ELEMENTI DI
ISTOLOGIA
ROBERTA DI PIETRO
con la collaborazione di
Maria Antonietta Centurione
Roberta Di Pietro
ELEMENTI DI ISTOLOGIA
Copyright © 2013, EdiSES s.r.l. – Napoli
9 8 7 6 5 4 3 2
1
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2018
2017
2016
2015 2014 2013
Le cifre sulla destra indicano il numero e l’anno dell’ultima ristampa effettuata
A norma di legge, le pagine di questo
volume non possono essere fotocopiate
o ciclostilate o comunque riprodotte con
alcun mezzo meccanico. La Casa Editrice sarebbe particolarmente spiacente di
dover promuovere, a sua tutela, azioni
legali verso coloro che arbitrariamente
non si adeguano a tale norma.
L’Editore
Gran parte dei paragrafi istologici (compreso quello di copertina) è stato
allestito da La Nuova Didattica s.r.l., Via Orbetello, 1, 20132 Milano
Fotocomposizione : EdiSES S.r.l. – Napoli
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per conto della
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e-mail: [email protected]
ISBN 978 88 7959 743 2
L’AUTRICE
ROBERTA DI PIETRO è Professore Ordinario di Istologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di
Medicina e Scienze dell’Invecchiamento. Laureata in Medicina e Chirurgia e
Specialista in Medicina dello Sport (Università di Chieti), ha svolto parte della sua
formazione presso prestigiosi istituti esteri, quali il Biochemistry Department, AFRC,
Cambridge UK, ed il Pathology Department, USUHS, Bethesda, USA. È titolare presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara di numerosi corsi di insegnamento
relativi alle discipline di Istologia ed Embriologia attivati presso il Corso di Laurea
Magistrale in Medicina e Chirurgia, il Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria e
Protesi Dentaria, il Corso di Laurea Triennale in Fisioterapia e il Corso di Laurea
Triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive. Negli anni accademici
2003/04-2009/10 è stata Professore Incaricato esterno di Embriologia presso
l’Università Campus Biomedico di Roma. Dal 2007 è membro dell’Editorial Board
della rivista Current Pharmaceutical Design in qualità di Executive Guest Editor. In tale
veste ha curato l’edizione del volume “Physical and chemical agents inducing cell
death and differentiation” nel 2010 e del volume “Stem cells and tissue regeneration”
nel 2012. Autore di 156 pubblicazioni scientifiche, ha dedicato la sua attività di ricerca principalmente allo studio degli aspetti morfologici e funzionali del processo di
apoptosi in diversi modelli sperimentali e all’analisi dei meccanismi di proliferazione
e differenziamento cellulare indotti da agenti fisici e chimici in linee leucemiche e
colture primarie.
PREFAZIONE
È con immensa gioia che mi accingo a presentare questo mio primo
libro di testo, nato dall’esigenza di fornire agli studenti del materiale didattico illustrativo e integrativo delle lezioni di Istologia che da numerosi anni
svolgo con passione sia per il Corso di Laurea in Fisioterapia che per il
Corso di Laurea in Scienze Motorie, attualmente Corso di Laurea in
Scienze delle Attività Motorie e Sportive, dell’Università G. d’Annunzio di
Chieti-Pescara.
Nell’ampio e articolato panorama di testi di Istologia offerto dalle
diverse Case Editrici è stato piuttosto arduo trovare la giustificazione per
immettere sul mercato un nuovo prodotto che non fosse una ripetizione
di quanto già disponibile. Si è allora pensato di dare risalto alle immagini
istologiche, che normalmente vengono ignorate da molti studenti in quanto considerate inutili e incomprensibili, corredandole di indicatori e legende e, laddove possibile, di schemi interpretativi. Lo sforzo che si è cercato
di compiere ha riguardato soprattutto la semplicità del linguaggio e la sinteticità degli argomenti, pur senza trascurare riferimenti al passato (nell’etimologia delle parole) e proiezioni verso il futuro, nel fare ad esempio
ripetuti richiami alle cellule staminali, che attualmente risultano ancora
poco valorizzate nei libri di testo di Istologia e di Embriologia. Gli argomenti trattati sono stati organizzati in cinque capitoli, riguardanti i livelli
di organizzazione della materia e i tessuti epiteliale, connettivo, muscolare
e nervoso, all’interno dei quali sono state spalmate nozioni di Citologia e
di Embriologia, ma soprattutto evidenziate correlazioni cliniche e funzionali. Un utile glossario, presente in appendice, aiuterà gli studenti ad
acquisire dimestichezza con termini spesso considerati ostili e difficili da
comprendere e memorizzare.
A conclusione di questa mia premessa, vorrei ringraziare la Dr.ssa Maria
Antonietta Centurione per la proficua e incondizionata collaborazione e la
EdiSES per la fiducia e l’opportunità che mi ha riservato, augurandomi
che questo lavoro svolto con dedizione ed entusiasmo possa appassionare
a sua volta quanti lo leggeranno.
ROBERTA DI PIETRO
Materiale di supporto per i docenti
I docenti che utilizzano il testo a scopo didattico possono scaricare dal sito www.edises.it, previa registrazione
all’area docenti, le immagini del libro in formato PowerPoint.
INDICE GENERALE
CAPITOLO 1
CAPITOLO 3
LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE
DELLA MATERIA VIVENTE
1
1.1 L’istologia è la branca della medicina
che studia i tessuti
1
La cellula eucariotica è delimitata
da una membrana e contiene nucleo e
citoplasma
Le cellule differenziate si organizzano
in tessuti specializzati
2
5
CAPITOLO 2
TESSUTO EPITELIALE
9
2.1 Caratteristiche generali delle cellule epiteliali
9
Le cellule epiteliali hanno caratteristiche
morfologiche comuni e sono le più adatte
a svolgere funzioni di barriera
Le cellule epiteliali presentano
specializzazioni della membrana
plasmatica
2.2 Epiteli di rivestimento
I tessuti epiteliali vengono classificati in base
a criteri morfologici e funzionali
2.3 Epiteli ghiandolari
Gli epiteli ghiandolari formano
le ghiandole esocrine ed endocrine
Le ghiandole esocrine sono le ghiandole
più numerose del nostro organismo e
vengono classificate in base a diversi criteri
morfologici e funzionali
Le ghiandole endocrine non possiedono
dotti escretori e il loro secreto (ormone)
raggiunge per diffusione il torrente
sanguigno
Le ghiandole endocrine vengono
classificate analogamente alle ghiandole
esocrine secondo criteri morfologici
e funzionali
TESSUTO CONNETTIVO
29
3.1 Caratteristiche generali delle cellule
connettivali
29
Le cellule connettivali presentano una
notevole eterogeneità morfologica e
sono separate da abbondante matrice
extracellulare
I tessuti connettivi si suddividono
in tre principali categorie funzionali
9
12
12
16
16
17
23
24
35
3.2 Tessuti connettivi propriamente detti
35
I tessuti connettivi propriamente detti
svolgono funzioni di connessione
funzionale o meccanica
35
3.3 Tessuti connettivi di sostegno
9
29
I tessuti connettivi di sostegno formano
l’impalcatura corporea e comprendono
il tessuto cartilagineo e il tessuto osseo
Il tessuto cartilagineo, grazie alla sua
rigidità e rapidità di crescita, è
particolarmente adatto a costituire
lo scheletro dell’embrione e del feto
in via di sviluppo
Il tessuto cartilagineo è costituito da cellule
e da una matrice extracellulare ricca di
proteoglicani
A differenza degli altri tessuti connettivi,
il tessuto cartilagineo è privo di nervi e
vasi sanguigni e linfatici
In base alle caratteristiche della matrice e
delle cellule specializzate che l’hanno
prodotta si possono distinguere tre tipi
principali di cartilagine: ialina, elastica,
fibrosa
Il tessuto osseo è uno dei tessuti più duri
dell’organismo, essendo costituito da una
matrice altamente mineralizzata per la
presenza di cristalli minerali, in prevalenza
di fosfato di calcio
41
41
42
42
44
45
49
VIII
Indice generale
All’osservazione macroscopica le ossa
presentano una struttura in parte compatta
e in parte spugnosa
A livello microscopico, una volta completato
lo sviluppo, sia l’osso compatto che
quello spugnoso appaiono di tipo
lamellare
Le lamelle ossee si dispongono in maniera
diversa nell’osso compatto e nell’osso
spugnoso
Le componenti strutturali del tessuto osseo,
analogamente agli altri tessuti connettivi,
sono rappresentate da cellule e matrice
extracellulare
La matrice extracellulare dell’osso è costituita
da componenti organiche e inorganiche
Il tessuto osseo si forma a partire da
membrane connettivali o per sostituzione
di un preesistente modello cartilagineo
L’accrescimento postnatale dell’osso avviene
in lunghezza e in larghezza ed è sotto il
controllo di fattori endocrini e nutrizionali
Il tessuto osseo è un tessuto molto dinamico
soggetto a continuo rimodellamento
3.4 Tessuti connettivi con funzione trofica
CAPITOLO 4
51
54
55
57
60
60
65
68
71
I tessuti connettivi con funzione trofica
comprendono il sangue, la linfa e il tessuto
adiposo
71
Il sangue è un tessuto di derivazione
mesenchimale che si forma attraverso
il processo di emopoiesi o ematopoiesi
72
Il sangue è costituito da plasma per il 55%
e da elementi figurati per il 45%
73
Gli eritrociti sono cellule altamente
specializzate che derivano da cellule
staminali midollari di derivazione
mesenchimale
74
I leucociti sono cellule circolanti che svolgono
le proprie funzioni di difesa all’interno dei
tessuti connettivi
77
I granulociti, i monociti e i linfociti del sangue
hanno origine dal midollo osseo
84
Le piastrine o trombociti sono elementi figurati
che impediscono la perdita di sangue in caso
di lesioni vascolari (emostasi)
88
Il processo che porta alla formazione
delle piastrine viene detto trombopoiesi
o piastrinopoiesi e si realizza nel midollo
osseo
90
Il tessuto adiposo è un tessuto connettivo
di derivazione mesenchimale con funzione
trofica
90
TESSUTO NERVOSO
95
4.1 Sistema nervoso
95
Il tessuto nervoso è parte integrante di un
sistema complesso, il sistema nervoso, che
rappresenta uno dei sistemi di regolazione
dell’organismo
95
4.2 Caratteristiche generali delle cellule nervose
I neuroni sono cellule capaci di rispondere
agli stimoli generando e conducendo
segnali elettrici
Il tessuto nervoso si forma dall’ectoderma
neurale durante la III e la IV settimana
dello sviluppo embrionale
I neuroni sono distinti tra loro per forma,
grandezza, numero e lunghezza dei
prolungamenti, ruolo funzionale e tipo
di neurotrasmettitore secreto
Tutte le parti del neurone sono coperte
da cellule gliali o neurogliali che
svolgono importanti funzioni
all’interno del sistema nervoso
centrale e periferico
L’insieme dell’assone e dei suoi involucri
gliali di origine ectodermica viene definito
fibra nervosa
Le guaine mieliniche isolano gli assoni
dall’ambiente circostante e aumentano
la velocità di conduzione dell’impulso
nervoso
4.3 La comunicazione tra neuroni
Le sinapsi sono strutture specializzate
di connessione strutturale e funzionale
tra neuroni
Le sinapsi sono giunzioni specializzate tra
neuroni a livello delle quali il segnale
elettrico viene convertito in segnale
chimico
4.4 Rigenerazione del tessuto nervoso
96
96
98
103
107
111
114
118
118
121
123
La maggior parte dei neuroni che
costituiscono il nostro sistema
nervoso è già presente quando nasciamo,
ma molte evidenze sperimentali
indicano che lo sviluppo
di nuove cellule nervose, o neurogenesi,
è un processo che continua a verificarsi
durante tutta la vita
123
Indice generale
CAPITOLO 5
TESSUTO MUSCOLARE
127
5.1 Caratteristiche generali e tipologie di tessuto
muscolare
127
Il tessuto muscolare è un tessuto specializzato
nella funzione contrattile
127
5.2 Tessuto muscolare scheletrico
130
Il tessuto muscolare striato scheletrico
costituisce i muscoli scheletrici
dell’apparato locomotore
130
La fibra muscolare scheletrica presenta una
tipica striatura o bandeggiatura trasversale
nel sarcoplasma dovuta alla disposizione in
registro delle miofibrille e alla presenza di
sarcomeri
133
La contrazione muscolare è dovuta allo
scorrimento dei miofilamenti sottili sui
miofilamenti spessi verso il centro
del sarcomero
140
Lo scorrimento dei filamenti sottili su
quelli spessi avviene dopo una serie
di processi cellulari ben coordinati che
prendono il nome di accoppiamento
eccitazione-contrazione
143
Le fibre che compongono un muscolo
scheletrico presentano caratteristiche
morfo-funzionali diverse
146
La fibra muscolare si contrae in risposta
ad un impulso nervoso trasmesso da
una fibra nervosa motoria a livello della
giunzione neuromuscolare
Le prestazioni di un muscolo scheletrico
vengono influenzate dal numero,
dalle dimensioni e dalla disposizione
anatomica delle fibre muscolari che lo
compongono
5.3 Tessuto muscolare cardiaco
Il tessuto muscolare striato cardiaco
costituisce la tonaca muscolare
del cuore e presenta caratteristiche
intermedie tra il tessuto
muscolare scheletrico e quello liscio
5.4 Tessuto muscolare liscio
Il tessuto muscolare liscio è costituito
da fibrocellule fusiformi organizzate
in fasci o lamine all’interno dei visceri
IX
148
150
152
152
157
157
Glossario
163
Indice analitico
171
LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE
DELLA MATERIA VIVENTE
1
SOMMARIO
1.1
1.1
L’ISTOLOGIA È LA BRANCA
DELLA MEDICINA CHE STUDIA
I TESSUTI
L’istologia è una disciplina fondamentale nell’ambito delle scienze biomediche; infatti, grazie a
questa disciplina è stato possibile lo studio della
struttura microscopica del materiale biologico e
delle modalità con cui i singoli costituenti corporei
sono correlati strutturalmente e funzionalmente. In
essa convergono numerose discipline, quali la biochimica, la biologia molecolare, la genetica e la fisiologia, che
nel complesso creano le basi per la comprensione
dei processi patologici. La conoscenza delle strutture istologiche normali è infatti essenziale per il riconoscimento delle strutture patologiche e per comprendere come l’alterazione di processi biochimici
e fisiologici sfoci nella malattia.
In anni recenti, grazie alla disponibilità di strumenti di osservazione sempre più sofisticati sono
stati identificati dei livelli fondamentali di organizzazione della materia vivente (Fig. 1.1) o protoplasma, ovvero di tutto ciò che, dotato di forma e
dimensioni definibili, ha la capacità di riprodursi e
di replicarsi dando origine ad “entità” che sono
simili al progenitore per forma, dimensioni e proprietà funzionali. Il primo ed anche il più semplice
dei livelli della materia è rappresentato dal livello
L’ISTOLOGIA È LA
BRANCA DELLA
MEDICINA CHE STUDIA
I TESSUTI
atomico, che costituisce la base di tutti gli altri livelli
di organizzazione. Lo studio dell’atomo è di competenza della fisica. Il livello immediatamente superiore è rappresentato dal livello molecolare, il cui studio
riguarda la chimica. È noto, infatti, che gli atomi dei
vari elementi presenti in natura (ad esempio l’ossigeno o l’idrogeno) tendono ad aggregarsi spontaneamente in molecole per lo più semplici e formate
da pochi elementi associati (ad esempio la molecola d’acqua, che è formata da 2 atomi di idrogeno e
1 atomo di ossigeno). Solo negli esseri viventi si formano molecole grandi e complesse aventi come
punto centrale catene carboniose di diversa lunghezza: lo studio di questo livello di organizzazione
macromolecolare è compito della chimica organica, da
cui nell’ultimo secolo è derivata la chimica biologica.
Un tipico esempio di macromolecola biologica è
rappresentato dal DNA, l’acido desossiribonucleico,
che è costituito da nucleotidi contenenti uno zucchero, una base azotata e un gruppo fosforico. Più
macromolecole possono associarsi e interagire tra
loro all’interno degli organuli cellulari, che fanno
parte del successivo livello di organizzazione: il livello cellulare. La cellula rappresenta la più piccola unità
vivente, capace di nutrirsi, di riprodursi, di interagire con l’ambiente, di ammalarsi e di morire. La
disciplina che studia le caratteristiche morfologiche
e funzionali di cellule e organuli cellulari è la citologia, che rappresenta una branca dell’istologia. Negli
2
Capitolo 1
Livello d’apparato
Livello d’organo
Livello tessutale
Tessuto muscolare
Cuore
Livello molecolare
Apparato cardiocircolatorio
Filamenti proteici
Livello cellulare
Cellula muscolare
Figura 1.1
Livelli di organizzazione della materia vivente. Le molecole interagenti tra loro formano gli organuli (es. filamenti proteici del citoscheletro) presenti all’interno delle cellule muscolari cardiache. Queste cellule si uniscono a formare il tessuto muscolare cardiaco, che costituisce la gran parte della parete di un organo tridimensionale, il cuore. Il cuore è un
componente dell’apparato cardiocircolatorio, che include anche il sangue e i vasi sanguigni.
esseri pluricellulari, più cellule aventi analoghe
caratteristiche morfo-funzionali si aggregano a formare i tessuti, che sono oggetto di studio dell’istologia (etimologicamente istòs logos significa “discorso
sui tessuti”). Negli organismi più complessi, tessuti
con diverse caratteristiche morfologiche e funzionali si aggregano a formare gli organi, che rappresentano il livello di organizzazione successivo. Gli organi e gli apparati, insiemi di organi diversi che cooperano allo svolgimento di una stessa funzione (ad
esempio stomaco e intestino che formano l’apparato digerente con funzioni digestive), sono ambito di
studio dell’anatomia. Più apparati formano un organismo complesso, i cui meccanismi di funzionamento vengono studiati dalla fisiologia.
La cellula eucariotica è delimitata da una
membrana e contiene nucleo e citoplasma
Il termine cellula fu coniato nel 1665 dal microscopista inglese Robert Hooke che, esaminando un
pezzetto di sughero con un rudimentale microscopio ottico, notò la presenza di tanti piccoli quadrati
o “cellette”, simili alle celle di un monastero, che
rappresentavano le pareti di cellule vegetali. Nello
stesso secolo Anton van Leeuwenhoek scoprì le cel-
lule del sangue, i batteri ed altri organismi unicellulari, mentre solo nel 1838 Matthias Jakob Schleiden,
biologo tedesco, teorizzò che tutte le piante sono
costituite da cellule e, un anno dopo, Theodor
Schwann, fisiologo tedesco, teorizzò che tutti gli animali sono costituiti da cellule. Si dovette arrivare al
1855 perché Rudolf L. K. Virchow, patologo tedesco, enunciasse la teoria cellulare (omnis cellula e cellula), che si può così riassumere:
1. tutti gli organismi viventi sono costituiti da cellule;
2. tutte le cellule derivano da cellule preesistenti;
3. le cellule sono le più piccole unità viventi.
Nel corpo umano ci sono migliaia di miliardi di
cellule e tutto quello che avviene in un organismo
dipende dall’attività coordinata di milioni o miliardi
di cellule. Questo riguarda gli organismi pluricellulari, all’interno dei quali le cellule formano delle società
di cooperazione (tessuti) per svolgere meglio i loro
compiti, compiti che ovviamente vengono assolti da
una sola cellula nel caso degli organismi unicellulari,
come i protozoi (amebe). Per poter comprendere il
funzionamento del corpo umano è quindi necessario
avere una certa familiarità con gli aspetti morfologici
e i principi di funzionamento della cellula.
Livelli di organizzazione della materia vivente
3
Apparato di Golgi
REL
Nucleoplasma
Mitocondrio
Cromatina
Nucleo
Nucleolo
Involucro nucleare
RER
Ribosomi fissi
Citoscheletro
Ribosomi liberi
Membrana plasmatica
Figura 1.2
Schema di organizzazione cellulare. Le frecce indicano il flusso bidirezionale di molecole a livello della membrana
plasmatica.
Prendendo in considerazione i parametri morfologici (Fig. 1.2), tutte le cellule presentano:
1. una membrana cellulare (membrana plasmatica o
plasmalemma), che separa l’ambiente interno dall’ambiente esterno;
2. una regione contenente DNA, che conserva le istruzioni per la sopravvivenza;
3. un citoplasma, ovvero una regione semi-fluida
contenente il resto dei “macchinari” (organuli) e
dei componenti cellulari.
Le cellule non sono tutte uguali (Fig. 1.3).
Inoltre, esistono delle forme di vita non cellulari
come nel caso dei virus e dei batteriofagi, che sono
composti unicamente da un acido nucleico (DNA o
RNA) e da un involucro (capside) proteico. Altri
organismi molto semplici, come i batteri o procarioti
(pro karion = prima del nucleo), sono cellule nel
vero senso della parola, ma prive di involucro
nucleare e di organuli citoplasmatici. Altre cellule,
più complesse, appartengono alla classe degli eucarioti (eu karion = buon nucleo), che comprende
organismi pluricellulari, come piante e animali,
nonché organismi monocellulari come i protozoi.
Rimandando ad altri testi per eventuali approfondimenti, ci limitiamo a schematizzare le principali
caratteristiche di procarioti ed eucarioti.
Una cellula procariotica (Fig. 1.3) possiede:
– una membrana plasmatica;
– una parete cellulare rigida, contenente polisaccaridi;
– un nucleoide, regione interna contenente DNA
libero nel citoplasma.
Non possiede organuli, ad eccezione dei ribosomi.
Una tipica cellula eucariotica vegetale (Fig. 1.3; Fig.
1.4) presenta:
– una parete cellulare rigida, contenente cellulosa e
polisaccaridi, di rinforzo alla membrana plasmatica;
– un grosso vacuolo centrale, che funge da riserva
idrica;
– cloroplasti, organuli simili ai mitocondri deputati alla fotosintesi clorofilliana, processo con cui
il biossido di carbonio (anidride carbonica)
viene convertito in zucchero e ossigeno catturando l’energia della luce attraverso la clorofilla;
– un nucleo delimitato da una doppia membrana.
4
Capitolo 1
Pili
Flagello batterico
Mitocondrio
Ribosomi
Citoplasma
Nucleoide
Capsula
Membrana
plasmatica
Citosol
Parete cellulare
CELLULA BATTERICA
Apparato
di Golgi
Vescicola
Vacuolo
centrale
Involucro
nucleare
Cromatina
Nucleolo
Tonoplasto
(membrana
del vacuolo
centrale)
Nucleo
Cloroplasto
Plasmodesmi
Microtubuli
(componenti
del citoscheletro)
RE ruvido
o rugoso
Parete cellulare
Ribosoma
Reticolo endoplasmatico
RE liscio
Membrana plasmatica
Assenti in cellule vegetali:
lisosomi, centrioli, flagelli
CELLULA VEGETALE
Mitocondrio
Microcorpo
Complesso del poro nucleare
Involucro
nucleare
Cromatina
Coppia
di centrioli
nel centrosoma
Nucleo
Nucleolo
RE ruvido
o rugoso
Ribosoma
Reticolo endoplasmatico
Lisosoma
RE liscio
Figura 1.3
Alcuni esempi schematici di cellule procariotiche (batteri) ed
eucariotiche (cellule vegetali ed
animali). Sono indicati i vari organuli citoplasmatici e le differenze
principali tra cellula vegetale ed
animale.
Microtubuli
che si irradiano
dal centrosoma
Microfilamenti
Vescicola
Membrana plasmatica
Apparato di Golgi
Citosol
CELLULA ANIMALE
Assenti in cellule animali:
cloroplasti, vacuolo centrale,
parete cellulare, plasmodesmi
TESSUTO EPITELIALE
2
SOMMARIO
2.1
CARATTERISTICHE GENERALI
DELLE CELLULE EPITELIALI
Le cellule epiteliali hanno caratteristiche
morfologiche comuni e sono le più adatte a
svolgere funzioni di barriera
Il tessuto epiteliale è costituito, prevalentemente,
da cellule piccole (10-30 ␮m), di forma poliedrica, poste a
mutuo contatto fra loro con interposizione di scarso
materiale extracellulare (matrice) (Fig. 2.1). Le cellule
epiteliali formano delle lamine o anche degli ammassi
solidi da cui derivano le ghiandole esocrine ed endocrine.
Gli epiteli sono tessuti superficiali ed esposti e, pertanto, sempre a contatto con l’ambiente esterno o
con le cavità interne del corpo, che circoscrivono formando una sorta di barriera di demarcazione.
La scarsità di matrice extracellulare determina
alcune importanti caratteristiche, quali la trascurabile resistenza meccanica e la mancanza di una propria vascolarizzazione che, se fosse presente, comprometterebbe la compattezza del tessuto e il conseguente “effetto barriera” che spetta agli epiteli.
L’apporto di ossigeno e sostanze nutritizie avviene
per diffusione dai capillari del connettivo su cui le
lamine epiteliali poggiano mediante l’interposizione di una membrana o lamina basale, costituita da
materiale acellulare ricco di proteine e carboidrati
(Fig. 2.1). Sono invece presenti, all’interno degli epiteli, sottili terminazioni nervose.
2.1
CARATTERISTICHE
GENERALI DELLE
CELLULE EPITELIALI
2.2
EPITELI DI
RIVESTIMENTO
2.3
EPITELI GHIANDOLARI
Il tessuto epiteliale, essendo sottoposto a continua usura, è capace di rigenerarsi e di rinnovarsi continuamente, anche se con diverse velocità nei diversi distretti corporei (ad esempio, 2-3 giorni per l’epitelio intestinale, 20-30 giorni per l’epidermide).
Cellule staminali indifferenziate si dividono per mitosi asimmetrica, generando nuove cellule staminali e
nello stesso tempo cellule capaci di differenziarsi,
andando a rimpiazzare le cellule epiteliali morte o
danneggiate. Il tessuto epiteliale è pertanto un tessuto ad elevato turnover, capace di rinnovarsi per
tutto il corso della vita.
Le principali funzioni dei tessuti epiteliali si possono così riassumere (Fig. 2.2):
1. protezione dei tessuti sottostanti dai vari stimoli fisici, chimici e meccanici (esempio: epidermide);
2. scambio e trasporto di sostanze (esempio: epitelio
intestinale);
3. produzione di secrezioni specializzate (esempio:
ghiandole);
4. captazione di stimoli di varia natura (esempio: epiteli sensoriali di occhio, orecchio, etc.).
Le cellule epiteliali presentano specializzazioni
della membrana plasmatica
La cellula epiteliale presenta specializzazioni
della membrana legate alla necessità di assorbire,
produrre secrezioni, svolgere funzioni di trasporto,
mantenere l’integrità strutturale.
10
Capitolo 2
Cellule
epiteliali
Emidesmosoma
Lamina
lucida
Lamina basale
Lamina
densa
Lamina
reticolare
Figura 2.1
Tessuto epiteliale: caratteristiche generali. Le cellule epiteliali hanno forma poliedrica ed entrano in rapporto da un lato con
un lume o una cavità (interna o esterna) e dall’altro con un tessuto connettivo. La lamina basale (lamina lucida + lamina
densa) è una lamina di materiale amorfo extracellulare a cui le superfici basali delle cellule epiteliali aderiscono mediante
emidesmosomi. La lamina basale è anche interposta tra il tessuto connettivo ed altre tipologie cellulari, come le cellule
muscolari, le cellule di Schwann, gli adipociti e le cellule endoteliali. Il termine membrana basale, comunemente usato
come sinonimo di lamina basale, si riferisce più correttamente all’insieme di lamina basale e lamina reticolare.
(a)
(b)
(c)
Figura 2.2
Tessuto epiteliale: funzioni. (a) Protezione e
barriera, captazione di stimoli di varia natura; (b) secrezione, escrezione e assorbimento; (c) scambio e trasporto di sostanze. Tratta
dal testo di Istologia di Rosati et al.
Una cellula epiteliale (Fig. 2.3) generalmente
presenta:
1. una superficie libera (apicale), non attaccata ad un’altra cellula, ma rivolta oppure a contatto con l’esterno o con la cavità o lume di un organo interno;
2. una superficie laterale, a contatto con altre cellule
epiteliali;
3. una superficie basale, adesa o rivolta verso la membrana basale.
Le specializzazioni della superficie libera sono rappresentate da ciglia, microvilli e stereociglia (Fig. 2.4).
Le ciglia sono sottili estroflessioni citoplasmatiche
coperte da membrana, lunghe fino a 10 ␮m e dotate
di mobilità, che caratterizzano la superficie libera di
cellule epiteliali poste a tappezzare tratti delle vie aeree e delle vie genitali femminili. Grazie al movimento oscillatorio delle ciglia, le particelle solide penetrate con l’aria inspirata e intrappolate nel muco
possono essere allontanate; nelle vie genitali, il movimento delle ciglia facilita lo spostamento dei fluidi
secreti e la progressione della cellula uovo dalla tuba
verso l’utero.
Tessuto epiteliale
(a) Giunzione
stretta
(giunzione
occludente)
0.25 μm
11
Giunzioni
strette
Filamenti
intermedi
Membrane plasmatiche
di cellule adiacenti
Spazio tra le cellule
(b) Desmosoma
(giunzione
ancorante)
1 μm
(c) Giunzione
comunicante
(giunzione gap)
Canale
tra le cellule
0.1 μm
Figura 2.3
Tessuto epiteliale: giunzioni intercellulari. La cellula epiteliale schematizzata presenta una superficie libera dotata di
microvilli, una superficie basale in rapporto con la membrana basale e due superfici laterali in rapporto con le cellule
vicine mediante diversi tipi di giunzioni intercellulari: (a) giunzione stretta o occludente; (b) desmosoma o giunzione
ancorante; (c) giunzione gap o comunicante.
I microvilli (Fig. 2.3; Fig. 2.4) sono estroflessioni
digitiformi del citoplasma (di diametro compreso
tra 50 e 100 nm ed altezza di 1-2 ␮m) sorrette da un
citoscheletro di microfilamenti di actina. I microvilli sono presenti sulla superficie di cellule assorbenti
(epitelio intestinale) o secernenti (tubuli renali).
Aumentano da 25 a 50 volte la superficie assorbente di ogni singola cellula di rivestimento.
Le stereociglia sono dei lunghi microvilli (fino a
30 ␮m) localizzati sulla superficie delle cellule dell’epididimo e del dotto deferente; si ritiene che esse
siano coinvolte nei processi di secrezione e di riassorbimento del liquido prodotto nei tubuli seminiferi del testicolo che accompagna gli spermatozoi.
Figura 2.4
Immagini al microscopio elettronico a
scansione di ciglia, microvilli e stereociglia. (a) Cellule epiteliali dotate di
ciglia e microvilli presenti nelle vie
aeree; (b) stereociglia dell’epitelio sensoriale dell’orecchio interno.
A livello sia della superficie laterale che della superficie basale delle cellule epiteliali sono presenti numerose giunzioni cellulari, specializzazioni della membrana plasmatica che costituiscono dei sistemi di connessione intercellulare di tipo meccanico o funzionale.
Sulla superficie laterale si possono rinvenire tre tipi
di giunzioni, spesso associati a formare il cosiddetto
complesso giunzionale (Fig. 2.3):
1. giunzioni strette o occludenti (o tight junction);
2. giunzioni ancoranti (fasce aderenti e desmosomi);
3. giunzioni serrate o comunicanti (o gap junction).
Le prime garantiscono il controllo della permeabilità tessutale, impedendo la diffusione di sostanze
12
Capitolo 2
extracellulari e la migrazione di proteine di membrana; le giunzioni ancoranti favoriscono l’adesione
meccanica alle cellule vicine; infine, le giunzioni comunicanti consentono il passaggio di piccole molecole segnale o nutritizie da una cellula all’altra, assicurando così la comunicazione fra cellule adiacenti.
A livello della superficie basale le uniche giunzioni
presenti sono gli emidesmosomi (Fig. 2.1), che garantiscono l’adesione delle cellule epiteliali alla membrana basale, consentendo alle lamine epiteliali di
mantenersi meccanicamente adese al tessuto connettivo.
La membrana basale (definita anche lamina basale)
(Fig. 2.1) è una struttura altamente specializzata secreta dalle cellule epiteliali e connettivali e costituita
da tre strati:
1. lamina lucida (o lamina rara), a contatto con la
membrana plasmatica delle cellule epiteliali
attraverso dei ponti molecolari formati dalle
integrine (proteine transmembrana);
2. lamina densa, formata da molecole della matrice
extracellulare, fra le quali laminina, proteoglicani, collagene IV, etc.;
3. lamina reticolare, che si connette con la matrice
del connettivo ed è composta da fibre reticolari
di collagene III e collagene VII.
Epitelio pavimentoso semplice
• Riveste capillari
sanguigni ed alveoli
polmonari
• Permette scambi
di sostanze nutritizie,
sostanze di rifiuto e gas
Epitelio cubico semplice
• Riveste tubuli renali e
ghiandole
Si rimanda ai trattati di Istologia per approfondimenti sull’argomento.
2.2
EPITELI DI RIVESTIMENTO
I tessuti epiteliali vengono classificati in base a
criteri morfologici e funzionali
Il tessuto epiteliale comprende tre sottotipi funzionali:
1. gli epiteli di rivestimento, costituiti da lamine cellulari poste a rivestire la superficie esterna dell’organismo e/o le cavità interne degli organi;
2. gli epiteli ghiandolari, costituiti da elementi secernenti;
3. gli epiteli sensoriali, specializzati nella captazione
di vari stimoli e la cui trattazione esula dagli
scopi del presente testo.
Agli epiteli di rivestimento (Fig. 2.5) spettano le
funzioni di protezione, scambio e trasporto di sostanze. La classificazione degli epiteli di rivestimento
viene fatta in base a due criteri:
a) il numero degli strati di cellule che compongono
l’epitelio considerato;
b) la morfologia cellulare.
Epitelio pavimentoso stratificato
• Strato più esterno della pelle,
della bocca e della vagina
• Protegge da abrasioni,
disidratazioni e infezioni
Epitelio cubico stratificato
• Riveste i dotti delle ghiandole
sudoripare
• Secerne acqua e ioni
• Secerne e
riassorbe acqua
e piccole molecole
Epitelio cilindrico semplice
• Riveste la maggior
parte del tubo
digerente
Cellula
caliciforme
mucipara
Epitelio cilindrico stratificato
• Riveste epididimo, ghiandola
mammaria e laringe
• Secerne muco
Membrana basale
Figura 2.5
Classificazione degli epiteli del corpo umano in base alla morfologia e alla funzione.