Elettroencefalografia (EEG) L’elettroencefalografia (EEG) è una tecnica non invasiva per misurare l’attività elettrica del cervello e può essere utilizzata in diverse applicazioni delle scienze biocomportamentali: dagli studi dei processi cognitivi di base alle funzioni emotive, le disfunzioni e lo sviluppo. La misurazione dell’attività elettrica del cervello è un recente sviluppo nella storia della scienza. Circa settant’anni fa venne pubblicata la prima dimostrazione della registrazione dell’attività elettrica. Questa prima notizia venne accolta con molto scetticismo dalla comunità scientifica e non fu accettata fino al 1935 quando, ad un meeting della società psicologica a Londra, venne fatta una dimostrazione dal vivo. Dopo questa prova, la misurazione elettroencefalografica divenne ampiamente accettata nelle ricerche della comunità biomedica. Un importante contributo fu quello di Berger. Egli, nel suo studio iniziale, utilizzò due ampi elettrodi imbottiti e imbevuti in una soluzione salina: uno posto sopra la fronte e l’altro dietro la testa. Berger osservò che quando gli adulti erano rilassati c’erano onde ritmiche regolari a circa 10 hertz e che queste onde si vedevano meglio quando i soggetti tenevano gli occhi chiusi in assenza di stimolazione o di altre attività mentali come immaginare o risolvere problemi. A queste onde venne dato il nome di onde Alpha. Un altro importante venne dato nel 1949 da Moruzzi e Magoun che mostrarono che stimolando la formazione reticolare nei gatti c’era un incremento del livello di arousal, e che provocava una desincronizzazione nell’EEG. Questo ed altri esperimenti dimostrarono l’importante ruolo dell’EEG come indice di attivazione cerebrale, ma la scoperta di un’attivazione corticale globale ebbe anche la conseguenza di rafforzare l’idea che l’EEG non potesse informare sull’attività di una specifica area cerebrale. Nell’EEG i parametri più utilizzati sono la frequenza e l’ampiezza delle onde elettriche poiché è principalmente sulla base di essi che l’EEG differisce per i diversi stati comportamentali. I principali bande di frequenza sono: 1) delta: le oscillazioni delta sono generalmente correlate a una diminuzione dello stato funzionale del cervello (sonno o patologia). 2) theta: (~4-8 Hz). Il ritmo theta è generalmente visto come un ritmo basale associato sia a funzioni cognitive che emozionali. 3) alpha: è presente, principalmente, nella maggioranza delle persone quando sono svegli ma in una fase di rilassamento, cioè non compiono nessuna attività cognitiva. 4) beta: (13-30 Hz). Il ritmo beta è generato principalmente nelle cortecce motorie di cui riflette l’attività. 5) gamma: (>30 Hz) l’attività gamma sembra essere un importante meccanismo alla base dei processi cognitivi e dell’attività mentale complessa. Per ulteriori approfondimenti: http://en.wikipedia.org/wiki/EEG Elettrocardiogramma (ECG) Per molti secoli i medici hanno auscultato il suono ed il ritmo del cuore e hanno notato che le variazioni nel battito cardiaco erano associate con l’età, la malattia e gli stati psicologici. Lo studio di questi ritmi cardiaci era una componente centrale del sistema diagnostico in Cina. Comunque lo studio sistematico e scientifico dei ritmi cardiaci ha dovuto aspettare che lo sviluppo tecnologico che permettesse di fornire accurate registrazioni dell’attività elettrica del cuore. Questa tecnologia si è sviluppata a partire dal galvanometro. I lavori di Luigi Galvani e Alessandro Volta e i principi di elettromagnetismo sviluppati da André-Marie Ampère e Hans Christian Oersted hanno permesso lo sviluppo del galvanometro nel diciannovesimo secolo. Questo strumento permette la misura di piccolissime correnti sfruttando il principio dell’induzione magnetica per ruotare un ago e quindi ha permesso di misurare in maniera accurata variazioni di tensione anche di biopotenziali generati dal cuore. Nel 1847 Ludwig inventa il chimografo che è un galvanometro modificato che attraverso l’azione meccanica dell’ago registra su un tamburo affumicato la registrazione del biosegnale. Einthoven integra il galvanometro con la fotografia per produrre accurate e continue registrazioni dell’attività elettrica del cuore. Il dispositivo consisteva di un filo conduttore inserito in un elettromagnete. Quando della corrente attraversa il filo il campo magnetico l’ago collegato si muove. Una scintilla che scaturisce dall’ago può bruciare una rotolo di carta fotografica che si muove su di un rullo, in questo modo si può ottenere una curva continua degli eventi elettrici che avvengono nel cuore. La macchina originale richiedeva un raffreddamento ad acqua dei magneti, cinque operatori e pesava circa 300 chili. Il vantaggio però era un aumento della sensibilità rispetto ad un galvanometro. Per ulteriori approfondimenti: http://en.wikipedia.org/wiki/ECG Attività elettrotermica (EDA) L’ attività elettrodermica (EDA) è stata una delle misure più utilizzate, in alcuni casi abusate, nella storia della psicofisiologia. Questa misura è stata utilizzata in centinaia di studi psicofisiologici, psicologici e psichiatrici. Le misure di EDA sono state utilizzate in un ampio spettro di ricerche che vanno dallo studio dell’attenzione, processa mento dell’informazione alle emozioni o a ricerche clinica che hanno esaminato la correlazione con comportamenti normali e anormali. L’applicazione dell’EDA in un range così grande di ricerche è dovuto in parte anche alla relativa facilità della misurazione e della quantificazione combinata con la sua sensibilità agli stati psicologici ed ai processi. L’EDA può essere misurata in due modi: 1) Tecnica esosomatica: una piccola corrente viene fatta passare attraverso la pelle per mezzo di una sorgente esterna e viene misurata la resistenza al passaggio della corrente; 2) tecnica endosomatica: che misura l’attività elettrica della superficie della pelle senza nessuna sorgente esterna. La tecnica più utilizzata è quella esosomatica e la misura utilizzata è la conduttanza cutanea (SC) che è il reciproco della resistenza cutanea. La tecnica endosomatica misura il potenziale cutaneo, ma è usata pochissimo quindi non ce ne occuperemo nel seguito. Lo studio degli effetti psicologici sulle variazioni elettriche della pelle iniziano più di 100 anni fa nel laboratorio di Charcot, famoso neurologo francese famoso per i suoi studi sull’isteria. Vigouroux, collaboratore di Charcot, misurò l’attività tonica del livello di resistenza cutanea in vari pazienti. Nello stesso laboratorio Féré scoprì che facendo passare una piccola corrente tra due elettrodi posti sulla pelle si potevano osservare variazioni nella resistenza in risposta a stimoli di varia natura (visivi, acustici etc.). Per ulteriori approfondimenti: http://en.wikipedia.org/wiki/Electrodermal_response