REGIONE LIGURIA UNIONE EUROPEA Confederazione Italiana Agricoltori di Savona Sede Provinciale di Savona Via Dalmazia 167, 17031 ALBENGA (SV) Tel: 0182-53176 Fax: 0182- 544065 e-mail: [email protected] - www.cialiguria.it Reg. CE 1257/99 - P.S.R della Regione Liguria - Misura C (3) - Formazione Professionale - Sottomisura 3.3. Progetto dimostrativo “ La coltivazione protetta e fuori suolo della fragola varieta’ Mara de Bois in aree agricole marginali mediante l’utilizzo di tecniche di lotta integrata con riutilizzo delle sostanze nutritive ” 1 La provincia di Savona ed in particolare la piana di Albenga è da sempre conosciuta per le produzioni orticole pregiate, cosiddette “primizie”. Basti pensare all’asparago violetto, al carciofo spinoso, alla zucca trombetta e al pomodoro cuor di bue. Da alcune decine di anni, a seguito della grave crisi del settore ortofrutticolo, che ha visto una flessione dei consumi, ha messo letteralmente in ginocchio i produttori, che sempre più spesso si sono visti remunerati al di sotto dei loro costi di produzione, si è avviata la conversione dall’orticoltura, che pur permane con ottimi livelli qualitativi, al florovivaismo. La CIA di Savona, con il progetto dimostrativo denominato“ La coltivazione protetta e fuori suolo della fragola varieta’ Mara de Bois in aree agricole marginali mediante l’utilizzo di tecniche di lotta integrata con riutilizzo delle sostanze nutritive ” ha voluto fornire un contributo per rilanciare le “primizie”. Quindi, insieme all’asparago violetto, al carciofo spinoso, alla zucca trombetta e al pomodoro cuor di bue, rilanciare la fragola. Produzione che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta si era imposta sul mercato, soprattutto nella zona di Cenesi in Comune di Cisano sul Neva. Si produceva una quantità di tutto rispetto, rimanendo pur sempre una produzione di nicchia, e venivano serviti i mercati da Ventimiglia a La Spezia. Poi venne scalzata dalla concorrenza della Spagna e di Israele. Utilizzando la tecnica del fuori suolo, già sperimentata con successo in Israele ed in Olanda, che migliora la produzione dal punto di vista qualitativo e quantitativo, riduce notevolmente l’uso di acqua e di sostanze nutritive, contribuendo anche ad una maggiore tutela ambientale, si vuole ritornare ad avere una produzione significativa per puntare alla vendita diretta. Commercializzare direttamente i prodotti agroalimentari nei luoghi di produzione, adottando la cosiddetta “filiera corta”, è importante per garantire una giusta remunerazione ai produttori e contestualmente permettere ai consumatori di acquistare un prodotto più fresco ad un prezzo inferiore, in quanto vengono annullati tutti i passaggi intermedi. Inoltre, in una realtà turistica come è quella locale, l’offerta di prodotti agricoli direttamente al “consumatore turista”, contribuisce anche alla valorizzazione e promozione dei territori e serve a sviluppare un turismo culturale, ambientale e del gusto. Il Presidente della C.I.A.di Savona ( Aldo Alberto ) IL PROGETTO DIMOSTRATIVO 2 La fragola è la coltura che ha avuto ed ha la maggiore evoluzione di tecnica colturale degli ultimi decenni. Il rapido evolversi della "tecnica" fa sì che la coltivazione della fragola subisca degli spostamenti da un’area dove si utilizzano certe tecniche ad un’altra che ne introduce di nuove. L'Europa la Spagna, l'Italia e la Francia sono i tre principali produttori di fragole. Negli ultimi anni in Belgio, Olanda ed in alcune zone alpine italiane si è avuta una espansione della fragola con la messa a punto di tecniche di coltivazione "fuori suolo" per produrre fragole "fuori stagione" che può significare una produzione anticipata quanto una ritardata La zona oggetto di intervento da parte del progetto dimostrativo ha interessato il comune di Nasino con l’azienda pilota “U LUVU” di Bellotoma Loredana – Via Montello 2/a – NASINO(SV). Questo comune e' rappresentativo di una porzione del territorio del comprensorio della Comunita' Montana Ingauna in cui l'agricoltura è un'attivita' marginale limitata a poche aziende agricole e/o all'attivita' di agricoltori part-time. In queste zone è sviluppato l'abbandono del territorio e molto diffusi sono i coltivi abbandonati. Le poche aziende agricole attive non hanno incentivi per poter promuovere produzioni specifiche e quindi favorire il recupero di zone abbandonate. Queste realta' non sono competitive come l'agricoltura industriale ed intensiva praticata nella piana albenganese per esempio. Le realta' mesoclimatiche tra l'altro rendono questi territori comunali non adatti alla coltivazione di tutte le varieta' e le specie coltivabili ad esempio lungo la fascia costiera. Altro problema e' quello legato alla scarsa meccanizzazione che rende le poche colture praticate economicamente redditizie solo e limitatamente nei pressi dei centri abitati. La fragola e le altre specie che appartengono ai "piccoli frutti" trovano in questi contesti territoriali condizioni climatiche particolarmente adatte alla loro coltivazione. La tipologia di coltivazione fuori suolo consente in coltura protetta (tunnel) di ottenere ottimi risultati sia di produttivita' che di rapporto con l'ambiente tali da incentivare il mantenimento dei terreni coltivati ed il recupero funzionale dei terreni incolti anche attraverso la divulgazione e la diffusione della conoscenza delle qualita' delle produzioni stesse. L'attivita' prevista dal progetto e' stata quella di fornire una struttura esistente della tecnologia in grado di attuare la tecnica del fuori suolo specializzando la produzione sulla fragola var. "Mara de Bois" che presenta ottime caratteristiche di coltivabilita' (rifiorente con raccolto scalare, ottima resistenza alle patologie, ottime caratteristiche organolettiche, ecc. ) orientando il sistema di coltivazione verso un completo riciclo di tutti i prodotti utilizzati in fase di produzione (soluzioni nutritive in eccesso, substrati per il fuori suolo, ecc.) ed un uso di prodotti fitosanitari compatibili con le tecniche di lotta integrata L'incentivo che si è voluto dare alla diffusione della coltivazione della fragola fuori suolo ha avuto come obiettivo generale la divulgazione della coltivazione di queste specie con la tecnica del fuori suolo e quindi dello sfruttamento dello spazio a disposizione sempre esiguo (ad es. le fasce in versante) con ottimi risultati produttivi ed economici. La produzione integrata di queste specie ha un carattere innovativo per la zona e consente di aprire nuovi indirizzi di mercato a vantaggio dei produttori locali. Si prevede localmente l'aumento della richiesta di tali prodotti sul mercato ( impiego nelle realta' gastronomiche locali, impiego in pasticcerie e gelaterie, vendita sui mercati generali, ecc) e come obiettivo specifico il recupero funzionale dei terreni ex agricoli con risvolti positivi sull'ambiente, sul paesaggio e sulla stabilita' idrogeologica dei versanti. Il progetto si è anche prefisso di recuperare il territorio attraverso l'incentivo della coltivazione fuori suolo della fragola e dei piccoli frutti. Risvolti positivi, come dimostrato dalla convenienza e dalla praticità della coltivazione, possono ricadere sull'intero territorio ligure: esempi sono gia' attivi in localita' della provincia di Imperia e nel Cuneese. All'impianto delle piantine segue un inizio della produzione in circa 20-30 giorni con ottime prospettive di produzione. VANTAGGI DEL “FUORI SUOLO” NELLA FRAGOLA 3 I principali vantaggi offerti dalle moderne colture “fuori suolo” realizzate in coltura protetta possono essere così sintetizzati: • • • • • • • Possibilità di aumentare le rese unitarie ed in alcune colture anche la precocità di raccolta Possibilità di migliorare le caratteristiche qualitative delle produzioni, con riferimento alla maggiore uniformità di pezzatura e delle caratteristiche fisico chimiche dei frutti in relazione ad una ottimale alimentazione idrica e minerale della pianta Possibilità di ridurre il fabbisogno di manodopera in relazione alla soppressione di alcune operazioni colturali assai impegnative (lavorazione e disinfezione del terreno) sostituite da altre piu’ agevoli (dislocazione e gestione dei sacchi di coltura. Maggiore efficienza del lavoro nelle fasi di raccolta (raccolta manuale più agevole) Possibilità di ridurre i consumi idrici, soprattutto negli impianti a ciclo chiuso Possibilità di ridurre l’impiego di fitofarmaci e fitoregolatori e maggiori possibilità di attuare strategie di difesa integrata Possibilità di eliminare la disinfezione del terreno utilizzando substrati sani In relazione all’ultimo punto va sottolineato che, poiché la pianta si accresce in substrati fuori suolo, si possono risolvere i classici problemi derivanti dai parassiti che attaccano l’apparato radicale ed il colletto (nematodi, funghi e batteri), Inoltre il frutto della fragola coltivata fuori suolo rimane nel pulito e non viene a contatto diretto con la terra ( come avviene per le colture coltivate al suolo), vantaggio non indifferente per quanto riguarda lo stato fitosanitario del frutto prima della raccolta. Veduta panoramica della coltivazione della fragola fuori suolo IL CLIMA 4 La fragola è influenzata maggiormente da due fattori climatici: la temperatura e la luce. I parametri climatici molto differenziati nelle svariate zone di coltivazione, determinano l’esaltazione delle diverse caratteristiche genetiche di ogni varietà e dei differenti sistemi di coltivazione: piante frigo, fresche, in vasetto, ecc..; varietà brevi-diurne, a giorno neutro, rifiorenti, ecc.. I valori ritenuti critici nelle fasi vegetative sono: • • • -12°C temperatura minima letale; -2-0°C temperatura critica durante la fioritura; 25-30°C temperatura massima in coltura protetta durante la fioritura. Sbalzi termici durante la fioritura provocano deformazione dei frutti specie in coltura protetta. Minime termiche elevate ed elevata intensità luminosa sono le condizioni ottimali per l’impiego di piantine fresche e piantagioni autunnali. Attualmente si assiste ad un progressivo aumento della superficie coltivata a fragola sotto tunnel-serra ed una parallela diminuzione di quella a pieno campo, anche quando non viene richiesta una produzione anticipata; questo perché si vuole evitare il rischio di danni dovuti ad intemperie, visto l’alto investimento che la coltura comporta ed i periodi di raccolta sempre a rischio di pioggia, grandine, brinate, ecc.. La copertura viene fatta con film plastici termici di PVC ed EVA ad alta trasparenza, dello spessore di 0,15-0,20 mm; la copertura crea un microclima che agisce sul ciclo colturale anticipando la raccolta di diverse settimane se posta precocemente (dicembre al Sud, gennaio-febbraio al Nord); prolunga e protegge la raccolta nella coltura autunnale se posta all’inizio della fioritura; riduce il rischio di marciume e permette la raccolta anche durante la pioggia in ogni caso. E’ importante evitare sbalzi termici per quanto possibile ed arieggiare molto; meglio qualche giorno di ritardo nella raccolta che tanti frutti deformi o colpiti da botrite. La temperatura all’interno del tunnel non deve superare di giorno i 28-30°C, né si debbono formare forti condense che portano a scottature fogliari e a marciumi di fiori o frutti. SCELTA DEL SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE La fragola si adatta a molti tipi di terreno per quanto i parametri ottimali per la coltivazione siano: • profondità utile superiore a 50 cm; • terreno sciolto o mediamente compatto; • reazione sub-acida; • calcare attivo inferiore al 6%; • salinità inferiore a 2 mS/cm; • assenza di ristagni idrici. La preparazione del terreno deve garantire un regolare deflusso delle acque ed un buon drenaggio. Le prode debbono essere il più possibile alte: 25 cm ed oltre favoriscono un regolare sgrondo delle acque in eccesso ed una migliore areazione delle piante. La pacciamatura con polietilene nero da 0,05-0,07 mm di spessore è pratica oramai 5 indispensabile per contenere lo sviluppo di erbe infestanti, garantire la pulizia dei frutti e ridurre gli attacchi di marciume. I substrati impiegabili nelle colture fuori suolo sono numerosi. Un substrato ideale per la coltura “fuori suolo” dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche fisico chimiche, sanitarie e di compatibilità ambientale: • Una sufficiente stabilità e leggerezza, buone capacità per l’aria e per l’acqua • Una elevata inerzia chimica (bassi valori di capacità di scambio cationico, e di potere tampone) per evitare interferenze con la soluzione nutritiva • Essere esente da parassiti, e facilmente disinfettabile, con possibilità di riutilizzazione • Facilità di smaltimento al termine dell’utilizzo (compatibilità ambientale) COMPOSIZIONE TIPO DEI SACCHETTI UTILIZZATI A NASINO COME SUBSTRATO PER LA COLTIVAZIONE DELLA FRAGOLA FUORI SUOLO La composizione dei sacchetti utilizzati come supporto per la coltivazione è la seguente: - ammendante letame misto maturo; - ammendante proveniente dal compostaggio di materiali organici. La composizione del terriccio è la seguente: - densità t/mc 0,5 - ph 7,8 - umidità % 33,6 - N totale NTK % s.s. 1,6 - N organico % p/p s.s 1,5 - N organico % NTK 97 - C organico totale % p/p s.s. 27,1 - Rapporto C/N 16,3 - C umico ha+fa % 9,8 - P2O5 % s.s. 0,4 - K2O % s.s. 0,9 - Cu mg/kg 117,8 - Zn mg/kg 337,1 - Conducibilità µS/cm 800 6 SCELTA DEL TIPO DI PIANTA Ultimamente sono state messe a punto nuove tecniche di coltivazione per la produzione di frutta "fuori stagione"; queste coltivazioni necessitano di una diversa tipologia di "piante ingrossate"; queste possono essere frigoconservate o piante fresche: • Piante in vasetto: piante fresche che possono avere origine o da piante frigo di diametro piccolo (AA) o da stoloni freschi più o meno radicati e messi in vasetti di materiale plastico a completare la radicazione. • Cime radicate: piante fresche originate da giovani stoloni provvisti di abbozzi radicali fatti radicare in vassoi di polistirolo con 50-80 alveoli e vendute pronte per il trapianto. • A+ : piante frigoconservate selezionate con calibro al colletto superiore a 14 mm. • Trayplant (TP): piante frigoconservate con una parte di foglie, ottenute da stoloni fatti radicare e poi ingrossati in estate-autunno in appositi contenitori e in ambienti protetti. • Waiting bed (WB): piante frigoconservate dopo un ingrossamento in letto d’attesa con 2 o più gemme a fiore. Le "piante ingrossate" trovano applicazione nelle colture "fuori stagione" sia per produzioni autunnali sotto tunnelserra che per produzioni estive di montagna, essendo in grado di emettere un numero di fiori sufficiente a garantire una buona produzione già dopo 50-70 giorni dalla piantagione. Sono anche le sole piante utilizzabili nella coltivazione "fuori suolo", una tecnica messa a punto in Belgio e Olanda che sta trovando sempre più interesse e 7 qualche applicazione anche in Italia; è una tecnica molto sofisticata e costosa che consiste nel coltivare le piante di fragola in sacchi di torba concimata adagiati su sostegni a 1,201,50 m da terra entro serre dotate di fertirrigazione. Le "piante ingrossate" consentono due cicli di produzione, il primo a 60-70 giorni dopo il trapianto ed il secondo, normale, in primavera. Le piante fresche radicate in vasetto consentono di anticipare la piantagione di circa un mese rispetto alle piante fresche spagnole, effettuato nel meridione italiano, con indubbi vantaggi per l’aumento di produzione e la precocità che ha la pianta fresca rispetto a quella tradizionale di frigo. DENSITA’ DI PIANTAGIONE L’impianto a file combinate su prode coperte con film di polietilene nero, forato o da forare, è il sistema largamente più usato, sia nella coltivazione in tunnel-serra che in pieno campo, ed offre le migliori garanzie produttive con una densità media di 50.000 piante/ha. Nel sud Italia e nel veronese la densità media aumenta a 60-80.000 piante/ha; occorre però segnalare come in alcune aree siano diffusi anche impianti con tre o quattro file per prode o con distanze molto ravvicinate lungo la fila che permettono di superare le 100.000 piante/ha. Il metodo usato a DOPPIO STRATO consente di superare le 180.000 piante/ha. 8 LA SOLUZIONE NUTRITIVA La soluzione nutritiva costituisce il mezzo liquido da cui le radici delle piante prelevano il loro fabbisogno idrico e minerale. Quando si opera su substrati inerti per il fuori suolo la soluzione nutritiva deve contenere tutti gli elementi minerali (macro e microelementi) al pH stabilito e alla giusta concentrazione. Tra gli elementi che si considerano indispensabili per le piante troviamo: • I macroelementi: Carbonio (C), Idrogeno (H), Ossigeno (O), Azoto (N), Fosforo (P), Potassio (K), Calcio (Ca), Zolfo (S), Magnesio (Mg) • I microelementi: Ferro (Fe), Manganese (Mn), Zinco (Zn), Rame (Cu), Boro (B), Molibdeno (Mb) I primi tre (carbonio, idrogeno e ossigeno) costituiscono oltre il 90% della sostanza fresca della pianta, e vengono assorbiti direttamente dall’aria e dall’acqua e quindi non necessitano di essere apportati con la soluzione nutritiva. I micro e i macroelementi, invece, sono apportati esclusivamente con la concimazione tramite la soluzione nutritiva attraverso singoli acidi e Sali, scelti in base ad esigenze di composizione o alla qualità dell’acqua a disposizione. A seconda del tipo e della quantità dei sali disciolti, la soluzione nutritiva varia il suo pH e la sua concentrazione salina. Il pH, che misura l’acidità di una soluzione acquosa, cioè la sua concentrazione in ioni idrogeno, risulta ottimale quando è compreso tra 5,5 e 6,2 ma puo’ essere anche piu’ alto o piu’ basso in relazione alle esigenze specifiche della coltura. Il pH molto basso (< 4,5) determina minore disponibilità di calcio e magnesio, un pH troppo alto (>7,5) diminuisce la disponibilità del fosforo e provoca rapidamente carenze di microelementi, soprattutto il ferro. Pertanto è importante che il pH della soluzione rimanga il più possibile costante entro i valori sopra indicati. Il pH si abbassa aggiungendo un acido alla soluzione, come quelli nitrico, fosforico o solforico. L’innalzamento del pH invece puo’ essere ottenuto con carbonato di potassio o idrato di calcio. COMPOSIZIONE TIPO DEI PRODOTTI DA UTILIZZARE PER LA CONCIMAZIONE La percentuali riferisce alla concentrazione dei prodotti utilizzati. Prodotti a base di azoto: - azoto ammoniacale 5%; - azoto nitrico 17% Prodotti a base di fosforo: - anidride fosforica solubile in acqua 17% - acido fosforico 85% di cui anidride fosforica solubile in acqua 61% Prodotti a base di magnesio: - ossido di magnesio solubile in acqua 9% Prodotti a base di potassio: - ossido di potassio solubile in acqua 23% Prodotti a base di calcio: - ossido di calcio solubile in acqua 14% Prodotti a base di ferro: - ferro chelato con DTPA solubile in acqua 6% 9 Prodotti a base di manganese: - manganese solubile in acqua 7% Prodotti a base di molibdeno: - molibdeno solubile in acqua 9% Prodotti a base di boro: - boro solubile in acqua 8,5% Prodotti a base di zinco: - zinco solubile in acqua al 3% I prodotti con queste basi rispecchiano le dosi indicate nella tabella allegata. I dosatori devono essere regolati in base alla composizione dell’acqua di partenza la cui salinità ed il ph devono essere misurati: la salinità della soluzione concimata non deve superare i 1700-1800µS il ph deve stare tra il 5 ed il 7. PREPARAZIONE DELLA SOLUZIONE NUTRITIVA Un metodo razionale per la preparazione della soluzione nutritiva è quello di prevedere l’impiego di tre soluzioni madri ad alta concentrazione poste in tre vasche separate ( come descritto in figura 3.2 ). Da queste, con metodi diversi, ( miscelatori, dosatori, ) vengono prelevati gli stessi quantitativi di soluzione madre che andranno a confluire nella linea di distribuzione. La divisione dei sali e degli acidi nelle 3 vasche puo’ essere effettuata come segue: • VASCA A: contiene l’acido ( nitrico, solforico o fosforico) che viene impiegato soprattutto per neutralizzare i bicarbonato e stabilizzare il pH della soluzione da utilizzare. L’acido nitrico è quello più utilizzato in quanto lo ione nitrico può essere utilizzato per soddisfare il bisogno di azoto della pianta, assai più elevato rispetto a fosforo e zolfo, ed inoltre perché contribuisce a mantenere le tubazioni libere dal calcare • VASCA B: contiene nitrati di calcio, di potassio e di ammonio ed il chelato di ferro. Nella vasca in caso di acque ricche di bicarbonato, prima di aggiungere i Sali è necessario effettuare una acidificazione (pH 3-4) in modo da garantire la solubilizzazione dei sali che verranno aggiunti • VASCA C: contiene i solfati di magnesio e di potassio, il nitrato di potassio, i fosfati di potassio e i rimanenti microelementi. Anche qui in caso di acque ricche di bicarbonato, prima di aggiungere i Sali è necessario effettuare una acidificazione (pH 3-4) in modo da garantire la solubilizzazione dei Sali che verranno aggiunti 10 CONCIMAZIONE DELLA FRAGOLA FUORI SUOLO UTILIZZATA NEL PROGETTO DIMOSTRATIVO USO TRE VASCHE E DOSATORI PRIMA VASCA: SECONDA VASCA: TERZA VASCA: NITRATO DI CALCIO 15,5 – 26,5 NITRATO DI POTASSIO 6 - 12 ACIDO FOSFORICO 85 DOSE 2 KG/100L DOSE 1,1 KG/100L dose variabile a seconda ph dell’acqua NITRATO DI MAGNESIO 6 – 9 FOSFAZOTO 12 - DOSE 3,7 KG/100L DOSE 0,750 KG/100L FERRO (in forma chelata) EDTA 6 SOLFATO DI POTASSIO 50 DOSE 100 CC/100L DOSE 2,3 KG/100L BORO 8,5 ACIDO DOSE 5CC/100L DOSE 100 CC/100L FOSFORICO 61 85 MANGANESE 7 DOSE 32CC/100L ZINCO 8 DOSE 5 CC/100L MOLIBDENO 9 DOSE 2 CC/100L 11 QUALITA’ DELL’ACQUA La conoscenza della composizione esatta dell’acqua è di fondamentale importanza per il calcolo dei Sali da aggiungere e quindi per la realizzazione della soluzione nutritiva. I parametri che vengono considerati sono: pH, conducibilità, contenuto in cloro, calcio, sodio e bicarbonato, ed i microelementi tipo boro, manganese e zinco. Anche l’eccesso di ferro è negativo specie per l’intasamento dei gocciolatori. Questo si verifica quando il ferro è presente nell’acqua nella forma di ione ferroso in dosi superiori a 1 mg/litro. In questo caso si puo’ far precipitare il ferro con ossigenazione dell’ acqua o meglio con immissione di permanganato di potassio ( 0,6 mg/litro di permanganato di potassio ogni mg/litro di ione ferroso. Conoscendo i fabbisogni nutritivi teorici della coltura e la composizione chimica dell’acqua di irrigazione, si calcolano per differenza le quantità da apportare di ciascun macro e micro-elemento. Veduta particolare di gocciolatore su sacchetto 12 OPERAZIONI COLTURALI Le piantine “frigoconservate” si mettono a dimora o in primavera a partire da un rialzo termico oltre i 5 –6° (temperatura ottimale oltre i 10°) fino alla fine di Giugno o in autunno nei mesi di settembre – ottobre. Dopo aver disposto i sacchetti sui supporti si passa alla piantumazione delle piantine a cui è stata preventivamente accorciata la radice fino ad una lunghezza massima di 6-7 cm. Si passa all’impianto attraverso un attrezzo che permetta di mantenere verticali le radici all’interno del terriccio (es. chiave inglese). Successivamente si passa alla bagnatura che sarà eseguita con soluzione acidificata, se l’acqua irrigua non ha il giusto grado di ph. Accanto alla soluzione acida dovrà essere fornito azoto organico per incentivare la ripresa vegetativa. Dopo un breve periodo (una settimana) si passerà alla soluzione concimata come da tabella allegata regolando le bagnature giornaliere in base alla temperatura esterna ed all’evaporazione. La prima raccolta si effettua a circa 30 - 40 giorni dall’impianto. Durante i primi stadi di crescita della piantina bisogna effettuare una riduzione dei fiori in base alle dimensioni ed allo sviluppo della pianta stessa lasciando cioè un numero di fiori proporzionato alle dimensioni della pianta. Dopo il primo raccolto si procede di solito alla eliminazione degli stoloni che avranno già raggiunto una lunghezza di 1 – 1,5 m. L’eliminazione degli stoloni comporta una reazione della pianta con l’emissioni di molti fiori. La produzione di frutti è continua con picchi di alta produzione e momenti di raccolti più scarsi. La raccolta si protrae fino a ottobre – novembre - dicembre a seconda del clima. Nell’anno successivo le piantine al risveglio vegetativo dovranno essere potate eliminando le foglie secche e i germogli in eccesso lasciando 3 – 4 germogli per pianta. Il ciclo di una pianta dura in media tre anni poi dovrà essere sostituita. Il sacchetto di supporto dovrà essere cambiato con la sostituzione della piantina. Al primo impianto è buona norma cambiare le metà delle piantine dopo il secondo anno e la restante metà al termine del terzo anno per avere sia piante nuove che piante adulte più produttive. Utilizzando piante frigoconservate per la sola produzione primaverile, queste emettono una o due infiorescenze subito dopo la piantagione che vanno asportate prima possibile per favorire una buona radicazione. Dopo 30-40 giorni dalla piantagione, le piante frigo emettono degli stoloni (in numero maggiore se il trapianto è tardivo) che occorre asportare con due - tre interventi. Prima della ripresa vegetativa primaverile, in ogni tipo d’impianto è necessario asportare tutto il fogliame vecchio, lasciando solo quello verde in formazione, allo scopo di ridurre eventuali focolai di infezioni fungine e le forme svernanti di insetti, provvedendo alla distruzione di tutto il materiale, erba compresa, lontano dal campo o dal tunnel-serra. DIFESA DELLA FRAGOLA FUORI SUOLO Il disciplinare nazionale di produzione della fragola è rivolto, nella maggior misura possibile, al rispetto dell’ambiente favorendo l’attività degli insetti , acari ed altri organismi utili presenti naturalmente sul campo. I fitofarmaci dovranno essere impiegati per gli insetti solo dopo il superamento della soglia economica di rischio, utilizzando principi attivi a minor rischio per gli organismi utili. Per le crittogame i riferimenti per determinare tale soglia sono i modelli previsionali o le condizioni fenologiche e climatiche favorevoli allo sviluppo del patogeno. 13 LE PRINCIPALI PATOLOGIE DELLA FRAGOLA Oidio: Patologia fungina che attacca tutte le parti della pianta. Si manifesta dapprima sulle foglie e sui peduncoli fogliari e fiorali, con una colorazione grigiastra, un disseccamento a chiazze ed un accartocciamento della foglia con i lembi verso l’alto. Con la patologia avanzata vengono attaccati anche i frutti manifestandosi attraverso la produzione di una “polverina bianca” che ricopre gli stessi anche a maturità. Attaccando la pianta questa si indebolisce con ripercussioni negative sulla produzione dei frutti; i frutti colpiti non sono commerciabili per la presenza di questo velo biancastro che li deprezza da un punto di vista visivo. Gli interventi per combattere la malattia sono principalmente preventivi e in alcuni casi possono essere curativi. I prodotti utilizzati sono: • - preventivi: zolfo in tutte le sue forme commerciali anche sublimandolo con speciali fornelletti; - Spore del Fungo antagonista Ampellomyces quisqualis; • - curativi-preventivi: prodotti a base di :Miclobutanil, Penconazolo, ecc. Botrite: Patologia fungina attacca tutte le parti della pianta. Si manifesta sia sulle foglie che sui frutti anche acerbi. Provoca disseccamento delle foglie con la formazione di un tipico moncone ad uncino all’apice del picciolo fogliare. Colpisce i frutti colonizzando i residui fiorali dopo l’allegagione. Le conseguenze sono indebolimento della pianta perdita diretta ed indiretta di prodotto. Gli interventi per combattere la patologia sono curativi e preventivi utilizzando prevalentemente o funghi antagonisti quali ad esempio Attinomiceti e Bacillus subtilis o principi chimici quali Tollifuanide, Cyprodinil+Fludioxonil. Maculatura bruna, peronospora: Patologia batterica e fungina attacca tutte le parti della pianta. Si manifesta sulle foglie con seccumi a chiazze e diffusi. Si interviene in prevenzione con prodotti a base di rame da utilizzare in autunno ed in primavera alla ripresa vegetativa. Patologie funginee radicali: Si interviene in prevenzione con prodotti sistemici a base di Fosetyl alluminio o di potassio alla ripresa vegetativa. Tripide: Il tripide attacca il ricettacolo fiorale provocando aborti nei frutti o comunque danneggiamenti alla forma e dimensione dei frutti stessi (frutto a naso di gatto). Osservando il fiore si può riconoscere la presenza del tripide al suo interno . L’insetto che si presenta di forma allungata ( lungo circa 1 mm) si muove rapidamente intorno al ricettacolo fiorale. Gli interventi sono preventivi e curativi e si possono utilizzare con 14 successo sia antagonisti naturali quali il fungo Bauveria bassiana sia prodotti di sintesi quali ad esempio lo Spinosad. Il periodo di intervento è all’emissione dei primi fiori e prevede 1-2 trattamenti con i prodotti di sintesi ed interventi settimanali con la Bauveria. Larva di tripide tripide adulto Foto del Dott. Agr. Gianluigi Nario ( C.I.A. di Savona) Ragnetto rosso: L’acaro attacca la pianta posizionandosi soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie. Per evitare attacchi massicci bisogna contenere al massimo l’uso di insetticidi chimici che limitano gli antagonisti naturali. L’uso di Beauveria bassiana combatte ed ostacola il parassita. Interventi con prodotti di sintesi in presenza di attacchi massicci possono essere eseguiti con prodotti che agiscono o sulle uova quali ad esempio l’Exitiazox o sugli adulti quale ad esempio il Fenazaquin. Ragnetto rosso (foto del Dott. Agr. Gianluigi Nario – CIA Savona) afidi 15 Approfondimento tecnico FUNGHI ENTOMOPATOGENI Beauveria bassiana E’ un bioinsetticida naturale indicato per la difesa delle colture orticole ed ornamentali in serra o sotto tunnel freddi o riscaldati E’ un fungo con un ceppo presente in natura e non modificato geneticamente, attivo contro tutti gli stadi di sviluppo ma in particolare su quelli giovanili di aleurodidi (bemisia tabaci, Bemisia argentifolii, Trialeurodes vaporarium), tripidi (frankliniella occidentalis, Thrips spp), afidi (aphis gossypii, aphis spiraecola) e ragnetto rosso (Tetranychus urticae) Meccanismo di azione: Agisce per contatto. Le spore del fungo a contatto con l’insetto o acaro bersaglio germinano e grazie alla produzione di speciali enzimi il micelio prodotto è in grado di penetrare la chitina invadendo il corpo del parassita. La proliferazione invasiva delle ife del fungo determina la morte rapida dell’insetto o acaro bersaglio. Oltre a tale azione, c’è quella meccanica dovuta alla perforazione della chitina dell’insetto bersaglio che determina una progressiva disidratazione ed una perdita di nutrienti con conseguente morte del parassita. La morte dei fitofagi bersaglio avviene in un tempo medio di 3-5 giorni dopo la penetrazione del micelio nel corpo dell’insetto. Si consiglia di effettuare la prima applicazione all’inizio dell’infestazione, ripetendo l’intervento a 5-10 giorni di distanza, con l’esecuzione dei successivi trattamenti alla ricomparsa dei litofagi. Va applicato preferibilmente nelle prime ore del mattino o al tramonto, quando l’umidità relativa è piu’ elevata e gli adulti sono meno mobili. Un buon livello di umidità relativa (superiore a 60%) o un velo d’acqua favoriscono la germinazione delle spore della Beauveria. Dopo l’applicazione del prodotto sulla coltura di solito sono poi necessarie almeno 24-36 ore per l’avvio dell’infezione (a seconda della temperatura), mentre i litofagi possono vivere ancora alcuni giorni (3-5) dopo la penetrazione del fungo nel loro corpo 16 LE FOTO DEL CICLO DI COLTIVAZIONE A NASINO NELL’ AZIENDA AGRICOLA “ U LUVU” PARTICOLARE DEL SUPPORTO CON DRENAGGIO PARTICOLARE DEL SUPPORTO CON DRENAGGIO E POSIZIONAMENTO DEL SACCHETTO PARTICOLARE DELL’IMPIANTO DI IRRIGAZIONE: DOSATORI, BOTTI ELETTROVALVOLE E CENTRALINE PARTICOLARE DELL’IMPIANTO DI IRRIGAZIONE: CAPILLARE PARTICOLARE DELL’IMPIANTO A INIZIO CICLO 17 FRAGOLE A 7 GIORNI DALL’IMPIANTO FRAGOLE A 15 GIORNI DALL’IMPIANTO FRAGOLE IN ALLEGAGIONE FRAGOLA IN FIORITURA FRAGOLE IN MATURAZIONE CON EMISSIONE DI STOLONI 18 FRAGOLE IN MATURAZIONE FRAGOLE AD INIZIO RACCOLTO PIANTA CON IL PRIMO RACCOLTO FRAGOLE FASE SUCCESSIVA AL PRIMO RACCOLTO CON STOLONI 19 PARTICOLARE DI STOLONE 3 PRONTO AL TAGLIO DI POTATURA FRAGOLA DI MEDIA PEZZATURA PRONTA PER LA RACCOLTA 20 LA VISITA GUIDATA IN PIEMONTE Az. Agricola Risso Graziella 21 Si ringrazia per la collaborazione: L’Azienda Agricola “U LUVU” di Bellotoma Loredana (azienda pilota del progetto dimostrativo); Il responsabile tecnico del progetto dimostrativo: Dott. For. Gianluca Bico L’agrot. Fruttero Paolo del gruppo AGRITECH di Torre San Giorgio (CN) Il collaboratore esterno Dott. Agr. Gianluigi Nario, tecnico della Confederazione Italiana Agricoltori di Savona 22