Atomo di idrogeno, un approccio gruppale Jacopo Nespolo∗ 25 Marzo 2009 Sommario In queste pagine saranno discusse le simmetrie dell’atomo di idrogeno, il cui studio porta alla determinazione dei livelli energetici e della loro degenerazione senza passare per l’equazione di Schrödinger. Sarà inoltre discussa in dettaglio la determinazione delle rappresentazioni di SO(4). 1 Introduzione: degenerazioni e simmetrie Cosı̀ come in meccanica classica, anche in meccanica quantistica le simmetrie sono collegate a delle leggi di conservazione, che si traducono nella degenerazione dei livelli energetici del sistema in esame. L’Hamiltoniana per un atomo idrogenoide può essere scritta nella forma H= p2 Ze2 − 2µ r (1) in cui µ è la massa ridotta del sistema nucleo-elettrone. Definendo il momento angolare orbitale L=q×p Li = ijk qj pk (i = 1, 2, 3) è facile verificare che tutte le componenti di L commutano con H. [Li , H] = 0 (2) Ciò è dovuto all’invarianza per rotazioni dell’Hamiltoniana, in cui infatti compaiono solo quantità scalari, cioè all’invarianza dell’Hamiltoniana sotto trasformazioni del gruppo SO(3), di cui le componenti del momento angolare costituiscono i generatori infinitesimi. L’uso di questo risultato, unitamente al teorema di degenerazione, spiega la degenerazione rispetto agli autovalori m di una qualsiasi proiezione di L lungo un asse, per esempio L3 , proiezione lungo l’asse z dei livelli energetici di un qualsiasi sistema dotato di simmetria sferica. Non basta però da solo a spiegare la degenerazione rispetto all’autovalore l di L2 , che sappiamo caratterizzare i livelli dell’atomo di idrogeno. ∗ email: j.nespolo AT gmail.com 1 Per questo dobbiamo cercare un’altra legge di conservazione e una classe simmetria più ampia. Avendo esaurito le simmetrie geometriche del sistema, ci aspettiamo che quest’ulteriore legge di conservazione dipenda dalla particolare forma dell’interazione Coulombiana che lega l’elettrone al nucleo, cioè una simmetria di carattere dinamico. A questo proposito ci viene in aiuto l’equivalente classico del nostro sistema. 2 Problema Kepleriano classico e vettore di RungeLenz L’Hamiltoniana classica per una particella in un campo Kepleriano descritto dal potenziale V = − κr , nel sistema di riferimento del centro di massa è H= p2 κ − 2µ r nella quale si nota subito la parentela con l’Hamiltoniana (1) dell’atomo di idrogeno, che si ritrova mediante la sostituzione κ = Ze2 . Sappiamo dai corsi di Fisica 1 che una soluzione particolare delle leggi del moto è data da un’orbita ellittica in cui il centro attrattore occupa uno dei due fuochi. H è indipendente dal tempo, dunque l’energia E è una costante del moto. Inoltre H è invariante per rotazioni, perciò il moto si svolge su un piano e il momento angolare è un vettore costante ortogonale al piano dell’orbita. Le caratteristiche geometriche dell’orbita sono legate alle quantità dinamiche del sistema. Indicando con a ≡ semiasse maggiore b ≡ semiasse minore p e ≡ eccentricità = (a2 − b2 ) a Figura 1: Orbita ellittica di una particella in un potenziale Kepleriano si verifica che E=− κ 2a L2 = µκa(1 − e2 ) = µκ b2 . a L’invarianza per rotazioni è sufficiente a giustificare che le orbite siano contenute in un piano, ma non che siano chiuse. Infatti una piccola perturbazione 2 all’interazione (come per esempio la presenza di altri corpi celesti nel sistema Terra-Sole) fa sı̀ che gli assi dell’ellisse precedano lentamente, aprendo l’orbita. Questo ci suggerisce che ci sia un’altra quantità conservata che è legata all’orientamento dell’orbita nel piano ortogonale a L. In nostro aiuto viene un’altra costante del moto, il vettore di Runge-Lenz M≡ p∧L κ − r µ r che è diretto dal centro attrattore al perielio dell’orbita. Si può verificare che valgono le seguenti relazioni L·M=0 2H 2 M2 = L + κ2 µ 3 Vettore di Runge-Lenz quantistico La definizione di M data in meccanica classica non può essere importata a costo zero in meccanica quantistica, in quanto non darebbe vita a un operatore Hermitiano, giacché L ∧ p 6= −p ∧ L. Ridefiniamo allora M come una media simmetrica delle due scritture: κ 1 (p ∧ L − L ∧ p) − r 2µ r 2 p ri − (p · r)pi κ Mi = − r. µ r M= Sfruttando il postulato di quantizzazione si calcolano facilmente le seguenti relazioni [M, H] = 0 L·M=M·L=0 2H 2 M2 = (L + ~2 ) + κ2 µ che sono gli equivalenti quantistici dei risultati classici della sezione precedente. Tratteremo ora gli Mi come generatori infinitesimi di una trasformazione, cosı̀ come si fa con gli Li e le rotazioni spaziali. 4 Costruzione dell’algebra di M e L Calcoliamo i 15 commutatori che costituiscono l’algebra generata da M e L: [Li , Lj ] = i~ijk Lk [Li , Mj ] = i~ijk Mk 2i~ [Mi , Mj ] = ijk HLk . µ 3 (3a) (3b) (3c) La prima relazione da origine a un’algebra chiusa 1 , che sappiamo essere l’algebra del ricoprimento del gruppo delle rotazioni SO(3). Tuttavia M e L insieme non formano un’algebra chiusa, come possiamo vedere dalla (3c), in cui, oltre agli operatori dell’algebra compare anche l’operatore Hamiltoniana. Avendo però notato che H non dipende esplicitamente dal tempo e che commuta con M e L, possiamo restringerci a un sottospazio degli stati del sistema relativo a un determinato autovalore dell’Hamiltoniana2 . Cosı̀ in (3c) possiamo sostituire all’operatore il suo autovalore e riguadagnare un’algebra chiusa. Per comodità definiamo r µ M A≡ − 2E cosicché le (3c) diventano [Ai , Aj ] = i~ijk Lk . 5 (4) Il Gruppo SO(4) Come abbiamo già osservato, i sei generatori A e L, a energia fissata E costituiscono un’algebra chiusa. Vediamo che tale algebra può essere identificata con quella di SO(4). Seguendo la trattazione di [1], possiamo scrivere le componenti di L come Lij = qi pj − qj pi i, j = 1, 2, 3 L = (L23 , L31 , L12 ) . Estendiamo ora il nostro spazio a una quarta dimensione inventandoci dei q4 e p4 tali che A = (L14 , L24 , L34 ) e si verifica con un po’ di conti che le regole di commutazione (3a), (3b) e (4) restano valide. Il gruppo generato dai Ai e Lj è la generalizzazione a 4 dimensioni di SO(3), cioè SO(4). Notiamo che q4 e p4 sono coordinate fittizie e dunque la simmetria SO(4) non corrisponde a una simmetria geometrica dell’atomo di idrogeno, bensı̀ a una simmetria dinamica. È importante comunque sottolineare che la simmetria geometrica SO(3) è contenuta in SO(4) come sottogruppo. I risultati fin qui descritti sono validi solo per autovalori discreti dell’energia, mentre per gli stati di scattering le relazioni di commutazione devono essere sostituite da altre, alle quali non siamo interessati per i nostri scopi. Per curiosità comunque, si può dimostrare che per gli stati di scattering sono verificate le regole di commutazione dell’algebra di un gruppo di simmetria isomorfo al gruppo di Lorentz in 3+1 dimensioni. 1 Commutatori fra elementi dell’algebra portano ancora a elementi dell’algebra realtà non è strettamente necessario restringersi a un autospazio dell’energia, in quanto abbiamo già osservato che il vettore di Runge-Lenz commuta con l’Hamiltoniana, e non è dunque ambiguo dividere M per la radice di −H, evitando cosı̀ che questa compaia nei commutatori (3c) 2 In 4 Ci accingiamo ora allo studio del gruppo SO(4), previo un breve rinfresco della memoria su alcune nozioni che ci serviranno in seguito. Riprenderemo il nostro problema della determinazione dei livelli energetici dell’atomo di idrogeno nell’ultima sezione. 6 Preliminari alla determinazione delle rappresentazioni di SO(4) In questa sezione ricorderemo brevemente alcuni concetti quali il teorema di addizione dei momenti angolari, le definizioni di tensore sferico e di coefficiente di Clebsch-Gordan e il teorema di Wigner-Eckart. 6.1 Addizione dei momenti angolari e coefficienti di ClebschGordan Consideriamo un sistema composto: per semplicità e senza perdere di generalità prendiamo un sistema formato da due soli sottosistemi, per esempio due particelle libere. Detti R(1) e R(2) gli spazi rappresentativi dei singoli sottosistemi, lo spazio del sistema composto è dato da R = R(1) ⊗ R(2) . Siano L(1) e L(2) gli operatori di momento angolare nei due sottosistemi, e definiamo su tutto lo spazio l’operatore di momento angolare totale J J ≡ L(1) ⊗ I(2) + I(1) ⊗ L(2) Si vede a occhio che le componenti di J soddisfano alla regola di commutazione dei momenti angolari [Ji , Jj ] = i~ijk Jk . Abbiamo ora a disposizione due basi per parametrizzare lo spazio R: {|l1 m1 i ⊗ |l2 m2 i} = {|l1 m1 l2 m2 i} (5a) indotta dagli operatori L(1) e L(2) , e {|jmi} = {|l1 l2 jmi} (5b) indotta dall’operatore di momento angolare totale. Uno svantaggio della base (5a) è però che essa non è in generale una base fisica, nel senso che non possiamo idealmente preparare il nostro sistema in uno stato descritto da un solo vettore di base (i.e. non è detto che L(1),(2) commutino con l’Hamiltoniana), mentre la base (5b) indotta da J è sovente una base fisica. Ovviamente, dal punto di vista strettamente matematico, non c’è ragione per preferire una base piuttosto che un’altra. Siamo quindi interessati al modo di trascrivere il nostro spazio da una base all’altra. Usando gli operatori di proiezione possiamo scrivere X |l1 m1 l2 m2 i = |l1 l2 jmi hl1 l2 jm|l1 m1 l2 m2 i jm |l1 l2 jmi = X |l1 m1 l2 m2 i hl1 m1 l2 m2 |l1 l2 jmi . m1 m2 5 I coefficienti di transizione l1 l2 j Cm = hl1 m1 l2 m2 |l1 l2 jmi 1 m2 m sono detti coefficienti di Clebsch-Gordan o di Wigner. I loro valori, determinati per ricorrenza, sono tabulati e ne faremo ampio uso in seguito. Tali coefficienti sono in particolare nulli se j 6= l1 + l2 , . . . , |l1 − l2 | e m 6= m1 + m2 . 6.2 Operatori tensoriali e teorema di Wigner-Eckart Gli operatori tensoriali sono definiti dalla loro relazione con l’operatore di momento angolare. Il più generale operatore tensoriale irriducibile 3 di rango j in componenti (j) sferiche T(j) è dato da un insieme di 2j + 1 operatori Tκ , κ = −j, −j + 1, . . . , +j tali che h i J0 , Tκ(j) = κ~Tκ(j) h i p (j) J± , Tκ(j) = j(j + 1) − κ(κ ± 1)~Tκ±1 (usiamo indici greci per sottolineare che stiamo lavorando in componenti sferiche) che usando i coefficienti di Clebsch-Gordan possono essere scritte entrambe nella forma compatta h i p (j) µ = 0, ±1. Jµ , Tκ(j) = j(j + 1) hjκ1µ|j, κ + µi ~Tκ+µ , Gli elementi di matrice degli operatori tensoriali godono di interessanti proprietà di fattorizzazione, enunciate nel seguente Teorema di Wigner-Eckart. Teorema (di Wigner-Eckart). [2] Dato l’operatore tensoriale irriducibile T(J) , i suoi elementi di matrice tra autostati del momento angolare totale si possono scrivere come hj 0 m0 |Tκ(J) |jmi = hjmJκ|j 0 m0 i hj 0 kT(J) kji dove hjmJκ|j 0 m0 i è l’appropriato coefficiente di Clebsch-Gordan e hj 0 kT(J) kji è una quantità che dipende solo da j, j 0 , J e dalla particolare forma di T(J) , ma non da m, m0 e κ, ed è detta elemento di matrice ridotto. Un’importante conseguenza del teorema è che hj 0 m0 |Tκ(J) |jmi = 0 per m0 6= m + κ, (6) j 0 6= J + j, . . . , |J − j| in quanto è allora nullo il coefficiente di Clebsch-Gordan corrispondente. È particolarmente importante, nonché utile per i nostri scopi, calcolare la più generale forma di azione di un operatore vettoriale 4 V su un qualsiasi autostato simultaneo di J e J0 . Usando gli operatori di proiezione e il Teorema di WignerEckart abbiamo X Vκ |jmi = |j 0 m0 ihj 0 m0 |Vκ |jmi j 0 m0 = X |j 0 m0 i hjm1κ|j 0 m0 i hj 0 kVkji j 0 m0 3 Nella 4 Cioè pratica ciò equivale a dire simmetrico e a traccia nulla. un operatore tensoriale di rango 1 6 (7) e per le condizioni di ortogonalità viste in (6) si ha che j 0 = j + 1, j, j − 1 e m0 = m + κ. Si può ora sostituire nella formula precedente l’opportuno valore tabulato dei coefficienti di Clebsch-Gordan. 7 Rappresentazioni dell’algebra del ricoprimento di SO(4) In questa sezione determineremo tutte le rappresentazioni di SO(4). L’algebra di SO(4) è definita dalle seguenti regole di commutazione: [Li , Lj ] = iijk Lk (8a) [Li , Aj ] = iijk Ak (8b) [Ai , Aj ] = iijk Lk (8c) dove abbiamo scelto i nomi degli operatori non a caso, per sottolineare il legame con il problema fisico di nostro interesse. La prima regola di commutazione definisce l’algebra del ricoprimento di SO(3) (SU (2)), la seconda specifica che A è un vettore sotto l’algebra delle rotazioni dello spazio tridimensionale e l’ultima specifica che L e A assieme definiscono l’algebra del ricoprimento di SO(4). Quando è verificata quest’ultima regola di commutazione, gli elementi di matrice di A assumono valori ben determinati, che ci accingiamo a calcolare. Trovare tutte le rappresentazioni lineari dell’algebra di SO(4) significa infatti trovare tutti gli operatori lineari in tutti gli spazi lineari che verificano le regole di commutazione date. Per i nostri scopi sarà sufficiente restringerci alla sottoclasse di quelle rappresentazioni il cui spazio di rappresentazione R contiene ciascun sottospazio invariante di SO(3) Rl (l = 0, 12 , 1, . . .) al più una volta. Prendiamo in ciascun sottospazio invariante una base sferica (nel caso fisico dell’atomo di idrogeno sarà una base di armoniche sferiche, di cui prenderemo in prestito la notazione) l Ym m=−l,...,+l , dim Rl = 2l + 1 Lo spazio totale è dunque generato dall’unione delle basi dei sottospazi invarianti al variare di l in un insieme di valori da determinare. Segue che M R= Rl . l Dalla meccanica quantistica conosciamo bene l’azione del momento angolare L = (L0 = L3 , L+ , L− ) sulle armoniche sferiche: L0 Yml = mYml p l L+ Yml = (l − m)(l + m + 1)Ym+1 p l L− Yml = (l + m)(l − m + 1)Ym−1 Scriviamo anche l’operatore A nella base sferica A0 = A3 A± = A1 ± iA2 7 e riscriviamo le regole di commutazione in questa base [Lκ , Aκ ] = 0 ∀κ = +, −, 0 [L , A ] = ±2A ± ∓ 0 [Li , Aj ] = iijk Ak −→ [A , L ] = ±A 0 ± ± [A± , L0 ] = ∓A± ( [A0 , A± ] = ±L± [Ai , Aj ] = iijk Lk −→ [A+ , A− ] = 2L0 Trovare le rappresentazioni di SO(4) equivale a capire come gli Aκ agiscono sui vettori Yml della nostra base sferica. Applicando il teorema di Wigner-Eckart e usando i valori tabulati per i coefficienti di Clebsch-Gordan della forma hj, m − m0 , 1, m0 |jmi, possiamo sempre scrivere (vedi (7)) l’azione delle Aκ sulle armoniche sferiche come p p (9a) A0 Yml = l2 − m2 cl Yml−1 − mal Yml − (l + 1)2 − m2 cl+1 Yml+1 p p l−1 l l A+ Ym = (l − m)(l − m − 1)cl Ym+1 − (l − m)(l + m + 1)al Ym+1 + p l+1 + (l + m + 1)(l + m + 2)cl+1 Ym+1 (9b) p p l−1 l l A− Ym = − (l + m)(l + m − 1)cl Ym−1 − (l + m)(l − m + 1)al Ym−1 − p l+1 − (l − m + 1)(l − m + 2)cl+1 Ym−1 (9c) dove hl − 1kAkli cl = − p l(2l + 1) hlkAkli al = − p l(l + 1) in cui compaiono gli elementi di matrice ridotti ai quali siamo interessati. Per determinare gli al e cl applichiamo ambo i membri di [A+ , A0 ] = −L+ a un generico vettore di base Yml . Dopo paginate di conti, imponendo l’uguaglianza dei coefficienti delle armoniche sferiche con indici uguali, si ottiene il sistema [al (l + 1) − (l − 1)al−1 ] cl = 0 (10) [al+1 (l + 2) − lal ] cl+1 = 0 2 2 2 (2l − 1)cl − (2l + 3)cl+1 − al = −1. Partendo da un arbitrario vettore Yml e applicando ripetutamente L± si raggiunge tutto lo spazio Rl . Applicando ripetutamente gli Aκ si cambiano invece i valori di l di 0, ±1, coprendo dunque tutti i sottospazi SO(3)-invarianti Rj ⊂ R con j 6= l. Notiamo che j > 0, in quanto autovalore dell’operatore definito positivo L2 . Deve allora esistere un valore minimo per j, sia esso k. Allora, per la (9b), dato k−1 che deve essere nullo il coefficiente di Ym+1 , sarà ck = 0 8 e applicando ripetutamente Aκ si vede che lo spazio di rappresentazione è M R= Rl con l = k, k + 1, . . . l Per gli l tali che cl 6= 0 o cl+1 6= 0, le (10) implicano che 0 = al (l + 1) − (l − 1)al−1 (11a) 0 = al+1 (l + 2) − lal (11b) e con la sostituzione ρl = l(l + 1)al si ottiene il sistema ( ρl − ρl−1 = 0 ρl+1 − ρl = 0 (12) che comporta l’indipendenza di ρ da l, e quindi la sua costanza. Poniamo allora ρ = kc, con c costante complessa (vedremo a breve che è sempre possibile compiere questa fattorizzazione). Segue che al = kc l(l + 1) ∀l ≥ k, l ≥ 12 , ∀c ∈ C (13) Nel caso in cui sia cl che cl+1 siano nulli, segue dall’ultima delle (10) che ( k=l k 2 c2 2 al = 2 = 1 =⇒ 2 l (l + 1) c = ±(l + 1) dove per determinare il valore di k abbiamo tenuto conto della sua positività. Sono cosı̀ determinati tutti gli elementi di matrice ridotti degli Aκ . Vediamo che la fattorizzazione di k in (13) è sempre lecita: questo equivale a dimostrare che al = 0 per ogni l per k = 0. Per k = 0 si ha ρl = 0, che per (12) implica ρl−1 = 0, che è verificata per l = 1 ⇒ a1 = 0. Per l = 2 dalla (11a) si ha a2 · 3 − a1 · 1 = 0 ⇒ a2 = 0 e cosı̀ via per ogni l intero. Per l = 0 i coefficienti di a0 in (9a) sono tutti nulli, quindi (13) vale per ogni valore di l. Per determinare i cl usiamo l’ultima delle (10) che, ponendo σl = (2l + 1)(2l − 1)c2l si riscrive σl − σl+1 − a2l (2l + 1) = −(2l + 1) σl − σl+1 = (2l + 1)[a2l − 1] (2l + 1)k 2 c2 − (2l + 1) l2 (l + 1)2 1 2 2 1 =k c − − (2l + 1) l2 (l + 1)2 = 9 Calcoliamo, per k ≥ k, k ≥ 1 σk − σk = k−1 X σl − σl+1 l=k k−1 X 1 1 − − (l + 1) 2 2 l (l + 1) l=k l=k 1 1 2 2 − 2 − (k 2 − k 2 ) =k c k k2 (k 2 − c2 )(k 2 − k 2 ) =− . k2 = k 2 c2 k−1 X Siccome ck = 0 ⇒ σk = 0 è dunque (k 2 − c2 )(k 2 − k 2 ) k2 2 2 (l − c )(l2 − k 2 ) c2l = 2 l (2l + 1)(2l − 1) σk = (14) l ≥ k, l ≥ 1. (15) Abbiamo cosı̀ trovato al variare di k e c tutti i possibili operatori L e A tali che sono verificate le regole di commutazione (8) della nostra algebra. Abbiamo cioè determinato, per ogni coppia (k, c) una rappresentazione dell’algebra del ricoprimento di SO(4) nello spazio R = ⊕l≥k Rl . In generale queste rappresentazioni non sono finito-dimensionali, e lo diventano solo per determinati valori di c. Infatti l’applicazione successiva di Aκ a Yml porta a valori di l sempre maggiori, ammenoché non esista un valore di l, sia esso k, tale che ck+1 = 0 che blocchi la catena ascendente. k è allora il massimo valore di l in R. Per la (15) c deve essere tale che 2 c2 = (k + 1) . Ricapitolando le restrizioni su (k, c), abbiamo che ( k = 0, 21 , 1, . . . c = ±(k + 1), k = k, k + 1, . . . determinano tutte e sole le rappresentazioni finito dimensionali di SO(4) nello spazio di rappresentazione k M R k, ±(k + 1) = Rl l=k È importante notare che, nonostante R k, +(k + 1) e R k, −(k + 1) sono lo stesso spazio vettoriale, gli Aκ agiscono in maniera diversa nei due casi, e quindi le rappresentazioni individuate da k, ±(k + 1) non sono equivalenti. 10 2 Dalla condizione c2 = (k + 1) segue che c2 è reale, e dunque c è reale o puramente immaginario. Inoltre si ha che, se c è reale, lo è anche al , mentre cl è immaginario puro, e viceversa per c ∈ C r R. Definendo il prodotto scalare su R 0 0 Yml , Yml 0 = δ ll δmm0 che rende L2 un operatore Hermitiano in R(k, c), si può dimostrare con un po’ di conti che A è Hermitiano solo se c è reale, e dunque solo se R è finitodimensionale. Ne concludiamo che le rappresentazioni irriducibili Hermitiane di SO(4) sono tutte finito dimensionali. 8 Livelli energetici dell’idrogeno Nello spazio di rappresentazione che abbiamo finalmente individuato, definiamo i due operatori vettoriali 1 (L + A) 2 1 K = (L − A) . 2 I= Essi soddisfano le relazioni di commutazione [Ii , Ij ] = i~ijk Ik [Ki , Kj ] = i~ijk Kk [I, K] = 0 , [I, H] = [K, H] = 0. Notiamo che sia I che K soddisfano le regole di commutazione del momento angolare, cioè ciascuno genera un ricoprimento di SO(3), i.e. SU (2). Sfruttando questa analogia con L otteniamo senza fatica gli autovalori di I2 e K2 sp(I2 ) = i(i + 1)~2 , sp(K2 ) = k(k + 1)~2 dove i, k = 0, 12 , 1, . . . Da quanto osservato è facile dedurre che SO(4) ha un algebra di rango 5 2, e infatti SO(4) è isomorfo al prodotto diretto di due gruppi SU (2), o in formule SO(4) ∼ SU (2) ⊗ SU (2) e I2 e K2 sono due operatori di Casimir per l’algebra di SO(4). Una scelta alternativa più conveniente per gli operatori di Casimir, che evidenzia anche alcune proprietà fisiche del sistema, è data da somma e differenza di I2 e K2 : 1 2 L + A2 2 C 2 = I2 − K 2 = L · A C1 = I2 + K2 = 5 Si dice rango dell’algebra di un gruppo il massimo numero di generatori mutuamente commutanti. Per il Teorema di Racah il rango equivale al numero di operatori di Casimir che si possono costruire dai generatori dell’algebra 11 Per il Lemma di Schur 6 questi operatori sono multipli dell’identità sugli spazi irriducibili della rappresentazione. Utilizzando le notazioni della sezione precedente si verifica infatti ~2 2 2 k + k + 2k I C1 = (16a) 2 (16b) C2 = ~2 ±k(k + 1) I. Nel caso in cui k = 0, e dunque anche C2 = 0 (condizione verificata nel caso dell’atomo di idrogeno per l’ortogonalità del vettore di Runge-Lenz con il momento angolare), si ha che i coefficienti al trovati nella sezione precendente sono nulli per ogni l, e di conseguenza si ottiene la regola di selezione hlkAkli = 0. In questo caso particolare le rappresentazioni k, ±(k + 1) sono equivalenti. Da C2 = 0 segue che ci possiamo restringere alla parte di SO(4) in cui è I2 = K2 , ovvero i = k. Gli autovalori di C1 ≡ C sono dunque7 sp(C) = 2k(k + 1)~2 k = 0, 21 , 1, . . . (17) Procedendo ora a ritroso con le definizioni troviamo che C=− µκ2 ~2 − 4E 2 perciò µκ2 ~2 − 4E 2 µκ2 1 E=− 2 2~ 4k(k + 1) + 1 µκ2 1 =− 2 2~ (2k + 1)2 2k(k + 1)~2 = − = µκ2 2~2 n2 posto n = 2k + 1 Per la regola di composizione dei momenti angolari non c’è nessun problema nel prendere i e k sia interi che semidispari. Inoltre il numero quantico l assume correttamente solo valori interi, infatti L=I+K e l = 2k = i + k = 0, 1, . . . , n − 1. Perciò si ritrova il corretto intervallo di valori di l per n fissato e inoltre, avendo Iz e Kz 2k + 1 = n autovalori indipendenti, si ha la corretta degenerazione gn = n−1 X 2k + 1 = n2 k=0 6 Lemma di Schur: [4] Ogni operatore che commuta con tutti gli operatori di una rappresentazione irriducibile (come nel nostro caso gli operatori di Casimir) è necessariamente un multiplo dell’identità. 7 La relazione tra gli autovalori nella forma (17) e la forma (16a) è (2k+1)2 = (k+1)2 = n2 , da cui si vede anche immediatamente che k = n − 1. 12 Possiamo ritrovare la corretta degenerazione anche in maniera “più fisica”: abbiamo già osservato che i vettori I e K generano ciascuno un’algebra SU (2). Scriviamo allora l’operatore di “rotazione” che essi generano: U (ϕi , ϕk ) = e−i(I·ϕi +K·ϕk ) = e−iI·ϕi e−iK·ϕk dove la seconda uguaglianza è vera grazie al fatto che [I, K] = 0. Dal membro di destra dell’equazione deduciamo che lo spazio di rappresentazione in cui opera questo è il prodotto tensore degli spazi in cui vivono I e K, che hanno rispettivamente dimensione 2i + 1 e 2k + 1. La dimensione dello spazio prodotto è il prodotto delle dimensioni dei suoi fattori, ed essendoci ristretti alla condizione in cui i = k e avendo posto 2k + 1 = n otteniamo subito dim(Rn ) = gn = n2 . Riferimenti bibliografici [1] L. Schiff. Quantum Mechanics, 3rd Ed., McGraw-Hill, 1968. [2] A. Bohm. Quantum Mechanics, Fundations and Applications, 3rd Ed., Springer-Verlag, 1993. [3] E. Wigner. Group Theory and its application to the quantum mechanics of atomic spectra, Academic Press, 1959. [4] G.Cicogna. Metodi matematici della fisica, Springer, 2008 [5] A. Maggi. Istituzioni di fisica teorica B, appunti dal corso di Pietro Menotti, edizione incompleta, Tortuga Publisher, 2001. [6] M.Lupetti. Livelli energetici dell’atomo di idrogeno, 2009. In memoria di Mariangela Marche e GianGiacomo Secchi. c 2009 Jacopo Nespolo Copyright Atomo di idrogeno, un approccio gruppale by Jacopo Nespolo is licensed under a Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Italy License 13