficile condizioni a causa della malaria.
Papà, mi diverte che tu ricordi cose come l’immatricolazione o gli studi. Sembra che tu non capisca dov’è
tuo figlio e perché…
Non vi è cosa più importante apparte lavoro e agricoltura. Il mio ebraico è buono e stò iniziando ad
interessarmi di arabo.
Oh, mi dispiace tanto per voi che vivete ed esistete e non sapete perché
Un Agricoltore contento,
Ernst
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
Lettera di suicidio
Cari genitori e sorelle,
Non sono esperto in esecuzioni.
Non sopporto questa contraddizione
Da quando sono in vita:
Solo oggi dopo un anno? La fine?
Alla fine mi trovo forte nell’atto e nell’esecuzione.
Voi non sapevate ne sospettavate niente da quando lo ho nascosto a voi, sempre.
Non piangete ! su di me -- una persona viva voi non dovete affliggervi. Ora sarò felice
Ridete!
Con amore, Ernst
Novembre 1920
Tutti hanno tradito il fine...sono stato indotto in errore...non vedo più la speranza nel perdono in un mondo
come questo. Non piangete, non disperatevi per me, al contrario, ridete… sono una vittima della sporca forza
capitalista. Non c’è più un posto d’amore e purezza. Non vedo più una ragione.
HASHOMER HATZAIR ITALIA
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Peula 4
La Guerra
del 1948
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Memoria – 1948 guerra
Sionismo
Il Sionismo è un movimento colonialista con l’obbietivo di cacciare via gli Arabi dalle loro case.
Il Sionismo è movimento nazionale di liberazione nato per fare giustizia dopo 2000 anni di
ingiustizie
Sin dai primi immigrati moderni ebrei arrivati in Israele nel 1881, gli arabi locali si sono mossi
contro il loro arrivo– Prima agli ottomani e poi agli inglesi . Occasionalmente hanno anche attaccato
gli insediamenti ebraici, prima localmente e poi man mano sempre più su larga scala.questa
conflittualità si basava su un lunga e duratura vista negativa degli ebrei da parte dell’Islam, come
coloro che negavano Maometto. Gli ebrei erano accettati solo come cittadini sotto leggi e regole
musulmane, ed anche allora venivano trattati come inferiori. Il movimento sionista si riconosceva
come la soluzione agli ormai perenni abusi e attacchirivolti agli ebrei in tutto il mondo. Perciò, la
guerra del ‘48 fu il culmine naturale di un lungo periodo di opposizione agli insediamenti ebraici in
israele. fu una guerra culturale e religiosa come se fosse stata una guerra nazionale
Il piano di spartizione
Il piano di spartizione è meglio di niente. HALLELUIA abbiamo uno stato!!
Il piano di spartizione è ingiusto. Tutta la terra dovrebbe essere destinata agli Arabi. Spingeremo
gli ebrei verso il mare.
Anche se criticandolo, l’agenzia ebraica (che fungeva da governo degli ebrei in Israele) accettò il
piano, proprio come fece la maggior parte degli ebrei. Le critiche erano incentrate su alcuni punti: la
Cisgiordania, la terra della Bibbia, rimaneva al di fuori delo Stato ebraico; lo Stato ebraico non era
geograficamente contiguo, e nesuna porzione di Gerusalemme vi era compresa; il 45% della
popolazione dello Stato ebraico sarebbe stata araba.
Due organizzazioni paramilitari obiettarono il piano: “L’organizzazione di lotta militare”(ETZEL) e
“i combattenti per la libertà di Israele”(LECHI). All’inizio della guerra gli ebrei tentarono
semplicemente di sopravvivere temendo di cadere in un’altra Shoah. A guerra inoltrata, i leader
ebrei cominciarono a considerare la possibilità di espandersi, creare confini difendibili e addirittura
conquistare la biblica Cisgiordania. Nello stesso momento i leader cominciarono a pensare anche di
ridurre il numero di arabi rimanenti in Israele, poiché erano visti come una potenziale quinta
colonna. Tuti gli arabi, in Palestina come in tutto il resto del mondo arabo dissero un secco NO al
piano. Nessuno accettò la proposta dello Stato ebraico in nessuna parte di Israele. Così nel
novembre e dicembre 1947 iniziarono a guastare violentemente il piano. Nemmeno un singolo
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leader palestinese si oppose a queste azioni. La partecipazione degli stati arabi nella guerra non
derivò interamente dal loro desiderio di aiutare gli arabi palestinesi locali. Alcuni di loro avevano le
loro aspirazioni territoriali in Israele. L’opposizione Araba era basata su alcuni argomenti: la
spartizione è ingiusta perché gli arabi costituivano il 67% della popolazione; in contraddizione a
questo gli ebrei ottennerò il 56% della terra; la parte ebraica conteneva 45% di arabi; Jaffa, per
essere parte dello stato arabo ne fu separata.
Gli Inglesi
Gli Inglesi aiutarono gli Arabi
Gli Inglesi aiutarono gli Ebrei
Vicino al momento di lasciare la Palestina, la politica inglese era quella di non intervenire, se non
per difendere quelli attaccati. Fino alla metà del Maggio 1948 gli Inglesi intervennero soprattutto in
favore degli Ebrei, perché questi erano maggiormente attaccati. A causa della presenza britannica l'
"Hagana" non era libera di eseguire un'operazione su grande scala e non poteva interferire sempre
dove voleva, ma questo ha anche impedito ai paesi arabi di invadere la terra.
In generale, la politica neutrale britannica significò un tacito aiuto per entrambe le parti subentrando
nelle zone in cui vi era supremazia demografica. Praticamente significò concedere stazioni di
polizia e basi militari alla comunità dirigente locale, ebraica o araba, durante l'evacuazione.
In alcuni casi gli inglesi non agirono secondo la loro politica di neutralità e agirono contro gli Ebrei
(soprattutto dopo le operazione ETZEL e LECHI contro di loro). Durante i primi mesi di
combattimenti hanno occasionalmente confiscato armi dalle unità dell'Hagana che proteggevano
posti di blocco urbani e convogli. In alcuni casi hanno preso armamenti dai membri dell'Hagana
prima di mandarli incontro a una violenta folla araba che li uccise.
Inoltre, il timore britannico che le circostanze del loro ritiro da Israele avrebbero danneggiato la loro
posizione nel Medio Oriente, li ha condotti in alcuni casi ad intervenire in maniera organizzata
contro le forze ebraiche o di astenersi dall'intervenire in favore degli ebrei quando venivano
attaccati.
Equilibrio del potere
gli ebrei hanno combattuto pochi contro tanti.
gli arabi erano molto più deboli degli ebrei.
Demograficamente e geopoliticamente gli arabi erano definitivamente molto più forti degli ebrei. In
Israele stesso la proporzione era 2 a 1 per gli arabi. Gli arabi avevano tutto il supporto del Medio
oriente e del Maghreb, in uomini, risorse, e territorio. Ma gli ebrei erano molto meglio organizzati,
a differenza della comunità araba, quella ebraica era consolidata, energica economicamente e
politicamente e soprattutto organizzata efficientemente. Gli ebrei erano uniti per una causa e per la
paura di un’altra Shoah, timori che produssero una società altamente motivata. il fatto che stessero
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all’atto pratico difendento le loro case ha ulteriormente rafforzato tale motivazione. D’altro canto
gli arabi erano divisi da interessi e lealtà e dalla loro leadership corrotta e malfunzionante, non
furono nemmeno in grado di organizzare una milizia nazionale durante la guerra. Sin dal 1939 si
abituarono al fatto che qualcuno da fuori sarebbe arrivato per aiutarli. L’elite araba, in Palestina e
altrove non aveva volontà o motivazione di sacrificare qualcosa per amore della loro società e
nessun zelo nazionale. non c’erauna sola motivazione palestinese e, infatti non combatterono come
un’unica nazione. La loro superiorità nel numero delle armi all’inizio della guerra diminuì con
l’enorme spreco di queste armi e dalla mancanza di cooperazione tra le differenti forze locali
palestinesi.
Quando le nazioni arabe invasero Israele nel maggio ‘48, gli ebrei affrontarono molte sfide tutte
insieme. Furono attaccati in una sola volta da direzioni differenti e i combatenti e le combattenti si
trovarono di fronte un numero maggiore di uomini con armi molto più potenti. Gli eserciti arabi
godevano di una nuova artiglieria pesante, carri, veicoli armati, e dozzine di aerei militari.
L’Hagana non possedeva artiglieria, né carri armati, e fino a maggio nessun aereoplano. Ma gli
eserciti dei nuovi stati arabi erano male organizzati e subirono per le basse risorse umane e per le
basse capacità tecnologiche. La maggior parte dei regimi arabi non godé del supporto del popolo
così i regimi lasciarono parte dell’esercito dietro per mantenere la calma.L’Hagana usufruì invece di
una migliore comunicazione, alta motivazione, e buona conoscenza del campo di battaglia. Dopo
aver resistito alla prima ondata di attacchi, gli ebrei iniziarono il contrattacco, per merito di un
efficiente sistema di reclutamento, il numero di soldati ebrei aumentò e, alla fine della guerra, il
rapporto tra Israele e gli eserciti arabi era di 2 a 1 in favore di Israele.
I profughi Arabi
Gli Ebrei hanno pulito etnicamente Israele dagli Arabi durante la guerra.
Gli Arabi sono fuggiti.
Durante la guerra circa 700.000 arabi abbandonarono Israele. La guerra scoppiò ed entrambe le
parti avevano nella loro ideologia qualche elemento di transfer. Tra gli ebrei questa idea fu sempre
minore e secondaria e non è mai stata parte della ideologia ufficiale sionista (anche se i leader ne
hanno parlato di volta in volta). Di solito apparve in risposta ad una azione violenta di terrore o di
deportazione commesse dagli arabi. Solo a partire dalla metà del 1930 i leader sionisti videro
quell'idea in una luce positiva. Questo è accaduto, come risposta alla rivolta araba del 1936-9 in cui
sono stati uccisi centinaia di ebrei e l'insediamento ebraico in Israele è stato minacciato e dovuto
alla minaccia agli ebrei in Europa.
Esso deriva dalla constatazione che un rifugio per gli ebrei si troverà solo nella terra di Israele.
Perché questo spazio sia abbastanza grande e abbastanza sicuro, alcuni arabi dovrebbero essere
trasferiti dalla terra a causa della loro ostilità. La collaborazione dei più alti leader palestinese, Hag
Amin el-Husseini, con Hitler supportò solo questa conclusione. Tuttavia, mai nella sua storia,
neppure durante la guerra del 1948 (che è stata chiaramente percepita dagli ebrei come una guerra
di esistenza), l'ideologia sionista ha adottato l'idea di trasferire gli arabi come componente nella sua
ideologia. Anche se ci furono trasporti locali e anche se in alcuni punti critici della guerra c'era uno
spirito di pulizia etnica tra alcune delle unità di ebrei e alcune aree del paese erano svuotate dei loro
abitanti arabi - alla fine della guerra considerevoli comunità arabe rimasero parte di Israele
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(principalmente in Galilea e sulla costa).
D'altra parte, la corrente principale del movimento nazionale palestinese aveva, sin dal suo inizio,
un forte trend di deportazione. Dove possibile si sono anche comportati così. Per gli arabi di
Palestina, si trattava di una questione dove non era possibile accettare compromessi. Dichiarazioni
di leader arabi, così come la costituzione dell'OLP dal 1964, hanno cercato di scacciare ogni ebreo
che è arrivato in terra di Palestina dopo la Prima Guerra Mondiale. Nel 1948 queste idee sono state
tradotte in azioni. Durante la guerra, gli arabi locali, combattenti accanto alla legione giordana,
hanno costantemente agito per deportare gli ebrei e distruggere le loro case, come è avvenuto nel
quartiere ebraico a Gerusalemme e in Gush-Etzion. Più tardi, gli eserciti arabi hanno agito allo
stesso modo: tutti e dodici gli insediamenti ebraici conquistati da loro sono stati distrutti al suolo,
dopo che i loro abitanti sono fuggiti o sono stati presi prigionieri. Questo era parte del concetto di
deportazione degli ebrei, prevalente sia tra la Arab Elite sia tra le masse. Per tutti era una guerra per
liberare la "loro" terra dalle mani degli ebrei. Per la maggior parte degli arabi l'unico destino che
attendeva gli ebrei di Israele era la distruzione e la deportazione. Questa tendenza araba di
deportazione ha alimentato il pensiero sionista sul transfer nel 1930 e '40.
I profughi Ebrei
Più di mezzo milione di ebrei fuggì dai pogrom verso le nazioni arabe durante e dopo la guerra.
Alcuni ebrei, che per secoli vissero pacificamente con gli arabi nei loro stati, furono costretti a
lasciare le loro case perché i loro vicini arabi avevano paura di loro. loro erano sostenuti dai
sovvenzioni e motivati dal sionismo.
Ancora prima della guerra, i diplomatici arabi dichiararono che l'approvazione del piano avrebbe
minacciato gli ebrei negli Stati arabi. Quando la guerra scoppiò, leggi antisemite venivano varate in
tutto il mondo arabo e si arrivò ad attacchi sia organizzati che spontanei nei confronti degli ebrei. A
Aden (Yemen) 76 ebrei vennero assassinati e 78 feriti, a Haleb (Siria) 10 sinagoghe vennero
bruciate con 5 scuole e 150 case, al Cairo (Egitto) bombe venivano lanciate nel quartiere ebraico
uccidendo dozzine di persone, a Tripoli (Libia) 13 furono assassinati dalla folla, a Ogedda e Dgarra
(Marocco) decine di ebrei vennero uccisi inclusi 20 donne e bambini. In molte nazioni gli ebrei
venivano licenziati, limitati in alcune zone, messi in campi di concentramento, arrestati e
brutalmente interrogati.
Non c'è da stupirsi se l'attività sionista in queste nazioni (arabe) trovò uno sfogo, molti fuggirono
proprio con l'aiuto di queste organizzazioni.
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Moralità
Gli Ebrei hanno massacrato di proposito gli Arabi indifesi durante la guerra.
I combattenti Ebrei hanno agito moralmente e umanamente verso gli Arabi che iniziarono
l'aggressione.
La guerra del 1948 avvenne in zone popolate, e come tutti questi tipi di guerre ha avuto come
vittime i civili.
Durante la prima parte "civile" della guerra entrambi i lati non furono troppo attenti alla possibilità
di uccidere o di ferire i civili. L '"Haganah", avvertì costantemente i suoi membri dal ferirei civili,
mentre la Etzel e Lechi erano molto meno interessate a questo proposito e le milizie arabe spesso
ferirono i civili di proposito. Non c'era quasi nessuna cattura di prigionieri. L'uccisione di civili si
fermò quasi completamente durante la seconda parte della guerra, quando Tzahal già esisteva e
combatté contro ordinari eserciti arabi.
Gli Israeliani hanno commesso molte più stragi tra civili e prigionieri di quelle fatte dagli
Arabi.Complessivamente, circa 800 civili arabi e prigionieri arabi sono stati uccisi, per lo più in
pochi massacri, nei villaggi e nelle città arabe. Il più conosciuto ha avuto luogo nel villaggio di Deir
Yassin, vicino a Gerusalemme, dove sono stati uccisi circa 107 abitanti del villaggio da parte dei
combattenti Etzel e Lechi. Le motivazioni per quelle stragi sono state a volte di generale vendetta
per i compagni uccisi e, talvolta, decisioni di comandanti locali, al fine di provocare una fuga di
massa. Gli arabi locali hanno commesso due massacri tra gli ebrei: 40 lavoratori di una fabbrica di
Haifa sono stati uccisi e 150 combattenti dell'"Hagana" che si erano arresi sono stati massacrati a
Gush-Etzion. Gli eserciti arabi non hanno commesso alcun omicidio o strage di massa durante la
guerra. In alcune occasioni era noto di abuso del corpo da parte delle milizie arabe.
Questa differenza di numeri può essere spiegata dall'enorme differenza di circostanze: tra aprile e
novembre 1948, gli israeliani hanno conquistato circa 400 villaggi arabi, paesi e città. Gli arabi
locali non hanno conquistato un unico insediamento ebraico, e gli eserciti arabi ne conquistarono
meno di una dozzina (la maggior parte che i loro residenti se ne andarono). In altre parole, gli arabi
ebbero meno occasioni di commettere stragi. Considerando il fatto che nella prima parte della
guerra milizie armate combattevano tra comunità di popolazione civile mista, e il gran numero di
insediamenti conquistati, relativamente un piccolo numero di civili sono stati uccisi in confronto a
una qualunque guerra del genere.
Il diritto al ritorno
i rifugiati palestinesi del 48 hanno il sacrosanto diritto di tornare alle loro case
se i palestinesi rifugiati del 48 tornassero a casa,questo minaccerebbe il carattere ebraico dello
stato.
Il problema dei rifugiati è stato creato dalla guerra,iniziata dagli Arabi.Se non ci fosse stata la
guerra,non ci sarebbero stati rifugiati.Alcuni arabi sostengono che l’immigrazione ebraica in
Palestina sia stata un atto di violenza e che lo scoppio della guerra del 48 da parte degli arabi fu
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quindi un atto di auto difesa. La maggior parte dei rifugiati lasciarono le loro case dopo gli attacchi
israeliani o per paura di tali attacchi, cercando un rifugio dal pericolo.La maggior parte di loro
credeva che sarebbe rientrata nel raggio di poche settimane o di pochi mesi,dopo la vittoria araba o
dopo che il conflitto fosse terminato per l’intervento della volontà internazionale.
Il problema dei rifugiati si è mantenuto attuale a seguito della decisione israeliana,quasi
immediata,presa già durante il conflitto nell’estate 48,di impedire il ritorno di coloro che erano stati
portati via o che si erano allontanati volontariamente. Si era infatti capito che un eventuale ritorno
avrebbe destabilizzato in maniera critica l’equilibrio demografico e politico del neonato
paese.L’esercito credeva inoltre che un ritorno dei rifugiati avrebbe potuto rappresentare un
potenziale aiuto al nemico,creando un problema di sicurezza.
Un altro fondamentale fattore che ha mantenuto vivo il problema dei rifugiati è il rifiuto dei vicini
paesi arabi,dove i rifugiati erano emigrati,di assorbirli e permettere loro una integrazione.Era infatti
nei loro interessi non risolvere il problema dei rifugiati,usandolo come pretesto per mettere
pressione politica su Israele ed avere una riserva umana da usare nei conflitti contro Israele.
Molti rifugiati non vollero integrarsi,vedendo nell’integrazione la rinuncia totale alla loro speranza
di ritorno.
I campi profughi palestinesi sono ora dei poverissimi quartieri alle propaggini delle grandi città
arabe, mantenuti economicamente da oltre 60 anni dagli aiuti internazionali.Si proclamano in diritto
di tornare in Israele ancora oggi,ed è questo un modo per molti arabi per cercare di destabilizzare
l’esistenza di Israele.
Per molti paesi arabi, i campi profughi palestinesi rappresentano ancora l’umiliazione subita nella
guerra del ‘48 e sono il simbolo dell’ingiustizia che la fondazione dello Stato di Israele ha causato
nel mondo arabo. Israele, dal canto suo, continua a proclamarsi contrario al diritto di ritorno dei
profughi, sostenendo che significherebbe la fine di Israele come Stato ebraico e forse porterebbe
addirittura alla sua distruzione.
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Peula 5
La Guerra
del 1967
HASHOMER HATZAIR ITALIA
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Giovedi 19 maggio 2011
Obama: "Israele e palestinesi nei confini del '67". Netanyahu
esclude il ritiro, no anche da Hamas.
WASHINGTON -
Il futuro degli Stati Uniti è legato al Medio Oriente e a quello che sta
succedendo nella regione nordafricana. Per questo i processi in corso nell'area vanno
sostenuti. Barack Obama traccia così la strategia Usa nel suo atteso discorso rivolto al
mondo arabo. Annuncia aiuti economici e delinea le prossime tappe del
ma
incassando anche un secco no da Netanyahu sul ritorno di Israele ai confini del 1967
e da Hamas sul riconoscimento dello Stato di Israele.
Medio Oriente. Lo 'status quo' tra israeliani e palestinesi "non è più sostenibile", ha
spiegato Obama (che domani incontrerà alla Casa Bianca il premier israeliano
Benjamin Netanyahu), ribadendo che Israele "ha diritto" alla sua sicurezza e "i
palestinesi non raggiungeranno mai la loro indipendenza semplicemente negando a
Israele il diritto di esistere". Per questo "è tempo" che vi siano "due Stati per due
popoli", capaci di vivere uno a fianco dell'altro in pace e sicurezza e che i negoziati
riprendano. Per il leader Usa, infine, il futuro Stato palestinese dovrà essere
"smilitarizzato" con i confini basati su quelli del 1967.
La cosa, però, non piace a Netanyahu, che esclude un ritiro di Israele sui limiti 1967 e
si richiama a una lettera di rassicurazioni indirizzate in proposito a Israele nel 2004
dall'amministrazione di George W. Bush. Negativa anche la prima reazione che arriva
da Gaza: "Discorso schierato. Obama è di parte. Non riconosceremo mai Israele", ha
fatto sapere Hamas. (…)
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20.5.2011
Abu Mazen chiede intervento Obama
"Confini '67, pressioni su Netanyahu"
21:09 - Il leader palestinese Abu Mazen
ha chiesto al presidente Usa Barack
Obama di fare pressioni sul primo
ministro israeliano Benyamin Netanyahu
affinchè quest'ultimo accetti uno Stato
palestinese entro i confini del 1967. La
richiesta di un ritiro di Israele nei territori
antecedenti alla "guerra dei sei giorni"
era arrivata, a sorpresa, proprio dalla
Casa Bianca. Ma la reazione di Tel Aviv
è stata molto fredda.
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Obama: «Frainteso sui confini del 1967
di Israele»
Il presidente americano Barack Obama ha
detto che la sua idea di uno stato palestinese
entro i confini del 1967 con scambi di
territori, manifestata nel suo discorso di
giovedì scorso, è stata «fraintesa». Oggi,
davanti all'assemblea annuale dell'Aipac, la
principale lobby filo-israeliana negli Usa,
Obama ha sottolineato che gli scambi di
territori fra palestinesi e israeliani potrebbero
portare a confini diversi da quelli nati dal
conflitto arabo-israeliano del 1967. La posizione del presidente Usa - ha spiegato lo
stesso Obama - è che gli israeliani e i palestinesi «negozieranno una frontiera diversa
da quella che esisteva il 4 giugno 1967», tenendo conto delle «nuove realtà
demografiche sul terreno e i bisogni delle due parti».
Barack Obama ha ribadito l'impegno «incrollabile» degli Stati Uniti nella difesa della
sicurezza d'Israele e ha ripetuto che i negoziati sui confini tra israeliani e palestinesi
dovrebbero essere basati sulle linee del 1967 con «scambi mutualmente concordati».
Il capo della Casa Bianca ha sottolineato che questa sua affermazione è stata male
interpretata. «Lasciatemi chiarire cosa significa 'confini del 1967 con scambi
mutualmente concordati'. Significa che, per definizione, israeliani e palestinesi
negozieranno un confine che è diverso da quello esistente il 4 giugno 1967. Questo è
ciò che 'scambi mutualmente concordati' significa».
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, durissimo pochi giorni fa sulla proposta
americana, oggi si è detto soddisfatto. «Sono deciso ad operare col presidente Obama
per ricercare le strade adatte a rilanciare le trattative di pace. La pace è un bene
essenziale per tutti noi». Obama ha precisato che questa formula «consentirà alle parti
di prendere atto di tutti i mutamenti avvenuti negli ultimi 44 anni», incluse le nuove
realtà demografiche sul campo: «la meta finale resta quella di due stati per due popoli
in grado di godere auto-determinazione, riconoscimento reciproco e pace».
22 maggio 2011
HASHOMER HATZAIR ITALIA
Ebraismo, Sionismo e Socialismo
IL DISCORSO IL PREMIER RICEVE UNA CALOROSA ACCOGLIENZA AL CONGRESSO USA
Netanyahu non fa concessioni «No al ritiro
nei confini del ' 67»
I palestinesi furiosi: «E' una dichiarazione di guerra» Il
leader d' Israele conferma solo di non voler nessuna pace
Tahar Al Nounou, portavoce di Hamas
WASHINGTON - Neppure al Parlamento israeliano lo hanno mai applaudito tanto. Ventisei
standing ovation, con i membri del Congresso Usa in piedi a spellarsi le mani. Compreso
quando ha affermato che gli israeliani in Giudea e Samaria - territori arabi conquistati nel
conflitto del 1967 - non sono degli occupanti come «gli inglesi in India, i belgi nel Congo». Il
premier israeliano Benjamin «Bibi» Netanyahu ieri giocava in casa e dunque non gli è stato
difficile ribadire le sue condizioni. Parlando al Congresso, il capo del governo non ha fatto
aperture sostanziali e ha risposto in modo franco alla richiesta della Casa Bianca: Israele non è
disposto a tornare ai confini del 1967. Un nuovo no alla richiesta del presidente Obama che ha
proposto questa soluzione come base di partenza del negoziato. Una posizione quella di Bibi che
rende complicata la ripartenza della trattativa. «Siamo disposti a fare concessioni dolorose,
saremo generosi sulle dimensioni dello Stato palestinese - ha affermato Netanyahu -. Ma
saremo fermi sul dove fissare i confini». Quindi il premier ha ribadito che Gerusalemme
rimarrà la «capitale unita dello Stato ebraico», anche se sarà possibile trovare soluzioni per
venire incontro alle aspettative dei palestinesi che rivendicano la sovranità sulla parte Est.
Quanto al nodo dei rifugiati dovrà essere risolto all' interno delle frontiere della futura
Palestina. «L' unica pace è quella che si può difendere», ha continuato e per questo Israele
intende mantenere una presenza militare di «lungo termine» lungo il Giordano. E nei territori
palestinesi resteranno alcune colonie. Netanyahu si è poi rivolto al presidente dell' Autorità
palestinese Mahmoud Abbas chiedendogli di tornare alla trattativa rompendo l' accordo con
Hamas, definita «una versione locale di Al Qaeda». Consapevole del pieno sostegno del
Congresso, il premier si è lasciato andare anche a una lieve ironia sugli sforzi Usa per costruire
la democrazia in Medio Oriente: «Noi non ne abbiamo bisogno. In Israele lo abbiamo già fatto».
Alla vigilia del discorso i commentatori israeliani avevano ipotizzato «una sorpresa» del
premier. Invece Bibi è ridisceso nella sua trincea, rischiando di rendere ancora più tempestose
le relazioni con Barack Obama. Con i palestinesi, poi, lo scontro è aperto. Furiose le loro
reazioni. Netanyahu «è un ostacolo alla pace», «le sue parole sono una dichiarazione di
guerra», hanno affermato: non ci resta che andare avanti con il progetto di proclamare uno
Stato palestinese all' Assemblea Onu di settembre. Una mossa che lo stesso Obama ha chiesto di
evitare. Il Medio Oriente vivrà un' altra estate calda. Guido Olimpio RIPRODUZIONE
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Olimpio Guido
(25 maggio 2011) - Corriere della Sera
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