Cap. 3
I cattolici: tre idee per una
Repubblica nuova
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Nell’immediato secondo dopoguerra, i cattolici misero a
disposizione della politica italiana alcune loro idee,
per la definizione di un modello culturale ed istituzionale
alternativo a quelli ereditati dalla tradizione liberale
e dal Ventennio fascista.
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Le tre principali “idee” messe a
disposizione dai cattolici per il Paese
centralità della persona
libertà personale
libertà sociale
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Il significato della centralità
della persona
Il riconoscimento della centralità della persona umana,
nella Costituzione, ha consentito ai cattolici di respingere nelle
conseguenze, anche istituzionali, il principio che accetta come un
dato storico ineliminabile l’esistenza di persone che non siano
tutte «a immagine e somiglianza di Dio».
Tale principio è stato fatto proprio da una lunga tradizione culturale,
che dallo gnosticismo e dal manicheismo premoderno
giunge alle forme di elitismo e di saintsimonismo contemporanei.
Esso è, infatti, rinvenibile nella “teoria dei due popoli”, che i
cattolici rifiutano.
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La centralità della persona
non è paternalismo…
Gli atteggiamenti dimostrati dal popolarismo
cattolico erano il contrario di atteggiamenti
paternalistici, filantropici o illuministicamente
giacobini e leninisti, che pretendevano di
mantenere ancora gli (altri) uomini in una condizione
di minorità, di sudditanza, imponendosi
loro come “guide superiori”.
Già nel 1925, Piero Gobetti,
intellettuale laico ed antifascista,
aveva intuito che l’esperienza del
popolarismo cattolico aveva presupposto persone
che, proprio per dignità intrinseca, non chiedevano
«protezione, ma giustizia e indipendenza,
e non (volevano) umiliarsi
a nessuna sopraffazione».
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… ma uguale dignità personale
Nel racconto La giornata di uno
scrutatore, Italo Calvino sottolinea come
«la Chiesa aveva preso in parola
l’eguaglianza dei diritti civili
di tutti gli uomini […]».
Calvino giunge a constatare
che « l’idiota e il “cittadino cosciente”
erano uguali in faccia all’onniscienza
e all’eterno […] l’umano arriva dove
arriva l’amore; non ha confini se
non quelli che diamo».
Sempre per Calvino,
è il Cristianesimo ad aver sostituito
al concetto di uomo
come protagonista della storia
«quello di carne d’Adamo misera e
infetta e che pur sempre
Dio può salvare con la grazia».
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Le conseguenze istituzionali
della centralità della persona
Art. 3 co. 2 Cost.:
«[…] è compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli […] che impediscono il pieno
sviluppo della persona umana»
Il riconoscimento del voto
alle donne
(dalle elezioni del 2 giugno
1946 in avanti)
centralità della persona
Partiti e sindacati
devono organizzarsi
secondo i principi di
una democrazia interna
I rappresentati devono contare di più
dei rappresentanti
(principio della Repubblica parlamentare;
principio del referendum abrogativo
per le leggi ordinarie e del referendum
confermativo per le leggi costituzionali)
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Il significato della libertà personale
La libertà personale è una delle conseguenze più dirette
della centralità della persona, e pure della giustificazione teologica
di questo concetto. Già nell’ebraismo viene messo in luce che
«Dio è il Dio della libertà […] Egli mi ha fatto partecipe della sua libertà.
Io lo tradisco se mi lascio costringere».
Inoltre, per il Cristianesimo, non ci sarebbe stata l’incarnazione di
Cristo senza il “sì” libero di Maria, così come non ci sarebbe stata
la salvezza dal peccato senza il “sì” libero di Gesù alla volontà del
Padre.
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La libertà personale come
libertà di scegliere il proprio bene
La libertà di ogni persona è la libertà di
scegliere il proprio bene, sopportando le conseguenze
delle proprie scelte (responsabilità).
Tale libertà non è soltanto libertà di pensare,
nell’intimo della propria coscienza, ma anche libertà
di fare, di agire, di dire nello spazio pubblico.
Nella persona vi è uno stretto intreccio
fra coscienza e agire.
La libertà personale è il fine stesso
della persona umana, è quanto di più inviolabile
possa esistere per la coscienza e l’identità di ogni
persona.
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La libertà personale come
libertà sociale
La libertà della persona è anche libertà sociale,
nel senso che non si riferisce solo alla singola
persona e alla sua vita, ma pure alle “formazioni
sociali” a cui ha dato vita insieme alle altre
persone, nell’esercizio della propria libertà.
La libertà delle formazioni sociali non è una libertà
immunitaria, dispensativa e concessiva, ma comunitaria,
interventiva e normativa. Infatti, sono le stesse
formazioni sociali a decidere, per natura, in libertà
e responsabilità, come, quando, dove, perché
e con che mezzi agire nella società per
realizzare il bene comune.
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La centralità della libertà personale
Per i cattolici, l’idea e la pratica della libertà
devono sposare l’uguale dignità di tutti con il
principio della libertà di ciascuno.
Sulla base di questa posizione intermedia (o centrale),
essi hanno potuto ricercare un dialogo
sia con i marxisti (per i quali l’uguaglianza di tutti
prevale sulla libertà di ciascuno) sia
con i liberali (per i quali la libertà di ciascun
individuo prevale sull’uguaglianza di tutti).
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Le conseguenze istituzionali
della libertà personale
Libertà economica:
De Gasperi propose l’allargamento
degli spazi di libertà delle persone nei
rapporti economici.
Libertà personale
Libertà religiosa:
la libertà di religione non
è solo una questione intima,
di coscienza, ma deve essere
anche un’espressione pubblica,
stimolata e protetta.
Libertà educativa e scolastica:
lo Stato non deve utilizzare la scuola
come un suo apparato ideologico, ma deve
valorizzare la libertà e la responsabilità
delle persone e delle formazioni sociali,
che la relazionalità delle persone ha
costruito anche nel campo della scuola
e dell’istruzione.
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Un focus sulla libertà educativa
e scolastica
Libertà e responsabilità delle persone
di scegliere e frequentare scuole
statali o scuole non statali
Libertà e responsabilità dei docenti
dinanzi all’insegnamento, nel rispetto
delle norme generali sull’istruzione
Libertà educativa e scolastica
(art. 33 Cost.)
Libertà e responsabilità degli alunni
dinanzi agli impegni loro richiesti
dai docenti e dalle istituzioni
scolastiche
Libertà e responsabilità delle scuole
come «formazioni sociali»
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La questione della scuole paritarie
e dei loro alunni
«[…] La Repubblica detta
le norme generali sull'istruzione
ed istituisce scuole statali
per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di
istituire scuole
ed istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e
gli obblighi delle scuole non
statali che chiedono la parità,
deve assicurare ad esse
piena libertà
e ai loro alunni un trattamento
scolastico equipollente
a quello degli alunni di scuole
statali».
(art. 33 Cost.)
La Repubblica riconosce la presenza
nel proprio sistema educativo di
istruzione di scuole istituite obbligatoriamente
dallo Stato e di scuole istituite dalle «formazioni
sociali» non statali.
La questione del «senza oneri per lo Stato»
riguarda il divieto di finanziamento da parte
dello Stato per l’istituzione di scuole
non statali. Il vincolo costituzionale del
«trattamento scolastico equipollente»
pone il problema della parità anche
economica dei singoli, nella scelta
della scuola a cui iscriversi.
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I significati della libertà sociale
Parlare di libertà sociale sembrerebbe un ossimoro a chi è abituato
a confondere la libertà personale con l’arbitrio individuale o
l’autodeterminazione. In realtà, libertà personale e libertà sociale
sono due facce della stessa medaglia, e costituiscono il fondamento
del principio di sussidiarietà.
Nella tradizione cristiana, la persona è costitutivamente una relazione
con altri, a partire dalla originaria relazione creaturale con Dio,
perciò ella è per natura (= physis) socialità.
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La dinamica societas
e communitas
Ciascuno di noi nasce in una comunità
e riceve da essa, in quanto cum-munus,
una serie di doni (idee, habitus, comportamenti, ecc.)
cioè atti gratuiti ed intenzionali fatti da altri nei nostri
confronti. Per questo motivo, nella
comunità la reciprocità personale
paritaria non è mai garantita.
La comunità può e deve diventare società
(dal latino societas), dove la persona,
in quanto socius, decide, in libertà e responsabilità,
di stare insieme ad altri, perché ha
ragioni per farlo e lo vuole.
Nella società vige la reciprocità
personale libera e paritaria.
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Le conseguenze istituzionali della
libertà sociale
Il riconoscimento della
famiglia come «società
naturale fondata sul
matrimonio»
(art. 29 co.1 Cost.)
Libertà sociale
Il riconoscimento dell’autonomia come
principio fondamentale
della Repubblica (art. 5 co. 3 Cost.).
Si tratta dell’autonomia finale, che
compete a ciascuna persona
e alle «formazioni sociali» in cui si
sviluppa la sua personalità.
Il riconoscimento delle
altre formazioni sociali
(artt. 7,8,33,34,38,39,41,
46,49), di tutti gli enti locali
e territoriali (Titolo V Cost.),
dello Stato nazionale e della
Repubblica
Il riconoscimento
dei diritti sociali
(artt. 4, 29, 30, 32, 40,
41, 42)
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